Visita guidata 5 maggio 2017 - Montepulciano e Pienza

ISTITUTO COMPRENSIVO DI LONGIANO
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “ F. DA LONGIANO”
VISITA GUIDATA
MONTEPULCIANO, PIENZA, ABBAZIA di S. ANTIMO
05 maggio 2017
Classi: 2^A - 2^B
Docenti accompagnatori:
Prof.ssa Simona Mambelli, Prof.ssa Valentina Comandini, Prof. ssa Marina Zoffoli, Prof. Luigi Turci.
PROGRAMMA
Ore
Ore
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6,45: Ritrovo nel parcheggio antistante la scuola;
7,00: Partenza da Longiano;
10,15: Arrivo a Montepulciano e visita della città
Il centro urbano si sviluppa lungo un corso che sale la collina raggiungendo la piazza centrale, Piazza
Grande, che si trova alla sua sommità. Sulla piazza si affacciano il Palazzo Comunale, il Duomo, Palazzo
Tarugi; passeggiata a piedi (10 minuti) per raggiungere la chiesa cinquecentesca della Madonna di S. Biagio
progettata dall'architetto fiorentino Antonio da Sangallo il Vecchio.
Ore
Ore
Ore
12,15: Pranzo sacco nei pressi della Basilica della Madonna di S. Biagio;
13,00: Partenza per Pienza;
13,30: Arrivo a Pienza e visita della città;
Pienza, piccolo gioiello del Rinascimento nel cuore della Toscana, deve il suo nome e la sua fama a
Papa Pio II. Gran parte della sua architettura più bella fu fatta realizzare proprio da Papa Pio II tra il 1459 ed il
1462 che chiamò a lavorare a Pienza uno degli architetti più famosi dell'epoca, Bernardo Rossellino,
trasformando il borgo natale di Corsignano in una splendida cittadina rinascimentale, eccezionale esempio di
architettura e urbanistica quattrocentesche.
Ore
Ore
15,15: Partenza per l’Abbazia di S.Antimo;
16,15: Visita dell’Abbazia di S.Antimo;
L’Abbazia di Sant’Antimo, risale, nella forma attuale, alla metà del XII secolo. La pianta è basilicale a
tre navate ed è caratterizzata dalla presenza di un deambulatorio con cappelle radiali. Questo sistema è di
derivazione francese, un influsso visibile anche nella presenza di mezze volte nell’ambulacro in corrispondenza
della curvature absidale. Dai modelli lombardi potrebbero derivare le coperture a crociera delle navate laterali e
del deambulatorio, il sistema alternato di colonne e pilastri cruciformi e il campanile.
Ore
Ore
17,30: Partenza per Longiano
21,00: Arrivo a Longiano.
MONTEPULCIANO
Arroccata sulla cima di un colle a 605 metri sul livello del mare, a sud della Toscana e non lontano
da Siena, Montepulciano è una cittadina medievale di rara bellezza
Un borgo unico con eleganti palazzi rinascimentali, antiche chiese, splendide piazze e piccoli angoli
nascosti. Da Montepulciano, inoltre, si gode di un favoloso e sconfinato panorama sulla Val d'Orcia e la Val di
Chiana.
I bellissimi palazzi e le suntuose residenze che si possono ammirare camminando per le vie del centro
storico di Montepulciano, testimoniano ancora oggi il grande potere delle famiglie nobili durante il XIV e il XV
secolo. Fu però soltanto nel corso del XVI secolo che Montepulciano raggiunse davvero il massimo del suo
splendore, sotto il dominio della potente famiglia dei Medici.
Si può benissimo iniziare la visita della città da una delle due porte di accesso principali: Porta al
Prato oppure Porta delle Farine, dove si fermano gli autobus provenienti da Firenze e da Siena.
Racchiusa dalle antiche ed imponenti mura, Montepulciano è attraversata al centro da una strada
principale più ampia, il Corso, dal quale si diramano tutta una serie di vicoli e strade più strette.
Porta al Prato
Passando sotto l'imponente Porta al Prato, si entra subito nel Corso, pieno di innumerevoli e svariati
negozietti. Nella prima piazza che si incontra, si può ammirare la Colonna del Marzocco, una possente colonna
in marmo con il leone araldico di Firenze, che decora anche molti palazzo come Palazzo Avignonesi. Suntuosi
palazzi signorili si susseguono uno dopo l'altro, fino a che si giunge di fronte alla Chiesa di Sant' Agostino,
progettata da Michelozzo nel 1427, importante artista che operava per la potente famiglia dei Medici. La chiesa
presenta un elaborato portale scolpito rappresentante la Vergine e il Bambino affiancati da San Giovanni e
Sant'Agostino e conserva un Crocifisso attribuito a Donatello.
Chiesa di Sant’Agostino
Casa Torre
Casa di Poliziano
Proseguendo, proprio al di là della strada, si nota una curiosa ed originale casa torre, sormontata dalla
curiosa figura di Pulcinella, che batte le ore del grande orologio.
Continuando sul Corso, dopo aver oltrepassato altri edifici rinascimentali, ci si imbatte nell'elegante
Palazzo Cervini, e poco prima che la strada svolti, ecco la casa del Poliziano, grande umanista e poeta sotto il
patrocinio del famoso Lorenzo de Medici. Poliziano fu anche insegnante dei figli dei Medici.
Tornando indietro sul corso e girando subito a destra, ci si ritrova circondati dalla bellissima Piazza Grande, il
cuore della città. Si consiglia di fermarsi per un minuto al centro della piazza oppure vicino alla bella
fontana adornata con un grifone e un leone ad un lato della piazza, per contemplare ed assaporare la sua
incredibile atmosfera evocativa; il Duomo, il Palazzo Comunale, Palazzo Tarugi e Palazzo Contucci;
quest'ultimo ospita cantine e si possono fare degustazioni di vino.
Palazzo Tarugi è stato attribuito ad Antonio da Sangallo il Vecchio (anche se qualcuno in epoca più
recente preferisce riferirlo a Jacopo Barozzi da Vignola) che lo avrebbe edificato nei primi decenni del
Cinquecento. È stato residenza prima della famiglia Nobili e successivamente della famiglia Tarugi.
Completamente rivestito in travertino, presenta al piano terreno un imponente portico, con archi a tutto sesto, un
tempo aperto al pubblico. Al piano nobile, che presenta finestre dal timpano curvo, il rivestimento è ritmato da
semicolonne di ordine ionico poggianti su alti piedistalli. Queste sorreggono la balaustra del secondo piano
anch'essa in travertino ove però la partitura è ottenuta con semipilastrini di ordine dorico.
Palazzo Tarugi
Palazzo Comunale
Dalla cima della torre del Palazzo del Comune si apre un vero e proprio spettacolo per la vista,
un panorama mozzafiato; nei giorni più chiari si possono addirittura vedere Siena e il Monte Cimone.
Nel XV secolo, Michelozzo aggiunse la torre e la facciata all'originale municipio gotico. L'edificio è ora una più
piccola versione del Palazzo Vecchio.
Il Duomo fu edificato tra il 1592 e il 1630 da Ippolito Scalsa. La facciata è incompiuta e priva del
rivestimento marmoreo; l'interno è classico nelle proporzioni ed è studiato per accogliere un antico trittico di
scuola senese "L'Assunzione della Vergine" dipinto da Taddeo di Bartolo nel 1401 posto sopra l'altare centrale.
Ai lati due belle sculture di Michelozzo che originariamente facevano parte del Sepolcro Aragazzi.
Il Duomo in Piazza Grande
La passeggiata continua verso la Fortezza e la Chiesa di Santa Maria dei Servi: da qui guardando giù
si ammira un altra tipica attrazione di Montepulciano, il bellissimo Santuario di San Biagio. Si può
raggiungere la chiesa camminando lungo il percorso in discesa per circa 10minuti; entrando al suo interno si
può apprezzare la sua forma particolare. Questa imponente chiesa in travertino, che si erge isolata nel bel
mezzo della campagna toscana, rappresenta uno dei migliori esempi di arte rinascimentale.
Santuario della Madonna di San Biagio
Madonna di San Biagio
La Chiesa o Santuario della Madonna di San Biagio si trova alle pendici del colle di Montepulciano, in
fondo ad un viale fiancheggiato da cipressi, fu edificata da Antonio da Sangallo il Vecchio tra il 1518 e il
1545 e rappresenta un capolavoro del cinquecento toscano.
L'edificazione della chiesa fu determinata da un avvenimento miracoloso verificatosi il 23 aprile 1518, relativo
ad un'immagine mariana dipinta su un rudere dell'antica chiesa di S. Biagio fuori le mura, nei pressi di uno
snodo viario di grande importanza strategica sin dall'antichità. L'esame dei documenti dell'epoca, in linea con il
testo del Vasari, ha confermato la paternità del progetto della nuova fabbrica all'architetto fiorentino Antonio
da Sangallo il Vecchio; egli era già stato ingaggiato dalla repubblica fiorentina per soprintendere alle
fortificazioni della città poliziana, passata proprio in quell'anno sotto il dominio di Firenze.
Antonio, suggestionato, come del resto un po' tutti gli architetti dell'epoca, dalla trattatistica sull'architettura, in
primis dal De re aedificatoria dell'Alberti, pensa ad una pianta accentrata; la velocità dei tempi di esecuzione
farà sì che non ci siano state rilevanti modifiche o ripensamenti nei confronti di quanto configurato nel progetto
iniziale. L'impianto, ispirato a quello della chiesa pratese di S. Maria delle Carceri del fratello Giuliano, è a
croce greca con tre entrate complessive ripartite fra i relativi bracci, ad eccezione ovviamente di quello che va a
costituire la parte più alta di un profondo coro che nella sua parte terminale, di dimensioni più contenute in
altezza, continua secondo un andamento curvilineo. Completano l'opera una cupola centrale a sesto acuto
impostata su un alto tamburo a sua volta sorretto da un dado basamentale, e due poderosi campanili (uno di
questi è rimasto incompiuto) che affiancano la facciata.
Su tutto il corpo della fabbrica inferiormente corrono robuste lesene la cui verticalità è interrotta da una
trabeazione dorica terminante con una spessa cornice sagomata e sporgente secondo un gusto che trova
antecedenti ancora una volta nella già citata S. Maria delle Carceri a Prato o in S. Maria della Consolazione a
Todi progettata da Cola da Caprarola. Al secondo livello vi è un alleggerimento dell'ordine con partiture
geometriche di matrice fiorentina.
All'interno i bracci della croce sono coperti da ampie volte a botte scandite da robusti arconi in travertino
decorati da lacunari con rosetta centrale; nelle pareti la soluzione angolare di accoppiare alla semicolonna la
lesena, riproposta anche all'esterno nell'ordine inferiore del campanile, trova dei punti di contatto con la Basilica
Emilia, ciò che conferma il continuo e inevitabile confronto di un po' tutti gli architetti dell'epoca con le fonti
classiche.
Davanti alla chiesa si trova l’armonioso edificio della Canonica, con due bei loggiati, anch’essa progettata dal
Sangallo fu edificata dopo la sua morte, nel 1595. Davanti alla Canonica si trova un pozzo anch’esso disegnato
dal Sangallo.
PIENZA
Pienza è un piccolo gioiello del Rinascimento nel cuore della Toscana, in provincia di Siena, al
centro di una delle zone più belle d'Italia e più ricche di tesori d'arte; deve il suo nome e la sua fama ad
Enea Silvio Piccolomini divenuto famoso come Papa Pio II. Conosciuta nell'alto medioevo con il nome di
Corsignano fu una roccaforte senese celebre per essere stata menzionata in una novella di Giovanni
Boccaccio. Gran parte della sua architettura più bella fu fatta realizzare proprio da Papa Pio II tra il 1459 ed
il 1462 che chiamò a lavorare a Pienza uno degli architetti più famosi dell'epoca, Bernardo Rossellino,
trasformando il borgo natale di Corsignano in una splendida cittadina rinascimentale, eccezionale esempio
di architettura e urbanistica quattrocentesche.
LA PIAZZA PIO II
La piccola piazza, progettata e costruita tra il 1459 e il 1462 dal Rossellino, la cui
pavimentazione riquadrata consente all'osservatore un'immediata valutazione delle
distanze e delle proporzioni, costituisce il cuore dell’abitato e intorno ad essa sono
disposti i principali monumenti della città: il Duomo, il Palazzo Piccolomini, il
Palazzo Borgia e il Palazzo dei Priori. Girando attorno alla cattedrale si scopre
una bella veduta della Val d’Orcia, di Radicofani, del Monte Cetona e del Monte
Amiata. Decentrato rispetto alla facciata del Palazzo Piccolomini, si trova il
bellissimo pozzo, con due colonne dai finissimi capitelli sormontate da un
architrave in travertino minutamente lavorato, ed eseguito da maestranze fiorentine.
Piazza Pio II
1: IL DUOMO
Fu progettato dal Rossellino nel 1459.
Dedicato alla Madonna dell'Assunta, fu eretto sulle rovine dell'antica pieve romanica di
Santa Maria (ne vennero trovate alcune vestigia durante i lavori del 1932), costruita dopo
la metà del XII secolo.
Allo scopo di avere un'ampia navata e, contemporaneamente, una piazza abbastanza
spaziosa, l'abside fu ancorata al dorso della collina, ma non così saldamente da renderla
sicura sul terreno umido e mobile, tanto che lunghissimi e difficili sono stati i lavori di
consolidamento dello sperone della fabbrica che guarda la campagna (opere di
sottofondazione e grandiosi re-stauri sono stati compiuti dal 1911 al 1935 e dal 1961 al
1965).
L'esterno, ispirato alle opere di Leon Battista Alberti, ha una facciata in travertino aperta
da tre portali e ripartita in tre parti da larghi pilastri fiancheggiati da due ordini di colonne, con rosone e
coronamento a timpano con al centro lo stemma di Pio II.
Il luminoso interno a tre navate di uguale altezza ispirato alle “Hallenkirchen” tedesche e austriache che
Pio II aveva ammirato nei suoi viaggi in nord Europa, si riallaccia a motivi gotici negli allungati e snelli pilastri
a fascio, sormontati da alti piedritti, sui quali si inne-stano le volte a crociera. L'abside a raggiera, è illuminata
dalle finestre ogivali, rabescate da spinosi motivi ornamentali.
Il campanile ha pianta ottagonale poggiato sopra l'antica cripta, si staglia sulla sinistra della chiesa e svetta verso
il cielo con la sua bella terminazione a cuspide. Tra le opere dell’interno ricordiamo alcune Pale d’altare tutte
simili nelle proporzioni, realizzate espressamente per la Cattedrale, tra il 1461 e il 1463, dai maggiori pittori
senesi del tempo: (da destra) Giovanni di Paolo, Matteo di Giovanni, Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta,
Sano di Pietro e ancora Matteo di Giovanni. Nella cripta sono conservati frammenti scultorei provenienti dalla
preesistente chiesa romanica di S. Maria e un fonte battesimale della bottega del Rossellino.
2: PALAZZO COMUNALE
Di fronte alla Cattedrale si leva il Palazzo Pubblico, tutto in travertino con
loggia al pianterreno
Sul loggiato a tre arcate è poggiato un ordine che s'apre con allungate e leggere
bifore di travertino. Sul lato destro una torre in mattoni a due piani merlati e
facciata decorata a graffito; progettato dal Rossellino sembra che sia stato
portato a termine da Pietro Paolo da Porrina e Puccio di Paolo; lo stato odierno
è frutto di un restauro tardo ottocenteschi. Il palazzo, attualmente sede
dell’Amministrazione Comunale, conserva all’interno della Sala del Consiglio
un affresco di scuola senese del ‘400 raffigurante la Madonna col bambino e i
patroni di Pienza.
3: PALAZZO PICCOLOMINI
Il Palazzo Piccolomini, il secondo edificio più importante che si
affaccia sulla piazza, fu voluto da Pio II come abitazione per sé e per
i propri familiari. Il palazzo per la realizzazione del quale fu
necessaria la cifra di 50.000 fiorini dell’epoca, ricorda, nelle forme, il
fiorentino Palazzo Ruccellai dell'architetto Leon Battista Alberti. La
facciata è a tre ordini sovrapposti, rivestita in bugnato regolare.
Al piano terreno si aprono finestre rettangolari, mentre le superiori
sono a bifora. Nella parte verso la campagna presenta una loggia a tre
ordini con una splendida vista sul giardino pensile, sulla Val d'Orcia e
sul Monte Amiata.
All'interno, le spaziose e ampie sale, le riquadrature delle porte, i bei
soffitti e le trabeazioni dei camini ripetono con decoro motivi
ornamentali di sobria eleganza. Al primo piano, trasformato in
museo, si trovano gli appartamenti, sontuosamente decorati e arredati,
che hanno visto, generazioni di Piccolomini lasciare la propria
impronta e il proprio segno. Particolarmente suggestivi la Sala da Pranzo, il Salotto, la Camera da letto di
Pio II. Importante la biblioteca dove sono conservate opere rare, incunaboli e medaglie.
4: PALAZZO BORGIA
Accanto alla Casa dei Canonici è il Palazzo Borgia, oggi dell'Episcopato,
voluto da Papa Pio II per uno dei prelati del suo seguito, il Cardinale
Rodrigo Borgia, che poi fu papa con il nome di Alessandro VI. La
costruzione fu ricavata riadattando un preesistente edificio gotico,
probabilmente il palazzo pretorio del vecchio orgo di Corsignano
limitandosi a rialzandolo di un piano e sostituendo le finestre gotiche con
finestre a croce guelfa e aggiungendo un bel portale in travertino e un
delizioso piccolo cortile interno; sullo spigolo è posto lo stemma dei Borgia. Nei locali del Palazzo Borgia
è allestito il Museo Diocesano.
CHIESA DI SAN FRANCESCO
E’ uno degli edifici francescani più antichi d'Italia ed è l’unico
monumento di rilievo rimasto dell’antico borgo di Corsignano. La chiesa,
risale alla fine del XIII secolo, presenta una semplice facciata a capanna e
ha una sola porta sormontata da un oculo. L’interno è ad una sola navata
e, come nella tradizione delle chiese dell'Ordine francescano, è coperta a
cavalletti. Nelle pareti del coro è narrata la leggenda francescana; questi
affreschi sono stati attribuiti da alcuni studiosi al senese Cristofano di
Bindoccio, detto Malabarba, di cui si hanno notizie tra il 1361 e il 1401.
Il bel crocefisso su tavola dipinto è attribuito ad un maestro affine a
Segna di Buonaventura, allievo di Duccio. Sull’altare di sinistra vi è una
tavola di Luca Signorelli, Madonna della Misericordia e i Santi
Sebastiano e Bernardino.
LA PIEVE DI CORSIGNANO
Papa Pio II fu battezzato in questa pieve Romanicaa dell'undicesimo
secolo che si trova in via delle Fonti subito fuori dal centro storico.
Possiede una torre cilindrica e un portale decorato con temi mitologici e
fantastici.
Sul lato un altro portale ha un architrave sul quale è scolpito un presepe di
stile Bizantino.
L'ABBAZIA DI S. ANTIMO
Lato nord
Pianta della chiesa
9_ chiostro
8_ chiesa abbaziale
Lato est
1_Campanile
2_ Cappella Carolingia (sagrestia)
3_ tesoro;
4_ Sala capitolare e soprastante dormitorio dei monaci
5_ scala per il piano superiore
6_ biblioteca
Lato sud
10_ refettorio (attualmente adibito, dopo un lungo restauro, ad abitazione dei canonici);
11_ cucina.
Lato ovest
12_ foresteria;
13_ magazzini e soprastante dormitorio dei conversi.
L’Abbazia di Sant’Antimo rappresenta un unicum, una delle testimonianze architettoniche più
significative dell’epoca romanica, che si ispira a modelli transalpini e lombardi. Si tratta di un rilevante
esempio di edificio monastico costruito a cavallo tra l’ XI e il XII secolo.
Secondo la tradizione leggendaria, l’Abbazia sarebbe stata innalzata per volere di Carlo Magno, ma
non esistono documenti che confermino questa notizia. L’imperatore l’avrebbe fondata nel 781, di
ritorno da Roma, lungo la Strada Francigena: il suo esercito provato da un’epidemia di peste, avrebbe
ritrovato la salute grazie all’erba che nasce nella valle dello Starcia, poi detta carolina. Egli avrebbe
portato con sé le reliquie dei santi martiri Antimo e Sebastiano, ricevute dal papa Adriano I, facendone
dono all’Abbazia. La prima attestazione della chiesa risale comunque a pochi decenni dopo, nell’814,
quando Ludovico il Pio era succeduto al padre Carlo Magno. Fu in origine una potente abbazia
benedettina, tanto che in epoca medievale l’abate fu uno dei maggiori feudatari del territorio senese
esercitando l’autorità su 38 chiese disseminate in tutta la Toscana dal pistoiese al grossetano.
L’Abbazia disponeva anche di circa 1000 mansi (gli antichi poderi) disseminati nelle campagne. La
massima fortuna fu raggiunta agli inizi del XII secolo, epoca cui risale l’attuale chiesa, come si evince
dalla data del 1118 iscritta nel gradino dell’altar maggiore e sul pilastro a fascio adiacente a sinistra.
La decadenza inizia a partire dal 1202 quando cominciano i contrasti con Siena.
Nel 1291 passò ai Guglielmiti per volere del papa Niccolò V e nel 1462 fu soppressa da
Enea Silvio
Piccolomini, Pio II, annettendola a Montalcino, che fu elevata a diocesi.
Nel XVIII secolo la chiesa era ridotta a un semplice oratorio con le navate occluse. Nel XX secolo è
passata allo Stato cui ancora oggi appartiene.
LA CHIESA ABBAZIALE
La chiesa in stile romanico presenta una preminente influenza francese, come dimostra lo schema
basilicale con deambulatorio a cappelle radiali che in tutto sono tre, con evidente rimando alla Trinità.
Il paramento esterno e interno è realizzato in travertino locale, caratterizzato da venature dorate,
bianche e brune. Un altro materiale impiegato negli elementi architettonici decorativi dell’edificio è
l’alabastro proveniente dalle vicine cave di Castelnuovo dell’Abate che, essendo translucido, permette
alla luce di penetrare nelle pietre facendole risplendere.
Il campanile in stile lombardo, a pianta quadrata, si eleva, isolato, vicino al fianco sinistro nella zona
del presbiterio. La torre campanaria è caratterizzata da due ordini di monofore e da una cella
campanaria a bifore. Una campana risale al 1219.
La facciata di semplici forme, con coronamento ad archetti, è contraddistinta da quattro grandi arcate
cieche e un protiro che custodisce un portale di fine Duecento decorato con eleganti sculture. Come
mostrano anche i semipilastri, il prospetto della chiesa è rimasto incompiuto. Il progetto iniziale
prevedeva forse un doppio portale preceduto da un portico. Il secondo portale già assemblato potrebbe
essere quello rimontato sul fianco sinistro della chiesa di Santa Maria a San Quirico d’Orcia.
Sopra il portale d’ingresso, si trova questa iscrizione: Vir bonus in Christo magnis virtutibus Azzo
cenobii monachus pater postique decanus istius egregiæ fuit auctor previus aulae atque libens operis
portavit pondera tanti progenie tuscus Porcorum sanguine cretus pro quo christicole cuncti Deum
rogitate det sibi perpetue cum sanctis gudia vite martir et eximus sit custos Antimus eius (Cioè: “Azzo,
uomo buono in Cristo, monaco, padre e poi decano fu il progettista di questa egregia aula e volentieri
portò i persi di così grande opera; di progenie Toscano nato di sangue dei Porcari, per lui cristiani tutti
pregate Iddio, che gli dia con i santi le gioie della vita perpetua a Sant’Antimo sia il suo esimio
custode”).
Intercalate alle decorazioni plastiche tipicamente romaniche, si osservano bassorilievi più antichi,
risalenti probabilmente al periodo di edificazione della cappella carolingia. Era d'uso infatti utilizzare
pietre, soprattutto se lavorate, risalenti ad edifici religiosi precedenti incastonandole in nuove
costruzioni, quasi a consacrare il nuovo, con l'apposizione di vecchie pietre sacre.
Fra di essi possiamo notare la Vergine con i quattro Evangelisti e San Michele che “fissa” il Drago.
Sull'angolo che unisce il campanile all'abside si trova appollaiato su una colonna un babbuino con
artigli felini. Le absidi, nel loro lato esterno, sono ornate da figure che rappresentano salamandre, teste
di monaco e rilievi geometrici.
L’interno
La chiesa ha uno schema planimetro unico in Toscana e assai raro in Italia, che vanta solo qualche altro
esempio come Santa Maria a Pie’ di Chienti nelle Marche. L’interno basilicale è spartito in tre navate,
divise da colonne e pilastri e concluso da un deambulatorio con tre cappelle radiali a pianta
semicircolare che, come detto, rivela l’ascendenza francese. Anche il notevole slancio ascensionale
della navata centrale rimanda agli esempi transalpini. Secondo l’uso toscano invece, il soffitto della
navata maggiore è a capriate lignee. Anche l’abside semicircolare ha una copertura lignea a raggera
anziché la consueta cupola emisferica. Le navate laterali, ove si inseriscono i matronei, che in
Toscana si trovano soltanto nella cattedrale di Pisa, sono coperte da volte a crociera.
La navata destra è più larga di quella sinistra ed entrambe, dopo la sesta arcata, si restringono. Anche la
nave centrale diventa più stretta se dalla facciata si procede verso l’abside.
Sul lato destro della chiesa è addossata la cosiddetta ‘cappella carolingia’, forse la primitiva chiesa
abbaziale, anche se, ad oggi, la sua funzione non è stata ancora definita. Alcuni resti scultorei dello
stesso periodo sono reimpiegati nella chiesa romanica, come l’architrave con figurazioni geometriche
riutilizzato in una porta che si apre sul fianco sinistro.
Di grande interesse risulta l’arredo plastico della chiesa, un documento fondamentale per la storia
della scultura romanica. In particolare, si segnalano i capitelli, alcuni dei quali realizzati con l’onicealabastro: il secondo a destra, l’unico con un soggetto narrativo, raffigurante Daniele nella fossa dei
leoni, è attribuito al cosiddetto Maestro di Cabestany la cui produzione si distribuisce tra le regioni
dei Pirenei e della Linguadoca fino alla Toscana (San Casciano Val di Pesa). Il nome convenzionale
deriva dalla chiesa del paese di Cabestany, vicino a Perpignan nei Pirenei Orientali, in cui si trova un
timpano scolpito dall’artista con tre scene che rappresentano a sinistra la Vergine che esce dal sepolcro
sorretta da Cristo, a destra l’Assunzione di Maria, al centro Cristo tra la Vergine e san Tommaso.
A destra dell’altare si scende, attraverso una scala a gradoni irregolari, nella cripta, il luogo ove
venivano deposte le reliquie dei santi. La cripta, sebbene posta sotto l’altare della grande chiesa, non
sembra corrispondere ai canoni architettonici del secolo XII e sembra risalire ad un’epoca precedente.
Il suggestivo ambiente potrebbe aver ospitato la tomba del martire Antimo cui è intitolata l’Abbazia.
La mensa del piccolo altare è costituita dal riuso di una lastra tombale in marmo, dei primi secoli della
Chiesa, di un giovane cristiano, dove sono ricordati i Consoli Rufino ed Eusebio (347 d.C.).
L'abside della Cappella Carolingia attualmente sagrestia della chiesa e,L'abside.
Navata centrale
Il capitello con "Daniele nella fossa dei leoni",
opera scultorea del Maestro di Cabestany