Nerone (54-68 d.C.) La dinastia Giulio - Claudia Con dinastia giulio–claudia si indica la serie dei primi cinque imperatori romani, che governarono l’impero dal 27 a. C. al 68 d. C. La dinastia è detta giulio-claudia, perché formata da discendenti della gens Iulia (da Giulio Cesare, padre adottivo di Augusto) e della gens Claudia (da Claudio Nerone, padre naturale di Tiberio). Augusto d.C.) (27 a.C. – 14 Busto dell’imperatore Augusto Custodito attualmente nella Gipsoteca di Monaco di Baviera Tiberio d.C.) (14 d.C. – 37 Busto dell’ imperatore Tiberio Custodito attualmente nel Museo Archeologico Nazionale di Palermo, Sicilia Caligola d.C.) (37 d.C. – 41 Busto dell’imperatore Caligola Autore : Louis le Grand Custodito attualmente a Ny Carlsberg Glyptotek , Danimarca Claudio d.C.) (41 d.C. – 54 Busto dell’imperatore Claudio Data : tra il 41 e il 54 d.C. Tecnica/materiale : marmo bianco Custodito attualmente nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli Nerone d.C.) ( 54 d.C. – 68 Testa in marmo dell’imperatore Nerone Custodita attualmente nella Gipsoteca di Monaco di Baviera La storia è scritta dai vincitori. Chi perde è destinato a essere oltraggiato. Nerone è l'imperatore romano, insieme a Caligola, più vilipeso dagli storici del tempo. -Scrissero di Nerone: - Publio Cornelio Tacito (55-120 circa) - Svetonio Tranquillo (70-140 circa) - Dione Cassio Cocceiano (Nicea 155 - Nicea 235 circa) Dunque ciò che sappiamo di Nerone deriva da esponenti della classe senatoria e della classe equestre: esattamente le due classi con le quali aveva dovuto combattere e dalle quali era stato infine tratto in rovina. Anche la tradizione giudaica è contraria a Nerone. Nerone difese in Giudea, come in tutto l'impero, la libertà di religione, la convivenza tra etnie e popoli diversi: l'antico ideale di Alessandro Magno. Ma i Giudei non condivisero questo ideale e Nerone dovette intervenire con l'esercito per pacificare la regione. Contraria a Nerone è tutta la tradizione cristiana che vide in lui il primo persecutore dei cristiani, l'assassino di Pietro e Paolo, l'Anticristo. Ma non esiste alcun editto di Nerone contro i cristiani o contro la religione cristiana. Nerone condannò a morte solo un gruppo di incendiari o di supposti tali. Finora non è stata trovata alcuna tradizione favorevole a Nerone. Eppure Nerone venne profondamente amato dal popolo romano che rimpianse a lungo la sua morte. Dopo la morte di Claudio, sale al potere il figliastro Nerone (nel 54 d.C.), non ancora diciassettenne. La sua personalità, durante la giovinezza, viene fortemente influenzata dal suo maestro Seneca. Nel 59 d.C. la situazione degenera, perché Agrippina prende le parti di Ottavia (moglie di Nerone) contro Poppea (amante di Nerone); istigato da Poppea, Nerone fa uccidere la madre. Dopo questo episodio, il principe intraprende una politica autonoma: emargina Seneca e ricerca il favore della plebe. Giulia Agrippina Augusta (6 novembre, 15 – Miseno, 59) Testa di Agrippina Minore Custodita attualmente nel Claudia Ottavia (40 – 8 giugno 62) Figlia di Claudio e Valeria Messalina Moglie di Nerone Custodita attualmente nel Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo. « Secondo Tacito sarebbe morta a vent'anni nel 62 d.C., (pertanto sarebbe nata nel 42-43). Secondo Cassio Dione sarebbe venuta alla luce nel 41 entrambe le datazioni non sono però convincenti. È più plausibile -come molti pensano- che la principessa sia nata in precedenza nel 40 d.C. quando Claudio aveva così poco rilievo nella famiglia imperiale che la nascita della bambina non era notizia meritevole di menzione. » Poppea Sabina (ca 30 – Oplontis, 65) Fu la seconda moglie dell'imperatore romano Nerone Testa in marmo Custodita attualmente nel Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo L’incendio di Roma (64 d.C.) da Tacito L’incendio di Roma (64 d.C.) Nel luglio del 64 d.C. un incendio, assai più violento di quelli precedenti, divampò nel centro di Roma, distruggendo gran parte della città. Le vittime furono migliaia e numerosissimi gli edifici e le opere d’arte che andarono perduti per sempre. L’incendio cominciò, come ci dice Tacito, nel circo tra i colli del Palatino e del Celio. Poi divampò alimentato dal vento ed avvolse il circo per tutta la sua lunghezza. A tutto ciò si aggiungevano le grida lamentose delle donne, dei vecchi e dei bambini. Avveniva spesso che qualcuno, mentre si sorvegliava le spalle, si trovava circondato dalle fiamme. Alla fine la gente, non sapendo dove fuggire, si riversò nelle vie e nei campi. FONTE : TACITO In quel momento Nerone era ad Anzio, e non ritornò a Roma finché le fiamme non si avvicinarono alla casa vicino ai giardini di Mecenate. A causa dell’incendio, l’imperatore venne accusato di esserne stato l’artefice, ma egli a sua volta scaricò tutta la colpa sui cristiani. Con questo episodio iniziano le persecuzioni contro quest’ultimi. Robert Hubert (1733- 1808), Musée André Malraux, Le Havre, Francia La congiura dei Pisoni da Tacito La congiura dei Pisoni Nel 65 d.C. fu scoperta la congiura dei Pisoni: un complotto organizzato per abbattere Nerone e far salire al trono il senatore Gaio Calpurnio Pisone. La congiura venne scoperta allorché uno schiavo al servizio del congiurato Scevino, Milico, corse agli Orti Serviliani a denunciare il proprio padrone che, avendogli ordinato di affilargli il pugnale e di preparargli bendaggi (per eventuali ferite ricevute nel corso dell'azione), lo aveva insospettito. Intuito che vi era una complicità tra Scevino e Antonio Natale, ed essendo entrambi amici di Pisone, i due vennero interrogati separatamente: Natale confessò subito, indicando tra i congiurati Pisone e Seneca. Fu l'inizio della scoperta della congiura, che diede adito, per ordine di Nerone, ad una serie di processi sommari, esecuzioni e suicidi. Nel dipinto di John William Waterhouse (1878), Il rimorso dell'imperatore Nerone dopo l'omicidio della madre. Tra le morti lo scrittore latino Tacito negli Annales, cita, oltre alla celebre morte di Seneca, anche quella di Petronio, Plauzio Laterano e Subrio Flavo. Un esempio di grande coraggio riferito dallo stesso Tacito, è la morte di Epicari, suicida pur di non rivelare i nomi dei complici dopo essere stata più volte torturata: "Fulgido esempio di eroismo, dato da una donna, una liberta, che in un così grande pericolo volle proteggere degli estranei e quasi degli sconosciuti, mentre degli uomini nati liberi,dei cavalieri e dei senatori romani, senza essere sottoposti a tortura, tradivano ognuno le persone più care”. La morte di Seneca, 1684, olio su tela di Luca Giordano, 155 x 188, Parigi, Museo del Louvre I congiurati erano senatori e cavalieri, appoggiati da ufficiali della guardia pretoriana. Dei 41 partecipanti alla congiura solo diciotto morirono. Gli altri vennero esiliati o perdonati. Pisone si suicidò. Seneca si suicidò. Il prefetto Fenio Rufo, che aveva partecipato alla congiura, venne ucciso. Fu sostituito da un ufficiale: Nimfidio Sabino. Presero parte alla congiura anche il poeta Anneo Lucano e Petronio Arbitro. La morte di Seneca, olio su tela, 1875 di Noël Sylvestre, Béziers, Francia La riforma monetaria A Nerone si deve una riforma monetaria che migliorò il potere d’acquisto dei ceti più bassi, inoltre, egli riorganizzò l’approvvigionamento della capitale, con ampi benefici per la popolazione, che lo ricambiò con grande entusiasmo. DENARIUS AUREUS Nel periodo 63-64 Nerone procedette ad una riforma monetaria. Venne abbassato il piede dell'aureus e del denarius. Contemporaneamente venne migliorato il rapporto del denarius rispetto all'aureus. Rapporto aureus denarius 1 25 Prima di Nerone Rapporto Riforma di Nerone del 63 Rapporto 1/40 di libbra (7,7 grammi d'oro) 1 grammo d'oro 1/45 di libbra 1 grammo (7,3 grammi d'oro) d'oro 1/84 di libbra (3,7 grammi d'argento) 12 grammi d'argento 1/96 di libbra (3,25 grammi d'argento) 11 grammi d'argento La riforma aumentava la moneta circolante e portava un utile nelle casse dello stato. Nerone si aspettava anche un rilancio dell’ economia. Inoltre si aveva un vantaggio per le classi medie che non usavano l'aureus, ma il denarius. I ricchi che avevano tesaurizzato l'aureus furono i più danneggiati. Non va nemmeno dimenticata la sua politica edilizia, infatti Nerone, dopo l’incendio, fece costruire a Roma molti edifici pubblici e restaurare quelli danneggiati. Un altro edificio che Nerone fece costruire è la DOMUS AUREA. La Domus Aurea ("Casa d'oro" in latino) era la villa urbana costruita dall'imperatore romano Nerone dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64. « Bene! Finalmente posso cominciare a vivere come un essere umano! » (Nerone, entrando per la prima volta nella sua Domus Aurea) Ricostruzione Domus Aurea Costruita in mattoni (e non in marmo come talvolta si immagina), nei pochi anni tra l'incendio e il suicidio di Nerone nel 68, gli estesi rivestimenti in oro colato che le diedero il suo nome non erano gli unici elementi stravaganti dell'arredamento: vi erano soffitti stuccati incrostati di pietre semi-preziose e lamine d'avorio. Grottesche della Domus Aurea Plinio il Vecchio assistette alla sua costruzione (La Storia Naturale xxxvi. 111). La residenza dell'imperatore giunse a comprendere il Palatino, le pendici dell'Esquilino (Oppio) e parte del Celio, per un'estensione di circa 2,5 km quadrati pari a 250 ettari. La maggior parte della superficie era occupata da giardini, con padiglioni per feste o di soggiorno. Al centro dei giardini, che comprendevano boschi e vigne, nella piccola valle tra i tre colli, esisteva un laghetto, in parte artificiale, sul sito del quale sorse più tardi il Colosseo. Grottesche della Domus Aurea Nerone commissionò anche una colossale statua in bronzo di 35 metri raffigurante se stesso, vestito con l'abito del dio-sole romano Apollo, il Colossus Neronis, che fu posto di fronte all'entrata principale del palazzo sul Palatino. Il colosso fu successivamente riadattato colle teste di vari successivi imperatori, prima che Adriano lo spostasse per far posto al tempio di Venere e Roma e l'Anfiteatro Flavio prese quindi il nome di Colosseo nel Medio Evo, proprio da questa statua. La vera residenza di Nerone rimase comunque nei palazzi imperiali del Palatino. Rapporto con il senato Considerato megalomane come Caligola e sanguinario come Tiberio. In sostanza un altro pazzo. C'è da dire però che il primo quinquennio fu considerato dal senato un periodo dorato simile ai tempi di Augusto (perché Nerone era sotto la tutela del senatore Seneca). Con l'ordine di suicidio dato a Seneca invece inizia ad essere visto come un degenerato. Rapporto con la plebe Amato dalla plebe e rimpianto non solo dai provinciali (che scatenarono una rivolta in Grecia al seguito di uno pseudo - Nerone), ma dalla stessa plebe romana, che ricordava ancora un secolo dopo lo splendore delle sue terme. La plebe infatti appoggiò con slancio Otone, compagno di bevute (e non solo visto che avevano anche la moglie in comune: Poppea) di Nerone, e che si era appunto proclamato suo vendicatore. Le fiaccole di Nerone, Henryk Siemiradzki (1848-1902), ora al Museo Nazionale di Cracovia Rappresentazione del grande incendio di Roma. Sullo sfondo Nerone e le rovine della città in fiamme. Da un dipinto di Karl Theodor von Piloty (1861 ca.) Nel 67 d.C. Nerone intraprese un lungo viaggio in Grecia. Durante la sua assenza, gli oppositori organizzarono dei piani per ucciderlo. Quando l’imperatore rientrò a Roma era ormai troppo tardi, e solo ed indifeso, si rifugiò nella casa di un liberto, dove si suicidò prima di essere catturato. Con la sua morte , avvenuta nel 68 d.C. ebbe fine la dinastia giulio-claudia. Dopo la morte di Nerone, venne applicata la DAMNATIO MEMORIAE, un procedimento che elimina ogni traccia dell’imperatore dalla storia. A Nerone succedettero tre imperatori in un anno: Galba, Otone e Vitellio. Fu solo alla fine del 69 che Vespasiano, il generale che Nerone aveva inviato a pacificare la Giudea, riuscì a riportare l'ordine