Università degli Studi di Bologna FACOLTA’ DI INGEGNERIA Corso di Laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni Sistemi a portante ottica L-A MISURE DI STABILITA’ DI GUADAGNO, IN RELAZIONE A VARIAZIONI DELLA TEMPERATURA, DI COLLEGAMENTI ANALOGICI IN FIBRA OTTICA PER USO RADIO ASTRONOMICO Tesi di Laurea di: ALICE MASINI Relatore: Prof. Ing. GIOVANNI TARTARINI Correlatori: Chiar.mo Prof. PAOLO BASSI Dott. Ing. FEDERICO PERINI Dott. Ing. MICHELE BOSCHI Sessione II Anno Accademico 2005/2006 A mia nipote Ringraziamenti Grazie davvero a tutti i ragazzi del Radio telescopio di Medicina, che mi hanno fatto sorridere durante tutto il periodo che ho trascorso con loro, in particolare Federico e Michele che mi hanno aiutato a realizzare questo lavoro; grazie a Calù e Giovanni, grazie ad Ilaria, con cui ho condiviso gioie e dolori di questi 3 anni universitari; grazie a mia mamma, che è sempre stata dalla mia parte, e a mio padre (hai visto adesso puoi dirmi davvero ‘Sei propri o un ingegnere!’), grazie anche alle mie sorelle, che se no poi si arrabbiano se non le metto nei ringraziamenti, e ai nonni, grazie a tutti i miei amici più cari, e infine, ma non per questo meno importante, grazie ad Alessandro, senza il quale adesso non sarei quello che sono. PAROLE CHIAVE COLLEGAMENTO OTTICO TEMPERATURA GUADAGNO OSCILLAZIONE RADIO ASTRONOMIA INDICE INTRODUZIONE…………………………………………………pag.I CAPITOLO 1: La stazione radio astronomica di Medicina……pag. 1 1.1 La parabola…………………………………………………………pag. 1 1.2 La “Croce del Nord”……………………………….......................pag. 3 1.2.1 Configurazione attuale della Croce del Nord.................................pag. 7 1.3 Parametri caratteristici di un radio telescopio…………………..pag. 11 1.3.1 Sensibilità……………………………………………………........pag. 11 1.3.2 Potere risolutore…………………………………………………...pag. 13 CAPITOLO 2: Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord……………………………….pag. 15 2.1 Up-grade della Croce del Nord…………………………………..pag. 19 2.1.1 Attuale collegamento di discesa d’antenna……………………………….pag. 21 2.1.2 Collegamento di discesa d’antenna realizzato mediante fibra ottica…..pag. 21 CAPITOLO 3: Caratteristiche della sorgente ottica………………pag. 27 3.1 Il fenomeno alla base del funzionamento di un laser: l’emissione stimolata……………………………………………………..pag. 29 3.2 Il laser a semiconduttore…………………………………………….pag. 33 3.3 Caratteristica elettro-ottica del laser………………………………..pag. 38 3.4 Circuito di pilotaggio e controllo di un laser………………………..pag. 41 3.5 Le fonti di rumore……………………………………………………..pag. 44 3.6 La modulazione……………………………………………………….pag. 48 CAPITOLO 4: Problemi di stabilità di guadagno in link ottici analogici ......................................................pag. 51 4.1 Il link di discesa d’antenna…………………………………………..pag. 51 4.2 Il guadagno RF del link e suo legame con la temperatura……...pag. 54 CAPITOLO 5: Campagna di misure………………………………….pag. 63 5.1 Descrizione del banco di misura…………………………………….pag. 63 5.2 Ottimizzazione della sensibilità del banco……………………........pag. 65 5.3 Misure dell’instabilità di guadagno durante transitori di temperatura e caratterizzazione dell’oscillazione………………………………….pag. 67 5.4 Verifica del legame tra OMI e oscillazione………………………….pag. 83 5.4.1 Modifica del livello di potenza RF in ingresso ai link………………………..pag. 84 5.4.2 Innalzamento dellivello di potenza RF in ingresso al trasmettitore Ottico IRA e modifica della corrente di polarizzazione……………….........pag. 89 5.5 Prove con trasmettitore termostabilizzato…………………………...pag. 94 5.6 Problematiche riscontrate durante le misure………………………..pag. 98 CONCLUSIONI……………………………………………………pag.100 APPENDICE 1……………………………………………………...pag. a APPENDICE 2……………………………………………………...pag. c BIBLIOGRAFIA…………………………………………………………. Introduzione Negli ultimi anni la ricerca radio astronomica mondiale ha raggiunto, grazie agli sviluppi dell’ingegneri a, livelli sempre più avanzati; al momento sono in via di sviluppo nuovi progetti, riguardanti strumenti che rappresentano un elemento di rottura con le architetture tradizionali. Non si punta più solo su antenne paraboliche di grandi dimensioni, utilizzate per osservazioni a frequenze sempre maggiori, ma si pensa maggiormente ad una moltitudine di antenne più piccole ed economiche, ottimizzate per range di frequenza piuttosto ampi e dotate di sistemi di trasporto ed elaborazione dei segnali estremamente potenti, finalizzati allo studio di enormi quantità di dati. Tra questi progetti figura S.K.A. (Square Kilometre Array), che dovrà essere una tra le più innovative strutture di osservazione radio astronomica, assolutamente superiore a qualsiasi altro strumento visto prima. Tra le tecnologie prese in considerazione per la realizzazione di SKA figurano i collegamenti RoF (“radio over fiber”) ; per “radio over fiber” si intende un sistema del tutto trasparente al tipo di modulazione del segnale che trasporta il segnale a radio frequenza attraverso fibra ottica. La caratterizzazione di un link ottico, in particolar modo analogico, per applicazioni radio astronomiche è molto più complessa di quella necessaria per un collegamento ottico per applicazioni commerciali, a causa delle specifiche molto stringenti. Per questo motivo è nata una stretta collaborazione tra la “Andrew wireless systems” e il radio telescopio di Medicina, finalizzata alla realizzazione di collegamenti ottici per uso radio astronomico, “ottimizzando” per questo scopo link di tipo commerciale. All’interno dell’istituto è stato inoltre realizzato un intero collegamento ottico, progettato proprio per soddisfare le specifiche radio astronomiche. Questo lavoro di tesi si inserisce nell’ambito della valutazione della possibilità di implementare la tecnologia “radio over fiber” in radioastronomia, in particolare caratterizzando la stabilità di guadagno dei dispositivi forniti da Andrew e dell’unico trasmettitore realizzato all’interno del radio telescopio. CAPITOLO 1 LA STAZIONE RADIO ASTRONOMICA DI MEDICINA Fig.1.1 Veduta aerea della stazione radio astronomica L’osservatorio radio astronomico di Medicina comprende due grandi strutture: l’array di antenne Croce del Nord, che costituisce il più grande i nterferometro esistente nell’emisfero boreale, e una parabola di 32 m di di ametro . 1.1 La parabola Costruita nel 1983 per partecipare alla rete VLBI (Very Long Baseline Interferometry), la parabola è stata progettata per essere puntata in qualunque direzione; per questo motivo può inseguire qualunque sorgente radio astronomica, compensandone il suo moto apparente dovuto alla rotazione terrestre. CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina Lo specchio, di 32 m di diametro è costituito da una superficie continua, realizzata mediante pannelli di alluminio, e si discosta dal modello ideale a causa di diversi fattori, tra cui deformazioni dipendenti dalla forza di gravità dalle condizioni climatiche. Fig.1.2 Antenna parabolica Il sistema ottico è di tipo Cassegrain e prevede la presenza di un ulteriore punto di focal izzazione, oltre al fuoco principale; la convergenza della radiazione in questo secondo fuoco è ottenuta mediante uno specchio secondario, o subriflettore, di forma iperbolica, di 3,2 m di diametro. Principalmente, la parabola è coinvolta, insieme ad una parabola gemella ubicata a Noto in Sicilia, in osservazioni VLBI all’interno della rete europea omonima comprendente CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina istituti dislocati sul territorio di tutto il continente; è inoltre utilizzata per osservazioni a singola antenna in studi di carattere geodinamico, misure spettroscopiche e di polarizzazione della radiazione incidente. Parallelamente al normale sistema di elaborazione dati è infine operativo un sistema di ricezione di eventuali segnali i ntelligenti denominato Serendip, facente capo al progetto S.E.T.I. (Search of Extra Terrestrial Intelligence). 1.2 La “Croce del Nord” L’antenna interferometrica “Croce del Nord”, operativa dal 1964, è stata progettata per ricevere radiazioni elettromagnetiche comprese in una banda larga 2.7 MHz centrata alla frequenza di 408 MHz, pari ad una lunghezza d’onda λ = 73,5 cm. Essa è stata concepita come strumento di transito per l’esplorazione sistematica del cielo (Sky Survey), ossia per essere in grado di ricevere le onde radio emesse da una radiosorgente, quando questa, per effetto della rotazione terrestre, transita osservazione. dell’antenna Il sul meridiano sistema consente di quindi celeste movimento solo il del luogo di elettromeccanico puntamento in declinazione. E’ costituito da 2 serie di antenne, disposte a forma di T, orientate una in direzione Est-Ovest (ramo EO) e l’altra in direzione Nord-Sud (ramo NS). Il ramo EO, come mostrato in Figura 1.2.1, é un’unica antenna avente uno specchio di forma cilindrico-parabolica lungo 564m e largo 35m, orientabile, in declinazione in coordinate equatoriali, da -30° a 90°. CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina Fig. 1.2.1 Ramo EST-OVEST Lungo l’asse focale dell’antenna, che è parallelo a quello di rotazione e dista da esso circa 20m, sono distribuiti 1536 dipoli a mezz’onda (equamente spaziati da una distanza pari circa a λ\2=36cm) che hanno il compito di convertire le onde radio incidenti in tensioni elettriche misurabili. Il ramo NS (Figura 1.2.2) è invece composto da 64 antenne, di forma sempre cilindrico-parabolica, lunghe 23.5m e larghe 7.5m, disposte parallelamente a 10m l’una dall’altra. Figura 1.2.2 – Le antenne cilindrico-paraboliche del ramo N-S CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina Sull’asse focale di ognuna di queste 64 antenne, posizionato a 1,84m dal vertice dello specchio, sono collocati 64 dipoli a mezz’onda per un totale quindi di 64x64 = 4096 dipoli lungo tutta la schiera. La scelta, comune ad entrambi i rami del radiotelescopio, di utilizzare uno specchio di forma cilindro-parabolica, offre diversi vantaggi, alcuni derivanti dalle proprietà fisiche e matematiche della parabola: 1) capacità di convergere sul fuoco tutte le radiazioni provenienti da una direzione parallela all’asse della parabola; 2) possibilità di ottenere che tutti i punti di una superficie d’onda (punti in fase) provenienti da una direzione parallela all’asse della parabola si trovino ancora in fase nel fuoco; 3) semplicità costruttiva di una struttura cilindrica, indispensabile viste le grandi dimensioni delle antenne. La precisione geometrica dello strumento non è assoluta, ma è legata alla precisione con cui è stato realizzato il profilo parabolico, da ideale e continuo ad una serie di segmenti lineari che formano una curva spezzata. Lo specchio è stato realizzato non completamente pieno, ma con fili d’acciaio paralleli alla linea focale e distanziati fra loro di circa 2 cm (vedi Figura 1.2.3). CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina Figura 1.2.3 – Cavi di acciaio costituenti gli specchi Questo è stato possibile in quanto, teoricamente, se la forma geometrica dello specchio differisce da quella di una parabola ideale per meno di λ\16 (anche in relazione a variazioni che può subire la struttura a causa di deformazioni meccaniche ed agenti atmosferici), il rendimento di riflessione cala di una quantità trascurabile (meno dell’1%). Un tale accorgimento ha portato ad una notevole semplificazione nella costruzione e nelle operazioni di manutenzione delle antenne. Inoltre, il fatto di avere uno specchio non completamente pieno, garantisce una maggiore immunità alle sollecitazioni dovute ad agenti esterni , quali vento, neve, acqua, variazioni di temperatura, ecc. che sono causa di deformazioni meccaniche dell’antenna e che, perciò, portano ad una riduzione di alcuni parametri fondamentali, tra cui il guadagno. D’altra parte però, a fronte dei vantaggi appena illustrati, l’utilizzo di una rete metallica in sostituzione di uno specchio completamente pieno implica che la potenza ricevuta dal sensore sia mediamente soltanto la metà di quella reale, in CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina quanto il dipolo, operando in questo modo, riceve soltanto una delle direzioni di polarizzazione possibili dell’onda incidente, ossia quella parallela alla linea focale. Le caratteristiche geometriche dell’antenna sono la base da cui ricavare il potere risolutore del radiotelescopio , cioè la capacità di vedere distinti due oggetti angolarmente vicini, che nel caso della Croce del Nord, è di 4’ sia in direzione N-S sia in direzi one E-O. Tali valori sono molto bassi se confrontati con quelli tipici di un telescopio ottico; notevolmente più grande è invece la quantità di energia captata da tale strumento, in quanto essa è proporzionale alla superficie di raccolta della radiazione elettro-magnetica incidente (circa 30.000m 2 ). Questa grande superficie collettiva permette di individuare segnali emessi da sorgenti estremamente deboli, come quelli associati a radio sorgenti molto lontane nello spazio, e perciò rende la Croce del Nord particolarmente adatta all’osservazione a frequenze radio di sorgenti extragalattiche. 1.2.1 Configurazione attuale della Croce del Nord I dispositivi alla base del sistema di ricezione dello strumento sono i dipoli a mezz’onda necessari, come detto, a convertire la radiazione incidente in un segnale elettrico misurabile. CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina Figura 1.2.1.1 Particolare di un tratto di linea focale con dipoli a mezz’onda Essi non sono altro che delle antenne risonanti di lunghezza opportuna, costituiti da un conduttore filiforme, il cui collegamento e la successiva elaborazione del segnale devono essere tali da: - limitare il più possibile l’attenuazione del segnale rispetto al rumore e cioè massimizzare il rapporto segnale rumore - assicurare che i punti in fase appartenenti alla superficie d’onda incidente si mantengano tali anche dopo la conversione della radiazione in segnale elettrico. I 1536 dipoli della linea focale del braccio E-O sono raggruppati in 6 sezioni da 256 dipoli ciascuna. All’interno di ogni sezione si opera una somma progressiva dei segnali raccolti, con un metodo detto ad “albero di natale”, che permette di passare da 256 segnali elementari ad uno unico, detto canale, mantenendo immutate le caratteristiche dei segnali ricevuti. (vedi Figura 1.2.1.2). CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina Figura 1.2.1.2 Struttura ad albero di natale del ramo E-O Il segnale frequenza radio, portante di di banda 408MHz, 2.7MHz viene centrato su una convertito ad una frequenza intermedia IF di 30MHz in cabine poste alla base dell’antenna; i 6 canali ottenuti vengono sommati con le opportune fasi, ottenendo 3 fasci d’antenna, beam, denominati A, B, C, che vengono poi inviati tramite coassiale alla sala dei ricevitori, dove avviene infine l’estrazione e l’elaborazione del contenuto informativo. La conversione a 30 MHz è stata effettuata con lo scopo di ridurre le perdite dovute al tratto di collegamento in cavo coassiale presente tra le cabine stesse e la sala dei ricevitori. Il trasporto su cavo coassiale infatti, come noto, comporta una perdita per “effetto pelle” consistente e soprattutto crescente con la frequenza, perdita questa che ne rende possibile l’impiego, nel campo delle radi ofrequenze, solo per tratti di breve lunghezza. Tali cavi inoltre, al fine di minimizzarne la sensibilità alle variazioni di temperatura (sia intese come escursioni termiche fra giorno e notte sia come escursioni climatiche stagionali), profondità di cosa 1.20m, questa sono che interrati ne ad garantisce una la protezione da indesiderati agenti atmosferici (neve, pioggia, ecc.). CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina Analogamente a quanto già visto, anche i segnali provenienti dai 4096 dipoli del braccio N-S vengono suddivisi in sezioni e ogni sezione raggruppa 8 antenne, per un totale di 64x8=512 dipoli, i cui contributi vengono sommati con un metodo detto ad “albero di natale parziale”, meno rigoroso di quello utilizzato nel ramo E-O, ma costruttivamente più semplice. All’interno di ogni gruppo di 8 antenne è presente un sistema di rifasamento realizzato tramite dielettrico liquido (kerosene), necessario a riportare in fase i segnali provenienti dalle singole antenne prima di sommarli. Tale differenza di fase, dipendente dalla direzione di puntamento della schiera, è dovuto ai diversi percorsi con cui il fronte d’onda incide sulle singole antenne della sezione (vedi Figura 1.2.1.3). Figura 1.2.1.3 Distribuzione dei punti equifase sulle antenne di una generica sezione del ramo N-S, al variare dell’angolo di puntamento CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina Una volta sommati opportunamente questi 8 canali si ottengono 5 fasci su cui, analogamente a quanto visto per il ramo E-O, viene operata una conversione a frequenza intermedia (sempre di 30MHz) e la trasmissione dei segnali alla sala dei ricevitori. Complessivamente quindi la Croce del Nord fornisce 14 segnali, 6 dal ramo E-O e 8 dal ramo N-S con una banda di lavoro di 2.7MHz centrata attorno ai 408MHz. Tale banda, unicamente per quanto riguarda il ramo E-O, può essere inoltre estesa a 5MHz, tramite l’utilizzo di un apposito backend per l’osservazione delle pulsar. A seconda dell’utilizzo dei vari fasci è possibile far lavorare lo strumento in differenti modalità, riconducibili a due tecniche di indagine radioastronomica: la total power e l’interferometrica. In particolare nella prima, servendosi dei 3 fasci del ramo E-O e dei 5 del ramo N-S, si effettua una somma dei vari segnali in modo da realizzare un’unica antenna equivalente, la cui area di raccolta è pari alla somma delle superfici di raccolta delle singole antenne. Svolgendo consistente integrazione, invece in si una può un’operazione moltiplicazione far lavorare ed lo di una correlazione, successiva strumento come interferometro a correlazione. I segnali correlati possono essere sia quelli degli 8 fasci di antenna, nella modalità cosiddetta “multifascio”, sia quelli di ogni singola sezione dei due rami, nella modalità a “interferometri sciolti”. CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina 1.3 Parametri caratteristici di un radio telescopio I parametri fondamentali che caratterizzano il buon funzionamento di un radio telescopio sono la sensibilità e il suo potere risolutore. 1.3.1 Sensibilità La sensibilità di un radio telescopio è la minima intensità di segnale captabile e rappresenta la capacità di ricevere segnali radio sempre più deboli, provenienti, quindi, da sorgenti sempre più deboli nel lo spazio. A livello pratico la sensibilità è la minima variazione di potenza o, analogamente, di flusso per unità di banda rilevabile dallo strumento ed è tanto più grande quanto maggiore è l’area di raccolta della radiazione elettromagnetica. La sensibi lità dipende dalla temperatura equivalente di sistema T s y s , data dalla relazione: Tsys = Ta + Tr (1.3.1) Dove: - T a è la temperatura di rumore dell’antenna ed è a sua volta data da Ta= S m ⋅ ae k (1.3.2) con S m = flusso di potenza per unità di banda [W/Hz m 2 ], che si accoppia effettivamente all’antenna, ae= area efficace di raccolta delle onde radio [m 2 ], che rappresenta una superficie CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina fittizia, non coincidente con l’area fisica dell’apertura dell’antenna, che tiene conto di quanta radiazione viene assorbita alla frequenza di lavoro e nella particolare direzione di puntamento dell’antenna, e k= costante di Boltzman: 1.38 ⋅ 10 -23 J/K Contribuiscono ad aumentare la temperatura fattori come: § La radiazione di fondo cosmico ( che incrementa la T s y s di circa 3 K) § Le riflessioni causate dall’atmosfera § Interferenze di segnali terrestri § Segnali indesiderati diagramma di raccolti radiazione, dai lobi secondo il secondari fenomeno del dello spillover - T r è la temperatura di rumore del ricevitore posto a valle dell’antenna, generata dal rumore introdotto dall’elettronica impiegata e dai cavi di collegamento. La grandezza che lega tra loro le grandezze precedentemente elencate è la sensibilità del radio telescopio, che non è altro che la minima variazione di temperatura (∆T m i n ) apprezzabile dallo strumento e distinguibile dal rumore. Affinché una radiosorgente sia rilevabile, la radiazione ad essa associata deve generare una variazione di temperatura ∆T a che risulti essere maggiore o uguale alla ∆T m i n . ∆T min = k s ⋅ Tsys B⋅τ⋅n (1.3.3) CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina Dove: • k s = costante compresa tra 0.6 e 2 che tiene conto del tipo di ricevitore usato • B = larghezza di banda del ricevi tore • τ= tempo di integrazione • n = numero di osservazioni Un’espressione alternativa con cui spesso viene indicata la sensibilità in radioastronomia fa riferimento al concetto di sensibilità intesa come minima densità di flusso rilevabile che è legata alla ∆T m i n dalla relazione: ∆S min = 2 ⋅ k ⋅ ∆Tmin Aeff (1.3.4) dove A e f f è l’area efficace dell’antenna e k è la costante di Boltzmann. Questa espressione è molto utile in quanto sottolinea come la sensibilità dipenda dall’area collettrice dell’antenna ed in particolare come lo strumento risulti tanto più sensibile (∆S min più piccolo possibile) quanto più grande è Aeff. Infine la sensibilità può anche essere espressa in funzione del guadagno del collegamento: ∆Tmin = k sTSys 2 1 ∆G ∆TSys + + Bτ G TSys 2 (1.3.5) dove ∆G è la variazione del guadagno e le altre notazioni sono le stesse delle relazioni precedenti. CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina Questa espressione mostra come, per avere buona sensibilità sia necessario avere variazioni di guadagno piccole, così come devono essere piccole le variazioni di temperatura equivalente di sistema, e grande larghezza di banda. 1.3.2 Potere risolutore La risoluzione, o potere risolutore, rappresenta la minima distanza angolare che deve intercorrere tra due radiosorgenti affinchè lo strumento le possa distinguere e non le percepisca come una unica. Il potere risolutore è strettamente legato alla direttività dell’antenna: infatti un’antenna che presenta, nel diagramma di radiazione, un lobo principale angolarmante molto stretto e lobi secondari sufficientemente ridotti, presenta un buon grado di risoluzione. Figura 1.3.2.1 Diagramma di radiazione normalizzato (in dB) CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina L’ampiezza del fascio (lobo principale) detta BWFN (Beam Width between First Null) rappresenta la distanza angolare tra i due zeri ad esso adiacenti e ci permette di ottenere la definizione analitica di risolu zione: HPBW ≅ BWFN 2 (1.3.6) dove HPBW (Half Power Beam Width) rappresenta l’ampiezza, a metà potenza, del lobo principale e si ottiene da HPBW = k i ⋅ λ D (1.3.7) dove: • k i è un fattore relativo alla funzione di illuminamento • λ è la lunghezza d’onda alla frequenza di lavoro • D è il diametro dello specchio Pertanto per avere un buon potere risolutore è necessario minimizzare la relazione (1.3.6); siccome però k i e λ sono parametri di progetto, è possibile intervenire soltanto sulle dimensioni fisiche (D) dell’antenna. Il fatto che il potere risolutore dipenda dal rapporto tra la lunghezza d’onda di lavoro e le dimensioni fisiche dell’antenna spiega perchè i telescopi ottici, che lavorano a lunghezze d’onda piccolissime (dell’ordine di alcune centinaia di nm), possano avere grande potere risolutore con specchi tutto sommato ridotti, a differenza di un radio telescopio, che necessita, invece, di strutture di grandi dimensioni per CAPITOLO 1-La stazione radio astronomica di Medicina ottenere una discreta risoluzione, in quanto lavora a lunghezze d’onda dell’ordine di alcune decine di cm. Dalla volontà di aumentare il potere risolutore e la sensibilità del radio telescopio nasce l’idea di costruire i grandi telescopi che sono oggetto dei progetti LOFAR e SKA, che verranno brevemente descritti nel capitolo seguente. CAPITOLO 2 PROGETTO SKA E AMMODERNAMENTO DELLA CROCE DEL NORD Negli ultimi due paragrafi del capitolo precedente è stato detto che le prestazioni di un radio telescopio dipendono principalmente da due grandezze: sensibilità e risoluzione; entrambe queste grandezze dipendono dal diametro D dello specchio e in particolar modo migliorano all’aumentare delle dimensioni dell’antenna. Purtroppo, però, esistono dei limiti strutturali che impediscono la realizzazione di antenne di grandi dimensioni, dati dalla complessità della struttura reggente, che deve sostenere lo specchio, e dall’elettronica necessaria per comandare i movimenti di rotazione e bilanciamento delle deforma zioni dello specchio stesso. Per ovviare a questi problemi è nata l’idea del VLBI (vedi Cap.1, Par.1), che realizza un radio telescopio “virtuale”, in grado di raggiungere le prestazioni di un’antenna di dimensioni enormi, sfruttando però strutture, per lo più già esistenti, più piccole e disposte in luoghi geograficamente distinti. In questo caso infatti il potere risolutore non dipende più dal diametro dello specchio della singola antenna, bensì dalla distanza massima che intercorre tra le singole antenne. Questo netto miglioramento del potere risolutore non è però accompagnato da un altrettanto netto miglioramento della sensibilità, che non è legata alla distanza tra le strutture, ma è data dalla media pesata delle singole sensibilità di ciascuna antenna coinvolta. Per ottenere prestazioni d’avanguardia anche nell’ambito della sensibilità è quindi necessario creare enormi strutture, caratterizzate da aree di raccolta di dimensioni impensabili fino a qualche anno fa. CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord Per questo scopo, da qualche anno è stato attivato SKA (Square Kilometer Array), progetto estremamente ambizioso che si propone di creare un radio telescopio con un’area collettrice di 1 milione di metri quadrati, in modo tale da ottenere un potere risolutore pari a quello del VLBI e una sensibilità molto maggiore rispetto a quella ottenuta dal radio telescopio EVLA (Expanded Very Large Array). Il progetto di costruzione di un radio telescopio di dimensioni così grandi e di prest azioni così elevate non può essere affrontato da una singola nazione; per questo è stato creato un consorzio internazionale che coinvolge moltissimi paesi, tra cui Stati Uniti, Australia, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Italia, Canada, Sud Africa, India, Cina….. Ciascuno di questi Stati dà il suo contributo in merito alla ricerca sulle tecnologie da implementare, sulla scelta del tipo di antenna da utilizzare e alla decisione del luogo ideale per la costruzione di questo immenso radio telescopio. Due sono le più probabili sedi possibili di costruzione di SKA, Australia e Sud Africa; l’Australia sarebbe un’ottima candidata, per via dei suoi sterminati deserti, all’interno dei quali, per legge, esistono zone “no radio”, ossia zone in cui addirittura non è consent ito trasmettere in banda radio. D’altra parte, però, sta prendendo piede l’ipotesi di dislocare la struttura in Sud Africa, territorio non troppo densamente popolato, e quindi con uno spettro radio abbastanza sgombro da interferenze, più accessibile, rispetto all’Australia, da parte dei ricercatori provenie nti da tutte le parti del mondo e soprattutto già dotato di infrastrutture adibite alla viabilità e al trasporto dell’elettricità. La scelta del tipo di antenna da utilizzare è vincolata alla banda di frequenze su cui lavora il sistema, che è compresa tra 0,1 GHz e 25 GHz; poiché si tratta di una banda molto estesa è stat o deciso di suddividerla in due sottobande, una tra 0,1 e 0,5 GHz e CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord l’altra tra 0,5 GHz e 25 GHz. Diverse sono le possibilità che si possono avere, ma sembra ormai deciso che per la banda di frequenze più bassa si utilizzeranno array di antenne ad apertura planare, mentre per la banda più alta sembrano più adatte delle piccole parabole. Fig. 2.1 Possibili antenne paraboliche destinate alla banda 0,5-25 GHz Fig.2.2 Array di antenne ad apertura planare destinato alla banda 0,1-0,5 GHz CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord Fig.2.3 Reference design di SKA Per quanto riguarda i tempi di realizzazione dell’intera struttura, ci vorranno ancora diversi anni per vedere in opera SKA; fino al 2008 è ancora aperta la strada della ricerca sulle tecnologie ottimali da applicare al progetto, dopodichè, nel 2012, dovrebbero iniziare i lavori di costruzione. Nel 2015 si dovrebbe dare il via alle osservazioni e nel 2020 SKA dovrebbe raggiungere la piena operatività. 2.1 Up-grade della Croce del Nord Come detto nel paragrafo precedente, anche l’Italia partecipa attivamente al progetto SKA, con la volontà di utilizzare proprio la Croce del Nord come dimostratore, ossia come “struttura-test” per sperimentare le tecnologie che potrebbero in futuro essere applicate alla realizzazione del progetto. CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord La Croce, infatti, mostra tutte le caratteristiche giuste per poter essere utilizzata con questo scopo: è un array di antenne di notevoli dimensioni: si parla di un’area collettrice di circa 30000 m 2 , addirittura più grande di quella prevista per una singola stazione SKA (10000 m 2 ) e presenta un numero elevato di dipoli (circa 6000), che garantirebbero la sperimentazione delle nuove tecniche di interferometria su un notevole numero di ricevitori. Per poter utilizzare la Croce come dimostratore si è resa necessaria un’opera di ammodernamento dell’intera struttura, che ha dato origine al progetto BEST (Basic Element for Ska Training), per il quale collabora il personale scientifico del radio telescopio di Medicina, con l’obiettivo di sviluppare nuove e più moderne tecnologie, tra cui: • nuovi front -end a bassa rumorosità • ricevitori digitali a larga banda ad elevata dinamica • vector modulator/mixer • collegamenti ottici dig itali e link analogici a basso costo, questi ultimi utilizzati nella tecnologia “radio over fiber” • banco di filtri polifase • metodologie di mitigazione delle interferenze • algoritmi per beamforming , multibeaming e post - processing Per avere maggior controllo sullo sviluppo del progetto, sia in termini sperimentali, sia in termini economici, BEST è stato suddiviso in 3 fasi: BEST 1: parabolico del prevede la re-ingegnerizzazione di un solo cilindro ramo N-S della Croce del Nord, attraverso l’installazione di quattro Front End sulla linea focale (1 ogni 16 CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord dipoli) collegati mediante link ottici analogici alla sala di elaborazione dati, dove il segnale viene convertito ad una frequenza di 30 MHz, digitalizzato e filtrato tramite un poly-phase filter bank implementato grazie a una FPGA. L’elaborazione dei dati così ottenuti avverrà in un cluster di PC. In questo modo sarà possibile testare tecniche di beamforming e mitigazione delle interferenze. La parte analogica di questa fase è già stata installata ed è funzionante (anche se, come già specificato nell’introduzione, con diversi problemi per quanto riguarda la stabilità di guadagno), mentre la parte digitale è ancora in fase di studio. BEST 2: prevede l’estensione del progetto a 8 cilindri parabolici del ramo N-S per un totale di 32 ricevitori installati. BEST 3: prevede l’installazione di 4 ricevitori su 14 cilindri del ramo N-S e di 4 ricevitori su 6 segmenti del ramo Est/Ovest, per un totale di 4x14 + 6x4 = 80 ricevitori. La trattazione di tutte le problematiche relative alla modernizzazione della Croce del Nord sarebbe troppo lunga e complessa ed esulerebbe dagli obiettivi prefissati per questa tesi; pertanto la nostra attenzione si focalizzerà soltanto sul progetto di discesa d’antenna, ossia sul collegamento tra le linee focali della Croce e la sala di elaborazione dati. 2.1.1 Attuale collegamento di discesa d’antenna Attualmente il collegamento di discesa d’antenna del ramo N-S è effettuato completamente attraverso cavi coassiali ed è caratterizzato da una banda di lavoro larga 2,7 MHz; i segnali vengono rifasati e inviati, a gruppi di 8 dalla linea focale alle CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord cabine dove vengono amplificati da un LNA e filtrati mediante un filtro passa banda centrato alla frequenza di 408 MHz e poi convertiti in segnali a bassa frequenza, in una banda centrata sui 30 MHz. A questo punto il segnale proveniente da ogni cabina viene contemporaneamente inviato ed allineato temporalmente agli altri, e, sempre attraverso cavi coassiali, giunge fino alla sala di elaborazione, dove avviene il signal-processing. 2.1.2 Collegamento di discesa d’antenna realizzato mediante fibra ottica Il progetto di ammodernamento della struttura prevede la completa sostituzione del collegamento in coassiale, in favore di un link ottico analogico, che collegherebbe direttamente linea focale e sala di controllo, eliminando la necessità di una elaborazione del segnale nelle cabine. L’idea di utilizzare la fibra ottica nasce dalla consapevolezza dei notevoli vantaggi che questa introduce, rispetto alla soluzione in coassiale, in molti parametri estremamente importanti per la realizzazione del progetto: § AMPIEZZA DI BANDA: l’elevata banda modulante resa disponibile dalle fibre ottiche è legata all’aumento della frequenza portante a cui avviene la trasmissione del segnale. In un collegamento ottico questa frequenza si trova in un intervallo compreso tra 10 1 3 e 10 1 6 Hz; quindi la banda di trasmissione risulta di gran lunga superiore rispetto a quella ottenibile in sistemi di trasmissione su cavi metallici, come i coassiali, o in sistemi di trasmissione radio utilizzano onde millimetriche (dell’ordine del GHz). che CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord § LIVELLO di ATTENUAZIONE: lo sviluppo della tecnologia nella produzione di fibre ottiche, grazie ad un sempre più alto grado di purezza nei materiali utilizzati, ha permesso di raggiungere livelli di attenuazione del segnale e di perdite di trasmissione molto bassi, attenuazione, risulta fino anche infatti, indipendente nel dalla a caso 0.2 dB/Km. delle frequenza Tale fibre ottiche del segnale modulante trasmesso, come invece avviene nei cavi coassiali dove, a causa dell’effetto l’attenuazione risulta proporzionale alla pelle, f . Proprio per questo nei sistemi in fibra ottica è possibile lavorare con bande ad elevata frequenza § IMMUNITA’ alle INTERFERENZE: le fibre ottiche sono delle vere e proprie guide dielettriche per il segnale che trasportano al loro interno; il campo elettromagnetico è perciò confinato entro la struttura cilindrica che costituisce il cuore della fibra. Grazie a questa proprietà il valore dell’isolament o tra il flusso interno e quello esterno, ossia la schermatura rispetto all’azione di campi elettromagnetici esterni, risulta enormemente elevato. Inoltre, diversamente da quanto accade utilizzando dei conduttori metallici, viene altamente limitata l’interferenza fra differenti fibre ottiche e perciò la diafonia (crosstalk) tra i vari canali costituenti una linea trasmissiva diviene trascurabile, anche quando centinaia o migliaia di fibre sono cablate assieme. § ISOLAMENTO ELETTRICO: le fibre ottiche sono costituite di fibre in vetro (silicio e ossidi di silicio) o CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord a volte vengono anche realizzate con polimeri plastici. Questi materiali sono a tutti gli effetti degli isolanti, perciò a differenza dei cavi metallici non sono soggetti a problemi di messa a terra. § ROBUSTEZZA e FLESSIBILITA’: grazie ai rivestimenti protettivi, le fibre ottiche offrono una grande resistenza alla trazione, possono essere curvate formando degli angoli relativamente piccoli e possono anche essere intrecciate tra loro senza causare rotture o danni in genere. In aggiunta, dalla combinazione di singole fibre o nastri di fibre all’interno di un unico cavo di protezione e rivestimento, si ottengono delle strutture altamente compatte, flessibili e robuste. § PESO e DIMENSIONE : le fibre ottiche, essendo caratterizzate da un diametro molto piccolo, anche quando sono rivestite di una guaina protettiva (protective coating o jacket), hanno una dimensione ed un peso di gran lunga inferiore rispetto ai corrispondenti cavi in rame. Il miglioramento della struttura prevede anche l’allargamento della banda di lavoro, che passa da 2,7 MHz a 16 MHz, sempre centrata a 408 MHz, con l’auspicio di poterla ulteriormente estendere a 400 MHz ( tra 300 e 700MHz). Di conseguenza si è reso necessario riprogettare tutti gli elementi della catena, così da renderli in grado di elaborare il segnale senza deteriorarlo, dell’attuale sistema. migliorando anzi le prestazioni CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord Fig. 2.1.2.1 Link di discesa d’antenna con cabine “trasparenti” Seguendo lo schema di figura 2.1.2.1, si può osservare che il segnale RF proveniente dalla radio sorgente, dopo essere stato amplificato da un LNA tri-stadio e filtrato, mediante un filtro passa banda centrato alla frequenza di 408 MHz, viene convertito da elettrico ad ottico direttamente sull’antenna ed inviato, mediante fibra ottica, alla sala di elaborazione, dove viene rivelato, rifasato agli altri segnali provenienti da altri ricevitori e digitalizzato per effettuare il signal-processing. Dalla nuova configurazione si possono ottenere differenti vantaggi: innanzitutto il trasferimento di gran parte dell’elettronica da un ambiente est erno, caratterizzato da sbalzi di temperatura e umidità e soggetto ad eventi atmosferici (pioggia, vento, neve, scariche elettriche), ad una sala controllata in temperatura migliora CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord notevolmente la qualità delle elaborazioni sul segnale, così come aumenta il tempo di vita degli strumenti, che subiscono un deterioramento più lento; inoltre in caso di guasto risulta molto più semplice la sostituzione dell’elemento compromesso, con relativi cost i di manutenzione inferiori. Inoltre la scelta di un link ottico analogico elimina la necessità di trasportare fin sulla linea focale tutti i segnali di controllo, sincronismo e oscillatore locale, vantaggio che si traduce in un notevole risparmio economic o, dal momento che diviene minore il numero di collegamenti necessari per la trasmissione dei segnali e che risulta meno complessa l’elettronica di Back End. Sicuramente la scelta di un link ottico digitale per la discesa d’antenna avrebbe permesso di effettuare una prima elaborazione dati già sulla linea focale (favorendo, ad esempio il beamforming in tempo reale), ma un’attenta indagine di mercato ha appurato che al momento le tecnologie necessarie per creare un link ottico digitale con prestazioni di tipo radio astronomico sono ancora troppo costose e i vantaggi che se ne ricavano non possono giustificare una così elevata differenza di prezzo [Ref. 6]. In figura 2.1.2.2 è riportata la schematizzazione delle principali linee di trasmissione interessate al trasporto dei diversi segnali della catena di ricezione, assumendo come riferimento la situazione relativa ad 8 cilindri del ramo N-S. CAPITOLO 2 –Progetto SKA e ammodernamento della Croce del Nord Fig. 2.1.2.2 – Schematizzazione delle linee trasmissive relative ad 8 cilindri del ramo N-S Come si può vedere, gli unici collegamenti esterni sono quelli adibiti al trasporto dell’informazione ricevuta, realizzati in fibra ottica monomodale, e i diversi cavi indispensabili per alimentare i dispositivi presenti sulle linee focali, che giungono alle varie antenne attraverso le cabine poste alla loro base. Per quello che concerne i percorsi in fibra ottica, il loro passaggio attraverso le cabine è funzionale unicamente alla realizzazione della cablatura di più fibre all’interno di cavi più robusti da 32 fibre ciascuno (più un eventuale scorta di fibre in caso di possibili danneggiamenti ad uno dei percorsi) necessari per rendere più compatto il collegame nto verso l’edificio principale. CAPITOLO 3 CARATTERISTICHE DELLA SORGENTE OTTICA Una sorgente ottica è un dispositivo in grado di convertire un segnale elettrico (tipicamente una corrente) in una radiazione elettro -magnetica avente una frequenza compresa nello spettro del visibile, nell’immediato infrarosso o nel vicino ultravioletto e caratterizzata da un determinato livello di potenza emessa (potenza ottica). Le proprietà possedute da una sorgente ottica di qualità sono: 1) capacità di emettere la radiazione luminosa alla lunghezza d’onda di interesse; 2) caratteristica spettrale il più possibile coerente, che consiste nel presentare una minima variazione di lunghezza d’onda ∆λ di emissione, attorno ad una λ 0 nominale stabile nel tempo; 3) alta affidabilità di funzionamento, sia nel tempo, sia in relazione alle condizioni ambientali in cui opera (soprattutto in relazione alle variazioni di temperatura); 4) buona efficienza di accoppiamento in potenza alla fibra ottica; 5) alta efficienza nel processo di conversione del segnale elettrico in ottico; 6) caratteristica di conversione elettro-ottica lineare per un ampio range di valori di corrente in ingresso; CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica 7) bassa rumorosità nel processo di conversione elettro -ottica e di emissione; 8) costo compatibile con le particolari esigenze applicative. A seconda del tipo di fenomeno che sta alla base dell’emissione del fascio ottico e delle caratteristiche che questo presenta si distinguono 2 principali categorie di sorgenti ottiche: LED (Light Emitting Diodes): sono sorgenti caratterizzate da un processo di emissione della luce di tipo spontaneo e danno luogo ad una radiazione monocromatica di tipo incoerente LASER (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation): sono sorgenti in grado di emettere, per emissione stimolata”, un fascio di radiazioni elettro-magnetiche monocromatiche e coerenti. LED LASER Semplicità costruttiva e Maggiori livelli di P ottica strutturale accoppiabile in fibra Economicità Possibilità di avere uno spettro in uscita monomodale Affidabilità legata alla degradazione lenta Maggiore banda intesa come massima f del segnale modulante Stabilità durante le variazioni Minore di temperatura processo di emissione rumorosità Miglior dinamica d’ampiezza Fig. 3.1 Tabella riassuntiva delle caratteristiche delle due fonti ottiche legata al CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Come si può facilmente intuire dalla tabella di figura 3.1, la sorgente ottica più idonea alle specifiche radio astronomiche è quella di tipo laser. 3.1 Il fenomeno alla base del funzionamento di un laser: l’emissione stimolata. L’energia posseduta da una partic ella all’interno di un materiale, come è noto dalla meccanica quantistica, è quantizzata, ossia può presentare solo valori particolari appartenenti a ben specifici insiemi discreti o ad un insieme di intervalli in relazione al tipo di materiale considerato; nel primo caso si parla di livelli energetici, mentre nel secondo di bande di energia permesse. Ogni possibile livello di energia E i è caratterizzato da una certa probabilità P(E i ) di occupazione, dalla quale dipende la consistenza della popolazione di particelle che lo popolano. Se indichiamo con <N i > il valor medio della popolazione del livello iesimo abbiamo che, dalla distribuzione di Boltzmann, vale: <N i > = a ⋅ e -Ei / k ⋅T (3.1) Dove: • a coefficiente di proporzionalità, • k= 1.38 ⋅ 10 -23 J/K costante di Boltzmann • T temperatura del sistema. Tale relazione mostra che quanto più è alta l’energia del livello considerato, tanto minore sarà la consistenza della sua popolazione. Ciò è in linea con quanto comunemente noto a proposito della tendenza di un qualunque sistema in spontaneamente verso stati ad energia minima. natura ad evolvere CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica In condizioni di equilibrio quindi si avrà che un livello ad energia maggiore E 2 risulterà meno popolato di uno ad energia minore E 1 . Tra le popolazioni dei due livelli in particolare è presente la relazione: N2 = e -(E2 − E1 ) / k ⋅T N1 (3.2) A partire da queste considerazioni descriveremo i principali fenomeni che si originano in seguito all’interazione della materia con una radiazione esterna o a fronte della variazione del livello energetico posseduto dal sist ema: assorbimento, emissione spontanea ed emissione stimolata. Per semplicità ci porremo nella condizione in cui vengono considerati solo due livelli energetici E 2 e E 1 , con E 2 >E 1 . Si supponga inizialmente che un elettrone si trovi nel livello energetic o inferiore E 1 . In assenza di una qualsiasi perturbazione esterna esso tenderà a rimanere in tale livello, poiché è quello ad energia minore e quindi più stabile. Se ora l’elettrone viene colpito da una radiazione elettromagnetica monocromatica di frequenza f tale che: h ⋅ f = E2 – E1 (3.3) con h = 6,6262 ⋅10 −34 [J·sec] costante di Plank, si verifica il cosiddetto fenomeno dell’assorbimento e cioè la transizione della particella dal livello E 1 al livello superiore E 2 (vedi Figura 3.1.1). CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Fig. 3.1.1 Fenomeno dell’assorbimento Siccome lo scambio energetico in un qualsiasi materiale può avvenire solo per quanti di energia finiti la cui unità fondamentale è il fotone, al quale è associata una energia E= h ⋅ f , quello che si è verificato non è altro che l’assorbimento dell’energia trasportata dal fotone con conseguente salto del livello energetico. Questo fenomeno è alla base del funzionamento di un rivelatore ottico e si verifica ogni volta che l’energia associata alla radiazione incidente è pari al gap esistente tra i due livelli energetici in questione. L’effetto contrario si ottiene se si ipotizza che l’elettrone si trovi inizialmente nel livello energetico superiore E 2 ; in tale situazione sono possibili però due diversi comportamenti. Nel caso di assenza di una qualsiasi perturbazione esterna l’elettrone, trovandosi ad un livello di energia superiore, è da considerarsi instabile e dopo un intervallo di tempo aleatorio, tenderà a riportarsi al livello di energia più basso. Tale decadimento avviene attraverso un’emissione di energia di intensità pari al gap esistente tra i due livelli e può manifestarsi sotto forma di fotone (emissione radiativa), o anche in maniera non radiativa, sotto forma di vibrazione della struttura (fonone), in relazione al tipo di materiale considerato. Si parla in questo caso di emissione spontanea, in quanto la generazione della radiazione, a seguito del salto energetico, avviene CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica in modo naturale, al fine di riportarsi in una situazione di equilibrio (vedi Figura 3.1.2). Fig. 3.1.2 Processo di emissione spontanea La radiazione così generata è assolutamente incoerente in quanto particelle diverse compiranno salti energetici differenti e del tutto scorrelati fra loro, dal momento che gli istanti di emissione e le caratteristiche dei fotoni generati (fase iniziale, polarizzazione, direzione, ecc.) possono essere considerate casuali. Diverso è il caso in cui il decadimento da un livello superiore ad uno inferiore avviene a seguito di una radiazione elettromagnetica di frequenza tale che h ⋅ f = E 2 – E 1 . Infatti, qui è il quanto energetico associato alla radiazione esterna a consentire il decadimento e la conseguente emissione che, per questo motivo, prende il nome di emissione stimolata (vedi Figura 3.1.3). Fig. 3.1.3 Processo di emissione stimolata CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Importante è sottolineare che ora però il fotone secondario, generato a seguito del salto energetico, ha la stessa fase e frequenza di quello primario. Sotto opportune condizioni al contorno e attraverso l’utilizzo di particolari materiali, ad esempio alcuni tipi di semiconduttori, questo processo può essere utilizzato per ottenere il fenomeno dell’amplificazione stimolata della luce, che sta alla base del funzionamento dei dispositivi laser. 3.2 Il laser a semiconduttore Il laser è un oscillatore ottico in grado di assolvere due compiti fondamentali: l’amplificazione della luce, mediante un mezzo attivo e un sistema di pompaggio in grado di consentire lo sviluppo del fenomeno dell’emissione stimolata; la retroazione della luce stessa tramite un risonatore ottico, generalmente realizzato mediante due specchi riflettenti. Nel corso di questo paragrafo si prenderanno in considerazione, per descriverne il funzionamento e le principali caratteristiche, i laser a semiconduttore in quanto sono quelli oggi più comunemente impiegati. Il cuore di un laser a semiconduttore é una giunzione tra materiali con diverso drogaggio, p ed n come mostrato in Figura 3.2.1. CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Figura 3.2.1 Struttura fondamentale di un Laser a semiconduttore In un materiale semiconduttore i livelli di energia sono in realtà delle bande energetiche, separate da intervalli di energia proibiti (band gap). La probabilità di occupazione della banda é definita dalla statistica di Fermi-Dirak e dipende da un livello di energia di riferimento detto livello di Fermi. In un semiconduttore intrinseco il livello di Fermi si trova a metà del band gap esistente tra la Banda di Valenza (BV) e la Banda di Conduzione (BC) e sia la concentrazione di elettroni in BC, sia quella di lacune in BV é estremamente bassa. Drogando il semiconduttore con impurità di tipo n o p il livello di Fermi si sposta rispettivamente verso la BC o verso la BV. Nel primo caso si incrementa la concentrazione di elettroni in banda di conduzione e si riduce la concentrazione di lacune in banda di valenza, nel secondo caso avviene l’opposto. CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Fig. 2.3.2 Statistica di Fermi L’o biettivo é di realizzare una regione in cui tali portatori (le coppie elettrone-lacuna) possano ricombinarsi al fine di favorire il processo di emissione stimolata; tale regione è ottenuta mediante la formazione di consideriamo una giunzione formata a p-n partire che ora, dallo per semplicit à, stesso materiale (omogiunzione). Affinchè tale fenomeno si origini e, soprattutto, si mantenga é necessario però un apporto energetico esterno che provveda, nella fase iniziale, a portare i portatori di carica ad un livello energetico superiore e successivamente a far si che il loro numero non diminuisca nel tempo. Ciò lo si ottiene attraverso un processo fisico, denominato pompaggio, realizzato grazie alla polarizzazione diretta della sufficientemente giunzione. elevata Quando vengono la iniettati tensione nel esterna é dispositivo un numero di portatori tali da raggiungere la cosiddetta inversione di popolazione e cioè una condizione in cui la concentrazione di elettroni in banda di conduzione e di lacune in banda di valenza é molto grande e quindi CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica elevato sarà anche il numero di coppie elettrone-lacune disponibili per la ricombinazione. La corrente corrispondente alla tensione di polarizzazione per cui si verifica l’inversione viene detta corrente di soglia e rappresenta un parametro importante del laser, in quanto determina il valore minimo di corrente in ingresso necessario per instaurare nel dispositivo il processo di conversione elettro-ottica. In un mezzo in cui è in atto l’inversione di popolazione, scelto opportunamente in modo da presentare un decadimento di tipo radiativo, tale ricombinazione provoca il decadimento spontaneo dell’elettrone ad un livello energetico inferiore. Questo porta alla conseguente emissione di un fotone avente una lunghezza d’onda ben definita e, come visto nel paragrafo precedente, legata all’entità del gap energetico esistente fra le bande di conduzione e di valenza. Il fotone così originato attraversa il materiale e funge come stimolo per la creazione di altri fotoni identici (stessa fase, frequenza, direzione) come visto a proposito dell’emissione stimolata, instaurando un meccanismo di generazione a catena. Tali flussi di particelle derivanti da differenti stimoli spontanei iniziali sono però fra loro reciprocamente incoerenti in quanto originati a seguito di diversi decadimenti atomici (caratterizzati da diversi gap energetici) e perciò non idonei ad instaurare una radiazione in risonanza; per superare questo problema l’intera struttura viene confinata all’interno di un risonatore ottico. Il risonatore ottico, o cavità risonante, nella sua configurazione più semplice, é costituito da una coppia di specchi posti agli estremi del mezzo attivo, in grado di selezionare in frequenza le oscillazioni che si vengono a creare al suo interno. Solitamente, uno degli specchi é realizzato con una prossima al 100% (in corrispondenza della riflettività lunghezza d’onda operativa del laser), mentre l’altro, lo specchio di uscita, ha una CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica trasmettività non nulla in modo tale che la luce possa essere trasmessa all’esterno della cavità per fornire il fascio laser. La sua funzione é quella di riflettere ed amplificare quei fotoni contraddistinti da una frequenza corrispondente a quella di selettività del risonatore e di abbattere tutti gli altri, permettendo cosi, a seguito delle varie riflessioni agli specchi, il mantenimento e l’amplificazione di una radiazione di tipo coerente. In una omogiunzione, come quella fino ad ora esaminata, lo spessore della zona attiva in cui avviene la ricombinazione é molto piccola e non si hanno meccanismi di confinamento delle cariche al suo interno. Per ovviare a questo, le semplici giunzioni p-n sono state sostituite dalle eterogiunzioni, dove un materiale a piccola band-gap viene confinato tra due strati di materiale a gap maggiore e drogati differentemente (doppia eterogiunzione). In una doppia eterogiunzione, i portatori di carica iniettati vengono confinati nello strato centrale, detto strato attivo, grazie alle barriere di potenziale che si formano sia per il differente drogaggio, sia per il suo minor gap rispetto a quello dei materiali adiacenti (vedi Figura 3.2.2). Figura 3.2.2 Doppia eterogiunzione Allargando la regione attiva perciò, vengono consentiti anche valori di corrente di soglia più bassi. CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Un’importante estensione delle eterostrutture si ottiene quando, per effetto di un’opportuna riduzione dello spessore della regione attiva, si riesce a rendere quantizzati i livelli di energia dei portatori all’interno delle barriere di potenziale definite dall’eterostruttura (vedi Figura 3.2.3). Si parla per questo di strutture quantum wells o multiple quantum wells (MQW). Figura 3.2.3 Struttura Multimple Quantum Wells I laser di questo tipo presentano guadagni maggiori e correnti di soglia minori rispetto ai laser convenzionali e, ad oggi, sono i dispositivi più utilizzati per realizzare laser a semiconduttore. 3.3 Caratteristica elettro-ottica del laser La caratteristica che più di ogni altra é in grado di identificare il comportamento in termini qualitativi di un laser è la curva che lega la potenza ottica emessa dal laser alla corrente di iniezione fornita in ingresso. Tale curva viene detta curva caratteristica del laser ed un esempio di un suo tipico andamento é riportato in Figura 3.3.1: CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Figura 3.3.1 Tipica caratteristica elettro-ottica di un laser Da questa curva, il cui andamento é sostanzialmente uguale per i diversi tipi di laser, é possibile risalire a due parametri indispensabili per caratterizzare il comportamento del dispositivo: la corrente di soglia e l’efficienza di conversione. A differenza di un LED, dove la generazione della radiazione ottica avviene per emissione spontanea di fotoni e quindi la potenza ottica in uscita incrementa progressivamente al crescere della corrente in ingresso sin da un livello prossimo allo zero, il LASER necessita di un valore minimo della corrente di iniezione affinchè si possa realizzare l’inversione di popolazione e successivamente far nascere il processo di emissione stimolata; tale valore corrisponde alla corrente di soglia. La corrente di soglia nei dispositivi attualmente in commercio può assumere un valore che va dalle frazioni di mA sino a diverse decine di mA e generalmente è in relazione con il livello di potenza ottica operativo del dispositivo. L’efficienza di conversione elettro-ottica η S (slope efficiency) é invece definita come la variazione di potenza ottica in uscita dal dispositivo rispetto ad una variazione della corrente di iniezione in CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica ingresso. Essa, che normalmente viene espressa in W/A o mW/mA, viene valutata relativamente alla regione lineare di funzionamento del dispositivo, regione in cui la dipendenza dal particolare punto della caratteristica considerato è molto limitata. La sua espressione è legata a quella della potenza in ingresso [Ref.4]: P= h ⋅ν ⋅ η d ⋅ (I − I th ) q ηS : Slope Efficiency = (3.4) dP h ⋅ν = ⋅ ηd dI q (3.5) dove: - η d : Efficienza quantica differenziale = η int ⋅ - η int : Efficienza quantica interna = α mir α mir + α int Rrr Rrr + Rnr − α m i r : perdita legata alla riflettività degli specchi − α i n t : perdita interna alla struttura - R r r : ritmo di ricombinazione radiativa - R n r : ritmo di ricombinazione non radiativa Valori tipici di η S variano dai 0.03 W/A ai 0.4 W/A, a seconda della partic olare struttura laser considerata. E’ molto importante notare, ai fini di un utilizzo pratico di tali componenti, come i due parametri sopradescritti siano fortemente dipendenti dalla temperatura. Una variazione della temperatura di giunzione del laser, infatti, provoca un cambiamento nella naturale distribuzione della popolazione di cariche nei vari livelli energetici, che in generale modifica le condizioni necessarie a realizzare l’inversione di popolazione e il successivo processo di emissione. CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica In particolare, all’aumentare della temperatura, il valore della corrente di soglia aumenta e quello dell’efficienza di conversione, che altro non è che la pendenza della curva caratteristica del laser, diminuisce, facendo sì che, pur mantenendo costante il livello di corrente in ingresso, il corrispondente livello di potenza emessa diminuisca (vedi Figura 3.3.1). La dipendenza dalla temperatura della corrente di soglia I t h può essere approssimata da una relazione del tipo [Ref.5]: T − T1 I t h = K ⋅ exp T0 (3.6) Dove: • K è una costante • T 1 è la temperatura di riferimento • T 0 è una costante dipendente dal materiale e dalla struttura del laser e che solitamente vale 120÷165 °C per i laser GaAlAs e 50÷70 °C per i laser InP/InGaAsP. Queste problematiche rendono molto critico l’impiego di tali componenti in un ambiente soggetto a forti variazioni termiche, e ha reso necessario lo sviluppo di appositi sistemi di controllo in retroazione per garantirne la stabilità delle prestazioni. 3.4 Circuito di pilotaggio e controllo di un laser Il circuito di pilotaggio o driver di un laser, di complessità variabile in relazione alla particolare applicazione considerata, è un sistema, comprendente tutta l’elettronica esterna al dispositivo ottico, preposto ad alimentare, pilotare e proteggere il laser e, molto spesso, incaricato anche di stabilizzare, controllo, la potenza ottica emessa. tramite vari tipi di CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Nella sua più semplice configurazione, esso prevede un circuito adibito alla polarizzazione diretta della giunzione del dispositivo e un generatore di corrente costante necessario per fissarne il punto di lavoro. Questo generatore, dovendo provvedere all’erogazione della corrente di iniezione in ingresso alla sorgente ottica, dovrà essere poco rumoroso e presentare un’elevata stabilità, in modo tale da non deteriorare le caratteristiche di emissione del laser. Generalmente per poter realizzare un circuito di controllo per la stabilità di emissione del dispositivo e per compensare le variazioni delle caratteristiche elettro-ottiche del laser al variare della temperatura, viene integrato all’interno dello stesso package, in corrispondenza della faccia posteriore del laser, anche un fotodiodo di monitor, utilizzabile per un controllo in retroazione del dispositivo. Tramite la corrente fornita dal fotodiodo, proporzionale alla potenza ottica incidente su di esso, e quindi proporzionale alla potenza trasmessa dal laser, é possibile controllare il livello di corrente di polarizzazione del laser in modo da farla variare in direzione opposta rispetto al cambiamento e mantenere pertanto il sistema in una situazione di stabilità di emissione. Il circuito di polarizzazione di un laser può essere di 2 tipi, dipendentemente dal fatto che si decida di farlo lavorare a potenza o corrente costante: § APC (Automatic Power Control): circuito di polarizzazione basato sull’impiego in retroazione di un fotodiodo che funge da monitor per la potenza ottica emessa dal laser e provvede, tramite un apposito circuito, a fornire un segnale di controllo che serve a mantenere il laser ad un livello di potenza ottica in uscita costante; CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica § ACC (Automatic Current Control o Costant Current): circuito di polarizzazione che opera senza un fotodiodo di retroazione: il diodo laser é semplicemente pilotato da una corrente costante. La potenza ottica fluttuerà al variare della temperatura di funzionamento del dispositivo. I laser devono sempre essere pilotati da un circuito APC o ACC e generalmente è impiegato il primo tipo, specialmente se la temperatura dell’ambiente in cui si deve trovare a lavorare il laser é soggetta a variazioni. Un circuito di driver deve anche includere una parte elettronica che assicura la protezione del laser durante la fase di accensione e spegnimento (slow start/decay circuit), eliminando o riducendo la possibilità che si manifestino picchi e sbalzi di corrente o altri fenomeni transitori tipici di questa fase. In certi casi, quando si lavora in condizioni operative critiche, è anche previsto un circuito di allarme, basato sul monitoraggio del livello di potenza ottica emessa, col compito di segnalare quando questa supera un livello ritenuto pericoloso; in tal caso il dispositivo interviene, interrompendo, ad esempio, l’erogazione di corrente al laser. Indipendentemente dal tipo di circuito usato la corrente di polarizzazione non deve mai superare il massimo valore riportato nel data sheet, in quanto questo darebbe origine ad una potenza ottica troppo elevata che, eccedendo il limite massimo, anche solo per tempi dell’ordine del nanosecondo, danneggerebbe irrimediabilmente i rivestimenti delle superfici riflettenti del diodo laser. CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica 3.5 Le fonti di rumore In un laser a semiconduttore le sorgenti di rumore che possono deteriorare in qualche modo il segnale sono molteplici e contribuiscono in differenti modi a determinare la rumorosità nel processo di emissione, a seconda che la sorgente ottica presenti uno spettro di tipo multimodale o monomodale (vedi Figura 3.5.1). Figura 3.5.1 Spettro di un: (a) Laser FP; (b) Laser DBR; (c) Laser DFB Tipici laser dallo spettro multimodale sono quelli di tipo Fabry-Perot (FP), dove il fascio laser è generato all’interno di una cavità strutturalmente molto semplice, in quanto costituita solo di due specchi, che sostiene solo quei modi che presentano una delle frequenza di risonanza della struttura. Le principali cause di rumorosità nei laser multimodali sono rappresentate dai fenomeni del mode hopping e del mode partition noise che invece sono assenti o comunque trascurabili in quelli monomodali. Si parla di mode hopping quando si verifica un salto spettrale da un modo longitudinale ad uno successivo a causa di variazioni di temperatura nello strato attivo. Un aumento della temperatura, infatti, riduce il gap energetico, favorendo l’eccitazione di un modo a lunghezza d’onda maggiore. Tale spostamento di lunghezza d’onda è generalmente accompagnato da un breve transitorio cui è associata la nascita di un rumore a bassa frequenza. CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Il mode partition noise si origina per effetto del continuo scambio di potenza esistente tra i vari modi che un laser di tipo multimodale può sostenere ed è causa dell’insorgere di un rumore, per frequenze di gran lunga inferiori al GHz, che va a trasferirsi nelle vicinanze della portante, una volta applicato il segnale modulante. Fanno parte dei laser monomodali, invece, i laser a feedback distribuito (DFB) e i laser a riflettore di Bragg (DBR), nei quali la selezione della frequenza di emissione è ottenuta mediante corrugazioni apportate nell’area attiva del laser. In questi dispositivi la causa principale di rumore è legata ad un processo di conversione interferometrica del rumore di fase in rumore di intensità, dovuto essenzialmente alla natura quantistica del fenomeno di emissione stimolata e ad eventuali riflessioni esterne che penetrano nella cavità. La potenza emessa da un laser è intrinsecamente soggetta a fluttuazioni dovute alla natura statistica della generazione dei fotoni nella regione attiva; queste fluttuazioni, aleatorie nel tempo, interessano l’ampiezza della radiazione luminosa emessa e sono la causa della nascita del rumore di intensità relativo, comunemente indicato con l’acronimo di RIN (Relative Intensity Noise). Il RIN può essere pensato come l’inverso di una sorta di rapporto segnale -rumore relativo alla sorgente ottica e viene definito dalla relazione: RIN = < ∆P 2 > Po 2 (3.7) Dove: • <∆P 2 > è il valore quadratico medio della flu ttuazione di intensità (considerato su una banda di 1 Hz) ad una specifica frequenza • P o 2 è il quadrato della potenza ottica media emessa dal laser. CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Il suo valore, generalmente riportato in dB/Hz, è molto importante per la determinazione della cifra di rumore di un collegamento ottico ed è influenzato da una notevole diversità di fattori, fra i quali la frequenza di lavoro del dispositivo, il livello di corrente di polarizzazione, la potenza ottica operativa e la temperatura. Il RIN è strettamente legato ad un altro parametro caratteristico del laser: la frequenza propria di risonanza f R . Essa dipende da fattori intrinseci del componente, come l’efficienza di conversione, la corrente di soglia, il tempo di vita medio dei fotoni all’interno della cavità, ed è il parametro che più influenza la banda massima di funzionamento del dispositivo. Il RIN che, per valori molto minori di tale frequenza presenta valori molto bassi, dell’ordine di -150dB/Hz per i laser di tipo FP e anche -165dB/Hz per quelli di tipo DFB, assume un andamento crescente con dipendenza quadratica dalla frequenza sino a presentare un picco in corrispondenza della frequenza di risonanza, che per i DFB ha un valore tipico compreso tra i 2 e i 5GHz, ma che può arrivare anche ai 10GHz. Figura 3.5.2 Andamento del RIN CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica In Figura 3.5.2 è riportato l’andamento tipico del RIN in funzione della frequenza del segnale modulante, di un laser DFB, al variare della potenza ottica emessa. Tale rappresentazione è stata ottenuta in funzione dei principali parametri intrinseci del laser a partire dalla relazione [Ref.6]: RIN RF < δP > 2 4 ⋅ h ⋅ v ⋅ Va ⋅ α m ⋅ vg ⋅ β ⋅ Rsp 2 ⋅ h ⋅ v I + I th = 2 = + ⋅ ηO ⋅ + 1 − ηO 4 2 ∆f PO ⋅ ∆f ω r ⋅ τ c ⋅ PO PO I − I th (3.8) dove: § h⋅v energia associata ad un fotone § P O potenza ottica emessa § I corrente che attraversa il laser § I t h corrente di soglia del laser § V a volume della regione attiva § α m perdita per riflessione agli specchi § v g velocità di gruppo dei fotoni § frazione di fotoni emessi spontaneamente § R s p ritmo di emissione spontanea § ωr pulsazione di risonanza § τ c tempo di vita differenziale dei portatori § η O frazione di corrente che entra nella regione attiva per ω=0 Inoltre, come si può osservare dalla Figura 3.5.2, la dipendenza della f R dalla potenza ottica emessa dal laser ed in particolare il fatto che essa si sposti verso frequenze superiori all’aumentare del livello di corrente sopra la soglia (che equivale ad un aumento della potenza ottica), fa si che il RIN, a parità di frequenza del segnale modulante, diminuisca al crescere della corrente in ingresso al dispositivo. CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Questo tipo di rumore può venire accentuato dalla presenza di riflessioni non controllate, come, ad esempio, quelle prodotte da una cavità esterna entro cui è collocato il mezzo attivo semiconduttore, o quelle prodotte dall’estremità di una fibra ottica accoppiata al laser e dai connettori presenti lungo il percorso ottico. Queste riflessioni sono molto dannose soprattutto per i dispositivi a singola frequenza, in quanto producono instabilità nel funzionamento e incrementano il rumore della sorgente. Per isolatori diminuire l’effetto del ottici, singolo o a RIN doppio si utilizzano stadio, spesso particolari integrati direttamente nel componente, che presentano una return loss tipica di 30-40dB (e sino a 60dB nel caso di isolamento a doppio stadio) e si inseriscono, lungo la tratta ottica, dei connettori, come ad esempio gli APC (Angle Phisical Contact), che forniscono, grazie ad un taglio di 8 gradi della fibra, una perdita di ritorno superiore ai 65dB. 3.6 La modulazione La modulazione di una sorgente ottica può avvenire in 2 modi distinti: • MODULAZIONE DIRETTA: la corrente di pilotaggio del laser è modulata direttamente dal segnale, che imprime quindi in modo diretto sulla portante ottica l’informazione che si desidera trasmettere; • MODULAZIONE ESTERNA: l’informazione è impressa sulla portante ottica mediante un dispositivo esterno. CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica Nei sistemi ottici digitali è preferibile, in genere, una modulazione esterna, in quanto permette una maggiore velocità di trasmissione (maggiore di 2 Gbps) e non introduce chirp, ossia una modulazione di frequenza spuria; nei sistemi analogici si utilizza invece prevalentemente una modulazione diretta. In particolare, nel caso esaminato in questa trattazione, è il segnale radio astronomico ricevuto che va a modulare direttamente la corrente di polarizzazione del laser. L’indice di modulazione rappresenta la profondità con cui l’informazione è trasferita sulla portante ad elevata frequenza ed è definita come: m= Vm Vp (3.9) dove: Vm= ampiezza del segnale modulante Vp= ampiezza del segnale portante Nel caso di collegamenti in fibra ottica, supponendo di scrivere la potenza ottica generata come P(t)=Po+p(t) (3.10) essendo Po la componente costante e indipendente dal tempo, mentre p(t) rappresenta il contributo tempo-dipendente, l’indice di modulazione si può scrivere come OMI= [P(t ) − Po ]max = ∆P P(t ) Po dove OMI è l’acronimo di Optical Index Modulation. L’ OMI può essere ulteriormente espresso dalla relazione (3.11) CAPITOLO 3 – Caratteristiche della sorgente ottica 2 S 21 OMI= 2 Pin Ro Io,PD (3.12) dove • P i n è la potenza RF in ingresso • R o è l’impedenza d’ingresso, identica a quella di uscita, del dispositivo • I o , P D è la componente stazionaria della foto-corrente del fotorivelatore Dalla 3.12 si può quindi concludere che l’OMI è strettamente dipendente dalla potenza RF in ingresso e dalla potenza ottica trasmessa, che fotorivelatore. è legata alla Io,PD dalla Responsivity del CAPITOLO 4 PROBLEMI DI STABILITA’ DI GUADAGNO IN LINK OTTICI ANALOGICI 4.1 Il link di discesa d’antenna Come già descritto nel Capitolo 2, i collegamenti di discesa d’antenna in coassiale verranno sostituiti da link in fibra ottica, con tutti i vantaggi elencati nel Capitolo 3. Per poter sfruttare al meglio le possibilità offerte da questa nuova tipologia di sistema è stato necessario adattare la catena progettata per il coassiale, anche se in questo lavoro di tesi verrà tralasciata la descrizione di quest’ ultima parte. In figura 4.1.1 è mostrato uno schema a blocchi dell’intera catena, dalla linea focale fino alla sala di elaborazione dati in cui è collocato il ricevitore ottico. Fig 4.1.1 Schema a blocchi della catena di discesa d’antenna 51 CAPITOLO 4- Problemi di stabilità di guadagno in link ottici analogici I primi 5 blocchi, delimitati dalla linea rossa, realizzano il Front End, e sono costituiti rispettivamente da: PRIMO STADIO AMPLIFICATORE: caratterizzato da una cifra di rumore di 0,38 dB e da un guadagno RF di 22,6 dB; FILTRO PASSA BANDA: caratterizzato da una frequenza di centro banda di 408 MHz, da una cifra di rumore di 1,44 dB, pari anche all’attenuazione che introduce; SECONDO STADIO AMPLIFICATORE: è molto simile al primo stadio, ma presenta una cifra di rumore leggermente superiore e pari a 1,13 dB e un guadagno RF di 19 dB; FILTRO PASSA BANDA: è analogo al blocco 2), ma presenta una attenuazione di 1 dB e una conseguente cifra di rumore di 1 dB; TERZO STADIO AMPLIFICATORE: è caratterizzato da un amplificatore diverso dai due stadi precedenti e presenta una cifra di rumore di 3,7 dB e un guadagno di 21 dB. A valle del Front End si incontra il link ottico costituito da: • un trasmettitore, che integra un laser DFB, modulato direttamente dal segnale radio astronomico,e un fotodiodo di monitor necessario per la realizzazione del loop in retroazione per il controllo della potenza di emissione del laser • la fibra ottica, di tipo monomodale • il ricevitore ottico L’elevata cifra di rumore del link ottic o, che raggiunge il valore di 38 dB non influisce in modo determinante sulla cifra di rumore totale, 52 CAPITOLO 4- Problemi di stabilità di guadagno in link ottici analogici che è di 0,42 dB, in quanto la sua influenza è resa trascurabile dal guadagno degli stadi precedenti, come mostra la relazione 4.1 [Ref. 7]: NFtot = NF 1 + (NF 2 − 1) + (NF 3 − 1) + (NF 4 − 1) G1 ⋅ G 2 G1 G1 ⋅ G 2 ⋅ G 3 ⋅⋅⋅⋅⋅ (4.1) Siccome all’interno del link ottico non sono implementati stadi amplificatori, il suo guadagno RF è negativo e vale cir ca -28 dB; questo valore così basso è dovuto al fatto che il guadagno dipende da: • Responsivity del fotorivelatore R PD • Efficienza di conversione elettro-ottica ? • Attenuazione lungo la fibra ottica A • secondo la relazione TX S 2 1 (dB)= − 6 + 20 log( Rpdηtx ) − 2 A Siccome il segnale radio astronomico che (4.2) giunge all’antenna è assimilabile a rumore gaussiano bianco, la potenza rilevata dall’antenna è pari a P = kTB (4.3) e considerando • T= 90 K, • k= cost. di Boltzman= 1.380 6505(24)×10 - 2 3 J/K • B=16 MHz , si ottiene una potenza di circa -107 dBm. 53 CAPITOLO 4- Problemi di stabilità di guadagno in link ottici analogici 4.2 Il guadagno RF del link e il suo legame con la temperatura Come previsto dalla fase BEST-1, nel settembre del 2004 sono stati installati i collegamenti di discesa d’antenna con 4 ricevitori in un singolo cilindro del ramo N-S, passando dal coassiale alla fibra ottica (vedi Fig.4.2.1). Fig. 4.2.1 Scatola del BEST-1 posta sulla linea focale Da quel momento in poi sono stati effettuati lunghi puntamenti sul transito di Cassiopea-A, radio sorgente così potente da poter essere rilevata anche da un singolo ricevitore. Nel giugno del 2005, in una delle 4 scatole è stato nuovamente ripristinato il collegamento in coassiale, costituito da un Front End bistadio con bias-tee integrato. Questa operazione è stata fatta per poter effettuare un confronto tra le prestazioni fornite dalla discesa in coassiale e da quella ottica. Nelle figure a seguire sono riportati diversi tracciati corrispondenti ad osservazioni di radio sorgenti; in ascissa è posta la variabile temporale espressa in ore di osservazione. 54 CAPITOLO 4- Problemi di stabilità di guadagno in link ottici analogici Fig. 4.2.2 Tracciato di un’osservazione di Cassiopea (2) (1) Fig. 4.2.3 Tracciato di un’osservazione di due radiosorgenti, Sole (1) e Cassiopea (2) 55 CAPITOLO 4- Problemi di stabilità di guadagno in link ottici analogici Come si può ben vedere la traccia corrispondente alla discesa in fibra ottica presenta nelle due figure un ripple in alcuni momenti dell’ osservazione. Questa oscillazione anomala crea non pochi problemi nel momento in cui si rivela necessario distinguere una radio sorgente, non così potente come Cassiopea, dal rumore di fondo cosmico. In realtà, infatti, i segnali provenienti dallo spazio sono così deboli da confondersi con il rumore di fondo, che può essere considerato di tipo gaussiano bianco; pertanto solo nella fase finale di rivelazione del segnale, un complesso apparato di ricezione, grazie a processi di integrazione e mediazione, può far emergere da questo rumore le componenti spettrali necessarie per lo studio della radio sorgente. Se però, già sulla linea focale, intervengono processi che possono distorcere e deteriorare il segnale radio astronomico, la sua rivelazione, che avviene nella sala di elaborazione per mezzo delle tecniche sopra citate, potrebbe non risultare corretta, portando così alla totale perdita di informazione utile e all’annullamento dell’osservazione. Per verificare se il problema fosse legato a qualche fenomeno radio astronomico o se invece dipendesse in qualche modo dai dispositivi utilizzati nella catena di ricezione, sono state effettuate diverse osservazioni, in differenti giorni, chiudendo il ricevitore su un carico a 50 Ohm. Per completezza di informazione è stata monitorata anche la temperatura interna delle scatole in cui è posta l’elettronica del sistema in fibra ottica e di quello in coassiale. Le figure di seguito riportate mostrano i risultati ottenuti: 56 57 temperatura Fig. 4.2.4 Traccia rilevata con il carico a 50 ohm e andamento della 58 temperatura Fig. 4.2.5 Altra traccia rilevata con il carico a 50 ohm e andamento della 59 settima Fig. 4.2.6 Andamento del guadagno delle 2 catene e della temperatura nell’intera CAPITOLO 4- Problemi di stabilità di guadagno in link ottici analogici Le immagini ottenute mostrano come anche in presenza di un carico a 50 ohm il collegamento in fibra ottica presenti un guadagno instabile; pertanto la prima conclusione che si è potuta trarre è che questo comportamento è strettamente legato alle caratteristiche intrinseche dei componenti che costituiscono il link di discesa d’antenna in fibra ottica. Inoltre le tracce sopra riportate mostrano un stretta relazione tra temperatura e oscillazioni anomale; in particolare queste, che caratterizzano solo il collegamento in fibra ottica, si presentano in corrispondenza di variazioni, anche moderatamente piccole, della temperatura. Anche il collegamento in coassiale presenta variazioni del guadagno, ma queste, che sono molto più lente, sono associate all’escursione giorno notte, e, infatti, mostrano un andamento periodico giornaliero. Lo sfasamento che si riscontra tra i valori massimi di temperatura e i corrispondenti valori minimi di guadagno è dovuto al fatto che i cavi coassiali sono interrati e, pertanto, risentono con un certo ritardo dell’innalzamento, o dell’abbassamento, della temperatura. In secondo luogo è stata valutata, in prima approssimazione, l’ampiezza dell’oscillazione presentata dal link ottico; attraverso l’utilizzo di una camera climatica è stato riprodotto in laboratorio un transitorio di temperatura a cui sono stati sottoposti uno dei trasmettitori ottici, etichettato come TEK_P, per indicare che è caratterizzato da un loop per il controllo della potenza emessa, e il Front End tri-stadio [Ref.2]. 60 CAPITOLO 4- Problemi di stabilità di guadagno in link ottici analogici ± 0,02 dB Fig. 4.2.7 Valutazione dell’ampiezza dell’oscillazione Dalla traccia ottenuta si è riusciti a ricavare, in prima approssimazione, l’ampiezza dell’oscillazione, che è pari circa a 0,02 dB. Come già detto nei paragrafi precedenti, questa oscillazione, pur essendo così ridotta, ha effetti deleteri ai fini dell’estrazione dell’informazione utile; essa infatti è totalmente percepita dal sistema di rivelazione e proiettata nella traccia corrispondente all’osservazione radio astronomica. Inoltre, facendo riferimento alla relazione 1.3.5 del Cap.1, la presenza di oscillazioni nel guadagno può provocare un peggioramento della sensibilità dello strumento. 61 CAPITOLO 4- Problemi di stabilità di guadagno in link ottici analogici Da qui nasce l’importanza di caratterizzare queste oscillazioni e di individuare quale tra i componenti della catena in fibra ottica sia responsabile della loro generazione, e proprio in questo contesto si inserisce questo lavoro di tesi. 62 CAPITOLO 5 CAMPAGNA DI MISURE 5.1 Descrizione del banco di misura Tutte le misure descritte in questa tesi sono state svolte all’interno del laboratorio del radio telescopio di Medicina, che dispone di: • Un analizzatore vettoriale di reti HP8751A (VNA, Vectorial Network Analyzer), in grado di lavorare su una banda compresa tra 5Hz e 500 MHz; • Un array di ricevitori ottici passivi • Un alimentatore da banco • Un dispositivo adibito al campionamento della temperatura, che prende il nome di DataLogger (HP 3470A) • Il software LabView per il controllo del campionamento effettuato dal DataLogger e dal VNA • Una camera termo -controllata • 5 trasmettitori ottici • 2 Front End Fig .5.1.1 Fotografie del banco di misura 63 Capitolo 5- Campagna di misure Per me zzo di tutte le attrezzature qui sopra elencate è stato possibile caratterizzare il comportamento di 5 trasmettitori ottici differenti (vedi Tab.1), tre dei quali forniti dalla Andrew Corporation [Ref.9] con lo scopo di testarne il buon funzionamento (nella seguente tabella questi trasmettitori verranno contrassegnati con *). I rimanenti sono proprietà del radio telescopio: uno è stato acquistato dalla Andrew (ex Tekmar), mentre l’altro è stato interamente progettato e costruito all’interno del radio telescopio nell’ambito di un lavoro di tesi [Ref. 1]. SN2904101 (*) TEK #1 o TEK_P Pop emessa= 4,677mW Trasmettitore ottico con retroazione per il controllo della potenza ottica emessa SN 29040104 (*) TEK # 4 o TEK_I Trasmettitore in stato il aperto Pop emessa= retroazione 4,898mW polarizzare cui è loop di per il poter laser con corrente costante TERMOSTABILIZZATO TEK_TERMO Popemessa=4,898mW PN TFTY M2/ 44 1310/ TEKOLD (Acquistato da Andrew) Pop emessa= 2,698mW Trasmettitore in cui è stato predisposto il controllo della temperatura del laser Trasmettitore con retroazione per il controllo della potenza emessa (versione precedente di TEK #1) IRA(home -made) ----------- Pop emessa=4,898mW Trasmettitore con loop per il controllo della potenza emessa Tab. 5.1.1 Riepilogo dei trasmettitori testati 64 Capitolo 5- Campagna di misure Tutte le misure che verranno di seguito descritte in dettaglio non sono in realtà vere e proprie misure di guadagno, in quanto, per mezzo del vettoriale, non sono stati misurati i parametri S; in realtà, infatti, è stato misurato il valore di Insertion Loss introdotto dal link ottico. Nella pratica questo fatto si traduce nella misura di un valore, identificato dal vettoriale come A R (o B , nel caso in cui si stia R considerando il secondo dei due canali dello strumento), che corrisponde al rapporto tra la potenza ricevuta in ingresso al ricevitore e la potenza RF generata, per entrambi i canali, dal VNA. Specificato questo, però, per semplicità di trattazione, si parlerà sempre di guadagno in luogo di insertion loss. Per effettuare tutte le misure l’analizzatore è stato posto in modalità Continuos Wave, e pertanto ha sempre lavorato ad un’unica frequenza, pari a 408 MHz (frequenza di centro banda della Croce). Data la finezza della misura (si ricordi che si stanno osservando oscillazioni dell’ordine di 0,02 dB) si è cercato di ridurre al minimo la banda di osservazione (IF Bandwidth, IFBW) , in modo tale da introdurre il minor quantitativo di rumore possibile; d’altra parte però per migliorare la sensibilità del banco (vedi Appendice 1) si è reso necessario aumentare l’IFBW, che alla fine è stato impostato a 20 Hz. Quindi, sostanzialmente, è stato scelto il valore di miglior compromesso. 5.2 Ottimizzazione della sensibilità del banco Nel momento in cui sono stati scelti i giusti valori dei parametri da impostare sul vettoriale, come, ad esempio, la potenza 65 Capitolo 5- Campagna di misure RF da generare, si è cercato di riprodurre in laboratorio le stesse condizioni presenti in antenna. Ciò significa che sarebbe stato necessario portare, a monte della catena Front End tri-stadio + Link ottico, una potenza RF di circa -110 dBm; questo fatto ha sollevato però un problema importante: la potenza generata dal VNA rappresenta il valore posto al denominatore della relazione A R , per cui, all’aumentare, in modulo, di R questo rapporto diviene sempre più piccolo; questo provoca un aumento notevole della rumorosità nella misura del guadagno, fino ad arrivare addirittura a renderla illeggibile, perché sovrastata dal rumore del banco stesso. Da qui è nata l’esigenza di lasciare abbastanza alti i livelli di potenza generati dal VNA (intorno circa ai -5, -10 dBm), introducendo però un ulteriore problema: per abbassare fino a -110 dBm il livello di potenza RF in ingresso alla catena di ricezione sarebbe stato necessario introdurre,immediatamente a valle del vettoriale, un’attenuazione troppo elevata che avrebbe peggiorat o drasticamente le figure di merito della catena. D’altra parte però era stato precedentemente verificato che il Front End presentava una traccia del guadagno assolutamente stabile, pertanto poteva essere escluso dalla rosa dei possibili imputati della generazione dell’oscillazione. Per tutti questi motivi si è scelto di escludere il Front End tristadio dalle misure, che sono state fatte considerando come DUT solamente i trasmettitori ottici da caratterizzare. Nei paragrafi seguenti verranno descritte le misure fatte durante i transitori di temperatura, trattando contemporaneamente i quattro trasmettitori non termo -stabilizzati, mentre le misure svolte con l’unico trasmettitore dotato di controllo della temperatura verranno trattate in un paragrafo a parte. 66 Capitolo 5- Campagna di misure 5.3 Misure dell’instabilità del guadagno durante transitori di temperatura e caratterizzazione dell’oscillazione Tutti i trasmettitori ottici sono stati sottoposti a transitori di temperatura in salita, da -20°C a temperatura ambiente, e in discesa, da 50°C a temperatura ambiente. La camera termo -controllata, grazie alla quale sono state effettuate le prove, dispone di tre interruttori: HEAT (caldo), COLD (freddo), CIRCULATION (ventola per il circolo d’aria); quest’ult imo rappresenta anche l’interruttore per l’accensione della camera climatica. In ogni prova effettuata, dopo aver raggiunto la temperatura desiderata, veniva spento l’interruttore HEAT o COLD e soltanto dopo qualche minuto anche l’interruttore CIRCULATION, in modo tale da avere una certa omogeneità di temperatura all’interno della camera. Come specificato nel paragrafo precedente, non è stato possibile riprodurre in laboratorio le stesse condizioni presenti in antenna, ma si è comunque cercato di mantenere in ingresso ai trasmettitori ottici lo stesso livello di potenza che avrebbero avuto in ingresso se posti sulla linea focale, a valle del Front End. Facendo riferimento alla Fig. 4.1.1 del capitolo 4, in ingresso ai trasmettitori ottici è presente una potenza pari circa a -50 dBm; a conseguenza di questo e con tutti gli accorgimenti del caso per arginare i problemi descritti nel paragrafo precedente, il banco di misura è stato così strutturato: 67 Capitolo 5- Campagna di misure 0 dBm VNA R -10 dB ÷3 50 OHM 50 OHM ATTENUAT ORE ATTENUAT ORE TX OTTICO TX OTTICO RX VNA CH_A A RX VNA CH-B 40 dB ~ - 30 dBm B Fig. 5.2.1 Struttura a blocchi del banco Come si può vedere dalla figura, in uscita dal VNA è stata impostata una potenza RF di 0 dBm (parametro CENTER), scelta abbastanza elevata in modo tale da non deteriorare il rapporto A ; R siccome la catena dello splitter ÷ 3 e degli isolatori ha un insertion loss di -10 dB, per abbassare il segnale fino a -50 dBm è stato necessario introdurre un’attenuazione di -40 dB. In ingresso ai ricevitori del VNA pertanto arriva una potenza pari a -80 dBm; questo valore però risulta inferiore a -60 dBm, che rappresenta il valore stimato di sensibilità del ricevitore VNA, al di sotto del quale il vettoriale non è più in grado di discernere quale sia il segnale e quale il rumore (vedi Appendice 1). Per questo motivo per poter ottenere una 68 Capitolo 5- Campagna di misure misura “leggibile” è stato necessario introdurre un’operazione di media su più punti, così da abbattere la rumorosità eccessiva. Il parametro del VNA che indica la quantità di medie che si stanno compiendo è l’AVERAGING, che può essere impostato ad un qualsiasi valore intero; nel nostro caso è stato scelto un averaging pari a 64, ossia il vettoriale effettua 64 medie tra i punti campionati durante lo SWEEP TIME, ossia il tempo necessario a campionare il numero di punti desiderato, prima di fornire un dato aggiornato. L’introduzione di medie ha però rallentato la misura, in quanto il tempo necessario per avere un dato utile non è più lo sweep time, bensì lo sweep time moltiplicato per il numero di averaging. Per questo motivo è stato impostato a 2 (valore minimo) il numero di punti che il VNA avrebbe dovuto campionare, ottenendo così uno sweep time di 105,8 ms e, moltiplicando questo valore per 64 (numero di averaging), si raggiunge un tempo di attesa per il dato utile di 6,77 sec. Questo valore ha posto un limite inferiore al tempo di campionamento impostato in LabView, che va a prelevare il dato utile dal vettoriale e dal DataLogger e lo memorizza in un file txt; per non incorrere in problemi di ritardo di Labview rispetto al Data Logger e al VNA, è stato impostato un tempo di campionamento del dato utile pari a 10 sec. Pertanto, riepilogando tutti i parametri impostati: Ø CENTER : 0 dBm Ø SPAN: 0% Ø ATTENUATION: 40 dB Ø IF BW: 20 Hz Ø AVG: 64 Ø NUMBER OF POINTS: 2 Ø SWEEP TIME: 105,8 ms 69 Ø Tcamp, LabView: 10 s Capitolo 5- Campagna di misure Nelle pagine seguenti sono mostrati i grafici delle misure svolte imponendo i transitori di temperatura: 70 71 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) temperatura in discesa Fig. 5.2.2 Andamento del guadagno per TEK_P durante un transitorio di 72 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) temperatura in salita Fig. 5.2.3 Andamento del guadagno per TEK_P durante un transi torio di 73 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) temperatura in salita Fig. 5.2.4 Andamento del guadagno per IRA durante un transitorio di Fig. 5.2.5 Andamento del guadagno per IRA durante un transitorio di temperatura in discesa 74 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) temperatura in discesa Fig. 5.2.5 Andamento del guadagno per IRA durante un transitorio di 75 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) temperatura in discesa Fig. 5.2.6 Andamento del guadagno per TEK_I durante un transitorio di 76 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) temperatura in salita Fig. 5.2.7 Andamento del guadagno per TEK_I durante un transitorio di 77 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) temperatura in salita Fig. 5.2.7 Andamento del guadagno per TEK_OLD durante un transitorio di 78 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) transitorio di temperatura in discesa Fig. 5.2.9 Andamento del guadagno per TEK_OLD durante un Capitolo 5- Campagna di misure Nelle curve mostrate le oscillazioni e le altre irregolarità evidenziate dai cerchi in arancio non derivano da un comportamento anomalo del trasmettitore, bensì da disomogeneità della temperatura all’interno della camera termo -controllata; all’atto dello spegnimento della ventola infatti viene a mancare il circolo d’aria. Pertanto, mentre il sensore per la temperatura rivela un certo dato (con una sensibilità di 0,1 °C), in realtà a ridosso del case dei trasmettitori la temperatura è differente e subisce piccole variazioni a causa del calore dissipato dagli stessi dispositivi. Quindi, fintanto che la temperatura all’interno della camera non è tornata omogenea, per via del lento ritorno a condizione ambie nte, il trasmettitore può subire piccole variazioni nel guadagno. Quello che è interessante osservare è che i trasmettitori non mostrano il medesimo comportamento quando sono sottoposti a medesime variazioni di temperatura; TEK_P e TEK_I mostrano oscillazioni più marcate, mentre nelle tracce dei guadagni di TEK_OLD e IRA queste sono quasi impercettibili. Primo passo verso la caratterizzazione di questo ripple è stata la misura della sua ampiezza e del suo periodo. La variazione del guadagno fisiologica di ogni dispositivo elettronico che compare in seguito a variazioni di temperatura, presenta una relazione pressochè lineare con questa; in realtà, il guadagno non varia sempre allo stesso modo, bensi secondo un coefficiente che temperatura si va via alza; via se aumentando però man mano consideriamo che la intervalli sufficientemente ridotti di temperatura, ad esempio di circa 5-10 gradi, la non linearità diventa praticamente trascurabile. Pertanto la curva che descrive l’andamento della temperatura dovrebbe mostrare un andamento pressoché uguale a quello che dovrebbe avere la curva del guadagno senza il fenomeno oscillatorio. Fatte queste ipotesi, l’ampiezza delle oscillazioni è stata quindi misurata valutando lo scarto tra la curva che approssima la 79 Capitolo 5- Campagna di misure temperatura, che si è visto essere una polinomiale del secondo o del terzo ordine a seconda dei casi, e la reale curva del guadagno ( vedi ~0,01 dB Fig.5.2.10 Ampiezza dell’oscillazione nel guadagno di TEK_I ~0,005 Fig.5.2.11 Ampiezza dell’oscillazione nel guadagno di TEK_OLD 80 Capitolo 5- Campagna di misure ~0,02/0,03 dB Fig.5.2.12 Ampiezza dell’oscillazione nel guadagno di TEK_P ~0,005 Fig.5.2.13 Ampiezza dell’oscillazione nel guadagno di IRA 81 Capitolo 5- Campagna di misure TRASMETTITORE AMPIEZZA TEK_P ~0,02/0,03 dB TEK_I ~0,01 dB TEK_OLD ~0,005 dB IRA ~0,005 dB Tab. 5.3.1 Tabella riassuntiva delle ampiezze delle oscillazioni Come si può osservare dalle immagini i due trasmettitori che presentano le oscillazioni più critiche sono TEK_P e TEK_I, mentre TEK_OLD e IRA mostrano oscillazioni veramente ridotte. L’ampiezza delle oscillazioni rimane più o meno la stessa durante tutto il transitorio; ciò che invece sembra avere una stretta dipendenza dall’andamento della temperatura è il periodo di questa oscillazione. Per misurare questo periodo è stata valutata la distanza tra due minimi in termini di numero di punti; sapendo che il campionamento era stato eseguito ogni 10 secondi, l’intervallo di tempo che intercorre tra i due minimi, pari al numero di punti moltiplicato per 10s, corrisponde al periodo dell’oscillazione. Questa operazione è stata fatta per vari intervalli di punti della traccia, così da verificare l’andamento del periodo al variare del gradiente di temperatura. Dallo studio delle tracce è emerso che il periodo dell’oscillazione è inversamente proporzionale al gradiente della temperatura, ossia temperatura cambia, all’aumentare diminuisce della il velocità periodo con cui la dell’oscillazione; in particolare questo periodo è lungo circa 14 minuti durante la discesa (o la salita) che riporta la temperatura alla condizione ambiente e va via via allungandosi man mano che questa si stabilizza. Purtroppo non è stato possibile misurare il periodo minimo, in quanto nel momento in cui il gradie nte della temperatura 82 Capitolo 5- Campagna di misure era più marcato, la pendenza della curva era troppo elevata e impediva di identificare con un giusta precisione i punti di minimo dell’oscillazione. Non si è neppure riusciti ad identificare un periodo massimo, in quanto dalle misure fatte pare che l’oscillazione non si esaurisca al termine del transitorio, ma che permanga sempre, anche a temperatura costante, anche se con un periodo molto lungo (si parla di ordini di grandezza di qualche ora). Queste considerazioni possono essere ritenute valide per tutti i trasmettitori considerati, in quanto le tracce ottenute mostrano per ognuno di questi il medesimo comportamento. 5.4 Verifica del legame tra OMI e oscillazione Come si può vedere dalla relazione 3.12 del Capitolo 3, gli unici due parametri, da cui dipende l’OMI, su cui è possibile intervenire in laboratorio sono: • la potenza RF in ingresso al trasmettitore ottico • la corrente generata dal fotorivelatore, dal momento che essa è proporzionale alla potenza ottica emessa dal trasmettitore, la quale a sua volta è proporzionale alla corrente di polarizzazione del laser. Pertanto, per verificare una eventuale dipendenza delle oscillazioni osservate dall’OMI sono state fatte differenti prove in cui sono stati modificati i livelli di potenza RF in ingresso ai trasmettitori e altre in cui è stata anche modificata la corrente di polarizzazione del laser. E’ stato possibile effettuare queste ultime prove, però, soltanto sul trasmettitore IRA, essendo l’unico dotato di un trimmer che permetteva di regolare la corrente di polarizzazione del dipositivo 83 Capitolo 5- Campagna di misure 5.4.1 Modifica del livello di potenza RF in ingresso ai link ottici Dalla relazione 3.12 si può vedere che l’OMI aumenta con la radice quadrata della potenza RF in ingresso al link ottico; pertanto si è deciso di effettuare una prova in cui il livello di potenza RF è stato posto ad un valore abbastanza elevato,che corrisponde a -10 dBm, ma che garantisce che i trasmettitori non ent rino in saturazione. Per raggiungere questo livello di potenza sono stati semplicemente eliminati i due attenuatori da 40 dB; dopodichè sono stati fatti diversi transitori, procedendo esattamente come era stato fatto nelle prove precedenti. I grafici riportati mostrano i risultati ottenuti: 84 85 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) Fig. 5.4.1 Andamento del guadagno di TEK_OLD con P R F =-10 dBm 86 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) Fig. 5.4.2 Andamento del guadagno di TEK_I con P R F =-10 dBm 87 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) Fig. 5.4.3 Andamento del guadagno di IRA con P R F =-10 dBm 88 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) Fig. 5.4.4 Andamento del guadagno di TEK_P con P R F =-10 dBm Capitolo 5- Campagna di misure Dalle misure effettuate è emerso che l’oscillazione, nonostante l’aumento di 40 dB della potenza RF in ingresso, ha mantenuto, per ogni trasmettitore, le stesse caratteristiche delle prove precedenti, sia per quanto riguarda l’ampiezza che il periodo dell’oscillazioni. Pertanto si può dedurre che il fenomeno del ripple innescato dai transitori di temperatura non dipenda dal livello di potenza RF in ingresso ai trasmettitori ottici. 5.4.2 Innalzamento del livello di potenza RF in ingresso al trasmettitore ottico IRA e modifica della corrente di polarizzazione In questa prova si è cercato di massimizzare l’OMI andando ad agire sia sulla potenza RF sia sulla corrente di polarizzazione. La misura è stata pertanto eseguita imponendo in ingresso al trasmettitore ottico IRA una potenza di -10 dBm (eliminando i 40 dB di attenuazione) e regolando il trimmer del trasmettitore IRA in modo tale che questo fosse polarizzato con una corrente appena sopra alla soglia. Siccome la corrente di soglia del laser integrato nel trasmettitore IRA è pari a 8,3 mA, il punto di lavoro è stato fissato a 11 mA, ossia a 2,7 mA sopra la soglia. A questo valore di corrente di polarizzazione corrisponde una potenza ottica trasmessa pari a 0,398 mW ottici. I risultati ottenuti sono mostrati nelle Fig. 5.4.5 e Fig.5.4.6 89 90 (Asse destro-temperatura, asse sinistro-guadagno) Fig. 5.4.5 Andamento del guadagno di IRA con P R F =-10 dBm e Ip=11mA 91 rossa) e con OMI standard (traccia blu) Fig. 5.4.6 Zoom sulla traccia IRA con massimizzazione dell’OMI (traccia Capitolo 5- Campagna di misure In seguito è stata fatta un’ulteriore prova riducendo al minimo l’OMI, ossia riportando la potenza RF in ingresso ai trasmettitori a -50 dBm e regolando al massimo la corrente di pola rizzazione, che raggiunge così il valore di 34 mA. Le traccia ottenuta è riportata nella Fig. 5.4.7 92 93 ig. 5.4.7 Prova con minimizzazione dell’OMI F Capitolo 5- Campagna di misure Dall’analisi degli andamenti del guadagno nelle varie prove si può vedere che aumentando l’OMI le cose migliorano leggermente rispetto al caso opposto, ossia l’oscillazione appare come quasi impercettibile. D’altra parte però non è possibile, con gli strumenti utilizzati finora quantificare di quanto sia stata ridotta l’oscillazione nel caso di OMI massimo rispetto al caso di OMI minimo. Per verificare quanto effettivamente l’OMI influenzi l’andamento del ripple, sarebbe opportuno effettuare prove come quelle descritte in questo paragrafo anche sui trasmettitori TEK_P e TEK_I, che generano oscillazioni molto più marcate rispetto a quelle presenti nella traccia del trasmettitore IRA. Purtroppo però, come già detto, questi due trasmettitori non sono di proprietà del radio telescopio; pertanto non è stato possibile effettuare su questi alcuna modifica. 5.5 Prove con il trasmettitore termostabilizzato Si è deciso di dedicare un paragrafo a parte per quanto riguarda le prove effettuate con il TEK_TERMO in quanto questo trasmettitore presenta caratteristiche differenti rispetto ai quattro descritti precedentemente. TEK-TERMO, infatti, è dotato di un dispositivo di controllo della temperatura, anche se, essendo anche questo non di proprietà del radio telescopio, non è stato possibile verificare come esso funzioni esattamente. Anche il TEK_TERMO è stato sottoposto a transitori di temperatura in salita e in discesa sempre utilizzando lo stesso banco di Fig. 5.2.1; i risultati ottenuti sono mostrati nelle seguenti figure: 94 95 ig. 5.5.1 Transitorio in discesa su TEK_TERMO F 96 Fig. 5.5.2 Transitorio in discesa su TEK_TERMO Capitolo 5- Campagna di misure Come era logico aspettarsi, l’andamento del guadagno del TEK_TERMO è completamente diverso da quello degli altri trasmettitori non termostabilizzati; la differenza è evidenziata nei grafici dal fatto che, contrariament e a quanto accade per gli altri dispositivi, il guadagno del TEK_TERMO non ha un andamento opposto alla temperatura, bensì tende a crescere all’inizio del transitorio di qualche decimo di dB, per poi stabilizzarsi, a meno di piccole oscillazioni, attorno ad un valore, che è comunque più elevato rispetto a quello di partenza. Fig. 5.6.3 Zoom sul transitorio in salita Caratteristica interessante da osservare sono proprio queste piccole oscillazioni, che mostrano un’ampiezza di circa 0,01 dB e un periodo che va via via aumentando sul finire del transitorio, dove è stato stimato essere di circa 15 minuti; non è stato possibile invece dare una stima del periodo durante il transitorio stesso in quanto l’oscillazione era troppo rapida e non si sono potuti individuare i punti di minimo grazie ai quali valutare la durata dell’oscillazione. Nonostante il TEK_TERMO possegga un circuito per controllo della temperatura, il suo andamento non si presenta il così regolare come ci si aspetterebbe; per questo sarebbe bene studiare più in dettaglio le irregolarità del guadagno di questo dispositivo, 97 Capitolo 5- Campagna di misure come ad esempio le oscillazioni sopra citate, avendo però tutte le conoscenze necessarie sul dispositivo, in modo tale da poter dare con sicurezza delle motivazioni valide che ne spieghino le anomalie. 5.6 Problematiche riscontrate durante le misure A causa della rigorosità con cui è stato necessario effettuare le misure, necessaria per poter vedere con chiarezza queste oscillazioni così piccole, non sono stati pochi i problemi incontrati durante tutta la campagna di test. Qualunque piccola anomalia o inaccuratezza nel banco di misura poteva generare comportamenti che andavano a “falsare” quello che realmente si desiderava osservare. All’inizio della campagna di misure, infatti, era stato osservato che uno dei trasmettitori presentava oscillazioni dell’ordine di 0,02 dB picco-picco anche a temperatura costante. ~ 0,02 dB dB Fig. 5.7.1 Oscillazioni anomale nella traccia del guadagno IRA 98 Capitolo 5- Campagna di misure In realtà, però, si è scoperto che queste oscillazioni erano in realtà generate dalla bretella di fibra ottica difettosa utilizzata come estensione del pigtail del laser del trasmettitore durante le misure. Inoltre, come si può ben vedere dalla figura 5.7.1, la traccia del guadagno del trasmettitore TEK_P appare molto rumorosa; durante la campagna di misure si è scoperto che questa rumorosità dipendeva dalla calibrazione non rigorosa del VNA. La Fig. 5.7.2 mostra le due tracce del guadagno di IRA e TEK_P una volta sostituita la bretella difettosa e dopo aver calibrato con accuratezza il vettoriale: Fig. 5.7.2 Misura corretta dei guadagni di TEK_P e IRA Questi svolta, due mostrano inconvenienti, quanto sia incontrati durante la importante lavorare con campagna estrema precisione quando si ha a che fare con misure che hanno come ordine di grandezza il 99 Capitolo 5- Campagna di misure centesimo di dB, in quanto qualunque imprecisione può rendere una misura non corretta e, quindi, inattendibile. 100 Conclusioni Il lavoro svolto ha permesso di caratterizzare l’oscillazione anomala che si riscontra durante i transitori di temperatura e che, come già detto più volte lungo la trattazione, rappresenta un grave problema quando si tratta di estrarre l’informazione, legata ad una radio sorgente non eccessivamente potente, dal rumore di fondo. Dall’analisi dei dati è emerso che il ripple è sempre presente in tutti i trasmettitori testati (si escluda per il momento il termostabilizzato); il periodo di oscillazione, che è circa lo stesso per tutti i dispositivi, è inversamente proporzionale al gradiente della temperatura, ossia a variazioni lente della temperatura corrisponde un periodo di oscillazione più lungo e viceversa. Inoltre l’oscillazione sembra non estinguersi mai e a temperatura costante presenta un periodo dell’ordine di qualche ora, e quindi non facilmente visualizzabile. L’ampiezza dell’oscillazione si mantiene costante durante tutta la durata di un transitorio, ed è diversa per ogni tipo di trasmettitore; TEK_P e TEK_I, che presentano il ripple più evidente, mostrano però andamenti molto simili. TEK-I rappresenta una modifica del TEK_P in cui è stata scollegata la retroazione dal ramo di polarizzazione del laser, che verrà poi polarizzato a corrente costante mediante un circuito anch’esso sottoposto a transitorio di temperatura; sapendo che TEK_P e TEK_I integrano lo stesso tipo di laser, si può escludere che il problema del ripple in temperatura derivi dal loop di retroazione, arrivando alla conclusione che l’oscillazione potrebbe essere generata solamente a livello del semiconduttore. Per verificare questo in realtà sarebbe necessario poter controllare a corrente costante il trasmettitore non sottoponendo però a transitorio il circuito che genera la corrente di polarizzazione. Dalle prove effettuate massimizzando e minimizzando l’OMI è risultato che esiste una dipendenza tra OMI e ripple in temperatura; in particolare è stato verificato che la grandezza che più incide è la 101 corrente di polariz zazione del laser, che essendo proporzionale alla potenza ottica generata, è legata sempre da una relazione di proporzionalità anche alla corrente generata dal fotorivelatore, che compare al denominatore dell’espressione 3.12 del Cap.3. Per ciò che riguarda la potenza RF, le misure hanno mostrato che questa influisce meno nella generazione dell’oscillazione rispetto alla corrente di polarizzazione, come d’altra parte ci si poteva aspettare, in quanto l’OMI è proporzionale soltanto alla radice della potenza RF in ingresso al dispositivo ottico. Pertanto si può affermare che massimizzando l’OMI (e quindi riducendo al minimo la corrente di polarizzazione e rendendo massima la potenza RF in ingresso ai trasmettitori) l’oscillazione tende a diminuire. Per quanto riguarda il trasmettitore termostabilizzato, si può osservare che esso presenta un andamento oscillatorio nella traccia del guadagno durante variazioni della temperatura, il cui periodo tende ad aumentare sul finire del transitorio; inoltre, nel momento in cui si manifestano bruschi cambiamenti della temperatura, la traccia del guadagno manifesta comportamenti assai irregolari. Pertanto possibili linee guida per lo sviluppo di ulteriori studi nell’ambito delle applicazioni della tecnologia “radio over fiber” sono: - misurare la variazione di guadagno durante variazioni di temperatura su trasmettitori polarizzati a corrente costante, in cui il controllo della corrente è esterno alla camera termo controllata - misurare la dipendenza delle oscillazioni dall’OMI attraverso prove effettuate su singoli laser - testare il comportamento dei 5 trasmettitori studiati quando questi sono installati sulla linea focale della Croce del Nord, in cascata alla catena di Front End - studiare un nuovo modello delle Rate Equations che tenga conto del fenomeno delle oscillazioni scatenate da transitori di temperatura 102 - effettuare misure più approfondite per poter meglio caratterizzare il trasmettitore termostabilizzato. 103 APPENDICE 1 SENSIBILITA’ DEL BANCO A.1 Criteri adottati per ri durre il rumore introdotto dal banco di misura Data la finezza delle misure svolte (ricordiamo che le oscillazioni osservate sono dell’ordine di 0,01- 0,02 dB se non inferiori), si è rivelato necessario impostare tutti i parametri del vettoriale in modo da ridurre quanto più possibile il livello di rumore generato dal banco di misura stesso. Teoricamente per introdurre il minor quantitativo di rumore possibile sarebbe stato sufficiente settare al minimo il parametro IF Bandwidth, ossia la “finestra” di osservazione in cui il VNA va a campionare il segnale, che nel caso dell’ HP8751A corrisponde a 2 Hz. In realtà lavorando ad una frequenza di 408 MHz la riduzione estrema dell’ IF Banwidth a 2 Hz introdurrebbe un livello medio di rumore superiore a quello minimo, che si ottiene, invece, con IF Bandwidth pari a 20 Hz, come mostra la figura A.1 Fig. A.1.1 Livelli di rumore in funzione della frequenza di misura 104 Appendice 1- Sensibilità del banco A.2 Valutazione della sensibilità del Network Analyzer Per ottenere la sensibilità del vettoriale è stata effettuata una prova in cui sono stati rimossi i 40 dB di attenuazione e come DUT è stato inserito un’attenuazione un pari, attenuatore all’incirca, da al 30 dB, guadagno che dei introduce link ottici. Partendo da una potenza RF in uscita dal vettoriale di 0 dBm, è stato via via abbassato il livello di potenza fino a raggiungere il valore di -20 dBm, al di sotto del quale il VNA non riusciva più a distinguere il segnale dal rumore del banco. P variabile VNA R -10 dB ÷3 50 OHM 50 OHM ATTENUAT ORE RX VNA CH_A ATTENUAT ORE A RX VNA CH-B 30 dB B Fig. A.2 Schema del banco per la misura della sensibilità Pertanto la sensibilità del vettoriale, seguendo lo schema precedente è risultata essere: S= -20 dBm-10 dB-30 dB= -60 dBm 105 APPENDICE 2 CENNI SULLA TEORIA STATISTICA DELLE INCERTEZZE DI MISURA [Ref. 8,9] Gli errori che intervengono in un processo di misura vengono solitamente classificati in sistematici e accidentali. I primi rimangono costanti durante tutto il processo di misura, i secondi, oltre a non rimanere costanti, non hanno nemmeno un andamento prevedibile nel momento in cui viene ripetuta l’operazione di misura. Pertanto, indicando con µ il risultato di una misura diretta, si può scrivere: µ = m ± kσ m (A 2.1) dove m è assunto come valore vero del misurando, ed è stimato mediante la media degli n campioni, xi , misurati: m= ∑i x i (A 2.2) n mentre kσ m , con k=1,2,3 definisce l’intervallo di confidenza sulla misura. L’errore quadratico della media σ m , è la stima della deviazione standard dei campioni mediati, calcolata mediante la seguente relazione: σm = ∑i ( x i − m) n (n − 1) 2 (A 2.3) A questo proposito si deve fare notare che si ha convenienza di aumentare il numero dei campioni n per diminuire il più possibile l’incertezza σ m , a patto però che le cause di errore si possano ritenere totalmente aleatorie e scorrelate tra loro, cioè il processo di errore deve essere gaussiano bianco. 106 Appendice 2- Cenni sulla teoria statistica delle incertezze di misura Quando invece si vuole determinare l’incertezza riferita ad una misura singola diretta, non ottenuta quindi mediante media statistica di n valori misurati, si ipotizza a priori una distribuzione di probabilità alla variabile aleatoria che costituisce la risposta alla misura eseguita. Le caratteristiche di tale distribuzione di probabilità sono derivate da un insieme di informazioni di cui si ha una conoscenza a priori e basate sostanzialmente su: • Precedenti dati di misura. • Sperimentazione, esperienze o generale comportamento dei materiali e dei dispositivi di misurazione coinvolti. Il • Specifiche dei costruttori. • Certificati e dati di taratura. caso più generale possibile è quello che considera una distribuzione uniforme, definita dalla sua funzione di probabilità: f ( x) = 1 , per a ≤ x ≤ b b−a (A 2.4) e nulla altrove. Per essa valgono: 1 b a+b m= xdx = ∫ b−aa 2 σ= 1 b b−a ( x − m) 2 dx = ∫ b−aa 12 (A 2.5) (A 2.6) 107 Appendice 2- Cenni sulla teoria statistica delle incertezze di misura In molti casi un misurando Y può non essere misurabile direttamente, ma dipendere, attraverso una relazione funzionale specifica ƒ, da N altre quantità misurabili X 1 , X 2 , …, X N , per cui: Y=ƒ(X 1 , X 2 , …, X N ) (A 2.7) L’incertezza totale, o combinata, sulla stima y di Y, è ottenuta combinando opportunamente le incertezze standard delle stime degli ingressi X 1 ,X 2 ,…,X N : 2 ∂f 2 σ c (y) = ∑ σ (x i ) i =1 ∂x i N (A 2.8) dove le σ(x i ) sono, indifferentemente, incertezze standard ricavate dalla A 2.3 o, per esempio, dalla A 2.6. 108 Bibliografia 1. E. M. Fabbri –“Progetto, realizzazione e caratterizzazione di un collegamento analogico in fibra ottica per applicazioni radio astronomiche” , 2004 2. F. Perini –“ Misure sulle variazioni del guadagno dell’elettronica installata sulle antenne nelle scatole del BEST-1”, 2005 3. F. Perini –“ Misure di caratterizzazione di un collegamento in fibra ottica per applicazioni radio astronomiche”, 2001 4. M. Boschi –“ Misure, caratterizzazione e specifiche di progetto di un collegamento analogico in fibra ottica ad alta dinamica per uso radio astronomico”, 2003 5. M. Boschi –“Progetto di dottorato” 6. A.Masini –“Confronto delle prestazioni di sistemi ottici basati rispettivamente sulla modulazione analogica e sulla sorgente laser, modulazione con digitale particolare della riferimento 109 all’applicazione della remotizzazione di antenne ad uso radio astronomico”, 2006 7. L. Calandrino, M. Chiani –“Lezioni di comunicazioni elettriche”, Ed. Pitagora, 2006 8. U. Pisani-“Misure elettroniche, strumentazione elettronica di misura”, Politeko Ed. , 1999 9. S. Laschiutta- “Misure elettroniche”, Ed. Pitagora, 1996 10. 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