I Tagli agli enti Locali (Italia Oggi) I Tagli agli enti Locali Francesco R. Frieri - Assessore al Bilancio del Comune di Modena - Ufficio di presidenza di Legautonomie Il taglio di 200 milioni di euro proposto nel maximemendamento alla legge di conversione del DL 112/2008, è il gesto che tradisce le intenzioni del Governo: ridurre la spesa degli Enti Locali a tutti i costi. Nello stesso testo, peraltro, sono contenute norme gravemente lesive dell'autonomia riconosciuta dall'art. 119 della Costituzione, ossia nuove discriminazioni qualitative alla spesa degli Enti Locali accuratamente scelte: trasferte, rappresentanza, convegni (tagliati perfino nelle Università), insomma tutto ciò che possa suscitare immediato consenso alla scure verso gli Enti Locali. Senza dimenticare il balletto di dichiarazioni sulla riduzione delle indennità degli amministratori locali, ora prevista solo nel caso non si sia rispettato il patto di stabilità. Fatto sta che le eventuali minori spese indicate, non hanno un ordine di grandezza paragonabile ai 200 milioni di euro. Ma proviamo a fare un passo indietro. Le autonomie hanno subito da un anno a questa parte diverse bordate, prima fra tutte l'erosione dal centro della principale imposta in capo ai Comuni. L'Ici però, era servita già sul finire dell'anno 2007, per tagliare 610 milioni di euro ai Comuni immaginando un corrispondente maggior gettito da fabbricati ex rurali, maggior gettito poi ottenuto pari ad un quinto dei trasferimenti tagliati dallo Stato. La compensazione di tale appropriazione indebita, oggi sancita da una sentenza del Consiglio di Stato a favore dei Comuni veneti, non trova però una copertura certa nel bilancio dello Stato. Così come non trova conferma la previsione di risparmio, contenuta nella finanziaria per il 2008, di 323 milioni dalla riduzione dei costi della politica, fondo immaginato a finanziare spettanze degli Enti Locali stessi. Ma tornando all'Ici, l'eliminazione dell'imposta sulla prima casa, non solo è stata ingiusta sotto il profilo dell'equità, non solo ha ridotto l'autonomia finanziaria dei Comuni, ma trova copertura solo grazie a tagli su infrastrutture su cui la politica si è già caratterizzata. Insomma tutto fa pensare ad una estrema fragilità del bilancio statale rivolto agli Enti Locali, oppure ad una evidente superficialità nell'affrontare temi come il federalismo fiscale, fino a denotare le reali intenzioni del governo con sistematici tagli ai trasferimenti ordinari. Eppure alcune speranze su un corretto rapporto fra associazioni delle autonomie e Governo risiedevano nella nuova proposta di patto di stabilità interno. Quest’ultimo infatti è correttamente impostato su criteri premiali, responsabilizzanti, forse da migliorare, conferma un meccanismo di saldo, più rispettoso dell'autonomia di quanto non sia l'individuazione di un tetto alla spesa, poi ha visto anche ridimensionare alcuni coefficienti penalizzanti per il comparto rispetto alla proposta originaria. Ma al Ministro Calderoli, va pur sempre fatto osservare che senza autonomia sulle entrate, se non tagli ai trasferimenti, un saldo equivale ad un tetto, ossia ad un controllo imposto dal centro. Inoltre, sempre apprezzando l'impianto generale, appaiono molto discutibili le norme che disciplinano il computo della spesa di personale, che viene silenziosamente allargata a parità di limiti imposti, mentre si firmano nuovi contratti al centro e in periferia e nel paese divampa una questione salariale sempre più insostenibile. Si aggiunga infine una preoccupazione per la crescita, quando si riducono i gradi di libertà per gli Enti Locali 1/2 I Tagli agli enti Locali (Italia Oggi) che finanziano investimenti con alienazioni di quote societarie, praticamente si tratta dei Comuni (del nord) che investono di più. Spesa per investimenti che, si ricordi, è già in brusca frenata nei primi mesi del 2008. Tornando all'ICI, la proposta di compensare il mancato gettito con un trasferimento costruito sugli abitanti e non sul gettito del 2007, lede i Comuni che hanno usufruito di maggiore autonomia finanziaria, cioè quelli del Nord che offrono più servizi ai cittadini. In conclusione, non solo l'insieme di disposizioni in discussione in questi giorni appaiono tese a ripristinare un meticoloso controllo dal centro, non solo le coperture nel bilancio dello Stato si mostrano fragili, ma l'insieme di tagli e nuove regole, colpiscono maggiormente i Comuni del Nord, che in molti casi offrono più servizi, e spesso sono gli unici che attuano investimenti. 2/2