Croazia - Euroregione Istriana - Cenni storici e

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Croazia - Euroregione Istriana - Cenni storici e statuto
Forniamo un interessante e breve saggio della storia istriana tratto da documenti ufficiali attuali
della Regione Istriana che fornisce oltre che una cronistoria, anche uno spaccato di come si
sentono oggi gli istriani: appartenenti ad un’Euroregione nella quale i suoi abitanti si sentono
portatori di una cultura allo stesso tempo multietnica e fotemente identitaria, accogliente,
aperta, serena, in forte progresso.
Tratto senza modifiche da documenti ufficiali della Regione Istriana
Vicina alla civilta’ dell'Europa occidentale da una parte, e all'estremo di un diverso ambiente
culturale dall'altra, l'Istria possiede una ricca storia, scritta all'incrocio di tre grandi culture
europee, slava, romanica e germanica. Le aspirazioni politiche millenarie, le continue tensioni e
la suddivisione di quest'area non grande fra vari stati, e le influenze politiche delle forze
dominanti europee, hanno influito decisamente sulla specificita della vita e la varieta di influssi
culturali nella penisola istriana, attraverso la quale ancora dai tempi preistorici, le vie
conducevano dal Mediterraneo al Centro Europa, rispettivamente alla Pannonia e viceversa.
Durante la burrascosa storia istriana ci furono frequenti cambiamenti di potere - dall'Impero
romano e Bisanzio allo Stato franco per arrivare al Patriarcato d'Aquilea, alla Serenissima, alla
Contea di Pisino, alle Province illiriche, all'Austria, all'Italia fino alla Jugoslavia. I turbolenti
avvenimenti storici su questo suolo generarono frequenti migrazioni e fughe e di conseguenza
cambiamenti di popolazione, tradizioni e culture. Numerosi popoli hanno lasciato qui le loro
tracce: Liburni, Istri (da qui l'origine del nome della Penisola), Greci, Celti, Romani, Ostrogoti,
Bizantini, Longobardi, Croati, Franchi, Veneziani, Austriaci, Italiani ... Nonostante ci fossero state numerose vicissitudini storiche, fino ai giorni nostri qui si sono
conservati tre popoli: Croati, Sloveni e Italiani. Vivendo qui, gli uni accanto agli altri, spesso gli
uni contro gli altri, lo stesso destino li ha indotti a incamminarsi verso una comune tolleranza
facendo nascere una convivenza armoniosa.
L'Istria ha saputo abilmente placare gli scontri secolari dovuti agli influssi culturali diversi,
dimostrando la propria maturita e questo e il miglior biglietto d'ingresso per l'Europa unita.
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L'Istria ha saputo abilmente placare gli scontri secolari dovuti agli influssi culturali diversi,
dimostrando la propria maturita e questo e il miglior biglietto d'ingresso per l'Europa unita.
PREISTORIA – Le tracce di vita nella penisola istriana ci fanno risalire alla preistoria. Gli antichi
abitanti dell’Istria vivevano nelle caverne e le loro tracce sono state finora rilevate
prevalentemente su terreno carsico. In tempi più recenti sono stati scoperti i resti dell’uomo
delle caverne, nella ghiaia della grotta di Šandalj, non lontano da Pola (è stato trovato un
incisivo sinistro superiore della dentatura). Gli storici sostengono che la penisola istriana sia
così prova inconfutabile che l’Homo erectus abbia iniziato proprio qui a costruire la base della
futura civiltà del vecchio continente, più tardi chiamato Europa.
ISTRI E LIBURNI - Nell'età del ferro (I. secolo a.C.) l’Istria era popolata in gran parte da tribù
illiriche. Sul territorio dell’Istria settentrionale e centrale, fino al pendio del Monte Maggiore,
abitavano gli Istri dai quali la penisola ha ricevuto il nome. La tribù loro congènere, i Liburni,
abitavano a est del fiume Arsia, verso lo spazio dell’odierno litorale croato estendendosi fino ai
fiumi Krka e Dalmazia. La parte dell’Istria che veniva chiamata Liburnia, oggi è conosciuta come
parte che va da Fianona al fiume Rječina. Nella parte settentrionale dell’Istria, precisamente sul
Carso, abitavano i Giapodi, tribù d’origine illirico-celtica. Le tribù illiriche dell’Istria avevano contatti con la civiltà ellenica; lo testimoniano anche il mito
degli Argonauti e la leggenda della fondazione di Pola. Del periodo illirico sono pervenuti numerosi resti materiali della cultura, che si possono
incontrare lungo tutta l’Istria. I più famosi sono i villaggi illirici, le famose fortezze sistemate sulle
alture, costruite usando la tecnica di muro a secco con massi di pietra in alcuni strati. I toponimi
odierni – “gradina”, “gradine”, “gradište”, “gračišće”, “kaštelir” (dall’italiano castelliere ), sono la
testimonianza di tali resti.
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CELTI – Nel 400 prima di Cristo i Celti emigrano dall’ovest verso est. Una parte si stabilisce nel
nord Italia, e l’altra nella Pannonia settentrionale. Irrompono in Istria dove sottomettono parte
della popolazione il lirica, soprattutto nelle zone montuose, ma con il passare del tempo si
assimilano totalmente con gli Istri.
PERIODO ROMANO – Volendo allargare il proprio potere a est, dopo la conquista della Gallia
Cisalpina e del Veneto che confinava con l’Istria, i Romani nel 181 a.C. costruirono la fortezza
di Aquileia, ottenendo in questo modo una solida difesa dei propri confini a est, ma non solo, in
più crearono così la base per ulteriori conquiste e penetrazioni verso oriente.
Consapevoli del pericolo che minacciava la loro terra, gli Istri tentarono d’impedire la
costruzione d’Acquileia, non riuscendo però nell’intento. Di avere capito giustamente
l’importanza politica e militare di Acquileia, quale caposaldo nemico, si è visto più tardi quando i
patriarchi di Acquileia dominarono per alcuni secoli (fino al XVI secolo) una parte dell'Istria.
All’epoca della costruzione di Acquileia in Istria esistevano già le città, ciò testimonia la
presenza del più alto livello d’organizzazione sociale di quell’epoca. Molte di queste città
esistono ancora oggi e hanno gli stessi nomi, modificati ai sensi delle leggi linguistiche emanate
dagli abitanti arrivati più tardi; primi i Romani e in seguito gli Slavi. L’odierna Fianona, l’antica
Plomona istriana (dal lat. Flanona, in italiano Fianona), Labin è Albona, Pola – Pula, Tergeste
–Trst, Tarsatica - Trsat, la capitale degli Istri Nesactium - Nesazio porta il nome di Visače e così
via.
Le guerre contro gli Istri si conducono nel 178 e nel 177 a.C. In seguito al primo insuccesso nel
178, dopo grandi preparativi l’esercito romano, nella primavera del 177 a.C., conquista una ad
una le fortezze in Istria. La battaglia decisiva si svolse accanto al castelliere Nesactium, dove
davanti ai Romani si è nascosto l’ultimo re illirico, Epulo e numerosa della sua gente. Lo storico
Plinio scrisse che la difesa cedette appena quando i romani impedirono il rifornimento
dell’acqua. I Romani occuparono Nesactium, distruggendolo completamente, mentre Epulo e i
suoi condottieri commisero il suicidio. Inizia così in Istria il periodo del dominio romano. I
Romani colonizzarono con successo l’Istria. Nonostante gli Istri continuassero a fare resistenza
e insorsero nel 129 a.C., i conquistatori romani sottomisero completamente la popolazione
illirica autoctona. I Romani proseguono con le conquiste verso oriente – nel 50 a.C.
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sottomettono i Liburni. Tutta l’Istria odierna finisce così sotto la dominazione romana. Un
ingente numero della popolazione venne espatriato, e in Istria immigrarono circa 15.000 latini
provenienti dall’Italia.
Il primo imperatore romano Ottaviano Augusto, a cavallo del millennio spostò il confine
dell’Impero romano dal fiume Risano sul fiume Arsia. In questo modo annesse la gran parte
della penisola istriana alla provincia settentrionale Venezia sotto il nome «Venetia et Histria».
Questo territorio formava la regione italica. L’Istria orientale, cioè la Liburnia rimase nell’ambito
della provincia romana della Dalmazia.
Dopo la prima colonizzazione e romanizzazione, quando l’antica popolazione autoctona fuggiva
dalla costa meridionale e settentrionale, trovando rifugio nell’entroterra montuoso e boscoso
dell’Istria, iniziò il periodo di migrazioni nel senso opposto – dall’entroterra verso la costa. La
popolazione, in gran parte romanizzata, inizia a ritornare nella parte meridionale e settentrionale
della penisola, dove la terra è più fertile e lo sviluppo delle città è in crescita.
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476), nell’Istria dominavano dapprima i Gotti (
476 – 539), e in seguito Bisanzio. Il potere di Bisanzio in Istria si protrarrà fino al 788.
ARRIVO DEGLI SLAVI - Nel VI e VII secolo nella penisola istriana irrompono gli Slavi. Papa
Gregorio I scriveva nel 600 al vescovo solinese Massimo che gli Slavi attraverso l’Istria
iniziarono ad entrare in Italia. A una maggiore colonizzazione degli Slavi si arriva dopo il 788,
quando in Istria inizia il governo dello stato Franco, che li condusse prevalentemente come
coloni. Il fatto che l’Istria appartenesse allo stato Franco dal fiume Arsia al Monte Maggiore,
fece avanzare l’afflusso della popolazione slava verso l’entroterra istriano. All’epoca il litorale quarnerino era completamente croatizzato fino al Monte Maggiore e avanti
sino ad Albona. Al periodo dell’intesa colonizzazione slava risale il nome dell’antico villaggio
fortificato Gočan, non lontano da Barbana.
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PREVALENZA FRANCA – Per il conflitto tra i coloni immigrati e i Romani autoctoni,
espropriati, l’Imperatore franco Carlo Magno convoca nell’804 l’assemblea sul fiume Risana.
Con l’intesa stipulata alle città è riconosciuta l’autonomia, ma non è stato loro restituito il
territorio usurpato. La colonizzazione slava continua, così nell’XI sec. nell’immediato entroterra
delle città prevale tra gli abitanti la lingua slava; lo testimoniano i toponimi ufficiali delle strade
che conducevano attraverso queste città (via sclavonica).
I discendenti dei contadini romani o romanizzati sono rimasti in alcuni villaggi dell’Istria
meridionale e settentrionale, a Rovigno, Dignano, Valle, Gallesano e Fasana, mentre tutte le
altre superfici agricole vennero popolate dagli Slavi o la loro presenza era prevalente ed hanno
così slavizzato la popolazione romana o romanizzata. Secondo la testimonianza dell’Imperatore
bizantino Costantino Porfirogenet nel X sec. lo stato Croato si estendeva fino al fiume Arsia. I
Croati in Istria formarono organizzazioni comunali più vaste a capo delle quali furono posti gli
zupani.
VARI PADRONI – Quale marchesato sotto l’amministrazione dei vassalli franchi, l’Istria
assieme al Friuli faceva parte della marca d’Aquileia, sottomessa al ducato bavarese. Iniziano a
susseguirsi numerosi cambiamenti di padroni feudali durante i quali l’Istria si separa dal Ducato
di Baviera e viene annessa alla Contea di Carinzia. Nella metà dell’XI sec. l’Istria diviene
marchesato autonomo, che gli imperatori teutonici danno in eredità come feudo a numerose
case importanti.
Nel XII secolo i vescovi parentini cedono in feudo ai conti di Gorizia la Contea di Pisino, come
unità autonoma. Nell’anno 1209 il patriarca d’Acquileia ottenne in possedimento dagli imperatori
teutonici il marchesato dell’Istria, come feudo della chiesa d’Acquileia. L’Istria conservò tale
status fino al 1420. La Contea di Pisino rimase territorio separato.
Nel periodo di pace le città costiere dell’Istria si liberarono sempre di più dal potere dei
patriarchi d’Acquileia, sviluppando il commercio e diventando autonome, anche se formalmente
riconoscevano il potere dei patriarchi. Nel XII sec. ricche nell’artigianato e forti nel commercio
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marittimo, indeboliscono il potere feudale unico, il che porta alla formazione delle comunità
municipali. Le città istriane si arricchirono soprattutto durante le guerre crociate. Il rafforzamento delle città istriane portò al conflitto con Venezia. Capodistria, Isola e Pola
insorgono nel 1145 contro Venezia, subendo la sconfitta sono obbligate a giurare fedeltà al
Doge. Quattro anni più tardi Pola insorge nuovamente contro la Serenissima, ma, assieme ai
suoi alleati - Rovigno, Parenzo e Umago – è costretta a firmare la pace e giurare nuovamente
fedeltà a Venezia. Nella guerra del 1195 fu costretta a distruggere tutti le mura della città. Con
la pace che susseguì dopo la guerra del 1243 Pola dovette impegnarsi ad accettare come
governatore un Veneziano, e a non ricostruire le proprie mura senza il consenso di Venezia.
Quando nel XIII sec. il potere dei patriarchi indebolì, le città, considerando i Veneziani un
pericolo minore, si consegnarono una ad una a Venezia – Parenzo nel 1267, Umago nel 1269,
Cittanova nel 1270, San Lorenzo nel 1271, Montona nel 1278, Capodistria nel 1279, Pirano e
Rovigno nel 1283. Venezia, agendo spesso come alleato e protettore delle città marittime, ma
anche lottando con alcune, gradualmente divenne dominatrice di tutta la fascia costiera
dell’Istria occidentale e del territorio fino a Fianona, ad oriente della penisola.
PERIODO SOTTO VENEZIA E GLI ASBURGO – Nella metà del XV sec. con l’abolizione del
potere dei patriarchi d’Acquileia, l’Istria, esclusa la Contea di Pisino e il litorale quarnerino,
passa sotto il potere di Venezia. Nel frattempo la Contea di Pisino, verso la fine del XIV sec.,
venne ereditata dagli Asburgo, sotto il cui dominio passò tutta la costa orientale dell’Istria. In
questo modo l’Istria fu divisa tra il potere politico amministrativo austro-germanico e
veneto-romano.
Il centro amministrativo dell’Istria veneta era Capodistria. L’inesistenza di un potere universale
indusse Venezia a eleggere un capitano speciale con poteri militari nelle zone rurali dell’Istria (il
paisenatico), con sede a San Lorenzo del Pasenatico. Il capitano militare veneziano per il
territorio confinante con il podere austriaco, dal 1394 aveva la sede nel caposaldo militare a
Raspo, mentre dal 1511, da quando Venezia perse Raspo, la sede venne spostata a
Pinguente.
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Pisino rimase sede del potere asburgico in Istria. La posizione della popolazione slava su
questo territorio era più favorevole perché il potere asburgico non aveva molta influenza.
Proprio sul territorio della Contea di Pisino nascono numerosi esempi di scritture in lingua
croata, sotto un forte influsso del glagolitico. Testimoni della presenza del glagolitico sono: la
scritta di Fianona, il frammento di San Pietro in Selve, il brano di Castelverde, il graffito di
Colmo e l’abbecedario glagolitico di Rozzo. Un posto speciale nella storia culturale dell’Istria
occupa indubbiamente la «Confinazione istriana», famoso monumento medievale di diritto
pubblico, che indica con precisione la demarcazione dei confini tra i comuni istriani rurali e i
padroni feudali. La confinazione è stata creata durante un lungo periodo che va dal 1275 al
1395 ed è stata scritta in tre lingue: croato, tedesco e latino.
LE INVASIONI TURCHE – Con l'invasione dei Turchi nei Balcani si arriva alle grandi migrazioni
di abitanti che fuggono dai territori invasi cercando riparo nei paesi austriaci e veneziani. Fra il
1470 e il 1492 i Turchi hanno invaso l’Istria per nove volte. Le vittime di queste irruzioni erano in
particolar modo gli abitanti delle zone non protette dell’Istria, ubicate al di fuori delle mura
cittadine, in particolare i luoghi della Ciceria, Rozzo, Colmo, Draguccio… L'ultimo assalto turco
in Istria fu nel 1511 quando la Contea di Pisino subì notevoli danni.
Accanto alle invasioni turche, un altro avvenimento che devastò l'Istria fu l'epidemia di peste,
che imperversò dal XIII al XVII secolo – nel XIV secolo 14 volte, nel XV 14 volte e nel XVI
secolo 16 volte. Le grandi epidemie di peste hanno decimalizzato la popolazione istriana
devastando interi territori.
Le incursioni turche, la guerra fra Venezia e Austria durata dal 1508 al 1523, poi quella uscocca
(1615-1618), comportarono all'Istria nuove sciagure. Tutta l'Istria fu praticamente distrutta.
Verso la fine di questo periodo (1649) Venezia effettuò un censimento dal quale emerse che
l'Istria aveva 51.692 abitanti, di cui 49.332 erano Veneziani, mentre la Contea di Pisino ne
aveva soltanto 2.360.
In questi territori praticamente deserti, sia la Serenissima che la Contea di Pisino cercavano di
attrarre nuovi abitanti. Venezia cercava di popolare la zona del Polese con colonizzatori
provenienti dai dintorni di Padova, Treviso, la Furlania (Friuli) e la Carnia.
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La colonizzazione più ingente, però, era quella delle popolazioni che, fuggendo dai Turchi,
cercavano riparo nel territorio veneziano in Dalmazia e da lì partivano alla volta dell'Istria. I
nuovi abitanti erano i Montenegrini, gli Albanesi e i Romeni. Col passare del tempo, gli Albanesi
si croatizzarono mentre i Montenegrini hanno mantenuto la propria religione soltanto a Peroi. I
Romeni hanno conservato la propria lingua madre solo a Valdarsa e Seiane.
Nella Contea di Pisino si avvertiva un bisogno simile di colonizzatori, di conseguenza re
Ferdinando I nel 1532 ordinò ad delegati speciali di popolare le zone devastate con fuggiaschi
Bosniaci e Uscocchi.
Nel 1683 Vienna sconfigge i Turchi e con ciò terminano le emigrazioni da loro causate e quindi
anche la colonizzazione dell'Istria.
LE PROVINCE ILLIRICHE – Con la conquista napoleonica dell'Italia, la pace di Campoformio
nel 1797, i Francesi cedettero all'Austria la Serenissima assieme alla parte dell'Istria che le
apparteneva e la Dalmazia, in cambio dell'Olanda e della Lombardia. Nei primi anni l'Austria
non non si era completamente impadronita della parte veneziana dell'Istria, ma fondò a
Capodistria un'amministrazione a parte dal nome «Istria austro-veneta». Nella nuova guerra tra
Francia ed Austria, Napoleone conquistò il territorio dell'Istria che apparteneva alla
Serenissima, annettendola (quale circondario a parte, assieme a Venezia, le Isole del Quarnero
e la Dalmazia) al Regno d'Italia. Con la pace di Vienna nel 1809 l'intero territorio istriano venne
annesso alle napoleoniche Province illiriche. Dopo la sconfitta di Napoleone nella «battaglia
popolare» presso Leipzig nel 1813, l'Austria già l'anno dopo occupa l'Istria dando origine ad
un'unica provincia con Trieste come capitale. A partire dal 1825 l'Istria è ancor sempre un'unità
territoriale, avente però Pisino per capitale.
LA DOMINAZIONE AUSTRIACA – Giungendo in Istria, l'Austria abrogò la legislazione
francese. L'impero austriaco nel 1860 e 1861 subì delle notevoli riforme costituzionali; l'Istria
quale margraviato, diventa provincia austriaca avente una determinata decentralizzazione
dell'amministrazione e della Dieta provinciale di Parenzo. Dal 1867 la sede del governatore per
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l'Istria è a Trieste.
Nel 1856 l'Austria costruisce a Pola la principale base navale, mentre dal 1866 Pola diventa il
porto principale della marina reale austriaca. Ciò comporta un rapido sviluppo urbano. La
popolazione di Pola in meno di mezzo secolo cresce addirittura trenta volte.
La seconda metà del secolo XIX, come pure il periodo antecedente alla I guerra mondiale, sono
trascorsi nel segno di una lotta per la parità nazionale e politica della popolazione croata e
slovena rispetto a quella italiana. All'amministrazione austriaca ciò conveniva perchè in questo
modo si offuscavano i problemi e si celava la vera situazione legata alla dominazione
germanica. La popolazione croata era prevalentemente rurale e poco istruita, ad eccezione di
una parte del clero di nazionalità croata. La popolazione urbana era in prevalenza italiana. I
rapporti all'interno della Dieta istriana, per merito della legge elettorale, erano a favore degli
Italiani.
Il promotore della lotta per i diritti dei Croati in Istria era il vescovo Juraj Dobrila. Il suo concetto
era di attivare il popolo sul piano di autodifesa nazionale, curare la lingua popolare,
salvaguardare la tradizione, innalzarsi economicamente e politicamente, abbracciare le nuove
conquiste civilizzatrici e culturali nonché trovare il modo per salvare il popolo dalla miseria.
In una delle sue prime richieste, nella Dieta istriana di Parenzo propose che accanto all' italiano,
anche il croato divenisse lingua ufficiale.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE – Lo scoppio della I guerra mondiale ( 1914.) interruppe le
lotte nazionali, però, allo stesso tempo l'Italia mostrò le proprie ambizioni nei confronti della
costa orientale dell'Adriatico. Il Regno d'Italia, nell'adoperarsi per ottenere tutte le concessioni
possibili, negoziò per quasi un anno in segreto con la Triplice intesa e le Potenze centrali.
Infine, nell'aprile del 1915 ci fu a Londra la firma di un contratto segreto secondo il quale
all'Italia, per l'entrata in guerra a fianco degli alleati, venivano promessi il sud Tirolo, l'Istria
assieme a Trieste, Gorizia ed una parte della Dalmazia.
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Col Contratto di Rapallo del 1920 il Regno di Jugoslavia cedette l'Istria all'Italia.
IL PERIODO DEL FASCISMO – Con l'avvento del fascismo in Italia, le autorità italiane appena
entrate in Istria, iniziarono sistematicamente ad estirpare tutte le forme di vita pubblica e
nazionale croata e slovena. Furono abolite le scuole croate, gli enti e le associazioni culturali,
mentre i nomi croati furono italianizzati. Veniva proibito addirittura l'uso della lingua croata in
famiglia. Tutto questo procurò un esodo di massa della popolazione croata alla volta del Regno
di Jugoslavia. In vista della II guerra mondiale c'erano in Jugoslavia circa 70.000 Croati e
Sloveni, emigrati dalle zone che si trovavano sotto il dominio italiano. L'inizio di un'organizzata
attività rivoluzionaria in Istria nel 1941, viene attribuito al ritorno in patria di alcuni emigranti.
LA SECONDA GUERRA MONDIALE – La capitolazione dell'Italia nella II guerra mondiale
avvenuta l'8 settembre 1943, provocò in Istria una rivoluzione generale di tutti i popoli che vi
abitavano. Il dominio fascista fu ripudiato, nacquero forti distaccamenti partigiani, vennero
disarmate le formazioni militari e carabiniere italiane, e avvenne la liberazione dell'Istria intera
eccetto Pola, Dignano, Fasana e Brioni.
La lotta popolare di liberazione in Istria comporta il 13 settembre 1943 un proclama sulla
liberazione dell'Istria e la sua annessione alla Croazia. Una settimana dopo, il 20 settembre
1943 il Comitato promotore del Consiglio territoriale antifascista di liberazione popolare della
Croazia (ZAVNOH) conferma queste conclusioni. Alla seduta della Dieta istriana, i
rappresentanti dell'Istria a Pisino il 25 settembre 1943 confermano la delibera del 13 settembre
ed emanano la decisione definitiva di staccarsi completamente dall'Italia e annettersi alla
Croazia nell'ambito della nuova Jugoslavia.
L'offensiva tedesca nell'ottobre del 1943, soffocò per un attimo la resistenza sul territorio
istriano che ben presto incominciò a riorganizzarsi e ricostituirsi. Nei primi giorni di maggio del
1945, nell'ambito delle ultime operazioni militari per la liberazione dell'intero territorio slavo
meridionale, venne liberata pure l'Istria. Il 9 maggio 1945 sui territori dell'Istria e del litorale
sloveno, non c'erano più reparti nemici.
L'Istria diede un grande contributo alla vittoria delle forze antifasciste. Nel periodo bellico,
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dall'autunno del 1943 fino al maggio del 1945, l'Istria contava 28754 combattenti con il fucile in
mano, di cui oltre 5000 ne morirono sui vari campi di guerra, mentre i civili deceduti furono
5802. Nel contempo 21509 persone furono deportate in campi di concentramento, mentre
14867 ne furono arrestati e imprigionati. Furono bruciati e distrutti 5567 edifici condominiali e
fabbricati vari.
Con l'entrata delle truppe dell'Armata jugoslava nelle città i Comitati popolari di liberazione
(NOO), che negli ultimi mesi di guerra si preparavano per questo momento, presero in mano il
potere.
In questo periodo burrascoso, pieno di peripezie, accadde un inutile esodo e soprattutto tragico,
di una parte della popolazione autoctona italiana che originò nuovi cambiamenti dell'aspetto
demografico istriano. Erano i tempi delle emigrazioni non soltanto di Italiani ma anche di Croati.
Seguirono gli arresti di personaggi pubblici.
IL SECONDO DOPOGUERRA – Con l'Accordo di Belgrado del 9 giugno 1945, il territorio libero
fu diviso, in due zone – la zona A i e la zona «B». La zona «A» era sotto il dominio militare
anglo-americano, mentre la zona «B» sotto quello jugoslavo. La linea di demarcazione andava
dal confine italo-austriaco verso Tarvisio, da dove seguiva il fiume Isonzo e proseguiva verso
Gorizia ad oriente, quindi, aggirando largamente Trieste, entrava in mare a sud di Muggia. Pola
appartenne alla zona «A», con una fascia circolare molto stretta. Tutto il territorio rimanente
faceva parte della zona «B» e quindi la città di Pola era una piccola enclave chiusa
comunicante col resto della zona «A» soltanto con la strada Pola-Trieste. Questa suddivisione
era stata definitivamente messa in atto con l'Accordo di Duino del 20 giugno 1945.
Col Trattato di pace firmato a Parigi nel febbraio del 1947, entrato in vigore a settembre, Pola
quale parte della zona «A» fu annessa alla Jugoslavia, mentre per il territorio conteso a nord
del fiume Quieto fino a Muggia e dell'ex zona «A», si giunse ad un altro compromesso assurdo:
il «Territorio libero di Trieste». Così la zona «A» rimase intatta, mentre la zona a nord del fiume
Quieto, ovvero il Buiese e il Capodistriano, facevano parte della zona «B» quindi del Territorio
libero di Trieste. Questo territorio non è mai stato come l'avrebbero voluto le potenze
occidentali, e con un accordo frontaliero firmato dall'Italia e dalla Jugoslavia il 5 ottobre 1954 a
Londra, i confini fra la zona «A» e la zona «B» nonché il resto del territorio sloveno, fecero parte
di un confine temporaneo fra Italia e Jugoslavia.
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Il confine statale definitivo fra i due stati fu stabilito con l'Accordo di Osimo del 10 novembre
1975.
All'interno della Jugoslavia, la maggior parte della penisola istriana, in base alla struttura della
popolazione, era suddiviso fra le due repubbliche – Croazia e Slovenia. Con lo sfacelo della
Jugoslavia, dato che la Croazia e la Slovenia erano internazionalmente affermate come stati
autonomi e indipendenti, i loro confini repubblicani divennero statali.
REPUBBLICA DI CROAZIA – A partire dagli anni Novanta, con il crollo della Jugoslavia,
l'Istria, nella libera e indipendente Croazia, rappresenta una delle 20 regioni croate.
La Regione istriana, nell'ambito dell'autonoma e libera Repubblica di Croazia, ricopre un ruolo
molto rilevante. Il significato della regione croata più occidentale, all'incrocio di tre civilizzazioni,
non è soltanto negli ottimi potenziali rurali, industriali e soprattutto turistici e nell'immensa
ricchezza monumentale e artistica; questo luogo, in cui convivono molte genti, tradizioni e
culture, rappresenta una parte della civiltà europea, per cui il posto della Regione istriana è
all'interno della sua grande famiglia. Ciò è stato confermato nel 1994 anno in cui l'Istria venne
accolta nell'Assemblea delle Regioni Europee. Nei paesi aventi una democrazia sviluppata si
guarda con simpatia al regionalismo istriano, quale fenomeno autentico in questo lembo
d'Europa.
ALCUNI DATI
La popolazione nella Regione istriana secondo il censimento del 2001
NUMERO COMPLESSIVO DI ABITANTI: 206.344 pari al 4,65 % della popolazione della
Repubblica di Croazia
UOMINI: 99.969 pari al 48,45 % della popolazione della Regione istriana
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DONNE: 106.375 pari al 51,55 % della popolazione dell'Istria
ETÀ MEDIA: 40,2 anni
DENSITÀ MEDIA DI POPOLAZIONE: 73 abitanti per km2
ABITANTI NEI CENTRI URBANI: 145.894 pari al 70,7% della popolazione
ABITANTI NEI COMUNI: 60.450 pari al 29,3% della popolazione
NUMERO COMPLESSIVO DI ABITANTI: 206.344 pari al 4,65 % della popolazione della
Repubblica di Croazia
UOMINI: 99.969 pari al 48,45 % della popolazione della Regione istriana
DONNE: 106.375 pari al 51,55 % della popolazione dell'Istria
ETÀ MEDIA: 40,2 anni
DENSITÀ MEDIA DI POPOLAZIONE: 73 abitanti per km2
ABITANTI NEI CENTRI URBANI: 145.894 pari al 70,7% della popolazione
ABITANTI NEI COMUNI: 60.450 pari al 29,3% della popolazione
Gruppi d'anzianità
Età
Numero complessivo
Percentuale rispetto al numero complessivo di abitanti
0-19
44971
21,8
13 / 15
Croazia - Euroregione Istriana - Cenni storici e statuto
20-39
56781
27,5
40-59
59029
28,6
60-79
39662
19,2
oltre 80
5901
14 / 15
Croazia - Euroregione Istriana - Cenni storici e statuto
2,9
15 / 15
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