Scienza e conoscenza Così nasce il cervello globale

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Anno XI n.16 - 9 ottobre 2015
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Scienza e conoscenza
Così nasce
il cervello globale
Collaborazione e competizione fra le menti del pianeta
così la tecnologia moltiplica la diffusione del sapere
Per la prima volta nella storia le idee
e le scoperte possono circolare alla velocità della luce
una relazione diretta fra investimenti
in ricerca scientifica e crescita del
reddito procapite. A maggior ragione
adesso che, complice la rivoluzione
digitale, siamo entrati nell’era postindustriale della conoscenza.
Da tempo, il capitale e la manodopera
non sono più i soli fattori determinanti, nella competizione fra imprese e fra
paesi. Nell’era della conoscenza, il sale
della concorrenza è l’innovazione, che
va dall’incessante perfezionamento
I
Marco Magrini
l cuore dell’LHC, l’acceleratore
di particelle del Cern che fa collidere protoni lungo una galleria
circolare di 27 chilometri, è a
Ginevra. Ma il suo cervello non abita lì.
Il cervello del più grande esperimento
scientifico della storia – sia in termini
di investimenti che per il numero di
ricercatori che ci lavorano – è sparso
per tutto il mondo. Si chiama Grid, è
un network di 200mila microprocessori, distribuiti in 170 centri di calcolo di
36 paesi diversi. Senza il Grid, sarebbe
impossibile elaborare i circa 40 terabyte di dati generati quotidianamente
dall’acceleratore: tutti quei calcolatori,
dentro alla sede del Cern, non ci starebbero neppure.
Nel cambiare tutto, la digitalizzazione ha cambiato anche la scienza.
Tanto per cominciare, sembra esserci
una chiara correlazione fra la diffusione delle tecnologie di comunicazione e
l’aumento vertiginoso della produzione
scientifica degli ultimi 25 anni. Per la
prima volta nella storia, le idee e le
scoperte possono circolare alla velocità
della luce. Per la prima volta nella storia, i cervelli che le producono possono
collaborare senza ostacoli geografici.
Fatto sta che la produzione scientifica,
calcolata sulla base dei documenti pubblicati dalle riviste peer-reviewed (dove
i lavori degli scienziati vengono prima
valutati da altri scienziati) è letteralmente decollata.
Prendiamo l’Italia. Nel 1996, gli
scienziati italiani hanno pubblicato
complessivamente 37.726 paper sulle
riviste specializzate. Nel 2005 sono stati 61.762. E l’anno scorso ne hanno prodotti 93.064, peraltro scivolando dalla
settima all’ottava posizione al mondo,
scavalcati dall’India. Su scala globale,
la crescita è stata altrettanto esuberante. Gli Stati Uniti, leader assoluti
della pubblicazione scientifica, sono
passati dai 330mila documenti del 1996
ai 552mila dell’anno scorso. Ma il fatto
interessante è che la Cina, durante lo
stesso periodo di tumultuosa crescita
della sua economia, è passata dalla nona posizione (con 28mila paper) alla seconda posizione (con 452mila). In altre
parole, la Repubblica Popolare sembra
aver capito una lezione che qualcuno
in Europa fatica ad apprendere: che c’è
Ventunesimo secolo la ricerca è salire
a piani ben più alti. Al giorno d’oggi, le
scoperte vengono perseguite con macchine mostruosamente complesse (come l’LHC) e studiate com l’ausilio di sofisticati sistemi di calcolo (come il Grid).
Se nel 2003, quando venne annunciato
il primo sequenziamento del genoma
di un essere umano, c’erano voluti dieci
anni per arrivare al traguardo, nel 2010
bastavano un paio di settimane. Oggi, la
lettura completa delle basi azotate A, C,
G, e T che compongono il Dna richiede
un paio d’ore. Perdipiù, alla modica cifra
di un migliaio di dollari, contro le decine di milioni che furono spesi la prima
volta. Tutto questo, è stato reso possibile dall’aumento esponenziale della
capacità di calcolo dei microprocessori,
da algoritmi più efficienti e da macchine
più sofisticate per la lettura del codice
genetico. Ovvero dalla tecnologia.
Il Grid, un network di 200.000
microprocessori sparsi in tutto il
mondo, è il «cervello» dell'LHC
l'acceleratore di particelle
del Cern con sede a Ginevra
Il Dna
Nel 1953 James Watson
e Francis Crick
presentarono quello
che è oggi accertato
come il primo modello
di Dna
di prodotti esistenti all’invenzione
di nuovi prodotti e perfino di nuovi
settori industriali. La ricerca scientifica
e tecnologica sono al centro di questa
transizione epocale: dalla nanotecnologia alla biologia sintetica, dalle
neuroscienze alla meccanica quantistica, le frontiere della scienza si allargano
insieme alle frontiere dell’economia.
La britannica Nature (la più importante rivista scientifica al mondo, insieme all’americana Science) ha calcolato
che il numero delle pubblicazioni
raddoppia ogni nove anni. Ma non si
può dire che la conoscenza raddoppi
allo stesso ritmo. È che sono aumentate le riviste, che qualcuno scrive articoli
anche su avanzamenti marginali e, come purtroppo racconta la cronaca, che
pochi falsificano i dati pur di pubblicare e di guadagnare punti per il proprio
indice-H (il ranking internazionale
degli scienziati, basato proprio sulle
pubblicazioni e sul numero di volte che
vengono citate). Però, senza dubbio, la
produzione scientifica è senza precedenti nella storia: ogni anno, 8 milioni
di ricercatori pubblicano su 28.134
riviste scientifiche (per contare solo
quelle in inglese) 2,5 milioni di articoli.
Ben difficilmente si arresterà.
Ma la diffusione della conoscenza, e
quindi la sua moltiplicazione, non sono
le uniche ricadute della rivoluzione
tecnologica.
Se nell’Ottocento qualcuno poteva
scoprire qualcosa sperimentando,
che so, con ferro, zolfo e provette, nel
Nella classifica dei Paesi col maggior numero
di pubblicazioni scientifiche, l'Italia è scivolata
all'ottavo posto, scavalcata dall'India
Niels Bohr
Diede contributi fondamentali nella comprensione
della struttura atomica e
nella meccanica quantistica. Premio Nobel
per la Fisica nel 1922.
Così come non esiste una persona al
mondo capace di costruire da sola un
iPhone 6 (o un Boeing 777), anche questi giganteschi progressi della genetica
non sono più frutto di una solitaria intuizione, ma di un monumentale gioco
di squadra. Ma non soltanto la squadra
di un’università o di un’impresa privata,
che pure lo fanno per competere, ma il
gigantesco team del genere umano.
Prendiamo la meccanica quantistica. «Se non vi ha scioccato, vuol dire
che non l’avete capita», disse Niels
Bohr, uno dei padri di questa branca
della fisica nata nella prima metà del
Novecento, che spiega alla perfezione
il comportamento di atomi e fotoni,
ma con bizzarre proprietà che sembrano non appartenere al mondo che