CHIESA DI MILANO VIA F. ARMATE 338 incontri amo la Parola SOLO LA VERITA’ CI RENDE LIBERI Custodisci il buon deposito ……………………………………………..……………………...….. “… perché so in chi ho creduto, e sono persuaso che egli è potente da custodire il mio deposito fino a quel giorno.” (2 Timoteo 1:12) “Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi.” (2 Timoteo 1:14). ………………………………………………………………………………………………………… Premessa Solo nelle epistole a Timoteo si fa riferimento al deposito. “O Timoteo, custodisci il buon deposito,….” (1 Timoteo 6:20). In tutta la Bibbia non si cita più questo termine se non per intendere deposito di cose. Avendo a che fare con qualcosa di preziosissimo (l’Evangelo della grazia), Paolo fa presente a Timoteo l’esigenza di non perdere quello che gli è stato affidato; infatti subito dopo menziona Figello ed Ermogene che lo hanno abbandonato, e con lui la grazia. Nonostante l’Evangelo sia potenza di Dio e come tale dinamico, Paolo, scrivendo a Timoteo fa riferimento al suo deposito: “perché io so in chi ho creduto, e son persuaso che egli è potente da custodire il mio deposito fino a quel giorno” (2 Timoteo 1:12), ed anche a quello di Timoteo: “custodisci il (tuo) buon deposito” (2 Timoteo 1:14). Di Timoteo si parla diffusamente in molte epistole come del giovane ministro, figliolo di Paolo nella fede, compagno di viaggi missionari e pastorali. Non ci sono pervenuti scritti da parte di Timoteo, ma di lui si parla e si accenna alla sua opera, al suo amore per il Signore, alla sua dedizione e alle sue attività: “Appunto per questo vi ho mandato Timoteo, che è mio figliolo diletto e fedele nel Signore; egli vi ricorderà quali siano le mie vie in Cristo Gesù, come io insegni da per tutto, in ogni chiesa” (1 Corinzi 4:17). “Paolo volle che Timoteo partisse con lui; e presolo, lo circoncise a cagione dei Giudei …” (Atti 16:3). “… e mandammo Timoteo, nostro fratello e ministro di Dio, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede,…” (1 Tessalonicesi 3:2). Paolo dice di Timoteo: “Perché non ho alcuno d’animo pari al suo, che abbia sinceramente a cuore quel che vi concerne. Ma voi lo conoscete per prova, poiché nella maniera che un figliolo serve al padre egli ha servito con me nella causa del Vangelo” (Filippesi 2:20,22). “Ora se viene Timoteo, guardate che stia fra voi senza timore; perché egli lavora nell’opera del Signore, come faccio anch’io” (1 Corinzi 16:10). Il giovane Timoteo viene menzionato almeno 16 volte al di fuori delle sue epistole, dal libro degli Atti fino all’epistola agli Ebrei. Tutto questo dinamismo è la conseguenza logica della presenza di un deposito da custodire. L’ultimo pensiero di Paolo nella prima Epistola è proprio questo: “O Timoteo, custodisci il deposito …” (1 Timoteo 6:20). Il deposito: una risposta per i tempi difficili Fare deposito o creare un deposito dà l’idea della necessità di disporre di qualcosa in una circostanza di carestia o in una situazione di bisogno. “La carestia era sparsa su tutta la superficie del paese, e Giuseppe aperse tutti i depositi e vendè grano agli Egiziani” (Genesi 41:56). Giuseppe era diventato un punto di riferimento per le genti affamate di quell’epoca e non solo per gli Egiziani. Chi dispone di un buon deposito, di una giusta riserva, diventa di fatto benedizione per il suo prossimo e strumento efficace nelle mani di Dio. Il deposito: nessuno spazio all’improvvisazione Accumulare e risparmiare sono operazioni che non si possono improvvisare, esse ci parlano di visione, di prudenza, di programmazione e di dedizione. “Durante i sette anni d’abbondanza, la terra produsse a piene mani; e Giuseppe adunò tutti i viveri di quei sette anni che vennero nel paese d’Egitto, e ripose i viveri nelle città; ripose in ogni città i viveri del territorio circonvicino. Così Giuseppe ammassò grano come la rena del mare; in così gran quantità, che si smise di contarlo, perché era innumerevole.” (Genesi 41:47-49) La credibilità di un credente è qualcosa di più che “l’enfasi di un acuto”, è la somma di esperienze di una vita dedicata al Signore. Il deposito: la sua efficacia è nella sua tenuta Un buon deposito è tale quando permette di accumulare senza disperdere. “Poiché il mio popolo ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d’acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l’acqua.” (Geremia 2:13) Non sempre si riesce ad attingere alla fonte, in alcune circostanze si deve far ricorso a quello che si è accumulato nel corso degli anni. È determinante la tenuta del deposito. Le cisterne screpolate ci parlano di incuria, superficialità, poco apprezzamento per i doni e le ricchezze messeci a disposizione dalla Parola di Dio. Il deposito: antidoto contro il peccato Una buona riserva provoca “effetti collaterali”. “Io ho riposto la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te” (Salmo 119:11). La versione Nuova Riveduta cita: “Ho conservato la tua parola …” mentre un’altra versione cita: “Ho meditato tanto sulle tue parole e le ho depositate nel mio cuore affinché mi trattengano dal peccato” (The Living Bible – Parafrasata) Anche il salmista, come Paolo aveva assaporato l’azione preservatrice della Parola di Dio. Un famoso predicatore pentecostale ha presentato questo verso come segue: 1. Il miglior progetto: ho conservato la Tua Parola, 2. Il miglior luogo: nel mio cuore, 3. Il migliore scopo: per non peccare contro di Te. Il deposito: indispensabile per incontrare lo Sposo Il depositare e accumulare non è mai fine a se stesso. Lo si fa sempre in vista di un utilizzo o comunque di uno scopo. La parabola delle 10 vergini rivela che il successo delle cinque avvedute dipende da un fatto in particolare: “… le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con se dell’olio; mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell’olio nei vasi” (Matteo 25:3,4). 2 Il segreto è il deposito. Le 10 vergini hanno quasi tutto in comune: tutte vergini (purezza) tutte hanno le lampade (fede) tutte camminano verso lo sposo (vita religiosa) tutte si addormentarono (limiti umani) tutte odono il grido e si risvegliano tutte preparano le lampade. “… arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte, entrarono con lui nella sala delle nozze, e l’uscio fu chiuso” (Matteo 25:10b). Quelle che erano pronte lo erano perché avevano fatto deposito di olio nei vasi. Le 10 vergini: avevano lo stesso obiettivo: lo sposo; avevano utilizzato la stessa strategia: la luce per mezzo delle lampade; ma non avevano lo stesso programma: l’olio nei vasi. Questa parabola ci aiuta a capire l’importanza fondamentale che ha il deposito, la qualità e la natura di questo deposito. Non basta la sola disponibilità del cuore: tutte le vergini avevano le lampade, così come milioni di persone hanno un cuore disponibile a credere alle più svariate religioni. La differenza la fa la Parola di Dio assimilata per fede e depositata nel cuore per esperienza. È la Parola di Dio che si deve custodire e accumulare (Cristo-Parola). Custodire Questa azione è affidata all’uomo con l’aiuto di una persona: lo Spirito Santo che abita in noi. Timoteo era chiamato ad agire in qualità di ministro, ad operare come servo del Signore, ad intervenire come responsabile della sua comunità, ma nello stesso tempo doveva custodire il buon deposito. Custodire = conservare con cura, proteggere, difendere, mantenere, serbare, sorvegliare, vigilare, salvaguardare, tutelare. “Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso procedono le sorgenti della vita” (Proverbi 4:23). In questo caso consideriamo il cuore come deposito da salvaguardare. La necessità di custodire mette in risalto che questo deposito: È prezioso, Può esserci sottratto, Possiamo perderlo. Ricordiamoci dell’ultima indicazione contenuta nel modello di preghiera di Gesù: “… e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno” (Matteo 6:13). L’Addetto alla sicurezza Cosa possiamo fare praticamente per custodire il nostro buon deposito? Incaricare una Persona esperta nel settore “sicurezza” che sappia gestire la situazione con professionalità e pertinenza: lo Spirito Santo che abita in noi. Lo Spirito è chiamato Santo perché è lo Spirito del Santo e perché la Sua maggiore opera è la santificazione. Un luogo ben separato, irraggiungibile è la migliore soluzione per custodire qualcosa. “… poiché voi moriste (separazione), e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio” (Colossesi 3:3). 3 Se noi chiediamo allo Spirito Santo di custodire il nostro deposito, probabilmente Egli comincerà o incrementerà l’azione di separazione (santificazione) dal mondo. “E io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, conservali nel tuo nome, essi che tu mi hai dati, affinché siano uno, come noi. Mentre io ero con loro, io li conservavo nel tuo nome; quelli che tu mi hai dati, li ho anche custoditi – Io non ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno – Santificali nella verità; la tua parola è verità” (Giovanni 17:11,12,15,17). Gesù nella preghiera sacerdotale desidera che il Padre prosegua l’opera di conservazione dei Suoi discepoli. Questa opera viene espletata dallo Spirito Santo nella direzione di una graduale e autentica santificazione che permette la custodia del prezioso deposito. Spesso Paolo esorta Timoteo chiedendogli di “fuggire” certe cose e poi “io t’ingiungo d’osservare il comandamento divino da uomo immacolato, irreprensibile, fino all’apparizione del nostro Signor Gesù Cristo” (1 Timoteo 6:14). Nascondere per preservare I bambini quando vogliono proteggere qualcosa da qualcuno, la mettono dietro la schiena, nascondendo alla vista l’oggetto che vogliono custodire. “Chi dimora nel nascondimento dell’Altissimo alberga all’ombra dell’Onnipotente” (Salmo 90:1 - vers. Diodati). “Poiché Egli mi nasconderà nella sua tenda nel giorno dell’avversità, mi occulterà nel luogo più segreto del suo padiglione” (Salmo 27:5), vedi anche Salmo 17:8 e Salmo 31:20. “… poiché voi moriste, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio” (Colossesi 3:3). Questa descritta da Paolo è una bellissima posizione, della quale tutti vorrebbero godere, ma che si realizza praticamente attraverso un’esperienza ben precisa: “poiché voi moriste…”. Colui che accetta di morire rinunciando a se stesso, pone il suo deposito là dove l’avversario non può arrivare, perché la sua sfera di azione è l’orgoglio, la superbia e la presunzione. “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno a come uni leone ruggente cercando chi possa divorare” (1 Pietro 5:8). Conclusione “Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione.” (2 Timoteo 4:8). “Perché io so in chi ho creduto, e sono persuaso che Egli è potente da custodire il mio deposito fino a quel giorno” (1 Timoteo 1:12b). Un giorno, quando saremo col Signore, non avremo bisogno di alcun deposito da custodire, perché il nostro tesoro l’avremo sempre davanti ai nostri occhi. Michele Grieco giovedì 19 maggio 2016 4