COMUNE DI AGRIGENTO Città della Valle dei templi con la collaborazione del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi ***** RAPPRESENTAZIONI CLASSICHE NELLA VALLE DEI TEMPLI 2010 a cura dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa www.indafondazione.org piano S. Gregorio - ore 21 mercoledì 30 giugno: Lisistrata commedia di Aristofane giovedì 1 luglio: Aiace tragedia di Sofocle venerdì 2 luglio: Fedra (Ippolito portatore di corona) tragedia di Euripide biglietti: uno spettacolo: euro 15 – tre spettacoli: euro 40 prevendite: - Box office via Cicerone, 42 Agrigento tel. 0922 20500 telefax 0922 553253 [email protected] - CTS Concordia via Cesare Battisti, 10 Agrigento telefax 0922 401083 - Tam Tam viaggi via Imera, 7 Agrigento tel. 0922 20436 telefax 0922 1836880 tamtamviaggi@alice,it - Dedalo tour via Figuli, 17/a Sciacca tel. 0925 27559 telefax 0925 902501 [email protected] “Lisistrata” è una commedia di Aristofane, rappresentata per la prima volta ad Atene nel 411 a. C., che prende il titolo dal nome dell’eroina protagonista il cui nome significa “Colei che scioglie gli eserciti”. È nota al grande pubblico per il celebre sciopero del sesso, con cui tutte le donne elleniche, convinte dall'ateniese Lisistrata, ricattano gli uomini affinché pongano fine alla guerra del Peloponneso che da lungo tempo travagliava la Grecia. Le donne riusciranno poi nel loro intento, ma gli uomini non riconosceranno loro il merito del progetto politico. Si tratta di una delle più antiche commedie satiriche giunte fino ai giorni nostri ed i cui temi più espliciti sono il sesso (lo sciopero sessuale delle donne) e la politica (l'emarginazione femminile e la guerra). L'efficacia satirica dell'opera è provata dalle reazioni negative della critica antica che la biasimò per la sua libertà di linguaggio e irriverenza. L'intento della libertà di linguaggio di Aristofane era proprio quello di trasmettere un’educazione politica. “Aiace” è una tragedia di Sofocle, la cui prima rappresentazione forse risale intorno al 445 a. C.. Aiace è offeso e infuriato perché le armi di Achille sono andate ad Odisseo invece che a lui. Per vendicarsi nottetempo vuole trucidare il maggior numero possibile di Achei, ma Atena se ne accorge e, ingannatolo, lo manda contro le pecore. Tornato in sè si vergogna e si rammarica talmente tanto che ritiene unica uscita dal suo disonore il suicidio: lo commette sulla riva del mare. Tutti i capi dei Greci si riuniscono intorno al corpo senza vita e, nonostante Agamennone e Menelao vorrebbero negargli la sepoltura, Odisseo interviene in sua difesa dichiarando che era il più valoroso di tutti loro, dopo il compianto Achille, e che quindi disonorandolo si disonorerebbero le leggi degli dei stessi: “non è lecito offendere un uomo valoroso quando sia morto, neppure se ti trovi ad odiarlo”. Aiace otterrà gli onori dovuti perché egli è un eroe e l’onore è il bene supremo di un eroe. “Fedra” è una tragedia di Euripide del 428 a. C.. Ippolito, figlio di Teseo re di Atene, è dedito alla caccia ed al culto di Artemide, divinità estranea ad amore e passione. Afrodite, la quale non sopporta il disprezzo di Ippolito per l'amore e le donne dovuto al culto di Artemide, decide di vendicarsi. Con i suoi poteri divini fa innamorare di Ippolito la sua matrigna, seconda moglie di Teseo, Fedra. In principio la regina non rivela i propri sentimenti al figliastro, ma con il tempo Fedra non riesce più a tenere nascosta la passione e si confida con la nutrice, premurandosi che la serva non dica nulla ad Ippolito. La donna, tuttavia, la tradisce, rivelando i sentimenti della padrona ad Ippolito, che, indignato, fugge dalla città. Questo provoca il suicidio di Fedra che, prima di uccidersi, lascia una lettera a Teseo nella quale narra di essere stata violentata da Ippolito. Teseo così chiede vendetta a Poseidone e sulla strada il giovane Ippolito viene attaccato da un mostro marino che lo fa cadere dal cavallo, ferendolo a morte. Solo al termine della tragedia Artemide irrompe nella scena in qualità di deus ex machina e rivela a Teseo la verità. In questo modo lo getta nello sconforto, ma riabilita il nome di Ippolito.