lim vittoria più forte della scaramanzia «Tanto non succede»: cronaca di una serata adatta tensione SASSARI. Dicono che non succede, che tanto non può succedere. E nelle rare volte in cui capita, di sicuro succede agli altri. La Sassari del basket si è presentata all'appuntamento più importante della sua storia cinquantenaria quasi in punta di piedi. Ci credo ma non ci credo, è possibile ma tanto non succede mai. Perché di delusioni, in tanti anni, ne sono arrivate parecchie, e quindi non vale la pena di farsi tante idee strane. Neppure quando gara2 hai dominato in trasferta, neppure quando gara3, appena due giorni prima, hai visto il Banco tirare fuori tutto e portarsi in vantaggio nella serie finale. Avere il match ball in mano no, questo non era ancora capitato. Ma tanto non succede, si continuava a sentire in città. E allora com'è che per salire al palazzetto fai la stessa strada di venerdì, com'è che parcheggi esattamente nello stesso punto e passi attraverso lo stesso ingresso? E il posto in gradinata? Ovvio che non si cambia, non è davve- ro il caso di rischiare di gettare a mare il lavoro di una stagione. Però arrivi dentro il solito forno del PalaSerradimigni e vedi visi molto più tirati del solito. Lo speaker Ico Ribichesu sparge sale a bordo campo, ma questa non è una novità. Però c'è il vicino di posto che ha la stessa maglia di venerdì: è già un segnale. E sorridi di gusto quando ti fa notare che non è l'unico a non essersi cambiato. "Non succede — dice lui — ma perché non provarci?". Sassari si riversa in piazzale Segni con calma, quasi infastidita da una possibile giornata di mare andata a monte a causa di un tempo imprevedibile. Il settore C è già tutto esaurito un'ora prima della partita. Dall'altra parte, i cento tifosi ospiti sono già stati risucchiati nella bolgia di in un settore D che preannuncia battaglia. Ci sono anche cinque "folli" che girano per il settore B con divise da basket retro: un intero quintetto che corre avanti e indietro accompa- gnato dal boato del pubblico. Come dire, non è il caso di prenderla sul serio. "Lasciate ogni speranza, o voi che entrate", è invece il messaggio rivolto ai giocatori di Veroli, stampato su un cartello che compare dietro la loro panchina. Speranza di cosa? Tanto, se succede, di sicuro succede a loro. Lo sanno anche i tifosi del Commando, che durante il pre-partita cantano a lungo "vincerete voi", agli amici ciociari. È ovvio, commenta qualcuno: noi non abbiamo mai vinto niente. Però poi la partita si infiamma e in cinquemila impazziscono al ritmo di "chi non salta non ci crede". E durante l'invasione di campo i giocatori, spogliati dai tifosi, si rivestono con maglie griffate "Al". Allora erano pronte. Allora qualcuno ci credeva da prima. Allora è tutto vero. Tensione e sudore, adrenalina e passione. E ora, finalmente, è arrivata anche l'apoteosi. A volte succede davvero. A.Si. Kemp e Rowe, decisivi nella partita di ieri (servizio di Mauro Chessa) I