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BAND: COMFORT
TITLE: ECLIPSE
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BLOWUP
Non è una recensione oggettiva. Nè equilibrata. E' semplicemente il passaggio dalla fissazione
alla maniacalità. Perché i Comfort dopo sorprendenti, corruschi e imbronciati 'demo' di frozen
jazz, dopo particule post-rock in questa e in quella compilation, hanno registrato un albumanello di moebius da mettersi al dito pineale e la cui bellezza è a un passo dalla deflagrazione.
Le melodie, imbastite dal pianoforte e dalla chitarra col gioco speculare di basso e batteria,
hanno il pulsare d'un corpo cresciuto al buio e che inizia a scoprire la luce del mondo:
Privilegio, prova d'artista per l'assoluto, si libra di synth e chiude la bocca della stomaco. Jazz
funebre a spiderland (Magnete). La pietra tombale, la parola definitiva sul post-rock
(Suite#101). Aloha al ralenti (Poche idee ma confuse), 90 Day Man nel vicolo cieco d'un
bridge, Vonneumann in versione romantica. Ai Comfort ci si avvicina per approssimazione.
Nascondono la loro vera identità tra somiglianze e assimilazioni. Forse è nella solarizzazione
hermanniana che introduce Suite#103, perchè poi il piano neoclassico di Leonardo Chirulli e la
chitarra frippiana di Alessandro Baris attraggono in un labirinto trasparente dove tutto appare
illusoriamente chiaro, e via d'uscita non c'è.
Comfort: immagine riflessa di quel languido disagio che si prova nel non trovare le parole.
(7/8) Dionisio Capuano
MUCCHIO SELVAGGIO
L’
evoluzione della specie post-rock? Sarebbe riflessione azzardata e riduttiva per i Comfort,
ensemble toscano già segnalatosi con dei demo molto promettenti e tramite alcune pregevoli
partecipazioni su compilation tra cui il tributo crimsoniano “
The Letters ”
p ubblicato dalla
Mellow: indizi a favore di una personalità di rilievo, tutt’
altra storia rispetto ai molteplici epigoni
del dolente post-rockeggiare sparsi nell’
underground. Se il suono di “
Eclipse”
, ufficiale atto
primo pubblicato dall’
attiva pugliese Psychotica Records, si è fatto più etereo ed atmosferico
rispetto a fraseggi maggiormente aggressivi e nervosi palesati precedentemente, è comunque
il frutto di un percorso consapevole, un bisogno di introspezione piuttosto che di scontate
esibizioni tecnico-compositive. Un’
evoluzione dunque non attribuibile a infatuazioni dell’
ultima
ora esterofila, bensì dispiegata in sonorità ricercate, caratterizzate dalle puntellature del piano
di Leonardo Chirulli in un impianto rock delicatamente free-form striato appena di elettronica.
Un linguaggio sonoro che è realmente “
avanti”
e discretamente “
in progress”
, senza stupire con
estremismi o effetti speciali. Perché in definitiva i sette brani strumentali rivelano una soffusa
scorrevolezza, tenuemente sull’
orlo del “
precipice”
a vant-pop, parafrasando il titolo in
apertura, incidentali ed algide svagatezze neocanterburyane per un debutto in qualche modo
atteso e già annotabile fra le più belle realtà dell’
odierno scenario indie nazionale. Loris Furlan
RUMORE
Il suono di Eclipse è decisamente intellettuale, muovendosi tra Fripp, jazz e post rock - che
diremo essere la base di partenza delle composizioni dei Comfort. Ciononostante le qualità di
scrittura ed esecuzione della band ci consegnano un disco dall'ascolto per niente ostico (poi,
chiaramente, dipende da chi ascolta e dal livello di lettura a cui è interessato). Composizioni al
rallentatore e dai volumi bassi: suonate con un intenso equilibrio emotivo e giocate tra piano e
chitarra, le cui parti melodiche sembrano disegnare immagini nella stanza, con basso e batteria
a segnare il tempo e a meglio tratteggiare, sino a un passo dalla definizione, gli stati d'animo.
In mezzo, un uso "discreto" di laptop e synth. Si sono messi a destra del post rock e
camminano sicuri. Bravi. Gianluca Runza
ROCKERILLA
(...) Un grande album al quale si affianca la nuova uscita dei Comfort, intitolata "Eclipse" e
registrata da roger Seibel nei Sea Mastering Studios di Phoenix.
La Possibilità di lavorare negli stessi luoghi di Tortoise, Calexico e Pavement ha di sicuro
incoraggiato il quartetto dedito ad intarsi strumentali e piccole suite di derivazione ambient e
post-rock, tanto da ispirare una tensione emotiva di grande effetto. Alcune tracce non hanno
nulla da invidiare al catalogo della Thrill Jockey dei tempi d'oro e resta solo un piccolo
rammarico per la sostanziale omogeneità di suono e di genere.
(7/10) Michele Casella
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SILENT SCREAM
Già distintosi nelle compilation alle quali ha partecipato (“
Fragments”
,“
The Letters: An
Unconventional Italian Guide To King Crimson”
) come una delle più interessanti realtà della
scena post-rock tricolore, l’
ensemble a nome Comfort ci regala una delle più stimolanti
sorprese del nuovo anno, sposando la finezza sperimentale dell’
audio design ad una suadente
e matura accessibilità ritmico-melodica. Il quartetto toscano si serve della propria sensibilità
strumentale per intagliare delicate gemme di attutite detonazioni indie contaminate di irretite
premonizioni free-jazz, in una sintesi straripante tra rock delle lande nordiche e poetica
lisergica che indulge al sofisticato metropolitano e all’
arte dell’
improvvisazione.
Sette canzoni prive di vocals (ma non se ne sente assolutamente la necessità) dal sound
raffinato e contemporaneo, che non si devolve stolidamente a nessun tributo votivo
imbarazzante o ammiccante, saltando categorie e codici accademici o stilistici, in nome della
più pura ispirazione. Intimismo visionario in equilibrio precario fra celebrale intellettualismo e
strascichi di deviante elettricità, all’
interno del quale il pianoforte gioca un ruolo fondamentale,
ben più della chitarra e secondo soltanto al basso. Soffusi mormorii e(lettro)statici (“
Few
Ideas, But Confused”
) e armonie jazzate leggere come manti nevosi (“
Magnete”
) si
susseguono a gemme di incantato avant-pop ambientale (“
Privilegio”
) e a diradate partiture
sentimentali dalla deragliante intonazione mantrica (“
Suite 101”
), fino ad una ninnananna
conclusiva in odor di narcolessia (“
La Stella Della Danza”
). Le mani esperte di Roger Seibel
(Tortoise, Pavement, Calexico, Guided By Voices, Cat Power) garantiscono precisione ed
equilibrio dietro la consolle, per un album in grado di appagare fan dei Sigur Ros come di
Matmos e Labradford. Inaspettato e straordinario. (8/10) Flavio Ignelzi
ROCKSOUND
Cosa sono, quaranta minuti? Un’
estenuante corsa in metropolitana da un lato all’
altra della
città; l’
attesa snervante prima che la persona desiderata si manifesti; la durata del primo
tempo di un film, l’
attimo che precede la riaccensione delle luci, il violento ritorno alla realtà,
con gli occhi che pizzicano e la mente ancora alle immagini appena viste. Se non avete voglia
di chiudervi in un cinema, e condividere un’
esperienza così intima –quella di penetrare nelle
storie inventate, o reali, di altre vite –con persone sconosciute, potete ascoltare un disco. Un
buon disco. Come il debutto discografico dei Comfort, che chiama in causa un postjazz
suonato con bravura (e ottimamente registrato). Sette le storie qui raccontate: dal lirismo
senza compromessi di “
Precipice”
, che pone l’
ascoltatore (lo spettatore?) di fronte a paesaggi
che variano, assecondando ora asprezze, ora dolcezze inaspettate. Stacchi precisi, spazi chiusi
dal quale ammirare, d’
incanto, uno spiraglio di luce, meditazioni dal ritmo accelerato e il
recupero dell’
inconscienza dell’
infanzia, per trovare, infine, la bellezza nascosta in un percorso
fatto di incastri geometrici e rinvii: se trovate la trama avvincente, questo disco fa per voi.
(8/10) - Ilaria Ferri
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ROCK ON
La Psychotica Records, diretta egregiamente da Michele Maglio, continua ad arricchire la
propria scuderia, continua ad arricchire la vasta scena indipendente italiana. Questa volta
tocca ai Comfort esordire nel mercato discografico, questa volta tocca a quattro ragazzi italiani
esordire con un album, "Eclipse", che racconta il post-rock (quello di Chicago, ovviamente) nei
minimi dettagli, nei minimi particolari. Dopo aver partecipato ad innumerevoli compilation
(senza considerare poi i vari “
progetti paralleli”
), i Comfort affilano le proprie armi, affinano le
proprie qualità artistiche.
Con la mente rivolta verso i paladini eterni del post-rock, la band, chiaramente ispirata dalla
creatura armoniosa di John McEntire (Tortoise), divulga sette brani strumentali per un totale di
quaranta minuti. Sette brani intrisi della dolcezza sonora di un piano (Leonardo Chirulli) che si
stende sulle corde di una chitarra elettrica, sul filo elettronico che lega e “
soffoca”
,
delicatamente, l’
intero album. In regia c’
è la precisione certosina di Roger Seibel (già con
Tortoise, Pavement, Calexico). Quello dei Comfort è un gran debutto, una grande prova
artistica che mette in evidenza le chiarissime qualità del quartetto italiano. Quello dei Comfort
è un debutto che, almeno parzialmente, si distacca dalle precedenti produzioni della pugliese
Psychotica Records che, prontamente, amplia i propri confini, i propri spazi. (8/10) Francesco
Diodati
KOMAKINO ZINE
Un disco notturno, malinconico e placido, da non far suonare quando fuori c'è il sole. Un
debutto nella delicatezza omogenea di 7 partiture strumentali, con qualche ombra leggera di
progressive e una marcatura propria della soundtrack stile slow-core. Su volteggi di piano,
programming minuto nelle dimensioni, chitarre delicate, giri di basso serpentini, e un dettaglio
continuo mai lasciato al caso, il disco si consuma come fosse un lungo interludio, per cui
potresti premere play e leggere un bel libro, o metterTi alla finestra e guardare le luci della
città di notte.
Kind of nocturnal, melancholic and delicate, - hard to think of it when the sun hits outside. A
debut into homogenic delicacy of seven instrumental partitures, with some light shadows of
progressive and a proper mark of slow-core style soundtrack. Composed by piano teardrops,
minute sized programming, gentle guitar sounds, bass serpentines, and by a continuous
attention for details, this album runs fast as a long interlude, so that You might press playback
and read a good book, or just open a window to watch the city lights at night.
SENTIRE ASCOLTARE
Chi sostiene che il termine post-rock ormai si riferisca ad un capitolo chiuso della storia del
rock non ha tutti i torti. Se però con questo termine non si intende un genere ben preciso,
bensì un nuovo modo di leggere il linguaggio del rock da un punto di vista più avanguardistico,
ci sono ancora risorse da spendere nel panorama musicale odierno.Eclipse, esordio degli
italiani Comfort, è pieno di stereotipi del “
genere”
postrock: tempi dilatati, uso di metri dispari,
arpeggi di chitarra dissonanti. Ma è anche un bel disco.L’
album è il risultato di una gavetta,
fatta di singoli e partecipazioni a compilation, tra cui il prestigioso tributo ai King
Crimson The Letters: An Unconventional Italian Guide to King Crimson (Mellow Records,
2004). La line-up comprende, oltre ai classici chitarra, basso e batteria, anche le tastiere,
spesso utilizzate come pianoforte. E la differenza si fa sentire, non tanto per la presenza in sé
dello strumento, quanto per quel tocco alla Bill Evans, che dona un’
atmosfera
inequivocabilmente jazzy a una musica altrimenti appiattita sotto i colpi dei
solite scontate fonti d’
ispirazione, Calexico e Mogwai su tutti. [continua]
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Le luci sono fioche, discrete. Magnete e la lunga Suite n.101 rappresentano il lato più
interessante dell’
album, la quintessenza del sound dei Comfort: La batteria quasi sfiorata,
chitarre con un suono più vicino al jazz che al rock e il piano evansiano di Leonardo Chirulli.
Tutti questi elementi, uniti ad una discreta fantasia compositiva, sintetizzano una formula
assolutamente riuscita, per quanto non proprio “
futurista”
. (7.0/10) Daniele Follero
SONIC BANDS
Dopo essere apparsi in qualche compilation, ecco il primo disco (sette tracce, 40 minuti totali)
dei Comfort. Un disco completamente strumentale, dove più che il titolo dell'album ("Eclipse")
vi si addice la stessa ragione sociale della band. Atmosfere distese e sognanti, con morbidi
arrangiamenti pronti a svilupparsi in melodie dilatate e, solo a tratti, mistiche. Non si tratta di
un post rock "canonico", ed è questo il pregio dei Comfort, una rivisitazione dei Calexico, unita
ad atmosfere alla Mogway e divagazioni di scuola Tortoise, formano il mix compositivo del
progetto. Un insieme avvolgente e compatto, di ottima fattura. Ammetto che una voce qua e la
non guaterebbe al disco, la cui totalità non riesce nell'intento di mantenere vigile l'attenzione
dell'utente. Forse anche qualche cambio di ritmica (o sorpresa sonica) aggiungerebbe maggior
efficacia ai brani che, in ogni modo, presi singolarmente sono molto validi. La pecca del disco è
la troppa omogeneità spezzata solo dalla frustrazione di "Suite" e dall'oscura atmosfera della
breve traccia conclusiva "La Stella della Danza". In ogni modo tanta qualità che potrebbe aver
ancora più efficacia con qualche sussurro vocale. U. Musti
KATHODIK
È un programma lanciato: lasciare che sia la musica a disegnare uno spazio vivibile, dove le
suggestioni possano essere il tratto del tuo umore. Oltre la realtà della fisica, del tempo e delle
parole. È una prova di coraggio quella che il Comfort quartet mette dentro “
Eclipse”
: generare
miscele post-rock da atmosfere jazzate, osare e poi scoprire che l’
incanto di un pianoforte può
far breccia nell’
animo più duro del rock, sfidare gli stilemi dei generi senza la pretesa di trovare
il vero vincitore. “
Eclipse”
è a volte vitreo, a tratti cristallino: nelle atmosfera strumentali delle
sue suites come nei suoni dei synth e delle chitarre. In testa, il pensiero fisso agli ultimi
Tortoise. Nel cuore dell’
album, ispirazioni da partiture classiche. (3,5/5)
DRIVE MAGAZINE
Il rinnovato interesse verso la musica interamente strumentale in questi ultimi tempi è stato
sicuramente alimentato dal successo di bands come Tortoise, Godspeed You Black Emperor,
Tarentel, gruppi che hanno dato nuove energie e significati musicali al rock contemporaneo.
L'onda lunga dell'attitudine post-rock minimale è da un pò arrivata anche in Italia ed ha
portato alla nascita di diversi gruppi piuttosto validi, fra i quali i toscani Comfort, in attivo da
circa tre anni ma giunti solamente ora al debutto discografico con Eclipse, pubblicato dalla
Psychotica Records, sicuramente un bel colpo messo a segno dalla label pugliese, anche se i
Comfort si discostano sensibilmente dall'aggressivo noise-indie rock del suo catalogo per un
approccio più meditativo e delicato, quando non addirittura sognante. In effetti le composizioni
che fanno parte di Eclipse si svolgono in un contesto sonoro rarefatto e raffinato, lontano e
distante... In poco meno di quaranta minuti i Comfort delineano un percorso musicale che si
snoda fra passaggi lievemente jazzati, retaggi neoclassici dal sapore lievemente decadente,
qualche piccola dilatazione sensoriale in odore di psichedelia e zone d'ombra tutt'altro che
rilassanti. Le parti soliste e la cura degli arrangiamenti sono affidati in particolare alla chitarra
di Alessandro Baris, al pianoforte e alle tastiere di Leonardo Chirulli, mentre la sezione ritmica
è composta dal batterista Dario Arnone e dal bassista Fabio Elia: le sonorità, in bilico fra
sonorità elettro-acustiche e leggere scorie elettroniche, si sviluppano secondo trame lineari,
avvolgenti; un modo sussurrato, intimo ed inquieto di intendere la musica che affascina e
lascia storditi. Le piccole sbavature e qualche leggera incertezza di Eclipse sono quei piccoli
difetti che si ritrovano in quasi ogni esordio indipendente, la perfezione assoluta la possiamo
lasciare tranquillamente alle major... Giovanni Carta
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NOISYOUTH
Un interpretazione del rock e delle sue sfaccettature post decisamente intrigante, soprattutto
in un momento come questo dove mi ritrovo con le sacche piene dei soliti feedback in stile
Mogwai e delle solite musiche da camera. Dovrò fare attenzione a non esagerare con gli elogi.
Le melodie sono dilatate e le atmosfere che ne escono fanno sognare ad occhi aperti
trasportando anima e corpo in mezzo a qualche distesa acquifera. Addirittura, alcuni schizzi di
free jazz fanno timidamente capolino tra un giro di piano ed un lieve accelerare di chitarra.
I più attenti avranno probabilmente sentito parlare di questi Comfort magari nel retro di
qualche misteriosa compilation o collaborazione varia.
Finalmente si vestono di propri abiti, e decidono di sbarcare a terra con questo riuscitissimo
Eclipse, ad aiutarli nell’
atterraggio ancora una volta l’
ottima Psychotica Records, molto brava
ad allargare i confini che la contraddistinguevano. I meno attenti potrebbero annoiarsi per
l’
eccessiva strumentalità di un disco comunque molto omogeneo, che non esce mai dai propri
binari ma che avvolge con estrema facilità i timpani più delicati e sensibili. Il consiglio è quello
di abbassare le luci e lasciarvi dondolare… Sexuallyconfused
MUSIC CLUB
Una batteria accarezzata da lontano, una chitarra non-violenta che si ingobbisce su se stessa,
un basso autistico che gira in tondo in cerca di un senso, delle tastiere che sgambettano
partorendo pacate armonie ad ogni occasione… Queste le mie sensazioni dopo i primi minuti di
ascolto di “
Eclipse”
, album di esordio dei Comfort, quartetto di cosiddetto ‘
post-rock’
st
rumentale (non c’
è una sillaba manco a pagarla). Prima di questo i quattro erano apparsi
anche su qualche compilation, tra le quali un tributo ai King Crimson, ma questo “
Eclipseӏ il
loro primo lavoro vero e proprio: 7 brani per 39 minuti. Tutti i brani presenti sono
estremamente malinconici ed a tratti doom. Il suono, nonostante tutto fresco come una rosa (il
mastering è stato fatto a Phoenix da Roger Seibel, che in passato ha già lavorato con Calexico,
Tortoise, ecc.), riesce a far spiccare dei buoni riflessi che altrimenti sarebbero stati oscurati
senza certi accorgimenti tecnici… Tuttavia la mia soglia di attenzione tende a calare. Sarà
anche colpa delle mie cornucopie di birra, ma forse 9 minuti di strumentale (è il caso di
“
Magnete”
) su tempi molto rilassati che i Mogwai sembrano una punk band, alla lunga ti
lasciano un po’
p rovato. Anzi, mi assento un attimo per andarmi a sciacquare la faccia,
che sennò svengo. Eccomi di ritorno. Il disco si presenta in un bel digipack asciutto e stiloso
quanto algido, per la cronaca. Perché mi è venuta voglia di farvelo sapere? Non lo so, forse
perché non ho altro da dire sui Comfort…
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ROCKLINE
http://www.rockline.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=893
Eclipse degli italiani Comfort rappresenta una bella sorpresa all’
interno del nostro panorama Post Rock: il
quartetto che già in precedenza si era distinto per aver partecipato egregiamente ad un tributo ai King
Crimson di Robert Fripp, dopo due anni trascorsi a lavorare in studio di registrazione con l’
aiuto di Roger
Seibel dei Sae Mastering Studios di Phoenix, debutta con questo Eclipse, opera divisa in sette tracce a
cavallo tra Post Rock e Jazz.
Totalmente assente l’
impiego della voce, per lasciare spazio alle magiche atmosfere Ambient e Post Rock dei
quattro strumentisti, capaci di infondere un alone avvolgente e raffinato, rilassante e mai scomposto.
Tanti invece gli effetti elettronici che percorrono ogni singolo brano di Eclipse: l’
opener Precipice fatica ad
uscire dalla sua laboriosa introduzione ma, una volta superata questa, si distingue per la fluidità del songwriting e per la limpidezza del sound.
Di grande impatto il connubio tra toni Progressive/Jazz e parvenze Ambient/Post Rock, che esaltano così la
varietà delle idee presentate dai Comfort, troppo statici in parecchie sezioni ma veramente eleganti nella
forma.
Si dà libero avvio a parti free Jazz, accompagnate con cura dalle strutture ritmiche di basso e batteria, mai
irruenti, sempre votate a legarsi al meglio ai temi del pianoforte di Leonardo Chirulli e alla chitarra clean Jazz
di Alessandro Baris. Il risultato della produzione è elevato poiché la registrazione valorizza a pieno tutti gli
strumenti e gli inserti elettronici che permeano in superficie le sette tracce.
Ottimo il binomio Few Ideas, but Confused e Suite 103, che regalano profonde emozioni con punte alla Bark
Psychosis e alla Paatos, certamente non banali nell’
approccio compositivo; tra le pecche del disco, si possono
ricercare un’
apparente monotonia degli incastri tra le varie parti delle canzoni, che non permettono di
destare l’
attenzione degli ascoltatori, puntando solo a cullare con la loro direzione spalmata e distesa.
Perciò anche il futuro inserimento di una voce, per quanto possa risultare fuori luogo per ogni ascoltatore del
free Jazz più tradizionale, condurrebbe a risultati ancora migliori la formazione italiana, abbastanza spenta in
alcune ripetitive zone del primo full-lenght.
Considerando però che l’
esordio di un gruppo costituisce sempre una scommessa da parte dei musicisti, si
può dire con sicurezza che i Comfort hanno superato la prima prova: ora però li attende un periodo di
riflessione sul proprio operato, per capire cosa manca nel sound finora proposto e per riuscire a colmare i
vuoti di questo primo Eclipse.
COOLCLUB
http://www.coolclub.it/recensioni/dettaglio_dischi.asp?menu=6a&submenu=1&Id_Recensione=1147
Con questo nuovo lavoro la nostrana Psychotica records fa un salto in avanti nel suo percorso di ricerca degli
sviluppi post-rock italiani. Se finora ha preferito esplorare i percorsi più “
rumorosi”di questo genere
polisemantico, adesso sceglie, producendo l’
esordio di questo quartetto toscano, di dare spazio anche a
quelle strade che più si discostano dagli stilemi rock per sconfinare nei territori più propri dell’
avanguardia,
della musica contemporanea da camera in stile Rachel’
s, e della minimal-elettronica pennellata di partiture
jazz. Le sette raffinate tracce strumentali, nelle quali si fa notare con piacere il piano di Leonardo Chirulli e le
chitarre di Alessandro Baris (il quale ha collaborato in passato con i Pulseprogramming), peccano solo di
un’
inevitabile acerbezza: il gruppo sembra costantemente alla ricerca di una strada da prendere, o meglio, di
un senso da infondere al loro lavoro per evitare che si riduca a vuoto formalismo tecnico. Molto bella e
minimale la confezione cartonata.
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ONDAROCK
www.ondarock.it/recensioni/2006_comfort.htm
“
Eclipse”
, album d’
esordio dei toscani Comfort, è un'altra piccola perla del nostro panorama post-rock.
Interamente strumentali e attraversate da un senso di evanescenza e di abbandono, le sette tracce che
compongono questo delicatissimo mosaico sonoro mostrano un’
ispirazione di certo ancorata a stilemi classici
(Slint, Mogwai, Bark Psychosis, Tortoise) ma che, ad ogni modo, in quel loro, distratto risciacquarsi in
correnti glitch , qua e là intersecando le linee sempre sfuggenti del post-rock con piccole, esili figure digitali,
rivelano un gusto non disprezzabile per costruzioni al di sopra della media, come accade, ad esempio, nelle
profondità di “
Privilegio”
.
Il lavorio incessante sul più piccolo dettaglio rimanda continuamente ad una scenografia madre in cui la
valenza immaginifica della musica nasconde e, al contempo, rivela i fantasmi e le ossessioni di un piccolo
ensemble “
cameristico”(“
Precipice”
), attratto, fortemente attratto, dal sapore “
notturno”della narrativa
musicale (“
Magnete”
). Mutamenti di prospettiva quasi impercettibili, delicatissime trame di sospensione
razionale, ma anche la volontà, come non mai, di tendere alla liberazione, all’
esplosione elettrica che,
apparentemente, sembra risolvere tutti i conflitti strumentali man mano accumulati. “
Eclipse”è, perciò, un
disco che costringe all’
ascolto senza fraintendimenti, a causa anche di una certa omogeneità di fondo che,
pur non pregiudicando troppo la resa finale, può di certo rappresentare un limite che, in futuro, la band
dovrebbe cercare di superare.
La distensione, la ricerca di un dialogo silenzio-suono, permettono, comunque, alla band di delineare universi
fatti di complesse “
semplicità”
, tra scale che discendono e scale che ascendono, accordi abbandonati al loro
destino e crescendo trattenuti (“
Suite 101”
). Anche se le idee sono poche, non sono di certo confuse,
perché, ad esempio, se il minimalismo acustico ed il laptop rovistano con accuratezza, la dimensione è quella
giusta per un sogno ad occhi aperti, senza la minima confusione tra mondi così distanti e, in fondo, così
vicini (“
Few Ideas, But Confused”
). Così, anche la sinistra atmosfera di “
Suite 103”(tra nevrosi jazz-rock e
ambient ) o il carillon de “
La Stella Della Danza”parlano, in fondo, lo stesso linguaggio, evocativo e sospeso,
tutto basato sulla sottrazione e la rarefazione, piuttosto che sull’
accumulo, spesso caotico, di emozioni e
tensioni.
Ci auguriamo, quindi, che il prossimo passo sia quello decisivo, e, per il momento, consigliamo un po’a tutti
di farvi un giro da queste parti, perché la strada tracciata ci sembra quella giusta.
ROCKLAB
http://www.rocklab.it/recensioni.php?id=1559
Questa è una band da tenere in forte considerazione. I Comfort sono italiani e propongono, su questo loro
'Eclipse' via Psychotica Records, un suono sofisticato, colto, jazzato, profondo, splendidamente frammentato.
Il plot sonoro si regge in gran parte sulle belle escursioni al pianoforte di Leonardo Chirulli, ma i Comfort non
disdegnano piacevoli virate vagamente elettroniche e sporadiche esplosioni in territori post rock. Il gruppo
dà comunque il meglio di sé quando mette in evidenza il gusto pianistico di Chirulli, con la band a sorreggere
dietro con ritmiche spezzate e complesse, ottimamente tradotte dall’efficacissima batteria di Dario Arnone.
Sette i brani, per totali quaranta minuti circa di musica, in cui si distinguono “
Privilegio”
, con alcuni
crescendo molto belli, e l’estrosa “
Suite103”
, probabilmente la migliore del lotto, composizione in cui, sarò
pazzo, ma ci vedo lo spettro degli ultimi King Crimson. Nonostante i bei ricami alla chitarra di Alessandro
Baris, in pieno Crimson style appunto, in “
Suite 103”sono ancora le delicate note di pianoforte a regalare le
emozioni più intense e a far pensare ad un ascolto anche abbastanza insolito ed originale. Da segnalare in
cabina di regia la presenza di Roger Seibel, nome senz’
altro importante, già responsabile di memorabili
geometrie sonore con i Calexico, Cat Power e Tortoise, questi ultimi tra l’
altro discretamente vicini, per temi
e vibrazioni, ai nostri bravissimi Comfort. L’
ho già detto e lo ripeto: teneteli in considerazione, magari
cominciando ad esplorare i loro suoni e le loro immagini su www.comfortquartet.it.
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SANDS-ZINE
http://www.sands-zine.com/recensioni.php?IDrec=679
Comfort è un quartetto italiano dedito ad un’
esplorazione di percorsi glaciali, sentieri già ampiamente battuti,
ma mai svelati del tutto. Rivolgersi al post-rock può essere un’
attitudine, un esercizio oppure una naturale
inclinazione. Non mi è ancora del tutto chiaro su quale versante si affacci questo quartetto toscano
(d’
adozione), così attento a non uscire mai dal seminato ed a distribuire emozioni e momenti di freddo
distacco senza tralasciare alcun ingrediente. Se forse non spicca per istinto ed aggressività, coglie tuttavia
alcune intuizioni che lasciano molte porte aperte allo sviluppo della propria poetica. Non si rivolge difatti in
maniera pedissequa a prevedibili melodie, ma semmai raccoglie e contribuisce ad incoraggiare un sodalizio
tra ostinazioni ed emotività apprezzate nel dna di diversi gruppi francesi, dagli Ulan Bator ai Prohibition, dai
Man ai Chevreuil.
Un marchio di fabbrica di cui auspicherei volentieri l’
importazione, per le grandi potenzialità che sa
esprimere.
Non esplode in questo disco la musica dei Comfort, ma s’
arricchisce d’
ascolto in ascolto negli stacchi jazz di
un Miles Davis ancora incerto fra classicismo e deviazioni, o nei dialoghi sussurrati e trattenuti a stento fra
basso e chitarre, a rivelarsi segreti nel buio di strade deserte. Ed il piano. Il piano è il motore, la spinta e la
culla, la voce che consola e l’
unico lampione rimasto acceso, la leggera brezza che ammorbidisce la tensione
e smussa le asperità dei pensieri, insinuandosi fra le fibre di queste nervose costruzioni.
Anche l’
elettronica è fra i personaggi, ma molto discreta, solo in rare occasione come elemento di disturbo,
più spesso in fugaci apparizioni, o anche solo a fornire suoni che abbassino di altri due o tre gradi la
temperatura.
Oltre all’
ascolto di “
Eclipse”
, consiglio una visita al sito della band. Alcune immagini perfettamente intonate al
clima del disco ad integrazione di una grafica già notevole quanto sobria nel supporto audio, ed alcuni brani
da scaricare liberamente, fra cui una schizofrenica rivisitazione in fusione di Will Let You Know/Fracture dei
King Krimson, a chiarire provenienze e cattive intenzioni.