-MSGR - 20 CITTA - 19 - 14/01/14-N: Gusto Da Churchill alla Blixen, una vita da buongustai Teatro Christian De Sica: «Canzoni e ricordi vi racconto la mia Cinecittà» Moda Sfila a Milano il fascino dell’uomo in grigio Cavazzuti a pag. 25 Latella a pag. 21 (C) Il Messaggero S.p.A. | ID: 00070799 | IP: 93.62.51.98 Dente a pag. 20s De Sica ha debuttato con il suo Cinecittà show. Accanto la sfilata di Emporio Armani Letteratura Gusto Ambiente Società Cinema Viaggi Architettura Teatro Arte Moda Tecnologia Musica Scienza Archeologia Televisione Salute www.ilmessaggero.it [email protected] Viaggio nel continente rimasto immune dalla crisi Il Pil vola, la disoccupazione è al minimo storico E agli immigrati porte aperte, ma solo se facoltosi LO SKYLINE Moderni grattacieli si stagliano nel cielo di Melbourne. In primo piano il Princess Theatre, costruito nel 1887 Australia la nuova frontiera gioranza, tornano a casa. Con orgoglio, allora, la gente parlava di cultura mista. Oggi parla di assalto. Per controllare quello dei clandestini, l’Australia ha firmato accordi con l’Indonesia e con la Nuova Guinea. Navi da guerra pattugliano le acque «infestate»: l’altro giorno hanno rispedito al mittente un altro carico di profughi. Con i poveri, sembrano concordare laburisti e conservatori, non ci può essere tolleranza. Per gli altri, per quanto mettono in crisi chi teme una caduta verticale del tenore di vita, le porte sono aperte. IL REPORTAGE MELBOURNE i muovono con vecchie carrette o con jet privati. Con intere famiglie o da soli. Diseredati del sud-est asiatico che assomigliano ai poveracci che puntano Lampedusa e dintorni e nuovi ricchi con il gusto appena acquisito per Chardonney e Merlot e bollicine d’autore. L’invasione è cominciata e la tensione è palpabile. I clandestini, quando non annegano vengono rispediti al mittente o internati nei campi profughi di Christmas Island, l’isola di Natale, oppure in quelli allestiti in Nuova Guinea grazie a un accordo con il governo di quella specie di protettorato australiano. Gli altri sbarcano con valigie stracolme di dollari, salgono sulle limousine e si mettono a fare shopping: ville miliardarie, ristoranti di lusso, appezzamenti urbani su cui far innalzare grattacieli già contestati; e poi industrie, miniere e, ultimo degli investimenti, enormi allevamenti di bestiame. S LE DUE ANIME L’invasione asiatica dell’Australia ha due anime. Una spaventa la classe media, l’altra non fa dormire i ricchi. Il Paese dei canguri, della più grande barriera corallina del mondo, dei grandi spazi vuoti e di un tenore di vita invidiabile sta subendo una trasformazione che soltanto qualche anno fa non sarebbe stato concepibile. E si vede. Ovunque. L’economia continua a tirare (il Pil è salito del 2,3 su base annua) anche se negli ultimi sei mesi c’è stato un rallentamento che viene osservato con una certa preoccupazione. La disoccupazione resta attorno al 6 per cento, una media quasi costante degli ultimi venti anni. Sono ancora molte le opportunità per gli investitori anche se non sono le industrie (poche) a muovere il benessere bensì le grandi miniere di ferro, carbone MELBOURNE DIVENTA META DEGLI UOMINI D’AFFARI ASIATICI I MIGRANTI FERMATI CON NAVI DA GUERRA E RISPEDITI IN PATRIA e anche uranio, a cui attingono Cina e India. E, da poco, anche l’agricoltura e l’allevamento: l’Australia aspira a diventare il granaio e il fornitore di carne, latte e latticini di un’Oriente in rapida crescita. LAMPEDUSA Non è più Berlusconi il soggetto preferito degli australiani di fronte al giornalista italiano di passaggio. Ora vogliono sapere di Lampedusa. Hanno l’impressione che il nostro paese si è fatto onore mobilitandosi dopo la recente tragedia dei migranti annegati a ridosso dell’isola. «Non è stato così qui da noi quando pochi mesi fa una cosa del genere è accaduta ai poveri cristi di una nave stracarica che cercava di raggiungere le coste australiane». E ancora: «Come affrontate la questione dei clandestini? Come integrati i musulmani? Non avete paura per la contaminazione della vostra cultura?». L’Australia nasce come paese protestante. Gli aborigeni quando non venivano ammazzati finivano nelle riserve e ancora oggi, nonostante pentimenti e scuse ufficiali, le grandi società minerarie continuano a sfruttare le terre di proprietà degli indigeni delle isolate comunità nel deserto. I cattolici non piacevano e nemmeno, tanto per cambiare, gli ebrei anche se con il tempo gli uni e gli altri sono diventati pilastri della ex-colonia britannica. Oggi il problema sono gli islamici e, per motivi diversi, gli asiatici tutti. Eppure è l’Asia il grande motore dell’economia australiana IMMIGRATI Vecchio e moderno, fusione di stili come negli Usa BOAT PEOPLE A sinistra Christmas Island è la loro Lampedusa, ma più protetta: gli sbarchi indesiderati sono limitati e non c’è un centro di accoglienza per migranti GLI ABORIGENI Sotto, i primi abitanti dell’Australia sono ancora una discreta comunità ma sempre più emarginata dalla crescita economica Sullo sfondo Ayers Rock che, grazie anche una astuta politica di investimenti, è riuscita a superare senza traumi (da poco con una moneta in calo rispetto a dollaro Usa e Euro) la crisi finanziaria mondiale. DESIGN E ARTE Già venticinque anni fa, l’Asia come l’Italia, era di moda a Melbourne e Sidney e Perth. Design e arte culinaria. Inizialmente erano i cinesi a dominare nelle loro Chinatown ma quando l’Australia aprì le porte a migliaia di rifugiati dal Vietnam ebbe accesso a una delle più delicate e raffinate cucine orientali. Poi toccò ai giapponesi, attratti dall’abbondanza di pesce di cui vanno matti e dai campi di golf: lasciarono il sushi. E infine arrivarono gli indiani giovani: si laureano e, in mag- Arrivano nuovi immigrati ma soprattutto investimenti. Di «boom del secolo asiatico», scriveva l’altro giorno l’Australian, quotidiano di Sydney, sottolineando come l’insaziabile domanda per latticini stia trasformando l’intero settore. Modesti allevatori e industriali stanno diventando miliardari. Proprietà passano da piccole società a colossi stranieri. L’assalto alla terra e al suo impiego da parte della Cina e dell’India, fa seguito all’arrembaggio ai minerali indispensabili alla crescita delle nuove economie. E quella corsa non dà segni di rallentamento, come si deduce osservando quanto spazio viene dedicato dai media australiani ad economia, finanza, import-export e ai ricchi asiatici alla conquista di terre, case (prezzi in aumento) e altro. Soltanto i supplementi settimanali di gastronomia dei giornali e i programmi tivù affidati ai maestri della cucina attirano maggiore attenzione insieme con le pagine dedicate ai viaggi. Nel quartiere di Carlton, la vecchia Little Italy di Melbourne, il secolo asiatico non si vede. Sapori e odori sono altri. Non tanto per l’ottimo espresso che si può gustare nei bar (diversamente da quanto succede in altri luoghi di questa città), quanto per l’insolito numero di giovani avventori che parlano italiano tra di loro. C’è un’altra invasione di cui si parla poco. La qualità della vita, le possibilità di inserimento, una vita culturale intensa e spigliata, stanno attirando turisti-lavoratori. I loro visti limitati (sei mesi o un anno) possono aprire nuovi spiragli per chi in Italia non riesce a vedere una luce alla fine del tunnel buio della crisi. Eric Salerno © RIPRODUZIONE RISERVATA -MSGR - 20 CITTA - 25 - 14/01/14-N:RCITTA 25 Spettacoli (C) Il Messaggero S.p.A. | ID: 00070799 | IP: 93.62.51.98 Martedì 14 Gennaio 2014 www.ilmessaggero.it Stoessel, idolo delle teen «Violetta mi ha cambiata» L’attore parla del suo show in scena al teatro degli Arcimboldi a Milano dal 23 tra sketch, canzoni e tanti ricordi. Sarà a Roma l’11 marzo IL FENOMENO De Sica: vi presento Cinecittà IL VARIETÀ MILANO opo il successo ottenuto con il nuovo cinepanettone Colpi di fortuna e nei panni di giurato di Tale e quale show, il varietà record d’ascolti su Raiuno, Christian De Sica torna a teatro. E lo fa con la storia dello stabilimento cinematografo-televisivo più importante d’Italia raccontata attraverso ricordi, aneddoti e curiosità raccolti in prima persona. Ecco Cinecittà, un mix di monologhi, canzoni evergreen e balletti per due ore di ricco D «NON DISTRUGGETE QUESTA FABBRICA DI SOGNI PER COSTRUIRE UN OUTLET» Christian De Sica varietà, in arrivo a Roma dall’11 marzo al 13 aprile al Teatro Brancaccio, ultime repliche di una tournée che toccherà anche Genova, Milano, Napoli, Ancona, Bari, Bologna e Torino. Diretto da Giampiero Solari, con coreografie di Franco Miseria, lo show si avvale di un’orchestra dal vivo di venti elementi, di otto ballerini nonché della presenza degli attori e cantanti Daniela Terreri, Daniele Antonini e Alessio Schiavo, impegnati accanto a De Sica sul palco. «Fateci caso: nessuno conosce i teatri di posa di Londra o Parigi, ma tutti sanno cos’è Cinecittà. Ha reso celebre nel mondo l’Italia alla stregua di Armani, della Ferrari e... del comandante Schettino! Purtroppo, negli ultimi anni, sta cadendo nell’oblio. Per questo, nonostante sia uno spettacolo di evasione, tra le righe lanciamo anche una seria richiesta ai proprietari di Cinecittà: non distruggetela, non trasformatela in un parco a tema o in un garage, perché perderemmo la nostra principale fabbrica di sogni», ioletta lascia Roma per sbancare nel resto d’Italia col tour che si chiude il 2 febbraio a Torino. Esauriti i biglietti, esauriti i genitori: per le urla delle V-lovers, per la spesa del concerto (fino a 270 euro per un posto) o per non avergliela data vinta, discriminandole dalle compagnucce «più fortunate e comprese». Metti insieme una telenovela che più elementare non si può, adolescenti bellocci e ambiziosi, un studio in salsa talent dove ballano, cantano e s’innamorano, ed ecco il fenomeno globale, già rodato dalla Disney con Hannah Montana. I riflettori sono tutti per Martina Stoessel, sedicenne argentina protagonista della serie tv, ultima teen idol in ordine di tempo che a Roma ha colto l’occasione per andare a salutare il Papa. Ieri in conferenza stampa ha raccontato: «Non mi è uscita una parola, neppure un hola. Sono rimasta paralizzata davanti a lui. Mi sono sentita come una delle mie fan». V LUSTRINI E PAILLETTES Christian De Sica in un momento di “Cinecittà” spiega il figlio di Vittorio De Sica. Ballare e cantare tutte le sere per due ore, a 63 anni, non è impresa da poco: «Per mantenermi in forma, seguo una dieta alimentare precisa e vado in palestra» specifica. La sua prima volta a Cinecittà? «Indimenticabile: accompagnai mio padre sul set de Il generale Della Rovere di Rossellini: quel giorno si registrava la scena della fucila- Radiouno “A tutto campo” da oggi sport e approfondimenti “A tutto campo” è la novità del palinsesto invernale di Radio1. Da oggi l’ appuntamento con le news, subito dopo il Gr1 delle 13.00, si trasforma in talk. Tutti i pomeriggi, dal martedì al venerdì, sarà lo sport il protagonista della rete, diretta da Antonio Preziosi, tra notizie e approfondimenti. zione, con la neve finta e la macchina per produrre il fumo. Che emozione! Poi, ci sono tornato di nascosto dei miei, che non volevano facessi l’attore. All’alba prendevo il pullman a Piazza Esedra e pensavo: chissà come mi vestiranno oggi!?», ricorda. Infine, osserva: «La storia di Cinecittà assomiglia a quella del nostro Paese, che è stato imperiale, aristocratico, democratico, popolare e ora non si capisce bene... Costruita da Mussolini, terminata la Seconda Guerra Mondiale ha ospitato per due anni gli sfollati nel Teatro 5 e, successivamente, è stata scelta come location per diversi colossal americani. E i fatti parlano: a Cinecittà hanno recitato tutte le grandi coppie: Liz Taylor e Richard Burton, Ava Gardner e Frank Sinatra, Marcello Mastroianni e Sofia Loren, nonché Massimo Boldi e io! Oggi invece – sospira - rappresenta soprattutto il Grande Fratello, le pubblicità e il varietà televisivo». Nicole Cavazzuti © RIPRODUZIONE RISERVATA non ho fretta, prima o poi ci riuscirò». Sarà traviata come la protagonista verdiana o le popstar di fabbrica disneyana alla Miley Cyrus?: «Ognuno fa le sue scelte, ma credo che artisticamente il suo percorso sia perfetto». Se il mercato del lusso non conosce crisi, il kid marketing è addirittura in ascesa. Si compra di tutto: diari, zaini, cupcakes, dischi (ai vertici delle classifiche). Il tour fa da calamita, con il cast originale, coreografie sfavillanti, i brani En mi mundo, Juntos somos más, Te Creo, e l’atteso bacio tra Leon e Violetta. Sotto, vasche di fan scatenate (a Roma distratte solo dall’arrivo di Totti e prole) e tanti bimbi di lillà. Martina a maggio pubblica la sua biografia Simplemente. I genitori sono avvisati. Simona Orlando © RIPRODUZIONE RISERVATA LE FAN Stavolta l’isteria non è di ragazzine in tempesta ormonale per la boy band di giro, ma di piccole fra i quattro e i dieci anni. E, se loro sembrano ancora più bimbe quando si scompongono nelle reazioni, i loro idoli sembrano già adulti: vivono da soli, lavorano sul set dieci ore al giorno, e viaggiano senza sosta per il mondo, spremuti come limoncini in un doppio turno per ogni data. La vita, dice Martina, si è ribaltata: «Sono dovuta crescere di colpo, cerco in tutti i modi di essere normale. Il mio sogno è fare musica, proprio come Violetta. Aspiro ad un disco mio, ma sono giovane, Martina Stoessel «SONO ANDATA DAL PAPA, ERO PARALIZZATA DALL’EMOZIONE NON HO PARLATO» Martina Stoessel