Provenienza del testo: Dattiloscritto / dispensa per un
corso di antropologia religiosa / 1988
Tre incontri sull’ora di religione
per una costruzione alternativa dei
suoi contenuti
TEOLOGIA = ANTROPOLOGIA
primo incontro 21 marzo 1988
1.ALCUNE PREMESSE METODOLOGICHE E
TERMINOLOGICHE
-fede, religione, teologia
-le scienze della religione:
la teologia
la flosofa della religione
la storia delle religioni
la sociologia delle religioni
la psicologia delle religioni
l’antropologia
- l'accostamento antropologico scelto e' uno degli accostamenti scientifci
possibili, non l’unico
-è possibile un discorso laico sulla religione?
Due uscite
*storia della religione (Erklaren): limiti o addirittura
smarrimento dell'oggetto?
* una comprensione più profonda (Verstehen): una
partecipazione laica contraddittoria? è la posizione che vorrei
sostenere
Sotto questa disputa ci stanno
due concetti diversi di religione:
religione = scienza antropologica specifca, dunque non
riducibile ad altre scienze, ma comunque scienza anch’essa
umana.
Religione = incontro con il sacro, dove ovviamente il Sacro
sequestra il soggetto religioso e sequestrandolo ne sottrae la
stessa esperienza religiosa a una comprensione e a una critica
umana, rendendo dunque impossibile una “scienza della
religione”
un'osservazione per i credenti: un conto è la fede, un conto è l'incidenza
antropologica del fatto di credere. All’interno di questa incidenza si può
riassumere tutto il fatto religioso.
Pretesa:
porre il problema in una nuova
prospettiva
comporre l'accennata contraddizione
avviare un movimento di ricerca,non
semplicemente alcune conferenze.
Si tratta di:
far vedere e cogliere l'intenzionalità profonda dal discorso
teologico da una parte, rimanendo nell'ambito della ragione, come direzione
obbligata per la scuola di stato, senza perdere le proprietà e la specifcità del
fenomeno religioso.
cogliere la fattualità storica-concreta della rifessione
teologica in tutte le sue implicanze antropologiche-sociali-politiche.
Apparente digressione:
−
il teologo senza fede secondo la BAC (Nec vero esset
verus theologus qui non haberet fdem initialem, saltem informen).
−
il consenso dei teologici comprende anche i. teologi
non cattolici ,che non hanno una retta fede
−
e il computer"
la funzione della chiesa senza Dio: Roberto Vacca "Dio
Pietro Ispano (Giovanni XXI + 20/5/1277, a cui
successe Niccolo III degli Orsini).
Si tratta di "una riduzione della religione nei limiti della
ragione, operata dal cattolicesimo progressista?” (B.Bozzo)
Non e' necessario ridurre, ma non si può rinunciare a capire
UN APPROOCCIO TEORICO – FORMALE
A.
“la religione- in quanto distinta dall’oggetto di fede per sua stessa
natura inaccessibile all’indagine empirica – è una manifestazione
antropologica e storica che può e deve, come ogni altro fenomeno
umano, essere assoggettata ai metodi dell’indagine critica…la religione,
come ogni oggetto sottoponibile e sottoposto all’indagine empirica,
possiede, comunque la si interpreti, una sua struttura.”
La teologia è l’assetto teorico, sistematico e possibilmente critico di una
determinata religione.
Il soggetto della teologia
L’oggetto della teologia
B. . “Deus est obiectum primarium theologiae, aliae res obiectum
secundarium. Res igitur terrenae possunt esse obiectum theologiae.
(BAC)
C. Proprio la grande tradizione cristiana è giunta a scoprire e a vivere la
“conversione antropologica del pensiero”, ed è stata una scoperta del
reale, una scoperta scientifca: il primo grande smascheramento della
religione, che ha permesso tutti gli altri successivi e di fronte al quale i
successivi sono a ben vedere ben poca cosa.
“Molti portenti al mondo, ma nulla più portento dell’uomo”
(Sofocle)
“Gesù cristo come luogo della divinità dell’uomo”
“homo est quodammodo omnia”
D.
“quando io dico Dio” (J.Pohier) io dico il cuore dell’Uomo, un
cuore storico: ora l’origine ora l’attesa, ora la memoria ora la speranza,
ora la conservazione ora la rivoluzione, ma sempre e comunque il cuore,
inteso come il nucleo più profondo, più nascosto, più prezioso, quel
punto dove l’essere si congiunge con il nulla, ma quel nulla che lo fa
essere tale.
Che lo sappia o no, che lo creda o non lo creda, un uomo (na
donna) è il suo dio, dimora là dove dimora il suo Dio, dunque
anche nel misterioso e nell’incomprensibile.
Ecco perché non operiamo una riduzione razionalistica, ma
parlando del mistero di dio parliamo e salviamo il mistero
dell’uomo.
Qui sta tutto il senso dell’equazione TEOLOGIA =
ANTROPOLOGIA.
APPROCCIO STORICO - PRATICO
Andiamo a verifcare se questa impostazione corrisponde al vero, vero come
fattuale: avvengono davvero così le cose ?
Posso fare tre esempi:
A. LA BIBBIA chi ha scritto la bibbia ?
e soprattutto: di che cosa parla la bibbia?
Si potrebbe dire: di tutto tranne che di Dio.
Vediamo in concreto: la creazione, i libri storici, la stessa Thorà,la grande
tradizione profetica,, ma anche Giobbe, sapienza,ec
E Gesù: quante frasi ha pronunciato sul Padre suo, e poi queste frasi non
servono forse a puntellare quell’altro grande discorso che Egli fa
sull'uomo,sul mondo, sulla societa'? Si potrebbe dire qualcosa di diverso
quell'insieme che va sotto il nome "corpo paolino".
Tuttavia dietro le sottili disquisizioni teologiche - come sempre - Paolo
compie una grande battaglia storica,
la battaglia che separa il
cristianesimo dal giuda esimo, l’occidente dall'oriente. Quanto a dire,
come ultima conferma: per una nuova civilta' una nuova religione.
B. L'insegnamento "teologico" del magistero cattolico, ma anche la storia della
teologia.
C. IL CORANO:
* che cosa contengono le 64 sure del Corano?
* tutto lo scibile umano, tutta la scienza del tempo.
* Ma esso è la "costituzione” di un popolo, non solo come
legislazione (codice penale,civile ecc),ma anche come
cultura, come visione del mondo, come codice dei
valori,come condensato di speranze. Esso dunque è molto
molto meglio di una costituzione moderna.
* “Nulla sta al di fuori del Corano”
* come attaccare la piccola particella del creato al tutto e
come attaccare la più piccola azione al senso universale
della vita e del mondo.
CONCLUSIONE PROVVISORIA
*l’antropologia come fne della religione?
in quale senso? l’uomo è il mistero più grande (Sofocle)
*l’antropologia come la fne della religione?
L’antropologia come ultima fglia che se ne va da casa lasciandosi alle spalle un
cadavere?
La situazione teologica attuale o la crisi della teologia.
La fne “mistica” della religione non è un modo interno di vivere uno stato
storico che si impone’
secondo incontro/ 28 m arzo
Se il discorso teologico è un discorso antropologico, bisogna cogliere la
“specifcità” di questo discorso.
Molte scienze si occupano dell’uomo, come , da che punto di vista e con quali obiettivi la
teologia si occupa dell’uomo? Che cosa dice la teologia dell’uomo e della donna che non sia
già detto altrove?
E soprattutto,c'e' un ambito antropologico specifco coperto dalla teologia?
Per rispondere a questa domanda bisogna rispolverare il problema dell’ambito
antropologico della religione.
*esiste un oggetto antropologico specifco della religione ?
* o essa e' piuttosto una "tonalità”una "colorazione", un "armonizzazione",un "comporre
sistematico” di oggetti e aspetti antropologici che singolarmente presi appartengono ad
altre scienze?
Per affrontare il tema bisogna operare una grande distinzione, bisogna cogliere lo
spartiacque che, almeno per la storia del1'occidente, separa la religione di una volta dalla
religione dell’epoca moderna.
Si tratta di due continenti completamente diversi ,separati da:
*il sorgere della flosofa, della tecnica, della politica,della scienza,ecc come scienze
autonome, separate e indipendenti dalla teologia
La profondità di questa separazione è espressa da concetti specifci in campo religiosoteologico come:
• secolarizzazione
• * morte di Dio ( discorso flosofco tipo Nietzsche)
• * morte di Dio /discorso teologico tipo Bonhoeffer)
• * morte di Dio (discorso sociologico tipo "la religione invisibile
di Luckmann: il brusio degli angeli)
• *Il processo aperto contro la religione,che in realtà è una
costatazione o presa d'atto , dai cosiddetti maestri del sospetto
(Marx,Freud E Nietzsche)
Bisogna allora - per concludere queste osservazioni introduttive --.fare due discorsi diversi:
uno per la religione antica,ossia antecedente allo spartiacque citato
e uno per l 'epoca moderna.
Il primo punto occupa l’argomento di questo incontro e il secondo sarà al centro del
prossimo.
IL RUOLO DELLA RELIGIONE NEL MONDO ANTICO
Una volta la religione (la teologia) era TUTTO
Coordinava e reggeva l’intero universo culturale
E l’intero universo fattuale- concreto
Dio
•
Miti
Verità
Riti/culti
Sacrifci
Preghiera
•
Uomo
•
Mondo
La religione “ha donato il mondo all’uomo e l’uomo al mondo”
Una volta non esisteva la separazione ontologica tra sacro e profano, ma TUTTO era sacro
IL MITO (La teologia?) aveva una grande funzione antropologica e sociale:
fu il mito a fare l’uomo e non viceversa,
il mito accompagnò l’uomo lungo i secoli
e lo aiutò trattare la natura e gli animali.
Narrando l’origine delle cose il mito spiega
L’essenza profonda delle cose e della realtà
Il MITO ha gestito
•
•
•
•
•
la scoperta del mondo
la meraviglia di fronte al mondo
La paura e l’ansia di fronte al mondo
Il problema della morte
ma anche la speranza, l’attesa
IL MITO creò la cultura, un insieme organico e completo di senso, poiché il senso è il pane
quotidiano dell’uomo, il suo “software”.
L’uomo è tale perché crea e ricrea i miti, anche i miti di oggi.
Il mito si rifà contemporaneamente all’intelligenza e alla fantasia: funzioni proprie e
specifche dell’uomo.