anno III numero 1 luglio 2009 Aut. Tribunale di Prato del 17.10.2007 periodico n. 7 Bambini e bambine: un percorso di educazione alle differenze di genere Le antenne al tema Formazione, laboratori, incontri con i genitori, documentazione, queste le basi del progetto a cui abbiamo lavorato per oltre un anno. Per quanto riguarda gli incontri con i genitori siamo stati sorpresi di vedere una grande partecipazione. Se la partecipazione alla prima serata è stata, come loro stessi hanno dichiarato “ per rispetto delle insegnanti” le sere successive sono andati perché erano stati coinvolti in modo positivo, leggero e gioioso. Gli esperti hanno seguito la formazione, gli incontri di monitoraggio, tenuto gli incontri con i genitori e soprattutto attivato i laboratori con bambini. La loro ormai naturale capacità di porgere ai bambini contenuti delicati e complessi, di stabilire percorsi per creare momenti di esperienza significativi di applicare con metodologie diverse che si rifanno al teatro, alla psico- sommario Bambini e bambine: un percorso di educazione alle differenze di genere Insieme... Come Il gioco: percorso nelle scuole dell’ infanzia Fontanelle, Galciana, Maliseti e S. Vincenzo Maschi e femmine: percorso nelle scuole dell’ infanzia di Figline e Vergaio Il teatro: percorso nella scuola dell’ infanzia Galilei La fiaba: percorso nelle scuole dell’ infanzia Borgo San Paolo e Corridoni Il percorso della mostra Insieme... e perchè no?! motricità, alla drammatizzazione di storie, all’uso di altre tecniche (pittura, musica...) hanno fatto la differenza. Intorno al progetto si è creato un momento ”speciale” che ha portato al coinvolgimento anche degli altri bambini e insegnanti della scuola. Al progetto hanno aderito anche i gruppi dei 3 e dei 4 anni, coinvolgendo quindi tutta la scuola al di là di coloro che partecipavano direttamente a formazione e laboratori. La programmazione didattica si è arricchita di testi, di progetti e di percorsi che hanno a che fare con la dimensione della “cura” del rispetto e dell’attenzione all’altro/a si sono aperti occhi e spazi diversi per conoscere gli altri/le altre. I laboratori hanno permesso ai bambini di fare esperienza diretta per approfondire la conoscenza del tema proposto, tema non facile da affrontare, ma anzi carico di significati e vissuti personali spesso poco comunicabili o descrivibili. Uno dei principi sui quali si è basato il lavoro è stato insieme è meglio, insieme si può.Quindi, un messaggio positivo di collaborazione senza dimenticare di lasciare spazi aperti a soluzioni diverse. Abbiamo creato le condizioni per pensare e, per usare l’espressione di Caterina Poggesi ”abbiamo messo le antenne al tema“ e con un’antenna si aprono tante possibilità di comunicazione... Cristina Gavazzi Coordinatrice Pedagogica del Comune di Prato e responsabile laboratori Insieme …come? Il tema dell’educazione di genere porta ad approfondire aspetti che attengono a valori come il rispetto delle persone e delle differenze e i diritti di Cittadinanza promuovendo nuove relazioni fra uomo e donna, attraverso un nuovo patto di condivisione del lavoro di cura che deve essere costruito pazientemente sulla base di una ridefinizione condivisa dei ruoli, delle funzioni e delle strutture culturali preesistenti. L’azione educativa condotta nelle scuole è tesa ad impedire e contrastare l’insorgere di stereotipi che irrigidiscono la mobilità e versatilità delle costruzioni individuali dell’identità. Gli stereotipi relativi alle differenze fra i generi condizionano il comportamento degli adulti e dei genitori, ed influiscono anche sulle scelte nel gioco: i maschi sono spinti ad investire maggiormente il corpo (giochi motori, turbolenti con prevalente fisicità), le bambine, invece, vengono orientate a giocare in modo più sedentario, utilizzando maggiormente l’attività verbale e il gioco simbolico nel quale prevalgono temi relativi al lavoro domestico e di cura. La possibilità dei bambini/e fin da piccoli a riconoscersi e inserirsi nella categoria dei maschi o delle femmine fa parte del processo naturale di costruzione della propria identità e di una spiccata tendenza all’autodefinizione e alla categorizzazione. Imparano, quindi, molto precocemente ad apprendere i comportamenti di genere.Studi e ricerche dimostrano che a partire dai primi anni di vita prende l’avvio un processo di acquisizione dell’identità di ruolo, ossia l’acquisizione di schemi comportamentali, preferenze e valori condizionati dai modelli presenti in una determinata società. Durante il processo dell’acquisizione di identità di ruolo bambini e bambine cercano di distinguere cosa è maschio da cosa è femmina attraverso quegli atteggiamenti e comportamenti regolati da convenzioni, divieti, attribuiti ai due sessi. Quindi, gesti quotidiani compiuti anche senza un’esplicita volontà di insegnamento diventano, per i bambini/e, molto significativi e soprattutto indicativi di ciò che è maschio e di ciò che è femmina. La costruzione dell’identità di genere costituisce a pieno titolo fin dai primi mesi di vita una tematica formativa che, come tale, va ad investire la progettazione didattica, le relazioni interne, la formazione del personale dei rapporti con le famiglie. Questo numero di CiPì-Notes è completamente dedicato al progetto. Bambini e Bambine: relazione tra differenze – Crescendo in … giochi di cura” raccontato dalle insegnanti, dagli esperti che hanno coordinato i quattro percorsi (il gioco, maschi e femmine, il teatro, la fiaba) e dai genitori che hanno partecipato agli incontri serali. Perla Giagnoni Il gioco: Percorso nelle scuole del’ infanzia Fontanelle, Galciana, Maliseti e S. Vincenzo Federica Vannoni ha proposto il gioco come mezzo per introdurre il tema degli stereotipi, per conoscere la realtà dei bambini e per comunicare con loro attraverso una modalità nota. Il gioco è servito, quindi, a conoscere il mondo interno dei bambini e le loro idee sul maschile e sul femminile; sono stati esplorati ” luoghi” e dimensioni diverse del ”prendersi cura” al maschile e al femminile. Gli interessi e l’esperienza di ogni bambino sono stati molto stimolati. Le attività proposte, e anche dal coinvolgimento personale che sono state la chiave per far funzionare la fantasia e la creatività, per giocare insieme ai bambini attraverso le proposte, storie che hanno raccontato di viaggi, avventure, emozioni. E’ stato proposto il tema della cura utilizzando la metafora degli animali che ha permesso di creare quella distanza necessaria a padroneggiare le proprie fantasie, le paure e dare un senso agli stimoli provenienti dal mondo esterno. Durante i giochi maschi e femmine hanno avuto l’occasione di contattare nuove emozioni legate alla cura. In uno dei giochi proposti mentre uno dei componenti della coppia di animali/genitori covava le uova mentre l’altro andava a catturare i vermi per sfamare se stesso e chi covava. Vinceva chi collaborava di più, ovvero la coppia che riusciva a non rompere l’uovo e a sfamare di più la famiglia. Durante il gioco i maschi più competitivi hanno avuto l’occasione di sperimentare le emozioni legate al piacere ma anche alla noia della cura. Le femmine, quelle meno competitive, hanno avuto l’occasione di sperimentare un’emozione molto importante per la costruzione della propria identità e personalità che è l’affermazione di sé. ...I dinosauri sono bestie feroci che combattono fra sé e a volte attaccano e uccidono gli altri uomini, però le mamme e i babbi dinosauri proteggono le loro uova e quando nascono i cuccioli stanno attenti a portare loro da mangiare, così i cuccioli crescono felici fino a che non escono dal nido... I BAMBINI COSTRUISCONO IL NIDO I maschi: ”Noi abbiamo messo più bastoncini, così è più solido e resistente”. Le femmine: “Noi abbiamo messo più pelucche morbidi, così è più caldo e soffice”. Il bambino, quindi, creando una distanza … padroneggia fantasie, angosce … da’ senso e organizza il proprio mondo interno, metabolizza e ordina gli stimoli che a lui arrivano dal mondo esterno (e interno)…” A. Ferro in “La tecnica nella psicoanalisi infantile” Neumann, psicologo junghiano “..le espressioni femminile e maschile non sono legate al sesso ma simboliche, archetipiche e dunque trans personali, appartenenti sia all’uomo che alla donna .Nelle varie culture questi termini sono erroneamente proiettati sulle persone, come se queste ne rappresentassero le qualità”. I laboratori CON I GENITORI Anche per quanto riguarda i laboratori dei genitori il gioco è stato l’elemento portante l’impostazione è stata quella di un ragionamento emotivo sugli stereotipi attraverso l’uso del gioco. Gioco che prevedeva di lavorare singolarmente e anche in squadre: donne e uomini divisi. Ciò che è emerso è stato curioso perché mentre le donne nel gioco di squadra hanno avuto la tendenza a contrastare gli stereotipi sia maschili che femminili, gli uomini nel gioco di squadra hanno invece aderito agli stereotipi maschili e femminili. Come se l’unione nelle donne abbia funzionato per mettere in discussione gli stereotipi, e per gli uomini l’unione ha rafforzato invece situazioni di stereotipo. I laboratori NELLE SCUOLE Un’azione educativa sulle differenze di genere non è facile da raccontare perché investe gli atteggiamenti e le aspettative che gli adulti hanno nei confronti dei maschi e delle femmine, degli stereotipi, dei contenitori mentali che permettono di “collocare” i comportamenti dei bambini e delle bambine fin dalla loro nascita. Quante volte viene detto ad un maschietto che piange “non fare la femminuccia” oppure a una bambina scatenata “sei un maschiaccio”, quindi nessuno di noi è libero da stereotipi, ma quello che è importante è riconoscerli e accoglierli. Nel proporre questo progetto, come per tutte le altre attività della scuola, le insegnanti sono partite dal cercare di conoscere le opinioni dei bambini e delle bambine su questo argomento.Nelle quattro scuole che hanno partecipato al percorso i laboratoristi hanno seguito tracce differenti pur perseguendo gli stessi obiettivi: hanno stimolato pretesti educativi diversi sempre dalle opinioni dei bambini e delle bambine su questo argomento. Dopo una conversazione avuta con i bambini e le bambine ha chiesto: Ma io adesso come faccio a riconoscere i maschi e le femmine? Ecco alcune delle risposte: se uno è m aschio è m aschio e se ce n’è un a ltro so’ 2 m aschi dal nome asta osco e b n Io li rico si riconoscono perché non son o uguali, il babbo è maschio e c’ha i capelli corti, la mamm a è femmina c’ha i capelli lun ghi io sono il babbo e metto a letto il m io bambino io faccio il babbo e metto il cappello al mio bambino per uscire il babbo e insieme andiamo io sono la mamma lui e’ sa supermercato a fare la spe al a porto a zzo di stoff e p n u n o C me fa la ambino co b io m il o spass a mia mamm ura, voi la c no d n o c tte erà se ltri, l’a e a i l g Insegn o le stess tto vers il rispe offrire a tutti i zione d possibilità? Carlotta: ho capito che il maschio può fare alcune cose della femmina Oscar: e che la femmina può fare alcune cose da maschio! Alessandro: Anche il mio babbo aiuta la mamma, la sera ad apparecchiare, il sabato a fare le faccende Valentina: Il mio babbo, quando la mamma fa le faccende va’ a fare la spesa! Carlotta: Quando io sono malata e mia sorella deve andare in piscina, la mamma guarda ma e il babbo pensa a mia sorella Alla scuola di Fontanelle un extraterrestre si è presentato a scuola ha raccontato di sé e della sua provenienza ed essendo di un altro pianeta ha affermato di non conoscere gli abitanti della terra. Alla scuola S. Vincenzo il laboratorio e’ stato improntato sul gioco simbolico Alle scuole di Maliseti e Galciana e’ un pinguino che si alterna alla cova dell’uovo con la femmina Maschi e femmine imitano i pinguini attraverso il gioco della cova delle uova MASCHI e FEMMINE: Percorso nelle scuole dell’ infanzia di Figline e Vergaio Roberto Seghi Rospigliosi per articolare la sua proposta sul concetto stereotipo maschile e femminile. Il primo passo è stato quindi quello di mettere in luce, attraverso l’osservazione con la metodologia del role playing, quali fossero le regole che portavano queste parti. Con I bambini il percorso si è sviluppato su un piano puramente corporeo e intuitivo, lavorando con esercizi di psico- I laboratori CON i genitori Questo laboratorio si è mosso inizialmente su una chiave più cognitiva e razionale, andando ad analizzare le regole base dei cliché che, in parte, aiutano a muoversi con disinvoltura e rapidità, e quelle che limitano e creano una dinamica del pregiudizio in senso restrittivo e limitante. Dal laboratorio è emerso che è limitante, per il mondo maschile, dover asserragliarsi dietro ad una corazza di credenze dove, ancora oggi, “il vero maschio non deve chiedere mai”. Le donne invece non vogliono uomini “deboli”, in quanto un certo tipo di “debolezza” (che poi abbiamo visto essere ricchezza e consapevolezza delle proprie emozioni) è diritto solo del mondo femminile. Allora si è lavorato sul maschile rinnegato nella donna, si è capito che non ci sono “ donne con le palle”, non è solo prerogativa maschile l’aggressività, intesa però come capacità di definire, focalizzare ed agire con modalità razionali e non emotive. motricità e con la “Body Mind Dialogue”, andando ad “onorare” le energie del maschile e del femminile. Si è lavorato con le tecniche di collage, disegno, creazione di piccoli oggetti, la costruzione di un totem (uno maschile e uno al femminile), si è ballato utilizzando le musiche dei cartoni animati preferiti, in modo da poter parlare di categorie facilmente comprensibili, e in questo modo è onorato e rispettato quello che per loro è già adesso “roba da maschi e roba da femmine”. E’ stato poi affascinante scambiare questi due mondi osservando come le bambine vivevano ed interpretavano quello che per loro era l’aggressività, il senso di competizione, il movimento forte di “terra”, cioè, tutti quegli atteggiamenti relativi allo stereotipo del maschile. I laboratori NELLE SCUOLE Nella scuola dell’infanzia di Figline, attraverso esercizi di base psicomotoria sono stati affrontati, utilizzando il tema degli stereotipi come traccia guida, i vari livelli della comunicazione, prediligendo il canale non verbale. In seguito è stato chiesto ai bambini di parlare delle attività Tutti i colori sono da maschio e d a femmina io re masch Il cavalie la spada, do, ha lo scu ere ; il cavali il cavallo lo scudo, la ha no femmina il cavallo e a d a p s Il leone maschio ha il cervel lo, il leone femmina ha il cervel lo perché tutti hanno il cervel lo. Quello dei maschi è più grande, quello delle femmi ne è più piccolo, il corpo è ugua le svolte, sempre riportando loro l’attenzione sul mondo maschile e femminile. Si è notato come i bambini si sono limitati nelle differenze a valenza negativa sull’animale (leone), mentre sulle persone (cavalieri e ninja) sono state rilevate differenze di postura o di preferenze, ma non sulla valenza dell’individuo. C’è il nin ja masc hio che combat te con il braccio lungo e la femmin mano aperta, la a in uguale a dossa il vestito l masch io, però quando combat te ha le mani in un altro m braccio lungo e odo: p chiuso, u perché g gno li piace fare cos ì. Fanno diverse ma hann le cose o lo tetto pe r riparar stesso si dalla hi tue masc ta s le o n e Ci so e femmin e le statu Nella scuola dell’infanzia di Vergaio il laboratorio ha consentito alle insegnanti di osservatore e di registrare comportamenti singoli e dinamiche di gruppo per cogliere uguaglianze, differenze ed eventuali problematiche legate al tema femminile/maschile e non solo. E’stata notata una notevole differenza di comportamento in occasione del ballo: i maschi hanno manifestato un rifiuto quasi unanime, coalizzandosi e prendendosi in giro tra loro; le femmine , anche se un po’ titubanti, hanno comunque ballato con la musica dei Dragon Ball. Eppure sia i maschi sia le femmine conoscono entrambi i cartoni ma non ne parlano tra loro. Un’altra esperienza molto significativa è stata la costruzione del totem: il gruppo delle femmine guidate dall’insegnante femmina e il gruppo dei maschi guidati da Roberto, sono andati a cercare oggetti femminili e maschili per costruire un proprio totem. Sono stati realizzati 2 totem distinti, uno maschile e uno femminile. I bambini, messi davanti alle due costruzioni, sono stati invitati a cercare qualche elemento dell’altro gruppo che potesse essere utile al proprio, ad esempio i maschi potevano avere bisogno dei tegamini per cucinare, le femmine potevano aver bisogno delle macchinine per andare a fare la spesa. I bambini per risolvere il problema hanno proposto di costruire un solo totem mettendo insieme i materiali di entrambi . “Abbiamo fatto bene ad unirli, perché se una cosa le femmine non ce l’avevano, ce l’avevano i maschi e se una cosa i maschi non ce l’avevano, ce l’avevano le femmine”., è stato il commento finale. I bambin i hanno scoperto una prim forma di a coo che perm perazione ette di st are bene ins ieme nel rispetto gli uni d egli altri. no i hi han ri, c s a m I ne corti e capelli ne hanno mi le fem hi e li lung i capel biondi lie o le mag n n a h i h uri e I masc ri più sc ine lo o c i n co femm iente, le con i senza n maglie hanno le ori è maschio i cu , fiocchi e iocco è celeste f il o il quando a quand in m m e èf rosa fiocco è Le fe m rotta mine han , i ma n schi i o la l pise llino. passe