Il lingiaggio del corpo e della pelle Corso avanzato di massaggio antistress C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica Viale Europa 139 Firenze• tel. 055/6532824 • www.cmosteopatica.it C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 1 Il corpo parla: Così come l’osservazione del linguaggio di un nostro interlocutore contiene molte informazioni sulla sua struttura mentale, anche il corpo ed il colore della pelle, le posizioni, i movimenti e le tensioni del corpo rivelano la persona che vi sta dentro. Se è vero che ogni aspetto dell’espressione corporea mette a nudo chi siamo, senza dubbio il corpo intero deve raccontare la nostra storia in modo ancor più completo e chiaro. Così l’incerto barcollare di un ubriaco o l’agile e aggraziato incedere di un ballerino testimoniano tanto la loro progressione attraverso lo spazio, quanto il loro movimento verso la vita. Una testa reclinata, delle spalle curve, un torace incavato, un’andatura lenta riflettono sentimenti di pesantezza e frustrazione; mentre un portamento eretto del capo, delle spalle rilassate e dritte, un torace che respira a fondo e agevolmente suggeriscono energia e fiduciosa speranza. Ma non si tratta solo di fenomeni momentanei: tali strutture fisiche diventano fisse con il tempo, tanto da interessare non solo lo sviluppo e la struttura del corpo, ma soprattutto la personalità. Le strutture muscolari fissate nel corpo diventano, insomma, fondamentali per il modo di essere della persona nel mondo, o, per dirla con le parole di Alexander Lowen, l’atteggiamento del corpo diventa la seconda natura dell’individuo, entra cioè a far parte del suo carattere. Spesso, si sa, diciamo ciò che vogliamo che gli altri credano. Il linguaggio del corpo, invece, se l’osservatore lo sa leggere, non può ingannare. Se quell’uomo sta davvero bene, il suo corpo dovrà riflettere questo stato: l’espressione dovrà essere vivace, gli occhi luminosi, la voce vibrante, i movimenti animati. In assenza di questi segni fisici possiamo dubitare di quanto quell’uomo ha detto. Il fatto di dire una bugia, per esempio, crea uno stato di tensione corporea che si riflette nella pressione sanguigna, nel ritmo delle pulsazioni e si viene a creare una tensione posturale. Ciò che il corpo non può nascondere è quali sono le sue emozioni, che cosa sente, come organizza il suo pensiero, in sintesi: chi è. Possiamo controllare le nostre parole, ma è praticamente impossibile controllare il nostro corpo. Ovviamente alcune parti corporee si possono controllare più facilmente rispetto ad altre. Le parti facili da disciplinare sono quelle delle cui azioni si è più consapevoli nella comunicazione non verbale quotidiana. In altre parole, è con il volto che possiamo mentire meglio. Conosciamo i nostri sorrisi, i nostri cipigli. In generale le espressioni facciali sono al primo posto nella classifica della consapevolezza. Le posture generali del corpo, invece, possono aprire qualche falla, perché non siamo del tutto consapevoli del nostro stato di rigidezza, tensione o rilassamento. Infine, le gambe e i piedi sono di particolare interesse, perché sono le parti del corpo delle cui azioni si è meno consapevoli. Sono, quindi, zone di particolare importanza dal punto di vista della “fuga d’informazioni”. Tuttavia quando si parla di “fuga d’informazione non verbale”, non si intende una semplice menzogna, ma piuttosto quell’acuto conflitto fra l’interiore e l’esteriore in cui i pensieri e le azioni non concordano in C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 2 un momento di tensione, come quando ci sforziamo di apparire calmi, mentre mentalmente annaspiamo per far fronte a una domanda o, più in generale ad una situazione difficile. Qualche anno fa è stato fatto un esperimento: era stato chiesto ad un gruppo di infermiere di dire in modo convincente ad alcuni pazienti che l’intervento chirurgico a cui dovevano sottoporsi non era rischioso, in modo tale da diminuire l’ansia del paziente. Era stato detto loro anche che il malato era estremamente sensibile a qualsiasi lieve segno di malcelato pessimismo. Da questa esperienza risultò che tutte le infermiere tenevano più ferme le mani, riducevano, cioè in misura significativa tutte le azioni manuali che avrebbero normalmente usato per enfatizzare le loro espressioni verbali. La ragione è semplice: sappiamo che le mani potrebbero tradirci a nostra insaputa (tipo il tremolio della mano o il nascondersi la bocca), quindi provvediamo a sopprimerle. Inoltre fu riscontrato che aumentavano i contatti mano-faccia. Fra gli autocontatti preferiti dai mentitori troviamo: sfregarsi il mento, grattarsi un sopracciglio, toccarsi il naso, accomodarsi i capelli, coprirsi la bocca. Occorre precisare che chiunque faccia un gesto simile mentre parla non è detto che stia mentendo. Infine risultò che muovevano di più il corpo: come è evidente che un bambino che si contorce vuole scappare, così è evidente che un adulto, che non può contorcersi, attua lievi cambiamenti di postura per manifestare la voglia di scappare da una determinata situazione. Dire, però, che l’azione di toccarsi il naso e altre espressioni analoghe sono un segno di menzogna, significa semplificare il caso, rischiando di non comprenderne il significato. Si dovrebbe piuttosto dire che coprirsi la bocca, toccarsi il naso, accomodarsi i capelli, muovere il corpo, tenere ferme le mani sono il riflesso di una scissione forzata fra l’interiorità e l’esteriorità. Ciò che importa è che le azioni effettuate inconsciamente sfuggono alla finzione e segnalano il vero stato d’animo. Se vediamo un volto che si sforza di ridere sopra un corpo rigido e teso, credermo al corpo, non al volto. Esiste una piccola scala di credibilità dei diversi tipi di azione: Segnali automatici: impallidire, arrossire, sudare, sono i più sicuri perché è impossibile controllarli. I segnali delle gambe e dei piedi: sono le parti del corpo che più sfuggono al controllo volontario. Classico segno sono le gambe accavallate. I segnali del tronco: Nelle più comuni relazioni sociali la posizione del tronco è un’eccellente guida per determinare il vero stato d’animo del soggetto. La sua postura, infatti, riflette, per così dire, il tono muscolare di tutto il sistema; come sarà difficile per un uomo eccitato assumere con il tronco una posizione abbandonata; un interlocutore annoiato, per quanto possa sforzarsi, non riuscirà a mantenere una postura di vigilanza. Quell’uomo potrà sorridere o aggrottare le sopracciglia, annuire a perfino assentire, ma i segnali trasmessi dal suo tronco possono anche tradirlo. C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 3 I gesti delle mani non identificati: Sebbene un po’ più controllabili delle gambe, dei piedi e del tronco, neppure le mani sono perfettamente controllabili. L’uomo politico che sferra vigorosi pugni, mentre sostiene la necessità della pace, ci trasmette evidentemente un segnale contraddittorio in cui bisogna credere alle mani e diffidare delle parole. I gesti delle mani identificati: Proprio in quanto azioni deliberate, quando appaiono in un segnale contraddittorio, non danno garanzia di verità (per es. il V di vittoria). Le espressioni facciali: Mentire con le espressioni facciali non è difficile, se non altro perché ciò che avviene sul nostro volto è quasi del tutto presente alla coscienza. Con le sue centinaia di tensioni e rilassamenti – una maggiore tensione della pelle sulla fronte, un piccolo movimento in dentro delle labbra, un lieve restringersi degli occhi – il volto può esprimere un cambiamento d’umore senza quasi cambiare radicalmente espressione. Il carattere: Il linguaggio del corpo non mente, ma parla una lingua che può essere compresa solo da un altro corpo. Per poterlo leggere è necessario fidarsi dei propri sensi, cioè, essere in contatto con il proprio corpo e avere sensibilità per le sue espressioni. Benché ovviamente sia impossibile sentire quello che un altro sente (i sentimenti e le sensazioni restano, comunque, privati e soggettivi), tuttavia per comprendere il linguaggio corporeo è indispensabile identificarsi con l’espressione corporea di un’altra persona. Poiché tutti i corpi umani sono simili nelle espressioni fondamentali, se si assume l’espressione corporea, se ne può facilmente percepire il significato. La Paura: Trattenete il respiro, alzate le spalle, spalancate gli occhi e sollevate le sopracciglia. Se siete in contatto con il vostro corpo, vi accorgerete di aver assunto un’espressione di paura. Si potrà capire che nel linguaggio del corpo l’altra persona sta dicendo “ho paura” anche se agisce e parla da gradasso, atteggiamento in cui a livello cosciente, si identifica di più che nella paura manifestata del corpo. Disapprovazione: labbra strette premute l’una contro l’altra. Sfida: mascelle protese in avanti. Frustrazione e debolezza: testa reclinata e spalle curve riflettono sentimenti di debolezza e frustrazione. Sconfitta: Stando in piedi, portare avanti le natiche e contrarne i muscoli. Noteremo che, in primis, la parte superiore del corpo tende ad accasciarsi intorno al diaframma, in secundis, che nell’area pelvica lo schema della tensione è “trattenere dentro”. Se fosse possibile vedere un essere umano con la coda, questo individuo l’avrebbe tra le gambe: un cane bastonato. C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 4 Tali strutture fisiche possono diventare fisse nel tempo, tanto da interessare la struttura del corpo. Qualunque sia il sentimento, esso è espresso fisicamente e diventa una struttura muscolare fissa, un portamento, un atteggiamento nei confronti della vita. Non diciamo che una persona è “dura”, “riguda” oppure “morbida” o “dolce”? Così diciamo che un volto ha tratti “gentili”, uno sguardo è “spento”, una mascella è “volitiva”. Inoltre diciamo “stare in piedi da soli”, cioè essere indipendenti; avere “la testa dura”, cioè essere cocciuti; aver le “mani bucate”, cioè esser prodighi; chi ha la “bocca cucita” è uno che dice poco; “andiamo a testa alta”, “ci prendiamo sulle spalle le nostre responsabilità”, “restiamo fermi nelle nostre posizioni”. La corazza muscolare o la struttura dell’ io: Il superamento della scissione psichecorpo in favore di una visione unitaria dell’essere umano come organismo (il quale mediante il corpo, cioè la sua struttura muscolare che si riflette sul portamento, sulle posture, esprime i suoi veri sentimenti) si deve allo studio di Wilhelm Reich. Egli scoprì quella che chiamò “corazza muscolare”, (alla quale corrispondeva una vera e propria corazza caratteriale), cioè di tutti quegli atteggiamenti sviluppati dall’individuo per bloccare il corso delle emozioni e delle sensazioni organiche, rappresentò una sostanziale modifica nella tradizionale visione del corpo e della mente. Il corpo divenne con Reich la chiave per penetrare sotto ciò che è comunemente chiamato carattere. Tratto fondamentale della personalità, quello che la definisce in un modo piuttosto che in un altro, il carattere non sarebbe altro che il modo di reagire alle vicende della vita, una sorta di sintesi delle difese. Come avviene che nel corso della sua formazione un individuo prenda a reagire nella maniera che gli sarà caratteristica? “L’analisi dei diversi caratteri” scrive Reich, “è in grado di dimostrare che si tratta semplicemente di diverse forme dell’armatura dell’io. Dietro l’esagerata gentilezza dell’uno agisce storicamente non meno l’angoscia di quella che condiziona l’altro. La differenza sta solo nel fatto che un destino diverso ha indotto una persona a risolvere, o tentare di risolvere, la propria angoscia in un determinato modo e l’altra in un altro modo”. In questo senso Reich definisce il carattere come un meccanismo di protezione, come la sintesi delle difese che un individuo oppone alle provocazioni del mondo. Poiché l’organismo umano è molto sviluppato , l’uomo dispone dell’apparato muscolare per fuggire o per lottare, così come del suo intelletto per prevedere o evitare pericoli. Più precisamente, il modo di reagire dell’armatura caratteriale si fonda sul principio “piacere-dispiacere”: in situazioni spiacevoli l’armatura si irrigidisce, in quelle piacevoli si allenta. Quando l’organismo è dominato da una armatura rigida, Reich dice che ci troviamo in presenza di un carattere “nevrotico”: l’individuo è dominato da un’armatura rigida di cui non avverte la presenza e che, dunque, non può volontariamente cambiare o eliminare. Una delle più comuni espressioni dell’organismo armato è quella del ritegno o dell’orgoglio ferito: spalle tirate in dietro, petto tenuto in alto, mento rigido, respiro piatto, bacino tenuto in dietro, rigidamente “tranquillo”, gambe tese, e così via. C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 5 L’armatura, secondo Reich, ha una disposizione a segmenti, trasversale e mai longitudinale verso il tronco. I segmenti dell’armatura sono quegli organi e quei gruppi muscolari che sono in contatto funzionale tra loro e che sono capaci di indursi reciprocamente a compiere un moto emozionale. Reich individua nell’armatura sette segmenti: Oculare: Si tratta di una contrazione e di una immobilizzazione di tutti o quasi tutti i muscoli nel globo oculare, nella palpebra, nella fronte, nei sacchi lacrimali. Le sue caratteristiche più spiccate sono l’immobilità della pelle, della fronte, e delle palpebre, un’espressione vuota, oppure globi oculari sporgenti. Orale: Comprende tutta la muscolatura del mento, della gola, della nuca superiore e il muscolo anulare della bocca. Questi muscoli costituiscono un’unità funzionale, perché l’allenamento dell’armatura del mento riesce a provocare contrazioni dell’armatura delle labbra e le relative emozioni del pianto e del desiderio di suzione. Le forme espressive emozionali del pianto, del mordersi le labbra dalla rabbia, delle urla, della suzione, delle smorfie sono legate alla libera mobilità del segmento precedente:quello oculare. Cervicale:Basta imitare il moto espressivo dell’ira o del pianto trattenuti e si comprenderà senza difficoltà la funzione emozionale dell’armatura del collo. La contrazione coinvolge anche la lingua la cui muscolatura inizia sulle vertebre del collo. I movimenti del pomo d’Adamo mostrano chiaramente quando un malato ingoia letteralmente e in modo inconscio un effetto d’ira o di pianto. Questa tecnica di soffocare le emozioni è estremamente difficile da eliminare. Toracico: Si manifesta con un rialzo dell’apparato osseo, nell’atteggiamento cronico di inspirazione, in un respiro piatto e nell’immobilità del torace. All’armatura del torace partecipano tutti i muscoli intercostali, i grandi pettorali, quelle delle spalle e il gruppo situato sulle e fra le scapole. L’espressione dell’armatura del petto è soprattutto caratterizzata dalla “quiete” e dall’autocontrollo, dal “trattenersi” o dal “tirarsi indietro”. Le spalle tirate indietro esprimono letteralmente “ritegno”. Le emozioni che insorgono nel segmento toracico sono essenzialmente quelle dell’ira “urlante”, del pianto dirotto, dei singhiozzi. Queste emozioni naturali sono sconosciute nell’animale uomo provvisto di armatura: la sua ira è fredda; il pianto gli sembra una mancanza di autocontrollo, gli appare non virile e senza carattere. Diaframmatico: Oltre al diaframma, comprende gli organi che si trovano sotto di esso. E’ indipendente nella sua funzione dal segmento del torace, come dimostra il fatto che il torace può diventare mobile, e l’ira e il pianto possono comparire senza che sia stato eliminato il blocco del diaframma. Questo segmento dell’armatura comprende essenzialmente il diaframma, lo stomaco, il plesso solare con il pancreas, il fegato e i due fasci muscolari ben visibili lungo la spina dorsale nel punto in cui si trovano le ultime vertebre del torace. Lo scioglimento dell’armatura dei muscoli del diaframma incontra ostacoli molto grandi. L’espressione somatica che si oppone a questo lavoro dimostra che l’oganismo si oppone all’oscillazione del diaframma. In molti casi, quando si spezza C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 6 l’armatura del diaframma, si verifica il vomito. Il blocco del diaframma impedisce, infatti, agli anelli superiori dell’armatura, il movimento peristaltico ondulatorio dell’energia del corpo verso l’alto, dallo stomaco alla bocca. Addominale: E’ dato dalla contrazione del ventre. Lo spasmo del grande muscolo addominale è accompagnato da una contrazione spastica dei due muscoli laterali ch vanno dalle costole inferiori fino al margine superiore del bacino. Pelvico: Nel suo complesso il bacino è tirato indietro ed è sporgente nella parte posteriore. L’armatura di questo segmento comprende tutti i muscoli pelvici e gli adduttori delle cosce. Il muscolo dello sfintere dell’ano è tirato in su. Il bacino è morto e privo di espressione. Emozionalmente non si avverte alcun tipo di eccitazione o sensazione. I sintomi patologici sono estremamente numerosi. Vanno dalle lombaggini alle ulcere intestinali, all’infiammazione alle ovaie, all’incapacità erettiva. Per quanto gli impulsi dell’atto amoroso inizino perfettamente in armonia con il principio biologico di piacere, le sensazioni di piacere si trasformano immancabilmente in impulsi d’ira, poiché l’armatura non permette alcuno sviluppo dei movimenti involontari. Così nasce una tormentosa sensazione di “dovercela fare”, che si può definire solo “sadica” (esattamente come tutti gli altri segmenti dell’armatura, vi è un colpire o un perforare per mezzo di violenti movimenti pelvici in avanti. La bioenergetica di Lowen: La bioenergetica è stata elaborata da Alexander Lowen, allievo di Reich, il quale si serve soprattutto di tecniche respiratorie, di esercizi fisici, di posizioni e contatti corporei per realizzare una sana integrazione fra corpo e mente, in modo che l’individuo trovi l’energia sufficiente a permettergli di scoprire il piacere, anziché essere costretto senza scampo a procedimenti difensivi. Lo scopo della terapia bioenergetica rimane sempre quello di rilassare le contrazioni muscolari, di “sciogliere”, permettendo così di far affiorare alla coscienza le emozioni che hanno provocato questi blocchi e di restituire alla persona uno stato di naturale carica energetica: l’equilibrio energetico deriva dal bilanciamento fra carica e scarica. La carica è data dalla respirazione attraverso l’ossigenazione e dal cibo con la metabolizzazione, la scarica dal movimento e la sessualità. Il tocco del terapista deve essere caldo, amichevole, deve dare fiducia ed essere libero da qualsiasi interesse personale. Le strutture caratteriali e i loro “atteggiamenti difensivi”: In questo senso le strutture caratteriali sono strutture difensive che si sono sviluppate di fronte agli eventi della vita. Il carattere è strutturato nel corpo sotto forma di tensioni muscolari croniche, e in genere inconsce, che bloccano o limitano la vitalità dell’organismo. Quando una persona si trova in uno stato di piacere ha gli occhi scintillanti, il colorito roseo e caldo, un modo di fare sciolto e vivace. C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 7 Questi segni visibili sono la manifestazione del flusso di sensazioni, di sangue e di energia diretto verso la periferia del corpo. L’assenza di questi segni rivela che l’individuo non è in uno stato di piacere, ma di dolore, che egli lo percepisca o meno. Gli occhi appannati indicano un ritirarsi delle sensazioni da questa parte del corpo. La carnagione fredda, pallida, è dovuta a costrizione dei capillari e delle arteriose, e indica che il sangue, trattenuto, non irrora la superficie del corpo. La rigidità e la mancanza di spontaneità indicano che la carica energetica non fluisce liberamente nel sistema muscolare. Spesso però il corpo presenta immagini fisse: una parte calda e sciolta, un’altra fredda e tesa. Nel corpo umano, le principali zone di contatto sono sei: il viso, con i suoi organi sensoriali, le due mani, l’apparato genitale e i piedi. A queste sei zone di contatto se ne aggiungono altre di minor importanza: la pelle in generale, le natiche quando si è seduti e i seni per le donne. Se inseriamo l’uomo nella stella a sei punte, possiamo asserire che uno stato piacevole ed espansivo implica il fluire della carica dal centro a tutti e sei i punti; ma la qualità ed il grado dell’interazione dipendono dalla quantità di carica che fluisce nell’area di contatto. L’io ed il corpo: Se nell’infanzia un individuo ha imparato che chiedere aiuto è segno di debolezza e dipendenza e che essere dipendenti e avere bisogno degli altri è ridicolo, facilmente svilupperà un’immagine dell’io per la quale deve essere indipendente e cavarsela da sé. Inconsciamente sceglierà quei rapporti in cui la sua “indipendenza” viene sostenuta e ammirata, rinforzando così un’immagine di sé non troppo realistica. Così, attraverso il controllo che esercita sulla muscolatura volontaria, l’immagine dell’io plasma il corpo. All’inizio l’inibizione è cosciente e serve a evitare altri conflitti e altro dolore, ma la contrazione volontaria dei muscoli non può essere mantenuta a lungo, perché richiede un certo investimento di energia. Il controllo dell’impulso diventerà, quindi, inconscio e il muscolo entrerà in uno stato di contrazione e spasticità croniche che renderà impossibile l’espressione del sentimento inibito. Certo, l’individuo non sente più il desiderio inibito, perché l’impulso è stato efficacemente soppresso, ma un impulso soppresso non è un impulso perso. Dunque a livello psicologico l’io si è costruito una corazza caratteriale contro gli impulsi repressi e a livello fisico è protetto dalle tensioni muscolari croniche, ma il basso livello energetico lo costringerà a operare certi aggiustamenti del suo stile di vita. I tipi caratteriali: In bioenergetica le differenti strutture caratteriali sono classificate in cinque tipi base: schizoide, orale, psicopatico, masochista e rigido. Ogni tipo è distinto dagli altri per le particolari forme di difesa che si organizza a livello psicologico e muscolare. Non si tratta, comunque, di una “diagnosi di C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 8 malattia”, o peggio di un’etichettatura immodificabile, ma del riconoscimento che esiste un messaggio leggibile attraverso il corpo, che le parole non sanno trasmettere. In altri termini, ciò che classifichiamo non sono le persone, ma i loro atteggiamenti difensivi. E’ chiaro, d’altra parte, che non esiste un tipo caratteriale puro, ma che in ogni persona i diversi tipi possono combinarsi variamente. Tipo schizoide: “schizoide” definisce una persona con un senso di sé ridotto, con un Io debole e un contatto notevolmente limitato con il corpo e le sue sensazioni. Più precisamente, con questo termine si indica una persona che tende: a dissociare il pensiero dal sentire: ciò che l’individuo pensa sembra avere poca connessione con i sentimenti; a ritirarsi verso l’interno, perdendo il contatto con la realtà esterna. Aspetti fisici: Il corpo è per lo più magro e contratto. Nei casi con tendenze paranoici può, invece, presentare una figura piena e atletica. Il viso è simile ad una maschera. Gli occhi, pur non essendo privi di espressione sono privi di comunicativa. Le braccia, più che come estensioni del corpo, pendono come appendici. I piedi sono contratti e freddi; spesso tendono all’infuori. Fra le due metà del corpo appare una differenza marcata. Le principali aree di tensione sono situate alla base del cranio, nelle articolazioni delle spalle, delle gambe, della pelvi e intorno al diaframma. E’ proprio in quest’ultima regione che la tensione è così forte da spaccare in due il corpo. Condizione bioenergetica: L’energia trattenuta al centro non fluisce agli organi in contatto con il mondo esterno: viso, mani, genitali, piedi. Questi organi non sono pienamente connessi con il nucleo. I sentimenti presenti nel nucleo dell’individuo non fluiscono liberamente verso l’esterno, ma sono bloccati da tensioni muscolari croniche, localizzate alla base del capo, nelle spalle, nella pelvi e nelle articolazioni delle anche. Tipo orale: Ha molti tratti tipici del periodo della prima infanzia: uno scarso senso d’indipendenza, la tendenza ad aggrapparsi agli altri, un basso livello di aggressività, un profondo bisogno interiore di essere curato e appoggiato. Tutti i tratti che esprimono questo tipo di personalità rimandano a una situazione infantile di insoddisfazione e rappresentano una sorta di fissazione ai primi stadi di sviluppo. Aspetti fisici: Il corpo tende ad essere lungo e sottile, ma differisce da quello schizoide perché non è smilzo e contratto. Lo scarso sviluppo muscolare è particolarmente evidente nelle gambe e le braccia. Anche i piedi sono esili e stretti. Le gambe danno quasi l’impressione di non essere in grado di sostenere il corpo. Vi sono poi anche altri segni di immaturità fisica: la pelvi, sia negli uomini che nelle donne, può essere adolescenziale; così la peluria del corpo è spesso ridotta. Condizione bioenergetica: Ha una carica ridotta. L’energia non è congelata ma fluisce molto debolmente verso la periferia del corpo. Tipo psicopatico: L’essenza del carattere psicopatico è la tendenza alla negazione dei sentimenti, atteggiamento che contrasta con quello del carattere schizoide, che invece si dissocia dai suoi sentimenti. Nella personalità psicosomatica è come se l’io diventasse ostile al corpo e alle sue C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 9 sensazioni. In tutti i caratteri psicopatici c’è un grande investimento di energia nella propria immagine. Un altro aspetto caratteristico di questa personalità è il bisogno di potere, di dominio e di controllo. Anche la seduzione (oltre che la prepotenza) è un modo di raggiungere il dominio sugli altri. Aspetti fisici: Presenta uno sviluppo sproporzionato della parte superiore, che corrisponde all’immagine gonfiata del soggetto. La parte inferiore del corpo, invece, è più stretta e, in un certo senso, presenta la debolezza tipica della struttura orale. Vi sono tensioni marcate nella regione oculare, che comprende gli occhi e la regione occipitale. Forti tensioni muscolari sono percepibili anche alla base del cranio. Queste tensioni rappresentano un’inibizione all’impulso di succhiare. Condizione bioenergetica: Presenta uno spostamento dell’energia verso la parte superiore del corpo, quella del capo, con una concomitante riduzione della carica nella parte inferiore. Presenta, inoltre, una costrizione nella zona nella zona del diaframma e della vita, che blocca il flusso dell’energia e delle sensazioni verso il basso. Il capo, invece, è sovraccarico di energia (questa ipereccitazione dell’apparato mentale dà origine a una continua preoccupazione sul modo di conquistare il controllo e il dominio delle situazioni); è molto contratto (come se questo individuo non potesse mai permettersi di perdere la testa) e a sua volta controlla strettamente il corpo. Tipo masochista: Soffre e si lamenta ma rimane remissivo. La remissività è la tendenza dominante di questo tipo di carattere. Se nel comportamento esterno il carattere masochista mostra un atteggiamento sottomesso, all’interno è quasi l’opposto. Al livello più profondo ha forti sentimenti di ostilità, superiorità ed astio. Ma tutti questi sentimenti sono bloccati per la paura che esplodano in un comportamento violento. Dunque il suo schema muscolare, che serve a contrastare la paura di esplodere, è di trattenimento: muscoli grossi e potenti limitano qualsiasi affermazione diretta. Aspetti fisici: Il corpo è basso, tarchiato e muscoloso. Particolarmente caratteristico è il collo corto e grosso, perché quest’individuo tiene il capo incassato. Un’altra caratteristica è l’avanzamento della pelvi, cioè il sedere tenuto in dentro, appiattito: è l’atteggiamento del cane con la coda tra le gambe. La pelle di tutti i caratteri masochisti tende ad avere una sfumatura bruna, dovuta al ristagno di energia. Condizione bioenergetica: La struttura masochista è carica di energia, che, tuttavia, viene costretta dentro e, a causa di questa forte costrizione, non raggiunge gli organi periferici, che ne sono privi. Non c’è, dunque, liberazione attraverso la scarica, cioè l’energia non fluisce attraverso i famosi sei punti della stellina; di conseguenza l’azione espressiva è fortemente limitata. Gli impulsi diretti verso il basso e verso l’alto vengono soffocati nel collo e nella vita, per cui questa personalità è dominata dall’ansia. Anche l’estensione del corpo è fortemente limitata. Tipo rigido: E’ un carattere rigido ed orgoglioso. Spina dorsale eretta, capo alto: tutti tratti tendenzialmente positivi, se l’orgoglio non fosse una difesa e la rigidità non fosse flessibile. Cedere per il carattere rigido equivarrebbe al crollo. La sua rigidità diventa, dunque, la migliore difesa contro C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 10 la tendenza masochista di fondo. La capacità di frenarsi è dovuta alla forte posizione dell’io che esercita un alto grado di controllo sul comportamento; tale capacità è sostenuta anche da una posizione genitale abbastanza forte. Ne risulta una personalità ancorata alle due estremità del corpo e dotata di un buon contatto con la realtà, ma l’accento posto sulla realtà è usato come difesa contro la più naturale aspirazione al piacere: è questo il conflitto di fondo di tale personalità. L’irrigidimento che serve come difesa dà luogo alla tensione cronica di tutti gli strati della muscolatura fino ad un’armatura a tubo rigido, come una sorta di tubo di acciaio corto e largo, oppure reticolato. Aspetti fisici: Il corpo è ben proporzionato e armonioso. Tuttavia, se la rigidità è grave, si osserva una corrispondente riduzione di alcuni di alcuni elementi positivi, come la vitalità generale del corpo, occhi brillanti, un buon colorito cutaneo, gesti e movimenti vivaci. Possono diminuire anche la coordinazione e la grazia dei movimenti, e la pelle può assumere una sfumatura grigiastra. Gli individui con questa struttura caratteriale, in genere, tendono a vivere la passività come vulnerabilità. Sono, quindi, ambiziosi, aggressivi e competitivi. Il linguaggio della pelle Il nostro corpo è completamente ricoperto dalla pelle, il primo a formarsi e il più sensibile dei nostri organi, il primo mezzo di comunicazione e anche il più efficiente dei nostri mezzi di protezione. Forse, insieme al cervello, la pelle è il più importante degli apparati. Il senso più strettamente associato alla pelle, il tatto, il più importante dei sensi, è il primo a svilupparsi nell’embrione umano. Nell’utero il prodotto del concepimento, immerso nel liquido amniotico materno e avvolto dalle morbide pareti dell’utero stesso, conduce un’esistenza acquatica. In queste condizioni ambientali la sua pelle deve essere in grado di contrastare sia l’assorbimento di troppa acqua, sia l’azione lacerante dell’ambiente liquido, e di reagire adeguatamente ai mutamenti fisici, chimici e neurali e alle variazioni di temperatura. La pelle ha origine dal più esterno dei foglietti embrionali, l’ectoderma, dal quale inoltre si formano i capelli, lo smalto dei denti e gli organi di senso (olfatto, gusto, udito, vista e tatto): tutti connessi a ciò che accade fuori dell’organismo. Il sistema nervoso, la cui funzione principale sta nell’informare l’organismo di quanto succede al di fuori, è il più importante degli apparati originati dall’ectoderma. L’accrescimento e lo sviluppo della pelle procedono per tutta la vita, e lo sviluppo della sua sensibilità dipende in gran parte dal genere di stimolazione ambientale che essa riceve. In alcuni animali si è scoperto che la sensibilità della pelle è evidentemente più precoce e più completamente sviluppata durante la vita embrionale; secondo una legge dell’embriologia, una funzione che si sviluppa precocemente è molto probabile che sia una funzione essenziale: di fatto le funzioni proprie della pelle sono fra le più fondamentali. La superficie della pelle possiede un numero enorme di recettori sensoriali, che ricevono gli stimoli di caldo, freddo, tatto, dolore. Si ritiene che ogni cm quadrato contenga circa 5000 recettori, e i punti C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 11 tattili variano da 7 e 135. Il numero di fibre sensoriali che partono dalla pelle, entrando nel midollo spinale attraverso i corni posteriori, è certamente superiore al mezzo milione. La pelle svolge quattro funzioni fisiologiche: 1) difesa del corpo da offese meccaniche, da radiazioni e dall’invasione di sostanze e organismi estranei; 2)organo di senso; 3)regolatore della temperatura; 4)organo del metabolismo e dell’immagazzinamento dei grassi, e del metabolismo dell’acqua e dei sali mediante la traspirazione. Che l’importanza delle funzioni tattili della pelle non sia passata completamente inosservata è evidente dalle molte espressioni del linguaggio comune nelle quali esse compiono. Parliamo di “fregare” il prossimo in modo scorretto, e di “lisciarlo” in senso giusto. Diciamo di qualcuno che ha il “tocco felice”, di un altro che ha “il tocco leggero”, di un altro ancora che ha “il tocco umano”. Entriamo “in contatto” con altri; certe persone devono essere “maneggiate con cura”, “trattate con i guanti”. Alcuni hanno “la pelle dura”, altri “la pelle delicata”, c’è chi ha “i nervi a fior di pelle” e ci sono verità che possono essere “toccate con mano”. Qualcuno può essere “toccato” facilmente, cioè è ipersensibile o facile preda dell’ira. “Sentire” una cosa è per noi importante sotto molti aspetti; e il “sentimento” per qualcuno comporta in larga misura un’esperienza vissuta attraverso la pelle. Un’esperienza profondamente sentita è “toccante”; di certo diciamo che “è piena di tatto” o che “manca di tatto”, cioè che ha o non ha il delicato senso di ciò che è conveniente e opportuno nei rapporti con il prossimo. In quanto apparato sensoriale, la pelle è il più importante sistema organico del corpo. Un essere umano può trascorrere la vita cieco o sordo o completamente privo dei sensi dell’olfatto e del gusto, ma non può sopravvivere senza le funzioni proprie della pelle. Alcuni esperimenti condotti su animali sono giunti ad analoghe conclusioni. Si scoprì, infatti, che tra i ratti sottoposti ad un intervento chirurgico, quelli che provenivano da una cosiddetta “colonia sperimentale”, nella quale erano trattati con dolcezza e accarezzati, mostravano il più alto tasso di sopravvivenza; al contrario, gli animali che avevano mostrato il più alto tasso di mortalità provenivano da quello che fu chiamato lo “stock mortale”, un gruppo di topi il cui solo contatto umano era quello inerente l’alimentazione giornaliera e la pulizia della gabbia da parte degli inservienti. Da altri esperimenti risulta che l’animale neonato deve essere leccato per sopravvivere e, se per qualche ragione non viene leccato, particolarmente nella regione peroneale (quella fra i genitali esterni e l’ano), è probabile che muoia per una deficienza funzionale dell’apparato genitourinario e/o gastrointestinale. Passando all’ordine dei mammiferi al quale appartiene l’uomo, quello dei primati, è stato osservato che le madri leccano i piccoli dal momento della nascita; lo stesso avviene fra i babbuini in condizioni naturali. Per ciò che riguarda le scimmie antropomorfe, è possibile che, assieme agli uomini, rappresentino l’unica eccezione esistente fra i primati e in genere fra i mammiferi, essendo i soli a non leccare i piccoli. Il grembo del tempo C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 12 Probabilmente, uno degli equivalenti del “leccamento” è rappresentato dal lungo periodo di travaglio che la femmina umana sopporta durante il parto. La durata media del travaglio con il primo figlio è di 14 ore, con i successivi di 8 ore. Durante questo periodo le contrazioni dell’utero provocano forti stimolazioni alla pelle del feto, e queste condizioni assolvono in gran parte le stesse funzioni e hanno le stesse finalità del leccamento del neonato in altri animali. Nel ventre materno il feto è stato costantemente stimolato dal liquido amniotico e dalla crescente pressione del proprio corpo contro le pareti dell’utero. Queste stimolazioni sono molto intensificate durante il travaglio, allo scopo di preparare gli apparati fondamentali al funzionamento postnatale, notevolmente diverso da quello richiesto nell’ambiente liquido dove il feto ha trascorso fino allora la sua vita. Il significato dell’immaturità neonatale e infantile dell’uomo. L’uomo ha gestazione di 266 giorni e mezzo, che rientra nettamente nella classe delle gestazioni lunghe. Il prolungato periodo di immaturità comportamentale del bambino rivela non soltanto quanto sia sottosviluppato e dipendente al momento della nascita, ma anche la sua immaturità biochimica e fisiologica. Nel neonato dell’uomo, per esempio, non si sono ancora sviluppati certi enzimi. Questa è una caratteristica ricorrente anche in molte altre specie di mammiferi, ma nel bambino, contrariamente alla maggior parte degli altri neonati mammiferi, molti di questi enzimi mancano completamente. Dato che il bambino nasce a uno stadio così rischiosamente immaturo, è particolarmente necessario che i genitori capiscano appieno il vero significato dell’immaturità dei propri figli: cioè che, con tutti i mutamenti iniziati durante il processo della nascita, il bambino continua il suo periodo di gestazione, passando, attraverso il canale naturale, dall’uterogestazione all’esterogestazione in un continuo e sempre più complesso rapporto di interazione con la madre, che è ottimamente dotata per venire incontro alle sue necessità. Fra le necessità più importanti del neonato vi sono i segnali che riceve attraverso la pelle, suo primo mezzo di comunicazione con il mondo esterno. Accarezzati nel modo giusto. Il ruolo delle contrazioni dell’utero sul corpo del feto per prepararlo al funzionamento nel mondo postnatale è fondamentale. La contrazione dell’utero sul corpo del feto stimola i nervi sensoriali periferici della pelle. Gli impulsi nervosi vengono allora condotti al sistema nervoso centrale dove, agli opportuni livelli, sono mediati, attraverso il sistema nervoso vegetativo (autonomo), ai diversi organi che esso innerva. Quando la pelle non è stata adeguatamente stimolata, anche il sistema nervoso periferico e quello vegetativo risultano non essere stimolati adeguatamente, e gli apparati organici fondamentali non vengono attivati. Interessante è notare come nei bambini nati prematuri o con parto cesareo, che non avevano perciò ricevuto un’adeguata stimolazione cutanea, vi fosse un’incidenza sensibilmente superiore di disturbi nasofaringei e respiratori. Questa differenza era particolarmente marcata nel primo anno di vita. Un’ulteriore indagine stabilì che nel periodo prescolastico i prematuri presentavano un numero di turbe comportamentali sensibilmente maggiore dei bambini nati a termine. Queste turbe comprendevano iperattività, ritardata acquisizione del controllo intestinale e vescicale, enuresi, eccessiva tendenza alla disattenzione, scontrosità, abitudine di succhiarsi il pollice, negativismo e ipersensibilità ai rumori. C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 13 Fra i bambini nati da parto cesareo e quelli nati normalmente sono state trovate molte differenze biochimiche, e in particolare una maggiore acidosi, un più basso tenore di proteine e di calcio e un più alto tasso di potassio nei primi rispetto ai secondi. Altre ricerche mostrarono come da ragazzi i prematuri presentavano problemi di alimentazione più frequenti e più gravi dei ragazzi nati a termine. Queste osservazioni, abbondantemente confermate da altri ricercatori, suggeriscono la possibilità che un’insufficienza di stimolazione cutanea c’entri in qualche modo e, almeno in qualche caso, si concretizzi in una maggiore tendenza alle infezioni e alle malattie degli apparati respiratorio, gastrointestinale e genitourinario. È probabile quindi che l’insufficiente stimolazione cutanea durante il periodo perinatale, cioè nel periodo immediatamente precedente e immediatamente seguente la nascita, possa essere uno dei fattori responsabili dei disturbi sopra citati. Dal momento che il capo del feto umano a termine, nell’utero, è più grosso di quanto sia mai stato, e poiché il feto giace a testa in giù nella parte più stretta dell’utero, la faccia, il naso, le labbra e il resto del capo ricevono forti stimolazioni dalle contrazioni uterine. Questa stimolazione facciale corrisponde al leccamento del muso e della regione orale somministrato dagli altri animali ai loro piccoli, e forse producono più o meno lo stesso effetto, cioè avvia la scarica sensoriale nel sistema nervoso centrale e risveglia l’eccitabilità del centro respiratorio. Che i contatti cutanei fra la madre e il neonato siano reciprocamente vantaggiosi è dimostrato dal fatto che quando si mette il neonato in contatto con il corpo della madre l’utero è stimolato a contrarsi. Questo fatto è recepito da secoli dalla medicina popolare di molte nazioni. C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica, Viale Europa 139, Fi - Tel 055/6532824 14