La regola e la trasgressione. Figli, genitori e scuola

Focus on
LA REGOLA E LA TRASGRESSIONE.
FIGLI, GENITORI E SCUOLA
CHIARA MAROCCO MUTTINI
Professore Straordinario di Pedagogia Speciale,
Docente di Igiene Mentale, Università di Torino
L’educazione alle norme sociali ed il problema della trasgressione alle regole è di grande attualità per la fascia
di età adolescenziale, nella quale la ricerca di autonomia, il distacco dai modelli, l’acquisizione di nuovi
comportamenti, in carenza di un adeguato sviluppo del
senso del limite, comportano il rischio della devianza.
L’adolescenza è oggetto di attenzione crescente da parte
della letteratura specialistica e dei media. La maggiore
visibilità di questa popolazione è dovuta ad una dilatazione del periodo corrispondente, per la maggior durata
degli anni di studio e l’ingresso posticipato nel lavoro.
La dipendenza economica dalla famiglia comporta un
periodo di stasi (“la bonaccia” di Winnicott 1) in una
condizione di apparente mancanza di cambiamenti
maturativi, di fatto legata alla deresponsabilità protratta. Alcuni comportamenti osservabili nella cosiddetta
“crisi adolescenziale”, appaiono di difficile comprensione, inquietanti per la clamorosità e l’incoerenza rispetto
al processo esistenziale precedente.
Se per la letteratura specialistica la parola “crisi” indica
le modificazioni su più versanti (fisico, cognitivo, affettivo, relazionale, sociale 2) e la necessità di rielaborare la
propria identità per integrare aspetti nuovi 3, nel parlar
comune “crisi” rimanda a difficoltà. Si considera talvolta
in modo riduttivo che il passaggio attraverso l’adolescenza comporti inevitabilmente disagio oggi ancor più
accentuato per il suo essere prolungata. Assimilare la
crisi adolescenziale ad un disagio esistenziale è pregiudizio o è una posizione condivisibile? La crisi è un periodo
fisiologico, ma di maggiore vulnerabilità: in alcuni casi
però, durante il percorso si verificano difficoltà, interiori
o ambientali, che conducono a evoluzioni patologiche o a
uno stallo del processo evolutivo (“break-down” 4).
La percezione da parte degli adulti dell’andamento
dell’adolescenza non è sempre oggettiva. Talora sono
enfatizzate come patologiche le transitorie carenze nel
controllo delle pulsioni, in specie dell’aggressività, o
insicurezze legate all’autostima ancora non ben consolidata, mentre sono sottostimati segni importanti, che per
un'azione preventiva 5 andrebbero colti precocemente,
come protratta dipendenza, passività, isolamento 6.
I comportamenti che hanno rilevanza clinica sono
classificabili in due tipologie: quella della sofferenza e
quella della devianza. All’area della sofferenza appar-
tengono le crisi emozionali e le reazioni neurotiche
passibili di risoluzione anche spontanea, o sindromi cliniche più strutturate, come neurosi, disturbi alimentari,
dipendenze, depressione e tentativi di suicidio, psicosi.
La sofferenza manifesta delle sindromi cliniche porta
frequentemente alla consultazione in fase più o meno
precoce, su sollecitazione della famiglia o per iniziativa
del minore stesso.
All’area della devianza appartengono comportamenti
nei quali la trasgressione alle regole sociali costituisce
il segnale del disadattamento. La sfida agli adulti non
necessariamente è indice di devianza: gli adolescenti
provano, attraverso atteggiamenti oppositivi, fin dove
possono spingersi, quanto l’adulto è saldo e quindi
quanto può contenerli e difenderli dalle loro stesse
pulsioni ancora non ben conosciute e controllate. Se
l’adulto raccoglie la sfida e sa rispondere con un’adeguata funzione normativa, la sfida può tramutarsi in
affermazione matura di sé 7.
La devianza è un prodotto di mancato confronto con
adulti autorevoli, cui consegue immaturità che spinge a
cercare in modo protratto modelli all’interno del gruppo.
Rispetto a questo, quelli che appaiono anticonformisti,
risultano invece essere comportamenti conformi, tesi
a sentirsi come gli altri e pertanto essere accettati e
approvati 8.
La devianza è considerata da alcuni come una situazione
compensatoria rispetto alla patologia conclamata 9, in
quanto soggettivamente mancherebbe proprio il vissuto
della sofferenza. Sono individuabili anche situazioni
intermedie o miste, dove si verifica un’associazione tra
aspetti di patologia individuale e di devianza di gruppo,
come sono ad esempio le dipendenze. È raro che il
minore compia da solo atti delinquenziali, salvo nel caso
di impulsi sostenuti da psicosi.
Dal punto di vista clinico, lo sbocco in patologie o in
devianza dipende da fattori sia biologico-endogeni, sia
ambientali. Alla base dell’espressione clinica, stanno
alterazioni della personalità che non hanno molte volte
una specificità strutturale. Si deve considerare che la
personalità dell’adolescente non ha ancora raggiunto
una stabilità e quindi è modificabile in senso maturativo, ma anche regressivo. In conseguenza, le stesse sindromi offrono possibilità di intervento terapeutico, ma
23
La regola e la trasgressione
contengono il rischio del passaggio da un comportamento disturbato ad un altro 10. Disturbi clinici e devianza
sono vicini per struttura: non c’è specificità predittiva
per il rischio di evoluzione in senso psicopatologico o
per l’esito in devianza.
Si discute oggi sull’immaturità dell’adolescente come
se fosse un fenomeno nuovo e accentuato rispetto al
passato. Un fattore di immaturità protratta viene ricondotto a problematiche riguardanti la famiglia e il suo
stile educativo. Si possono individuare tra le cause della
perdurante immaturità i modelli offerti, meno precisi e
differenziati che nel passato 11: come già detto, la maggior durata degli studi e la dipendenza economica che
ne consegue, sono da considerare fra le radici di una
condizione in cui l’individuo non è aiutato a raggiungere
una piena autonomia. Nel passato i riti di passaggio
sancivano lo status di adulto e quindi conferivano
l’appartenenza alla nuova categoria sociale. Misurarsi
con la realtà, attraverso le conseguenze che le azioni
hanno, induce alla maturazione mentre il ritardo nel
fare esperienze responsabilizzanti protrae l’adolescenza.
Nel contempo si è assistito nel corso del secolo XX ad
un'anticipazione della maturità biologica 12. Il prolungamento degli studi rappresenta una opportunità positiva
per lo sviluppo futuro di una personalità ben differenziata oltre che per l’affermazione nella società. Sono
però necessari contributi educativi che compensino il
ritardo dell'autonomia psicologica. Quest’ultimo punto è
particolarmente importante come oggetto di riflessione,
in quanto lo stile educativo è nel tempo cambiato, sia
a livello familiare che scolastico 5. Una maggiore attenzione alla qualità di vita del bambino ha coinciso di
fatto con una minore applicazione dell’autorità, facendo
riduttivamente e erroneamente coincidere funzione normativa con coercizione e autoritarismo.
Come è variato nel tempo lo stile genitoriale? Le due
funzioni, materna e paterna, sono oggi più vicine: si
parla di famiglia simmetrica 11 nella quale i ruoli sono
intercambiabili. Questo andamento è incominciato
negli anni ’60 13 e ha trovato terreno in una caduta, nel
clima culturale, del principio di autorità. Vediamo però
oggi a posteriori, e non sembra casuale, un aumento di
frequenza dei disturbi “borderline” 14. Essi sono espressione di personalità labili, che hanno caratteristiche
strutturali né chiaramente psicotiche, né neurotiche,
ma che hanno una costruzione del Sé difettuale 15 e
difese fragili, tali da regredire in condizioni di difficoltà
e esprimersi in forme di impulsività agita etero o autoaggressiva. Le sindromi cliniche e di devianza alle quali
la personalità borderline è sottesa, sono varie e possono
anche variare nel tempo nello stesso soggetto proprio
per la labilità di struttura. In condizioni favorevoli la
personalità borderline può trovare forme di compenso
soddisfacenti, salvo tornare a manifestarsi in modo
disadattativo di fronte a difficoltà 16.
È stato sottolineato che nella storia di soggetti borderline, sono reperibili traumi precoci, deprivazioni affettive
o carenza della funzione normativa. Il bambino ha bisogno di ricevere regole dall’esterno, che impongano un
contenimento alle sue pulsioni non ancora controllabili
e modulate 17.
All’epoca adolescenziale, quando le pulsioni sessuale
e aggressiva diventano, per fattori biologici legati alla
pubertà, più intense, le regole sono ancora più necessarie 18. Anche quando il gruppo sembra diventare più
importante rispetto alle figure adulte, queste devono
continuare a proporsi perché la loro presenza rimane
fondamentale.
La formazione dell’Io e la prevenzione delle situazioni
psicopatologiche, di devianza, perversioni, dipendenze,
richiede modelli validi 19: si ritiene in particolare che un
buon rapporto col padre aiuti a sviluppare competenza
intellettuale e responsabilità e un buon rapporto con la
madre favorisca il controllo emotivo 20.
Per formare un suo sistema di valori autonomo l’adolescente deve potersi confrontare, magari anche con
l’opposizione, a figure forti e stabili, siano i genitori,
siano adulti autorevoli con i quali gli adolescenti abbiano possibilità di incontrarsi.
Non solo le istituzioni educative, dalla prima, la famiglia, a quelle scolastica ed extrascolastica, sono chiamate a dare il proprio contributo.
Gli adulti con ruoli significativi, quindi Medici di famiglia e Specialisti, Istruttori sportivi, esperti impegnati
in compiti formativi, assumono funzioni di modello e
risultano investiti di responsabilità educative. La società
in generale deve essere vista come un’organizzazione
a rete di attori interagenti, ognuno dei quali, congiuntamente all’imposizione di regole alle quali il giovane
è tenuto a ottemperare, deve dimostrare coerenza,
coscienza del ruolo, consapevolezza del significato e
delle ricadute del proprio agire. La speranza di costruire
una struttura sociale giusta e rispettosa di tutti poggia
su uno stile educativo nel quale diritti e doveri, regole e
punizioni siano chiari, definiti, certi.
Bibliografia
1
2
3
4
5
6
7
8
Winnicott DW. The Family and Individual Development. London:
Tavistock Publications 1965 (trad. it. La famiglia e lo sviluppo
dell’individuo. Roma: Armando 1968).
Marocco Muttini C. Disagio adolescenziale e scuola. Torino: Utet
Libreria 1997.
Erikson E. Identity Youth and Crisis . New York: Norton &
Company Inc. 1968 (trad. it. Gioventù e crisi di identità. Roma:
Armando 1974, 1980).
Laufer M, Laufer M. Adolescence and Developmental Breakdown. New
Haven, London: Yale University Press 1984 (trad. it. Adolescenza e
break-down evolutivo. Torino: Bollati Boringhieri 1986).
Marocco Muttini C. Funzione normativa e personalità
dell’adolescente. In: Atti SIPED 1995 “Cultura, ricerca e
formazione. pedagogica”. Bari: Laterza 1996.
Meltzer D. Teoria psicoanalitica dell’adolescenza. Quaderni di
Psicoterapia n. 1. Roma: Borla 1978.
Gould S. Gli adolescenti: la sfida continua. Milano: Ferro 1978.
Reymond-Rivier D (1965). Lo sviluppo sociale del bambino e
dell’adolescente. Firenze: La Nuova Italia 1970.
24
9
10
11
12
13
14
15
16
Focus on
Canestrari R. Psicologia generale e dello sviluppo. Bologna: Clueb
1984.
Bergeret J. La personnalité normale e pathologique. Paris: Bordas
1974 (trad. it. La personalità normale e patologica. Milano:
Cortina 1984).
Besozzi E. Elementi di sociologia dell’educazione. Roma: NIS
1993.
Lehalle H. Psychologie des adolescente. Paris: Puf 1985 (Psicologia
degli adolescenti. Roma: Borla 1989).
Mitscherlich A. Auf dem Weg zur vaterlosen Gesellschaft.
München: Piper 1963 (trad. it. Verso una società senza padre.
Milano: Feltrinelli 1970).
Jeammet P. Psicopatologia dell’adolescenza. Roma: Borla 1992.
Ammaniti M. Crescere con i figli. Milano: Mondadori 1997.
Paris J, ed. Borderline Personality Disorders. Washington, DC:
American Psychiatric Press 1993 (trad. it. Il disturbo borderline
di personalità. Eziologia e trattamento. Milano: Cortina 1995).
17
18
19
20
Phillips A (1999). I no che aiutano a crescere. Milano: Feltrinelli
1999.
Pietropolli Charmet G. L’adolescente nella società senza padri.
Milano: Unicopli 1990.s
Mancia M. Il padre assente: suo ruolo nelle perversioni e nel
transfert. In: Bimbi A, a cura di. La funzione paterna nella
formazione dell’Io. Tirrenia: Ed. del Cerro 1993.
Quaglia R. Il valore del padre. Torino: Utet 2001.
Bibliografia di riferimento
Rosenfeld D, Mises R, Rosolato G, Kristeva J, et al. (1992). La
funzione paterna. Roma: Borla 1995.
Scaparro F, Roi G. La maschera del cattivo. Milano: Unicopli 1992.
Senise T. Contenimento e sviluppo morale. Adolescenza 1991;2:22.
Winnicott DW (1984). Il bambino deprivato. Milano: Cortina
1986.
SIMG - Società Italiana di Medicina Generale
Unità per la Prevenzione dei Danni da Fumo - Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, Milano
Avviso agli assistiti
Il 10 gennaio 2005 entra in vigore la legge che tutela i cittadini dai rischi del fumo passivo nei locali pubblici
(bar, pizzerie, ristoranti, pub, discoteche) e sui luoghi di lavoro (legge Sirchia).
È un traguardo che pone il nostro Paese all’avanguardia nelle disposizioni di igiene ambientale.
La legge è condivisa dalla stragrande maggioranza dei cittadini e degli stessi fumatori.
È tuttavia necessario che fin dall’inizio venga scrupolosamente applicata.
Rispettiamola e facciamola rispettare!
Questo significherà:
• evitare gravi ripercussioni sulla salute di tutti, soprattutto chi soffre di asma (bambini e adulti), di malattie di
cuore, di bronchite cronica, le donne in gravidanza, gli anziani;
• evitare circa 3000 morti all’anno per fumo passivo;
• facilitare la cessazione dal fumo di milioni di fumatori;
• veder rispettata la legge farà inoltre rinunciare a iniziare a fumare milioni di adolescenti.
Se hai domande sui danni da fumo, se vuoi essere aiutato a smettere di fumare,
se hai suggerimenti in proposito, parlane con il tuo medico di fiducia.