[bari - 19] puglia_fc/regione/19 20/05/06

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C ORRIERE
DEL
M EZZOGIORNO U S ABATO
20
M AGGIO
19
2006
SPETTACOLI
BA
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In cartellone per la prima volta un’opera di Mozart, l’«Idomeneo» (anche se nella versione moderna di Strauss)
I cambiamenti del Festival della Valle d’Itria
Tre direttori in ascesa e molte voci nuove nei cast «svelati» ieri al Piccolo di Milano
il premio
E’ Francisco
Garcìa-Rosado,
direttore della rivista
Ópera Actual di
Barcellona, il vincitore
della dodicesima
edizione del Premio
giornalistico «Lorenzo
D’Arcangelo», che
ogni anno viene
assegnato al
giornalista autore del
miglior servizio sul
Festival della Valle
d’Itria, del quale
Lorenzo D’Arcangelo
fu tra i fondatori. In
anni passati il premio
è andato, tra i tanti,
anche a Duilio Courir
di Amadeus, Sandro
Cappelletto della
Stampa e Paolo Isotta
del Corriere della
Sera.
In oltre tre decenni di attività il Festival della Valle d’Itria
non aveva mai rappresentato
un’opera di Mozart, compositore sul quale si pensa di aver
già detto tutto e anche di più.
E siccome a Martina Franca
si mettono in scena solo opere inedite, piccoli capolavori
dimenticati da secoli, oppure
rare versioni di titoli noti, Sergio Segalini, dal quale ci si
aspetta sempre qualcosa fuori dal comune, ha tirato fuori
il Mozart che pochi s’aspettavano, ma che molti addetti ai
lavori desideravano: l’Idomeneo nella versione riadattata
nel 1931 da Richard Strauss.
«Una versione molto particolare grazie alla quale quest’opera ha conosciuto una
grande fortuna nel Novecento», ha spiegato ieri il direttore artistico presentando il programma della 32ma edizione
del Festival al Piccolo di Milano, la città dove il capolavoro
di Mozart ha inaugurato lo
scorso dicembre la stagione
della Scala. E’ un appuntamento tradizionale, quello
del festival nel teatro di Grassi e Strehler, che ogni anno
coincide con la rivelazione dei
cast artistici. E sotto quest’aspetto l’edizione che prenderà il via il 20 luglio nell’atrio
di Palazzo Ducale con I giuochi di Agrigento, dramma lirico dimenticato del compositore tarantino Giovanni Paisiello (scelto non a caso vista la
grande considerazione che di
lui aveva il genio di Salisbur-
Clara Polito nei «Capuleti e Montecchi» dell’anno scorso
go), si propone come un nuovo punto di partenza.
Esaurito il «vivaio» di talenti che hanno segnato le ultime edizioni, il festival sembra
apprestarsi all’inizio di una
nuova era, soprattutto per
quanto riguarda l’aspetto teatrale, con un’impronta decisamente più europea e innovati-
Il programma
Tre opere e cinque concerti a tema
Il Festival della Valle d’Itria verrà inaugurato il 20 luglio con I
giuochi di Agrigento di Paisiello, in replica il 22 luglio. Doppia
recita anche per l’Idomeneo di Mozart-Strauss (23 e 25 luglio) e la
Semiramide di Meyerbeer (5 e 7 agosto). Cinque gli appuntamenti
della sezione concerti, alcuni dei quali in decentramento in alcune
località pugliesi. Tra questi La passione di Gesù Cristo di Salieri, il
musicista italiano passato alla storia come una sorta di
«anti-Mozart», la cui esecuzione è prevista a Bitonto (6 agosto),
Martina (8 agosto), Brindisi (9 agosto) e Cerignola (10 agosto).
va. Se si eccettuano personaggi già collaudati come il regista Marco Gandini e lo scenografo Italo Grassi, scritturati
in tandem per I giuochi di
Paisiello, quest’anno a Martina si scopriranno molti volti
nuovi. Giovanni Battista Rigon, direttore emergente cui
si deve l’ideazione delle Settimane Musicali del Teatro
Olimpico, dirigerà l’opera
inaugurale di Paisiello, per la
quale Segalini ha approntato
un cast vocale di giovani promesse, con in testa Marcello
Nardis e Maria Laura Martorana (già applaudita interprete lo scorso anno ne Lo sposo
di tre e marito di nessuna di
Cherubini).
L’argentino Dario Schmunck è tenore con una carriera
già importante, e sarà lui Idomeneo nell’opera mozartiana
firmata dal regista Oliver Carsten Kloeter con le scene e i
costumi di Darko Petrovic,
che è anche l’autore del manifesto di questa 32ma edizione. Dirigerà Corrado Rovaris,
bacchetta in ascesa, come Rani Calderon, scritturato per il
terzo titolo in cartellone, la Semiramide di Meyerbeer con
Clara Polito nel ruolo eponimo e lo spettacolo realizzato
da Alexander Edtbauer con le
scene e i costumi di Karen Hilde Fries. Ma non finisce qui,
perché c’è tutta una sezione
concerti con cui deliziarsi sino al 10 agosto. Nel segno di
Mozart, innanzitutto.
Francesco Mazzotta
Prima esecuzione in Puglia domani a Terlizzi
«110 bpm», pulsazione techno
per violino e chitarra classica
E’ la provocazione di Minella
TERLIZZI — Un violino e una chitarra forniscono il materiale sonoro a cellule musicali che si generano una dentro l’altra, per otto minuti scanditi al ritmo costante di
110 battiti ogni 60 secondi. La pulsazione rimane costantemente ossessiva, come accade nella minimal-techno.
Solo che quello di Raffaele Minella, compositore barese
di grande talento, non è un prodotto da club culture ma
un brano di musica contemporanea che dalla techno ha
semplicemente mutuato la costanza ritmica, mantenendosi talmente nel solco della tradizione linguistica colta
da non lasciare spazio alla parola «contaminazione», che
in questo caso potrebbe risultare persino eccessiva.
Intanto il nuovo lavoro di Minella, intitolato 110 bpm,
ha già una sua storia. E’ stato battezzato a Torino qualche settimana fa, durante una
rassegna di musica da camera
organizzata all’Archivio storico del capoluogo piemontese,
e ora si appresta anche al suo
debutto pugliese, domani sera (ore 20) nella chiesa di Santa Maria della Stella, a Terlizzi, nell’ambito della quarta
edizione della rassegna «900
Giovani» organizzata dall’associazione Sovero. Gli esecutori saranno il violinista barese Francesco Ficarella e il chitarrista Carlo Lo Presti, che ingloberanno 110 bpm in un proRaffaele Minella
gramma che comprende musiche di de Falla (Homenaje), Mompou (dalla Suite compostelana: preludio, cuna, canicion), Ravel (Pièce en forme
de Habanera), Llobet (El mestre), Barrios (Choros de saudade vals n. 3), Piazzolla (dall’Histoire du Tango: Bordel
1900 - Café 1930) e Bartok (Danze popolari rumene).
Un repertorio abbastanza articolato e incentrato per
larga parte sulla tradizione iberica, che ha nella chitarra il
suo strumento principe. Strumento che Minella ha scelto
col violino per esaltare il contrasto tra la potenza sonora
della minimal-techno e la povertà dinamica dell’organico
utilizzato. Producendosi ugualmente in un pezzo dal sapore fortemente ipnotico.
F. Maz.
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