Mies van der Rohe Award 2017, i finalisti: il Katyn

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Mies van der Rohe Award 2017,
i finalisti: il Katyn Museum
di BBGK Architekci
Inaugurato il 17 settembre 2015, occupa la parte meridionale
della Cittadella di Varsavia a celebrazione delle vittime
dell’eccidio della foresta di Katyn, dove i russi sterminarono
quasi 22.000 polacchi
Completato nel settembre 2015 su progetto dello studio polacco
BBGK Architekci, il nuovo Katyn Museum (Muzeum Katyńskie w
Warszawie) trova posto nella parte meridionale della
Cittadella di Varsavia, che dagli anni trenta dell’Ottocento
sorge lungo la Vistola.
Insieme al Memorial du Camp de Rivesaltes di Rudy Ricciotti
con Passelac & Roques è il secondo memoriale candidato
all’edizione 2017 del premio Mies van der Rohe, e si affianca
agli interventi di riqualificazione del deFlat Kleiburg ad
Amsterdam e di Ely Court a Brent, entrambi residenziali, e
alla costruzione della Kannikegården nel pieno centro storico
della cittadina medievale danese di Ribe.
Come nel caso francese, anche il museo-memoriale polacco nasce
a ricordo di un triste, e poco noto, capitolo della storia
nazionale, che porta in Unione Sovietica, alla seconda guerra
mondiale e a uno dei più grandi eccidi mai compiuti in Europa:
nel 1940 la polizia segreta sovietica compì nella foresta
russa di Katyn, vicina all’attuale confine con la Bielorussia,
l’esecuzione di massa di 21.768 tra soldati e civili
polacchi che erano stati imprigionati nei vicini campi di
detenzione dopo l’invasione della Polonia del 1939. Scoperto
nel 1943, venne negato dalle autorità sovietiche fino agli
inizi degli anni novanta, quando il processo di
“democratizzazione” avviato da Michail Gorbaciov portò lo
scioglimento dell’Unione Sovietica e la nascita della
Federazione Russa e un complessivo, anche se non privo di
ombre e contraddizioni, processo di revisione del paese e
della sua storia più recente.
Il Katyn Museum viene istituito, ancora senza una sede
definita ma con l’appoggio del Muzeum Wojska Polskiego (Museo
dell’esercito polacco), nel 1990 dietro le spinte del Comitato
di ricerca sul massacro e dell’Associazione delle famiglie
delle vittime di Katyn. La sua costituzione segna l’avvio di
un lungo e complesso lavoro di raccolta e studio dei documenti
gradualmente rivelati dagli archivi russi per lungo
tempo totalmente accessibili, ma anche di contatti con i
discendenti e i testimoni del massacro e di dolorosi scavi
alla ricerca delle fosse comuni: il fine sono la ricostruzione
dei fatti e la costruzione e diffusione di una memoria da
tramandare che per molti anni ha atteso un luogo definitivo di
conservazione ed esposizione.
L’obiettivo del progetto impostato da BBGK Architekci, che si
sono imposti in un concorso di progettazione promosso dal
committente Muzeum Wojska Polskiego, è quindi almeno duplice:
la creazione di un luogo che da una parte custodisse i
materiali documentali sull’eccidio, fondamentale fonte
primaria per il loro studio, e, dall’altra, permettesse la
diffusione della memoria attraverso mostre ed esposizioni,
permanenti e temporanee, e la gestione di attività di
formazione rivolte agli studenti e alla popolazione.
Inaugurato il 17 settembre 2015, il Katyn Museum occupa 27.000
mq della Cittadella di Varsavia, struttura militare
sopraelevata e fortificata eretta dai russi e ospitante oggi
anche gli spazi del Muzeum Wojska Polskiego, componendosi di
tre parti: la capponiera e un’area esterna, in cima al
terrapieno, e la vecchia armeria, ai suoi piedi. L’ingresso è
collocato in corrispondenza del Nowomiejska Gate: sul fianco
ovest della Cittadella, introduce al suo interno e nel suo
ampio parco e conduce al punto di partenza del percorso
espositivo del museo, una metaforica foresta costituita da 90
carpini piantati a formare un quadrato al cui centro è
racchiusa una croce di legno di quercia.
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Da questo punto due percorsi conducono all’armeria e alla
capponiera, che realizzano 4.000 mq di superficie espositiva e
dedicata alla ricerca e alla custodia dei documenti. Collocato
al fondo di un pendio, il basso e solido fabbricato in
laterizio a vista dell’armeria espone nelle sue cinque arcate
15 grandi placche che contengono le incisioni dei nomi delle
vittime dell’eccidio, chiuse da pannelli di vetro e
raggiungibili attraverso uno stretto percorso scavato dentro
il terreno e chiuso ai lati da imponenti setti di cemento
armato a vista alti 12 m.
La capponiera, in cima al terrapieno, distribuisce invece al
suo interno tre livelli, con accesso da quello centrale.
L’esposizione, con area di ingresso e piccola sala auditorium
e conferenze, ne occupa due, mentre il terzo, al di sotto del
tetto, è occupato dall’archivio e dagli spazi destinati alla
ricerca e alla consultazione. Un nuovo blocco di collegamenti
verticali, costituito da una scala e due ascensori, è
realizzato in prossimità dell’ingresso e lascia alla funzione
espositiva la parte più esposta e sfruttabile dell’edificio. I
necessari nuovi elementi si inseriscono nell’esistente in modo
delicato e compatibile, con un progetto che ricorre a
materiali contemporanei come il cemento a vista, soprattutto
rosso ma anche lasciato al naturale, il metallo e il vetro.
SCOPRI TUTTI I FINALISTI DEL MIES VAN DER ROHE AWARD 2017:
Ely Court di Alison Brooks
Kannikegarden di Ribe
deFlat Kleiburg di NL Architects
Memorial du Camp de Rivesaltes
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