MOMENTO DI PREGHIERA: GESÙ NON VIENE MAI MENO, È UN VERO AMICO (VITA 22,6) Ambientazione In una cappella o sala adeguata si dispongono le sedie o cuscini, possibilmente in semicerchio o comunque intorno alla Bibbia situata nel centro, circondata di candele, ect.., per sottolineare la sua importanza. Se si può fare, si può collocare lateralmente, però un po’ lontana (in segnale di subordinazione), qualche immagine o icona di santa Teresa di Gesù: poiché usiamo i suoi scritti e i suoi insegnamenti, facciamo notare che ci accompagna simbolicamente nell'orazione, che è lei colei che la dirige. Si adatti la sala o cappella in modo che non ci sia troppa luce e l'ambiente inviti all'interiorizzazione. Introduzione e obiettivo Si comincia con un canto interiorizzante per aiutarci a entrare nel nostro interiore (si può inoltre, prima del canto, indicare un piccolo esercizio di rilassamento focalizzato nella respirazione affinché ci aiuti a entrare in noi stessi e a concentrarci). Poi, trascorsi alcuni minuti di silenzio, s’introduce l'orazione con queste parole o altre simili (che possono anche diventare un orazione diretta a Gesù) Si tratta di celebrare un momento di orazione condivisa, d'incontrarci con Gesù della mano di Teresa di Gesù. Lei ci si mostrerà come Maestra dei sentieri dello Spirito e intima conoscitrice del suo Sposo, Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro fratello che desidera conoscerci più profondamente, desidera, come noi, arrivare a una maggiore intimità e tratto personale. Vuole mostrarci che è nostro Amico, che è molto vicino a ognuno di noi, che ci capisce, ci aiuta, ci salva. Per aiutarci, Teresa ci tramanda la sua esperienza e la sua Parola, per accogliere e sostenere quest'amicizia fondamentale con il Dio, umanizzato per noi, che è come Gesù. Trascorso un altro breve silenzio, secondo l'età e la preparazione dei partecipanti, si prosegue sviluppando queste idee con queste parole o altre simili: Teresa di Gesù cercò sempre nell'amore il senso autentico della sua vita. Non volle darsi alle cose, al denaro, neanche a un'idea o una causa, ma a Qualcuno, a una Persona. Però lo voleva per sempre; non gli bastava quel "finché la morte non vi separi". Lei desiderava l'amore vero e lo voleva per sempre, sempre. Trascorso un altro breve silenzio, si legge questo testo di Sta. Teresa (Vita 1,4): I miei fratelli non mi distoglievano in nulla dal servizio di Dio. Io li amavo tutti, ed essi ricambiavano il mio affetto. Ve n'era uno che amavo più di tutti. Aveva quasi la mia età, e ci portavamo spesso a leggere insieme le vite dei santi, ( …) mi sembrava che noi comprassimo troppo a buon prezzo la sorte di andarlo un giorno a godere, e desideravo molto di morire anch'io come loro, benché non tanto per amori di Dio quanto per aver presto quei grandi beni che leggevo essere in cielo. E cercavamo insieme il mezzo per realizzare i nostri desideri. Grande la nostra impressione quando ci occorreva di leggere che le ricompense e le pene dell'altra vita sarebbero state senza fine. Ci fermavamo spesso in questo pensiero, e godevamo di ripetere frequentemente: Sempre! Sempre! Sempre! E così piacque al Signore che ne rimanessi tanto impressionata da concepire fin d'allora il più fermo proposito di non mai abbandonare il sentiero della verità. Trascorso un altro breve silenzio, si può seguire, così più o meno: Suo zio e altre persone le insegnarono che la porta verso quell'eternità, e quella felicità è in noi stessi ed è l'orazione. Il nostro interiore (il nostro essere) è come un castello nel quale al centro dimora Dio. Non sapevo come procedere nell’orazione né come raccogliermi, e così mi rallegrai molto con lui e mi determinai a seguire quel cammino con tutte le mie forze. E come già il Signore mi aveva dato il dono delle lacrime e il piacere di leggere, cominciai ad avere momenti di solitudine e a confessarmi spesso e cominciare quel cammino, avendo quel libro per maestro. Si prosegue: Ciò che scopre in realtà e che Gesù vive dentro di lei, che diventa il suo Maestro, il suo amico. Il mio metodo di orazione era nel far di tutto per tener presente dentro di me Gesù Cristo, nostro Bene e Signore. Se meditavo una scena della sua vita, cercavo di rappresentarmela nell'anima. Però mi piaceva di più leggere buoni libri, nei quali era tutto il mio sollievo. Il Signore non mi ha dato di poter discorrere con l'intelletto e neppure di valermi dell'immaginazione, la quale è in me così debole, che per quanto facessi per rappresentarmi l'Umanità di Nostro Signore, non vi riuscivo. (Vida 4,7) Si può intercalare un canto per preparare l'ascolto della Parola di Dio. Gesù stesso è ora chi ci parla, si dirige a noi così come parlò e ha continuato a parlare ai suoi discepoli da più di duemila anni. È presente e afferma con la sua parola il vero senso della nostra relazione con Lui, della fede. (Gv 15, 11-16) Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. (Giovanni 15, 11-16) Si lascia un tempo di silenzio per accogliere la Parola di Gesù e dopo si intercalano alcuni commenti in quel silenzio fondamentale che è la migliore accoglienza a ciò che Gesù rivela e la migliore esperienza della sua amicizia. Teresa di Gesù ci invita a credere a queste parole di Gesù, che Lui professò ai suoi discepoli nell'ultima Cena, come se fossero dirette a noi qui e ora. Perchè quello fu il suo obbiettivo, il suo scopo: che conoscessimo il vero volto di Dio, che è suo Padre e grazie a Lui è anche nostro Padre. Ci ama, ci vuole bene e desidera che ci rallegriamo, vuole darci la migliore delle notizie: non siamo qui per caso; pure se crediamo che nessuno ci ama; non è vero, perchè c'è uno ed è lui, il più importante e ci ama tantissimo. E grazie a questo amore fondamentale possiamo scoprire anche la nostra propria capacità di amare. E' essere, effettivamente, fratelli gli uni degli altri. Grazie a queste parole, in questi momenti, possiamo sentire che significa la nuova Alleanza: siamo il suo popolo, i suoi figli, e Lui è il nostro Dio. Non siamo servi, nemmeno credenti servili in un dio capriccioso e incomprensibile. Lui ci chiama amici, perché ci ha fatto uguali a Lui nel darci e rivelarci a Gesù Cristo. La sua rivelazione è amore vero, appoggio, fiducia. Ci ha confidato tutto il suo mistero, i suoi segreti, la sua Persona. Non possiamo fare altro che corrispondere con la nostra amicizia, col nostro amore, con la nostra dedizione. Teresa diceva che orare è stare da soli, entrando in amicizia, con chi ci ama così tanto. Così come se sappiamo con sicurezza che qualcuno ci ama, cerchiamo anche noi di conoscerlo e amarlo, dobbiamo fare lo stesso con questo Buon Amico Gesù. Sappiamo che Lui vuole stare qui con noi, e tutti i giorni, almeno per un breve tempo, proviamo a fare amicizia, aiutando a conoscerci, a seguire il suo progetto di vita, per noi e per gli altri. Queste riflessioni o altre simili si possono intercalare con canti e, soprattutto, con il silenzio, del resto soltanto nel “tu a tu” con Dio, in Cristo, si forgiano gli autentici amici di Dio.. Trascorso un tempo conveniente, si può invitare tutti a condividere, non gli insegnamenti su questo testo o sulla Santa ma ciò che abbiamo sperimentato, imparato personalmente da Dio, da Gesù. Si tratta di comunicare come ci colpisce, realmente, il fatto che il Signore voglia essere nostro amico e tutto ciò che ha fatto per rendere reale quest'amicizia. Si può terminare pregando insieme, a mani unite, o cantando, il Padre Nostro. Come alternativa o in altri giorni, si possono usare anche questi altri testi di Sta. Teresa: Quando fu proibita la lettura di molti libri in volgare mi dispiacque assai perché alcuni mi ricreavano molto, e non avrei più potuto leggere perché quelli permessi erano in latino. Ma il Signore mi disse: “Non affliggerti perché io ti darò un libro vivente”. Allora non avevo avuto ancora nessuna visione4 e non capivo che cosa quelle parole potessero significare. Ma lo compresi chiaramente dopo pochi giorni, perché ebbi tanto da pensare e da raccogliermi per quello che vedevo, e il Signore m'istruiva con tanta tenerezza e in così varie maniere che quasi non ebbi più bisogno di libri o almeno di poco. Allora per apprendere la verità non ebbi altro libro che Dio (Vita 26,5). Sono sempre stata molto devota di Cristo. Fu soltanto in questi tempi che lasciai la sua sacratissima Umanità poco prima che il Signore mi facesse le grazie dei rapimenti e delle visioni. Ma stetti poco in tale opinione: tornavo sempre al mio costume di ricrearmi con questo dolce Signore, specialmente dopo la comunione. Non potendo averlo così scolpito nell'anima come desideravo, volevo aver sempre innanzi il suo ritratto e la sua immagine. (Vita, 22,4). Tutto si può sopportare con un amico così buono, con un così valoroso capitano che per primo entrò nei patimenti. Egli aiuta e incoraggia, non viene mai meno, è un amico fedele. Per me, specialmente dopo quell'inganno, ho sempre riconosciuto e tuttora riconosco che non possiamo piacere a Dio, né Dio accorda le sue grazie se non per il tramite dell'Umanità sacratissima di Cristo, nel quale ha detto di compiacersi. Ne ho fatta molte volte l'esperienza, e me l'ha detto Lui stesso, per cui posso dire di aver veduto che per essere a parte dei segreti di Dio, bisogna passare per questa porta. (Vita 22,6).