Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza Ostia, 11

Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza
Ostia, 11 novembre 2013
Intervento del Ministro dell’Economia e delle Finanze
Fabrizio Saccomanni
Signor Comandante generale, Autorità, Signore e Signori,
vi ringrazio vivamente per l’invito a partecipare alla cerimonia inaugurale del
nuovo anno accademico della Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza; oggi salutiamo l’ingresso nell’istituto degli ufficiali del 42-esimo corso
superiore, chiamati a perfezionare il proprio percorso formativo per poter meglio
affrontare le impegnative sfide che il Corpo fronteggia nella propria attività.
Questa scuola, come tutte le scuole, accresce e rafforza il capitale umano del
paese, la nostra risorsa fondamentale per rilanciare l’attività economica e
l’occupazione. Sono quindi lieto di poter testimoniare di persona il mio
apprezzamento per la vostra cruciale funzione.
La rapida evoluzione delle tecnologie e dei mercati impone infatti alle autorità di
controllo, prevenzione e repressione dei reati fiscali una straordinaria capacità di
innovazione e di adattamento a condizioni mutevoli. Per questa ragione esprimo il
mio personale apprezzamento anche per lo sforzo di rinnovamento organizzativo e
strumentale che in questi anni la Guardia di Finanza sta attivamente conducendo.
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La lunga crisi e l’azione di politica economica del Governo
Dopo una crisi grave e prolungata gli ultimi dati congiunturali segnalano che
l’attività economica si sta stabilizzando e che il Paese si sta avviando verso una
graduale ripresa. Nel 2014 la dinamica del prodotto è stimata pari all’1,1 per
cento. A partire dal 2015 la crescita del PIL si porterebbe su livelli vicini al 2 per
cento.
Nell’elaborare tali previsioni abbiamo tenuto conto, in maniera prudente, degli
effetti delle riforme introdotte sino ad ora; queste presuppongono la
prosecuzione di un’azione di politica economica volta da una parte ad accrescere
la competitività del sistema, dall’altra a rafforzare la solidità delle finanze
pubbliche.
Per conseguire simili obiettivi è fondamentale che permangano condizioni di
stabilità politica; è un ingrediente indispensabile per assicurare continuità
all’azione di governo e sostenere la fiducia dei mercati nella capacità di ripresa
della nostra economia.
Nei primi mesi di attività, prima dell’approvazione in Consiglio dei ministri del
disegno di legge di stabilità, il Governo ha effettuato interventi finanziari per
12,6 miliardi per il triennio 2013-15 (5,3 miliardi nel 2013, 3,7 nel 2014 e nel
2015). Lo ricordo perché si tende a dimenticare l’ampiezza e l’articolazione di
questa azione. Abbiamo cercato di contribuire al rafforzamento del quadro
macroeconomico intervenendo a supporto della domanda interna e della situazione
finanziaria delle imprese, anche dando attuazione alle norme relative al pagamento
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dei debiti pregressi delle Amministrazioni pubbliche. Alla fine di ottobre sono
stati erogati agli enti debitori complessivamente circa 22 miliardi. Le stime dei
pagamenti effettuati dagli enti debitori ai soggetti creditori su queste risorse sono
pari a 13,8 miliardi.
La nostra strategia di politica economica intende continuare a concentrare gli
sforzi nel sostegno dell’attività produttiva e nel miglioramento della
competitività delle nostre imprese. Riteniamo sia l’unica opzione a disposizione
per creare occupazione, assicurare buone prospettive alle generazioni più giovani,
limitare il costo del debito pubblico.
Le politiche per la crescita vanno però contemperate con il risanamento della
finanza pubblica: per un Paese ad alto debito il consolidamento dei conti pubblici
è una condizione necessaria per avviare un solido e duraturo percorso di sviluppo
dell’economia. Ogni allentamento della disciplina di bilancio si rifletterebbe sui
costi di finanziamento del Tesoro, che ogni mese colloca in media titoli per circa
40 miliardi. L’avvio di un credibile percorso di diminuzione del debito pubblico
rappresenta una condizione necessaria perché l’economia possa tornare a crescere
in modo significativo.
Per questa ragione essenziale l’indebitamento netto deve restare entro la soglia
del 3 per cento del PIL. Il solo rispetto di tale obiettivo, comunque, non è
sufficiente: il disavanzo strutturale deve tendere verso il pareggio. Raggiungere
questo risultato è un interesse primario del nostro Paese.
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Le regole europee rappresentano strumenti funzionali al raggiungimento di questi
risultati; ma il loro rispetto, ormai sancito nella nostra Costituzione, garantisce la
credibilità dei nostri sforzi, e riduce il costo dell’aggiustamento.
Il disegno di legge di stabilità
Due sono i pilastri strategici sui quali poggia il disegno di legge di stabilità: la
riduzione della pressione fiscale, a partire dalla diminuzione del cuneo gravante
sul lavoro, e il rilancio degli investimenti pubblici, la cui incidenza sul prodotto
viene aumentata nel 2014, dopo anni.
Il disegno di legge di stabilità definisce per il triennio 2014-16 sgravi fiscali
per 16,5 miliardi. Tali sgravi rendono possibile l’avvio di un processo di graduale
riduzione della pressione fiscale dal 44,3 per cento stimato per l’anno in corso al
44,2 nel 2014, fino al 43,7 nel 2016. Risparmi di spesa più ampi di quelli attesi
consentirebbero un’ulteriore accelerazione del processo.
Una parte rilevante degli sgravi è a favore delle imprese. Con riferimento al
costo del lavoro, vengono ridotti i premi e i contributi INAIL per complessivi 3,3
miliardi nel triennio. Dal 2014 viene inoltre introdotta una deduzione ai fini
dell’IRAP del costo del lavoro sostenuto dalle imprese che incrementano il
numero dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato (0,4 miliardi nel
triennio).
Assumono inoltre particolare rilievo sia il potenziamento del cosiddetto aiuto
alla crescita economica (ACE) introdotto nel dicembre del 2011, sia la revisione
della tassazione delle svalutazioni e delle perdite su crediti degli intermediari
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finanziari, che consente di rafforzarne la solidità patrimoniale e quindi di
accrescere la capacità di finanziamento dell’economia.
Con la legge di stabilità abbiamo scelto di sostenere l’economia mediante una
ricomposizione della spesa pubblica in favore di quella per investimenti
produttivi. Il provvedimento mantiene pressoché stabile al livello nominale del
2013 la spesa primaria corrente diversa da quella per le prestazioni sociali in
denaro (ossia sostanzialmente la spesa per il funzionamento degli apparati
pubblici); parallelamente, accresce fortemente le spese in conto capitale,
interrompendo un processo di riduzione in atto da anni, dovuto alla tendenza a
concentrare sugli investimenti il contenimento della spesa. Le risorse vengono
concentrate su programmi a sostegno della competitività e delle fasce deboli della
popolazione.
Le sfide future e il ruolo della Guardia di Finanza
Dal punto di vista dell’intonazione della politica economica, con la legge di
stabilità si conduce una politica di bilancio moderatamente espansiva nei saldi e
nella composizione delle voci di spesa e di prelievo. Spetta ora al Parlamento
approvare la legge, apportando tutti i miglioramenti che saranno ritenuti
opportuni, nel rispetto dei saldi programmatici. Non ci spaventa l’elevato numero
degli emendamenti che saranno tutti attentamente valutati dalle competenti
Commissioni Parlamentari e dalla Ragioneria Generale dello Stato, per verificarne
l’ammissibilità e le relative coperture.
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È evidente che non abbiamo a disposizione soluzioni semplici per reperire
ulteriori risorse e concedere sgravi fiscali più ampi. A tal fine sarà cruciale il
processo sistematico di revisione della spesa, che rappresenta un aspetto
fondamentale dell’azione del Governo. Con la nomina del Commissario per la
spending review, che si avvale tra le altre istituzioni anche del contributo della
Guardia di Finanza, il lavoro avviato dal precedente Governo verrà ampliato e
reso più sistematico.
Il lavoro del Commissario ha due obiettivi principali:
(i) condurre la revisione della spesa delle amministrazioni pubbliche centrali e
periferiche e delle società controllate;
(ii)istituzionalizzare la revisione della spesa e renderla parte integrante del
processo di formazione del bilancio dello Stato e delle altre amministrazioni
pubbliche.
In sostanza, puntiamo a fornire servizi pubblici di alta qualità al più basso costo
possibile per il contribuente.
Un’azione mirata dovrà essere esercitata per accelerare la riduzione del rapporto
tra il debito e il PIL, attraverso un incisivo processo di valorizzazione e
dismissione del patrimonio pubblico, di cui contiamo di indicare le linee
generali entro la fine dell’anno.
Se sui conti pubblici siamo costretti ad agire con grande prudenza, dobbiamo
invece procedere con forte determinazione sulla qualità della regolamentazione
e sull’efficienza delle amministrazioni. Dobbiamo ripensare i ruoli dei diversi
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livelli di governo, migliorare significativamente il contesto normativo in cui si fa
impresa, la qualità dell’istruzione, della sanità e della giustizia civile, il rapporto
tra il fisco e i cittadini. La Banca Mondiale ha recentemente diffuso il rapporto
annuale sulle condizioni per fare impresa (Doing Business 2014); per il secondo
anno consecutivo si evidenzia un miglioramento per l’Italia, che continua tuttavia
a collocarsi in una posizione relativamente arretrata nelle graduatorie
internazionali.
Con altrettanta determinazione dovremo proseguire, assieme, nell’azione di
contrasto agli illeciti sui diversi fronti della criminalità finanziaria,
all’evasione fiscale in particolare. Voi, il corpo della Guardia di Finanza, siete la
prima linea a presidio dell’economia sana e degli operatori economici onesti.
Perché la lotta all’evasione e all’elusione fiscale sia efficace nell’economia
globalizzata, abbiamo bisogno di continuare a ricercare misure di contrasto
coordinate a livello internazionale. In particolare, andrà ultimata la definizione,
in collaborazione con l’OCSE e l’Unione Europea, di un sistema per lo scambio
automatico multilaterale di informazioni cui possano aderire tutti i Paesi
interessati: un’iniziativa la cui importanza è stata riconosciuta anche dal G20 e dal
Consiglio Europeo.
Su questo fronte il clima della cooperazione internazionale è molto migliorato
e mi pare sia cresciuta la consapevolezza che non è possibile per gli Stati
democratici soddisfare i fabbisogni fondamentali dei cittadini, a fronte di un
continuo e sempre più sofisticato processo di erosione delle basi imponibili. È in
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questo contesto di rafforzata cooperazione in tema di evasione ed elusione fiscale
che il Governo intende adottare misure per favorire il rimpatrio di capitali non
dichiarati, sulla scorta delle proposte formulate dal gruppo di lavoro coordinato
dal Procuratore aggiunto Francesco Greco.
Il sistema di reperimento delle informazioni fiscali da scambiare a livello
internazionale poggia in misura crescente sulle metodologie e sui dati disponibili
presso gli intermediari finanziari ai fini antiriciclaggio. Il Gruppo d’Azione
Finanziaria Internazionale (GAFI) contribuisce al continuo aggiornamento degli
standard internazionali di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del
terrorismo, verificando che le diverse giurisdizioni modellino la normativa e
adeguino le prassi operative alle previsioni contenute nelle cosiddette “40
Raccomandazioni”.
Al pari dell’evasione fiscale, anche la lotta all’elusione fiscale va condotta con
fermezza, senza tuttavia violare il principio di proporzionalità degli oneri richiesti
ai contribuenti rispetto all’obiettivo di recupero di gettito da parte del fisco. La
presenza di un quadro chiaro delle regole di riferimento, in un contesto di equità
fiscale, ridurrà gli incentivi per i contribuenti a ricercare vie autonome per
minimizzare gli oneri tributari e ad assumere atteggiamenti non cooperativi nei
confronti dell’amministrazione finanziaria.
Lo spostamento artificioso delle basi imponibili e la pianificazione fiscale
aggressiva sono patologie che intendiamo contrastare attraverso il forte sostegno
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italiano sia al progetto Base Erosion and Profit Shifting, sviluppato dall’OCSE,
sia all’Action Plan europeo contro la frode e l’evasione fiscale.
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Il disegno di legge delega di revisione del sistema fiscale, approvato dalla
Camera e ora al vaglio del Senato, contiene diverse disposizioni tese a conciliare
l’esigenza del fisco di dotarsi di adeguati strumenti antielusione con il bisogno del
contribuente di stabilità, chiarezza e certezza delle norme. Tra queste, voglio
ricordare l’introduzione di una norma generale di definizione dell’abuso del
diritto.
La Guardia di Finanza ha compiuto notevoli sforzi nello sviluppo di attività di
controllo snelle e calibrate, finalizzate a minimizzare l’interferenza con il
funzionamento dell’economia e con l’attività degli operatori economici, fondate
sulla qualità e selettività dei controlli.
Il Corpo rappresenta una fondamentale risorsa al servizio del Paese. Il Governo
ripone ampia fiducia nelle vostre competenze ed energie investigative,
maturate nel perseguimento della missione di polizia economico-finanziaria, in un
momento in cui numerose sono le sfide per la vita economica e politica dell’Italia.
L’amministrazione finanziaria e i contribuenti devono essere attori di un percorso
comune, fondato sulla condivisione di valori quali la legalità, l’equità ed il rispetto
delle regole. Un fisco equamente distribuito consentirà alla popolazione italiana
di affrontare meglio il delicato snodo congiunturale che stiamo vivendo.
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Rivolgo i miei auguri a voi ufficiali che state per iniziare il corso, ai vostri docenti,
al Corpo tutto della Guardia di Finanza. A voi compete un ruolo decisivo ai fini
della compiuta realizzazione di un rapporto di fiducia tra Stato e cittadini. Si
tratta di un compito sempre delicato e difficile, spesso disagevole, mai privo di
rischio.
Non possiamo, in conclusione, non pensare ai momenti di straordinaria intensità
umana e professionale cui vanno incontro i militari del servizio aereo e navale,
soprattutto in occasione di interventi al limite delle possibilità nel quadro del
dispositivo di controllo delle frontiere esterne, la cui drammaticità è a tutti ben
nota.
Al tempo stesso, appare ben chiaro che l’esecuzione di penetranti azioni ispettive
acquisisce una sensibilità mai provata quando esse vengono svolte nei confronti di
imprese, persone e famiglie spesso messe a dura prova da anni di crisi: la saldezza
morale e la qualità operativa del personale del Corpo sono la vera garanzia che
la mano dello Stato sia tanto ferma quanto calibrata.
Per tutti questi motivi, agli uomini e alle donne della Guardia di Finanza va rivolto
un sentimento di profonda e autentica gratitudine per la silenziosa
abnegazione e l’elevatissima qualificazione con cui, ogni giorno, offrono la loro
preziosa opera.
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