La “rossa” Limousine tiene le posizioni

XXI
MERCOLEDÌ 17 NOVEMBRE 2010
il Cittadino
Fiera di Codogno
NEL LODIGIANO IL COMPARTO DELLA RIPRODUZIONE TOCCA PUNTE D’ECCELLENZA, MA IL BASSO PREZZO DELLA CARNE PENALIZZA CHI MACELLA
La “rossa” Limousine tiene le posizioni
Crescono gli allevamenti di qualità, ma soffrono gli ingrassatori
Una delle vacche di razza Limousine presenti in Fiera: il mercato degli animali da carne sta reggendo bene alla crisi globale
P
iazzare un vitello da carne Li­
mousine al re degli allevatori
francesi, Sebastien Lagra­
feuil, è un po’ come vendere
del ghiaccio agli Eschimesi. Ci è
riuscito Matteo Biancardi, alleva­
tore a Maccastorna della pregiata
razza d’Oltralpe, e il fatto la dice
lunga sullo stato di salute del setto­
re nell’ultimo periodo. Il comparto
viaggia a gonfie vele, con una pun­
ta d’eccellenza proprio nelle pro­
vince di Lodi e Milano, al secondo
posto nella classifica delle provin­
ce italiane con il maggior numero
di vacche Limousine iscritte al li­
bro genealogico. La quota “rossa”
presente in Fiera, a fronte dell’in­
vasione di vacche da latte in que­
sta edizione più che mai massiccia,
ha dunque un preciso significato:
testimoniare che «la consistenza
degli allevamenti da carne esiste e
non è affatto una rarità». Ne è con­
vinto Alberto Negri, allevatore
convertito al “bio” di Valera Frat­
ta, con i suoi tori e le vacche Li­
mousine presente al padiglione bo­
vini: «Il Lodigiano ha una storia
importante di allevamenti, ci sono
molte stalle e adesso che il latte
non va più così bene non sono po­
chi a smettere di allevare bovini da
latte per passare a quelli da car­
ne». A richiedere la carne IT, ossia
di bovini nati in Italia, si è messa
da qualche tempo anche la grande
distribuzione, gli allevatori hanno
captato il segnale e deciso di inve­
stire lì. Soffrono invece gli ingras­
satori, chi di professione acquista i
vitelli, li ingrassa e infine macella.
Per loro è fondamentale il prezzo
del prodotto da banco, vale a dire
della carne, e quello ­ a dirla tutta ­
è fermo da troppo tempo. Non si ca­
pisce neppure bene il perché. «A
differenza del mercato della ripro­
duzione quello della carne è sta­
gnante ­ prosegue Negri ­, così seb­
bene l’Italia abbia alle spalle una
forte tradizione di ingrassatori ul­
timamente stanno diminuendo».
Trovano poco redditizio mantene­
re il vitello fino a che non è pronto
per la macellazione e dirottano le
coltivazioni di cereali delle loro
aziende agricole ad un settore in
forte espansione, la produzione di
biogas. «Un disastro ­ secondo Ne­
gri ­. Gli impianti di biomassa cre­
scono come funghi ­ osserva ­ e sot­
traggono terreno agli animali per­
ché il trinciato va a finire lì. Gli
stessi che prima facevano gli in­
grassatori trovano più vantaggio­
so investire nelle energie rinnova­
bili». È un fatto che tra tenere tori
da monta e vacche nutrici Limou­
sine che partoriscono vitelli, e met­
tersi a ingrassare vitelli da ristallo
nella speranza che il prezzo della
carne torni a salire, esiste una for­
bice di guadagno che nel secondo
caso non paga. «Nell’ultimo anno
abbiamo registrato un incremento
degli animali di pregio dal punto
di vista genealogico ­ fa sapere Ste­
fano Zuliani, direttore Apa Milano­
Lodi ­, gli interventi della comuni­
tà europea in questo senso aiutano,
anche perché dobbiamo considera­
re che il territorio lodigiano si ca­
ratterizza per l’articolazione in
piccole unità piuttosto che in gros­
si allevamenti». Con qualche signi­
ficativa eccezione come Biancardi,
«tra i più grandi d’Europa e capace
di vendere persino ai francesi».
Laura Gozzini