Rivista Italiana di Genetica e Immunologia Pediatrica - Italian Journal of Genetic and Pediatric Immunology Anno III numero 3 - luglio 2011 | direttore scientifico: Carmelo Salpietro - direttore responsabile: Giuseppe Micali L'evoluzione della genetica e dell'U.O.C. di Genetica ed Immunologia Pediatrica dell'Università di Messina The evolution of genetics and U.O.C. Pediatric Genetics and Immunology, University of Messina Silvana Briuglia, Piera Vicchio, Caterina Cuppari, Valeria Ferraù, Carmelo Salpietro UOC Genetica ed Immunologia Pediatrica, Dipartimento Scianze Pediatriche Mediche e Chirurgiche, AOU Policlinico Universitario Messina La scienza “dell’eredità e della variazione”. E’ questa la prima definizione di genetica, utilizzata per la prima volta nel 1906 da William Bateson, nel corso di una conferenza sull’ibridazione tenutasi alla Royal Horticultural Society di Londra. Nei primi del Novecento gli studi di genetica hanno permesso di stabilire che la trasmissione di caratteri familiari è controllata da unità chiamate geni e che le diverse forme di un carattere sono dovute a forme alternative dei geni che chiamate alleli. Nello stesso periodo sono stati introdotti i concetti di omozigoti ed eterozigoti rispetto ad un carattere. Questi concetti, divenuti poi dei fondamentali della eredità e della variazione, hanno permesso quella travolgente evoluzione che la genetica, come scienza, conoscerà dai primi del Novecento ai giorni nostri. Nel primo decennio del Novecento il susseguirsi delle scoperte biologiche porta all’individuazione di strutture intracellulari dette “cromosomi” che vengono successivamente candidati ad essere i depositari di quei “fattori mendeliani”, i geni. La definizione di gene arriva nel 1909, ad opera di Vilhelm Johannsen (Fig. 1), “la particella che possiede le proprietà mendeliane di segregazione e di ricombinazione”. Figura 1 Vilhelm Johannsen Da questo momento e fino agli anni ‘30 e ‘40, la genetica svilupperà quelle basi fondamentali che verranno, in parte, confermate dalla citogenetica prima e dalla genetica molecolare poi. Fino al 1952 la citogenetica, ovvero l’osservazione al microscopio di struttura, proprietà biochimiche, organizzazione, funzionamento ed evoluzione del materiale ereditario, si avvaleva di tecniche di coltura cellulare che non permettevano una separazione sufficiente dei cromosomi. Nel 1956 ha inizio la citogenetica moderna. In quell'anno, infatti, Tjio e Levan riescono a determinare il numero dei cromosomi umani, ovverosia 46 cromosomi (22 coppie identiche più 2 cromosomi sessuali). Inizia, così, il periodo della ricerca delle anomalie cromosomiche di numero, in cui i citogenetisti rivolsero la loro attenzione ai pazienti che presentavano anomalie congenite. Lejeune e collaboratori scoprono, nel 1959, che i pazienti affetti dalla sindrome descritta da Down possiedono 47 cromosomi, invece di 46. Alla fine degli anni ‘60 inizia una nuova grande rivoluzione, la cosiddetta era del bandeggio. Questo metodo consente di produrre bande orizzontali di differente intensità di colorazione su tutti i cromosomi del corredo, per ottenere così una facile identificazione e un preciso accoppiamento tra cromosomi omologhi. La prima definizione di cariotipo (Fig.2), fatta utilizzando criteri di lunghezza del cromosoma e di posizione del centromero, fu formulata alla Conferenza di Denver nel 1960; ma è solo nel 1966, alla conferenza di Chicago, che i cromosomi sono raggruppati in sette gruppi, nominati con le lettere maiuscole da A a G. Vengono messe a punto, nel corso di quegli anni, tecniche di bandeggio sempre più raffinate. Figura 2 Cariotipo Le possibilità diagnostiche per la genetica aumentano con gli anni Nel 1968 viene mappato il primo locus cromosomico mediante studi di linkage ad opera di Donahue, il gene del gruppo sanguigno. Il concetto di linkage (associazione) era già noto dal 1906, quando Bateson e Punnett scoprono che geni associati sullo stesso cromosoma non segregano indipendentemente ma insieme; un’importante eccezione alla legge dell’assortimento indipendente di Mendel. L’analisi di linkage permette di determinare la posizione cromosomica di un locus responsabile di una determinata malattia/carattere genetico rispetto a marcatori polimorfici la cui localizzazione è nota. Inoltre per mezzo dell’analisi di linkage si possono avere informazioni sull’ordine lineare e la distanza dei geni sullo stesso cromosoma. Solitamente vengono studiati geni che, se mutati, sono responsabili di un fenotipo patologico. L’analisi di concatenazione nell’uomo si basa sullo studio degli alberi genealogici e sulla ricerca delle meiosi informative (quando si può identificare se il gamete è o meno ricombinante). Gli anni 1953 e 1957 costituiscono la vera rivoluzione della genetica molecolare, con James Watson e Francis Crick (Fig. 3), che presentano sulla rivista Nature, quello che oggi è accertato come il primo modello della struttura del DNA, quello della doppia elica. Nel 1957 Crick propose il dogma centrale della biologia molecolare, secondo il quale l'informazione genetica parte dagli acidi nucleici per arrivare alle proteine, seguendo questa direzione. Figura 3 Watson e Crick Nel 1992 si verifica la seconda rivoluzione della citogenetica, che diventa molecolare, con l’avvento dell’ibridazione in situ con sostanze fluorescenti (FISH) (Fig. 4), ad opera di Lichter. Questa tecnica consiste nel mettere a contatto acidi nucleici a singolo filamento provenienti da due fonti differenti: una sonda marcata di acido nucleico e un DNA bersaglio non marcato. In questo modo è possibile la localizzazione di una specifica sequenza di acido nucleico su preparati fissati di cromosomi metafasici, di nuclei interfasici o di sezioni di tessuto con l'utilizzo di una sonda, rappresentata dal tratto di DNA complementare al tratto cromosomico che si vuole evidenziare. Figura 4 FISH La possibilità di utilizzo su larga scala di tecniche diagnostiche raffinate e precise, ha portato ad una conoscenza sempre più approfondita, dal punto eziopatogenetico oltre che clinico delle malattie genetiche, con la possibilità di effettuare diagnosi sempre più corrette e correlazioni tra genotipo e fenotipo sempre più accurate. Nella pratica clinica, la possibilità di accesso a tali tecniche diagnostiche, è diventata effettiva negli anni ’90, epoca in cui la rivoluzione diagnostica in genetica è arrivata sul territorio nazionale. La U.O.C. di Genetica e Immunologia Pediatrica dell’A.O.U. “G. Martino” di Messina ha seguito negli anni la vertiginosa evoluzione della genetica e delle sue tecniche. Dall’inizio degli anni 2000 la diagnosi delle malattie genetiche rare, nell’area dello Stretto, è stata possibile mediante la creazione di laboratori dove si effettuano quotidianamente indagini di citogenetica e di genetica molecolare. Il risultato è la possibilità di offrire una diagnosi a pazienti con patologia cromosomica e genica, evitandone, in molti casi, i pellegrinaggi sanitari. La possibilità di effettuare il cariotipo ha permesso di poter fare diagnosi di alterazioni numeriche dei cromosomi (Sindrome di Down, trisomia 13 e 18, sindrome di Turner, Sindrome di Klinefelter ecc.) (Figg 5, 6) o di delezioni cromosomiche (Sindrome di Wolf-Hirschhorn, Sindrome du cri du chat, ecc.) (Figg 7, 8). Figura 5 Sindrome di Down - trisomia 21 Figura 6 Sindrome di Klinefelter – 47, XXY Figura 9 Cariotipo e FISH Talvolta le risposte diagnostiche ai pazienti sono state affiancate da scoperte in campo genetico e immunologico. Le analisi di linkage condotte su una grande famiglia dell’entroterra messinese, ad esempio, hanno permesso di associare un tipo di candidiasi muco cutanea cronica familiare (CMC) ad un deficit di molecole intercellulari di adesione – 1 (ICAM-1) [1] e di trovarne il locus [2], a livello della regione 11p12–q12.1 (1, 2). (Fig. 10). Figura 10 Analisi di linkage. CMC Contestualmente all’evoluzione della citogenetica molecolare vengono creati i microarray, sonde di DNA attaccate ad una superficie solida (vetro, plastica, o chip di silicio). Tali array vengono usati per analizzare il profilo d’espressione di un gene o per identificare la presenza di un gene o di una breve sequenza all'interno di una miscela del patrimonio genetico di un organismo. La Comparative Genomic Hybridation array (Fig. 5) consente di valutare contemporaneamente e con alta specificità più regioni cromosomiche, in modo da poter evidenziare sbilanciamenti cromosomici. Con questa metodica si analizza la presenza di variazioni submicroscopiche nel patrimonio genetico e si effettua un mappaggio simultaneo ad alta risoluzione di queste variazioni nella sequenza genomica. Migliora, pertanto, la rilevazione di piccole anomalie cromosomiche, avendo un livello di risoluzione oltre quello del microscopio ottico (5-10 Mb) e permettendo l’analisi molecolare di tutto il genoma. Figura 7 Sindrome di Wolf- Hirschhorn. Delezione braccio corto cromosoma 4 Figura 8 Sindrome 5p La stretta collaborazione con altri centri italiani, in particolare con l’Istituto Mendel di Roma, anche grazie al progetto REGEM (REte GEnetica Messina), ha permesso di poter usufruire di indagini più complete, quali la FISH, di formulare diagnosi più precise e, in definitiva di offrire una consulenza genetica adeguata. La FISH ci ha permesso di capire, ad esempio, il perché della presenza, nell’ambito di sindromi genetiche note, di condizioni associate. È questo il caso della coesistenza, in una paziente con delezione cromosomica 18q-, di un deficit di IgA legato proprio alle dimensioni della delezione che coinvolgeva il locus 18q22.3-q23, regione dove mappano i geni di questa classe di immunoglobuline. Un altro nostro caso in cui la FISH è stata dirimente, è quello di un soggetto di sesso maschile ma con cariotipo 46, XX. In questo caso peculiare la FISH è riuscita, ancora una volta, a fornirci la risposta, ovvero la presenza del gene SRY (Sex Determining Region, Yp11.3) traslocato sul cromosoma X (Fig. 9). Figura 11 Array-CGH Negli ultimissimi anni è diventato possibile effettuare l’exome sequencing. Si tratta di una strategia diagnostica che permette di ottenere la sequenza delle regioni codificanti dell’intero genoma umano, al fine di identificare nuovi geni associati a malattie rare o patologie comuni. Questa indagine è però ancora effettuata solo in pochi laboratori al mondo. La possibilità di effettuare e di usufruire delle tecniche di diagnosi più moderne ha prodotto anche un altro effetto positivo: la riduzione dei pellegrinaggi sanitari. Come il caso di chi, a 8 anni ha già ricevuto una decina di diagnosi nel suo peregrinare e che, solo grazie all’ausilio e all’impiego di analisi moderne, è stato possibile giungere alla diagnosi di sindrome di Chudley-Lowry, una malattia X-linked recessiva, caratterizzata da: ritardo mentale, dimorfismi facciali, bassa statura, obesità e ipogonadismo. Nonostante le possibilità di diagnosi in genetica, negli anni ’90, diventassero sempre più precise, molti casi di ritardo mentale rimanevano senza una spiegazione e senza la possibilità di poter offrire a questi pazienti un follow-up adeguato o una consulenza genetica completa. In questo senso, la scoperta dei riarrangiamenti telomerici ha dato una svolta allo studio del ritardo mentale e delle sue cause genetiche. Le regioni subtelometiche sono regioni ricche di geni, pseudogeni e sequenze ripetute che facilitano l’appaiamento anomalo alla meiosi. I riarrangiamenti più comuni si localizzano in 1p, 22q, Xq e nel 50% dei casi si verificano de novo. Anche in una nostra paziente affetta da ritardo mentale e dismorfismi facciali, grazie all’impiego ancora una volta della FISH, si è riusciti a dimostrare una delezione della regione subtelomerica del braccio lungo del cromosoma 18 ed una duplicazione della regione subtelomerica del braccio corto del cromosoma 9, da malsegregazione di traslocazione bilanciata materna (9:18) (pter;qter). Infine la collaborazione internazionale, espressa anche in termini di ricerca, si è concretizzata ad esempio, nella descrizione prima clinica [3] poi molecolare [4], di sindromi rarissime quali la sindrome di Nablus. In particolare, nel 2003, il nostro gruppo ha descritto il secondo caso al mondo di sindrome di Nablus (Fig. 12), caratterizzata fenotipicamente da: ipertelorismo, blefarofimosi bilaterale, sopracciglia rade, sottili, arcuate ed altri dimorfismi (3). Figura 12 Paziente con sindrome di Nablus L’impiego della CGH-array in due dei tre pazienti al mondo con sindrome di Nablus, tra cui il nostro caso, ha permesso l’individuazione di una delezione a livello del cromosoma 8 al locus q22.3q22.1 (Fig. 10); la diagnosi è poi stata confermata con la citogenetica molecolare (FISH) (4). Tale delezione era assente nei genitori. La collaborazione con l’Università di Standford ha permesso di confrontare il genoma di 2 dei 3 casi di sindrome di Nablus descritti al mondo, delezione che è stata successivamente riscontrata in un paziente americano, terzo caso individuato della sindrome (Shieh JT et al., 2006). Figura 13 CGH-array. Del 8q22.3q22.1 La CGH-array ha reso possibile l’individuazione di alterazioni genomiche sempre più “piccole”, ma capaci di dare vita a fenotipi particolari, come ad esempio 3 casi di microdelezioni a carico, rispettivamente del braccio lungo del cromosoma 1, 11 e del braccio corto del cromosoma 6, tutte associate a specifici quadri dismorfologici. La CGH-array e la successiva conferma con la FISH, hanno permesso di fare diagnosi di sindrome di Smith- Magenis (Microdelezione interstiziale in 17p11.2) in un paziente con ritardo mentale, disturbi del linguaggio, criptorchidismo, brachidattilia e altri segni dismorfici. E’ evidente quindi come allo stato attuale, la corsa all’evoluzione iniziata dalla genetica come scienza, appena un secolo fa, ha già prodotto risultati importanti sia in termini di conoscenza delle basi eziopatogenetiche di molte patologie genetiche rare, che in termini di possibilità diagnostiche. Avere a disposizione tecniche capaci di dare risposte precise e affidabili diventa cruciale nell’evoluzione della genetica. Bibliografia 1) Familial Chronic Nail Candidiasis with ICAM-1 deficiency: a new form of Chronic Mucocutaneous Candidiasis . Zuccarello D, Salpietro DC, Gangemi S, Toscano V, Merlino MV, Briuglia S, Bisignano G, Mangino M, Mingarelli R, Dallapiccola B J Medical Genetics, 39 (9): 671-75, 2002 2) A gene for familial isolated chronic nail candidiasis (CMC) maps to chromosome 11p12-q12.1. Mangino M, Salpietro DC, Zuccarello D, Gangemi S, Rigoli L, Merlino MV, Briuglia S, Bisignano G, Mingarelli R, Dallapiccola B. European Journal of Human Genetics, 11 (6):433-6, 2003 3) Confirmation of NablusMask-like Facial Syndrome. CD Salpietro, S Briuglia, MV Merlino, L Rigoli, B DallapiccolaAm J Med Genet, 2003 4) Nablus mask-like facial syndrome is caused by a microdeletion of 8q detected by array-based comparative genomic hybridization. Shieh JT, Aradhya S, Novelli A, Manning MA, Cherry AM, Brumblay J, Salpietro CD, Bernardini L, Dallapiccola B, Hoyme HE. Am J Med Genet A. 2006 Jun 15;140 (12):1267-73. Trimestrale di divulgazione scientifica dell'Associazione Pediatrica di Immunologia e Genetica Legge 7 marzo 2001, n. 62 - Registro della Stampa Tribunale di Messina n. 3/09 - 11 maggio 2009 Direttore scientifico Carmelo Salpietro - Direttore responsabile Giuseppe Micali - Segreteria redazione Basilia Piraino - Piera Vicchio Direzione-Redazione: UOC Genetica e Immunologia Pediatrica - AOU Policlicnico Messina www.geneticapediatrica.it/rigip