Il segreto dell`orto botanico Destinatari: • ragazzi e famiglie • amanti

Corso Martiri 28
23900 Lecco LC
0341 1764137
www.tekaedizioni.it
[email protected]
di Mariangela Tentori
P.I. 02484460130
Il segreto dell’orto botanico
Destinatari:
• ragazzi e famiglie
• amanti di Lecco, del suo territorio
e delle sue tradizioni
• appassionati di erboristeria e botanica
Sommario:
• Manca solo l’Erba Voglio
[ L’Erba Voglio non cresce neanche
nel giardino del Re ]
Giardini e orti botanici sono ambienti naturali creati
dall’uomo. Nei primi prevale l’aspetto estetico mentre
i secondi hanno un impianto di tipo scientifico, sono finalizzati alla ricerca e alla conservazione delle specie
vegetali ospitate.
• Il segreto dell’orto botanico
• L’Ordine dei Fatebenefratelli
La conoscenza delle proprietà terapeutiche delle piante affonda le radici nell’antichità e si evolve nel tempo
fino a noi: già gli uomini primitivi le utilizzavano per
trarne benefici, attribuendo poteri magici ad alcune di
loro. Le moderne tecnologie hanno confermato l’efficacia di alcuni rimedi, dando origine a tecniche curative che trattano varie parti della pianta.
Testi:
• Mama Teto
[con il contributo e la revisione
di Giorgio Spreafico]
A Valmadrera, in provincia di Lecco, incastonato come
una gemma tra ciò che rimane di quello che un tempo
era un monastero, si trova un piccolo orto botanico
dove secoli fa i frati dell’Ordine Fatebenefratelli curavano e davano assitenza a poveri e malati.
Progetto grafico:
• Mariangela Tentori
Formato:
• 17×24 cm
Pagine:
• 48
Legatura:
• cartonato a dorso tondo,
brossura a filo refe
Immagini:
• 22 tavole a colori
Anno:
• 2015
Prezzo di copertina:
• 16 euro
Insieme a Nino e Camilla vivremo una fantastica avventura in questo giardino speciale e scopriremo
com’era la vita dei nostri predecessori. Impareremo
anche a riconoscere alcune piante, ne apprenderemo
le virtù e l’utilizzo. Potremo creare un vero erbario dove
conservare e catalogare gli esemplari più belli del nostro territorio.
[ Quando a Valmadrera c’erano i mulini ]
• Le radici della conoscenza
• Un erbario... in erba
Illustrazioni:
• Danilo Loizedda, Alessia Buffolo
www.tekaedizioni.it
[email protected]
Manca solo l’Erba Voglio
Il segreto dell’orto botanico
“L’Erba Voglio non cresce neanche nel giardino del Re”
Camilla cercava di sollevare le palpebre. Dove si trovava? Fu colpita
da una fragranza delicata di erbe e fiori di campo. Poi riaffiorò il ricordo della fitta all’addome, delle mani che l’afferravano mentre si accasciava e della sirena dell’autoambulanza che urlava sopra di lei.
- Sono in ospedale... - si disse aprendo finalmente gli occhi. Sorrise
alla vista di un magnifico mazzo posto ai piedi del suo letto. Timide
margheritine e boccioli di rosa, persi dentro a una miriade di piccole
foglie verdi, riempivano di allegria tutta la camera. - Che meraviglia!
Da dove arriveranno? - Arrossì al pensiero della persona che supponeva fosse l’autore di quel gesto così carino...
- Ehi! Bello spavento ci hai fatto prendere! - Il ragazzo entrò con passo
deciso. Dietro di lui il nonno reggeva una tazza fumante che le porse
con delicatezza.
- Cosa mi è successo? Ho sentito un dolore fortissimo alla pancia mentre andavo a scuola, devo essere svenuta e mi sono ritrovata qui.
Bevve un lungo sorso. Non appena ebbe deglutito si bloccò con la
tazza a mezz’aria: - Ma questo non è tè! E nemmeno la solita camomilla… però è buonissimo, cosa mi avete dato?
- È un infuso di più fiori - intervenne Nino con l’aria da saputello che
prendeva quando cercava di fare colpo su di lei - rosa canina, salvia e
camomilla, gli stessi di quel grande mazzo! Ieri pomeriggio con il
nonno sono andato all’orto botanico di Valmadrera e il guardiano mi
ha consigliato le erbe per farti stare meglio: questo tipo di rosa è
l’ideale per rimettersi da un malore, la camomilla è perfetta per rilassarsi e la salvia è quello che ci vuole per i dolori di stomaco! Di sicuro
hai mangiato qualcosa che ti ha intossicato...
Camilla alzò lo sguardo e sbottò: - Siete andati all’orto botanico senza
di me?! Anch’io voglio vederlo! Mi porterete vero? - Il nonno la
guardò sorridendo: non riusciva a dire di no agli occhioni dorati dell’amica preferita di suo nipote.
[ proverbio popolare ]
Esistono nel mondo ambienti naturali creati dalla mano dell’uomo,
nei quali vengono raccolte e ordinate piante di varia provenienza: sono
i giardini e gli orti botanici. Chi non è uno specialista tende a considerarli la stessa cosa, ma le loro caratteristiche li rendono decisamente
differenti. Nei giardini botanici prevale l’aspetto estetico: le essenze
vengono selezionate con rigore e i loro esemplari migliori sono distribuiti secondo un progetto architettonico, così da costituire in tutte le
stagioni un’attrattiva spettacolare. Gli orti botanici invece hanno un
impianto di tipo scientifico: si pongono al servizio della ricerca e della
conservazione delle specie vegetali, senza trascurare gli obiettivi didattici. Non di rado alle attività di base viene affiancata l’erboristeria,
un’antica disciplina che studia le proprietà delle piante per sfruttarle
a favore del benessere psicofisico dell’uomo, con scopi terapeutici, cosmetici e nutritivi, relativi a salute, bellezza e alimentazione.
Achillea, altea, millefoglie e altre erbe medicinali venivano usate dall’uomo di Neanderthal già sessantamila anni fa. Acuto osservatore del
mondo che lo circondava, imparava dagli animali a servirsi delle
piante per trarne benefici, attribuendo poteri magici ad alcune di loro.
L’efficacia di taluni rimedi è stata confermata da recenti scoperte
scientifiche e il rinnovato interesse per le erbe ha portato allo sviluppo
di tecniche curative come l’aromaterapia, che tratta gli oli essenziali
in esse contenuti, la floriterapia, che ne distilla le essenze, o la fitoterapia, che ne utilizza gli estratti.
Le piante e le loro proprietà devono essere studiate nel rispetto della
natura: si deve evitare la raccolta selvaggia e si deve prestare attenzione a non cogliere specie protette o velenose. E ricordiamolo: neppure negli orti e nei giardini botanici cresce l’Erba Voglio.
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Manca solo l’erba voglio
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Il racconto: Il segreto dell’orto botanico
- Ma certo! Vi ho fatto annusare l’Helleborus foetidus, o Elleboro puzzolente. È velenosissimo, ma il suo olezzo nauseabondo tiene lontane
mucche e capre, evitando loro di intossicarsi.
- Intossicarsi? Mi sta dicendo che esistono piante così pericolose?
- Alcune sono addirittura letali! Bisogna stare molto attenti a usarle
ed è per questo che gli erbari sono indispensabili. Fin dai tempi antichi ne descrivevano le proprietà, riportando talvolta storie e leggende
davvero curiose. Avete mai sentito parlare della Mandragora o Mandragola? Per la sua strana forma si riteneva che fosse una creatura a
metà tra il regno animale e quello vegetale.
Camilla si ricordò della curiosissima pianta che aveva trovato sul libro
sfogliato con Nino: somigliava a un piccolo ometto sgambettante,
con la testa ornata da un buffo ciuffetto di capelli verdi.
Attraversato di corsa il piazzale del convento, giunsero in un locale di
pietra e legno, allietato da un bel fuoco crepitante. Su un umile giaciglio di paglia, una ragazza gemeva tra un respiro e l’altro.
- Angelica sta male. Continua a lamentare delle forti fitte alla pancia.
Camilla pensò al moderno ospedale dove era stata ricoverata e si sentì
stringere il cuore vedendo una fanciulla che poteva avere la sua età,
soffrire in un luogo tanto umido e misero. Chino su di lei, un ragazzo
le teneva la mano per darle conforto. Dava le spalle ai nuovi arrivati
ma quando si voltò, mostrandosi in volto, Camilla si bloccò come pietrificata, a bocca aperta per la sorpresa: era Nino, o almeno avrebbe
potuto esserlo, visto che gli somigliava in modo impressionante.
- Mi scusi, lei sa che giorno è oggi?
- Certo. È il 15 aprile 176o.
- 176o? Ne è proprio sicuro?
Il presentimento era diventato realtà! Senza capire né come né perché,
era tornata indietro nei secoli di oltre duecentocinquant’anni!
Sorrise, incerta e un po’ timorosa, ma il frate la ricambiò annuendo in
modo rassicurante, perciò riprese coraggio e gli tese la mano: - Piacere, io mi chiamo Camilla!
- Piacere mio. Il mio nome di battesimo è Fazio Filippo Mandelli, ma
da quando appartengo all’Ordine, per tutti sono fra Giacomo Francesco.
La diede una stretta vigorosa, scrutandola con dolcezza disarmante.
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L’Ordine dei Fatebenefratelli
Il racconto: strana forma la Mandragola...
Quando a Valmadrera c’erano i mulini
L’orto botanico che oggi possiamo ammirare a Valmadrera è ben diverso da come si presentava oltre tre secoli fa quando, in un paese che
non immaginava di diventare città - titolo ottenuto nel 1999 – arrivarono i frati dell’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli.
Appartenevano a una comunità religiosa nata due secoli prima in Portogallo e il cui fondatore, San Giovanni di Dio, si prendeva cura dei
malati più bisognosi. Era ciò che faceva lui stesso: di giorno li accudiva, di notte chiedeva l’elemosina per le strade, facendosi riconoscere
con il suono di una campanella e il saluto “Fate del bene a voi, fratelli!”
dal quale, appunto, la Congregazione prese il nome.
I primi rapporti tra l’Ordine e Valmadrera risalgono al 1688, quando
un componente della famiglia Mandelli – antica stirpe di conti ai quali
si deve il nome del paese affacciato sul ramo lecchese del lago di Como
– decise di diventare frate. Aveva diciotto anni e prese il nome di fra
Carl’Andrea. Alla sua morte prematura, il patrimonio di cui era erede
passò alla congregazione, causando con la famiglia d’origine notevoli
contrasti, che si risolsero solo ai primi del Settecento.
- Eccoti qui, ti abbiamo cercata dappertutto! Ma dove ti eri cacciata?
Nino se ne stava di fronte a lei con le braccia conserte e lo sguardo
corrucciato. Anche il nonno, al suo fianco, sembrava irritato: - Nino
ha ragione. Non ti devi allontanare senza dire niente, eravamo preoccupati! - Camilla si scusò senza sapere cosa rispondere. Come avrebbe
potuto spiegare ciò che era accaduto? Ed era davvero accaduto?
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Il racconto: ferma l’attimo!
Acanto
Nel frattempo l’Ordine aveva ricevuto dal sacerdote Giovanni Giacomo, a sua volta conte, un altro lascito che includeva terreni, case e
cascine a Valmadrera e dintorni. Anni dopo anche l’aristocratico Fazio
Filippo Mandelli vestì il saio, aggiungendo ulteriori terre e tenute.
A fine Settecento quindi, i possedimenti dei Fatebenefratelli coprivano un terzo del territorio coltivabile esercitando un forte influsso
sulla vita sociale ed economica. Oltre a dare lavoro nei campi, nei mulini e nelle fucine (dove si producevano vanghe, badili e incudini), i religiosi praticavano attivamente la carità ed erano i primi contribuenti
del Comune con le tasse sulla loro proprietà.
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Quando a Valmadrera c’erano i mulini
benefiche
benefiche
Le radici della conoscenza
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Il racconto: un incontro particolare
A quel punto anche il ragazzo si scostò dal letto. Attese che la sconosciuta si sciogliesse dall’abbraccio dei due monaci. Le si avvicinò e le
prese dolcemente una mano tra le sue: - Perdonate la mia audacia, ma
vi sono grato oltre ogni dire per esservi presa cura della mia amata sorella. E poi… non ho mai visto occhi tanto belli quanto i vostri.
Camilla avvampò: sentì le gambe cederle per un istante. Rispose con
un sorriso imbarazzato, chinò la testa, respirò profondamente per calmarsi, quindi riuscì a balbettare solo un timido grazie.
Il ragazzo tolse un fiore da un mazzo che si trovava nella stanza.
- Permettete? - chiese con un tono morbido come una carezza. Senza
aspettare risposta le scostò i capelli e glielo sistemò dietro l’orecchio.
- Ha un profumo meraviglioso - sussurrò lei.
- È la Mammola amoris, mia dolce amica, il fiore degli innamorati.
Com’era romantico... Perché i ragazzi che conosceva non erano altrettanto capaci di tenerezza? Uno in particolare… Come avrebbe voluto fermare quell’istante! Fu così che si ricordò della macchina
fotografica: nell’agitazione del momento, l’aveva dimenticata tra le
aiuole, all’arrivo di fra Antonio. Si riprese di colpo:
- Scusatemi, devo andare a recuperare una cosa che ho lasciato nell’orto! - Se ne andò di corsa. Non appena mise piede nel cortile, si
sentì catapultata in una bolla d’aria calda e greve. Durò pochissimi secondi. Quando finì, mentre passava sotto l’arco d’ingresso, si rese subito conto che qualcosa era nuovamente cambiato: - Oh, no! È
ritornato tutto come prima... e io che volevo fare una bella foto con i
miei nuovi amici! - si guardò intorno e sospirò.
Stava annusando una lunga foglia di Citronella (o Cymbopogon,
come la chiamò il suo cicerone) quando arrivò di corsa un frate paffuto
che, ansimando, agitava le braccia molto spaventato.
- Fra Giacomo Francesco! È successa una cosa gravissima! Vi prego,
venite con me! C’è bisogno del vostro aiuto!
Il monaco non se lo fece dire due volte. Camilla decise di seguire i due
religiosi, preoccupata ma anche curiosa di sapere cosa fosse accaduto.
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- Fossi in voi starei attenta con quel mughetto! Anche se non sembra,
le sue candide campanule sono veramente molto velenose!
Camilla si girò, sorpresa. Di fronte a lei un uomo dall’aria gentile, vestito con un lungo abito scuro, le sorrideva. Tra le mani teneva un cestino di vimini. Lo squadrò confusa: aveva la sensazione che l’aria
intorno fosse in qualche modo cambiata. Si era alzata una brezza improvvisa, che dopo pochi minuti era calata di colpo. Sembrava che
anche il tempo si fosse improvvisamente fermato.
- Che piacere accogliervi tra queste mura! Siete la benvenuta!
- Grazie! Lei è il custode dell’orto?
- Sì! Appartengo all’Ordine dei Fatebenefratelli. Sono in cerca delle
erbe utili a guarire gli ammalati che si affidano alle nostre cure.
Camilla lo guardò con gli occhi spalancati. Un frate? Erbe curative?
Non sapeva che lì vivessero dei religiosi che oltretutto, a quanto pareva, non facevano uso di normali medicine, ma si affidavano al “fai da
te”... Mentre si arrovellava tra queste perplessità, alzò per un attimo
lo sguardo sopra di sé: il sole brillava come sempre nel cielo limpido
e, strano a dirsi, pur essendo passati solo pochi istanti, dell’aereo di
prima non c’era più nessuna traccia, neppure della sua scia. Avvertì
con forza l’impressione di non trovarsi più nel proprio tempo.
Achillea
millefoglie
Alloro
Angelica
Assenzio
Biancospino
Caglio
Camomilla
Cardo dei lanaioli
Carlina bianca
Coda cavallina
Crescione d’acqua
Nasturtium
officinale
Oltre a occuparsi della raccolta e della conservazione delle piante medicinali o decorative, un orto botanico che si rispetti redige un erbario,
una collezione di piante o parti di esse, trattate con tecniche che ne
permettono la conservazione e la consultazione.
Per allestirlo si procede attraverso alcune tappe: alla raccolta segue
l’essiccazione e la conservazione di foglie, fiori, frutti e radici, fino alla
descrizione delle parti dell’esemplare catalogato, cui si aggiungono le
indicazioni terapeutiche.
Oltre al nome comune della pianta, viene riportato, in latino, quello
scientifico che indica la specie usando due termini, il primo dei quali
rappresenta il genere, ovvero quel gruppo che comprende più specie
accomunate da alcuni caratteri particolari. Dopo l’indicazione dello
studioso al quale si deve la classificazione, si trova la denominazione
della famiglia, alla quale appartengono più generi affini. Tale metodo
di catalogazione è utilizzato in tutto il mondo.
La redazione di un erbario, da sempre primo strumento di studio per
i professionisti della botanica, è di grande utilità anche per chi voglia
avvicinarsi a questa disciplina o semplicemente conoscere meglio l’ambiente che lo circonda.
Tra le quattromila specie diverse di piante presenti sul territorio italiano, di cui solo qualche centinaio officinali o di uso medico popolare,
molte sono somiglianti e possono essere facilmente confuse: un inconveniente da evitare soprattutto nel caso delle erbe velenose.
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Le radici della conoscenza
benefiche
Saponaria
Saponaria
officinalis
Taraxacum
officinale
L. (Caryophyllaceae)
Web. (Asteraceae)
Proprietà:
Viene usata come sapone
perché ha la caratteristica
di far schiumeggiare l’acqua e di sciogliere i grassi.
Tramite cottura si ottiene
un liquido che ancora oggi è impiegato per lavare
tappeti antichi, pizzi e
stoffe ricamate.
Proprietà:
Pianta erbacea perenne
infestante, caratterizzata
dai grandi capolini gialli.
Rimedio riconosciuto
dalla medicina popolare,
gli si attribuiscono doti
diuretiche, purificanti
e decongestionanti.
Timo
Belladonna
Laurus nobilis
Angelica
archangelica
Artemisia
absinthium
Crataegus
oxyacantha
Galium verum
Matricaria
chamomilla
Dipsacus fullonum
Carlina acaulis
Equisetum arvense
L. (Lauraceae)
L. (Dipsacaceae)
L. (Asteraceae)
L. (Equisetaceae)
Proprietà:
Le sue qualità digestive
e aromatiche la rendono
preziosa per liquori ed
elisir medicinali. Prende
il nome dall’eroe greco
Achille che, secondo la
leggenda, sfruttò le sue
proprietà cicatrizzanti
ed emostatiche per
curare i feriti dell’assedio
di Troia.
Proprietà:
In cucina aromatizza
carni e pesci. Tiene le tarme lontane dagli armadi.
Se ne fanno decotti digestivi e utili contro tosse
e bronchite. Lenitiva e
rinfrescante nei pediluvi.
Nell’antica Grecia
era considerata sacra,
e ancora oggi è simbolo
di vittoria e onore.
L. (Apiaceae)
L. (Asteraceae)
L. (Rosaceae)
Proprietà:
Il suo infuso è utile per la
cura dei disturbi allo stomaco. Grazie al suo aroma è sfruttata nella preparazione di un distillato
del quale non bisogna
esagerare, perché contiene sostanze dannose
per il nostro organismo.
Proprietà:
Molte leggende sono legate a questo arbusto dai
candidi fiori profumati e
dalle spine nascoste. Solo
recentemente la scienza
ha riconosciuto la sua efficacia sedativa e rilassante
contro ansia e insonnia.
Proprietà:
Grazie al suo alto contenuto di sostanze acide,
viene sfruttata per addensare il latte nella produzione dei formaggi. Fin
dall’antichità le sue parti
sono usate per colorare
i tessuti: di giallo
con i fiori e di rosso
con le radici.
L. (Asteraceae)
Proprietà:
Tutte le sue parti hanno
un aroma profumato e un
sapore molto amaro:
le foglie sono usate per
insaporire la frutta cotta
e i formaggi; il fusto è impiegato, candito e zuccherato, nelle preparazioni
di pasticceria.
Proprietà:
Deve il suo nome all’antico impiego dei suoi capolini che, per la loro
forma e resistenza, venivano usati per pettinare
e spazzolare la lana.
Le sue radici dal sapore
amaro hanno potenti
virtù depurative.
Proprietà:
Secondo la leggenda il
suo nome deriva da Carlo
Magno che la impiegò,
dietro suggerimento di
un angelo, per curare
i suoi soldati colpiti da
una terribile pestilenza.
Oggi è usata per ridurre
il mal di denti e curare
le malattie della pelle.
Proprietà:
Pianta erbacea infestante
che cresce vicino all’acqua. Le sue parti ruvide
e raschianti sono usate
per pulire oggetti in legno
o in metallo. Grazie al suo
alto contenuto di minerali, è consigliata la sua
assunzione a chi è affetto
da problemi alle ossa.
Cataplasma
Poltiglia umida e
calda racchiusa in un
sacchetto di garza, che
si applica sulla pelle.
Infuso
Bevanda che si ottiene
versando acqua bollente
sulle parti tenere:
foglie e fiori.
Elisir
Preparato farmaceutico
in grado di tonificare
e rinvigorire il fisico.
Decotto
Bevanda ottenuta
dall’ebollizione delle
parti dure: radici, semi,
corteccia e legno.
Distillato
Bevanda alcolica che si
ottiene dalla lavorazione
di sostanze zuccherine
quasi sempre di origine
vegetale.
Sedativo
Farmaco che
agisce sul sistema
nervoso diminuendo
l’agitazione.
Pianta erbacea
Specie botanica priva
di tessuto legnoso.
Capolino
Insieme di piccoli fiori
raggruppati in quella
che sembra un’unica
grande infiorescenza.
Macerato
Bevanda ottenuta con
l’immersione prolungata
in acqua, a temperatura
ambiente, di una parte
di pianta.
Depurativo
Sostanza o preparato
in grado di accelerare
l’eliminazione delle
sostanze tossiche
presenti nell’organismo.
Infestante
Pianta spontanea, che si
diffonde a danno di altre
specie alle quali sottrae
il nutrimento del terreno,
l’acqua, l’aria e la luce.
L. (Rubiaceae)
Proprietà:
Pianta erbacea celebre
per la sue virtù tranquillanti note fin dai tempi
più remoti. Dai capolini
dei fiori si ricavano preparazioni liquide come decotti, infusi o macerati.
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Digitale
Atropa belladonna
Conium maculatum
Digitalis lutea
L. (Solanaceae)
L. (Apiaceae)
L. (Scrophulariaceae)
Proprietà:
Arbusto profumatissimo,
deve la sua diffusione in
cucina non solo alle sue
caratteristiche aromatiche, ma anche a quelle antisettiche. Fino alla prima
guerra mondiale era l’ingrediente alla base dei disinfettanti più diffusi.
Proprietà:
Molto velenosa: il suo nome viene da Atropo, una
delle tre Moire greche, incaricata di tagliare il filo
della vita degli uomini.
Il termine belladonna, invece, deriva dall’uso fatto
dalle dame rinascimentali
che davano risalto agli occhi sfruttando le sue capacità dilatative della pupilla.
Proprietà:
La disposizione dei fiori
ricorda delle ombrellette.
La variante acquatica, rara in Italia dopo le bonifiche, è la più letale di questa specie: secondo la tradizione, il filosofo greco
Socrate, è stato condannato a morte tramite l’assunzione di questa terribile erba!
Proprietà:
Tutta la pianta è considerata tossica. Le foglie
sono particolarmente
pericolose nel periodo
della fioritura. Il suo
utilizzo porta a un rallentamento del battito
del cuore e all’abbassamento della pressione
del sangue.
Aromatico
Relativo al gradevole odore
sprigionato da alcune parti
di una pianta: semi, radici,
foglie o tronco.
Moire
Figure della mitologia
greca: Cloto, Lachesi
e Atropo. Figlie di Zeus,
rappresentano il destino
inevitabile dell’uomo.
Dilatativo
Capace di allargare,
ingrandire e ampliare
una parte del corpo.
In questo caso le pupille.
Tossico
Sostanza che ha effetti
dannosi temporanei
o permanenti fino a
provocare la morte.
Elleboro
Helleborus niger
Mughetto
Ricino
Sigillo di Salomone
4o
Decongestionante
In grado di limitare
l’afflusso del sangue
in una precisa zona
del corpo.
Le erbe dell’orto di Valmadrera
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Veratro
Euonymus
europaeus
Convallaria majalis
Ricinus communis
L. (Euphorbiaceae)
Polygonatum
officinale
Veratrum album
L. (Liliaceae)
L. (Celastraceae)
Proprietà:
Cresce a maggio nelle valli ombrose. I fiori sono
coltivati per il loro profumo e per la loro bellezza,
ma bisogna prestare molta attenzione perché, semplicemente inalandone
l’odore in una stanza chiusa, si rischia l’avvelenamento.
Proprietà:
Anche se originaria delle
regioni tropicali dell’Africa, è coltivata e inselvatichita nell’Italia meridionale. Il suo nome generico
deriva dal latino “zecca”
per la forma del seme, dal
quale si ricava un olio che
contiene una pericolosa
tossina.
L. (Liliaceae)
Proprietà:
Pianta perenne molto velenosa che diventa alta anche 15o cm. Si trova spesso nei pascoli di montagna,
freschi e poco soleggiati.
Se non è fiorita, somiglia
molto alla Genziana che
invece è assolutamente
innocua.
Capsula
Frutto secco che
giunto a maturità
si apre lasciando uscire
il contenuto.
Lobo
Elemento delle parti,
più o meno separate,
di una struttura [corolla,
foglia, ecc...]
Inalare
Introdurre o assorbire
attraverso le vie
respiratorie.
Tossina
Sostanza dannosa
alla salute dell’uomo.
Sigillo
Marchio a rilievo, utilizzato
per garantire una firma
o la chiusura di un
documento cartaceo.
Proprietà:
È soprannominata “berretta del prete” per la forma dei suoi piccoli frutti
rossi, capsule divise in
quattro lobi di colore rosato. È sfruttata per il suo
legno, flessibile ma resistente, adatto per la produzione di archi e frecce.
Proprietà:
Il nome comune allude
alle macchie scure sulla
radice, che disegnano un
sigillo che la tradizione ha
attribuito a Salomone in
omaggio alla sua conoscenza del mondo vegetale.
L. (Liliaceae)
Georg Heinrich Weber,
botanico tedesco [1752-1828]
Purificante
Elimina scorie
e impurità depositate
sulla pelle o nel corpo.
Diuretico
Preparato che aiuta
il corpo a espellere
naturalmente i liquidi
in eccesso.
Un erbario... in erba
Fusaggine
Proprietà:
L’odore molto sgradevole
è il primo segnale della velenosità di questa pianta
che, se assunta in dosi eccessive, può portare terribili effetti sull’organismo.
Spesso è chiamata anche
“rosa di Natale” perché
fiorisce in quel periodo
dell’anno.
L. (Ranuncolaceae)
Proprietà:
Il modo migliore per
sfruttare le sue proprietà
depurative e diuretiche
è consumarla a crudo
durante i pasti, visto che,
nella cottura, si perde
una buona parte dei suoi
principi attivi.
Le erbe benefiche dell’orto di Valmadrera
velenose
Cicuta
R. Br. (Brassicaceae)
Robert Brown, botanico
britannico [1773-1858]
Le erbe benefiche dell’orto di Valmadrera
L. (Lamiaceae)
Thymus vulgaris
Achillea millefolium
L. (Asteraceae)
Proprietà:
Dalle foglie triturate si
ricava un cataplasma,
per curare ustioni e scottature. L’infuso ha virtù
emollienti contro le irritazioni di mucose e apparato urinario.
Fin dal 5oo a.C. era rappresentata come decorazione nei capitelli
corinzi.
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velenose
Tarassaco
Acanthus mollis
L. (Acanthaceae)
Innocuo
Che non nuoce
alla salute dell’uomo.
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Le erbe velenose dell’orto di Valmadrera
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Un erbario... in erba
Per avere un erbario fatto in casa servono cartoncino, giornali, colla vinilica, un pennellino e naturalmente piccole piante. In un prato scegliamo le più belle. Il momento migliore è quello della tarda fioritura.
ma possiamo anche raccogliere più campioni in diversi periodi, per
esporre sia quelli con i fiori sia quelli con i frutti. Cogliamo le piante
tagliandole con un coltello o con le forbici, e le riponiamo subito in un
sacchetto di plastica senza rovinarle.
A casa le distendiamo bene su fogli di giornale e le copriamo con altri
fogli, sopra ai quali appoggiamo un pezzo di cartone o di legno e quattro o cinque libri di un certo peso. Dopo qualche ora togliamo i libri,
il cartone e il giornale, e sistemiamo la pianta cercando di darle una
posizione naturale. Copriamo di nuovo tutto allo stesso modo e aumentiamo il peso aggiungendo altri due o tre volumi.
Non bisogna avere fretta. Diamo alla pianta il tempo di perdere l’umidità: una graminacea, per esempio, impiegherà circa tre giorni. Durante questo periodo aumentiamo il peso sovrapposto, fino a utilizzare
una decina di libri. L’essiccazione sarà completa quando la pianta si
presenterà rigida e non più fredda al tatto. A quel punto la possiamo
sollevare delicatamente e incollare con un pennellino su un foglio di
cartone bianco da 5ox7o cm. Andrà conservato in un armadio chiuso
nel quale avremo messo della naftalina, che impedirà l’assalto dei piccoli insetti che potrebbero distruggerlo. L’alternativa, per uccidere i
parassiti, è tenere i fogli dell’erbario a una temperatura di quindici/venti
gradi per quarantotto ore prima di riporli.
Scriviamo su ogni cartoncino data e luogo di raccolta delle specie vegetali, e possibilmente il loro nome. Raccogliamo i fogli in una cartella
con i lacci. Quelli meglio riusciti possono anche essere incorniciati ed
esposti come quadri. Se l’essiccazione è ben fatta, le piante si conserveranno a lungo: esistono erbari che hanno persino trecento anni.
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