Calendario settimanale 21 - 27 novembre 2016 La globalizzazione religiosa La situazione Quando io ero ragazzo – ciò significa negli anni 50 – la situazione religiosa era ben definita dal punto di vista geografico: il cristianesimo radicato in occidente (Europa, Americhe, parzialmente in Africa), l’Islam collocato in medio oriente con espansione verso est sino in Indonesia e nella parte settentrionale dell’Africa, le religioni orientali (induismo, buddismo, ecc.) collocate in Asia. In questi sessanta anni le cose sono molto cambiate perché il processo di globalizzazione ha comportato un movimento di persone che ha portato a presenze religiose diverse anche da noi. Questo però è solo un elemento esterno: il processo di globalizzazione ha portato e porta a scambi culturali sempre più intensi con inevitabili travasi da una cultura all’altra e quindi a diffusione di parecchie esperienze religiose anche in Italia, che sino a pochi anni fa era una salda rocca del cattolicesimo. Se si seguono i dati forniti dal CESNUR (Centro Studi Nuove Religioni) si rimane particolarmente impressionati dall’elenco delle religioni presenti in Italia. Oltre a tutta l’ampia varietà di denominazioni cristiane (la Chiesa Cattolica e i suoi scismi, le Chiese ortodosse e antico-orientali, il primo protestantesimo con valdesi, luterani, riformati e la Comunione Anglicana, il secondo protestantesimo con le Chiese battiste e metodiste, il Movimento di Restaurazione con le Chiese di Cristo, ecc.), vi è una nutrita serie di religioni non cristiane: l’Islam e i movimenti di matrice islamica in Italia, l’eredità di Gurdjieff, gruppi di origine zoroastriana, l’induismo e i movimenti di origine induista, il buddhismo, movimenti di origine giainista, gruppi di origine sikh, ecc. Per arrivare poi a forme religiose che recuperano religioni del passato come neo-paganesimo, neo-stregoneria, neo-sciamanismo; oppure a nuove forme religiose come spiritismo, parapsicologia, ricerca psichica, i movimenti dei dischi volanti, il satanismo, religioni e movimenti del potenziale umano, dal New Age al Next Age. Chi vuol avere notizie ampie e serie su tutte le forme religiose presenti in Italia può consultare il sito http://www.cesnur.com. Spesso si tratta di presenze molto limitate: poche centinaia o qualche migliaio di aderenti; in alcuni casi però il numero sale e la presenza diventa più consistente come nel caso dell’Islam o del buddhismo. La presenza musulmana in Italia è notevole: una stima valida per il 2016 parla di 1.911.090 musulmani, in gran parte immigrati dai paesi musulmani; i convertiti italiani assommano a circa diecimila. Il buddhismo ha invece provocato più conversioni: ci sono circa 157.000 italiani divenuti buddhisti accanto ai 111.000 buddhisti immigrati dai paesi asiatici. L’aspetto statistico, a cui qui si è accennato, rimanda alla domanda di fondo sul significato di questa diffusione religiosa in Italia. Il fenomeno è molto complesso, è oggetto di studio dei sociologi e richiede di essere affrontato con attenzione e non con superficialità. Io mi limito ad alcune osservazioni che possano aiutare la riflessione di ciascuno. Cercare di comprendere Partirei dall’indebolimento della fede cristiana, in questo caso quella vissuta all’interno della Chiesa cattolica. Mi pare che il nostro tempo sia poco disponibile all’ascolto ed all’impegno che la fede in quanto sequela di Gesù richiede («rinnega te stesso, prendi la tua croce ogni giorno e seguimi»). Si vuole tutto e subito, si desidera la realizzazione di se stessi e la ricerca del benessere a tutti i costi, si ricerca la felicità in ogni modo e si allontana tutto ciò che può rovinare l’armonia e la serenità della vita. I legami si sono fatti deboli: i matrimoni si sfaldano facilmente, gli impegni assunti vengono dimenticati, ciò che è conveniente alla singola persona è posto prima di tutto. La stessa diffusione di esperienze religiose può rientrare in questo quadro: ricerca di qualcosa che realizza, che non chiede fatica, che permette di stare bene. Detto però questo, che legge le esperienze religiose su di un versante negativo, è necessario anche fare una lettura positiva: forse molte persone sono in ricerca e le nuove esperienze religiose, soprattutto quelle serie perché radicate una lunga tradizione, permettono loro di trovare qualcosa che dà senso alla loro vita. Questo non va sottovalutato ma deve interpellare profondamente la Chiesa e quindi ciascuno di noi. Quelle persone si sono rivolte ad altre esperienze religiose perché forse non hanno trovato nella Chiesa e nelle comunità parrocchiali quello che cercavano: tante cure si sono profuse in questi anni nel rinnovamento di tutti gli aspetti formativi ma le nostre comunità sanno dare quello che uno cerca? Sono veramente comunità testimonianti che attirano cosicché uno possa dire «Dio è veramente fra voi!» (1Cor 14,25)? Hanno la capacità di far incontrare il Signore Gesù risorto, colui che «scalda» il cuore e dà senso alla vita? Queste poche considerazioni contengono evidentemente un invito a chi legge a riflettere sulla qualità della propria fede perché se non esiste una fede personale forte ogni azione pastorale della parrocchia è un agire che non sortisce effetto, per quanto possa essere intelligente e portata avanti bene. E cosa significa fede personale forte? Cerco la risposta in una parola della prima lettera di Pietro: «Voi amate Gesù, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime» (1Pt 1,8-9). Il punto centrale è Gesù risorto ed il rapporto con lui, che è espresso da due verbi «amare» e «credere» che si rimandano l’uno all’altro: credere significa aprire a lui la propria vita in un atto di consegna della mente e del cuore, amare implica una relazione intensa di scambio e di dedizione reciproca, di Gesù a noi e nostra a lui. Consegue da questo la gioia «indicibile e gloriosa», una gioia cioè che non ha l’equivalente nell’esperienza umana per cui è indicibile, non si può raccontare; consegue anche la «salvezza delle anime» che altro non è se non il raggiungimento della piena identità umana e cristiana che si apre successivamente all’eternità di Dio. Chi è radicato in questa fede può aiutare altri a vivere la stessa esperienza. Concludo: il discorso religioso oggi in Italia è complesso e le componenti sono molte; sono però convinto che, al di là delle analisi che si possono fare, sia la «fede forte» di ciascuno a costituire la vera risposta al problema. Notizie Dagli occhi al cuore Il secondo incontro di martedì 15 novembre ha tentato di leggere l’opera del Caravaggio attraverso l’incontro con il diacono Enrico Sassano, che per molti anni è stato responsabile della Caritas diocesana. Egli ha con passione ripercorso la sua vocazione a servizio degli ultimi nella nostra diocesi, dagli anni settanta ad oggi, facendo proprio riferimento all’opera del Caravaggio «Le sette opere di Misericordia». L’incontro con il salesiano don Vincenzo Savio, la collaborazione con monsignor Ablondi, l’affiancamento del diacono Rossi e poi l’esplosione della disponibilità al servizio diaconale nonostante gli impegni familiari e professionali. Per entrare in contatto con «le povertà», Enrico ha fatto riferimento alla necessità di una formazione continua, biblica e teologica, ma soprattutto spirituale: la centralità dell’ascolto della Parola, personale e comunitario, e la preghiera. Prendersi cura degli altri, quale sia la loro condizione, farlo con empatia, coraggio e fermezza è compito irrinunciabile di ciascuno: è necessario «sporcarsi le mani», dilatare l’incontro, declinare l’accoglienza, potenziare la relazione. Incontrare l’altro è davvero incontrare Gesù. Facile a dirlo, meno facile metterlo in pratica ed esserne consapevoli. Incontro sul referendum Venerdì 18 novembre vi è stato l’incontro sul referendum proposto dalla parrocchia per capire meglio il senso delle riforme che vengono sottoposte al nostro giudizio attraverso il referendum. La risposta è stata particolarmente alta, più di cento persone, per cui dal salone, dove doveva svolgersi l’incontro, siamo passati in chiesa. I due relatori, Francesco Dal Canto e Salvatore Vuoto, si sono alternati nella presentazione dei contenuti della riforma seguendo come criterio il confronto tra la costituzione attuale e quella proposta in modo che gli ascoltatori potessero avere capacità di valutare la bontà della riforma. Seppur sinteticamente, sono stati presi in esame i suoi diversi aspetti partendo dall’iter che essa ha seguito per giungere all’ultimo atto che è il referendum: il superamento del bicameralismo perfetto, un modo diverso di legiferare da parte del governo (decreto legge), l’elezione del presidente della repubblica, e così avanti. I quattro interventi più quello conclusivo sono stati sintetici e molto chiari ed hanno tenuto attenta l’assemblea degli ascoltatori per circa un’ora e mezzo: tenuto presente che la chiesa era fredda e le panche non tanto comode, non è poco. Tutto si è concluso con alcune domande che hanno ricevuto adeguata risposta. La raccolta di domenica 13 novembre ha fruttato € 464,62. Calendario Venerdì 25 novembre alle 21.15 seduta del Consiglio Pastorale . Domenica 27 novembre è la prima domenica di Avvento: inizia il tempo di preparazione al Natale, festa della presenza di Dio in mezzo a noi attraverso l’incarnazione del Figlio Gesù. È il tempo in cui siamo invitati a riflettere sull’irruzione di Dio nella nostra vita. La raccolta di questa domenica è a favore del Seminario diocesano. Custodire la parola ascoltata 2 Sam 5, 1-3; Sal 121; Col 1, 12-20; Lc 23, 35-43 La parola ascoltata oggi ci invita guardare a Gesù. Prima di tutto per contemplarlo nella sua divinità unica: «egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione». Dio è invisibile ma Gesù riflette la sua luce e la sua presenza su di noi perché Figlio, egli che, in quanto «primogenito di tutta la creazione», è anche parte della nostra realtà. Egli, in quanto «primogenito di quelli che risorgono dai morti», è la fonte della riconciliazione tra Dio e gli uomini: in lui ed attraverso di lui noi incontriamo e conosciamo Dio nell’amore. A lui – e questa è il secondo invito della parola di oggi – rivolgiamo la nostra supplica, coscienti della nostra povertà: «Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno». Fissare il nostro sguardo interiore sul volto di Gesù per essere da lui illuminati e lasciar uscire dal nostro cuore il gemito: «Gesù, ricordati di me».