Dr. Andrea Basso Leg Or Srl, Bressanvido (Vicenza), ITALIA Andrea Basso è il Responsabile tecnico della Ricerca e Sviluppo e della Produzione della Leg Or. Nel 2003 gli è stato conferito l’Award for Excellence in Research da parte del Santa Fe Symposium. L’allergia da nichel provocata da leghe in oro bianco al nichel, è stato il primo segnale d’allarme per quanto concerne i possibili effetti negativi del gioiello sulla salute. Le allergie sembrerebbero essere in aumento in tutti i settori della vita moderna. Con il coinvolgimento dei ricercatori dell’Istituto della Clinica Dermatologica dell’Università di Padova, in questa memoria si affronterà il problema delle allergie, valutando le possibili soluzioni. Autori: Dr. Andrea Basso, Massimo Poliero, Michele Pertile Leg.Or Srl, Bressanvido (Vicenza), Italia Prof. Andrea Peserico, D.ssa Ilaria Romano Clinica Dermatologica, Università di Padova, Italia D.ssa Anna Belloni Fortina Dipartimento di Pediatria, Università di Padova, Italia Il gioiello e la salute: conoscenze attuali e prospettive di miglioramento Parole chiave: dermatite allergica da contatto, ACD, prova cutanea, nichel, cobalto, rame, zinco, argento, oro, palladio, cromo. Riassunto Nei nostri giorni il concetto di sicurezza si estende a tutti gli aspetti della nostra vita. Cibo, vestiario, edifici, trasporti, condizioni di lavoro e molti altri aspetti della vita di tutti i giorni sono sottoposti ad attente analisi dei pericoli, per ridurre al minimo i rischi per la salute dell’uomo. Spesso i gioielli sono in contatto diretto con la pelle di molte persone per tempi lunghi. Durante questi periodi, possono interagire con la superficie della pelle in diversi modi, che dipendono dagli individui, dal loro stile di vita, dall’ambiente e dalle caratteristiche chimiche e fisiche dei gioielli. In questa memoria si analizzano i risultati di studi sperimentali di cessione di metalli in differenti condizioni. Lo studio delle correlazioni tra corrosione e altre variabili come composizione della lega, forma dei gioielli e metodo di produzione mirano a fornire ulteriori informazioni su questo importante argomento. Introduzione Le allergie da contatto rappresentano un problema che attraversa tutti gli aspetti della vita quotidiana. I consumatori e le pubbliche autorità sono sempre più preoccupati per il diffondersi delle allergie tra la popolazione. Tra queste, l’allergia al nichel è indubbiamente la più nota e la più studiata. Il nichel è comunemente usato come materia prima in vari settori della produzione (1), che comprendono l’acciaio inossidabile per i settori alimentare e farmaceutico, utensili, monete, occhiali e gioielleria. Studi epidemiologici (2) hanno dimostrato che almeno il 10% delle donne è sensibilizzato al nichel e si ritiene che questo numero tenda a crescere. Il settore della gioielleria, ed in particolare della bigiotteria, è stato identificato come una delle cause principali del diffondersi dell’allergia al nichel (3), a causa di un certo numero di caratteristiche tipiche, come la foratura (“piercing”), e del contatto diretto e prolungato con zone della pelle del corpo considerate particolarmente sensibili. La preoccupazione delle autorità, manifestata con l’emanazione di norme specifiche, come EN1810 (4), EN1811 (5) ed EN12742 (6), unita alla consapevolezza dei consumatori dell’importanza del problema, ha contribuito alla diffusione in vari settori di prodotti senza nichel o di prodotti controllati a bassa cessione di nichel, indicati come “controllati per il nichel”. Quest’ultimo tipo di prodotti sta acquistando gradualmente credibilità tra i consumatori in differenti settori, inclusi i cosmetici. Ciò non di meno, anche se la correlazione causale tra l’indossare gioielli contenenti nichel e la comparsa di fenomeni allergici è ampiamente riconosciuta, sono scarsi i dati disponibili sulla correlazione tra contenuto di nichel e valori di cessione determinati in Giugno 2004 23 base alla direttiva europea EN1811:1988. In base all’elaborazione dei risultati di 770 prove di cessione effettuate presso il laboratorio Legor nel periodo 1999-2003 su campioni di varia forma, caratura e origine, prelevati casualmente, è stata trovata una correlazione inversa tra il numero dei casi positivi (cioè cessione di nichel superiore a 0,5 µg/cm2/settimana) e aumento della caratura, con 32% dei campioni del gruppo a 9 carati e 7% dei campioni del gruppo a 18 carati che superano il limite (tab. 1 e fig. 1). Questi risultati sono in accordo con quelli già noti, relativi alla minor resistenza alla corrosione delle leghe a bassa caratura, ma hanno anche indicato, dopo esame dei risultati ottenuti con un sottogruppo di 227 oggetti, che gli alti valori di cessione non sono necessariamente associati ad un alto contenuto di nichel (fig. 2). Inoltre, suddividendo i risultati in base alla caratura, è stato osservato non solo che l’alto contenuto di nichel non è necessariamente associato con alti valori di cessione, ma che piuttosto era vero il contrario (tab. 2). Sulla base delle considerazioni e dei risultati sopra descritti e tenendo conto che, secondo studi recenti, altri metalli usati per la produzione di gioielleria, come cobalto, palladio e l’oro stesso, possono avere azione di tipo allergenico, questo studio mira a fornire una panoramica del problema della dermatite allergica da contatto, discutendola da un punto di vista sia medico che metallurgico, ed a studiare le condizioni di cessione del nichel e di altri metalli usati nella lavorazione di leghe d’oro di vario tipo, in differenti condizioni sperimentali. Lo studio della correlazione tra composizione della lega, forma dell’oggetto, metodo di produzione e condizioni di corrosione può portare un ulteriore contributo alla messa a punto di metodi per controllare il fenomeno della dermatite allergica da contatto. Tabella 1 – Risultati di 770 prove di cessione del nichel su pezzi di gioielleria Cessione di nichel (µg/cm2/sett.) Risultato della cessione di nichel per ogni caratura (numero di oggetti) 8K 9K 10K 14K 18K >0,5 20 48 6 58 25 0,5> e >0,1 0 43 6 52 62 <0,1 1 55 9 134 251 21 146 21 244 338 Numero totale di oggetti 770 Figura 1 – Correlazione tra caratura e cessione di nichel osservata su un campione formato da 770 oggetti di gioielleria in oro bianco contenente nichel, suddivisi per caratura 24 Jewelry Technology Forum Figura 2 – Correlazione tra contenuto di nichel e cessione del nichel Tabella 2 – Correlazione tra contenuto di nichel e numero di casi positivi, divisi per caratura Caratura Percentuale di nichel nella lega Numero di casi positivi osservati Percentuale di casi positivi (%) Ni% < 10 3 / 12 25 10 < Ni% < 16 5 / 27 18 Ni% < 8 10 / 32 31 8 < Ni% < 13 6 / 49 12 Ni% < 6 7 / 55 12 6 < Ni% < 12 3 / 52 6 9K 14K 18K Dermatite allergica da contatto (ACD) La ACD è uno dei problemi dermatologici più frequenti. Clinicamente si presenta come una dermatite eczematosa, che si verifica nella zona della pelle in contatto con gli allergeni (sostanze capaci di causare una dermatite allergica) presenti nell’ambiente, ed il cui aspetto può variare secondo la localizzazione e la durata. I metalli sono apteni, cioè sostanze con basso peso molecolare (< 500 Da) incapaci di per sé di causare allergia, a meno che si leghino a molecole più grandi per formare un complesso (antigene), che è in grado di provocare sensibilizzazione (7). Il processo che si svolge all’insorgenza di una ACD può essere diviso in due fasi: induzione dello stato di sensibilizzazione specifica e provocazione di una reazione in un individuo precedentemente sensibilizzato. 1. Induzione: (fig. 3) un allergene che penetra nella pelle si associa con un legame covalente di coordinazione con molecole di classe II presenti nelle cellule di Langerhans. Attraverso i vasi linfatici, le cellule di Langerhans che trasportano un allergene giungono nelle zone paracorticali dei linfonodi della zona. Qui avviene un contatto multiplo con le cellule T. L’interleukina 1 (IL1) liberata dalle cellule di Langerhans e l’interleukina 2 (IL2) delle cellule T provocano una proliferazione di cellule T specifiche. Queste cellule T attivate, chiamate anche “cellule effettrici” sono messe in circolazione ed alcune di esse ritornano nella pelle. Da questo momento il soggetto è sensibilizzato. Giugno 2004 25 2. Reazione allergica: (fig. 4) quando un soggetto sensibilizzato viene in contatto con un allergene specifico, le cellule che trasportano l’allergene e le cellule T vengono in contatto nella pelle e liberano delle citokine, che richiamano nella zona altre cellule T con effetti di infiammazione, che provocano lo sviluppo di una reazione eczematosa. Figura 3 – Fase di induzione della ACD (LC = Cellule di Langerhans; KC = Cellule cheratiniche) Figura 4 – Fase di manifestazione della ACD Figura 5 – Pelle del lobo dell’orecchio affetta da dermatite allergica da contatto (ACD) Attualmente non vi è modo di determinare la suscettibilità individuale a sensibilizzarsi ad un particolare allergene, poiché questa dipende dal tipo di sostanza e dal livello di esposizione ad essa. La maggior parte dei potenziali allergeni presenti nell’ambiente possiede un basso potenziale intrinseco di provocare un’allergia da contatto e la diffusione di una sensibilizzazione deve essere messa in relazione con l’estensione e gli scopi del loro uso. Non vi sono prove che i livelli di sensibilizzazione differenti per i differenti individui 26 Jewelry Technology Forum siano spiegabili su basi genetiche. È più probabile che gli effetti dell’età e del sesso sull’incidenza dell’ACD siano correlati alla probabilità di esposizione. Le manifestazioni cliniche dell’ACD si presentano di solito nella zona di contatto sulla pelle. Tuttavia, se il contatto si prolunga, la ACD può diffondersi in altre zone. Il cuoio capelluto, il palmo delle mani e la pianta dei piedi sono relativamente insensibili all’ACD, ed in queste zone si mostrano scarse reazioni, malgrado si trovino in contatto con un allergene che produce una significativa dermatite in zone limitrofe della pelle. Le eruzioni acute sono di solito caratterizzate da eritema a macchie, papule, vescicole o bolle, secondo l’intensità della reazione allergica. Però, in caso di ACD acuta, in certe parti del corpo, come palpebre, pene e scroto, l’eritema e l’edema di solito predominano sulla formazione di vescicole. Invece in quasi tutte le zone della pelle, l’ACD cronica si presenta come una dermatite tipo “lichene” con scaglie e talora screpolature, con o senza formazione collaterale di papule e/o vesciche. La morfologia e l’istopatologia non sono necessariamente specifiche per la diagnosi di ACD. Le differenti diagnosi includono: dermatite irritativa da contatto, dermatite atopica e dermatite seborroica. La cura dell’ACD consiste nell’identificazione corretta della causa e nell’insegnare dettagliatamente al paziente come evitare l’allergene o gli allergeni responsabili (8, 9), anche se l’ACD può pure essere controllata per mezzo di alcuni agenti chimici o fisici. Tra questi, è stato dimostrato che la radiazione ultravioletta, i glicocorticoidi o agenti immunosoppressivi esercitano un’azione benefica. La prova cutanea (patch test) per l’identificazione dell’allergia La prova cutanea è il “metodo d’oro” per la diagnosi dell’ACD. Con la prova cutanea si cerca di riprodurre artificialmente le condizioni che hanno indotto inizialmente l’ACD. In pratica, piccole quantità di allergeni diluiti sono messe in contatto con piccole superfici della pelle per un tempo prefissato. Ogni seduta di prove cutanee include parecchie prove con differenti allergeni che possono causare l’ACD. Tra questi, la sensibilizzazione ai metalli è valutata usando sali di questi metalli. Nella tabella 3 è riportato l’elenco dei principali composti usati. Le serie standard di allergeni sono poste su dischetti (camere di Finn®) e sono fissate con nastro adesivo sulla pelle della parte superiore della schiena del paziente per 48 ore. La lettura convenzionale della prova cutanea è eseguita dopo 2 giorni (48 ore), quando si tolgono le strisce della prova cutanea ed è ripetuta dopo 4 giorni (96 ore). Poi si identificano le reazioni allergiche e se ne valuta l’intensità. L’interpretazione di una prova cutanea positiva è eseguita nel modo seguente: eritema con edema nella zona di prova (sotto il dischetto) è valutato 1+ ed è una prova positiva. Se vi è anche la presenza di papule, la valutazione è 2+. Vescicole o bolle segnalano una reazione molto forte e sono valutate 3+. Se sulla pelle non compaiono variazioni apprezzabili, la prova è negativa (livello 0). (8, 9). Giugno 2004 27 Dermatite allergica da contatto per i metalli usati per la gioielleria La ACD da metalli è uno dei problemi più importanti per i dermatologi, i consumatori, i produttori e la UE (10). Attualmente i dati sull’incidenza dell’allergia da metalli sulla popolazione in generale mostrano una considerevole variabilità: nichel (6-33%), oro (0,8-13%), cobalto (6,8-11%), palladio (2,4-8,3%) ed è stato dimostrato che tra le donne è più frequente che tra gli uomini (11, 12, 13). Il nichel è la causa più frequente di allergia da contatto con metalli, poiché è un componente di molti prodotti di uso comune: gioielli, bottoni, chiusure lampo, occhiali, fibbie per cintura, acciaio inossidabile, graffette per chirurgia, ecc. A causa della sua ubiquità, il nichel è un allergene difficile da evitare e può causare una morbilità significativa per gli individui in cui provoca una dermatite allergica da contatto (10-12). Quando il nichel puro o leghe contenenti nichel vengono in contatto con la pelle per qualche tempo, a causa del sudore umano è ceduto del nichel. L’allergia da contatto con il nichel non è innata, ma è una conseguenza di una esposizione al nichel causata da numerosi prodotti destinati ad essere usati in contatto diretto e prolungato con la pelle. Non si ha notizia di sensibilizzazione causata dall’esposizione al nichel presente in natura. Perciò la dermatite da nichel è una conseguenza dei mutamenti dell’ambiente indotti dall’uomo. Prove di sensibilizzazione, eseguite sull’uomo con sali di nichel, hanno mostrato che la sensibilizzazione può essere indotta nel 48% dei casi. Le cause della sensibilizzazione primaria al nichel contenuto nei gioielli variano con la moda e con altre cause che influenzano l’esposizione (11). L’ACD ai sali di cobalto è spesso associata alla sensibilizzazione al nichel. Il cobalto metallico reagisce lentamente con il sudore e nelle soluzioni saline neutre si hanno gli ioni bivalenti, che sono potenti allergeni per la pelle. I composti di cobalto sono molto usati come essiccanti in pitture e inchiostri, come adesivi nei pneumatici, per legare la gomma all’acciaio, e come catalizzatori e nei pigmenti (12, 14, 15). Il cobalto metallico è usato come indurente e affinatore del grano in gioielleria (14, 28) e nelle leghe cobalto-cromo-molibdeno per odontoiatria, nelle quali il cobalto è il costituente principale (47). Metalli preziosi come oro, platino, rodio e palladio sono largamente usati, insieme a metalli non preziosi, nelle leghe per gioielleria ed in soluzioni per placcatura. I metalli preziosi sotto forma metallica sono stabili e, in base all’esperienza, in contatto con la pelle sono sicuri. Però alcuni sali di metalli preziosi ed altri loro composti sono reattivi e sulla pelle possono essere irritanti o allergenici (10). Nei gioielli e nelle applicazioni odontoiatriche l’oro può causare dermatiti allergiche da contatto e stomatiti (16). Tuttavia, se si considera il gran numero di individui esposti a gioielli in oro, il numero di casi provati di sensibilizzazione è basso, 28 Jewelry Technology Forum probabilmente a causa della bassa solubilità dell’oro nelle secrezioni cutanee (9). Prima dei tardi anni 80 si riteneva che l’allergia all’oro fosse rara. Questa ipotesi si basava su uno scarso numero di prove cutanee con sali d’oro e sulla percezione dell’oro come metallo inerte (17). Tuttavia si trovano sempre più casi di allergia all’oro in pazienti sottoposti alla prova cutanea. Recentemente è stato dimostrato che la reattività al tiosolfato di oro e sodio è frequente tra i soggetti di controllo come tra i sofferenti di dermatite, senza che vi sia associazione con oro dentario o terapeutico o foratura di orecchie (10). Però l’esposizione a sali d’oro può avvenire anche nella doratura della porcellana e del vetro ed in fotografia (9). È stato riconosciuto che l’argento non causa dermatiti. Sono stati riferiti pochissimi casi di sensibilizzazione a sali d’argento (nitrato di argento) (9). Il palladio trova utilizzazione crescente nell’industria, nella gioielleria ed in odontoiatria (3-18). L’uso del palladio è diffuso nella gioielleria senza nichel, per occhiali ed in leghe dentarie, in combinazione con platino, oro e rame. In precedenza le dermatiti causate dal palladio erano considerate rare, ma recentemente sono diventate più comuni con un numero significativo di pazienti allergici al solfato di nichel, che hanno manifestato reazioni positive alla prova cutanea con cloruro di palladio, in casi associati con dermatiti da contatto o con sintomi orali (10, 14, 18, 19). Il rodio è solitamente considerato sicuro dal punto di vista allergologico, però i composti solubili di rodio (soluzioni per rodiatura) sono considerati sensibilizzanti (15, 20). Oggetti cromati sono maneggiati molto spesso, ma è dubbio che essi possano causare dermatiti da contatto con il cromo. Il cromo è usato nelle leghe a base di ferro, nichel o cobalto e, in quantità molto minore, in leghe a base di alluminio e rame. Il cromo può formare ioni molto differenti, tra i quali i più comuni sono il catione trivalente (moderato sensibilizzante della pelle) e l’anione cromato esavalente (potentissimo sensibilizzante della pelle) (15). Rame, stagno, platino e titanio causano raramente allergie anche se sono stati descritti rari casi (15, 21, 22, 23). Non vi sono prove note di allergia da contatto per lo zinco ed i suoi sali. Tabella 3 – Apteni metallici più frequentemente coinvolti nell’ACD Giugno 2004 Allergene (% in petrolato) Principali origini del contatto Cloruro di cobalto (1) Metalli, pigmenti blu, B12 Solfato di nichel (5) Metalli, cibi Bicromato di potassio (0,5) Cuoio, detergenti, ecc. 29 Corrosione del metallo e penetrazione nella pelle È noto che alcuni metalli, quando sono in contatto con la pelle, sono sensibilizzanti, ma non è ancora ben noto che la sensibilizzazione dipende dalla reazione del metallo con il sudore. Nella sensibilizzazione della pelle da parte di metalli o leghe, il primo passo è un fenomeno di corrosione, con formazione di ioni metallici solubili. Come già detto (24, 25), il concetto fondamentale è che la tossicità o la reazione allergica di un metallo dipendono dalla formazione di ioni metallici e dalla loro capacità di penetrare nella pelle. Il fenomeno della corrosione e penetrazione nella pelle è stato dettagliatamente descritto e nella letteratura è disponibile un notevole numero di lavori (15, 26). L’elettrochimica della formazione di ioni metallici consiste di una reazione anodica (Me Me++ + 2e) e di una corrispondente reazione catodica, che di solito si basa sulla riduzione dell’ossigeno (O2 + 2H2O + 4e 4OH-). In assenza di ossigeno o di altre sostanze riducibili, la reazione catodica non può aver luogo e non si ha la formazione anodica di ioni metallici. La velocità di formazione di ioni da un metallo puro dipende da diversi fattori, come le caratteristiche elettrochimiche del metallo, la sua configurazione geometrica, la quantità di sudore e la sua composizione. Nei gioielli al posto dei metalli puri si usano leghe e, secondo la loro composizione, i metalli costituenti possono reagire formando composti intermetallici, fasi separate, soluzioni solide e pellicole stabili di ossidi sulla superficie degli oggetti. Le complesse relazioni tra i metalli nelle leghe preziose possono influenzare fortemente l’intensità delle reazioni chimiche con il sudore, indicando che non vi sono correlazioni semplici tra il contenuto di un metallo allergenico nella lega e la possibilità di causare una reazione allergica. Esiste invece una stretta correlazione tra la velocità di formazione di ioni del metallo allergenico nel sudore (che permette di raggiungere una concentrazione critica) e la comparsa di una allergia da contatto (15). Vale anche la pena di ricordare che, da un punto di vista elettrochimico, la separazione di fasi differenti può portare alla formazione di piccole celle elettrochimiche (simili a pile), con aree meno nobili circondate da una matrice più nobile, che aumentano la suscettibilità alla corrosione elettrochimica. È noto che questa suscettibilità è maggiore quando si ha una separazione di fasi (come nello stato grezzo di colata rispetto allo stato solubilizzato) o in presenza di fasi grossolane. Al contrario, in generale non si è osservato un aumento di velocità di cessione nel caso dei fini precipitati che si formano durante i trattamenti di invecchiamento, in confronto allo stato omogeneizzato e temprato (47). Gli essudati della pelle possono corrodere ed anche disciogliere la superficie dei metalli con i quali sono in contatto. I fattori più importanti che influenzano la corrosione dei metalli da parte del sudore sono la presenza di ossigeno disciolto, i cloruri ed il valore del pH, che può andare da 2,1 a 6,9 (27). Per effetto dei sali e degli acidi presenti nel sudore e nel sebo, i metalli allo stato elementare sono trasformati rispettivamente nei loro sali idrofili o lipofili. Solo in questo momento essi possono diffondersi attraverso le vie transcellulari o intercellulari (26). 30 Jewelry Technology Forum Come si può migliorare la resistenza alla corrosione Studi recenti dimostrano che anche metalli differenti dal nichel potrebbero rappresentare in qualche modo un potenziale rischio per la salute. Il cobalto, che è frequentemente usato nella gioielleria come affinatore del grano e indurente (14, 28), è indicato come un importante allergene per la pelle, come il nichel. È stato segnalato che anche altri metalli usati nella gioielleria (v. capitoli precedenti) in certe condizioni hanno una leggera capacità di sensibilizzare la pelle. Inoltre il metallo ceduto può anche interagire con i batteri che si trovano sulla pelle. In base a queste considerazioni, per affrontare correttamente il problema, si dovrebbe considerare la cessione di metalli da un punto di vista globale, puntando a prevenire o a ridurre al minimo la corrosione di tutti i metalli presenti nelle leghe preziose. In questo caso si dovrebbe tener conto di parecchi fattori, come la differente capacità dei metalli di causare la sensibilizzazione della pelle (46) e la loro suscettibilità alla corrosione. Una sicurezza assoluta richiederebbe esposizione zero e ciò significa che, per definizione, l’allergia da contatto non potrebbe essere interamente eliminata. Tuttavia la cessione di metalli può essere considerevolmente ridotta, fino a livelli di sicurezza, affrontandola in modo metallurgicamente corretto e tenendo conto di tutti i fattori che influiscono su di essa. Nella letteratura è disponibile molto materiale sulla corrosione (29, 30, 31, 32, 33). Gran parte del materiale bibliografico riguarda il nichel, per il quale l’effetto della composizione e della microstruttura delle leghe sulla suscettibilità alla corrosione è stato ampiamente studiato. La cessione di nichel da parte degli ori bianchi al nichel è fortemente influenzata dalla lacuna di miscibilità esistente tra oro e nichel (35, 36, 37). La temperatura massima richiesta per la formazione di una soluzione solida dalle fasi distinte ricche di oro o di nichel è di circa 810-820°C, per un contenuto di 41,7% in peso di Ni (fig. 6). In funzione della caratura e del contenuto di nichel, nella maggior parte delle leghe per gioielleria, la formazione di una soluzione solida Au-Ni può essere ottenuta con trattamento termico a temperature superiori a 550-600°C. In modo analogo al nichel, anche la solubilità e la formazione di fasi separate del cobalto nell’oro è influenzata dalla temperatura e dalla concentrazione (fig. 7) (35). Figura 6: Diagramma di stato oro-nichel (area evidenziata: condizioni di temperatura e concentrazione in cui oro e nichel formano una soluzione solida) Giugno 2004 31 Figura 7: Diagramma di stato oro-cobalto: (area evidenziata: condizioni di temperatura e concentrazione in cui il cobalto forma una soluzione solida nell’oro) L’efficacia del trattamento termico nel miglioramento della resistenza alla corrosione è stata confermata da parecchi studi (25, 36, 37). Di solito i trattamenti di omogeneizzazione dopo lavorazione meccanica migliorano la resistenza alla corrosione anche se, per evitare un ingrossamento del grano, è necessario definire un’impostazione corretta delle temperature di trattamento (8). Quale prova si dovrebbe usare per determinare la cessione di metallo? La norma europea EN1811:1998 (5), che stabilisce la procedura di prova ed i limiti per la cessione di nichel è il solo metodo di riferimento attualmente disponibile per l’industria della gioielleria. È stato segnalato che la validità della prova per il nichel potrebbe essere discutibile, poiché il confronto tra prove sugli stessi prodotti eseguite in laboratori differenti ha mostrato una considerevole variabilità dei risultati (24). Malgrado sia richiesto per i reagenti e per le apparecchiature uno standard analitico elevato, l’influenza della finitura della superficie (36, 39), la difficoltà di calcolare l’area superficiale e di definire l’area del campione coinvolta, la non-disponibilità di un campione di riferimento, l’applicazione di un fattore correttivo di 0,1 sono alcuni degli aspetti più importanti che sono stati criticati. Si dovrebbe anche sottolineare che le variazioni dei risultati possono dipendere anche dal fatto che è impossibile sottoporre lo stesso oggetto a laboratori differenti. Questa componente della variabilità dei risultati dipende dal campione e non dovrebbe essere confusa con la precisione del metodo. Un altro importante punto riguardante le prove di cessione è il sudore artificiale. Fino a quale punto la sua composizione rappresenta le situazioni reali? Negli esseri umani la composizione del sudore cambia secondo le condizioni fisiche, farmacologiche e ambientali, il sesso, l’età, l’abbondanza della sudorazione, il punto del corpo ed il modo di prelievo (26). I livelli medi dei componenti del sudore sono riportati nella tab. 4 (44). 32 Jewelry Technology Forum Tabella 4 – Concentrazioni medie dei componenti del sudore Uomini 51,9 mEq/l Donne 36,5 mEq/l Sodio Uomini 7,5 mEq/l Donne 10,0 mEq/l Potassio Cloruri 29,7 mEq/l Urea 260-1220 mg/l Amino acidi 270-2590 mg/l Ammoniaca 60-110 mg/l Estratto dalle Geigy Scientific Tables, 7a edizione Tra questi componenti, le concentrazioni del sodio e dei cloruri sono tra i fattori più decisivi per l’azione corrosiva del sudore. Alte velocità di evaporazione possono accelerare la corrosione, a causa dell’aumento della concentrazione sulla superficie della pelle. Anche il pH della pelle può essere soggetto a variazioni significative. È stato riferito che l’intervallo di pH sulla superficie della pelle umana “in vivo” può arrivare a 2,1-6,9 (27). Insieme al sudore sono emessi parecchi acidi organici che determinano l’acidità della superficie della pelle: gli acidi butirrico, piruvico e lattico. È stato affermato che la corrosione del nichel è facilitata da un pH basso, ma sorprendentemente il pH del sudore artificiale stabilito dalla norma EN1811 deve essere portato a 7,0. Infine gli aminoacidi possono giocare un ruolo significativo nella corrosione (15), ma la loro presenza non è inclusa nella composizione del sudore artificiale. Nella prova per il nichel, uno dei più importanti fattori di variabilità, che di solito non è tenuto nella considerazione dovuta, potrebbe essere rappresentato dal modo in cui la soluzione di sudore è aerata prima della prova. Nella norma EN1811 a questa fase è rivolta poca attenzione, malgrado l’importanza dell’effetto dell’ossigeno nei processi di corrosione (vedere i capitoli precedenti). La solubilità dell’ossigeno nell’acqua è molto bassa (41) e si considera che sia al massimo circa 9 ppm e solo 7 ppm a 30°C. L’efficienza del trasferimento dell’ossigeno dalle bolle d’aria all’acqua dipende da parecchi fattori, come le dimensioni delle bolle, il tipo di diffusore, dall’agitazione e dalle dimensioni del recipiente (41, 42, 43). Differenti condizioni di aerazione tra i diversi laboratori potrebbero spiegare parte della variabilità dei risultati. Questa memoria non si propone di fornire dati su questo argomento, ma semplicemente indica la necessità di ulteriori studi. Per quanto riguarda la prova di cessione del nichel, così come è descritta nella norma EN1811, le nostre conclusioni sono che questo metodo può essere discusso e migliorato sotto molti aspetti, ma per ora è l’unico a cui si può fare riferimento. Come per quasi tutte le prove di laboratorio, il suo valore predittivo deve essere considerato come la miglior simulazione (migliorabile) della realtà che noi possiamo Giugno 2004 33 riprodurre in condizioni di laboratorio, benché non si possa escludere che nella vita normale possano verificarsi condizioni di maggiore o minore aggressività. Scopo dello studio Lo scopo di questo studio è fornire ulteriori informazioni sperimentali, anche se non definitive, sull’effetto della composizione della lega e del trattamento termico sul controllo della cessione dei metalli comunemente presenti nelle leghe di metalli preziosi. Per tutti i metalli è stata applicata la procedura EN1811 ed i risultati sono stati interpretati con l’aiuto del microscopio elettronico a scansione (SEM/EDX). MATERIALI E METODI Leghe La composizione delle leghe usate per la sperimentazione è riportata nella tab. 5, relativamente ai componenti principali. Tabella 5 – Componenti principali delle leghe usate per la sperimentazione Au% Zn% Cu% Ag% Ni% Pd% Affinazione del grano Altro Dimensioni del grano (come colato) (µm) Leghe per colaggio a cera persa 1C 37,5 10,2 36 4 12,1 — Media Si 630 2C 37,5 12,1 36 1,5 12,5 — No Si 600 3C 37,5 9 40 — 12,9 — Media Si 830 4C 58,5 8 24 — 8,3 — Media Si 510 5C 58,5 8 24 1 8,3 — No Si 720 6C 58,5 7,5 25,2 — 7,6 — Forte Si 97 Leghe per lavorazione meccanica 1M 37,5 9,7 43 — 9,7 — Media Si 370 2M 58,5 6 22,7 12,2 — — Media Si, Co n.d. 3M 58,5 2,7 49,8 13,7 — 20,1 Forte Si n.d. 4M 58,5 6,4 28,5 — 6,4 — Media Si 160 Preparazione dei campioni I campioni delle leghe per colaggio a cera persa sono stati preparati secondo le norme interne R&D di Legor. Nella fig. 8 sono riassunte le principali informazioni relative alle prove di colaggio a cera persa. 34 Jewelry Technology Forum Forno Neutec Jzp Crogiolo Grafite Temp. Cilin. 600°C Atmosfera Argon Temperat. colaggio Tliq. + 80°C Sovrapress. Si Vuoto Si Raffr. aria 15’ Tempra Dopo 15’ Figura 8 – Preparazione dei campioni delle leghe per colaggio a cera persa Le leghe per lavorazione plastica sono state colate in lingottiere di ghisa da 0,6 x 2 cm preriscaldate e poi temprate in acqua. Le lamine sono state ottenute per laminazione a freddo con riduzione del 70%. Utilizzando macchine per taglio di precisione sono stati preparati provini squadrati con superficie totale di 2,5 cm2 per le leghe da colaggio a cera persa e di 3,5 cm2 per le leghe da lavorazione plastica. Trattamenti termici I provini sono stati trattati termicamente in un forno elettrico statico a resistenza tipo Kerr, senza atmosfera protettiva. Nella tab. 6 è riportato uno schema dei trattamenti termici usati per gli esperimenti. Tabella 6 – Trattamenti termici usati per gli esperimenti Leghe per colaggio a cera persa Leghe per lavorazione plastica “grezzo di colata” 820°C x 40’ 820°C x 40’ 820°C x 40’ “grezzo di colata” raffr. in acqua 550°C x 40’ raffr. in acqua 250÷290°C x 90’ 600°C x 40’ raffr. in acqua 400° x 60’ 680°C x 40’ raffr. in acqua 760°C x 40’ raffr. in acqua 820°C x 40’ raffr. in acqua 680°C x 40’ raffr. in acqua Invecchiamento (275÷300°C) Prove di cessione Le prove di cessione per i vari elementi sono state eseguite immergendo per una settimana i provini in sudore artificiale a 30°C, in accordo con la norma EN1811. Prima della prova, i provini sono stati lucidati e sgrassati con cura ed i loro spigoli Giugno 2004 35 sono stati leggermente arrotondati, per diminuire l’effetto forma. Per l’analisi del sudore è stato usato un analizzatore ICP (con plasma accoppiato induttivamente) Perkin Elmer Optima 2700. Esami metallografici Gli esami metallografici sui vari componenti sono stati eseguiti con un microscopio elettronico a scansione (SEM) LEO 1430VP munito di sistema di microanalisi EDX INCA x-sight. RISULTATI Per rendere la descrizione dei risultati più facilmente comprensibile sono stati trattati separatamente i dati relativi ad ogni esperimento. I dati relativi alla cessione di elementi affinatori del grano o del silicio sono stati omessi, poiché in tutti i casi considerati i valori trovati erano sempre trascurabili. Tutti i dati di cessione riportati in questo studio sono stati corretti secondo il fattore (0,1) prescritto dalla norma EN1811. Leghe per colaggio a cera persa Prova 1 – Lega 1C Caratura: 9 Dimensioni medie del grano (grezzo di colata): ~ 630 µm Presenza di affinatori del grano: media Altri elementi di lega: basso contenuto di silicio Tabella 7 – Lega 1C Zn Cu Ag Ni Au Composizione (%) 10,2 36 4 12,1 37,5 0,81 2,80 0,00 1,62 0,00 H2O 0,41 0,41 0,00 0,33 0,00 0,38 0,12 0,41 0,00 0,34 0,00 0,45 0,00 Cessione (µg/cm2/sett.) 1.1 1.2 Grezzo di colata 820°Cx40’ 1.3 Come 1.2 290°x90’ 0,67 1.4 820°Cx40’ 400°Cx60’ 1,49 Nello stato grezzo di colata la lega presenta valori significativi di cessione di Ni, Zn e Cu. L’esame metallografico (SEM) mostra una struttura fortemente segregata (fig. 9), in cui le dendriti sono particolarmente ricche di nichel e rame (Ni =22%, Cu = 39%, Zn = 11%, Ag = 0,7%, Au = 26%). I principali fenomeni di corrosione sono stati osservati in questo componente, con conseguente arricchimento di elementi nobili nelle zone corrose: Ni = 8%, Cu = 14%, Zn = 3%, Ag = 4%, Au = 69,7%. 36 Jewelry Technology Forum Figura 9 – Lega 1C – Struttura del grezzo di colata 9a - Lega 1C prima della prova di cessione (400x) 9b - Lega 1C dopo la prova di cessione (500x) 9c – Particolari delle aree corrose nella zona dendritica (2700x) 9d – Microfasi ad alto contenuto di nichel (Ni = 24.5%), osservate dopo trattamento a 400°C x 60’ (48000x) Dopo il trattamento di omogeneizzazione a 820°C per 40 min. (punto 1.2 della tab. 7), i valori di cessione del nichel sono drasticamente diminuiti, come pure quelli dello zinco e del rame, essendo discesi tutti sotto la soglia di 0,5 µg/cm2/settimana. Invece il successivo trattamento a 400°C per 60 min. (punto 1.4 della tab. 7) non ha causato variazioni significative nella cessione di nichel e di rame. L’esame al SEM ad alto ingrandimento (fig. 9d) ha evidenziato la formazione di microfasi ad alto contenuto di nichel (Ni circa 25%) con forma circolare e diametro dell’ordine di 200 nm, che non sono visibili prima del trattamento. Anche se non sono state eseguite altre prove su questo argomento, si può supporre che, aumentando il tempo di mantenimento del campione alla temperatura di trattamento, si verifichi una ulteriore crescita di queste fasi. D’altro lato l’aumento della cessione di zinco dopo il trattamento del campione a 400°C per 60 min. è particolarmente importante. L’analisi metallografica (fig. 10) ha mostrato la comparsa di zone formate principalmente da ossido di zinco (O = 19%, Zn = 76%) e di una fase al bordo di grano formata principalmente da zinco e zolfo (Zn = 33%, S = 17,9%), che non è stata osservata dopo il trattamento a 290°C per 90 min. La presenza di zolfo ed il rapporto stechiometrico con lo zinco indicano la probabile presenza di solfuro di zinco. Si dovrebbe notare che lo zolfo non è un componente della lega, per cui si è supposto che provenga dal refrattario. Infine si dovrebbe sottolineare che la precipitazione di solfuro di zinco ai bordi di grano è stata osservata anche durante altre prove (v. più avanti). Giugno 2004 37 Figura 10 – Lega 1C – Fenomeni di precipitazione dello zinco dopo trattamento a 400°C x 60 min. 10a – Ingrandimento 400x 10b – Particolare ingrandito (1150x) che mostra la presenza di una fase ai bordi di grano (1), probabilmente basata su precipitati di solfuro di zinco (Zn = 33%, S = 17.9%), e zone (2) formate principalmente da ossido di zinco (O = 19%, Zn = 76%). Prova 2 – Lega 2C Caratura: 9 Dimensioni medie del grano (grezzo di colata): ~ 600 µm Presenza di affinatori del grano: nessuna Altri elementi di lega: contenuto medio di silicio Tabella 8 – Lega 2C Zn Cu Ag Ni Au Composizione (%) 12,1 36 1,5 12,5 37,5 0,99 1,36 0,00 1,66 0,00 H2O 1,26 0,34 0,00 0,44 0,00 0,38 0,00 0,41 0,00 0,96 0,00 0,68 0,00 2 Cessione (µg/cm /sett.) 1.1 1.2 Grezzo di colata 820°Cx40’ 1.3 Come 1.2 290°x90’ 1,20 1.4 820°Cx40’ 400°Cx60’ 5,64 Allo stato grezzo di colata sono stati osservati fenomeni di cessione di entità confrontabile con la prova precedente, anche se la lega non conteneva affinatori del grano. Tra i prodotti di corrosione, era significativa la presenza di ossidi di rame (fig. 11). Anche in questo caso il trattamento di omogeneizzazione a 820°C per 40 min. ha determinato un’apprezzabile diminuzione della cessione di nichel dalle dendriti, dimostrata anche dall’esame metallografico eseguito sul campione dopo la prova di cessione. Ciononostante è stato osservato un peggioramento degli effetti corrosivi per lo zinco, con la formazione di precipitati ricchi in zinco ai bordi di grano e di zone ad alto contenuto di zinco (fig. 11 b e 11 c). Nell’ambito delle condizioni di prova esaminate, non è stato possibile identificare condizioni che possano limitarne la cessione. 38 Jewelry Technology Forum Figura 11 – Lega 2C 11a –Struttura del grezzo di colata dopo la prova di cessione, che mostra le zone corrose (colore chiaro) e la presenza di ossidi di rame (colore scuro) (500x, 1980x). 11b – Struttura dopo trattamento di 11c – Struttura dopo il successivo omogeneizzazione a 820°C x 40 min. Sono trattamento a 400°C x 60 min. Le zone ricche evidenti la precipitazione di fasi ricche in zinco in zinco si sono ulteriormente espanse negli ai bordi di grano e la segregazione di zinco in spazi interdendritici (500x) zone interdendritiche specifiche (500x) Prova 3 – Lega 3C Caratura: 9 Dimensioni medie del grano (grezzo di colata): ~ 870 µm Presenza di affinatori del grano: media Altri elementi di lega: basso contenuto di silicio Tabella 9 – Lega 3C Zn Cu Ag Ni Au Composizione (%) 9 40 --- 12,9 37,5 1,66 2,44 0,00 1,04 0,00 H2O 4,44 2,16 0,00 0,63 0,00 Cessione (µg/cm2/sett.) 1.1 Grezzo di colata 1.2 820°Cx40’ 1.3 Come 1.2 290°x90’ 1,38 0,44 0,00 0,22 0,00 1.4 820°Cx40’ 400°Cx60’ 2,92 0,77 0,00 0,22 0,00 A differenza dalle prove precedenti, il minimo di cessione di nichel, rame e zinco è stato osservato dopo il trattamento a 290°C per 90 min. Tuttavia anche in questo caso la cessione dello zinco non era ben controllata con i trattamenti termici eseguiti. In tutte le condizioni sperimentate la lega 3C mostrava evidenti precipitazioni di solfuri Giugno 2004 39 di zinco ai bordi di grano (fig. 12a). È di particolare interesse l’osservazione di fenomeni di corrosione intergranulare nelle fasi ricche in zinco (fig. 12 b). Figura 12 – Lega 3C 12a –Struttura del grezzo di colata(400x). 12b – Fenomeni di corrosione intergranulare nella fase ricca in zinco (2500x). Prova 4 – Lega 4C Caratura: 14 Dimensioni medie del grano (grezzo di colata): ~ 810 µm Presenza di affinatori del grano: bassa Altri elementi di lega: basso contenuto di silicio Tabella 10 – Lega 4C Zn Cu Ag Ni Au Composizione (%) 8 24 1 8,3 58,5 0,10 0,09 0,00 0,16 0,00 H2O 0,11 0,06 0,00 0,15 0,00 290°x90’ 1,14 0,18 0,00 0,16 0,00 400°Cx60’ 0,32 0,16 0,00 0,14 0,00 Cessione (µg/cm2/sett.) 1.1 1.2 1.3 1.4 Grezzo di colata 820°Cx40’ Come 1.2 820°Cx40’ Malgrado il grano fosse piuttosto grossolano, la lega 4C non ha presentato problemi di cessione di particolare importanza. Con l’eccezione di un solo massimo significativo di cessione dello zinco dopo trattamento termico a 290°C per 90 min., la lega 4C ha dimostrato di essere sufficientemente affidabile anche allo stato grezzo di colata, senza che si debba necessariamente ricorrere ad un trattamento di omogeneizzazione. Prova 5 – Lega 5C Caratura: 14 Dimensioni medie del grano (grezzo di colata): ~ 720 µm Presenza di affinatori del grano: nessuna Altri elementi di lega: contenuto medio-alto di silicio 40 Jewelry Technology Forum Tabella 11 – Lega 5C Zn Cu Ag Ni Au Composizione (%) 8 24 1 8,3 58,5 0,10 0,16 0,00 0,81 0,00 H2O 0,18 0,12 0,00 0,67 0,00 0,14 0,00 0,67 0,00 0,11 0,00 0,66 0,00 2 Cessione (µg/cm /sett.) 1.1 Grezzo di colata 1.2 820°Cx40’ 1.3 Come 1.2 290°x90’ 1,32 1.4 820°Cx40’ 400°Cx60’ 0,28 La lega 5C è praticamente identica alla 4C nei componenti principali, ma ne differisce per l’assenza di affinatori del grano, anche se la loro aggiunta alla lega 4C ha dimostrato di non essere efficace per ottenere un affinamento del grano (810 µm) in confronto alla 5C (720 µm). Tuttavia per la lega 5C non è stato possibile trovare, usando solo trattamenti termici, condizioni per portare i livelli di cessione del nichel sotto a 0,5 µg/cm2/settimana. Prova 6 – Lega 6C Caratura: 14 Dimensioni medie del grano (grezzo di colata): ~ 97 µm Presenza di affinatori del grano: alta Altri elementi di lega: silicio Tabella 12 – Lega 6C Zn Cu Ag Ni Au Composizione (%) 7,5 25,2 --- 7,6 58,5 0,82 0,14 0,00 0,04 0,00 H2O 0,05 0,12 0,00 0,04 0,00 0,13 0,00 0,04 0,00 0,12 0,00 0,05 0,00 Cessione (µg/cm2/sett.) 1.1 Grezzo di colata 1.2 820°Cx40’ 1.3 Come 1.2 290°x90’ 0,17 1.4 820°Cx40’ 400°Cx60’ 0,08 La lega 6C ha un contenuto particolarmente alto di affinatori del grano. In confronto ai campioni precedenti, le dimensioni dei grani cristallini sono state drasticamente ridotte. Tuttavia le condizioni migliori di stabilità della struttura sono state ottenute con l’omogeneizzazione, come si può vedere dalle immagini SEM (fig. 13). Si deve notare che i valori ottenuti per la cessione del nichel sono i più bassi tra quelli delle prove eseguite per questo studio. Giugno 2004 41 Figura 13 – Effetto dei trattamenti termici sulla struttura della lega 6C 13a - Struttura del grezzo di colata (400x) 13b – Struttura dopo omogeneizzazione a 820°C x 40 min. (400x) 13c – Struttura dopo trattamento a 290°C x 90 min. (400x). 13d – Struttura dopo trattamento a 400°C x 60 min. (400x). Leghe per lavorazione plastica Prova 1 – Lega 1M Caratura: 9 Dimensioni del grano (grezzo di colata): ~ 370 µm Presenza di affinatori del grano: media Altri elementi di lega: silicio Tabella 13 – Lega 1M Zn Cu Ag Ni Au Composizione (%) 9,7 43 --- 9,7 37,5 Cessione (µg/cm2/sett.) 1.1 Dopo riduzione del 70% 4,77 4,14 --- 7,89 0,00 1.2 550°Cx40’ 7,03 3,80 --- 11,28 0,00 1.3 600°Cx40’ 3,46 4,29 --- 8,17 0,00 1.4 680°Cx40’ 1,50 3,88 --- 1,83 0,00 1.5 760°Cx40’ 0,17 0,67 --- 0,20 0,00 1.6 820°Cx40’ 0,22 0,39 --- 0,14 0,00 1.7 680°Cx40’-->300° Cx90’ 0,81 3,08 --- 0,92 0,00 42 Jewelry Technology Forum Aumentando la temperatura di trattamento, si ha una forte diminuzione dei valori della cessione. Da un punto di vista metallografico, un livello soddisfacente di omogeneizzazione è stato ottenuto solo con i trattamenti termici a 760 e 820°C. La prova di invecchiamento, eseguita su un campione trattato a 680°C, non ha dato valori di cessione inferiori a 0,5 µg/cm2/settimana. Alla luce dell’insieme dei dati, ciò può essere spiegato con il fatto che il livello di omogeneizzazione del campione invecchiato non era sufficiente (fig. 14d). Ciononostante è interessante osservare che il trattamento a 300°C ha causato una diminuzione dei valori di cessione rispetto al campione non invecchiato (v. prove 1.4 e 1.7 di tab. 13). Figura 14 – Lega 1M 14a – Dopo riduzione del 70% (2500x). 14b – Dopo trattamento a 550°Cx40 min (2500x). 14c – Dopo trattamento a 600°Cx40 min. La 14d – Dopo trattamento a 680°Cx40 min. Notare la fase grigio scuro indicata dalla freccia è presenza di fasi grigio scuro con alto contenuto di ricca in nichel (Ni = 19%)(2500x). nichel (indicate dalla freccia) (2500x)). 14e – Dopo trattamento a 760°Cx40 min 14f – Dopo trattamento a 820°Cx40 min. 14g – Dopo trattamento a 680°Cx40 min, tempra e trattamento a 300°Cx90 min (2500x) Giugno 2004 43 Prova 2 – Lega 2M Caratura: 14 Dimensioni medie del grano (grezzo di colata): non determinate Presenza di affinatori del grano: media Altri elementi di lega: silicio Tabella 14 – Lega 2M Zn Cu Ag Ni Au Composizione (%) 6 22,7 12,2 04 58,5 Cessione (µg/cm2/sett.) 1.1 Dopo riduzione del 70% 0,03 0,06 0,10 0,55 0,00 1.2 550°Cx40’ 0,03 0,07 0,30 0,69 0,00 1.3 600°Cx40’ 0,02 0,09 0,60 3,11 0,00 1.4 680°Cx40’ 0,04 0,06 0,47 2,21 0,00 1.5 760°Cx40’ 0,09 0,14 0,68 0,21 0,00 1.6 820°Cx40’ 0,24 0,14 1,40 0,42 0,00 1.7 680°Cx40’-->300° Cx90’ 0,12 0,14 0,68 0,62 0,00 Nella formulazione della lega gialla 2M entra il cobalto, sia per migliorare le caratteristiche dopo invecchiamento, sia come affinatore del grano. Dalle prove eseguite è risultato che la cessione di cobalto è molto alta, malgrado la sua bassa concentrazione nella lega. L’esame al SEM ha mostrato la presenza di piccoli precipitati ad alto contenuto di cobalto (Co > 50%), la cui distribuzione sembra concentrata nella fase ricca in argento (fig. 15a e 15b). Fondamentalmente sono stati distinti due tipi di precipitati ricchi in cobalto, che differivano per le loro dimensioni. Una prima categoria, indicati come macroprecipitati, con dimensioni medie dell’ordine di 5-15 µm, che erano presenti dopo tutti i trattamenti eseguiti, ed una seconda categoria di dimensioni considerevolmente più piccole, dell’ordine di 10-20 nm, indicati come microprecipitati. La presenza di questo ultimo tipo di precipitati è sensibilmente diminuita quando la temperatura di trattamento è passata da 680 a 760°C. Questa diminuzione può essere correlata con la diminuzione di cessione del cobalto, osservata quando si passa dall’uno all’altro trattamento termico (v. Tab. 14). Infine si è notato un incremento della cessione di argento, ma su questo aspetto non sono state svolte ulteriori indagini. 44 Jewelry Technology Forum Figura 15 – Lega 2M 15a – Dopo trattamento a 820°Cx40 min. La lega ha subito una fusione parziale. Notare la presenza di precipitati ricchi in cobalto (zone scure, indicate dalle frecce, Co > 60%) dentro le fasi chiare, particolarmente ricche in argento (500x). 15b – Come figura 15a. Dettaglio ingrandito (1800x). Notare che le dimensioni medie delle fasi scure (ricche in cobalto) sono dell’ordine di 5-15µm. 15c – Dopo trattamento a 680°Cx40 min. 15d – Dopo trattamento a 760°Cx40 min. Rispetto Oltre alle zone scure ad alto contenuto di cobalto, alla fotografia precedente (15c), si osserva una ad alto ingrandimento si possono vedere numerosi riduzione della presenza di micro-precipitati micro-precipitati pure ricchi in cobalto (indicati (11000x), mentre le dimensioni delle zone più dalle frecce) (16700x). grandi restano praticamente inalterate. Prova 3 – Lega 3M Caratura: 14 Dimensioni medie del grano (grezzo di colata): non determinate Presenza di affinatori del grano: alta Altri elementi di lega: silicio Tabella 15 – Lega 3M Zn Cu Ag Ni Au Composizione (%) 2,7 49,8 13,7 20,1 58,5 Cessione (µg/cm2/sett.) 1.1 Dopo riduzione del 70% 0,01 0,03 0,46 0,00 0,00 1.2 550°Cx40’ 0,02 0,02 0,30 0,00 0,00 1.3 600°Cx40’ 0,06 0,05 0,18 0,00 0,00 1.4 680°Cx40’ 0,08 0,05 0,16 0,00 0,00 1.5 760°Cx40’ 0,04 0,03 0,08 0,00 0,00 1.6 820°Cx40’ 0,05 0,04 0,05 0,00 0,00 1.7 680°Cx40’-->300° Cx90’ 0,01 0,00 0,02 0,00 0,00 Giugno 2004 45 Per la lega senza nichel 3M i dati di cessione indicano stabilità strutturale anche nei campioni induriti per invecchiamento, con l’eccezione dell’argento, i cui valori di cessione, anche se modesti, possono essere ulteriormente ridotti con il trattamento termico a 680-760°C. Si deve anche notare che in questo tipo di lega, i valori di cessione di zinco e rame, in genere piuttosto alti, sono molto bassi per tutte le temperature. Prova 4 – Lega 4M Caratura: 14 Dimensioni medie del grano (grezzo di colata): ~ 160 µm Presenza di affinatori del grano: media Altri elementi di lega:silicio Tabella 16 – Lega 4M Zn Cu Ag Ni Au Composizione (%) 6,4 28,5 --- 6,4 58,5 Cessione (µg/cm2/sett.) 1.1 Dopo riduzione del 70% 0,00 0,16 --- 0,06 0,00 1.2 550°Cx40’ 0,00 0,15 --- 0,03 0,00 1.3 600°Cx40’ 0,00 0,11 --- 0,03 0,00 1.4 680°Cx40’ 0,00 0,16 --- 0,03 0,00 1.5 760°Cx40’ 0,00 0,12 --- 0,03 0,00 1.6 820°Cx40’ 0,00 0,15 --- 0,04 0,00 1.7 680°Cx40’-->300° Cx90’ 0,34 0,19 --- 0,04 0,00 Per la lega 4M i valori della cessione indicano resistenza alla corrosione anche per i campioni invecchiati. I valori di cessione del nichel sono bassissimi in tutte le condizioni. Discussione In questo studio il limite accettato per tutti i metalli è stato fissato a 0,5 µg/cm2/settimana (dopo correzione) e non è stata messa in discussione la possibilità di usare altri limiti passa/non passa. I risultati ottenuti possono essere così riassunti: • Leghe per colaggio a cera persa: allo stato grezzo di colata, tutte le leghe a bassa caratura (9 K) non hanno superato la prova di cessione del nichel, ma in due casi (leghe 1C, 2C) hanno mostrato una significativa riduzione della cessione di nichel dopo omogeneizzazione a 820°C per 40 min., mentre la lega 3C ha superato la prova dopo trattamento a 290°C per 90 min. In tutti i casi, dopo i trattamenti alle temperature sopra dette, è stata anche osservata una forte diminuzione della cessione del rame, mentre la velocità di corrosione dello zinco varia in un ampio campo e sarebbe stata ridotta in modo significativo in un solo caso (lega 1C). La cessione di argento e di oro era rispettivamente trascurabile (lega 1C caso 1.2) e praticamente inesistente. 46 Jewelry Technology Forum Per le leghe a 14 K, la resistenza alla corrosione ha mostrato un generale miglioramento, con una sola eccezione (lega 5C), per la quale la prova di cessione del nichel non è stata superata indipendentemente dal trattamento termico. La lega 6C, ad alta affinazione del grano, ha mostrato le velocità di cessione più basse dopo trattamento a 820°C per 40 min. • Leghe per lavorazione plastica: nella sola lega a 9 carati considerata in questo studio (lega 1M) sono state osservate variazioni fino a 100 volte nella velocità di corrosione di zinco, rame e nichel, secondo il trattamento termico. I risultati migliori sono stati ottenuti con l’omogeneizzazione nell’intervallo 760-820°C. Nel gruppo di leghe a 14 carati, la lega gialla 2M ha mostrato una bassa cessione di cobalto solo dopo trattamento termico a 760 e 820°C. Si deve notare che, malgrado la sua bassa concentrazione nella lega, la velocità di corrosione del cobalto ha raggiunto valori significativi e, tenendo conto della sua potenza di allergene per la pelle, si dovrebbe aver cura di evitare condizioni favorevoli alla sua cessione. Le leghe di oro bianco al palladio hanno mostrato eccellente resistenza alla corrosione anche per lo zinco ed il rame. Il palladio, come l’oro, si comporta come un metallo nobile e non mostra segni di corrosione. Sorprendentemente la cessione di argento era prossima a superare il limite di 0,5 µg/cm2/settimana. Infine, buoni risultati sono stati ottenuti con l’oro bianco a base nichel 4M, che ha superato la prova in tutte le condizioni. Per concludere, si può dire che il trattamento termico può aumentare di molto la resistenza alla corrosione, specialmente per le leghe a 9 carati. Anche le leghe per colaggio a cera persa possono trarre grande beneficio da uno specifico trattamento termico. Inoltre l’aggiunta di affinatori del grano e di altri additivi può contribuire in modo significativo a migliorare la resistenza alla corrosione. Secondo la nostra esperienza, la capacità degli affinatori del grano di controllare la cessione di metallo dipende dal tipo di affinatore, dalla sua concentrazione e dal modo in cui differenti affinatori sono combinati tra di loro (dati non presentati). Da un punto di vista generale, nelle strutture a grano fine la segregazione è di solito meno pronunciata (cosa che può essere spiegata in base al meccanismo di formazione) ed è anche spesso meno pronunciata la tendenza a formare precipitati ai bordi di grano. Questo insieme di fatti può spiegare perché il materiale colato a grano affinato è di solito meno suscettibile alla corrosione del materiale a grano grosso. Il materiale a grano fine è anche più facile da omogeneizzare (ciò indica che anche le potenziali pile locali si sciolgono più facilmente), poiché nel materiale a grano grosso il cammino di diffusione necessario per una completa omogeneizzazione è più lungo (47). I dati riportati in questo studio forniscono ulteriori anche se non complete informazioni sull’effetto della composizione della lega e del trattamento termico sul controllo della cessione dei metalli normalmente contenuti nelle leghe di metallo prezioso. Per una sicurezza assoluta l’esposizione dovrebbe essere nulla e ciò significherebbe che, per definizione, l’allergia da contatto non potrebbe essere eliminata del tutto. Tuttavia la Giugno 2004 47 cessione di metalli può essere ridotta a livelli di sicurezza con una corretta impostazione metallurgica, che tenga conto di tutti i fattori che influenzano la cessione di metalli. L’uso su larga scala di elementi considerati allergenici, come il nichel ed il cromo, nella fabbricazione di acciaio inossidabile, che è usato come materiale di base per costruire impianti, contenitori e tubazioni in settori vitali per il nostro benessere, come le industrie alimentari e farmaceutiche, indicano che il problema delle allergie dovute al contatto ed alla cessione di metalli non può in generale essere risolto solo escludendo tutti i metalli noti come allergenici o sospettati di esserlo, poiché questo susciterebbe nei consumatori una reazione negativa ingiustificata, alimentando una cultura del dubbio e del sospetto. È bene ricordare che le reazioni allergiche sono causate solo dalla presenza di ioni dei metalli allergenici e che gli ioni si formano per effetto della dissoluzione causata dalla corrosione. La vera soluzione del problema, secondo noi, sta nello sviluppo e nella gestione dei processi metallurgici fondamentali attraverso i quali i fenomeni di corrosione possono essere contenuti entro i limiti considerati accettabili. I risultati di questo studio contribuiscono ulteriormente a dimostrare che ciò è possibile. Perciò il problema cruciale da risolvere è: qual è la via da seguire per dimostrare che i nostri prodotti di gioielleria sono sicuri? La validità del sistema attuale, basato su una campionatura casuale e sulla prova eseguita sui pezzi finiti secondo EN1811, tende ad essere limitata solo ai pezzi sottoposti alla prova e non si è in grado di dimostrare che tutti i pezzi prodotti in uno stesso lotto possiedono esattamente la stessa resistenza alla corrosione. Possiamo garantire la sicurezza con solo alcune prove eseguite sul prodotto finito oppure è preferibile dimostrare che l’intero processo di produzione è sotto controllo ed è progettato per prevenire il verificarsi di eventi indesiderabili, che possono influenzare negativamente la sicurezza dei gioielli? Analogamente a quanto è accaduto nell’industria farmaceutica ed in quella alimentare negli ultimi 20 anni, la tecnologia dell’era spaziale, progettata per conservare sani i cibi nello spazio esterno, può diventare utile per assicurare la sicurezza dei gioielli. L’analisi dei rischi ed il punto di controllo critico (HACCP) (45) sono stati applicati dalla NASA durante i programmi spaziali. Lo scopo era garantire la sicurezza dei cibi con la prevenzione dei rischi e l’identificazione dei punti critici dove i rischi potevano essere eliminati. Nella gioielleria i punti critici in cui la cessione di metalli può essere controllata sono essenzialmente la composizione della lega e l’applicazione di trattamenti termici adatti. I dati riferiti in questo studio mostrano che la cessione di metalli misurata secondo la norma EN1811 dipende dalla composizione della lega e dal trattamento termico. Un’impostazione globale, capace di dimostrare che è stato impostato un processo di produzione sicuro, può essere basata sulle fasi che seguono: 1. In funzione del preciso tipo di lega da usare, il produttore di leghe eseguirà una serie di prove, che possa determinare le condizioni ottimali specifiche per l’uso della lega. Queste informazioni, come il trattamento termico per il quale la lega ha superato le prove di laboratorio (basate sulla norma EN 1811), saranno trasmesse all’utilizzatore finale (l’orafo). 2. L’utilizzatore (l’orafo) dovrà dimostrare che le istruzioni per l’uso fornite dal produttore della lega sono state completamente rispettate e che tutte le apparecchiature (specialmente i forni per trattamento termico) sono tenute sotto 48 Jewelry Technology Forum controllo, per quanto riguarda il tempo e la precisione delle misure di temperatura. Ciò significa che per la misura della temperatura si devono usare strumenti di confronto certificati e si devono avere sistemi di registrazione per conservare i dati di temperatura e di tempo relativi ad ogni lotto di prodotti di gioielleria. Secondo la nostra esperienza non è raro che grosse aziende produttrici di gioielleria non abbiano strumenti di misura di riferimento per verificare l’esattezza delle sonde installate nei forni per la misura della temperatura. Di conseguenza si possono avere errori di parecchie decine e talora centinaia di gradi. 3. Le fasi 1 e 2 non sono di per sé sufficienti a garantire che i gioielli soddisferanno la prova di cessione, per cui, per convalidare l’intero processo, si dovrà eseguire una prova finale su pezzi prelevati a caso da uno stesso lotto. Infine vi è la possibilità di una garanzia di qualità da parte di un ente terzo indipendente (ente di certificazione), con la possibilità di accoppiare questa certificazione all’applicazione di uno specifico marchio (hallmarking) (p. es. controllato per la cessione di nichel o di un altro metallo, ecc.), che può accrescere la fiducia del consumatore, offrendo al produttore di gioielleria un vantaggio nella competizione (Tab. 17). Tabella 17 – Descrizione di una possibile procedura per la certificazione del prodotto, riconoscibile con marchi specifici. Fase Diagramma di flusso Descrizione della fase Produttore della lega Produzione di leghe a bassa cessione di metalli, conformi a EN1811. Definizione delle condizioni d’uso Produzione di leghe capaci di superare le prove di laboratorio secondo la norma EN1811 (modificata), estesa anche alla cessione di altri metalli. Definizione delle condizioni (p.e. tempo e temperatura dei trattamenti termici), che garantiscono le velocità di cessione più basse. Produttore della gioielleria Produzione di gioielleria secondo le specifiche del produttore della lega Produzione di oggetti di gioielleria conformi con le specifiche tecniche. Si devono usare sistemi di misura tarati, procedure scritte e registrazione dei dati, per fornire le prove che tutte le istruzioni sono state rispettate. Per una miglior garanzia della qualità, è consigliabile operare sotto la norma ISO9000. Prova su campioni dello stesso lotto (convalida) Laboratorio (certificato) Prova positiva? No Si Convalida finale del processo, con le prove su alcuni campioni del lotto. Risultati positivi proveranno l’efficacia dell’intero processo. La convalida finale è necessaria per stabilire se il modello predittivo basato sulle prove di laboratorio è valido per quegli specifici pezzi di gioielleria. Se la prova fallisce, si deve usare un’altra lega o si deve modificare il processo. L’orafo trarrà vantaggio dalla certificazione del prodotto. Ente di certificazione Giugno 2004 Applicazione di marchi specifici (p.e. provato per il nichel o per la cessione di metalli 49 Ringraziamenti Gli autori desiderano ringraziare il Dr. Jörg Fisher- Bühner (FEM, Germania) per la lettura critica e l’utilissima discussione dei risultati e dei suggerimenti, il Dr. Valerio Faccenda ed il Dr. Peter Oliver per le loro osservazioni e per la revisione del testo inglese; Stefania Visentin e la Dr. Alessandra Variola per il valido contributo tecnico. BIBLIOGRAFIA 1. NiDi – Nickel Development Institute –http:// www.midi.org. 2. Lidén C. Rondell E., Skare L., Nabanti A., 1998. Nickel release from tools on the swedish market. 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