Approcciare la montagna con sicurezza - Digilander

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APPROCCIARE LA MONTAGNA CON COMPETENZA E SICUREZZA (DARIO CANCIAN) COS’È LA MONTAGNA? Un materialista potrebbe vedere la montagna come quel “rilievo di età geologica almeno terziaria, di altezza superiore a 600-­700 m sul livello del mare, avente forme arrotondate e altitudine modesta se di formazione molto antica, oppure forme aspre, con picchi, canaloni, gole, ecc. se di formazione più recente” Siccome però non siamo materialisti, ma siamo scout, e vogliamo complicarci le cose, la montagna forse è qualche cosa di più… Non a caso nella Bibbia la parola “montagna” viene citata 42 volte e 62 volte la parola “cima”; Non a caso Gesù “ascendit in montem”, ha pensato bene di salire su una montagna per pronunciare il discorso sulle beatitudini e per trasfigurarsi dinnanzi a Pietro, Giacomo e Giovanni; Non a caso Dante ha scelto una montagna come teatro per il purgatorio (luogo di purificazione) e una “montagna al contrario” come set per l’inferno (luogo di perdizione). Non a caso Nietzsche disse che la filosofia è “la libera scelta di vivere fra ghiacci e alte cime” La montagna quindi non è soltanto un luogo fisico, ma è anche un topos filosofico, teologico e letterario colmo di significati, metafore e analogie. La montagna è luogo per atleti e per asceti, e non crediate che i due termini stridano, “ascesi”, (dal greco askesis), vuol dire “esercizio”, (da askeo, “io esercito”), il termine, infatti, era inizialmente riferito alle regole di vita degli atleti greci. Un luogo per atleti e per asceti, dove si forma e si mette alla prova non soltanto il fisico ma anche la mente: la convivenza stretta con i nostri limiti, l’esperienza della fatica, dell’essenzialità, della condivisione, della comunità d’intenti fa crollare le nostre maschere (etimologicamente le bucce, le scorze, ciò che non serve, ciò che si butta di un frutto). Mente e corpo sono quindi in sintonia, non possiamo fingere, non possiamo mentire, la montagna è luogo di verità. In montagna anche il vuoto prende forma e consistenza, non definisce più l’assenza, la mancanza ma al contrario rappresenta tutti i passi che ci siamo lasciati dietro a noi, tutti gli appigli che abbiamo stretto fra le mani. Ecco allora che la montagna viene ad assumere una grandissima importanza e valenza educativa per noi scout: la montagna quindi cos’è? E’ uno strumento metodologico! In montagna si vive ovviamente la strada, quella dimensione del “porsi in cammino”, che diventa anche pensiero, perché se pensare è accogliere nella propria finita persona l’infinito, l’imprevedibile, l’inatteso; lo è anche il camminare, non sappiamo cosa ci attenda oltre la curva… In montagna si vive il servizio, ovvero quel “modo abituale di relazione con i fratelli, dono di se ad imitazione di Cristo e accoglienza dell’altro, vissuto con gioia e impegno costante verso i più deboli, i più piccoli.” (regolamento della branca R/S) In montagna si sperimenta una duplice dimensione, quella orizzontale (hòros) e quella verticale (òros), quella orizzontale della comunità, dell’incontro con l’altro e della scoperta di se stessi, ma anche quella verticale, quella della fede, dell’incontro con l’assoluto, con l’infinito. La montagna è infine luogo pieno di bivi, di scelte da compiere… i compagni, il materiale, l’itinerario… la montagna è esercizio alle scelte della vita. La montagna è uno strumento che va usato in tutte le branche… e anche in co.ca. Uno strumento che necessita della “gradualità della proposta”, per poterla far amare dai rover e dalle scolte devo farla assaggiare sin dai lupetti, di modo che ne apprezzino il gusto. E come ogni buono strumento, quando serve, va usato… ma bisogna saperlo usare, e per saperlo usare ci vuole… Competenza! COS’È LA COMPETENZA? Etimologicamente il termine deriva da cum e petere, ovvero dirigersi assieme, convenire nello stesso punto, puntare ad un obiettivo comune. Stando al significato letterale la “Competenza” è quindi indispensabile in montagna, perché durante un’escursione o un’ascensione è essenziale avere un obiettivo condiviso, a cui tutti vogliono tendere. (Tenete a mente la parola “obiettivo” e mettetela da parte, perché è da lì che bisogna partire e perché ci torneremo sopra.) Ma competenza ha anche un altro significato, quello di “spettare”. Come scout dobbiamo essere competenti nelle cose che “ci competono”, che ci riguardano, che ci spettano, e sicuramente la sicurezza dei nostri ragazzi, durante le attività e quindi anche in montagna è sicuramente una delle cose che ci competono e ci riguardano. Vi ho chiesto di conservare per un po’ la parola “obiettivo”… l’avete conservata? Bene, è ora di tirarla fuori: alla fine, alla luce di quanto detto, dopo tutti questi bei discorsi… quali sono gli obiettivi del nostro andare in montagna? (Spazio al brainstorming… potremmo dire “conoscere i nostri limiti, fare esperienza di essenzialità, conoscere il mondo, conoscere chi siamo veramente, misurarci, vivere l’avventura, scoprire il senso della vita…) L’obiettivo più grande, l’obiettivo principe del nostro andare in montagna è sicuramente IL TORNARE A CASA! Il capo clan in questo caso direbbe, “giusto, il tornare a casa come il raccogliere i frutti dell’esperienza e donarli agli altri, come il contadino che una volta partito a seminare il proprio campo, tornerà a mieterlo, come il figliol prodigo che…” Io, che quest’anno sono in reparto (e si sa che i capi reparto sono degli essere un po’ più grezzi e sempliciotti) intendevo un il tornare a casa proprio come “il portare a casa la pelle” E per tornare a casa vivi e vegeti da un escursione, portando a casa la propria pelle, c’è bisogno di… Sicurezza! COS’È LA SICUREZZA? Per capire cosa sia la sicurezza dobbiamo prima andare a chiarire due termini molto importanti: Pericolo e Rischio. Il pericolo sono quelle circostanze e situazioni che potrebbero provocare un danno, indipendenti dall’uomo… un qualcosa di insito nel terreno. Il rischio è la possibilità di avere delle conseguenze dannose a fronte di un pericolo, è funzione dell’esposizione al pericolo. Abbiamo quindi capito che il pericolo è qualcosa di insito nella montagna, che non è possibile neutralizzare, e nemmeno esorcizzare con l’esperienza e la tecnica (noi possiamo essere grandi esperti, il problema è che la montagna non lo sa!) Possiamo però avvicinarci al rischio, con soggezione e umiltà, e ridurlo al minimo Da dove iniziare? Da noi stessi, dal nostro corpo, dalla nostra testa e dai nostri sensi: il primo passo per affrontare la montagna in sicurezza è semplicemente utilizzare al meglio il nostro fisico, il nostro cervello e i nostri sensi. Alla fine di tutto: Tutto questo contribuisce ad un atteggiamento ATTIVO, LUCIDO, PREPARATO, nella mente e nel corpo, perché CHI È ATTIVO AGISCE, mentre CHI È PASSIVO, STANCO, IMPREPARATO SUBISCE. E la montagna va vissuta, non va subita … 
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