Modello a “tight binding”: Considerazioni generali AM.10 N Nella sommatoria φ (r ) = ∑ bnψ n (r ) , nei casi di interesse pratico N≠1 (3 per i livelli p, 5 per i livelli d, etc) n =1 fcc Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Modello a “tight binding”: Considerazioni generali AM.10 Esiste una stretta relazione fra la larghezza di banda e gli integrali di trasferimento o overlap γ ij ( R ) = − ∫ψ i* (r ) ∆V (r )ψ j (r − R )dr Infatti, per piccoli γ si hanno piccole larghezze di banda. In generale, livelli atomici molto legati hanno funzioni d’onda poco estese che danno luogo a una scarsa sovrapposizione e a bande strette ⇒ l’approssimazione a legame forte (dell’elettrone con lo ione) funziona bene per questi livelli, male per i livelli piu’ alti in energia fra quelli pieni e per gli stati eccitati. Nonostante il modello a legame forte sia costruito a partire da orbitali atomici localizzati, l’elettrone di Bloch da essi costruito e’ delocalizzato, nel senso che puo’ essere trovato con uguale probabilita’ su qualsiasi atomo: infatti la φ(r) cambia solo di eik·R, fattore di fase di modulo 1, R nell’andare da una prima cella a una seconda cella distante R dalla prima ⇔ teorema di Bloch Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Modello a “tight binding”: Considerazioni generali AM.10 Un elettrone di Bloch, e’ definito dal vettore d’onda k, dalla sua energia ε(k), e dalla velocita’ 1 ∂ε (k ) v (k ) = ∂k Pertanto, per livelli di atomi perfettamente isolati ε(k) e’ indipendente da k e v = 0 ⇒ l’elettrone e’ perfettamente localizzato. Non appena c’e’ una piccola interazione fra gli atomi, un piccolo overlap, si ha una dipendenza dell’energia da k cui corrisponde una v(k) che cresce all’aumentare della sovrapposizione. Puo’ anche essere visto come un tunneling da un atomo all’altro, effetto tipicamente quantistico. Nel caso in cui al reticolo cristallino si sovrapponga una base con piu’ atomi disposti a distanza dj dall’origine, ove si trova l’atomo sotto considerazione (caso tipico dei metalli esagonali compatti), si puo’: 1) Trattare la base come una molecola e usare orbitali molecolari sul sito invece di funzioni atomiche. Allora, p.e., un livello atomico 1s su ciascun atomo della base dara’ luogo a due orbitali molecolari Σ e a due bande. Se l’interazione e’ debole fra atomi della base e fra atomi in celle diverse, i due livelli Σ sono quasi degeneri e la approssimazione a legame forte e’ buona. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Modello a “tight binding”: Considerazioni generali AM.10 2) In alternativa, si possono usare funzioni atomiche ed estendere la sommatoria alla base ψ ( r ) = ∑ e ik ⋅ R ∑ [ a j φ j ( r − R − d j ) ] R j approccio simile al primo ma che da’, sin dall’inizio, orbitali molecolari che dipendono da k. Abbiamo sinora sempre fatto l’ipotesi che gli elettroni possano essere trattati come indipendenti l’uno dall’altro, senza tenere conto della loro interazione reciproca se non attraverso il potenziale periodico efficace (di campo medio e pseudo-potenziale di scambio) dovuto al cristallo. Questa approssimazione fallisce nel caso, p.e., di bande parzialmente riempite che derivano da orbitali localizzati con piccoli integrali di sovrapposizione, come nel caso di metalli con shell d o f incomplete. Se dimentichiamo questi casi, si puo’ vedere come l’approssimazione del legame forte mostra che, se partiamo da un metallo e cominciamo ad aumentare il parametro reticolare, la sovrapposizione diminuisce, diminuisce la larghezza di banda, la velocita’ degli elettroni diminuisce e quindi la conducibilita’ del metallo va con continuita’ a zero. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Modello a “tight binding”: Considerazioni generali AM.10 In effetti, se si tiene conto della interazione fra gli elettroni, in particolare del loro effetto di reciproco schermo, si puo’ mostrare che la conducibilita’ va bruscamente a zero per una separazione fra gli ioni dell’ordine del raggio di Bohr dell’elettrone di valenza: transizione metallo-isolante, o di Mott osservata in Ti2O3, VO, V2O3, VO2 (o in semiconduttori drogati) al variare della temperatura e quindi del parametro reticolare (o della concentrazione di impurezze). Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Modello a “tight binding”: Considerazioni generali Si osservi come nel modello LCAO si parta da orbitali atomici localizzati e, sotto opportune ipotesi, si limiti la espansione della funzione d’onda a poche (una sola) autofunzione atomica - localizzata pero’ su tutti gli atomi - per effettuare poi i calcoli nella ipotesi di scarsa sovrapposizione fra funzioni atomiche se non fra atomi primi vicini. Questo modello fallisce chiaramente nel caso in cui vi siano piu’ funzioni atomiche con piccola differenza di energia e tali che la loro sovrapposizione porti a una sovrapposizione delle curve di dispersione valutate per ciascuna autofunzione. Questo puo’ essere chiaramente il caso di autofunzioni di tipo ns e np, come si osserva per i composti elementari con la struttura del diamante per i quali si ha una ibridizzazione sp3. Questa ibridizzazione e’ chiaramente equivalente alla scelta di orbitali molecolari, sp3 appunto, come base di partenza per l’utilizzo dell’LCA(Molecular)O. Le curve di dispersione cui si arriva sono chiaramente date nella zona di Brillouin ristretta e le varie bande corrispondono ora a orbitali atomici (molecolari) di partenza diversi. L’utilizzo del teorema di Bloch ci consente poi di costruire la zona ripetuta e, da li’, la zona estesa, similmente ma in ordine diverso a quanto faremo a partire dalla approssimazione a elettrone quasi libero. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Dai livelli alle bande di energia: la grafite P (106 Kg cm-2) 1 La grafite e’ la struttura stabile a pressione e temperatura ambiente del carbonio, mentre il diamante ne e’ la struttura stabile ad altissima pressione (in tal modo vengono realizzati i diamanti sintetici). Pur avendo un numero pari di elettroni per atomo (e per cella primitiva), la grafite e’ un semimetallo, con ~3×1018 portatori per cm3. Perche? La separazione dei piani lungo l’asse z e’ 2.4 volte maggiore della distanza fra atomi di C nel piano. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Dai livelli alle bande di energia: la grafite La struttura della grafite e’ quella di un reticolo di Bravais esagonale semplice con base di 4 atomi di C, su due piani sfalsati fra di loro, su ciascuno dei quali gli atomi di C si dispongono su di un reticolo esagonale, chiaro indice di una ibridizzazione sp2. Abbiamo 4 elettroni per ciascuno dei 4 atomi di carbonio per sito. La ibridizzazione sp2 porta a 3 orbitali atomici leganti e 3 antileganti, diretti a 120° l’uno dall’altro, che determinano la struttura planare, con legami covalenti molto forti e localizzati (temperatura di fusione, necessaria per rompere tutti i legami, ~3800°C, vicina a quella del diamante, ~4000 °C). Di questi orbitali ne ho 3 leganti per piano di atomi di C ove posso mettere 3 elettroni per C, tenendo conto dello spin. L’ultimo elettrone va sull’ orbitale molecolare legante formato dagli orbitali pz, simili a quelli del benzene ma delocalizzati ora su tutto il reticolo. Il legame fra i piani e’ debole, quasi nullo (donde la elevata sfaldabilita’ della grafite, usata anche come lubrificante), i piani sono tenuti assieme da forze di Van der Waals, dipolo-dipolo indotto dovute alle cariche mobili fra i piani. Vi sono ~3×1018 elettroni liberi/cm-3: PERCHE’, se Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi abbiamo tutti gli orbitali (bande) piene? Legame covalente nel diamante (e Si) E’ interessante confrontare il caso del diamante, un materiale allotropo della grafite anche se le sue proprieta’ (durezza e conducibilita’, ma non temperatura di fusione) sono molto diverse da quelle della grafite. Nel diamante la struttura e’ quella del reticolo cubico a facce centrate, con 2 di C atomi per cella primitiva. La direzione dei legami e’ chiaramente indice di una ibridzzazione sp3. Dobbiamo allocare 4 elettroni per atomo di C. Ho 4 orbitali leganti dati dagli orbitali atomici sp3, su cui posso allocare 2×4=8 elettroni. Ho bande completamente piene e percio’ il diamante e’ un isolante, con il livello di Fermi fra l’ultima banda piena e la prima vuota. Si noti che ora tutti gli orbitali sono localizzati, con legami fortemente covalenti e bande che non si sovrappongono, da cui un eccellente isolante (meglio il diamante del Si e Ge, ove le distanze di legame sono maggiori e le bande piu’ vicine). Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Evoluzione del legame covalente nel Si (e diamante) SB 3 Inizia la formazione di bande Inizia la ibridizzazione sp3 Banda di conduzione Banda di valenza ⇒ metallo N atomi con m livelli a spin 1/2 m livelli N volte degeneri a d=∞ A T= 0 K gli elettroni sono nel più basso livello energetico disponibile 4 N stati della banda di valenza sono occupati da 4 N elettroni Tutti gli stati della banda di valenza sono riempiti Tutti gli stati della banda di conduzione sono vuoti => isolante Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Le bande di energia proibita Origine delle bande elettroniche Assumiamo che l’elettrone si propaghi come una onda piana in un cristallo di dimensioni finite 1 ik ⋅ r ψ (r ) = e di energia V ( 2 2 2 2 E= k = k x + k y2 + k z2 2m 2m ) ove V e’ il volume del solido, che immaginiamo come una scatola cubica di spigolo L (modello di Sommerfeld). Le condizioni periodiche al contorno (uguaglianza della funzione sulle pareti opposte della scatola) impongono ovviamente che il vettore d’onda assuma valori discreti: kx = Poiche’ k ≡ 2π 2π 2π mx ; k y = my ; k z = mz L L L mi = 0, ± 1, ± 2,..... 2π , gli mi corrispondono a onde stazionarie di λ decrescente da L a 0, tutte λ con dei nodi sulle pareti del cristallo. La curva di dispersione della energia di un elettrone “libero” in una scatola e’ quindi data da una banda di stati di energia discreta come risultato delle condizioni periodiche al contorno. Introduciamo ora nel cubo un reticolo periodico di atomi e mostriamo come questo potenziale periodico aggiuntivo porti alla formazione di un intervallo proibito per le energie dell’elettrone. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi H. Moseley, i raggi X e la tavola di Mendeleev RIPASSO In un tubo a raggi X, gli elettroni emessi dal filamento sono accelerati verso l’anodo di metallo ove possono perdere energia per: 1) Irraggiamento, e dare luogo a un continuo di raggi X (radiazione di Bremsstrahlung, o di frenamento); 2) interazione con il reticolo, e riscaldare il cristallo; 3) emissione di un elettrone dall’atomo. Per la Bremsstrahlung esiste una E massima del fotone emesso, e una λ minima, nel caso in cui l’elettrone perde tutta la sua energia cinetica: hc = E = eV λmin hc λmin = V −1 e Clayton T. Ulrey, “An Experimental Investigation of the Energy in the Continuous X-Ray Spectra Of Certain Elements” Phys. Rev. 11, 401 (1918) Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi H. Moseley, i raggi X e la tavola di Mendeleev RIPASSO Nel caso 3) di una ionizzazione dell’atomo del bersaglio quando viene urtato da un elettrone incidente di energia “sufficiente”, puo’ essere creata una lacuna nei gusci elettronici interni. Tale lacuna puo’ essere poi riempita da un elettrone proveniente dai gusci piu’ esterni, dando luogo alla emissione di una serie di linee di raggi X, la cui energia dipende dai due gusci, esterno e interno, coinvolti nella emissione. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi H. Moseley, i raggi X e la tavola di Mendeleev RIPASSO Nel 1913 Henry Moseley, uno dei piu’ brillanti studenti di Rutherford, osservo’ precise regolarita’ nella parte discreta dello spettro dei raggi X di 39 elementi, dall’Al all’Au: - vi erano quasi sempre due serie di linee, K e L (la seconda a energia minore); - per gli elementi pesanti vi erano piu’ serie, a energie ancora minori - la frequenza να della n-ima linea di ciascuna serie α era data da ν α = c( Z − σ α ) , . con c indipendente da Z, e σα ∈(1, 2) per la serie K e ∈(7.4, 9.4) per la serie L. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi H. Moseley, i raggi X e la tavola di Mendeleev RIPASSO Inoltre noto’ che la dipendenza da Z era molto piu’ regolare che non quella dal peso atomico A. Cio’ permise la “misura” di tale numero, che sino ad allora indicava semplicemente la collocazione dell’elemento nella Tavola di D. Mendeleev, ordinata per peso atomico in modo tale da tener conto anche della periodicita’ delle proprieta’ chimiche: Ar (Z=18; A=39,948), K (Z=19; A=39,102). Tale legge permise di scoprire l’assenza di atomi con Z= 43, 61, 72 e 75 fra quelli noti. Moseley mori’ nella battaglia di Gallipoli nel 1915, a 27 anni, durante la I guerra mondiale. Pertanto, nella notazione di Bohr, se Z e’ la carica nucleare vera, e (Z-σα) e’ quella schermata dagli elettroni di core, 1 1 ν mn = R ( Z − σ α ) 2 2 − 2 n > m n m m =1 serie K Kα n = 2 Kβ m=2 serie L Lα n = 3 Lβ n = 3.... n=4 K α = 13.6 ( Z − 1) 2 (1 − 0.25)eV = 10.2 ( Z − 1) 2 eV = 0.247 ⋅ 1016 ( Z − 1) 2 s −1 ove m e’ l’indice dello stato da cui proviene l’elettrone emesso o vacanza, n l’indice dello stato dell’elettrone che va a riempire lo stato vuoto o vacanza. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Reticolo diretto: condizione di Bragg RIPASSO Assumendo la natura ondulatoria dell’elettrone e la diffrazione e riflessione di onde da un singolo piano cristallografico, si puo’ giungere, in un modello semplice, alla formazione di bande di energia proibita in un cristallo, o struttura a bande. d’’ d’ Si abbia una onda e.m. di lunghezza d’onda λ incidente ad angolo θ su piani paralleli, distanti d, di atomi in un cristallo. Se la diffusione e’ elastica, si ha un massimo nella diffusione quando l’interferenza fra le onde riflesse dai vari piani paralleli e’ costruttiva, ossia per la condizione di Bragg 2d sin (θ ) = nλ θ prende il nome di angolo di Bragg e corrisponde all’angolo fra onda incidente e il piano riflettente del cristallo. Date le distanze fra piani cristallini, le lunghezze d’onda sono quelle caratteristiche dei raggi X. N.B. In 1D, questa condizione corrisponde alla formazione di onde stazionarie, con un massimo, o un minimo, su ogni atomo. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Reticolo diretto: condizione di Bragg RIPASSO In 2-D, per uno stesso fascio incidente, tutti i piani cristallografici soddisfano a una riflessione alla Bragg per un opportuno angolo di diffusione e una specifica lunghezza d’onda dei raggi X. Questa scoperta ha dato origine alla spettroscopia a raggi X, ove cristalli vengono usati per monocromatizzare (e analizzare) fasci di raggi X. I piani cristallini possono anche dare luogo a interferenza costruttiva di onde costituite da particelle materiali, come gli elettroni, i neutroni, etc., dimostrandone cosi’ la duplice natura di onda/particella. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi L’esperienza di Davisson e Germer Clinton J. Davisson and Lester H. Germer, "Diffraction of Electrons by a Crystal of Nickel", Physical Review, 30, 705 (1927). Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi L’esperienza di Davisson e Germer RIPASSO Clinton J. Davisson and Lester H. Germer, "Diffraction of Electrons by a Crystal of Nickel", Physical Review, 30, 705 (1927); C.J. Davisson, "Are Electrons Waves?," Franklin Institute Journal 205, 597 (1928) Cosa ci si deve attendere da un elettrone che abbia le caratteristiche di una onda (predette da De Broglie nel 1924) di h h h = lunghezza d’onda λ = = ? p 2mE 2meV 2d sin θ h =λ = = n p h = 2mE 1 n = = 0.815 V λ 2d sin θ h 2meV se V e' misurato in Volt e λ in nm Per energia degli elettroni incidenti di 54 eV, si trovava un massimo nella diffusione degli elettroni a un angolo di 50°. L’angolo rispetto ai piani del cristallo corrispondente sarebbe stato di θ= (90° - φ/2) = 65°. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi L’esperienza di Davisson e Germer 1 n = = 0.815 V λ 2d sin θ RIPASSO se V e' misurato in Volt e λ in nm Per θ= (90° - φ/2) = 65°. ( ) n = 2 sin 65 × 0.815 V = 1.48 V d se V e' misurato in Volt e λ in nm φ = 50° Dai dati dell’articolo di Davisson e Germer, per i picchi ad angolo φ di deflessione costante e uguale a 50° (e θ = 50° ) si ottiene (Vmax)1/2 = 7,36 Si osservi la corrispondenza n = 1 11,7 14,7 2 17,5 22 23,4 3 da cui si puo’ ricavare la distanza fra i piani reticolari interessati del Ni. Per n = 1 si ha d= n 1 = = 0.092 nm 1.48 × 7.36 1.48 V Il secondo, quarto, e sesto picco soddisfano una sequenza regolare per d = 0.116 nm. Corrisponde a un diverso set di piani reticolari? Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Conseguenze dell’esperienza di Davisson e Germer RIPASSO I picchi nell’esperienza di Davisson e Germer corrispondono a condizioni di stazionarieta’ per l’onda associata all’elettrone. Un elettrone descritto da una onda stazionaria e’ un elettrone con velocita’ di gruppo nulla. Pertanto, la presenza di un potenziale cristallino, comunque debole ma con simmetria traslazionale, crea condizioni di interferenza per la funzione d’onda elettronica che portano alla formazione di onde stazionarie con velocita’ di gruppo nulla. La presenza di un potenziale cristallino, con discontinuita’, e’ necessaria per determinare la riflessione dell’onda che, in meccanica quantistica, avviene per qualsiasi energia dell’onda stessa. A cosa corrispondono in termini di energia e vettori d’onda dell’elettrone queste condizioni e come si correlano con le proprieta’ del cristallo nello spazio reciproco? A questa domanda risponde la corrispondenza fra le condizioni di interferenza nello spazio diretto (Bragg) e nello spazio reciproco (Laue). Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Reticolo reciproco: condizione di Laue Consideriamo un fascio di e- diffuso elasticamente da due atomi distanti R, con θ e θ’ angoli di incidenza e diffusione rispetto al vettore R k •n k k’ -R n’ R co sθ = n θ R θ’ R cosθ ’= R • n’ AM k’ Si ha interferenza costruttiva per una differenza di cammino ottico fra i due fasci R ⋅ (n − n ' ) = mλ ovvero, moltiplicando ambo i membri per 2π /λ R ⋅ ( k − k ' ) = 2π m Consideriamo ora un insieme di atomi disposti su di un reticolo di Bravais. Per avere interferenza costruttiva dovra’ valere la R ⋅ (k − k ' ) = 2π m ∀R ossia la e i ( k − k ')⋅R = 1 ∀R ⇒ k − k '≡ G Condizione di Laue per la diffrazione: si puo’ avere interferenza costruttiva per un fascio di elettroni diffratto solo se la variazione del vettore d’onda incidente e’ pari a un vettore G del reticolo reciproco Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Equivalenza delle condizioni di Bragg e di Laue ∆k = G θ 2k sin θ = G ⇒ 2 Essendo la diffusione elastica, si dovra’ avere una riflessione dell’onda, per cui i due vettori d’onda hanno lo stesso modulo e sottendono lo stesso angolo θ con il piano perpendicolare a ∆k=G. Dalla figura risulta poi che la condizione di Laue porta 2π n alla 2π sin θ = λ a ⇒ 2 a sin θ = nλ ossia alla condizione di Bragg, che e’ pertanto equivalente a quella di Laue. Un massimo nella diffusione alla Laue nel reticolo reciproco corrisponde a una riflessione alla Bragg nel reticolo diretto su piani perpendicolari a G, vettore del reticolo reciproco pari al cambio di momento dell’elettrone. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Prima zona di Brillouin Inoltre, poiche’ abbiamo supposto la diffusione elastica, k = k ' = k e ∆k = G 2 k '= k + G k 2 = k + G = k 2 + G 2 + 2k ⋅ G 1 − G = k ⋅ Gˆ 2 1 2 La condizione di Laue − G = k ⋅ Gˆ e’ soddisfatta SES l’estremita’ del vettore k giace in un piano di Bragg, perpendicolare alla bisettrice della linea che unisce l’origine dello spazio k al punto G del reticolo reciproco. Una onda il cui vettore k soddisfi questa condizione dara’ luogo a un massimo di diffrazione dal cristallo. La cella del reticolo reciproco definita dalla sovrapposizione di tutti i semispazi delimitati da tutti i piani di Bragg costruiti a partire da un punto del reticolo reciproco e’ la cella primitiva del reticolo reciproco detta prima zona di Brillouin, ai cui bordi e’ soddisfatta la condizione di Laue. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi Peculiarita’ del bordo delle zone di Brillouin Pertanto al bordo delle varie zone di Brillouin la velocita’ di gruppo dell’elettrone deve annullarsi per effetto del potenziale cristallino. Tale velocita’ per un elettrone libero, e’ data dalla derivata dell’energia rispetto all’impulso o, nel nostro caso, al quasi momento dell’elettrone. Pertanto, al bordo delle varie zone di Brillouin, l’energia dell’elettrone deve avere derivata nulla (e una gap si deve aprire). Ma quanto vale questa gap e come dipende dal valore del potenziale cristallino? Nel caso di potenziale cristallino costante (caso dell’elettrone libero) questa gap deve evidentemente annullarsi, anche se ci dovremo attendere delle sorprese vicino alla superfice del cristallo, ove il potenziale cambia bruscamente. Cerchiamo ora di valutare il valore di questa gap in un modello semplice, quello dell’elettrone quasi libero, o potenziale cristallino debole rispetto al termine cinetico. Materia condensata – 2012-2013– Mario Capizzi