OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO GALILEI 28019 SUNO (NO) - Tel. 032285210 – 335 275538 apansuno @ tiscalinet.it www.apan.it BOLLETTINO N. 333 Mercoledì 19 febbraio 2014, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del terzo mercoledì di ogni mese si parlerà di Tecniche di elaborazione delle immagini nella astrofotografia Reflex Digitale (DSLR) a cura di Corrado Pidò (vedasi nella pagina successiva). Al termine, se il cielo sarà sereno, si potranno fare delle osservazioni al telescopio. La Luna sarà tra il plenilunio e l’ultimo quarto. Sarà ancora molto luminosa. Data la sua presenza sarà difficoltoso riuscire a vedere nebulose e galassie. Si potrà ancora vedere la supernova nella galassia M82 che non è praticamente diminuita di luminosità. Come già segnalato si tratta della supernova più luminosa apparsa dal 1987 (quest’ultima però visibile solo nell’emisfero meridionale). Giove sarà visibile nei Gemelli. Marte sorgerà a tarda notte nella Vergine. Saturno sarà visibile al mattino nella la Bilancia. Venere sorgerà poco prima del Sole nel Sagittario. Mercurio sorgerà poco prima del Sole nel Capricorno. RECENSIONI ADA GRILLI AURORE POLARI, OTTAVA MERAVIGLIA DEL PIANETA Viaggio al centro delle Aurore tra scienza, lettertura, arte e mito. Editore: Leading, 2013 Formato 24x23 cm Pagine 206 - Prezzo € 38,50 CD fotografico e Vademecum in allegato. Il libro contiene allegati in 4^ di copertina:1 CD con una compilation di 60 foto dell'autrice, 1 VADEMECUM con Glossario illustrato, Tuttometro, Dizionario degli acronimi, Manuale di rete, 2 MAPPE illustrate dei cieli boreali e australi. Le Aurore Polari non sono un fenomeno solo dei Paesi del Nord. Certo nelle regioni circumpolari quando si affacciano - e questo può accadere anche per trecento notti all'anno - possono essere favolose, inimmaginabili, toccanti. Ma sono una storia anche italiana, dall'epoca antica a Galileo che le diede il nome "Aurora Borealis", ai nostri scienziati dal settecento in qua, oggi attivi in Italia e all'estero. E l'autrice ne dà conto con gran dovizia di documentazione che spazia dalla conoscenza scientifica, a inediti e per lo più sconosciuti stralci letterari scovati in numerosi Paesi, alle opere d'arte di varia e inaspettata natura. Aurora raccontata, con un linguaggio alla portata di tutti. Ma anche e soprattutto Aurora immaginata e goduta nelle circa 200 bellissime illustrazioni. A cura di Silvano Minuto WORKSHOP DI ASTROFOTOGRAFIA MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI Continuiamo dal numero precedente l’esame dell’orologio della cattedrale di Messina Riporto dall’Ungerer: “Gli elementi esterni dell’orologio occuperanno due facciate della torre (fig. n. 1), per un’altezza di circa 30 m ed i meccanismi saranno suddivisi tra i vari piani. Il lato rivolto verso la cattedrale comprenderà la parte astronomica: in basso un calendario perpetuo formato da una corona anulare di 3,50 m di diametro, sul quale un angelo indicherà il giorno corrente dell’anno. Per mezzo di speciali dispositivi, analoghi a quelli della cattedrale di Strasburgo, saranno indicati i giorni bisestili ed i giorni delle feste mobili. Sopra al calendario sarà dispo-sto il planetario che avrà un diametro di 5 m che, oltre ai pianeti principali Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove e Saturno, comprenderà anche Urano, Nettuno e Plutone, il pianeta sco-perto da poco. Un po’ più in alto ci sarà una sfera lunare di circa 1 m di diametro, mezza nera e mezza dorata, indicante le fasi. La facciata principale, occupata dagli automi, ha una serie di cinque aperture sovrapposte nelle quali sfileranno le figure mobili. I differenti gruppi di automi sono stati scelti dalla mito-logia, dalle Sacre Scritture e da leggende locali. Dabbasso passeranno sette carri guidati dalle divinità pagane che simboleggiano i sette giorni della settimana e che sono alti 80 cm. Sopra appariranno successivamente, ad ogni quarto d’ora, quattro figure che rappresentano le età della vita; l’infanzia, l’adolescenza, l’età virile e la vecchiaia. Sfileranno davanti alla Morte che batterà le ore con la falce. I rintocchi dei quarti saranno battuti su due grandi campane da due statue alte 2,50 m che rappresentano due giovani donne messinesi, Dina e Clarenza che, nel 1282, salvarono la città assediata. Giornalmente, a mezzogiorno, si svolgerà la rappresentazione che si suddivide su più piani: un gallo, alto 2 m, situato tra Dina e Clarenza, canterà tre volte battendo le ali. Un leone coronato, alto circa 5 m, emblema della provincia di Messina, si alzerà sulle zampe, agiterà la bandiera e ruggirà in modo da essere udito da tutta la città. Dopo, una colomba sorvolerà, da una delle nicchie, un monte su cui è eretta una basilica: la chiesa votiva di Montalto, di Messina. La successiva apertura è riservata alla serie dei misteri. La scena che si svolge cambierà quattro volte all’anno: da Natale all’Epifania sarà rappresentata la Natività nella stalla di Betlemme; dall’Epifania a Pasqua l’Adorazione dei Re Magi accompagnati dai loro servitori; da Pasqua alla Pentecoste la Resurrezione di Cristo, ed infine, dalla Pentecoste a Natale, la Di-scesa dello Spirito Santo in forma di colomba che vola sopra gli apostoli, sulle cui teste ap-paiono fiamme simboliche. Queste statue avranno grandezza naturale. La processione più cu-riosa e più complicata da rappresentare sfilerà nell’apertura superiore; il soggetto è tratto dalla leggenda di Messina: al centro si trova la Vergine; giunge un angelo che le consegna un do-cumento e si ritira. Quindi appare San Paolo accompagnato da quattro ambasciatori della città di Messina, che presenta alla Vergine. Tutti le si inchinano davanti, mentre consegna la per-gamena ad uno di loro. Queste statue saranno alte circa 2 metri. L’insieme sarà dominato dai quattro quadranti dell’orologio che saranno luminosi ed a-vranno un diametro di 3 metri.” A cura di Salvatore Trani CONSIGLI PER L’OSSERVAZIONE ANDROMEDA Alfa – Alpheratz o Sirrah AR 00h 08m – D + 29° 05’ Magnitudine 2.1 – Sp A0 Il primo nome significa “testa della fanciulla incatenata”, mentre il secondo “ombelico del cavallo”. Questo astro è in comune con Pegaso dove rappresenta uno dei vertici del quadrato; una volta veniva indicata come Delta Pegasi. E’ una stella bianca distante 100 anni luce da noi e splende 110 volte più del Sole. Beta – Mirach AR 010h 10m – D + 35° 37’ Magnitudine 2.1 – Sp M0 E’ una stella gigante rossa. Dista 200 anni luce e risplende come 450 Soli. A NNO, poco più di 6’ di distanza, è possibile scorgere NGC 404 di mag. 10.3 Stelle cadenti - Andromedidi. L'attività di questo sciame raggiunge il massimo intorno al 14 novembre con radiante nei pressi di Gamma γ And. E' ben documentato e le prime notizie risalgono al 524 d.C.; di particolari intensità le piogge registrate negli anni 1872 e 1885. R Andromedae AR 000h 10m – D + 38° 35’ – Tipo Mira m. 5.8 – 14.9 – periodo 409 giorni E’ facile da rintracciare in quanto si trova a soli 52’ a NNE di Rho e con la stella Theta, distante 95’ (a est), forma un triangolo. E’ una variabile di tipo Mira; lo spettro quando la stella è al minimo di luminosità mostra numerose righe in corrispondenza del titanio e dello zirconio e quindi indica la presenza di un’atmosfera ricca di tali elementi, che però spariscono quando aumenta la luminosità. Alla massima magnitudine è visibile ad occhio nudo mentre alla minima occorrono grandi strumenti. Ngc 224 – M 31 AR 00h 42m D + 41° 16’ Dimensioni 185x75’ – mag. 3.4 E’ la famosa “Galassia di Andromeda“, ed è il più importante componente di una trentina di oggetti che formano il Gruppo Locale. Le dimensioni sono circa il doppio della nostra Galassia con un diametro stimato in 180 mila anni luce e una massa pari a 400 miliardi di Soli. Dista da noi poco più di 2 milioni di anni luce ed è l’oggetto celeste più lontano visibile ad occhio nudo; appare come una nuvola sfumata. E’ presente in alcune carte antiche: è ad esempio segnalata dall’astronomo persiano Al Sufi nel 986 d.C. Le dimensioni angolari sono molto grandi, superano i 3 gradi lineari (sei volte la Luna) e per la sua estensione è opportuno osservarla con un binocolo. Con il telescopio sono visibili la parte centrale, un accenno di un braccio a spirale e due galassie satelliti, Ngc 221 – M 32 sul bordo est e Ngc 205 – M 110 più distante ad ovest. NGC 404 AR 01h 04m D - 35° 43’ Dimensioni 6.1’ – mag. 10.3 E’ una galassia ellittica. Si trova a soli 6’ a NNO della stella Beta. Si scorge come una macchia tondeggiante e, data la grande luminosità della stella, è opportuno portarla fuori campo. Può essere confusa con una cometa. NGC 752. AR 01h 58m – D + 37° 41’ Dimensioni 50’ – Mag. 5.7 – Tipo Ammasso Grande ammasso aperto visibile facilmente con un binocolo. Contiene un centinaio di stelle di mag. 9 e 10 disposte su 50' d'arco. E' un ammasso stellare intermedio, l'età della stelle supera il miliardo di anni. Si trova a 1500 anni luce di distanza da noi. NGC 891 AR 02h 23m – D + 42° 21’ Dimensioni 13x2.8’ – m. 9.9 – Tipo Galassia E’ una galassia a spirale vista di taglio. Per questo motivo vi si può scorgere una banda scura di polveri e gas giacenti sul piano equatoriale. Utilizzando piccoli strumenti quando il cielo non è perfettamente buio appare solo la forma allungata. Viene molto spesso rappresentata nelle illustrazioni e la sua luce giunge fino a noi dopo aver percorso un tragitto lungo 40 milioni di anni. NGC 7662 AR 23h 26m – D + 42° 33’ Dimensioni 17” – Mag. 8.3 – Tipo Planetaria Si trova 26’ a SSO della stella 13 And. E’ una nebulosa planetaria che può essere osservata anche con piccoli strumenti; con un telescopio di 10/15 cm di diametro, usato a forti ingrandimenti, si osserva un punto di colore blu che diventa una struttura ad anello con telescopi superiori. La stella nana centrale di mag. 12.5 è caldissima, al temperatura superficiale è di 75.000° K. Dista da noi 1800 anni luce. DOBSON John L. Dobson (Pechino, 14 settembre 1915 – Burbank (Contea di Los Angeles), 15 gennaio 2014) è stato un astrofilo statunitense. È conosciuto principalmente per aver inventato un modello di Telescopio Riflettore Newtoniano di grande apertura, basso costo e facilmente trasportabile, universalmente noto come Dobson. Questo design è considerato innovativo in quanto ha permesso agli astrofili di costruire e utilizzare telescopi dotati di grandi diametri minimizzando i costi e ottimizzando la trasportabilità. Meno conosciuta è invece la sua attività di promotore di una presa di coscienza popolare dell'astronomia (nonché le sue visioni poco ortodosse riguardo alla cosmologia) attraverso lezioni pubbliche, comprendenti le sue performance di "astronomia da marciapiede". J. Dobson è anche il fondatore di un gruppo di astrofili, i San Francisco Sidewalk Astronomers. John Dobson nacque a Pechino (Cina) il 14 settembre 1915. Suo nonno materno fondò l'Università di Pechino, sua madre era una musicista e suo padre era docente di Zoologia all'università. Lui e i suoi genitori si trasferirono a San Francisco (California) nel 1927. Suo padre accettò una cattedra al "Lowell High School" e vi insegnò fino al 1950. Dobson passò 23 anni della sua vita in un monastero, dopo i quali divenne un instancabile divulgatore di astronomia e delle sue teorie cosmologiche. Da ragazzo, Dobson era un ateo "integralista"; col passare del tempo egli acquisì interesse nell'universo e il suo funzionamento. Si laureò in Chimica a Berkley nel 1943, lavorando presso il laboratorio di E.O. Lawrence. Nel 1944 assistette a una conferenza di un Vendant Swami, il quale gli "svelò un mondo che lui non aveva mai visto". Lo stesso anno Dobson si unì al monastero "Vedanta society" a San Francisco, diventando un monaco dell'ordine Ramakrishna. "Una delle responsabilità di John al monastero era riconciliare l'astronomia con gli insegnamenti vedanta. Questo lavoro lo portò a costruire telescopi, portandoli in giro nei pressi del monastero affascinando il vicinato che era solito riunirsi attorno a lui." L'interesse di Dobson nella costruzione dei telescopi era in parte per capire meglio l'universo e in parte per ispirare negli altri la curiosità per il cosmo. Per questo scopo era solito quindi offrire assistenza e spiegazioni riguardo al suo lavoro al di fuori del monastero. Tuttavia la costruzione di telescopi non faceva parte delle sue attività richieste al monastero, quindi la maggior parte dei suoi appunti era scritto in codice per attirar meno l'attenzione. Per esempio usava riferirsi al telescopio come a un "geranio". Un geranio impiantato era un telescopio, mentre un geranio in fiore era un telescopio il cui specchio non era alluminato. Alla fine fu chiesto a John Dobson di scegliere fra la costruzione di telescopi e la sua permanenza nell'ordine. Decise di smettere di costruire telescopi per poter rimanere al monastero, ma nel 1967, in seguito alle accuse da parte di un altro monaco che aveva fatto rapporto al maestro swami, Dobson fu comunque espulso; tuttavia egli ritiene che la vera ragione dell'espulsione non fu l'accusa mossagli, ma il risultato di un'incomprensione riguardante alcuni suoi appunti sulla contraddizione della riconciliazione fra scienza e vedanta, letti dal maestro swami e interpretati come un rifiuto della dottrina da parte di Dobson. Avendo lasciato l'ordine nel 1967, Dobson divenne cofondatore della "San Francisco Sidewalk Astronomers", un'organizzazione di astrofili che ambisce a rendere popolare l'astronomia tra le persone per strada, assieme a Bruce Smas e Jeffrey Roloff. Bruce costruì un grande telescopio, ma poiché aveva allora solo dodici anni, non poteva iscriversi al gruppo astrofili locale: venne così creata la San Francisco Sidewalk Astronomers. Fu proprio in questo periodo che la sua idea minimalista di telescopio, oggi conosciuto come telescopio dobsoniano, divenne famosa grazie alle sue spiegazioni al pubblico su come costruirsi da soli un telescopio. In seguito gli venne richiesto di tenere una conferenza presso la Vedanta Society della Californa del Sud, a Hollywood, ed ebbe così inizio la sua consuetudine di passarvi due mesi all'anno a insegnare cosmologia; trascorre quindi altri due mesi presso la sua casa a San Francisco e il resto dell'anno viaggiando come invitato d'onore alle società astronomiche, dove illustra le sue teorie sulla costruzione di telescopi, sull'astronomia da marciapiede e sulla cosmologia. Nel 2004 il Crater Lake Institute premiò Dobson col suo Riconoscimento Annuale per l'eccellenza nel Servizio pubblico per aver introdotto l'astronomia da marciapiede nei parchi nazionali "dove le menti curiose e i cieli scuri si uniscono". Nel 2005 lo Smithsonian Magazine inserì John Dobson nella lista delle 35 persone che più hanno fatto la differenza durante il periodo di vita della rivista. Fonte: Vikipedia RECUPERATO UN METEORITE IN UN LAGO DEGLI URALI Viktor Grokhovsky insegna metallurgia all’Università Federale degli Urali a Yekaterinburg e studia le meteoriti da più di 30 anni. Non ha visto lo spettacolare arrivo dell’oggetto che ha mandato in frantumi tutte le vetrate della città di Chelyabinsk ma ha subito capito che si trattava del più importante evento dell’ultimo secolo. Grazie ai filmati su youtube ha ricostruito la traiettoria e, forte a questa informazione geografica, è riuscito a raccogliere più di 5 kg di piccoli detriti. Ma il meglio è venuto nell’ottobre scorso quando dal fondo melmoso del lago Chebarkul, proprio sulla traiettoria prevista, è stato recuperato un “frammento” di 570 kg. Operazione trasmessa i diretta dalla televisione. Poca cosa rispetto alle 12.000 tonnellate del meteorite all’ingresso con l’atmosfera, ma pur sempre uno dei più grandi sassi celesti mai raccolti. Record a parte, nessuno diventerà ricco, non è un meteorite d’oro o di platino, di quelli che si vorrebbe, futilmente, andare a catturare nello spazio. E’ una pietra, come la maggior parte dei meteoriti. A posteriori, questa è una fortuna perché, se fosse stato metallico, avrebbe retto meglio l’attrito e l’esplosione sarebbe avvenuta più in basso nell’atmosfera, causando sicuramente danni più importanti perché l’onda d’urto avrebbe potuto abbattere i palazzi, invece che limitarsi a mandare in frantumi le vetrate. Lo studio dettagliato dell’evento di Chelyabinsk ha fatto riconsiderare le stime di pericolosità degli impatti di meteoriti di questo tipo, che cadono sulla Terra, grossomodo, una volta ogni 100 anni, dimostrando che i danni maggiori si devono aspettare dall’onda d’urto dell’esplosione che può interessare una regione molto più vasta del semplice impatto. Anche se lo studio della meteorite di Chelyabinsk ha fatto nascere qualche preoccupazione circa la capacità distruttiva di eventi di questo tipo, Grokhovsky si considera fortunato di avere potuto prendere parte ad una avventura così straordinaria. MISSIONE ROSETTA Rosetta è una missione sviluppata dall'Agenzia Spaziale Europea e lanciata nel 2004. L'obiettivo della missione è lo studio della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. La missione è formata da due elementi: la sonda vera e propria e il lander Philae. Il nome della sonda deriva dalla stele di Rosetta e si spera che la missione sveli dei segreti riguardanti il sistema solare e la formazione dei pianeti. Il nome del lander deriva dall'isola di Philae: in questa isola è stato trovato un obelisco che ha aiutato la decifrazione della stele di Rosetta. Nel 1986 l'arrivo della cometa di Halley è stato seguito da diverse sonde provenienti da più nazioni. L'obiettivo delle sonde era l'analisi della cometa e tra tutte le missioni la più importante spettacolare è stata la missione Giotto dell'Agenzia Spaziale Europea. L'enorme quantità di informazioni riportate delle sonde rese evidente che ulteriori missioni erano necessarie per spiegare la complessa composizione chimica della cometa e le molte domande che i dati avevano prodotto. LA NASA e l'ESA decisero di sviluppare delle nuove missioni in cooperazione, la NASA si concentrò sullo sviluppo del Comet Rendezvous Asteroid Flyby detta anche missione CRAF, mentre l'ESA studiò una missione che prevedeva l'inseguimento del nucleo di una cometa e il trasporto di alcuni frammenti a terra. Entrambi le missioni erano basate sulla precedente missione Mariner Mark II in modo da ridurre i costi di sviluppo. Nel 1992 la NASA decise di eliminare il progetto CRAF per via di limitazioni impostegli dal congresso degli Stati Uniti d'America. ESA, sostenendo che la NASA si stava rivelando un collaboratore non affidabile, decise di sviluppare da sola la missione. Nel 1993 si rese palese che una missione con il trasporto di campioni sulla terra sarebbe stata troppo costosa per il bilancio ESA e quindi si decise di riprogettare la missione rendendola simile alla defunta missione CRAF statunitense. La missione fu riprogettata prevedendo un'analisi in loco con l'utilizzo di un lander. La missione sarebbe dovuta partire il 12 gennaio 2003 per raggiungere la cometa 46P/Wirtanen nel 2011. Tuttavia i progetti furono modificati quando l'Ariane 5 fallì il lancio l'11 dicembre 2002. I nuovi progetti previdero il lancio il 26 febbraio 2004 e il raggiungimento nel 2014 della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Dopo due lanci cancellati la missione Rosetta finalmente partì il 2 marzo 2004 alle 7:17 UTC. Sebbene sia cambiata la data del lancio lo scopo della missione rimane il medesimo. La sonda Rosetta deve entrare in un'orbita molto lenta intorno alla cometa e progressivamente deve rallentare la sua orbita fino ad arrestarla in modo da prepararsi alla discesa del lander. Durante questa fase, la superficie della cometa sarà mappata da VIRTIS, l'occhio principale della sonda, per individuare il luogo migliore per l'atterraggio del lander. Il lander arriverà sulla cometa con una velocità di 1 m/s (3,6 km/h) e appena raggiunta la superficie due arpioni si ancoreranno alla superficie in modo da impedirgli di rimbalzare nello spazio. Alcune trivelle verranno utilizzate per assicurare il lander alla cometa. Dopo essersi attaccato alla cometa il lander potrà iniziare le analisi scientifiche, che consistono in: caratterizzazione del nucleo; determinazione delle componenti chimiche presenti; studio delle attività della cometa e dei suoi tempi di sviluppo. L'esatta forma della cometa è attualmente sconosciuta e quindi l'orbiter dovrà realizzare una mappa della cometa in modo da poter decidere il migliore sito di atterraggio. È previsto che un luogo adatto per l'atterraggio esista ma non si hanno informazioni dettagliate sulla superficie. Tabella di marcia della missione, come pianificata prima del lancio: Primo sorvolo della Terra (marzo 2005) Sorvolo di Marte (febbraio 2007) Secondo sorvolo della Terra (novembre 2007) Sorvolo dell'asteroide 2867 Šteins (5 settembre 2008) Terzo sorvolo della Terra (novembre 2009) Sorvolo dell'asteroide 21 Lutetia (10 luglio 2010) Ibernazione nello spazio profondo (luglio 2011 - gennaio 2014) Avvicinamento alla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (gennaio-maggio 2014) Mappatura della cometa / caratterizzazione (agosto 2014) Atterraggio sulla cometa (novembre 2014) Inseguimento della cometa intorno al Sole (novembre 2014 - dicembre 2015) Fonte Vikipedia NEUTRINI Grande interesse ha destato la notizia della rivelazione di un pugno di neutrini da parte dello strumento Icecube immerso nel ghiaccio dell’Antartide. Tutti si chiedono se sarà possibile ottenere una mappa celeste che evidenzi le sorgenti dei neutrini. Sarebbe una vera rivoluzione. Dati pubblicati sulla rivista Science del 21.11.2013 Alcuni astrofisici scrutano il cielo, altri studiano i ghiacci perenni del Polo Sud: l'equipe scientifica di IceCube, il rivelatore di particelle cosmiche sepolto nei ghiacci antartici, ha annunciato di aver individuato le prime prove concrete del passaggio, nel ghiaccio, di neutrini cosmici altamente energetici provenienti dall'esterno del Sistema Solare. I neutrini sono tra i mattoni fondamentali dell'Universo: praticamente privi di massa, interagiscono di rado con altre particelle e mantengono invariate velocità e direzione incuranti dei La base scientifica di IceCube. campi magnetici che incontrano. Miliardi di neutrini giungono sulla Terra ogni secondo (attraversano anche il nostro corpo per esempio, senza che noi ce ne accorgiamo). La maggior parte di essi proviene dal Sole o dall'atmosfera terrestre; molto più rari - ma più interessanti da studiare - sono i neutrini cosmici, provenienti dal limitare o dall'esterno della nostra galassia. Questi "messaggeri" celesti recano preziose informazioni su quegli eventi spaziali che liberano grandi energie perché - a differenza della luce - possono sfuggire facilmente da ambienti estremamente densi, come il nucleo esploso di una supernova, un buco nero o un'emissione di raggi gamma. Uno dei pochi ostacoli che trovano sul loro cammino è costituito dai ghiacci - da qui l'idea di costruire un rivelatore di particelle al Polo Sud. Cacciatore di particelle nascoste IceCube è una sorta di "telescopio" sotterraneo costituito da 86 cavi d'acciaio muniti di 5160 sensori di luce, distribuiti in un chilometro quadrato di ghiaccio a una profondità compresa tra i 1.450 e i 2.450 metri in Antartide. Compito di questi rivelatori è registrare gli eventi di collisione tra i neutrini cosmici e gli atomi che compongono i ghiacci artici, visibili sotto forma di piccole scintille di luce. Dal maggio 2010 al maggio 2012 IceCube ha "catturato" 28 neutrini con cariche energetiche più grandi di 30 teraelectronvolts (TeV). Due di questi hanno mostrato una carica energetica record – oltre 1.000 TeV (più dell'energia cinetica di una mosca in volo) compressa in una singola particella elementare: un vero record. Viaggiatori interstellari Le prime avvisaglie della scoperta sono state descritte qualche mese. Adesso arrivano le conferme: non solo sono stati registrati i due neutrini da 1.000 TeV, ma è stato appurato che anche 26 neutrini da 30 TeV hanno una carica energetica superiore rispetto a quella prevista per neutrini provenienti dall'atmosfera terrestre. Secondo i ricercatori, questi 28 neutrini provengono dall'esterno del sistema solare. «Stiamo forse assistendo alla nascita dell'astronomia dei neutrini» ha commentato Riproduzione artistica dei rivelatori sferici di particelle di IceCube, sepolti nei ghiacci antartici. Markus Ackermann del Deutsche ElektronenSynchrotron, tra gli autori dello studio. Le analisi non hanno trovato significative concentrazioni statistiche dei 28 eventi in un determinato periodo di tempo o in un particolare spazio, perché le particelle "speciali" individuate sono ancora troppo poche. «Lavoreremo ora per migliorare la significatività delle nostre osservazioni, capire che cosa significa questo segnale e da dove proviene» ha commentato Olga Botner dell'università di Uppsala, Svezia. Le nuove frontiere della fisica sperimentale sono vastissime e la conferma empirica del bosone di Higgs è soltanto la prima tappa di un'avventura ancora lunga. Fonte. Siti internet e rivista “Science” TECTITI, OGGETTI LUNARI? In alcune zone del nostro globo si trovano delle strane pietre vetrose, di colore bruno o verdastro, di forma rotondeggiante che lasciano molto perplessi i geologi. Hanno diametri inferiori ai 2-3 centimetri, anche se ve ne sono anche di molto più grossi , però molto rari. Sono molto ricche di silice e di alluminio, la stranezza consiste nel fatto che non hanno alcun legame geologico con i terreni nei quali si trovano. Le zone della Terra in cui sono presenti sono poche e ben definite fra le più note ricordo quelle dell'Indocina e dell' Australia. A queste pietre è stato dato il nome di " Tectiti ". Le tectiti indonesiane ed australiane dall'esame chimico e fisico è risultato che hanno appena 700 mila anni. E da ulteriori esami con l'isotopo dell'alluminio Al 26 veniva provato che le tectiti devono essere venute dallo spazio extraterrestre ma da zone molto vicine alla Terra. Dopo molte indagini di vario genere la più fondata ipotesi fu ritenuta quella che le tectiti sono corpi espulsi nell'urto di un meteorite caduto sulla Luna. A causa della bassa velocità di fuga dalla Luna, se un grosso meteorite cade sulla Luna, molti frammenti della superficie lunare possono venire espulsi in modo da non ricadere più sul suolo lunare ed alcuni possono addirittura raggiungere la Terra. Quindi ogni gruppo di tectiti corrisponderebbe alla formazione di un grosso cratere lunare. Ciò spiegherebbe perché le pietre tectiti di una stessa regione hanno la stessa età e composizione mentre sono diverse da quelle di altre regioni. La conclusione è molto affascinante. Il confronto della composizione di una loro varietà con quella delle rocce in prossimità del bordo del cratere Tycho esaminato dalla sonda americana Surveyor 7, atterrata sulla Luna nel gennaio 1968, ha rilevato una notevole somiglianza. Il cratere Tycho si sarebbe formato circa 700.000 anni fa, è stato calcolato che una possibile traiettoria che ha colpito la Terra e la fascia australiano-indocinese potrebbe essere stata prodotta da una pioggia di oggetti giunti da Tycho. Ora le tectiti australiano-indocinesi hanno una età di 700 mila anni e ora sappiamo che il grande cratere Tycho ha pure 700 mila anni, la conclusione è presto fatta. Uranio che possiede una tectite indocinese ha in casa un pezzo di Luna proveniente dal cratere Tycho che, rammento, è visibile ad occhio nudo a sud sulla faccia della Luna ed è il cratere con il più ricco numero di raggiere luminose. Uranio FLY ME TO THE MOON Il cratere Metone Al bordo settentrionale della Luna possiamo osservare il cratere "Meton", una formazione distrutta di 126Km che costituisce una struttura a trifoglio insieme a Meton. Meton C e Meton D. I versanti sono poco scoscesi e le pareti poco elevate. Il fondo è piatto con 3 immensi crateri comunicanti tra loro e all'interno bande chiare collinette e piccoli crateri. La sua formazione risale al periodo Pre-Nectariano (da -4.55 miliardi di anni a -3.92 miliardi di anni). Il periodo migliore per la sua osservazione è 5 giorni dopo la Luna nuova oppure 4 giorni dopo la Luna piena. Alcuni dati: Longitudine: 19.626° East Latitudine: 73.567° North Faccia: Nearside Quadrante: Nord-Est Area: Bordo Settentrionale della Luna Origine del nome: Dettagli: Metone Astronomo greco del 5° secolo a.C. nato in Grecia Nato ad Atene nel verso il 430 a.C. Fatti notevoli: Autore del ciclo che porta il suo nome in cui 19 anni solari eguagliano 235 mesi lunari. Autore del nome: Riccioli (1651) Nome dato da Riccioli: Meton Nella foto una ripresa amatoriale del cratere "Meton". Lo strumento minimo per poter osservare questo cratere è un binocolo 10x. Davide Crespi INQUINAMAMENTO LUMINOSO In Emilia-Romagna gli osservatori astronomici iniziano ad avere zone di protezione dall’inquinamento luminoso. Sono partiti con gli Osservatori del ravennate e gli altri potranno presentare l’apposita richiesta presente Le linee guida sono le seguenti: Inquinamento luminoso è ogni forma di irradiazione di luce artificiale che presenta una o più delle seguenti caratteristiche: si disperde al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata; è orientata al di sopra della linea d'orizzonte; induce effetti negativi conclamati sull'uomo o sull'ambiente; è emessa da sorgenti o apparecchi o impianti che non rispettano la legge o la direttiva applicativa. La Regione, attraverso la Legge Regionale n. 19/2003 e la Nuova direttiva applicativa di cui alla D.G.R. n. 1688 del 18/11/2013 (BUR n. 355 parte II del 29/11/2013), che sostituisce la precedente D.G.R. n. 2263 del 29/12/2005, promuove la riduzione dell'inquinamento luminoso e dei consumi energetici da esso derivanti, nonché la riduzione delle emissioni climalteranti e la tutela dell'attività di ricerca e divulgazione scientifica degli osservatori astronomici. Per le finalità della L.R. n. 19/2003 alla Provincia compete: a) esercitare le funzioni di supporto e coordinamento ai Comuni per l'attuazione della presente legge; b) curare la redazione e la pubblicazione dell'elenco degli osservatori astronomici e scientifici da tutelare sulla base delle richieste inoltrate dai gestori dei medesimi; c) definire, sulla base dei criteri contenuti nella direttiva di cui all'articolo 2, comma 2, lettera a), l'estensione delle zone di protezione dall'inquinamento luminoso nell'intorno degli osservatori di cui alla lettera b), qualora interessi aree di più Comuni; d) individuare, in collaborazione con i Comuni e su segnalazione degli osservatori astronomici e scientifici, le sorgenti di rilevante inquinamento luminoso da assoggettare ad interventi di bonifica; e) aggiornare l'elenco delle aree naturali protette da tutelare. La Provincia con delibera di G.P. n. 270 del 13/11/2013 ha pubblicato l' elenco degli osservatori astronomici ed astrofisici che svolgono attività di ricerca o di divulgazione nel territorio provinciale. Riferimenti legislativi http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/aria-rumore-elettrosmog/informazioni/normativa/normeinquinamento-luminoso/delibera-della-giunta-regionale-del-18-11-2013-ndeg1688-1/view http://www.provincia.ra.it/Argomenti/Ambiente/Energia/Inquinamento-luminoso OSSERVATORIO DI SUNO Le coordinate dell’osservatorio sono: 45° 36’ 16” Nord 08° 34’ 25” Est Hanno collaborato: Silvano Minuto Salvatore Trani Davide Crespi Sandro Baroni Vittorio Sacco