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Lezione 7
Monopolio
Docente: Leonardo Bargigli
2015
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Costi, Produzione e Concorrenza
• Nella lezione di oggi ci occuperemo di
analizzare da vicino l'attività delle imprese in
contesti diversi dalla concorrenza perfetta.
• In particolare analizzeremo il loro
comportamento in regimi di
1) Monopolio
2) Concorrenza Monopolistica
3) Oligopolio
3
Le imprese nei mercati di concorrenza perfetta
• Fino ad adesso abbiamo analizzato il comportamento
delle imprese in concorrenza perfetta.
• L'obiettivo delle imprese è massimizzare i profitti.
• Abbiamo notato che in concorrenza perfetta:
1) Le singole imprese non possono incidere sul prezzo di
vendita, che viene determinato dal mercato.
2) Al fine di massimizzare i profitti, adeguano la produzione
fino ad ottenere la condizione costo marginale=prezzo.
3) Nel lungo periodo, i loro profitti economici sono zero.
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Il Monopolio
• Si ha un Monopolio quando un'impresa è l'unica a produrre e
vendere un bene per il quali non esistono beni sostituti.
• (Definizione più ampia: esiste un venditore dominante sul
mercato, in grado di esercitare un controllo sul medesimo)
• La causa fondamentale per cui si viene a creare un monopolio
sono le barriere all'entrata, che impediscono ad altre
imprese di entrare nel mercato e competere.
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Le barriere all'entrata
• Le barriere all'entrata impediscono a nuove imprese di entrare
su un mercato e generano monopoli.
• Esistono barriere all'entrata per le seguenti ragioni:
1) Una risorsa chiave è detenuta da un'unica impresa (es. se tutte le miniere di
diamanti fossero possedute da un'unica impresa).
2) Lo Stato concede ad un'unica impresa il diritto esclusivo di produrre i beni.
(es. se lo stato autorizzasse sono un'impresa a vendere servizi telefonici).
3) Un'impresa acquista sistematicamente le concorrenti divenendo sempre più
grande.
4) La struttura dei costi di produzione rende la singola impresa più efficiente
di una molteplicità di produttori (ad esempio a causa delle economia di scala).
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Le barriere all'entrata – Risorsa Chiave
• Può accadere che una risorsa chiave sia detenuta da un'unica
impresa.
• Ad esempio se vi è una sola impresa privata che possiede i pozzi
di acqua a disposizione di un'economia, allora essa sarà l'unica
in grado di venderla.
• Poiché l'acqua è un bene strettamente necessario, tale impresa
potrebbe scegliere di vendere l'acqua praticamente a qualunque
prezzo essa desideri.
• Si noti che, in ogni caso, l'impresa privata, sceglierà il prezzo in
maniera da massimizzare il profitto.
• Tale situazione può esistere anche se è lo Stato a possedere tale
risorsa: tratteremo questo caso in un secondo momento.
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Le barriere all'entrata – Monopoli di Stato
• Lo Stato concede ad un'unica impresa il diritto esclusivo di produrre i beni.
(es. se lo stato autorizzasse solo un'impresa a vendere servizi telefonici).
• In pratica lo Stato assegna la possibilità di vendere un bene soltanto ad
un'impresa.
• Ci sono varie ragioni per cui questo può avvenire: in alcuni casi lo Stato
riceve del denaro in cambio, in altri lo Stato ritiene che questo sia un
beneficio per la collettività.
• Ad esempio, in Svezia, la vendita degli alcolici è consentita unicamente ad
una specifica catena di negozi. In questo modo si può controllare la quantità
venduta (attraverso gli orari di apertura e la modalità di vendita) ed il prezzo
di un bene, gli alcolici, che possono essere considerati dannosi per la società.
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Le barriere all'entrata - Acquisizioni
• Un'impresa particolarmente grande potrebbe acquisire
sistematicamente ogni impresa che prova a competere.
• Ad esempio la Microsoft, potrebbe acquisire sistematicamente
tutte le imprese che producono sistemi operativi che
funzionano sui pc.
• Poiché la Microsoft è enormemente più grande dei potenziali
nuovi entranti, questa strategia sarebbe facilmente messa in
atto da essa.
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Le barriere all'entrata – La struttura dei costi
• In presenza di economie di scala è possibile che i costi
marginali siano decrescenti e che quindi i costi medi totali di
lungo periodo siano altresì decrescenti.
• In presenza di costi medi totali decrescenti è effettivamente
conveniente ed efficiente che sia una sola impresa a produrre il
bene. In questo caso si parla di monopolio naturale.
• Un esempio tipico di monopolio naturale è quello delle rete
viarie: costruire tale vie è estremamente costoso, ma il costo di
concedere l'uso ad un consumatore aggiuntivo è praticamente
nullo (un auto aggiuntiva che accede ad un'autostrada
praticamente non accresce il costo dell'impresa che fornisce il
servizio). Di conseguenza i costi medi totali sono certamente
decrescenti.
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Produzione e prezzi in Monopolio
• Ci occupiamo adesso di determinare come l'impresa decide
prezzo e quantità prodotte.
• In maniera analoga alla concorrenza perfetta, l'impresa mira a
massimizzare il proprio profitto.
• In maniera diversa dalla concorrenza perfetta, l'impresa può
ora scegliere liberamente il prezzo che trova più conveniente.
Infatti, essendo l'unica a vendere tale bene, sarà in grado di
vendere un po' di bene, praticamente a qualunque livello di
prezzo.
• L'impresa, deve quindi stabilire qual è la quantità e il prezzo
che le permettono di massimizzare il profitto.
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Produzione e prezzi in Monopolio
• In monopolio, un'impresa può fissare il prezzo che
desidera: questo non vuol dire che sia conveniente
fissare un prezzo estremamente alto.
• Infatti, fissando un prezzo eccessivamente alto
l'impresa sa che non venderebbe molti prodotti e
quindi potrebbe essere controproducente.
• In pratica deve trovare la giusta combinazione fra
prezzo e quantità venduta che le permette di
massimizzare i profitti.
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Curva di domanda dell’impresa
P
P
Concorrenza perfetta
Q
Coincide con
domanda di mercato
Monopolio
Q
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La domanda del bene e il monopolista
• Il monopolista vende un bene e quindi si trova di fronte una
domanda di tale bene. Se l'impresa aumenta il prezzo del bene
sa che venderà meno bene. Simmetricamente se l'impresa
aumenta la quantità prodotta, dovrà ridurre il prezzo.
• Si muove lungo la curva di domanda per determinare P e Q
Prezzo
Curva di
domanda
P2
P1
D2
D1
Quantità
domandata
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La quantità ottima prodotta
•
•
•
•
Osserviamo il problema dal lato della quantità ottima.
I ricavi totali sono dati da RT = Q x P(Q)
N.B. P non è più una variabile esogena per l’impresa
L'impresa sa che se aumenta la quantità prodotta, la maggior
quantità venduta farà aumentare i ricavi.
• Tuttavia, l'aumento della quantità prodotta fa ridurre i prezzi
e questo fa ridurre i ricavi.
• N.B L’impresa monopolistica non ha curva di offerta: la curva
di offerta esprime la quantità ottimale per un prezzo dato, nel
monopolio il prezzo non è un dato, ma è funzione della
quantità stessa
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βˆ† 𝑅𝑀 = 𝐡 + 𝐢 − 𝐴 + 𝐢 =
= 𝑃 ∗ βˆ†π‘„ − Q + βˆ†Q ∗ −βˆ†π‘ƒ
= 𝑃 ∗ βˆ†π‘„ + Q + βˆ†Q ∗ βˆ†π‘ƒ
La variazione del ricavo totale
è data dalla differenza
tra l’area B e l’area A nel caso
di una riduzione di Q
(differenza tra A e B nel caso
di un aumento di Q)
P1
A
C
P2
B
Q1
=
Q2
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Ricavo marginale e ricavo medio
• Definiamo come ricavo marginale (RM = βˆ†RT /
βˆ†Q) il ricavo aggiuntivo che si ha dalla
produzione e vendita di un'unità aggiuntiva.
• Definiamo anche il ricavo medio RMe = RT / Q
= P(Q)
• La curva di ricavo medio coincide con la curva di
domanda di mercato
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La quantità ottima prodotta
• L'impresa deve scegliere la quantità ottima.
• Ogni qual volta il ricavo marginale è superiore al costo
marginale (il costo per produrre un'unità aggiuntiva) l'impresa
trova conveniente aumentare la produzione: così facendo,
incrementa i profitti. βˆ†πœ‹ = 𝑅𝑀 − 𝐢𝑀 > 0
• Quando RM=CM l'impresa non trova conveniente aumentare
ulteriormente la produzione e quindi i profitti sono massimi.
• La condizione per massimizzare i profitti in
monopolio è RM=CM
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I ricavi marginali e la curva dei ricavi marginali
• Scomponiamo la variazione di RT
1) Effetto produzione: se l'impresa aumenta la quantità prodotta, la
maggior quantità venduta farà aumentare i ricavi. βˆ†π‘„ ∗ 𝑃 > 0
2) Effetto prezzo: tuttavia, l'aumento della quantità prodotta fa ridurre i
prezzi e questo fa ridurre i ricavi. (𝑄 + βˆ†π‘„) ∗ βˆ†π‘ƒ < 0
• Quindi a seconda di quale effetto prevale, i ricavi marginali
possono essere positivi o negativi.
• Inoltre poiché vi è sempre il secondo effetto, la curva che
descrive il ricavo marginale è necessariamente al di sotto della
curva di domanda.
βˆ†π‘…π‘‡ = βˆ†π‘„ ∗ 𝑃(𝑄) + (𝑄 + βˆ†π‘„) ∗ βˆ†π‘ƒ < βˆ†π‘„ ∗ 𝑃(𝑄)
da cui
βˆ†π‘…π‘‡
βˆ†π‘„
= 𝑅𝑀 < 𝑃
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Curva dei ricavi marginali
• Ogni qual volta si aumenta la quantità, l'incremento di ricavo è
inferiore al prezzo a cui si vendeva quella quantità.
• Quindi la curva di ricavo marginale è al di sotto della curva di
domanda
• Di conseguenza, il ricavo marginale è decrescente
Curva di
domanda
Prezzo, P
Ric. Marg
P1
RM1
Curva dei ricavi
marginali
Q1
Quantità
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La quantità ottima di prodotto nel monopolio
• La condizione che massimizza i profitti in monopolio è RM=CM
• Riportiamo quindi anche la curva dei costi marginali.
• Il punto di incontro fra la curva dei costi marginali e quella dei ricavi
marginali determina la quantità prodotta (Qm).
• Attenzione, questo determina la quantità: il prezzo si legge sulla curva di domanda.
P, RM
Curva di
domanda
Curva dei costi
marginali
Pm
RMm
Curva dei ricavi
marginali
Qm
Q
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L’impresa in concorrenza e in
monopolio
• Impresa concorrenziale: 𝑃 = 𝑅𝑀 = 𝐢𝑀
• Impresa monopolista: 𝑃 > 𝑅𝑀 = 𝐢𝑀
• La quantità ottima viene determinata dalla
stessa regola (massimizzazione del profitto):
𝑅𝑀 = 𝐢𝑀
La differenza è data non dal comportamento
dell’impresa ma dall’assetto del mercato
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I profitti in monopolio
• I profitti vengono calcolati in modo analogo alla concorrenza
perfetta. Il ricavo totale (RT) è dato dalla quantità venduta
(Q) per il prezzo unitaria p.
𝑅𝑇 = 𝑝 ∗ 𝑄
• Il profitto è dato dalla differenza fra ricavo totale e costo
totale (CT).
π‘ƒπ‘Ÿπ‘œπ‘“π‘–π‘‘π‘‘π‘œ = 𝑅𝑇 − 𝐢𝑇
π‘·π’“π’π’‡π’Šπ’•π’•π’ = 𝒑 − π‘ͺ𝑴𝑻 ∗ 𝑸
Dove CMT sono i costi medi totali.
Occorre quindi aggiungere la curva dei costi medi totali alla
figura precedente
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I profitti nel monopolio
• Le curve rosse servono per identificare la quantità ottima.
• Le curve blu per calcolare i profitti (profitti che sono rappresentati dal
rettangolo celeste).
Prezzo, P
Ric. Marg
Curva di
domanda
Curva dei costi
medi totali
Curva dei costi
marginali
Pm
RMm
CMTm
Curva dei ricavi
marginali
Qm
Quantità
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Monopolio temporaneo (es.
innovazione)
Quando il monopolio cessa,
Il prezzo diminuisce e la quantità
aumenta, convergendo verso
l’equilibrio di concorrenza
perfetta
Pm
Pc
CM
P(Q)
RM
Qm
Qc
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Benessere nel monopolio
• Nel monopolio il benessere complessivo è dato dal surplus del consumatore
(il triangolo verde, l'area al di sotto della curva di domanda) e da quello del
produttore (il trapezio giallo, l'area al di sopra della curva dei costi
marginali).
Prezzo,
Ric. Marg
Curva di
domanda
Curva dei costi
marginali
Pm
RMm
Curva dei ricavi
marginali
Qm
Quantità
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Benessere nel monopolio e in concorrenza perfetta
• Confrontiamo il benessere complessivo nel caso di monopolio (grafico
superiore) e in quello di concorrenza perfetta (grafico inferiore).
Prezzo,
Ric. Marg
Pm
Curva di
domanda
Curva dei ricavi
marginali
Quantità
Qm
Prezzo,
Ric. Marg
Pe
Curva dei costi
marginali
Curva di
domanda
Qe
Curva dei costi
marginali
Quantità
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Livello efficiente di produzione
• Il pianificatore benevolo sceglie il livello di produzione in
cui il surplus è massimo: questa coincide con la
situazione di concorrenza perfetta
Costo marginale
Produrre di
più fa aumentare
Il surplus totale
Produrre di
più fa diminuire
Il surplus totale
Domanda (valore per compratore)
valore per consumatori
> costo per produttori
valore per consumatori
< costo per produttori
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Benessere nel monopolio e in concorrenza perfetta
• Il benessere complessivo è più alto nel secondo caso ovvero in concorrenza
perfetta. Manca il vertice del triangolo, che costituisce la perdita secca.
Prezzo,
Ric. Marg
Pm
Curva di
domanda
Perdita
secca
Curva dei costi
marginali
Curva dei ricavi
marginali
Quantità
Qm
Prezzo,
Ric. Marg
Pe
Curva di
domanda
Qe
Curva dei costi
marginali
Quantità
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Perdita di benessere nel monopolio
• Nel caso di monopolio osserviamo ad una riduzione del
benessere complessivo. Il surplus del produttore è più alto
che in concorrenza perfetta, quello del consumatore è più
basso, ma il guadagno del primo è inferiore alla perdita
del secondo
• L’effetto è equivalente all’imposta sui beni, però l’importo
della «tassa» è incamerato dal monopolista. Come nella
tassa sul produttore, c’è una differenza positiva tra prezzo
e costo marginale (p = CM + t ovvero p > CM)
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Perdita di benessere nel monopolio
• L’inefficienza è dovuta al fatto che le imprese
monopoliste trovano conveniente aumentare il livello di
prezzo al di sopra del livello di equilibrio del mercato
concorrenziale e, di conseguenza, la quantità scambiata
si riduce.
• Però la riduzione di benessere è dovuta alla riduzione
della quantità prodotta, non all’aumento di prezzo in sé,
che determina solo una redistribuzione del surplus tra
produttore e consumatori
• Ci potrebbe essere un costo sociale aggiuntivo se il
mantenimento del monopolio è costoso ( lobbying etc.)
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La discriminazione di prezzo
• Come mai l'impresa sceglie di fissare un prezzo più
alto di quello di concorrenza perfetta?
• Lo fa poiché si accorge che ci sono consumatori che
sono disposti a pagare un prezzo più alto di quello di
equilibrio di concorrenza perfetta: questo costituisce
un guadagno per lui
• Così facendo però, perde una parte dei clienti che non
sono disposti a pagare la nuova cifra più elevata:
questo costituisce una perdita per lui.
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La discriminazione di prezzo
• Se potessi quindi, l'impresa monopolista vorrebbe
vendere ad un prezzo esattamente uguale alla
disponibilità a pagare di ogni cliente.
• Ovvero vorrebbe differenziare o discriminare il prezzo.
• Se ci riuscisse avrebbe tutti i vantaggi del vendere ad
un prezzo più alto senza gli svantaggi di perdere dei
clienti.
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La discriminazione di prezzo e benessere
• Se il monopolista riuscisse a discriminare il prezzo
venderebbe a ogni consumatore ad un prezzo pari alla
sua disponibilità a pagare. Quindi il surplus del
consumatore sparirebbe!
• Tale surplus sarebbe tuttavia completamente assorbito
dal produttore e quindi la perdita dei consumatori
sarebbe pari al beneficio aggiuntivo dei produttori.
• Si avrebbe quindi una situazione di efficienza in cui il
benessere complessivo sarebbe pari a quello di
concorrenza perfetta (ovvero sarebbe massimo).
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Un esempio di discriminazione di prezzo
• I biglietti aerei andata a ritorno costano decisamente meno se il
ritorno avviene dopo il week end. Come mai avviene ciò?
• Tipicamente i viaggiatori che rimangono per il week end sono
turisti, la cui disponibilità a pagare non è molto elevata.
• I viaggiatori che rientrano prima del week end sono coloro che
erano in viaggio per affari, la cui disponibilità a pagare è elevata
(poiché spesso non pagano di tasca loro).
• Un sistema di prezzi che prevede tariffe più alte a chi non
rimane nel week end permette di chiedere un prezzo alto a chi
ha alta disponibilità a pagare ed un prezzo basso a chi ha bassa
disponibilità a pagare.
• Vi è quindi una discriminazione di prezzo!
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Benessere e discriminazione di prezzo
Senza discriminazione
Con discriminazione
Surplus
consumatore
Surplus
produttore
Surplus
produttore
Perdita secca
CM
CM
P(Q)
P(Q)
RM
Qm
RM
Qm
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Monopoli e interventi di politica economica
• Poiché la presenza di un monopolio riduce il benessere
complessivo, lo stato potrebbe intervenire per evitare
questa perdita di benessere.
• Ci sono vari modi in cui può intervenire, i principali
sono:
• Incentivando la competizione nei settori monopolistici
• Regolamentando il comportamento delle imprese che
operano nei settori monopolistici.
• Acquisendo le imprese monopoliste e trasformandole
in imprese di stato.
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Interventi di politica economica: l'antitrust
• Le politiche che stimolano, incentivano e garantiscono
la competizione e regolamentano la concorrenza e i
monopoli sono messi in atto tramite normative che
prendono il nome di antitrust.
• In particolare esistono istituzioni apposite che si
occupano di vigilare affinché nel mercato venga
preservata una situazione competizione fra imprese.
• In Italia tale istituto è l'autorità garante della
concorrenza e mercato (nota informalmente con il
nome di antitrust).
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Interventi di politica economica:
incentivi alla competizione
• Lo stato o l'autorità garante può cercare di stimolare la
competizione all'interno di un mercato.
• Può sussidiare nuove imprese che vogliono entrare nel mercato
(minori tasse, prestiti agevolati, servizi aggiuntivi).
• Può vietare acquisizioni di imprese che renderebbero una
singola impresa relativamente troppo grande nel proprio
mercato.
• Può sanzionare comportamenti predatori delle imprese più
grandi verso le imprese più piccole (es. prezzi predatori)
• Può vigilare affinché le imprese presenti in un mercato non si
accordino per tenere i prezzi artificiosamente alti o ridurre le
quantità prodotte (cartelli)
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Interventi di politica economica:
la regolamentazione dei prezzi
• In presenza di un monopolista, lo Stato o l'autorità
antitrust possono intervenire stabilendo a priori il
prezzo di vendita e lasciando al monopolista la
produzione del bene.
• Questo intervento ha però una serie di problematiche
poiché non è chiaro qual è il prezzo giusto che
dovrebbe essere fissato.
• Una possibile scelta è quello di porre il prezzo pari al
costo marginale (condizione di ottimo in concorrenza
perfetta).
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Concorrenza versus efficienza
• Se da una fusione consegue una riduzione di
costi (economie di scala), si determina un
beneficio per i consumatori
• Si crea perciò il problema di determinare quali
fusioni siano desiderabili e quali no, problema di
difficile soluzione (monopoli naturali)
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Interventi di politica economica:
la regolamentazione dei prezzi
• E' possibile imporre un prezzo pari al costo marginale . Ma ci
sono ulteriori problemi:
1) lo Stato difficilmente conosce la struttura esatta dei costi di
un'impresa e difficilmente saprà qual è il costo marginale.
2) non è detto che la condizione p=CM determini profitti nonnegativi. In tal caso il monopolista rischierebbe di fallire.
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Regolamentazione di prezzo nel
monopolio
Profitto
positivo
(Pm > CU)
CU
Profitto negativo
(P = CM < CU)
CU
CM
CM
Pm
Preg
RM
P(Q)
RM
P(Q)
Il monopolista ha profitti negativi se il prezzo regolamentato è uguale al costo marginale
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Regolamentazione e monopolio
naturale
• La perdita del monopolista si verifica sempre per un
monopolio naturale perché, essendo il costo medio
decrescente, il costo marginale è sempre inferiore al
costo medio
Profitto negativo
(P = CM < CU)
CU
CM
RM
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Variazione di benessere con regolamentazione:
redistribuzione surplus da produttore a
consumatori, perdita secca invariata
CM
CM
Pm
Preg
RM
P(Q)
RM
P(Q)
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Rimedi per la regolamentazione di
prezzo
• Per rimediare lo Stato potrebbe sussidiare il
monopolista ma questo costituisce un costo per
la collettività e potrebbe generare inefficienze se
l’imposta è distorsiva.
• In alternativa può porre il prezzo regolamentato
come uguale al costo medio, allora il profitto del
monopolista è sempre pari a zero
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Variazione benessere con Preg = CU:
redistribuzione surplus da produttore a
consumatori, perdita secca invariata
CU
CU
CM
CM
Pm
Preg
RM
P(Q)
RM
P(Q)
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Soluzioni di second best
• In ogni caso, in presenza di un monopolio, la
regolamentazione di prezzo non risolve mai
completamente il problema perché la quantità
prodotta rimane invariata. Queste soluzioni si
limitano a mitigare il problema e sono dette di
second best.
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Interventi di politica economica:
il monopolio pubblico
• Se in un settore è presente un monopolio (soprattutto
se naturale), lo Stato potrebbe diventare egli stesso
monopolista e produrre il bene.
• In questo caso lo Stato può determinare sia prezzo che
quantità raggiungendo il livello di produzione
efficiente, a costo di diminuire i profitti dell’impresa
monopolista
• Esiste un problema di incentivi?
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Monopolio pubblico versus privato
CU
CU
CM
CM
Pm
Pp
RM
P(Q)
Privato: massimizzazione profitto
RM
P(Q)
Pubblico: massimizzazione surplus
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