la scena della musica alternativa in italia forme di comunicazione e

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UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO
Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di Laurea Specialistica in Linguaggi dei Media
LA SCENA DELLA MUSICA ALTERNATIVA IN ITALIA
FORME DI COMUNICAZIONE E PROMOZIONE
Tesi di Laurea di
Marco GRIMOLDI
Matr. N°. 300522 5
Relatore: Chiar.mo Prof. Marco LOMBARDI
Anno Accademico 2003/2004
1
E SUONI
INDICE
INTRODUZIONE
pag. 5
PARTE PRIMA
MUSICA E SUONI
CAP.1 LA MUSICA ALTERNATIVA
E INDIPENDENTE
pag. 8
1.1 “Alternativa” o “Indipendente”?
pag. 8
1.2 Le radici storiche
pag. 9
1.2.1 Post-punk
pag. 14
1.2.2 Dark-gothic
pag. 16
1.2.3 Elettronica e synth-pop
pag. 17
1.3 Le origini in Italia
pag. 19
1.4.1 L’inizio: gli anni ’70
e il rock-pop progressivo
pag. 22
1.4.2 La breve parentesi degli anni ’80:
il punk che parla bolognese
pag. 26
1.4.3 Gli outsiders:
il punk demenziale degli
Skiantos, e i Gaznevada
pag. 28
1.4.4 La new wave italiana:
Diaframma, Litfiba, Moda
pag. 31
1.4.5 CCCP-CSI, Fedeli alla Linea:
l’anello di congiunzione
tra punk e…
pag. 35
1.5 I multiformi anni ’90:
“alternativo” non è solo rock!
pag. 37
CAP. 2 LE ETICHETTE INDIPENDENTI
OGGI: IL MEI E AUDIOCOOP
pag. 41
2
2.1 Mei
pag. 41
2.2 Audiocoop
pag. 43
PARTE SECONDA
MERCATO E PROMOZIONE
CAP. 3 LA PRODUZIONE
pag. 46
3.1 Storia fonografica
pag. 46
3.2 Il mercato fonografico mondiale
pag. 50
3.3 Il mercato fonografico
italiano: i produttori
pag. 52
3.3.1 I dati, chi ve li ha dati?
pag. 54
3.3.2 I produttori
pag. 55
3.3.3 Il mercato ufficiale:
AFI, FIMI, e le principali imprese
pag. 56
CAP 4 LA DISTRIBUZIONE
pag. 57
CAP 5 LE VIE DELLA PROMOZIONE:
STAMPA, RADIO, TV
pag. 60
5.1 L’ufficio stampa
pag. 60
5.2 La promozione radio:
“il lancio del disco”
pag. 65
5.3 Il videoclip: promozione o arte?
pag. 69
CONCLUSIONI
pag. 72
BIBLIOGRAFIA
pag. 73
SITI E FILM VISTI
pag. 75
3
INTRODUZIONE
Iniziando questa tesi devo premettere un paio di cose che aiutino a
capire perché sono arrivato a questa scelta e soprattutto che cosa
mi appresto a trattare.
La musica, innanzitutto la MUSICA è il motivo principale che mi ha
spinto a scegliere questo argomento. Non solo perché è sempre in
mezzo a noi, non solo perché (come è ormai una frase fatta) “è
una forma universale di comunicazione”, non solo perché è la
passione di quasi tutti i giovani, ma soprattutto perché è la mia
passione.
Quando qualcuno me lo chiede non so descriverla esattamente. So
soltanto che è quella cosa di cui non mi riesco a privare neanche
per un giorno. Certo ci sono sempre delle cose che mi piacerebbe
coltivare di più o aver portato avanti (come leggere riviste
specializzate, o aver continuato a suonare il violoncello), ma il
tempo e le situazioni sono quello che sono. Comunque secondo me
la musica è soprattutto ascoltare, farsi attraversare dentro per
sentirne un emozione, una sensazione o semplicemente piacere.
Ma chiudendo questo parentesi poetica da cui non mi potevo
assolutamente trattenere veniamo a come sono arrivato a trattare
questo argomento.
Già in passato e per natura stessa dei miei gusti musicali mi sono
interessato alla musica alternativa e indipendente in generale. Ma
recentemente un’esperienza in particolare mi ha ulteriormente
avvicinato a questo ambito.
Infatti negli ultimi quattro mesi ho avuto la possibilità di svolgere
un periodo
di stage
presso
un’agenzia
di comunicazione
e
promozione musicale.1
In questo ambiente ho avuto modo di vedere in prima persona
quali sono i meccanismi di produzione e promozione di un progetto
1
EVENT SOUND PROMOTION.
4
musicale, in particolare di artisti emergenti e alternativi . Se
pensiamo infatti che le vie per così dire del “successo” nella musica
sono caratterizzate da logiche complesse di mercato e non solo, a
maggior ragione lo saranno per chi fa musica che non sia
propriamente di mainstream. Ma facendo un passo indietro devo
fare una doverosa precisazione. Musica alternativa non significa per
forza di cose le realtà provinciali e un pubblico ridotto a poche
decine o centinaia di persone. Molto probabilmente all’inizio questo
coinciderà col vero, ma questo è normale. Anche grandi come
Vasco Rossi, Battisti, e l’elenco è infinito, non furono subito capiti e
accolti da tutti. Una band o un artista è alternativo anche quando
diventa famoso e vende migliaia di dischi, perché quello che resta
alternativo è la sua musica.
Ringraziamenti
La realizzazione di questo lavoro è stata possibile anche grazie
all’aiuto di colleghi e amici. E’ stato importante il contributo di
Vittorio Sassudelli e di tutto lo staff di EventSoundPromotion, per
avermi fornito contatti preziosi per le mie interviste agli esperti del
mercato discografico e della musica in generale. Per la disponibilità
concessami ringrazio: Gianluca Soresi (BMG Italy), Sauro Rossi e
Filippo Falteri (Warner Music Italy), Claudio Buja (Universal Music),
Claudio
Ferrante
(Carosello
Records)
,
Matteo
Terzi
(Lotus
Records), Franco Zanetti (Rockol), Matteo Speroni (Corriere della
Sera/Musica), Luca Levati (Radiolombardia), Stefano Favero (Radio
Bella&Monella/Birikina), Massimo Ferrarotto (Loma), Livio Magnini
(Bluvertigo), Kriss Reicher (The Jains).
Il “viaggio all’interno della musica alternativa” non sarebbe stato
possibile senza le testimonianze di Lucio Contini e i Vallanzaska.
5
Ringrazio Giovanni Castoldi dei Lesreveres per la consulenza
musicale e materiale bibliografico. Emanuela Rocca, Paolo Pedretti,
Elisa Pratiffi e Carlo Orsi per il sostegno morale e informatico. Luca
Annoni (Centro Informatico), per aver recuperato questa tesi
quando ormai credevo fosse andata persa a causa di un problema
tecnico del pc. I miei genitori, e soprattutto mio fratello Dario per
aver sopportato la musica dei miei cd a tutto volume in questi anni.
Il mio ringraziamento per la redazione di questo lavoro va al mio
relatore, ch.mo prof. Marco Lombardi. E al mio correlatore, ch.mo
prof. Simone Tosoni.
6
PARTE PRIMA
MUSICA E SUONI
CAP 1 LA MUSICA ALTERNATIVA E INDIPENDENTE
1.1 Musica alternativa o musica indipendente?
Questo paragrafo vuole essere prima di tutto una premessa e una
precisazione linguistica.
Come
già
anticipato
sopra,
è
necessario
fare
subito
una
chiarificazione terminologica. Il termine “alternativa” non coincide
con “indipendente”. Infatti il primo indica tutta quella musica che,
appartenendo
a
“sottogeneri”
musicali
(o
comunque
in
controtendenza rispetto ai gusti/regole del mercato) si rivolge a un
pubblico di nicchia. Il secondo invece indica non tanto una
caratteristica peculiare della musica, quanto della sua modalità di
produzione e divulgazione. Si tratta della musica prodotta da
circuiti o etichette indipendenti, dette anche “indie”. Termine
questo usato anche accanto ai generi musicali (per es. indie-rock,
indie-folk,
indie-pop,
particolarità,
ovvero
ecc.)
essere
per
specificare
indipendente
proprio
dalle
questa
grandi
case
discografiche come dice anche Massimo Ferrarotto dei Loma:
«Restare in forma indipendente, soprattutto in un paese come
l’Italia, significa mantenere un buon margine di libertà, artistica
intendo! Ovviamente ci si sente sgravati dal peso delle aspettative
che le etichette major ti chiedono. E’ anche vero che, così facendo,
la possibilità di cavalcare le onde del successo diventa sempre più
un miraggio!». (Cfr. Grimoldi Marco, Interviste agli esperti del
settore discografico, Milano Ottobre-Novembre 2004).
Ma
la
questione
è
tutt’altro
che
semplice
e
cercare
un
inquadramento in una direzione sola apparirebbe perlomeno
7
riduttivo. Diciamo che, concettualmente, la musica cosiddetta
“alternativa” si rifà a un discorso ben più ampio, quello della
controcultura e delle sottoculture degli anni ‘60/’70. Alla luce di ciò
appare chiaro che, anche musicalmente non ci si può soffermare su
nomi, definizioni, generi ed “etichettature” musicali. Tuttavia, nelle
pagine seguenti cercheremo di addentrarci nelle origini di questo
concetto di musica. Vedremo come tutto ciò sia riconducibile ai
fenomeni punk e new wave, dai quali più o meno direttamente
derivano tutti o quasi i generi oggi considerati alternativi come
post-rock,
prog-rock,
noise
rock,
alternative
rock,
grunge,
rocksteady, punk-ska, ska-core, dark, new gothic, folk-rock,
elettronica, e l’elenco sarebbe ancora lungo. Ma tornando al nostro
approccio “concettuale”, nelle pagine seguenti per “alternativa” si
intenderà in primo luogo quella musica che in quel dato contesto e
periodo musicale è considerata “controculturale” e in grado di
portare innovazioni e cambiamenti nella musica stessa. E l’altra
distinzione che abbiamo lasciato nelle prime righe? Abbiamo
definito il termine “indipendente” come una modalità produttiva,
ma sarebbe sbagliato ignorare che tale modalità corrispose e
corrisponde tutt’ora nella maggior parte dei casi a prodotti musicali
“alternativi”.
Ma
sarebbe
altrettanto
sbagliato
affermare
il
contrario, e cioè per intenderci che “tutta la musica alternativa è
indipendente”
produzione
(Anzi
vedremo
alternativa
come
indipendente
negli
si è
ultimi
decenni
avvicinata,
se
la
non
assimilata alle grandi major della discografia).
8
1.2 Le radici storiche
Come abbiamo già anticipato sopra, le origini della musica
alternativa si possono ricercare nel fenomeno della new wave
americana e inglese e ancor prima nel punk. Ma vediamo come.
La new wave è un movimento culturale poliedrico e molto
complesso, fatto di tendenze, spunti, innovazioni che, dalla metà
degli anni ’70 ai primi anni ’80, hanno trasformato la musica rock e
non
solo.
Questo
fu
causato
in
primo
luogo
dall’enorme
sconvolgimento e rimescolamento introdotto dal punk che fece
dell’essenzialità e della creatività gli ingredienti per la nascita di
quasi tutta la musica di oggi. E non solo rock, ma anche pop,
elettronica, dance.
Il punk, infatti prima ancora di essere genere musicale nacque
come movimento, come pensiero, la convinzione di un’ intera
generazione di giovani che non ci fosse più niente da cambiare, per
cui valesse la pena lottare. Due sole parole, ma esplicative come
non mai costituiscono lo slogan punk per eccellenza: “No future”.
Siamo a metà degli anni ’70, e ora i giovani sono già molto diversi
dai loro coetanei di fine anni ’60: gli “hippies”. Gente che sognava
un mondo migliore, in cui si potesse vivere in pace, lontano dagli
orrori della guerra del Vietnam. Il punk non è niente di tutto
questo. E’ disillusione, rabbia giovanile, ribellione, insofferenza
verso la situazione di immobilismo e le regole qualunque esse
siano: dei genitori o delle istituzioni. E tutto ciò si trasforma in
suono, o meglio grezzi rumori.
Nasce musicalmente, traendo le sue radici dal rock’n’roll, nei primi
anni ’70 come reazione al business incondizionato delle case
discografiche, ottenuto sfruttando la musica popolare.
I primi
gruppi nascono negli Stati Uniti e in Inghilterra. Ed è proprio in
questo paese che convenzionalmente nasce dalla mente di un
artista eccentrico come Malcom McLaren e dalle note di un gruppo
9
ribelle come i Sex Pistols di Jonny Rotten e di Sid Vicious. Dalla
parte opposta del globo, negli Usa questo movimento ha le sue
radici a New York, con la fine del movimento studentesco e
pacifista. Sono gli anni del Vietnam e della “grande disillusione”.
Anni in cui un Elvis Presley non incarna più lo spirito ribelle del
primo rock’n’roll, e le ballate di Bob Dylan sono echi lontani. Per
reazione a questo senso di vuoto e smarrimento musicale a metà
tra rock e pop, iniziò a diffondersi una musica rozza, senza
compromessi che i critici definirono punk. Nel 1973
nacquero le
prime fanzine2 come “Who put the bomp” e “Punk Magazine”. Ma
se la nascita del punk come movimento e ideologia nacque in
America,
la
esplosione
musicale
sua
come
si
Inghilterra.
vera
genere
ebbe
Nel
1976
in
fu
fondata la prima fanzine ad
opera degli Alternative Tv di
nome “Sniffin’ Glue”, e in
questo stesso anno nacque
un’importante
indipendente,
etichetta
la
“Rough
Trade”. Si diffuse ben presto
un ondata di band, che andavano volutamente controcorrente
rispetto al mercato, irriverenti e nichilisti. Tra i nomi storici
ricordiamo i Sex Pistols, Damned, e Clash. La loro musica fu un
punto di riferimento per la nuova scena americana, e il loro
atteggiamento dimostrò che era possibile tornare a fare musica in
prima persona, senza necessariamente una tecnica sopraffina, né
tante luci della ribalta. I Sex Pistols aprirono un era col loro
capolavoro Never Mind the bollocks, scalando le classifiche inglesi,
e destabilizzando la musica europea.
2
Molte altre band, tra cui
Fanzine: rivista autoprodotta e a diffusione gratuita da parte dei primi gruppi punk.
10
Clash, Damned, Siuxie & The Banshees, diedero vita da un lato a
una rivoluzione musicale, dall’altro a una rivoluzione dello stile e
dell’atteggiamento stesso verso la musica. Infatti le major, non
appena intuirono l’enorme impatto del punk sul mondo del rock e il
suo potenziale commerciale, iniziarono ad affiancarsi alle etichette
indipendenti,
desiderose
distribuzione.
Alcune
di
di
ampliare
queste
il
rimasero
proprio
fedeli
raggio
alla
di
logica
dell’autopromozione, altre si associarono per poter far fronte ai
colossi della discografia. Ma quel che è significativo è ora, con un
budget ridotto, si potevano stampare un numero sufficiente di
copie di dischi in “bassa fedeltà” per farsi conoscere ed avere una
chance. Tra i primi artisti rappresentativi abbiamo Patti Smith che,
con l’album Horses (1975), inaugurò una nuova stagione del rock
americano, che vedeva la fusione di tutte le arti, dalla musica al
cinema, alla pittura, alla poesia, in un unico linguaggio. Il momento
favorevole continua, e nel 1976 pubblica Radio Ethiopia, e nel 1978
Easter, incarnando la rabbia e i sogni di un’intera generazione. Ma
è Richard Hell con Blank Generation (1976) ad essere riconosciuto
convenzionalmente come padre fondatore del punk usa. Figura
importante del punk delle origini, Hell continuò la sua avventura
negli anni seguenti con i Television, dimostrando un estro versatile
ai cambiamenti. A differenziarsi dai cugini americani ci pensano
soprattutto i Ramones, che invece di rifarsi al pub rock come i Sex
Pistols, o al reggae come i Clash, unirono insieme la musica di due
gruppi storici, Beach Boys e Stooges. Quello che ne derivò, fu un
rock di strada, grezzo e veloce, ma soprattutto in grado di parlare a
una generazione ormai priva di ideali e di sogni. Come «ricorda
Joey Ramone “noi abbiamo dato la possibilità di esprimersi a un
sacco di persone che erano represse. Il nostro contributo fu ben più
che una musica: era culturale e sociale. Fu un linguaggio, un
look.[…]”».3 Con i Ramones si ha un ritorno al rock’n’roll delle
3
ASSANTE, ERNESTO – CASTALDO, GINO, Blues, Jazz, Rock, Pop. Il novecento americano, Einaudi,
11
origini, di stampo americano, un sound velocissimo e amplificato,
semplice e lineare. I Ramones fecero scuola, e aprirono la strada a
moltissimi gruppi come i Television, Blondie, Suicide, Pere Ubu,
Dead
Boys
e
molti
altri.
Le
etichette
iniziano
a
fiorire
numerosissime, costituendo la base di un vero e proprio mercato
alternativo, permettendo a centinaia di piccole band di accedere
alla produzione dei dischi. Altro fenomeno importante sono le
fanzine, piccoli giornali autoprodotti che costituiscono mezzi di
informazione e divulgazione di riferimento per l’ambiente punk.
Nascono dal rifiuto della critica ufficiale, accusata di assecondare il
mercato discografico. Il movimento fini in Gb alla fine del decennio
cosi come in Usa, anche se qui il seme del punk si trasformò in una
concezione più matura, che spaziava dalla canzone d’autore
europea a un punk acido e psichedelico, fino ai suoni moderni del
post-punk o new wave.
Infatti dalla seconda metà degli anni ’70 si parlerà di new wave,
quel fenomeno che, collocabile tra il 1977 e il 1984, rappresenta un
laboratorio di suoni e generi dal progressive al garage, dal
rock’n’roll al soul, dalla psichedelica al funky, all’elettronica e al
rhytm and blues. Gli esordi vedono alla base la lezione della musica
punk, punto di partenza per un necessario superamento, tanto che
oggi si parla di post-punk. Le prime band erano animate proprio
dalla
volontà
di
fare
musica
“senza
pretese”
mirando
all’essenzialità. Tra le primissime band riincontriamo i Television di
Richard Hell e Tom Verlain e i Velvet Underground di Lou Reed. Ma
ancora prima è Patti Smith a essere considerata vera e propria
madrina della new wave americana con il suo primo lavoro Horses
1975.
Essendo
la
new
wave
un
movimento
notevolmente
poliedrico, per comodità di approccio e di comprensione lo abbiamo
suddiviso in tre grandi aree (da non intendersi assolutamente come
tre compartimenti stagni): il post-punk, il dark e l'elettronica. […]
Torino 2004, p.605.
12
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