lunedì 4 febbraio 2013
L’INTERVISTA
7
SPETTACOLI
L’ATTORE E REGISTA PRESENTA “QUARTIERI SPAGNOLI” IN PROGRAMMA DA GIOVEDÌ SUL PALCO DEL TRIANON
Commedia e tragedia nel musical di Gallo
di Mimmo Sica
NAPOLI. Gianfranco Gallo (nella foto), figlio d’arte, attore, cantante e
drammaturgo è cresciuto alla scuola del maestro Roberto De Simone
con il quale ha debuttato, a soli 20
anni, nel 1981. Ha recitato al fianco di grandi nomi del teatro partenopeo tra i quali Lina Sastri, Marisa Laurito, Rosalia Maggio, Carlo
Croccolo e Antonio Casagrande.
Come regista ha diretto attori altrettanto importanti come Leopoldo Mastelloni, Carmen Russo, Patrizio Rispo, Maria Teresa Ruta ed
altri ancora. Ha fatto tante esperienze televisive sia sulle reti nazionali che su quelle Mediaset. Attualmente è impegnato su Canale
5 nella fiction “Il clan dei camorristi”. Dopo l’ultima rapprentazione
del 2004, ripropone da giovedì al
teatro Trianon il musical “Quartieri Spagnoli”.
«È cosi. Il testo dello spettacolo nacque e debuttò nel 1998 ed era titolato “Lisistrata”. Originariamente
c’erano solo due canzoni, in seguito ne ho aggiunte altre ed è diventato un musical. Andò in scena al
teatro Cilea nel 2003. L’anno successivo fu fatto un riallestimento
per il teatro Trianon, che, all’epoca, era di proprietà di Gustavo Cuccurullo, e riscosse un grande successo. Nel 2006 fu fatta una versione che si chiamava “Quartieri
Spagnoli set” ed era una specie di
set cinematografico al Palapartenope. Da allora non è stato più rappresentato. L’estate scorsa sono
stato contattato dalla nuova gestione del Trianon e mi è stato chiesto di riproporre lo spettacolo. Sono particolarmente contento perchè “Quartieri Spagnoli” che debutterà giovedì è la prima produzione che fa la nuova gestione del
teatro di piazza Calenda. Sono stato il primo a fare un musical napoletano con un’ambientazione popolare e a trattare problemi della
DANZA AL SAN CARLO
C’è “Ballerini”
su Mtv Italia
NAPOLI. Ore passate alla
sbarra, anni di sacrifici, una
ferrea disciplina, le sei
posizione di base ripetute
all’infinito alla ricerca della
perfezione, il costante
confronto e scontro con lo
specchio per controllare
postura e movimenti. Una
strada piena di ostacoli e molto
solitaria che tempra il corpo e
l’anima dei giovani allievi
della scuola di danza del teatro
San Carlo, protagonisti del
nuovo docu-reality “BalleriniDietro il sipario”, in onda a
partire da oggi, dal lunedì al
venerdì alle ore 16 e alle ore
18.30, e ogni domenica, da
domenica, con puntata
speciale alle ore 21.10 su “Mtv
Italia”. “Mtv Italia” si sposta a
Napoli per raccontare il mondo
della danza dove la
competizione è altissima e
dove sono solo i migliori ad
emergere e ad avere una reale
carriera professionale e
artistica. La Scuola di Danza
del Teatro San Carlo di Napoli,
la più antica d’Italia con ben
200 anni di vita, diretta
attualmente da Anna Razzi, è
il luogo dove ogni giorno i
ragazzi iscritti al settimo e
all’ottavo anno provano e
riprovano per arrivare ad
essere i protagonisti del
grande spettacolo celebrativo
per il Bicentenario della
scuola. Nel corso delle
trentasei puntate (23’ ciascuna
per le 30 premiere, 47’ per le 6
puntate speciali settimanali)
“Ballerini-Dietro il sipario”
riprende, nella suggestiva
cornice del capoluogo
campano, la vita degli allievi
dentro e fuori il teatro.
camorra. “C’era una volta... Scugnizzi” di Mattone è nato due, tre
anni dopo e, quindi, tanti altri. Praticamente ho aperto un filone».
Oltre a lei, cosa unisce questo
spettacolo alla ultima edizione?
«L’edizione che va in scena è quella originale con la drammaturgia
del 1998 in quanto ho rimesso dei
personaggi che avevo tolto perchè
mi avevano “rubato” delle battute
mandandole in onda su televisioni
private. Per la scelta degli attori ho
fatto dei provini e ho preso innanzitutto dei bravi attori come Danila Stalteri, una ragazza romana
molto brava che ha fatto fiction,
Laura Borrelli che è un’attrice che
viene dal teatro impegnato, Andrea
Sannino che ha fatto “C’era una
volta... Scugnizzi”. E poi, c’è Anna
Capasso, che già aveva recitato
nella precedente edizione in un piccolo ruolo, mentre ora, invece, è
una delle quattro donne protagoniste».
Nella sua drammaturgia c’è
l’anima della “Lisistrata” di
CINEMA
Aristofane,
ma c’è anche
molto altro...
«Nella commedia greca le donne praticavano
un ironico sciopero del sesso,
originalissimo,
ma fine a se
stesso. In “Quartieri Spagnoli”,
invece, le donne
napoletane della
camorra, negano sì il sesso ai
loro uomini, violenti e sanguinari, ma lo fanno
con lo scopo di
evitare una nuova generazione
destinata alla
violenza ed alla
morte: un messaggio forte che ha
fatto e farà discutere. “Quartieri
Spagnoli” ha godibilissimi momenti
musicali, coreografici e comici. Il
mondo in cui si muovono i protagonisti è quello colorito ed assurdo
dei cantanti “da matrimonio”. I toni esasperati e i riferimenti alla vita quotidiana nella nostra città, insieme al tema di fondo drammaticamente forte, danno luogo ad un
mix emozionante di farsa e tragedia. Così come accade nella vita di
tutti i giorni, gli spettatori passeranno dal riso alla commozione, dalla riflessione al divertimento. Per
quanto riguarda lo stile drammaturgico dell’opera, posso dire di
aver volutamente mischiato le carte: echi di spettacolo leggero sullo
sfondo di un destino da tragedia,
momenti di commedia musicale
pop inseriti in una struttura che
sfugge alle definizioni. I personaggi, dal protagonista “Tonino ‘o tedesco” al neomelodico Ciro California, al ridicolo impresario Franco Palermo, sono tutti delineati ed
autonomi da poter uscire dal testo
all’improvviso per fuggire in un teatro di varietà o sulla pedana di una
sala da assoli. Nel loro piccolo sono un po’ come quelli dell’“Opera
dei Mendicanti” di John Gay o come i “tipi” del teatro di Viviani per
la loro libertà. Le battute che ho
messo loro in bocca sono sincere,
scoperte, senza fronzoli, quasi pensate e dette come le parole del popolo basso che ho voluto rappresentare. Ho messo in scena Napoli per quella che è: un amalgama di
Bene e Male, di commedia e di tragedia, di sceneggiata e del più raffinato Kabaret. Mai più attuale, poi,
il tema della violenza sulle donne
che nel mio spettacolo è quella che
opprime le giovani dei “Quartieri
Spagnoli”, violenza nella quale i loro stessi uomini nascono, vivono e
costruiscono le loro vite sbagliate.
Certo è che la cronaca ci dice altro,
ci dice che le donne sono a volte i
boss, che hanno ruoli di comando
nelle associazioni a delinquere e
che forse sono più spietate degli
uomini ed allora alle definizioni da
poter dare alla mia opera se ne aggiunge un’altra, quella di “Favola”».
Nel cast anche tanti giovani.
Cosa si sente di dire loro?
«Quello che manca in parte ai giovani attori di oggi è lo studio. Il solo provino non basta. Nei laboratori e negli stage teatrali che faccio
dico sempre ai ragazzi che il talento senza lo studio della storia del
teatro e di quella degli autori non è
sufficiente. Lavorare con i giovani
è molto bello soprattutto sotto
l’aspetto umano. In questa compagnia ci sono giovani che hanno tutte le caratteristiche positive del napoletano, come la simpatia, il talento, la poesia, l’onestà intellettuale Ed è proprio ad un giovane
che dedico lo spettacolo del Trianon. Mi riferisco a Gianluca Cimminiello vittima innocente della camorra ucciso il 2 febbraio del 2010.
Alla “prima” giovedì sarà presente
la sorella Susy».
CON IL FILM “GLADIATORI DI ROMA 3D”
Straffi a “Los Angeles, Italia”
ROMA. Il film di animazione “Gla-
diatori di Roma 3D” prodotto e diretto da Iginio Straffi (nella foto),
inaugurerà domenica 17 al “Tcl
Chinese Theatre di Hollywood”
l’ottava edizione del “Los Angeles, Italia Film, Fashion and Arts
Fest”. Successivamente verrà distribuito nella sale americane dalla “Paramount” doppiato in inglese. Si tratta di un nuovo grande
traguardo per l’artista-imprenditore marchigiano già creatore di 3
lungometraggi di animazione
Winx, attualmente diffuse da 150
canali in tutto il mondo incluso
Nickeloden negli Usa. Risultati
che gli valgono quest’anno anche
il premio “Excellence Award” che
riceverà (con Michele Placido,
Zucchero “Sugar” Fornaciari ed il
regista del documentario sulla onlus italiana Emergency, Kief Da-
AD OSTIA
vidson) nell’ambito della popolare
kermesse italiana promossa alla
vigilia della Notte degli Oscar.
«Iginio Straffi: un grande talento
imprenditoriale che interpreta col
genio italiano il linguaggio multimediale che oggi unisce l’indu-
stria globale», dichiara il produttore Mark Canton, presidente onorario della manifestazione. A fine
2012, dopo il successo ai botteghini italiani di “Gladiatori di Roma 3D” (distribuzione “Medusa”,
incassati circa tre milioni e mezzo
di euro), Straffi è stato premiato a
“Capri, Hollywood” come “Produttore dell’anno”. Il “Los Angeles, Italia Festival” sarà presieduto dai produttori Rick Nicita (chaiman) e Martha De Laurentiis (president). La manifestazione è prodotta da Pascal Vicedomini ed è
promossa dall’Istituto Capri nel
mondo col sostegno della Dg Cinema del Mibac e il patrocinio del
Mae e del Mise. Special partner
Cim Group e Eni. In collaborazione con Ice, Consolato Generale
d’Italia, Istituto Italiano di Cultura e Cinecittà Studios.
HA DIRETTO GLI ORCHESTRALI DEL MASSIMO
Una grande festa al San Carlo
per il maestro Joshua Weilerstein
NAPOLI. I
sorrisi cordiali
con cui gli
orchestrali del
San Carlo (nella
foto di Luciano
Romano)
sabato sera
hanno ascoltato
i due nobili bis
donati al
pubblico
contentissimo
dalla
bravissima
violoncellista
Aisa
Weilerstein, di cui nessuno
tuttavia sembrava ricordate
precedenti passaggi dalle nostre
parti, ed ancora di più gli
applausi convinti e lieti con cui
gli orchestrali hanno festeggiato
il giovane maestro Joshua
Weilerstein, debuttante in
teatro, hanno sintetizzato
insieme con la soddisfazione dei
presenti l’ottimo esito del bel
concerto della stagione
sinfonica del teatro, nonostante
la discutibile locandina con
pezzi assai più complicati da
eseguire che remunerativi in
termini di presa sul pubblico. E
questo era certamente esiguo,
con vistosissimi vuoti in sala
soprattutto: per fortuna la
calorosa e meritatissima
risposta di stima e simpatia agli
artisti ha fatto si che tutto
andasse per il meglio, e certo al
contrario delle previsioni a
trionfare per così dire, è statoli
giovanissimo direttore, che
all’inizio della esecuzione
dell’aspro lavoro di
Shostakovich in programma, il
lacerato e lacerante concerto
op.107, con violoncello solista,
faceva tenerezza addirittura alle
prese con graffianti incisi,
pulsioni melodiche spesso
concentrate, canti malinconici e
struggenti, verve ossessiva,
insomma con una partitura di
dolorosa maturità, lucida nella
mancanza di ottimismo. Roba da
adulti: bene il direttore
ragazzino si è mostrato fermo e
lucido, si è rivelato tosto e
limpido nella realizzazione
trasparente della partitura, e
guida salda dell’orchestra,
generosa di collaborazione, dopo
il concerto ultimo che aveva
sconcertato moltissimi
appassionati che ancora ne
parlano, memori invece della
bellissima sua performance in
“Rusalka”. I timbri ed il canto,
quando il musicista sovietico lo
concede, sono stati
esemplarmente eseguiti: magari
i passi più graffianti meno bene,
ma con il tempo sia in questa
partitura sia in altre il giovane
intersantissimo maestro saprà
ottenere ben altro. Il concerto di
Shostakovich, che più di uno tra
i presenti ricordava eseguito in
teatro, e che taluno aveva
riascoltato in disco di recente, è
stato gustato molto perché la
sua impostazione disarticolata
in passi solistici concertanti, di
carattere cameristica, anche
quando suonano molti
strumentisti, è stata ben resa,
ed apprezzata dai molti in
particolare che frequentando la
“Scarlatti” e “Napoli Nova”,
sodalizi che hanno
dimestichezza con
l’intensissima produzione
cameristica del musicista, di cui
invece il San Carlo con poco
saggia generosità ha proposto
fin troppo le prolisse sinfonie,
trascurando la splendida
“prima”tuttavia, eseguendo
fortunatamente pochissimo i
concerti solistici, ma purtroppo
ha trascurato la grande
produzione dei capolavori lirici.
Più a dentro nella poetica del
concerto op.107 è risultata la
straordinaria solista, Alisa,
solista di classe. Magari da
risentire in Schumann. Il gran
concerto era stato realizzato da
Shostakovich con l’aiuto di
Rostropovic, con prassi che fu di
Brahms ad esempio con
Johachim, ma ovviamente sono
partiture che brillano anche con
altri interpreti: un po’
diversamente, la vacua suite di
“Danze sinfoniche” op.45 di
Rachmaninov, sconosciuta ai
più, ma gradevolissima nel suo
scorrere via, è stata elaborata
con l’aiuto del mago Kreisler,
quindi il problema era tutto di
orchestra e direttore, usciti
vincitori assolutamente dal
cimento. E quindi tutti
soddisfatti, pronti per andare a
cena a mangiare la pizza, o a
raggiungere amici in orario utile
per la lasagna, essendo stato
questo il primo sabato di
carnevale: grazie ad una
locandina un po’ breve per il
pubblico ma onerosa per
l’orchestra. Avranno cenato
volentieri abbondantemente
pure tutti i maestri, gli ospiti e
quelli della casa.
Massimo Lo Iacono
CON LO SPETTACOLO “ELENA, NANNARELLA E GABRIELLA: ROMA CELEBRA NAPOLI”
Un omaggio a Magnani e Ferri in chiave partenopea
di Perla Tortora
ROMA. “Elena, Nannarella e Ga-
briella: Roma celebra Napoli” è il titolo dello spettacolo portato in scena sabato e domenica al teatro Nino Manfredi di Ostia da Elena Bonelli accompagnata al pianoforte da
Cinzia Gangarella e alla chitarra da
Giandomenico Anellino, interamente dedicato a Gabriella Ferri ed
Anna Magnani (nella foto). L’attrice e cantante ha raccontato le personalità di due donne icone del teatro e della canzone popolare del nostro paese, apprezzate dal pubblico e dalla critica, interpreti di canzoni e storie di vita, capaci di emo-
zionare fino a far commuovere. Nello spettacolo si ripercorre la storia
artistica e personale delle due donne, apparentemente così diverse
ma nel profondo accomunate da
tanti aspetti: Gabriella Ferri, attrice e interprete di canzoni popolari
romanesche e napoletane, portavoce di un genere ibrido tra la musica il teatro e la sceneggiata napoletana, personalità forte e prorompente, voce graffiante, spirito
rivoluzionario e indomabile, consacrata nel panorama musicale degli
anni ‘60 da successi come “Dove
sta Zazà”, “Ciccio Formaggio”,
“Maruzzella”, “Tammurriata nera”,
“Rumba de’ scugnizzi”. Il paralleli-
smo con Anna Magnani è presto
fatto: anche quest’ultima grandissima donna di spettacolo, attrice
ambiziosa, passionale, capace di
performance gioiose, disperate,
struggenti, reali, un talento controcorrente e tormentato. Rimangono
solo due brani incisi da lei, “Scapricciatiello” e “Aggio perduto ‘o
suonno”. Sono due canzoni napoletane e sembrerebbe un paradosso per un personaggio così romano ma che amava profondamente
la città di Napoli, memorabili alcune interpretazioni della Magnani al
cinema e in televisione come “’O
surdato ‘nnammurato” dal film televisivo “La sciantosa” con un gio-
vanissimo Massimo Ranieri, ma anche canzoni come “Maruzzella” e
“Reginella”, appartenenti al reper-
torio privato dell’attrice romana. Sul
palco Elena Bonelli, come lei stessa ha dichiarato, porta in scena
«due vicende umane, due talenti,
due grandi interpreti» attraverso
monologhi, stralci di film famosi,
aneddoti e citazioni, fa rivivere ricordi, racconta i percorsi professionali e personali, i trionfi e le debolezze, canta le canzoni napoletane che hanno accompagnato la loro vita, che amavano tanto e che
hanno contribuito al successo sia
della cantante che dell’attrice. Due
vite distanti ma accomunate da solitudine e infelicità personale, da
successi e consacrazioni di pubblico, da genialità e sregolatezza.