Le quattro note della Chiesa - Il Catechismo di Padre Konrad

LA CHIESA
LE QUATTRO NOTE DELLA CHIESA
Il simbolo niceno-costantinopolitano professa dogmaticamente ed infallibilmente:
Credo unam, sanctam, catholicam, et apostolicam Ecclesiam. Il Santo Uffizio sotto
il beato Pio IX dichiara a riguardo nell’anno 1864: “La vera Chiesa di Cristo è
determinata e definita nella sua essenza sulla divina autorità mediante il segno
quadruplo che professiamo nel Credo come oggetto della Fede.” Questo segno
quadruplo viene definito in termini di quattro ‘note’, ossia caratteri visibili, della
Chiesa, cioè: Unità, Santità, Cattolicità, ed Apostolicità. Un'analisi delle note
(soprattutto della prima) ci mostrerà in seguito che nessun altra sedicente chiesa può
pretendere di essere la vera Chiesa di Gesù Cristo.
Cominciamo esponendo la sua unità.
L'Unità della Chiesa
1. L’Unità come nota della Chiesa
Il simbolo professa l’unità come prima nota della Chiesa: “Credo unam...
ecclesiam”. Ci chiediamo inanzitutto in quale senso la Chiesa è una.
Il Concilio Vaticano I dichiara (S.4, Pastor Aeternus): “Affinché la moltitudine
universale dei fedeli rimanesse conservata nell'unità della fede e della
comunione [il Signore] ha posto San Pietro come capo degli altri apostoli ed
istituì in lui il principio perpetuo ed il fondamento invisibile della doppia unità”.
Vediamo qui che la Chiesa è una in due sensi, che c'è una doppia unità: l'unità
della Fede e l'unità della communione.
L'unità della Fede consiste nel fatto che tutti i membri della Chiesa aderiscono
alle verità della Fede proposte a loro dal magistero perenne della Chiesa: che le
credano internamente (almeno in modo implicito) e le professino esternamente.
L'unità della comunione invece consiste nell'unità di governo: in primo luogo la
sottomissione di tutti i membri della Chiesa all'autorità dei vescovi e del Papa, ed in
secondo luogo l'unità di culto che assicura il collegamento tra di loro dei membri
della Chiesa tramite i sacramenti.
Il Papa è il principio ed il fondamento di questa doppia unità. Come Sommo
Docente garantisce l'unità della Fede; come Sommo Pastore garantisce l'unità di
comunione.
L'unità della Chiesa viene espressa dalle parole del Signore Stesso. Lui esige
l'unità della Fede quando dà il mandato agli apostoli di evangelizzare tutte le
nazioni, e comanda che tutti gli uomini accettino la Fede incondizionatamente (alla
fine del vangelo di San Matteo e di San Marco). Egli esige l'unità della comunione
quando prega al Padre per l'unità degli apostoli e dei futuri fedeli: (Gv.17.20) “Non
prego solo per questi ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;
perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch'essi
in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.”
Ribadiamo a questo punto che l'unità di cui si tratta qui fa parte dell'unità di
comunione propria alla Chiesa cattolica: la sottomissione di governo e l’unità di
culto. Non si tratta dell'unità che unisce tutti i cristiani di tutte le confessioni – il loro
denominatore comune più basso, come vedremo più avanti.
San Paolo rappresenta l'unità della Chiesa colle immagini di una casa e di un corpo
umano, ed accenna alla sua doppia unità nelle seguenti parole: “Un solo corpo ed un
solo Spirito... un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio, padre di
tutti…” (Ef.4.4-6).
San Paolo aggiunge un aspetto morale all’unità di comunione: “Vi esorto… a
comportavi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà,
mansuetudine, e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di
conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace.” (Ef.4.1-3)
Lo stesso Apostolo ammonisce contro i due mali che distruggono l'unità della
Chiesa: l'eresia che distrugge l'unità della Fede e lo scisma che distrugge l'unità della
comunione.
Ammonisce contro l'eresia con la parola: “Dopo una o due ammonizioni sta'
lontano da chi è fazioso” (Tit.3.10), ed ammonisce contro lo scisma con la parola (I
Cor. 1.10) : “Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo ad
essere tutti unanimi nel parlare perché non vi siano divisioni tra di voi, ma siate in
perfetta unione di pensiero e di intenti.”
La prima nota della vera Chiesa di Cristo è la sua unità, dunque. Vediamo che
questa unità è sia interna che esterna: in quanto presta alla Chiesa cattolica da un lato
la sua integrità, e dall’altro lato la distingue da tutte le altre sedicenti “chiese”. Sì può
esprimere l’unità, sia interna che esterna, dicendo che la Chiesa cattolica è allo stesso
tempo una ed unica.
2. La nota di unità come criterio di cattolicità
Poiché questa prima nota, la nota dell’unità, è allo stesso tempo così precisa e larga
nell’ambito, viene tipicamente applicata, anche senza le altre note, come unico
criterio per determinare la cattolicità di una data comunità o persona. In questo
contesto si parla piuttosto di un’unità triplice: ossia l’unità di Fede, di governo, e di
culto (di cui le due ultime costituiscono insieme, come abbiamo già detto, l’unità di
comunione).
Osserviamo al riguardo che il tentativo da parte di membri della gerarchia di
applicare come criterio di cattolicità l’accettare il Concilio Vaticano II, sia per le
comunità come la Società di San Pio X (‘i Lefebvriani’) sia per determinati
individui, è illecito. L’accettare questo concilio non è una nota della Chiesa cattolica
e non rientra neanche nell’ambito delle sue note. Per quanto concerne la nota di unità,
questa nota, fin quanto è dottrinale, si rapporta alla Fede, ma il Concilio Vaticano II
non è un concilio dogmatico: ciò che era de Fide in esso era già stato dichiarato come
tale antecedentemente.
Ora, la nota dell’unità la possiede solo la Chiesa cattolica. Non la possiede la
“chiesa ortodossa” e nemmeno la possiede la “chiesa protestante”, né qualsiasi chiesa
che si presenta come una delle “chiese ortodosse” o “protestanti”, né qualsivoglia
altra chiesa. Non la possiede alcun’altra sedicente chiesa in quanto nessuna di loro
possiede insieme l'unità della Fede e l'unità di comunione - che comprende, come
abbiamo già spiegato, l’unità di governo (cioè la sottomissione al Papa ed ai vescovi)
e l'unità di culto (cioè i sette sacramenti); nessuna di loro possiede il principio ed il
fondamento di questa doppia unità che è il papato. Anzi, tutte queste “chiese” sono
caratterizzate piuttosto dalla loro divisione in piccoli gruppi innumerevoli: le sétte
protestanti e le chiese autocefale protestanti.
Difatti poiché nessun'altra chiesa ha le caratteristiche della vera Chiesa, è più
accurato chiamarle “comunità religiose” e non chiese affatto. Chiamarle “chiese”
sostiene la tesi che siano tutte mezzi di salvezza sullo stesso livello della Chiesa
cattolica. Questa, però, è un'eresia condannata dal beato Pio IX nell'enciclica Quanto
conficiamur moerere e nel Sillabo (n.18).
Nessuna ‘chiesa’ oltre alla Chiesa cattolica possiede la nota dell’unità, dunque.
Non è vero neanche che ci sia una chiesa più grande della Chiesa Cattolica che si
chiama “la Chiesa di Cristo” che consiste di tutte le confessioni insieme. Poichè
anche a questa chiesa mancherebbe la nota dell'unità: non ci sarebbe l'unità di Fede,
né di comunione (cioè quanto al governo e al culto), né il principio e fondamento
dell'unità che è il Papa. Questo è l'errore a cui abbiamo già accennato, di ispirazione
modernista. La sola unità che avrebbe questa chiesa sarebbe l'unità del denominatore
più basso di tutte le confessioni: l’unità dei loro “articoli fondamentali” secondo la
teologia protestante, ma questa è inconciliabile coll’ unica vera Fede.
*
Preghiamo che tutte le comunità religiose degli scismatici ed eretici tornino
all'unione dell'una ed unica Chiesa, la vera Chiesa di Cristo, che è la Chiesa Cattolica.
Ringraziamo il Signore che ci ha chiamati a far parte di essa alla gloria del Suo
Santissimo Nome e alla salvezza delle nostre anime. Amen.
La Santità della Chiesa
Guardiamo prima la santità della Chiesa e poi il rapporto tra essa ed i suoi membri
peccatori.
1. La Santità come nota della Chiesa
La Santità della Chiesa viene espressa in sintesi dall'apostolo Paolo nella sua
lettera agli Efesini (5.25-7): “Cristo ha amato la Sua Chiesa e ha dato Sé Stesso per
Lei, per renderLa santa, purificandoLa per mezzo del lavacro dell'acqua
accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la Sua Chiesa, tutta
gloriosa, senza macchia, né ruga, o alcunché di simile, ma santa ed immacolata.”
San Pio X spiega nel suo Catechismo: “La Chiesa è santa perché santi sono stati
Gesù Cristo, suo Capo invisibile, e lo Spirito Santo che La vivifica; perché in Lei
sono santi la dottrina, il Sacrificio, ed i sacramenti; e tutti sono chiamati a santificarsi:
e perché molti realmente furono santi, e sono, e saranno”.
Si può esporre questa dottrina sistematicamente nel modo seguente: la Chiesa
Cattolica è santa in primo luogo nel suo rapporto con Dio, ed in secondo luogo nel
suo fine, i suoi mezzi, ed i suoi frutti.
1) E' santa nel suo rapporto con Dio poiché è stata fondata da nostro Signore Gesù
Cristo Stesso e Ne costituisce il Corpo Mistico, di cui Lui è Capo Invisibile e
lo Spirito Santo principio di vita e santificazione;
2) E' santa nel suo fine che è cioè la gloria di Dio e la santificazione degli uomini;
3) E' santa nei mezzi con cui ella raggiunge questo fine, che sono cioè le dottrine
del Signore: notevolmente gli articoli della Fede, i dieci comandamenti, ed i
consigli evangelici; il culto di Dio, sopratutto il santo sacrificio della Messa, e
poi i sette sacramenti, i sacramentali, e la preghiera liturgica; le leggi della
Chiesa, gli ordini, le congregazioni, e gli istituti; i carismi e le Grazie dello
Spirito Santo.
4) E' santa nei suoi frutti, ossia nella santità dei suoi membri: nel loro possesso
dello stato di Grazia, oppure della santità eroica che a nessuna epoca della
Chiesa è mai mancata.
La santità della Chiesa come nota, o caratteristica visibile, della Chiesa è
chiaramente ristretta alla sua santità visibile, cioè ai punti (3) e (4): la santità dei suoi
mezzi e dei suoi frutti in quanto si tratta della santità eroica dei suoi membri.
2. La Santità ed il Peccato
Qual’ è il rapporto tra la santa Chiesa e i peccatori? La Chiesa proclama contro gli
errori di Novaziano, Martin Lutero, ed altri, che un cattolico non cessa di essere
membro della Chiesa in virtù del peccato mortale (se non lo scisma, l'eresia, o
l'apostasia): piuttosto rimane membro della Chiesa come un ramo morto di un albero,
fin quando tutti gli ammonimenti siano risultati inutili, cioé fino alla morte. Nostro
Signore Gesù Cristo illustra questa dottrina con la parabola della zizzania, della rete
che contiene pesci buoni e cattivi, e quella delle vergini prudenti e sciocche.
Ma come può essere santa la Chiesa cattolica se i suoi membri (tranne la
Madonna) non lo sono, o non lo sono perfettamente? La risposta è la seguente: la
Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo: come tale possiede un aspetto sia fisico sia
spirituale. I membri della Chiesa appartengono alla parte fisica della Chiesa in virtù
dei loro corpi; appartengono alla parte spirituale della Chiesa in virtù della Grazia:
quella del loro battesimo e degli altri sacramenti che hanno ricevuto; quella delle
virtù teologali della Fede, Speranza, e Carità; quella del proprio grado di santità.
Appartengono alla parte spirituale della Chiesa in virtù della Grazia dunque, non
in virtù della loro condotta morale: delle loro azioni buone, ma anche cattive. Per
questo i loro peccati non si attaccano alla Chiesa e non intaccano la santità di Ella.
La Chiesa cattolica è santa. Questo è dogma, cosicché chiamarla ‘peccatrice’ è
eresia. I nemici della Chiesa, che la considerano un fenomeno meramente terreno ed
una società prettamente umana, le hanno sempre negato la santità.
Perciò osserviamo con allarme misto con indignazione alcuni prelati accennare
che la Chiesa sia imperfetta o responsabile di determinati mali, o chiedere perdono al
Mondo per i peccati pretesi o putativi della Chiesa. Ci ricordiamo della parola di papa
Pio XII a conte Enrico Galeazzi: “Sento intorno a me dei novatori che vogliono …
procurare [alla Chiesa] il rimorso per il suo passato storico1.”
Qualunque senso cattolico si possa attribuire a questa iniziativa di chiedere perdono
per il passato, bisogna dire che è perlomeno umiliante per la Santa Madre Chiesa, ed
inoltre imprudente e fuorviante, poiché suggerisce che:
1) la Chiesa sia peccatrice;
2) la Chiesa nella sua realtà transtemporale sia responsabile dei peccati passati dei
suoi membri;
3) la Chiesa si sia formalmente impegnata per periodi considerevoli di tempo in
attività peccaminose come, secondo i sostenitori di questa tesi, l'Inquisizione e
le Crociate;
4) il Mondo a cui si scuserebbe sia un soggetto transtemporale come la stessa
Chiesa.
Tutto questo è falso:
1
Mons.Roche e P.Saint Germain: ‘Pie X devant l’histoire’ p.52-53.
1) la Chiesa non è peccatrice, come abbiamo spiegato sopra;
2) la Chiesa nella sua realtà transtemporale è santa, e dunque non responsabile
dei mali passati dei suoi membri;
3) la Chiesa non si è impegnata in attività peccaminose, come compiace ai suoi
nemici di presentare l'Inquisizione e le Crociate tra l'altro. Queste attività erano
buone, anche se talvolta l'occasione di peccati gravi (ma peccati non voluti dalla
gerarchia). Sarebbe un peccato proteggere i cristiani dagli attacchi di ‘Isis’?
4) il Mondo non è un soggetto transtemporale, ma consiste solo nell'insieme di
tutti i non-cattolici che vivano ad un determinato momento di tempo: dunque non ha
senso scusarsi con persone che non sono state offese.
*
Il nostro compito quaggiù è di santificarci, per aumentare, fin quanto possiamo, la
Santità della Chiesa, affinché si perfezioni sempre di più ed il Mondo sempre di più si
illumini: per la salvezza delle anime e la Gloria di Dio. Amen.
La Cattolicità della Chiesa
La parola ‘cattolico’ viene dal greco kath’holon che significa intero o
universale. Si parla della ‘cattolicità’ della Chiesa principalmente in base della sua
triplice universalità: spaziale, temporale, e dottrinale. Ciò viene espresso dal mandato
del Signore (Mt. 28.20): ‘Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezandole
nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare
tutto ciò che vi ho comnadato. Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla
consumazione dei secoli.’ Osserviamo qua le parole: tutte le nazioni, tutto ciò che vi
ho mandato, tutti i giorni.
La Chiesa è universale spazialmente nel senso che è presente in ‘tutte le
nazioni’ ed in ‘tutto il mondo’ (secondo l’espressione parallela di San Marco), ma
anche in Purgatorio ed in Cielo (che sono anche loro spazialmente estesi). Questa
estensione si può intendere anche in modo sociale, abbracciando tutti gli uomini nel
seno della Carità: ‘l’ebreo ed il greco, lo schiavo, il libero, il maschio e la femmina’
(Gal. 3.28).
Ella è universale temporalmente in quanto inizia col sacrificio di Abele e
perdurerà fino alla fine dei tempi, e poi eternamente in Cielo.
E’ universale dottrinalmente in quanto, secondo la parola del Signore, lo Spirito
Santo, lo Spirito della Verità (Gv. 14.25): ‘vi insegnerà ogni cosa’. San Cirillo di
Gerusalemme nelle sue catechesi dice a riguardo che la Chiesa è chiamata cattolica
‘perché insegna tutti i dogmi di cui è utile che gli uomini vengano a conoscenza.’
Si possono distinguere due altri modi particolari in cui la Chiesa è universale,
cioè un modo spirituale ed un modo morale.
Lo è spiritualmente in quanto possiede tutti i mezzi della santificazione:
soprattutto i sette sacramenti, ma anche, tra l’altro, le sette virtù ed i sette doni dello
Spirito Santo, di cui il numero sette significa la totalità. Un sacramento che gode
dell’universalità in particolar modo è la santa Eucarestia. Ciò viene celebrata
dapertutto nel mondo e lo sarà fino ai fini dei tempi, possiede in sé la fonte di ogni
santità, ed elargisce su tutti gli uomini i frutti gloriosi della Morte del Signore.
La Chiesa è universale moralmente in quanto mira alla perfezione: la perfezione
della Carità che è la santità: in quanto ha come iscopo che gli uomini amino Iddio con
tutto il cuore, con tutta la mente, tutta l’anima, e tutte le forze; che si diano
interamente a Lui Che si è dato interamente a loro.
Le sedicenti ‘chiese’ protestanti invece non possiedono l’universalità in alcuno di
questi modi: né spazialmente perché non sono estese nel mondo intero; né
temporalmente perché esistono solo da qualche secolo; né dottrinalmente poiché si
caratterizzano essenzialmente dalla loro negazione di parti della dottrina cattolica; né
spiritualmente poiché non possiedono tutti i sette sacramenti; né moralmente poiché,
in quanto non possiedono tutti i mezzi di santificazione, non possono raggiungere la
santità. Di fatti non pretendono neanche al titolo della cattolicità denominandosi
piuttosto o dai loro fondatori, o dalla loro dottrina, o dal luogo che li aveva visti a
nascere: così i luterani, i calvinisti, gli anglicani, i metodisti, i quaccheri, i fratelli
moravi dimostrano col loro nome la loro origine puramente umana2.
*
Lo scopo della vita umana non è di fare come ci piace purché evitiamo l’Inferno,
bensì di conoscere la Verità intera, approfittare di tutti i mezzi nel nostro potere per
santificarci, perfezionarci, e darci interamente a Dio. Questa è la vita cattolica
proposta della santa Madre Chiesa a tutti gli uomini in tutti i luoghi del mondo e a
tutti i tempi: per accogliere secondo la nostra intera capacità già sulla terra, e poi in
modo perfetto, stabile, e definitivo nel Cielo, Colui Che è il Tutto e l’Infinito, la
Santissima ed Indivisa Trinità. Amen.
L’Apostolicità della Chiesa
La Santa Chiesa Cattolica è apostolica in tre modi: nelle sue origini, nella sua
dottrina, e nella sua successione.
La Chiesa è apostolica:
1.) nelle sue origini in quanto la Chiesa risale agli apostoli;
2
cf. ‘Perché siamo Cattolici e non Protestanti?’ Pia Società San Paolo 1931
2.) nella sua dottrina in quanto la Chiesa ha sempre conservato la dottrina a lei
trasmessa dagli apostoli;
3.) nella sua successione in quanto tutti i vescovi sono successori degli Apostoli
in una catena interrotta per via dell'ordinazione e della consacrazione.
Osserviamo che la Chiesa è apostolica nelle sue origini proprio a causa della sua
dottrina e della sua successione apostolica.
San Tommaso fa notare che l’apostolicità della Chiea viene espressa dai dodici
basamenti delle mura della Città Santa di Gerusalemme, sopra i quali sono scritti i
dodici nomi degli Apostoli (Apocallisse 21.14). Lui spiega che, dopo Cristo, i dodici
Apostoli costituiscono il fondamento della Chiesa ed il principio della sua stabilità.
Guardiamo adesso più da vicino i tre modi in cui la Chiesa è apostolica.
1. La Chiesa è apostolica nelle sue origini
La Chiesa è apostolica nelle sue origini in quanto nostro Signore Gesù Cristo
trasmise agli Apostoli gli uffici di insegnare, reggere, e di santificare, ed in quanto
costituì San Pietro Sommo Docente e Pastore della Chiesa. E’ apostolica altrettanto in
quanto Lui intese che questi uffici, con i poteri che ad essi corrispondono, fossero
trasmessi ai loro successori, affinché la Chiesa potesse sussistere in modo stabile
attraverso i secoli. San Girolamo dice: “La vera Chiesa è colei che fu diffusa dagli
Apostoli e che esiste fino ad oggi.”
Le altre sedicenti ‘chiese’ non furono diffuse dagli Apostoli, bensì dagli eretici
come Martin Lutero, Enrico VIII, e Calvino. Disse San Franceso di Sales ad un
ministro protestante: “Il vostro protestantesimo è ben lungi dall'essere apostolico: è
meno vecchio dei nostri formaggi.” La chiesa ortodossa non risale agli apostoli in
modo pieno perché, essendo privo dell'ufficio petrino (del Papa) non è la stessa
chiesa che fu diffusa dagli Apostoli.
2. La Chiesa è apostolica nella sua dottrina
Il motivo fondamentale per l'aposticilità della dottrina della Chiesa è la sua
immutabilità. La dottrina della Chiesa consiste nella Rivelazione (‘il deposito della
Fede’) che è contenuta sia nella Sacra Scrittura sia nella Tradizione Orale, che sono le
due fonti della Fede. Questo è l'insegnamento del Concilio di Trento ribadito nel
Concilio Vaticano I. La Tradizione Orale consiste soprattutto nelle dottrine del
Signore agli Apostoli che non furono scritte tra loro, bensì tramandate ai cristiani
oralmente ed in modo tale che li obbligasse: “State saldi, fratelli, e mantenete le
tradizioni che avete appreso, così dalla nostra parola come dalla nostra lettera” dice
San Paolo (Tess. 2.2.14).
Esempi delle dottrine che sono contenute nella Tradizione Orale ma non nella
Sacra Scrittura sono che ci sono sette Sacramenti; che si deve santificare la domenica;
e che i bambini sono da battezzare. I protestanti che pretendono che la Sacra Scrittura
sia l'unica fonte della Fede (ed assieme a loro i Modernisti che vogliono avvicinare la
Chiesa cattolica al protestantesimo per motivi a loro meglio conosciuti) non hanno
nessun motivo tra l'altro per giustificare la loro pratica di santificare la domenica. La
Tradizione Orale fu conclusa alla morte dell'ultimo Apostolo, cioè San Giovanni
Evangelista.
3. La Chiesa è apostolica nella sua successione
L'autorità con cui il Signore ha rivestito gli apostoli e che voleva che fosse
trasmessa ai loro successori è duplice: un'autorità di ordine e un’autorità di
giurisdizione. Il primo è il potere del vescovo di ordinare sacerdoti e vescovi; il
secondo è il potere di partecipare al governo della Chiesa. Per esercitare il potere di
giurisdizione occorre il mandato apostolico del Papa.
I cristiani ortodossi, strappandosi dall'una Santa Chiesa Cattolica nell'anno 1054,
persero la piena successione apostolica. I loro vescovi hanno il potere di ordine:
ordinano vescovi e sacerdoti validamente, ma non legittimamente. Non hanno il
potere di giurisdizione poiché non hanno ricevuto il mandato di reggere la Chiesa
Cattolica da parte del Papa.
*
La santificazione dell’uomo, il suo unico compito su questa terra, è possibile, è
stato possibile, e lo sarà sempre possibile solo tramite l’una, santa, cattolica, ed
apostolica Chiesa. Ella sola possiede tutti i mezzi necessari per questo fine: l’intero
ed immutabile corpo di dottrina e tutti i sette sacramenti, che formano insieme quella
barca grande ed invincibile capace di contenere e di portare in Cielo attraverso il mae
turbulento di questo mondo l’intera umanità, per adorare lassù, in compagnia di tutti
gli angeli ed arcangeli nella Chiesa trionfante, il fine ultimo di tutte le cose: Dio Trino
ed Uno: la Santissima ed Increata Trinità. Amen.