Corso Martiri 28 23900 Lecco LC 0341 1764137 www.tekaedizioni.it [email protected] di Mariangela Tentori P.I. 02484460130 Il segreto dell’orto botanico Destinatari: • ragazzi e famiglie • amanti di Lecco, del suo territorio e delle sue tradizioni • appassionati di erboristeria e botanica Sommario: • Manca solo l’Erba Voglio [ L’Erba Voglio non cresce neanche nel giardino del Re ] Giardini e orti botanici sono ambienti naturali creati dall’uomo. Nei primi prevale l’aspetto estetico mentre i secondi hanno un impianto di tipo scientifico, sono finalizzati alla ricerca e alla conservazione delle specie vegetali ospitate. • Il segreto dell’orto botanico • L’Ordine dei Fatebenefratelli La conoscenza delle proprietà terapeutiche delle piante affonda le radici nell’antichità e si evolve nel tempo fino a noi: già gli uomini primitivi le utilizzavano per trarne benefici, attribuendo poteri magici ad alcune di loro. Le moderne tecnologie hanno confermato l’efficacia di alcuni rimedi, dando origine a tecniche curative che trattano varie parti della pianta. Testi: • Mama Teto [con il contributo e la revisione di Giorgio Spreafico] A Valmadrera, in provincia di Lecco, incastonato come una gemma tra ciò che rimane di quello che un tempo era un monastero, si trova un piccolo orto botanico dove secoli fa i frati dell’Ordine Fatebenefratelli curavano e davano assitenza a poveri e malati. Progetto grafico: • Mariangela Tentori Formato: • 17×24 cm Pagine: • 48 Legatura: • cartonato a dorso tondo, brossura a filo refe Immagini: • 22 tavole a colori Anno: • 2015 Prezzo di copertina: • 16 euro Insieme a Nino e Camilla vivremo una fantastica avventura in questo giardino speciale e scopriremo com’era la vita dei nostri predecessori. Impareremo anche a riconoscere alcune piante, ne apprenderemo le virtù e l’utilizzo. Potremo creare un vero erbario dove conservare e catalogare gli esemplari più belli del nostro territorio. [ Quando a Valmadrera c’erano i mulini ] • Le radici della conoscenza • Un erbario... in erba Illustrazioni: • Danilo Loizedda, Alessia Buffolo www.tekaedizioni.it [email protected] Manca solo l’Erba Voglio Il segreto dell’orto botanico “L’Erba Voglio non cresce neanche nel giardino del Re” Camilla cercava di sollevare le palpebre. Dove si trovava? Fu colpita da una fragranza delicata di erbe e fiori di campo. Poi riaffiorò il ricordo della fitta all’addome, delle mani che l’afferravano mentre si accasciava e della sirena dell’autoambulanza che urlava sopra di lei. - Sono in ospedale... - si disse aprendo finalmente gli occhi. Sorrise alla vista di un magnifico mazzo posto ai piedi del suo letto. Timide margheritine e boccioli di rosa, persi dentro a una miriade di piccole foglie verdi, riempivano di allegria tutta la camera. - Che meraviglia! Da dove arriveranno? - Arrossì al pensiero della persona che supponeva fosse l’autore di quel gesto così carino... - Ehi! Bello spavento ci hai fatto prendere! - Il ragazzo entrò con passo deciso. Dietro di lui il nonno reggeva una tazza fumante che le porse con delicatezza. - Cosa mi è successo? Ho sentito un dolore fortissimo alla pancia mentre andavo a scuola, devo essere svenuta e mi sono ritrovata qui. Bevve un lungo sorso. Non appena ebbe deglutito si bloccò con la tazza a mezz’aria: - Ma questo non è tè! E nemmeno la solita camomilla… però è buonissimo, cosa mi avete dato? - È un infuso di più fiori - intervenne Nino con l’aria da saputello che prendeva quando cercava di fare colpo su di lei - rosa canina, salvia e camomilla, gli stessi di quel grande mazzo! Ieri pomeriggio con il nonno sono andato all’orto botanico di Valmadrera e il guardiano mi ha consigliato le erbe per farti stare meglio: questo tipo di rosa è l’ideale per rimettersi da un malore, la camomilla è perfetta per rilassarsi e la salvia è quello che ci vuole per i dolori di stomaco! Di sicuro hai mangiato qualcosa che ti ha intossicato... Camilla alzò lo sguardo e sbottò: - Siete andati all’orto botanico senza di me?! Anch’io voglio vederlo! Mi porterete vero? - Il nonno la guardò sorridendo: non riusciva a dire di no agli occhioni dorati dell’amica preferita di suo nipote. [ proverbio popolare ] Esistono nel mondo ambienti naturali creati dalla mano dell’uomo, nei quali vengono raccolte e ordinate piante di varia provenienza: sono i giardini e gli orti botanici. Chi non è uno specialista tende a considerarli la stessa cosa, ma le loro caratteristiche li rendono decisamente differenti. Nei giardini botanici prevale l’aspetto estetico: le essenze vengono selezionate con rigore e i loro esemplari migliori sono distribuiti secondo un progetto architettonico, così da costituire in tutte le stagioni un’attrattiva spettacolare. Gli orti botanici invece hanno un impianto di tipo scientifico: si pongono al servizio della ricerca e della conservazione delle specie vegetali, senza trascurare gli obiettivi didattici. Non di rado alle attività di base viene affiancata l’erboristeria, un’antica disciplina che studia le proprietà delle piante per sfruttarle a favore del benessere psicofisico dell’uomo, con scopi terapeutici, cosmetici e nutritivi, relativi a salute, bellezza e alimentazione. Achillea, altea, millefoglie e altre erbe medicinali venivano usate dall’uomo di Neanderthal già sessantamila anni fa. Acuto osservatore del mondo che lo circondava, imparava dagli animali a servirsi delle piante per trarne benefici, attribuendo poteri magici ad alcune di loro. L’efficacia di taluni rimedi è stata confermata da recenti scoperte scientifiche e il rinnovato interesse per le erbe ha portato allo sviluppo di tecniche curative come l’aromaterapia, che tratta gli oli essenziali in esse contenuti, la floriterapia, che ne distilla le essenze, o la fitoterapia, che ne utilizza gli estratti. Le piante e le loro proprietà devono essere studiate nel rispetto della natura: si deve evitare la raccolta selvaggia e si deve prestare attenzione a non cogliere specie protette o velenose. E ricordiamolo: neppure negli orti e nei giardini botanici cresce l’Erba Voglio. 4 5 Manca solo l’erba voglio 6 7 1o Il racconto: Il segreto dell’orto botanico - Ma certo! Vi ho fatto annusare l’Helleborus foetidus, o Elleboro puzzolente. È velenosissimo, ma il suo olezzo nauseabondo tiene lontane mucche e capre, evitando loro di intossicarsi. - Intossicarsi? Mi sta dicendo che esistono piante così pericolose? - Alcune sono addirittura letali! Bisogna stare molto attenti a usarle ed è per questo che gli erbari sono indispensabili. Fin dai tempi antichi ne descrivevano le proprietà, riportando talvolta storie e leggende davvero curiose. Avete mai sentito parlare della Mandragora o Mandragola? Per la sua strana forma si riteneva che fosse una creatura a metà tra il regno animale e quello vegetale. Camilla si ricordò della curiosissima pianta che aveva trovato sul libro sfogliato con Nino: somigliava a un piccolo ometto sgambettante, con la testa ornata da un buffo ciuffetto di capelli verdi. Attraversato di corsa il piazzale del convento, giunsero in un locale di pietra e legno, allietato da un bel fuoco crepitante. Su un umile giaciglio di paglia, una ragazza gemeva tra un respiro e l’altro. - Angelica sta male. Continua a lamentare delle forti fitte alla pancia. Camilla pensò al moderno ospedale dove era stata ricoverata e si sentì stringere il cuore vedendo una fanciulla che poteva avere la sua età, soffrire in un luogo tanto umido e misero. Chino su di lei, un ragazzo le teneva la mano per darle conforto. Dava le spalle ai nuovi arrivati ma quando si voltò, mostrandosi in volto, Camilla si bloccò come pietrificata, a bocca aperta per la sorpresa: era Nino, o almeno avrebbe potuto esserlo, visto che gli somigliava in modo impressionante. - Mi scusi, lei sa che giorno è oggi? - Certo. È il 15 aprile 176o. - 176o? Ne è proprio sicuro? Il presentimento era diventato realtà! Senza capire né come né perché, era tornata indietro nei secoli di oltre duecentocinquant’anni! Sorrise, incerta e un po’ timorosa, ma il frate la ricambiò annuendo in modo rassicurante, perciò riprese coraggio e gli tese la mano: - Piacere, io mi chiamo Camilla! - Piacere mio. Il mio nome di battesimo è Fazio Filippo Mandelli, ma da quando appartengo all’Ordine, per tutti sono fra Giacomo Francesco. La diede una stretta vigorosa, scrutandola con dolcezza disarmante. 15 L’Ordine dei Fatebenefratelli Il racconto: strana forma la Mandragola... Quando a Valmadrera c’erano i mulini L’orto botanico che oggi possiamo ammirare a Valmadrera è ben diverso da come si presentava oltre tre secoli fa quando, in un paese che non immaginava di diventare città - titolo ottenuto nel 1999 – arrivarono i frati dell’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli. Appartenevano a una comunità religiosa nata due secoli prima in Portogallo e il cui fondatore, San Giovanni di Dio, si prendeva cura dei malati più bisognosi. Era ciò che faceva lui stesso: di giorno li accudiva, di notte chiedeva l’elemosina per le strade, facendosi riconoscere con il suono di una campanella e il saluto “Fate del bene a voi, fratelli!” dal quale, appunto, la Congregazione prese il nome. I primi rapporti tra l’Ordine e Valmadrera risalgono al 1688, quando un componente della famiglia Mandelli – antica stirpe di conti ai quali si deve il nome del paese affacciato sul ramo lecchese del lago di Como – decise di diventare frate. Aveva diciotto anni e prese il nome di fra Carl’Andrea. Alla sua morte prematura, il patrimonio di cui era erede passò alla congregazione, causando con la famiglia d’origine notevoli contrasti, che si risolsero solo ai primi del Settecento. - Eccoti qui, ti abbiamo cercata dappertutto! Ma dove ti eri cacciata? Nino se ne stava di fronte a lei con le braccia conserte e lo sguardo corrucciato. Anche il nonno, al suo fianco, sembrava irritato: - Nino ha ragione. Non ti devi allontanare senza dire niente, eravamo preoccupati! - Camilla si scusò senza sapere cosa rispondere. Come avrebbe potuto spiegare ciò che era accaduto? Ed era davvero accaduto? 18 19 Il racconto: ferma l’attimo! Acanto Nel frattempo l’Ordine aveva ricevuto dal sacerdote Giovanni Giacomo, a sua volta conte, un altro lascito che includeva terreni, case e cascine a Valmadrera e dintorni. Anni dopo anche l’aristocratico Fazio Filippo Mandelli vestì il saio, aggiungendo ulteriori terre e tenute. A fine Settecento quindi, i possedimenti dei Fatebenefratelli coprivano un terzo del territorio coltivabile esercitando un forte influsso sulla vita sociale ed economica. Oltre a dare lavoro nei campi, nei mulini e nelle fucine (dove si producevano vanghe, badili e incudini), i religiosi praticavano attivamente la carità ed erano i primi contribuenti del Comune con le tasse sulla loro proprietà. 24 25 Quando a Valmadrera c’erano i mulini benefiche benefiche Le radici della conoscenza 11 Il racconto: un incontro particolare A quel punto anche il ragazzo si scostò dal letto. Attese che la sconosciuta si sciogliesse dall’abbraccio dei due monaci. Le si avvicinò e le prese dolcemente una mano tra le sue: - Perdonate la mia audacia, ma vi sono grato oltre ogni dire per esservi presa cura della mia amata sorella. E poi… non ho mai visto occhi tanto belli quanto i vostri. Camilla avvampò: sentì le gambe cederle per un istante. Rispose con un sorriso imbarazzato, chinò la testa, respirò profondamente per calmarsi, quindi riuscì a balbettare solo un timido grazie. Il ragazzo tolse un fiore da un mazzo che si trovava nella stanza. - Permettete? - chiese con un tono morbido come una carezza. Senza aspettare risposta le scostò i capelli e glielo sistemò dietro l’orecchio. - Ha un profumo meraviglioso - sussurrò lei. - È la Mammola amoris, mia dolce amica, il fiore degli innamorati. Com’era romantico... Perché i ragazzi che conosceva non erano altrettanto capaci di tenerezza? Uno in particolare… Come avrebbe voluto fermare quell’istante! Fu così che si ricordò della macchina fotografica: nell’agitazione del momento, l’aveva dimenticata tra le aiuole, all’arrivo di fra Antonio. Si riprese di colpo: - Scusatemi, devo andare a recuperare una cosa che ho lasciato nell’orto! - Se ne andò di corsa. Non appena mise piede nel cortile, si sentì catapultata in una bolla d’aria calda e greve. Durò pochissimi secondi. Quando finì, mentre passava sotto l’arco d’ingresso, si rese subito conto che qualcosa era nuovamente cambiato: - Oh, no! È ritornato tutto come prima... e io che volevo fare una bella foto con i miei nuovi amici! - si guardò intorno e sospirò. Stava annusando una lunga foglia di Citronella (o Cymbopogon, come la chiamò il suo cicerone) quando arrivò di corsa un frate paffuto che, ansimando, agitava le braccia molto spaventato. - Fra Giacomo Francesco! È successa una cosa gravissima! Vi prego, venite con me! C’è bisogno del vostro aiuto! Il monaco non se lo fece dire due volte. Camilla decise di seguire i due religiosi, preoccupata ma anche curiosa di sapere cosa fosse accaduto. 14 - Fossi in voi starei attenta con quel mughetto! Anche se non sembra, le sue candide campanule sono veramente molto velenose! Camilla si girò, sorpresa. Di fronte a lei un uomo dall’aria gentile, vestito con un lungo abito scuro, le sorrideva. Tra le mani teneva un cestino di vimini. Lo squadrò confusa: aveva la sensazione che l’aria intorno fosse in qualche modo cambiata. Si era alzata una brezza improvvisa, che dopo pochi minuti era calata di colpo. Sembrava che anche il tempo si fosse improvvisamente fermato. - Che piacere accogliervi tra queste mura! Siete la benvenuta! - Grazie! Lei è il custode dell’orto? - Sì! Appartengo all’Ordine dei Fatebenefratelli. Sono in cerca delle erbe utili a guarire gli ammalati che si affidano alle nostre cure. Camilla lo guardò con gli occhi spalancati. Un frate? Erbe curative? Non sapeva che lì vivessero dei religiosi che oltretutto, a quanto pareva, non facevano uso di normali medicine, ma si affidavano al “fai da te”... Mentre si arrovellava tra queste perplessità, alzò per un attimo lo sguardo sopra di sé: il sole brillava come sempre nel cielo limpido e, strano a dirsi, pur essendo passati solo pochi istanti, dell’aereo di prima non c’era più nessuna traccia, neppure della sua scia. Avvertì con forza l’impressione di non trovarsi più nel proprio tempo. Achillea millefoglie Alloro Angelica Assenzio Biancospino Caglio Camomilla Cardo dei lanaioli Carlina bianca Coda cavallina Crescione d’acqua Nasturtium officinale Oltre a occuparsi della raccolta e della conservazione delle piante medicinali o decorative, un orto botanico che si rispetti redige un erbario, una collezione di piante o parti di esse, trattate con tecniche che ne permettono la conservazione e la consultazione. Per allestirlo si procede attraverso alcune tappe: alla raccolta segue l’essiccazione e la conservazione di foglie, fiori, frutti e radici, fino alla descrizione delle parti dell’esemplare catalogato, cui si aggiungono le indicazioni terapeutiche. Oltre al nome comune della pianta, viene riportato, in latino, quello scientifico che indica la specie usando due termini, il primo dei quali rappresenta il genere, ovvero quel gruppo che comprende più specie accomunate da alcuni caratteri particolari. Dopo l’indicazione dello studioso al quale si deve la classificazione, si trova la denominazione della famiglia, alla quale appartengono più generi affini. Tale metodo di catalogazione è utilizzato in tutto il mondo. La redazione di un erbario, da sempre primo strumento di studio per i professionisti della botanica, è di grande utilità anche per chi voglia avvicinarsi a questa disciplina o semplicemente conoscere meglio l’ambiente che lo circonda. Tra le quattromila specie diverse di piante presenti sul territorio italiano, di cui solo qualche centinaio officinali o di uso medico popolare, molte sono somiglianti e possono essere facilmente confuse: un inconveniente da evitare soprattutto nel caso delle erbe velenose. 28 29 Le radici della conoscenza benefiche Saponaria Saponaria officinalis Taraxacum officinale L. (Caryophyllaceae) Web. (Asteraceae) Proprietà: Viene usata come sapone perché ha la caratteristica di far schiumeggiare l’acqua e di sciogliere i grassi. Tramite cottura si ottiene un liquido che ancora oggi è impiegato per lavare tappeti antichi, pizzi e stoffe ricamate. Proprietà: Pianta erbacea perenne infestante, caratterizzata dai grandi capolini gialli. Rimedio riconosciuto dalla medicina popolare, gli si attribuiscono doti diuretiche, purificanti e decongestionanti. Timo Belladonna Laurus nobilis Angelica archangelica Artemisia absinthium Crataegus oxyacantha Galium verum Matricaria chamomilla Dipsacus fullonum Carlina acaulis Equisetum arvense L. (Lauraceae) L. (Dipsacaceae) L. (Asteraceae) L. (Equisetaceae) Proprietà: Le sue qualità digestive e aromatiche la rendono preziosa per liquori ed elisir medicinali. Prende il nome dall’eroe greco Achille che, secondo la leggenda, sfruttò le sue proprietà cicatrizzanti ed emostatiche per curare i feriti dell’assedio di Troia. Proprietà: In cucina aromatizza carni e pesci. Tiene le tarme lontane dagli armadi. Se ne fanno decotti digestivi e utili contro tosse e bronchite. Lenitiva e rinfrescante nei pediluvi. Nell’antica Grecia era considerata sacra, e ancora oggi è simbolo di vittoria e onore. L. (Apiaceae) L. (Asteraceae) L. (Rosaceae) Proprietà: Il suo infuso è utile per la cura dei disturbi allo stomaco. Grazie al suo aroma è sfruttata nella preparazione di un distillato del quale non bisogna esagerare, perché contiene sostanze dannose per il nostro organismo. Proprietà: Molte leggende sono legate a questo arbusto dai candidi fiori profumati e dalle spine nascoste. Solo recentemente la scienza ha riconosciuto la sua efficacia sedativa e rilassante contro ansia e insonnia. Proprietà: Grazie al suo alto contenuto di sostanze acide, viene sfruttata per addensare il latte nella produzione dei formaggi. Fin dall’antichità le sue parti sono usate per colorare i tessuti: di giallo con i fiori e di rosso con le radici. L. (Asteraceae) Proprietà: Tutte le sue parti hanno un aroma profumato e un sapore molto amaro: le foglie sono usate per insaporire la frutta cotta e i formaggi; il fusto è impiegato, candito e zuccherato, nelle preparazioni di pasticceria. Proprietà: Deve il suo nome all’antico impiego dei suoi capolini che, per la loro forma e resistenza, venivano usati per pettinare e spazzolare la lana. Le sue radici dal sapore amaro hanno potenti virtù depurative. Proprietà: Secondo la leggenda il suo nome deriva da Carlo Magno che la impiegò, dietro suggerimento di un angelo, per curare i suoi soldati colpiti da una terribile pestilenza. Oggi è usata per ridurre il mal di denti e curare le malattie della pelle. Proprietà: Pianta erbacea infestante che cresce vicino all’acqua. Le sue parti ruvide e raschianti sono usate per pulire oggetti in legno o in metallo. Grazie al suo alto contenuto di minerali, è consigliata la sua assunzione a chi è affetto da problemi alle ossa. Cataplasma Poltiglia umida e calda racchiusa in un sacchetto di garza, che si applica sulla pelle. Infuso Bevanda che si ottiene versando acqua bollente sulle parti tenere: foglie e fiori. Elisir Preparato farmaceutico in grado di tonificare e rinvigorire il fisico. Decotto Bevanda ottenuta dall’ebollizione delle parti dure: radici, semi, corteccia e legno. Distillato Bevanda alcolica che si ottiene dalla lavorazione di sostanze zuccherine quasi sempre di origine vegetale. Sedativo Farmaco che agisce sul sistema nervoso diminuendo l’agitazione. Pianta erbacea Specie botanica priva di tessuto legnoso. Capolino Insieme di piccoli fiori raggruppati in quella che sembra un’unica grande infiorescenza. Macerato Bevanda ottenuta con l’immersione prolungata in acqua, a temperatura ambiente, di una parte di pianta. Depurativo Sostanza o preparato in grado di accelerare l’eliminazione delle sostanze tossiche presenti nell’organismo. Infestante Pianta spontanea, che si diffonde a danno di altre specie alle quali sottrae il nutrimento del terreno, l’acqua, l’aria e la luce. L. (Rubiaceae) Proprietà: Pianta erbacea celebre per la sue virtù tranquillanti note fin dai tempi più remoti. Dai capolini dei fiori si ricavano preparazioni liquide come decotti, infusi o macerati. 31 32 Digitale Atropa belladonna Conium maculatum Digitalis lutea L. (Solanaceae) L. (Apiaceae) L. (Scrophulariaceae) Proprietà: Arbusto profumatissimo, deve la sua diffusione in cucina non solo alle sue caratteristiche aromatiche, ma anche a quelle antisettiche. Fino alla prima guerra mondiale era l’ingrediente alla base dei disinfettanti più diffusi. Proprietà: Molto velenosa: il suo nome viene da Atropo, una delle tre Moire greche, incaricata di tagliare il filo della vita degli uomini. Il termine belladonna, invece, deriva dall’uso fatto dalle dame rinascimentali che davano risalto agli occhi sfruttando le sue capacità dilatative della pupilla. Proprietà: La disposizione dei fiori ricorda delle ombrellette. La variante acquatica, rara in Italia dopo le bonifiche, è la più letale di questa specie: secondo la tradizione, il filosofo greco Socrate, è stato condannato a morte tramite l’assunzione di questa terribile erba! Proprietà: Tutta la pianta è considerata tossica. Le foglie sono particolarmente pericolose nel periodo della fioritura. Il suo utilizzo porta a un rallentamento del battito del cuore e all’abbassamento della pressione del sangue. Aromatico Relativo al gradevole odore sprigionato da alcune parti di una pianta: semi, radici, foglie o tronco. Moire Figure della mitologia greca: Cloto, Lachesi e Atropo. Figlie di Zeus, rappresentano il destino inevitabile dell’uomo. Dilatativo Capace di allargare, ingrandire e ampliare una parte del corpo. In questo caso le pupille. Tossico Sostanza che ha effetti dannosi temporanei o permanenti fino a provocare la morte. Elleboro Helleborus niger Mughetto Ricino Sigillo di Salomone 4o Decongestionante In grado di limitare l’afflusso del sangue in una precisa zona del corpo. Le erbe dell’orto di Valmadrera 41 42 33 Veratro Euonymus europaeus Convallaria majalis Ricinus communis L. (Euphorbiaceae) Polygonatum officinale Veratrum album L. (Liliaceae) L. (Celastraceae) Proprietà: Cresce a maggio nelle valli ombrose. I fiori sono coltivati per il loro profumo e per la loro bellezza, ma bisogna prestare molta attenzione perché, semplicemente inalandone l’odore in una stanza chiusa, si rischia l’avvelenamento. Proprietà: Anche se originaria delle regioni tropicali dell’Africa, è coltivata e inselvatichita nell’Italia meridionale. Il suo nome generico deriva dal latino “zecca” per la forma del seme, dal quale si ricava un olio che contiene una pericolosa tossina. L. (Liliaceae) Proprietà: Pianta perenne molto velenosa che diventa alta anche 15o cm. Si trova spesso nei pascoli di montagna, freschi e poco soleggiati. Se non è fiorita, somiglia molto alla Genziana che invece è assolutamente innocua. Capsula Frutto secco che giunto a maturità si apre lasciando uscire il contenuto. Lobo Elemento delle parti, più o meno separate, di una struttura [corolla, foglia, ecc...] Inalare Introdurre o assorbire attraverso le vie respiratorie. Tossina Sostanza dannosa alla salute dell’uomo. Sigillo Marchio a rilievo, utilizzato per garantire una firma o la chiusura di un documento cartaceo. Proprietà: È soprannominata “berretta del prete” per la forma dei suoi piccoli frutti rossi, capsule divise in quattro lobi di colore rosato. È sfruttata per il suo legno, flessibile ma resistente, adatto per la produzione di archi e frecce. Proprietà: Il nome comune allude alle macchie scure sulla radice, che disegnano un sigillo che la tradizione ha attribuito a Salomone in omaggio alla sua conoscenza del mondo vegetale. L. (Liliaceae) Georg Heinrich Weber, botanico tedesco [1752-1828] Purificante Elimina scorie e impurità depositate sulla pelle o nel corpo. Diuretico Preparato che aiuta il corpo a espellere naturalmente i liquidi in eccesso. Un erbario... in erba Fusaggine Proprietà: L’odore molto sgradevole è il primo segnale della velenosità di questa pianta che, se assunta in dosi eccessive, può portare terribili effetti sull’organismo. Spesso è chiamata anche “rosa di Natale” perché fiorisce in quel periodo dell’anno. L. (Ranuncolaceae) Proprietà: Il modo migliore per sfruttare le sue proprietà depurative e diuretiche è consumarla a crudo durante i pasti, visto che, nella cottura, si perde una buona parte dei suoi principi attivi. Le erbe benefiche dell’orto di Valmadrera velenose Cicuta R. Br. (Brassicaceae) Robert Brown, botanico britannico [1773-1858] Le erbe benefiche dell’orto di Valmadrera L. (Lamiaceae) Thymus vulgaris Achillea millefolium L. (Asteraceae) Proprietà: Dalle foglie triturate si ricava un cataplasma, per curare ustioni e scottature. L’infuso ha virtù emollienti contro le irritazioni di mucose e apparato urinario. Fin dal 5oo a.C. era rappresentata come decorazione nei capitelli corinzi. 3o velenose Tarassaco Acanthus mollis L. (Acanthaceae) Innocuo Che non nuoce alla salute dell’uomo. 43 Le erbe velenose dell’orto di Valmadrera 44 Un erbario... in erba Per avere un erbario fatto in casa servono cartoncino, giornali, colla vinilica, un pennellino e naturalmente piccole piante. In un prato scegliamo le più belle. Il momento migliore è quello della tarda fioritura. ma possiamo anche raccogliere più campioni in diversi periodi, per esporre sia quelli con i fiori sia quelli con i frutti. Cogliamo le piante tagliandole con un coltello o con le forbici, e le riponiamo subito in un sacchetto di plastica senza rovinarle. A casa le distendiamo bene su fogli di giornale e le copriamo con altri fogli, sopra ai quali appoggiamo un pezzo di cartone o di legno e quattro o cinque libri di un certo peso. Dopo qualche ora togliamo i libri, il cartone e il giornale, e sistemiamo la pianta cercando di darle una posizione naturale. Copriamo di nuovo tutto allo stesso modo e aumentiamo il peso aggiungendo altri due o tre volumi. Non bisogna avere fretta. Diamo alla pianta il tempo di perdere l’umidità: una graminacea, per esempio, impiegherà circa tre giorni. Durante questo periodo aumentiamo il peso sovrapposto, fino a utilizzare una decina di libri. L’essiccazione sarà completa quando la pianta si presenterà rigida e non più fredda al tatto. A quel punto la possiamo sollevare delicatamente e incollare con un pennellino su un foglio di cartone bianco da 5ox7o cm. Andrà conservato in un armadio chiuso nel quale avremo messo della naftalina, che impedirà l’assalto dei piccoli insetti che potrebbero distruggerlo. L’alternativa, per uccidere i parassiti, è tenere i fogli dell’erbario a una temperatura di quindici/venti gradi per quarantotto ore prima di riporli. Scriviamo su ogni cartoncino data e luogo di raccolta delle specie vegetali, e possibilmente il loro nome. Raccogliamo i fogli in una cartella con i lacci. Quelli meglio riusciti possono anche essere incorniciati ed esposti come quadri. Se l’essiccazione è ben fatta, le piante si conserveranno a lungo: esistono erbari che hanno persino trecento anni. 45