R A P P O RTO D A U N P I A N E TA E S T I N TO di Leo Szilard illustrazioni di GiPi orecchio acerbo GRAND CENTRAL TERMINAL RAPPORTO DA UN PIANETA ESTINTO orecchio acerbo Seconda edizione 2009 RAPPORTO DA UN PIANETA ESTINTO Titolo dell’edizione originale Report on “Grand Central Terminal” da The Voice of the Dolphins and Other Stories Simon & Schuster, 1961 © 1961 Leo Szilard © 2003 GiPi © 2003 orecchio acerbo s.r.l. viale Aurelio Saffi, 54 - 00152 Roma www.orecchioacerbo.com Traduzione Elena Fantasia Note biografiche Paolo Cesari Grafica orecchio acerbo Un ringraziamento particolare a: Daniele Brolli, Goffredo Fofi e Emanuele Vinassa L’editore si dichiara disponibile a corrispondere i diritti di cui non è stato possibile raggiungere i detentori UN RACCONTO DI LEO SZILARD ILLUSTRATO DA GIPI Immaginate che colpo fu per noi arrivare in questa città e trovarla deserta. Per dieci anni avevamo viaggiato nello spazio, sempre più impazienti e irrequieti a causa della forzata inattività, e poi, quando finalmente atterriamo sulla Terra, si scopre - come di certo saprete - che sul pianeta si è estinta ogni forma di vita. Per prima cosa, naturalmente, dovevamo scoprire cos’era accaduto e se il misterioso elemento che aveva distrutto tutti gli esseri viventi era ancora attivo e se rappresentava una minaccia anche per noi. Certo, non avremmo potuto fare niente per proteggerci, ma stava a noi decidere se inviare in futuro altre spedizioni o sconsigliare ulteriori viaggi su questo pianeta. All’inizio avevamo creduto di trovarci di fronte a un enigma insolubile. Quale virus o batterio poteva uccidere tutte le piante e tutti gli animali? Poi, a meno di una settimana dal nostro arrivo, uno dei nostri fisici notò, per puro caso, una leggera traccia di radioattività nell’aria. Poiché era molto debole non sembrava un indizio rilevante, ma dalle analisi si scoprì che era presente uno strano miscuglio di elementi radioattivi diversi. A questo punto, Xram si è ricordato che circa cinque anni fa sulla Terra erano stati avvistati dei lampi misteriosi, durati una sola settimana. Gli è venuto in mente che forse quei lampi potessero essere esplosioni di uranio, che la radioattività attuale fosse il prodotto di quelle esplosioni risalenti a cinque anni prima e che all’inizio la concentrazione di quelle sostanze nell’aria fosse stata tanto forte da distruggere la vita sul pianeta. Era un’idea assolutamente improbabile, però, perché l’uranio non è esplosivo ed è necessario innescare un processo assai elaborato per farlo deflagrare. Poiché gli abitanti della Terra, che avevano costruito tutte queste città, erano probabilmente esseri dotati di ragione, è difficile credere che si siano dati tanto da fare per trovare un modo di rendere l’uranio esplosivo al solo scopo di distruggere se stessi. Ma, in effetti, analisi successive hanno dimostrato che gli elementi radioattivi presenti nell’aria corrispondono esattamente a quelli originati dalle esplosioni di uranio e si ritrovano nelle stesse percentuali che avrebbe prodotto la fissione dell’uranio, se fosse avvenuta cinque anni fa. È improbabile che si tratti di una coincidenza e quindi la teoria di Xram è ormai generalmente accettata, almeno fino a questo punto. Tuttavia, quando va oltre e cerca di spiegare come e perché queste esplosioni si siano verificate, non riesco più a seguirlo. Xram pensa che tra gli abitanti dei due continenti sia scoppiata una guerra, vinta da entrambe le parti. I documenti dimostrano, infatti, che i primi venti lampi sono avvenuti sul continente eurasiatico e poi gli altri cinque, molto più potenti, sul continente americano. Per questo inizialmente anch’io ero tentato di prendere in seria considerazione la teoria della guerra. Pensavo che forse i due continenti erano stati abitati da due diverse specie di terrestri che non riuscivano o non volevano controllare il numero delle nascite e che questo può aver provocato problemi di sovraffollamento, scarsità di cibo e di conseguenza una lotta per la sopravvivenza tra le due specie. Ma la teoria è stata scartata alla luce di due fatti: primo, gli scheletri dei terrestri rinvenuti sul continente eurasiatico e su quello americano appartengono alla stessa specie; secondo, le statistiche sugli scheletri dimostrano che non esistevano condizioni di sovraffollamento in nessuno dei due continenti. Nonostante ciò, Xram insiste con la sua teoria della guerra. Il peggio è che adesso basa tutte le sue argomentazioni su un’unica scoperta, a dire il vero singolare ma, secondo me, priva di importanza, fatta di recente nel corso delle nostre ricerche sul “Grand Central Terminal” di New York. Quando atterrammo qui, non sapevamo da dove cominciare le indagini e quindi scegliemmo come primo oggetto di studio una delle più imponenti costruzioni della città. Cosa significhi il nome “Grand Central Terminal” non lo sappiamo, ma non c’è alcun dubbio sulla funzione principale dell’edificio. Faceva parte di un primitivo sistema di trasporto costituito da rudimentali macchinari a motore che si muovevano su rotaie trascinando vetture montate su ruote. Siamo impegnati nello studio dell’edificio da più di dieci giorni e finora abbiamo scoperto numerosi dettagli interessanti e alquanto curiosi. Vorrei iniziare con un particolare di cui siamo riusciti a capire il significato, almeno secondo la mia opinione. Affissi alle vetture trovate in questa stazione abbiamo scoperto dei cartelli che recavano due tipi di scritte: “Fumatori” e “Non fumatori”, indicando chiaramente una forma di segregazione tra passeggeri. Ne ho subito dedotto che questa città doveva essere popolata da due varietà di terrestri, una più pigmentata, con carnagione scura o “affumicata”, e un’altra meno pigmentata (anche se non necessariamente albina), con carnagione chiara o “non affumicata”. Poiché tutti i resti di individui sul pianeta sono stati rinvenuti sotto forma di scheletri, non è possibile ricavarne informazioni sulla loro pigmentazione. All’inizio, quindi, sembrava difficile trovare conferma a questa teoria. Nel frattempo però nella città sono stati scoperti alcuni edifici dagli interni spaziosi che avevano chissà quale oscura e misteriosa funzione. All’interno di queste costruzioni, appese alle pareti ci sono tele pitturate e incorniciate, che raffigurano paesaggi e immagini di terrestri. E così adesso sappiamo che esistevano due classi di terrestri: quelli con una pigmentazione della pelle più accentuata (che dava loro un aspetto affumicato) e quelli con una pigmentazione più tenue (la varietà non affumicata), esattamente come previsto. Dovrei forse aggiungere che una certa percentuale di immagini rivela l’esistenza di una terza specie di terrestri. Oltre a un paio di gambe e di braccia, questa terza specie disponeva di un paio di ali e, a quanto pare, tutti appartenevano alla varietà meno pigmentata. Nessuno dei numerosi scheletri finora esaminati sembra appartenere a questa specie alata e quindi ne ho concluso che le immagini sui muri rappresentano una varietà estinta. La validità di questa deduzione è ormai certa, poiché abbiamo determinato che le forme alate compaiono più spesso nelle raffigurazioni antiche che non in quelle recenti. Naturalmente non posso descrivere qui tutte le incredibili scoperte che abbiamo fatto all’interno del “Grand Central Terminal” di New York, ma voglio raccontarvi almeno quella più sconcertante, soprattutto perché su di essa Xram fonda la sua teoria della guerra. Si tratta di una scoperta fatta nel corso di indagini su un dettaglio a prima vista insignificante. Nella vastità del “Grand Central Terminal” abbiamo notato la presenza di due ambienti più piccoli situati in una posizione davvero nascosta. Ognuno dei due ambienti (con la scritta “Uomini” o “Donne”) contiene una serie di cubicoli che servivano da temporaneo riparo ai terrestri per depositare i loro escrementi. La prima domanda che ci siamo posti è: come facevano i terrestri a individuare questi depositi nascosti all’interno del “Grand Central Terminal” di New York? Un terrestre che si muovesse a caso all’interno del vasto edificio ci avrebbe impiegato in media un’ora per trovarne uno. Tuttavia, è possibile che i terrestri localizzassero i depositi con l’aiuto dell’olfatto: abbiamo determinato che se il loro senso dell’olfatto fosse stato trenta o quaranta volte più sviluppato di quello, piuttosto rudimentale, della nostra specie, il tempo impiegato a individuarli sarebbe sceso da un’ora a cinque o dieci minuti. Ed ecco chiarito ogni dubbio in proposito. Un altro punto, invece, risultava difficile da spiegare. Il problema si è presentato quando abbiamo scoperto che la porta di ogni cubicolo presente nel deposito era chiusa da un meccanismo piuttosto complicato. Esaminando attentamente questi congegni si è scoperto che contenevano numerosi piccoli dischi circolari di metallo. Adesso sappiamo che questi ingegnosi meccanismi servivano a bloccare la porta del cubicolo fino a quando non vi fosse stato inserito un altro disco attraverso un’apposita fessura; subito la porta si sbloccava, permettendo l’accesso al cubicolo. Sui piccoli dischi sono raffigurate diverse immagini e molte iscrizioni che hanno tutte in comune la parola “Libertà”. Qual è il significato di questi congegni, dei dischi al loro interno e della parola “Libertà” che vi è impressa sopra? Le teorie ipotizzate sono tante, ma siamo tutti d’accordo nel considerare più plausibile quella secondo cui si tratterebbe di un rituale che accompagnava l’atto di liberarsi, simile forse a certi curiosi cerimoniali osservati sui pianeti Sigma 25 e Sigma 43. Stando a questa ipotesi, la parola “Libertà” doveva indicare una virtù tenuta in grande stima dai terrestri o dai loro antenati. In tal modo siamo giunti a una spiegazione soddisfacente del sacrificio dei dischi che precedeva l’atto della deposizione. Ma perché era necessario assicurarsi (o, come dice Xram, imporre), per mezzo di un congegno speciale, che tale disco venisse davvero sacrificato? Anche questo si può spiegare se consideriamo che i terrestri si avvicinavano ai cubicoli probabilmente spinti da una certa urgenza e che, se non ci fossero stati quei congegni, avrebbero potuto dimenticare di sacrificare il disco e di conseguenza sarebbero stati tormentati dal rimorso. Questo tipo di rimorso causato dalla mancata esecuzione di determinati cerimoniali è un sentimento ben noto anche tra gli abitanti dei pianeti Sigma 25 e Sigma 43. Ritengo che al momento questa sia nel complesso la spiegazione più credibile e sono sicuro che ulteriori indagini la confermeranno. Come ho accennato prima, Xram ha una teoria tutta sua che può spiegare tutto, dai dischi nei congegni alle esplosioni di uranio che hanno estinto ogni forma di vita. È convinto che questi dischi venivano dati ai terrestri come ricompensa per i loro servigi. Dice che i terrestri non erano esseri razionali e che non avrebbero collaborato in imprese di cooperazione senza uno speciale incentivo. Dice che permettere ai terrestri di depositare i loro escrementi solo dopo aver sacrificato ogni volta un disco era un modo per stimolarli a possedere questi dischi e che, a sua volta, il desiderio di possedere i dischi li spingeva a collaborare alle attività comuni necessarie al funzionamento della loro società. Secondo lui i dischi trovati nei depositi rappresentano solo un caso particolare di un principio molto più generale e probabilmente i terrestri dovevano consegnare i dischi non solo per poter accedere ai depositi ma anche per avere diritto al cibo e così via. È venuto a discuterne un paio di giorni fa; non sono certo di aver capito tutto quello che mi ha detto, perché parlava molto velocemente, come gli capita spesso quando si fa prendere dall’entusiasmo per una delle sue teorie. In ogni caso ho capito il nocciolo e per me quello che dice ha davvero poco senso. Stando alle sue parole, il risultato di suoi elaborati calcoli dimostra che un sistema di produzione e distribuzione di prodotti basato su un sistema di scambio di dischi non può essere stabile, anzi è soggetto a grandi fluttuazioni che ricordano vagamente gli alti e i bassi dei cicli maniaco-depressivi dei malati di mente. Arriva perfino a sostenere che in una fase depressiva la guerra diventa psicologicamente possibile anche all’interno della stessa specie. Nessuno più di me è pronto ad ammettere che Xram ha una mente geniale. Le sue teorie sono risultate sempre sbagliate, ma fino a oggi tutte contenevano almeno un granello di verità. Nel caso di questa teoria il granello di verità deve essere davvero minuscolo e oltretutto questa volta posso provare che sbaglia. Negli ultimi giorni abbiamo fatto un sopralluogo in dieci abitazioni diverse, scelte a caso tra quelle in città. Nelle case esaminate finora abbiamo trovato numerosi depositi ma neanche uno era dotato di un congegno contenente dischi. Alla luce di questi fatti, è evidente che la teoria di Xram non sta in piedi. Ormai siamo certi che i dischi rinvenuti nei depositi del “Grand Central Terminal” di New York si trovavano lì in funzione di un rituale preciso. A quanto sembra questi rituali erano connessi all’atto della deposizione di escrementi solo, ed esclusivamente, in luoghi pubblici. Sono contento che siamo riusciti a chiarire questo punto in tempo, perché mi sarebbe dispiaciuto se Xram si fosse reso ridicolo includendo la sua teoria nel rapporto. È un ragazzo davvero dotato e, nonostante tutte le idee insensate che ogni tanto gli scappano fuori dalla testa, devo dire che gli voglio un gran bene. [1948] LEO SZILARD La reazione a catena degli atomi, la pila atomica, il ciclotrone, il microscopio elettronico. Senza Leo Szilard non sapremmo cosa sono. il mio tempo tra la scoperta di cosa è la vita e il tentativo di preservarla salvando il mondo. Oggi mi sembra che il mondo abbia più bisogno di essere salvato. E questo mi obbliga a dedicare più tempo alla biologia.” Equazioni e formule scientifiche erano il suo pane quotidiano. Prima come fisico, poi come biologo. Fra quel prima e quel poi, le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki del 1945. Di quelle armi micidiali era stato uno dei padri, battendosi per la loro costruzione e lavorando alla loro realizzazione. Ebreo ungherese fuggito dalla Germania all’avvento del nazismo, sapeva che se il Terzo Reich avesse costruito per primo l’atomica, ciò avrebbe significato un disastro per l’umanità. Sconfitta la Germania, si oppose però con tutte le forze all’uso della bomba atomica contro il Giappone. Inutilmente. Con una decisione clamorosa, abbandonò allora lo studio della fisica per dedicarsi alla biologia. “Avrei voluto dividere Alla biologia, e a una sempre più intensa battaglia civile contro l’uso militare dell’energia nucleare. Scoprì in quegli anni una nuova arma: la penna. E la usò magistralmente dando vita a una straordinaria serie di racconti di fantascienza - Grand Central Terminal è uno di questi - tutti raccolti nel libro La voce dei delfini e altre storie. XRAM “Non crediate che il mio libro esalti l’intelligenza dei delfini. Denuncia la stupidità degli uomini.” A noi piace immaginare che Leo Szilard vorrebbe essere ricordato per un brevetto firmato insieme con Albert Einstein. Il brevetto di un frigorifero. X R A M Finito di stampare nel giugno 2009 “Atterrati dallo spazio siderale a New York, non abbiamo incontrato né uomini né altri animali. E neppure piante. È così su tutto il pianeta Terra. Non può essere stato un virus, e nemmeno un batterio. Ci sono tracce evidenti di radioattività. È certo che c’è stata un’esplosione nucleare, anzi, più d’una. Una guerra? Impossibile. I terrestri, lo sappiamo, erano esseri molto intelligenti e razionali. Ma quei curiosi dischetti di metallo trovati nei gabinetti del Grand Central Terminal…” Un racconto di fantascienza di un grande fisico che alla fusione nucleare ha sempre anteposto la fusione tra intelligenza scientifica e passione civile. euro 13,00