2013-2014
Exit
lunedì 10
marzo 2014
Grandi classici del teatro uniti alle contaminazioni del
contemporaneo in una stagione che continua a crescere
nella qualità e nel riscontro da parte del pubblico.
Con grande soddisfazione Rovereto propone anche
quest’anno il calendario della Stagione Teatrale,
una tradizione ma prima di tutto una sfida che la città ha
colto con coraggio e curiosità… e che ha vinto.
La grande partecipazione e l’interesse della stagione 20122013 testimoniano un amore per il teatro sempre più
radicato a Rovereto. Abbiamo chiesto agli spettatori quali
sono state le loro emozioni, quali spettacoli hanno scelto e
cosa desiderano conoscere. Tra loro tanti affezionati della
stagione, ma anche giovani che per la prima volta sono
entrati in contatto con questo linguaggio artistico unico. Da
questa richiesta abbiamo ricevuto moltissimo: la conferma
che stiamo andando nella direzione giusta e che la stagione
teatrale di Rovereto non solo deve confermare la sua
qualità ma può ancora crescere. Tanti, tantissimi gli abbonati
e ancora maggiore è stato il numero delle persone che
hanno partecipato alle singole date, per gran parte sold
out. Ottimi i giudizi sulla rassegna. Un successo che è frutto
di un lavoro duro per il quale porgo un grazie dal cuore
all’Ufficio Cultura del Comune di Rovereto e tutti i suoi
collaboratori, che non perdono mai l’entusiasmo e che
ogni anno si dedicano alla ricerca di talenti e propongono
spettacoli di spessore, dalla tradizione allo sperimentale.
Quest’anno la stagione è ancora più ampia con
appuntamenti fino alla primavera. Accanto alla stagione
principale non mancano le due rassegne “Teatro Civile”
e “Altro Palco”, molto apprezzate, che anche in questa
edizione sapranno farci riflettere con uno sguardo critico
sull’attualità e sapranno farci scoprire le direzioni del teatro
contemporaneo.
Non mi resta quindi che ringraziare tutti voi che avete
contribuito con la fiducia e la partecipazione al successo
sempre maggiore della Stagione Teatrale e di invitarvi
a teatro con noi.
Vi aspettiamo!
Luisa Filippi
Assessore alla Contemporaneità
Comune di Rovereto
Auditorium
Fausto
Melotti
corso Bettini 43
teatro
alla
cartiera
via cartiera 15
Zio Vanja
lunedì 18 e martedì 19 novembre 2013 •
di Anton Cecov
con Sergio Rubini, Michele Placido, Piergiorgio Bellocchio, Anna Della Rosa
regia Marco Bellocchio
produzione GoldenArt
Verdi
narrar cantando
sabato 23 novembre 2013 •
domenica 24 novembre 2013 • fuori abbonamento
di Marco Paolini e Mario Brunello
collaborazione alla drammaturgia e ai testi Gerardo Guccini
con Mario Brunello e Marco Paolini
regia Marco Paolini e Cesar Brie
produzione Antiruggine, Jolefilm, Fondazione Teatro Regio
a cura Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento
La leggenda
del grande inquisitore
mercoledì 27 novembre 2013 •
• Auditorium Melotti
da I Fratelli Karamazov di Fëdor Michajlovic Dostoevskij
con Umberto Orsini e Leonardo Capuano
drammaturgia Pietro Babina, Leonardo Capuano, Umberto Orsini
regia Pietro Babina
produzione Compagnia Umberto Orsini srl
Un bès
Antonio Ligabue
giovedì 5 dicembre 2013 •
di e con Mario Perrotta
regia Paola Roscioli
produzione Teatro dell’Argine, Teatro Sociale di Gualtieri, Duel
Giorni scontati
mercoledì 18 dicembre •
• Teatro civile
di Antonella Fattori e Daniela Scarlatti
con Antonella Fattori, Giusy Frallonardo, Daniela Scarlatti, Paola Michelini
regia Luca De Bei
produzione Compagnia Molière
con il patrocinio del Ministero della Giustizia
Tres
sabato 11 e domenica 12 gennaio 2014 •
di Juan Carlos Rubio
con Anna Galiena, Marina Missironi, Amanda Sandrelli, Sergio Muniz
regia Chiara Noschese
produzione Tiesseteatro srl
*pleksabato 18 gennaio 2014 • Teatro alla Cartiera
regia e concept Francesca Pennini
produzione CollettivO CineticO, Festival Inequilibrio / Armunia
Delirious New York
mercoledì 29 gennaio 2014 • Teatro alla Cartiera
ideazione e regia Filippo Andreatta
di e con Filippo Andreatta, Fiora Blasi, Patric Schott, Daniela Vitale
drammaturgia Ilaria Mancia e Filippo Andreatta
produzione OHT
Esecuzioni
Duo d’assoli
giovedì 6 febbraio 2014 •
di e con Michele Abbondanza e Antonella Bertoni
regia Michele Abbondanza
produzione Compagnia Abbondanza Bertoni
Vita di Galileo
mercoledì 12 febbraio 2014 •
• Teatro civile
di Bertolt Brecht
con Denis Fontanari, Giuseppe Amato, Riccardo Bellandi, Chiara Benedetti,
Giuliano Comin, Christian Renzicchi, Paola Mitri, Andrea Pergolesi
regia Riccardo Bellandi
produzione Compagnia AriaTeatro
Nuda proprietà
mercoledì 19 febbraio 2014 •
di Lidia Ravera
con Lella Costa e Paolo Calabresi
regia Emanuela Giordano
produzione La Contemporanea
Sonno
mercoledì 26 febbraio • Teatro alla Cartiera
dramaturgia Letizia Buoso
con Emiliano Austeri, Marta Bichisao, Riccardo Capozza,
Gaetano Liberti, Fabio Venturelli
cura della visione e regia Vincenzo Schino
produzione Opera
Muri
prima e dopo Basaglia
venerdì 28 febbraio 2014 •
• Teatro civile
di Renato Sarti
con Giulia Lazzarini
regia Renato Sarti
produzione Teatro della Cooperativa
Exit
lunedì 10 marzo 2014 •
di Fausto Paravidino
con Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Davide Lorino e Angelica Leo
regia Fausto Paravidino
produzione Teatro Stabile di Bolzano
Una notte in Tunisia
giovedì 20 marzo 2014 •
di Vitaliano Trevisan
con Alessandro Haber e con Maria Ariis, Pietro Micci e Roberto Trifirò
regia Andrée Ruth Shammah
produzione Teatro Franco Parenti
QUOD SUPERERAT
sabato 22 marzo 2014 • Teatro alla Cartiera
di Chiara Condrò ed Elisa Turco Liveri
con Manuel Cascone, Chiara Condrò, Elisa Turco Liveri
ideazione e regia Chiara Condrò, Elisa Turco Liveri
Sacrificio
giovedì 27 marzo 2014 •
• Teatro civile
di Giacomo Sartori
con Daniela Vaia, Flavio Torresani, Barbara Facchini, Pietro Biondi, Valeria
Ciangottini, Valentina Caresia, Elia Fedrizzi, Paolo Bertagnolli, Michele Fanti
regia Elena Galvani, Jacopo Laurino
produzione Stradà Nova Slow Theatre snc
Signore & Signori
mercoledì 2 e giovedì 3 aprile 2014 •
di Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese
dalla sceneggiatura di Pietro Germi e Luciano Vincenzoni
con Natalino Balasso, Aristide Genovese e Anna Zago
regia Piergiorgio Piccoli
produzione Theama Teatro
Ubu Roi
martedì 29 aprile 2014 •
di Alfred Jarry
con Roberto Latini, Savino Paparella, Ciro Masella, Sebastian Barbalan
regia Roberto Latini
produzione Fortebraccio teatro
Zio
Vanja
di Anton Cecov
lunedì 18 e martedì 19 novembre 2013 • ore 20.45
con Sergio Rubini,
Michele Placido,
Piergiorgio Bellocchio,
Anna Della Rosa
regia Marco Bellocchio
scene Giovanni Carluccio
musiche originali Carlo Crivelli
GoldenArt
La trama ha il suo inizio nella casa
di campagna ereditata dal professor
Serebrjakov, cognato di zio Vanja e padre
di Sonia. La prima moglie, sorella di Vanja,
è deceduta e il professore si è risposato
con Helena. Tra amori e vicissitudini di
vario genere, Serebrjakov comunica a
Vanja che è intenzionato a vendere il
podere e questo fa uscire fuori tutto il
temperamento del povero zio, che alla
fine tenta di uccidere il professore con
dei colpi di pistola, che miseramente
non andranno a segno. Alla fine l’agiato
ereditiere e Helena torneranno in città,
lasciando a Vanja la possibilità di continuare
ad amministrare la tenuta.
Zio Vanja è uno dei capolavori assoluti del
teatro cechoviano, in cui si intrecciano le
monotone conversazioni e le banalissime
vicende di un gruppetto di personaggi.
La ricostruzione minuziosa di atmosfere
sospese e vagamente inquietanti,
l’indifferenza abulica dei personaggi intorno
agli eventi, l’indefinito senso di attesa
di una catastrofe incombente rendono
questo testo una geniale anticipazione
della drammaturgia novecentesca.
Marco Bellocchio è uno dei registi più
anticonformisti della storia del cinema
italiano. Coraggioso, puntuale, deciso, ha
saputo portare avanti le sue idee laiche,
difendendole con la forza espressiva
dell’arte, entrando nella complessità degli
argomenti, dalla politica sessantottina
alle conseguenze drammatiche degli
anni di piombo, dalla follia dei manicomi
all’incapacità di amare delle persone
comuni.
Verdi
narrar
cantando
di Marco Paolini e Mario Brunello
sabato 23 novembre 2013 • ore 20.45
domenica 24 novembre 2013 • ore 20.45
foto giulio favotto otium
fuori abbonamento
Verdi non è solo un musicista, è
un uomo di teatro che pensa
a un disegno generale e poi ne
cura ogni dettaglio per arrivare a
un effetto mirato. La storia viene
narrata dalle parole e dalla musica,
ma niente di superfluo deve
essere lasciato, per il solo gusto
del bello o per l’esibizione della
tecnica. Verdi dunque pensa a uno
spettacolo globale ed essenziale;
il risultato è straordinario perché
egli inventa qualcosa che sembra
molto più antico di lui. Le sue
opere diventano tradizione da
subito (non tutte ovviamente…),
la gente lo canta anche se non è
andata a teatro, la sua popolarità
è pari a quella di Garibaldi.
Marco Paolini
Lo spettacolo sarà preceduto da
una lezione di canto, tenuta da
Mario Brunello e Francesca Breschi,
che insegneranno al pubblico testi e
musiche verdiane.
L’esecuzione dei cori, infatti,
sarà affidata al pubblico in sala,
accompagnato dall’armonium di
Francesco Nanni.
L’appuntamento per le persone
interessate è fissato, sia al sabato
che alla domenica, per le ore 17
presso l’Auditorium Melotti.
collaborazione alla drammaturgia
e ai testi Gerardo Guccini
con Mario Brunello e
Marco Paolini
e con Francesca Breschi
e Stefano Nanni
regia Marco Paolini e Cesar Brie
produzione Antiruggine, Jolefilm,
Fondazione Teatro Regio di Torino
a cura Centro Servizi Culturali
Santa Chiara di Trento
Da queste suggestioni nasce l’idea di
scoprire Verdi non solo dal punto di vista
del musicista, ma da quello dell’uomo
di teatro, per rivelarne la personalità e
l’influenza sulla cultura italiana. A modo
loro Marco Paolini e Mario Brunello
rendono omaggio a Verdi, raccontando
l’uomo attraverso la sua vita e il suo lavoro.
Non l’allestimento di un’opera e la sua
esecuzione, ma il Verdi librettista, regista,
impresario, patriota e politico.
Il violoncello di Brunello ci porterà nel
mondo dei temi più popolari di Verdi,
illustrando arie e parti delle opere
entrate a far parte della nostra tradizione
culturale. Per sottolineare questo
aspetto, l’esecuzione dei cori di alcune
opere sarà affidata al pubblico in sala,
accompagnato dall’armonium di Stefano
Nanni. Lo spettacolo sarà preceduto da
una lezione di canto, tenuta da Mario
Brunello e Francesca Breschi, per insegnare
al pubblico testi e musiche dei cori che
verranno poi eseguiti all’interno dello
spettacolo. È auspicabile l’intervento di
cori amatoriali o professionali della città
per affiancare il pubblico che, trasformato
in un coro popolare, sarà protagonista di
una magnifica interazione con gli artisti sul
palcoscenico.
Sarà un impianto scenico molto pop e un
po’ didattico; conterrà anche un racconto
di Paolini su alcune parti significative
della vita di Verdi e una straordinaria
descrizione giornalistica (un inedito di
Filippo Tommaso Marinetti) dei funerali
del Maestro a Milano con un bagno di
folla degno di un re.
Non è solo uno spettacolo pensato per
ricordare Verdi, ma per far sentire come
egli sia parte di una cultura popolare
italiana ancora molto attuale.
La
leggenda
del
grande
inquisitore
da I Fratelli Karamazov di Fëdor Michajlovic Dostoevskij
foto tommaso lepera
mercoledì 27 novembre 2013 • ore 20.45 • Auditorium Melotti
Dostoevskij oggi. I discorsi che
hanno reso immortale lo scrittore
russo della metà dell’Ottocento
nella forma contemporanea del
teatro visionario e sperimentale di
Pietro Babina che forgia una veste
nuova per uno dei capitoli più
corrosivi de I fratelli Karamazov.
L’inessenziale viene scarnificato
per far emergere le emozioni
magmatiche e i pensieri vischiosi
che logorano l’animo umano”
Daniela Olivieri, Teatri On line
“Chapeau. A Umberto Orsini.
Per il coraggio di rimettersi
sempre in gioco. Per quella
curiosità d’artista, e di uomo, di
sperimentarsi con nuove forme.
Per l’affidarsi a mani giovani.
Come quelle di Pietro Babina,
regista di Teatro Clandestino,
innovativo gruppo della scena
contemporanea da oltre vent’anni.
E sembra perfettamente nelle
corde dell’ultrasettantenne attore
assumere posture e movimenti,
ritmi ed espressioni che spiazzano,
che esulano da schemi e linguaggi
canonici; a suo agio nel plasmarsi
alla grammatica di Babina, che
ha fatto della ricerca formale il
principio estetico della compagnia
bolognese…
Giuseppe Distefano, Il sole 24 ore
con Umberto Orsini
e Leonardo Capuano
drammaturgia Pietro Babina,
Leonardo Capuano,
Umberto Orsini
regia Pietro Babina
scene Federico Babina,
Pietro Babina
musiche Alberto Fiori
sound design Alessandro Saviozzi
video effects Miguel D’Errico
scenotecnica Filippo Lezzi
costumi Gianluca Sbicca
Compagnia Umberto Orsini srl
«Vivo da quarant’anni col Grande
Inquisitore di Dostoevskij - racconta
Orsini - da quando cominciai ad
occuparmene in occasione dello
sceneggiato che alla fine degli anni
sessanta fu realizzato da Sandro Bolchi
per la Rai-TV e che fu seguito da più
di venti milioni di persone per otto
settimane di seguito. Qualcosa di
inimmaginabile oggi. […] Interpretavo il
fratello Ivan e per anni mi sono sentito
dire da generazioni di spettatori che
venivano ad incontrarmi nei camerini
dei teatri: “Ma quell’Ivan Karamazov!
Ma cose così perché non ne fanno
più?”, sentendo nella loro voce un
rimpianto e soprattutto una memoria
sorprendenti». Umberto Orsini oggi,
partendo da questa memoria, fa
rivivere quel passaggio di Dostoevskij,
calandosi nei panni di un immaginario
Ivan Karamazov maturo. Si misura,
attraverso uno specchio, con il se stesso
giovane, quell’ideatore della leggenda
che tra nostalgia e sofferenza srotola
il suo personale nastro di Krapp. In
scena, accanto al doppio personaggio,
Leonardo Capuano, un Mefisto di eco
faustiana con il quale l’Inquisitore si
industria a classificare temi ossessivi
quali fede, mistero, autorità, peccato e
libertà. Un testo che è soprattutto un
manifesto sulla auto prodotta mancanza
di libertà degli uomini: l’Inquisitore si
rivolge al Cristo affermando che gli
uomini non sanno che farsene della
libertà, demandano l’arbitrio ad altri e
si deresponsabilizzano. Solo in questo
modo paradossalmente si sentono
liberi. Un climax reso grazie anche alla
regia di Pietro Babina, che sceglie di
chiudere lo spettacolo con una verifica,
usando il contenitore iper democratico
della TED conference – le conferenze
tenute da personaggi famosi nel
mondo dove vengono espresse idee
degne di essere diffuse in un tempo
massimo di 18 minuti e che trovano il
naturale sbocco sul Web – che rafforza
l’immagine di un mondo fatto di
sottomessi e omologati.”
Un bès
Antonio
Ligabue
di e con Mario Perrotta
foto luigi burroni
giovedì 5 dicembre 2013 • ore 20.45
regia Paola Roscioli
produzione Teatro dell’Argine,
Teatro Sociale di Gualtieri, Duel
Un bès – Antonio Ligabue è il
primo dei tre movimenti dedicati
all’infinita solitudine e diversità
dell’artista. Perrotta con bell’istinto
disegna dal vivo e plasma bene
tiritere stralunate e terragne
che trasmettono la bellezza del
disincanto, della felicità perduta.
Rodolfo Di Giammarco,
La Repubblica
Perrotta con grande bravura è sì
l’attore solo che racconta, ma, allo
stesso tempo “è” Ligabue, l’artista
naïf dalla pennellata violenta e
dal mondo immaginario. Solo
in palcoscenico, di fronte a tre
grandi cavalletti, con rara forza
performativa, grazie a un ritmo
che prende alla gola, ci restituisce
la parlata di Ligabue e disegnando
ne insegue il gesto febbrile, in
un crescendo creativo che va di
pari passo con le parole del suo
affascinante racconto.
Maria Grazia Gregori, L’unità
“Un bès … Dam un bès, uno solo!
Che un giorno diventerà tutto splendido.
Per me e per voi”
Provo a chiudere gli occhi e immagino: io,
così come sono, con i miei 40 passati, con
la mia vita – quella che so di avere vissuto –
ma senza un bacio. Neanche uno. Mai.
Senza che le mie labbra ne abbiano
incontrate altre, anche solo sfiorate. Senza
tutto il resto che è comunione di carne e
di spirito, senza neanche una carezza. Mai.
E allora mi vedo – io, così come sono –
scendere per strada a elemosinarlo quel
bacio, da chiunque, purché accada.
Ecco, questo m’interessa oggi di Antonio
Ligabue: la sua solitudine, il suo stare al
margine, anzi, oltre il margine – oltre il
confine – là dove un bacio è un sogno, un
implorare senza risposte che dura da tutta
una vita. Voglio avere a che fare con l’uomo
Antonio Ligabue, con il Toni, lo scemo del
paese. Mi attrae e mi spiazza la coscienza
che aveva di essere un rifiuto dell’umanità
e, al contempo, un artista, perché questo
doppio sentire gli lacerava l’anima: l’artista
sapeva di meritarlo un bacio, ma il pazzo
intanto lo elemosinava.
Voglio stare anch’io sul confine e guardare
gli altri. E, sempre sul confine, chiedermi
qual è dentro e qual è fuori.
Mario Perrotta
Giorni
scontati
di Antonella Fattori e Daniela Scarlatti
mercoledì 18 dicembre 2013 • ore 20.45 • Teatro civile
Con questo testo vorremmo
smascherare, con levità, il silenzio
assordante del carcere.
Un confronto con un mondo
sommerso che urla, e che in
questo periodo storico ha ancora
più urgenza di farsi sentire.
Questo ci ha portato a pensare
e a scrivere Giorni Scontati, un
testo al tempo stesso leggero,
crudo, poetico, passionale che
svela uno spaccato di vita in un
carcere attraverso la voce di
quattro detenute molto diverse
tra loro. È l’universo femminile che
riesce, anche in situazioni difficili,
a fare gruppo, a vivere e subire la
privazione di libertà e la violenza
in un modo molto diverso
dagli uomini. Il microcosmo
oppressivo e claustrofobico del
carcere diventa una lente di
ingrandimento di sentimenti e
situazioni che spesso cerchiamo di
negarci e che abbiamo provato a
portare alla ribalta senza finzione,
mettendoci in gioco, provando a
dare senso a vite negate: Il tempo
che passa e il variare delle stagioni
rivelano la dicotomia tra la realtà
coercitiva che le protagoniste
sono costrette a vivere e lo
spazio libero dei loro pensieri, e
proiettano il carcere sulla pelle
di ciascuna di loro, come le
matricole stampate sul braccio dei
deportati, perché una volta entrati
in una cella non si esce se non
dopo una metamorfosi.
Antonella Fattori e Daniela Scarlatti
con Antonella Fattori,
Giusy Frallonardo, Daniela
Scarlatti, Paola Michelini
regia Luca De Bei
musiche Marco Biscarini
produzione Compagnia Molière
con il patrocinio del Ministero
della Giustizia
Nella cella di un carcere femminile
scontano la loro pena l’algida Viviana,
rinchiusa da tempo immemorabile
e Lucia, colpevole di omicidio. In
una notte di novembre vengono
arrestate altre due donne: Rosa, una
ladra ex-tossicodipendente e Mariapia,
un’imprenditrice edile.
Le quattro detenute devono convivere in
una cella di pochi metri quadri con tutti i
problemi che la carcerazione comporta. Le
personalità e le estrazioni sociali sono assai
diverse. Le quattro donne inizialmente si
scontrano, poi lentamente troveranno un
terreno comune dove la solidarietà sarà
possibile.
Per uno “strano” tiro del destino Viviana e
Rosa si ritroveranno accomunate da una
stessa colpa, ma su fronti diversi. Tutte e
quattro le donne usciranno dal carcere, chi
in un modo, chi in un altro.
Alla fine la cella rimarrà vuota, pronta però
ad ospitare nuove detenute.
Una commedia agrodolce che fa ridere e
commuovere.
Quasi 70.000 persone vivono negli istituti
penitenziari che sorgono nelle nostre
città, a volte anche in pieno centro, ma
la maggior parte dei cittadini ne ignora
qualsiasi aspetto. Negli anni le leggi sono
cambiate, ma quel che non è cambiato è
lo stato dei detenuti, il sovraffollamento e il
degrado delle nostre carceri.
Riteniamo che il teatro debba occuparsi
del problema e rendere il pubblico
partecipe di un dramma che ai più risulta
essere sconosciuto.
Tres
di Juan Carlos Rubio
sabato 11 e domenica 12 gennaio 2014 • ore 20.45
con Anna Galiena,
Marina Missironi,
Amanda Sandrelli,
Sergio Muniz
regia Chiara Noschese
produzione Tiesseteatro srl
Tre amiche inseparabili al liceo si ritrovano
dopo più di vent’anni, hanno avuto tre vite
diverse, con esperienze diverse.
Marisa (Anna Galiena) è un’affermata
conduttrice televisiva. Carlotta (Marina
Massironi) ha divorziato da un marito che
la tradiva, ha perso molti chili dal liceo e
vive sola con il suo gatto. Angela (Amanda
Sandrelli) ha da poco perso il marito e
fatica a sbarcare il lunario.
Tre donne con un passato completamente
diverso che però hanno una cosa in
comune, non sono più giovanissime e
nessuna di loro ha mai avuto un bambino.
Dopo una notte folle tra risse,
recriminazioni, risate e alcool giungono
ad una conclusione: rimanere incinta
insieme e dello stesso uomo. Reclutano
così un “prescelto” che, nel loro ricordo,
rappresenta e corrisponde all’uomo ideale.
Farà quindi ingresso nella vicenda anche un
uomo, Adalberto (Sergio Muniz), che però
nasconde un segreto…
La storia si svilupperà con un finale a
sorpresa, paradossale, toccando con levità
argomenti come la solitudine, l’infedeltà, la
prostituzione, la maternità.
Tres è una macchina comica, un intreccio di
situazioni esilaranti e irriverenti, nata dalla
prolifica penna di Juan Carlos Rubio, che in
Spagna ne ha curato anche la regia.
Chiara Noschese
sabato 18 gennaio 2014 • ore 20.45 • Teatro alla Cartiera
foto marco davolio
*plek-
*Plek- è, più di ogni altra cosa,
il (dis)piegarsi del pensiero,
l’accartocciarsi della formulazione
teorica; una (s)piegazione
intorno al corpo, alla danza,
al discorso coreografico. […]
C’è una consequenzialità
matematica, rigida, a tratti gelida
nei blocchi di immagini che la
compagnia dona allo sguardo
dello spettatore; una manciata
di teoremi geometrici in cui la
razionalità incontra lentamente
imprevedibili cime poetiche. Il
discorso “didattico” sulla danza si
ibrida al precipitare della logica
all’interno di pieghe oscure in
cui l’indagine teorica di cui si
sostanzia il lavoro del gruppo si
concretizza, divenendo oggetto
tangibile, talvolta incomprensibile
alla mente, ma sempre capace
di folgorare lo sguardo lasciando
emergere un’ironia sottile
e disarmante, al contempo
lucida e folle. […] Ancora una
volta CollettivO CineticO
coniuga ironia e concettualismo
proponendosi nel panorama della
arti performative come una delle
compagnie che maggiormente
impone non solo un’estetica
personalissima ma anche una
modalità inedita di concepire la
costruzione dell’opera. *Plek- ,
lungi dal risolversi nel mero atto
spettacolare, è allora l’ultimo
passo di un progetto più ampio,
la dimostrazione di una serie di
ipotesi (estetiche) avanzate negli
ultimi due anni dalla compagnia,
ora riunite in una scrittura
coreografica in cui ogni piega
diventa immagine poetica e
ogni (s)piegazione si avvicina al
capolavoro.
Matteo Antonaci,
www.teatroecritica.net
Ulteriore frammento del progetto
decennale sulle eterotopie C/o di
CollettivO CineticO, *plek- si dedica
allo spazio interno a una piega e sposta
il tempo in una proiezione verso un
futuro prossimo e probabile. Piega
che viene aperta e interpretata e può
celare o rimandare a un accadimento.
Può essere indicazione origamica
o residuo dell’accartocciamento e
svolgimento di un foglio. È un solco
che esplicita il logorio del movimento.
È una traccia che può farsi previsione.
È l’intervallo in cui si negozia la distanza,
la si annulla nell’aderenza e mescola
nell’ubiquità discreta del contatto. Piega
divaricata nel procedimento violento
della spiegazione.
regia e concept Francesca Pennini
assistenza alla drammaturgia
Angelo Pedroni
disegno luci Leonardo Bucalossi
tecnica Massimiliano Calvetti
azione e creazione Floriano D’Auria,
Nicola Galli, Angelo Pedroni,
Francesca Pennini
produzione CollettivO CineticO,
Festival Inequilibrio / Armunia
Delirious
New York
idea e regia Filippo Andreatta
mercoledì 29 gennaio 2014 • ore 20.45 • Teatro alla Cartiera
Ispirato all’omonimo testo di Rem
Koolhaas, lo spettacolo mette in scena
una serie di episodi urbani simbolo del
manhattanismo, una teoria inespressa
perché troppo ambiziosa. Delirious
New York è un manifesto retroattivo
per Manhattan, Koolhaas sostiene
che la griglia architettonica della
città non vada analizzata studiando
i palazzi che la compongono, ma
indagando la psicologia di chi li ha
costruiti. L’immaginazione è alla base
del delirio architettonico di New York,
ed è il collante degli episodi urbani
messi in scena da OHT. Il pubblico è
testimone di un patchwork teatrale
d’immagini che irrompono in un libero
e personale processo d’associazione
affidato alla mente e all’esperienza del
singolo spettatore.
In scena coesistono quattro persone
che pur parlando la stessa lingua
o lingue diverse non riescono
a comunicare fra loro. Eppure
continuano a parlarsi, a raccontarsi
e a raccontare cercando di ottenere
qualcosa da questa situazione
senza preoccuparsi troppo di come.
Forse l’alacrità con cui cercano di
soprassedere a questa incomunicabilità
è una metafora del loro desiderio
d’identità? Forse, ma il punto di
partenza rimane il testo di architettura
contemporanea che come nessun
altro è riuscito a introdursi nella
genesi di una città mitologica degli
Stati Uniti d’America come New York
City. Lo spettacolo cela un’indagine
sul comportamento umano all’interno
della città contemporanea.
La scelta originale di trasporre
un simile testo per la scena,
ha spinto il gruppo OHT a un
sottile gioco di straniamento.
Una deriva fortemente ironica si
impossessa di una proposta che
deraglia continuamente su se
stessa, in un loop narrativo che
procede per stazioni e torna poi
sistematicamente a una situazione
che si ripete ossessivamente,
scandendo l’incedere dello
spettacolo.
Andrea Porcheddu,
www.delteatro.it
con Filippo Andreatta,
Fiora Blasi, Patric Schott,
Daniela Vitale
idea e regia Filippo Andreatta
drammaturgia Ilaria Mancia
e Filippo Andreatta
light designer Arnaud Poumarat
tecnico luci Jacopo Pace
produzione OHT, Fondazione
Caritro,
Provincia autonoma di Trento
co-produzione di Inteatro
con il sostegno di Centrale Fies,
REACT! Festival Santarcangelo
dei Teatri
Esecuzioni
Duo
d’assoli
di e con Michele Abbondanza e Antonella Bertoni
giovedì 6 febbraio 2014 • ore 20.45
foto F. Pernigo
regia Michele Abbondanza
collaborazione al progetto
Tommaso Monza
luci Andrea Gentili
produzione Compagnia
Abbondanza Bertoni
con il sostegno di Ministero
per i beni e le attività culturali Dip. spettacolo
Provincia autonoma di Trento Servizio attività culturali
Comune di Rovereto Assessorato alla contemporaneità
Regione autonoma Trentino Alto Adige
Fondazione Cassa di Risparmio
di Trento e Rovereto
Doppia esecuzione di partiture coreografiche
in parallelo, senza mediazione alla relazione,
dalla massima lontananza possibile in 20 metri
quadrati fino alla configurazione di finali pietà
lontane.
Ognuno dei due interpreti segue il suo percorso
nello spazio, nel tempo e nelle forme che assume
a seconda degli stati d’animo che attraversa e che
possono svilupparsi, regredire, ritornare ma anche
sovrapporsi stratificandosi, (…). Nell’avvenire
di questo duo d’assoli di libere “Esecuzioni”, si
percepisce nel suo dipanarsi un crescendo di
considerazione reciproca, fino a quando i due
sentieri solitari cominciano a incrociarsi, trovando
inizialmente rari punti in comune e poi via via
incontrandosi sempre più frequentemente; anche
aggrappandosi, in questo naufragio comunicativo,
l’uno all’altro come due naufraghi al legno della
zattera, non per amore del legno ma per amore
della propria salvezza e quindi di sé. Oltre che a
una “libera” (una parte dell’azione sarà “aperta”
e lasciata all’estemporaneità: anche in fase di
allestimento, non siamo riusciti a inanellare
una prova uguale all’altra), assistiamo a una
“doppia” esecuzione, che, anche se composta
quasi integralmente da assoli, crediamo possa
appartenere alla categoria del “duo”, (…). Qui
non c’è nessuno che vuole vincere sull’altro,
competere avrebbe implicato comunque l’essere
in relazione, ma per questo la lontananza può
risultare ancora maggiore passando dall’iniziale,
sorda e solitaria indifferenza, attraverso sprazzi e
tentativi di imitazione, fino alla reciproca, fragile
assistenza nelle composizioni finali di pietà
lontane. Esecuzioni quindi anche del quando la
vera pena capitale (alla quale il titolo, nemmeno
troppo velatamente allude), potrebbe essere
il comune destino del continuare “l’inesorabile
danza” del vivere. Le caratteristiche, le invenzioni,
le forme (quello che si dice con un brutto
termine: “la cifra stilistica”) degli autori, essendo
qui anche interpreti, può venir meglio isolata e
visualizzata senza mediazioni e, quasi come fosse
messa sotto una lente di ingrandimento, offerta a
un’analisi asettica, quasi autolesionistica e spietata.
Auto-costretti al passo (“Quanti dolci pensier,
quanto disio/Menò costoro al doloroso passo”,
Dante) double, presentiamo qui, condividendo
con lo spettatore i rischi di due esecuzioni,
sommarie, capitali o semplicemente danzate.
Michele Abbondanza
Vita
di
Galileo
di Bertolt Brecht
mercoledì 12 febbraio 2014 • ore 20.45 • Teatro civile
con Denis Fontanari,
Giuseppe Amato,
Riccardo Bellandi,
Chiara Benedetti,
Giuliano Comin,
Christian Renzicchi,
Paola Mitri,
Andrea Pergolesi
regia Riccardo Bellandi
musiche Mattia Balboni
produzione Compagnia AriaTeatro
Una fra le più importanti opere per
capire appieno la cultura del XX secolo.
L’opera ripercorre tutta la vita del grande
scienziato pisano, dall’invenzione del
cannocchiale, alla scoperta dei satelliti di
Giove, dal processo istituito dal Sant’Uffizio,
fino al suo atto di abiura con gli ultimi anni
della vecchiaia.
In dissonanza dalla figura di Galileo Galilei
tramandataci dagli storici, qui lo studioso
assume caratteri più umani, mettendone
in evidenza paure, timori e incertezze,
delineando un uomo logorato dalla voglia
di combattere e cedere di fronte al potere.
Al di là delle faccende personali narrate nel
dramma, Brecht focalizza la sua attenzione
sul rapporto tra la ricerca scientifica e
il potere, e, ampliando gli orizzonti, sul
rapporto lacerante e tutt’oggi lacerato che
si interpone fra la cultura nascente e la
cultura del potere.
Ciò che fece la sfortuna di Galileo fu la
sua mentalità diversa, basata sul metodo
scientifico. Fu uno scontro tra due linguaggi
diversi: da un lato l’empirismo di Galilei, lo
studio del particolare fenomeno dal quale
formulare una legge universale, pilastro
fondamentale del metodo scientifico,
dall’altro, quello convenzionale dell’epoca,
basato sui dogmi della Chiesa.
L’ottusità dell’Inquisizione appare superiore
alla cecità fisica dello scienziato pisano,
il quale nonostante la sua fede negli
uomini e nella loro ragione, sarà sconfitto
dall’auctoritas della Chiesa e dalle teorie
tolemaico-aristoteliche; condannato alla
pena di morte nel 1633, che verrà poi
tramutata in isolamento forzato grazie
all’abiura delle sue tesi.
foto fabio iovino
Nuda
proprietà
di Lidia Ravera
mercoledì 19 febbraio 2014 • ore 20.45
con Lella Costa
e Paolo Calabresi
regia Emanuela Giordano
musiche Antonio di Pofi
produzione La Contemporanea
Innamorarsi a 60 anni è una sfida, una
forma d’arte, un capolavoro. È la vittoria
della libertà contro gli stereotipi. Iris contro
ogni logica si innamora di Carlo e Carlo di
Iris. Lui dopo un po’, ma va bene così. Tutto
comincia con una stanza in subaffitto. Iris
la offre a Carlo, psicanalista sfrattato del
pianoterra. Intanto lei, rimasta senza un
soldo, vende in nuda proprietà la casa.
Dissipatrice accanita, senza pensione, non
ha altra scelta che cedere il suo unico
bene al miglior offerente, fingendosi molto
più malandata di quello che è.
Il miglior offerente è senza scrupoli e una
nipotina bella e nullafacente fa irruzione
proprio quando Iris e Carlo capiscono che
sta succedendo qualcosa di imprevedibile.
Mentre Carlo scopre di essere malato Iris
si accorge che non può più fare a meno
di lui, della sua intelligenza, della sua ironia,
della sua capacità di decifrare la vita per
quello che è. Carlo è affascinato da questa
donna incasinata e vitale, che si espone,
si dichiara, senza farsi mortificare dalle
convenzioni. Decidono di vivere insieme
tutto quello che resta da vivere. In due
riescono a guardare in faccia la realtà, a
chiamare per nome tutte le loro paure e a
riderci sopra.
Iris è Lella Costa, che ha scelto dopo anni
di teatro in solitaria di regalarsi al pubblico
in una commedia intelligente e spiritosa,
come intelligente e spiritosa è tutta la sua
storia di teatro; Carlo è Paolo Calabresi,
che con la sua presenza contribuisce
alla creazione di una coppia inedita e
sorprendente.
Noi rideremo con loro e piangeremo per
loro, a scene alterne e anche nella stessa
scena.
Usciremo da questa commedia più leggeri
e agguerriti, con il sorriso sulle labbra, felici
di aver celebrato tutti insieme un rito
propiziatorio, una festa alla forza e alla
fragilità umana.
Sonno
di Opera
foto umberto costamagna
mercoledì 26 febbraio 2014 • ore 20.45 • Teatro alla Cartiera
con Emiliano Austeri, Marta Bichisao,
Riccardo Capozza, Gaetano Liberti,
Fabio Venturelli
cura della visione e regia
Vincenzo Schino
aiuto regia Marco Betti
dramaturg Letizia Buoso
cura del movimento Marta Bichisao
scenografia Emiliano Austeri e
Vincenzo Schino
suono Gennaro Mele
fonica Giacomo Agnifili
special art effects Leonardo
Cruciano workshop
produzione Opera, La Lut/Festival
Voci di Fonte, Festival delle Colline
Torinesi, Linea d’Ombra/Festival
Culture Giovani 2010, Kilowatt
Festival (in collaborazione con
Regione Toscana progetto Filigrane
e Centro Il Funaro di Pistoia)
progetto vincitore Premio Lia Lapini
2010
progetto vincitore Bando Linea
d’Ombra 2010
con il sostegno di Teatro Valdoca,
Ass. Demetra, Indisciplinarte,
Leonardo Cruciano Workshop,
l’Arboreto/Teatro Dimora di
Mondaino, Terzo di Danciano, PiM
spazio scenico, Stefano Romagnoli,
Santarcangelo dei Teatri
Sonno nasce dalla frequentazione di
due mondi, quello visivo di Francisco
Goya e quello visionario del Macbeth
di Shakespeare. Il teatro diventa un
dispositivo per la visione, luogo di
apertura della percezione. Nella
ricerca sull’origine della sua funzione è
indagato ogni singolo elemento e ogni
movimento della materia, del pensiero
e della sensazione. La necessità della
rappresentazione sin dalle origini
dell’uomo nasce nell’assenza di qualcosa
o qualcuno: per questo motivo è
necessario inciderne un’immagine
e conservarla. Il lavoro apre le sue
fonti per indagare la consistenza e le
soglie del regno dei vivi e dei morti,
dell’umano e dell’animale, del soggetto
e del suo ritratto, del logico e del sacro.
Attraverso il teatro, la domanda sulla
rappresentazione è aperta al nostro
vivere e immaginarci nel presente e il
ritratto diventa un mezzo di conoscenza
dell’essere umano. È una ricerca di
intimità, di accordo e respiro comune. In
questo respiro è incluso lo spettatore.
[…]
uno spettacolo che è
un’esplorazione dell’inconscio
approfondita e gelida. Una freddezza
che qui, nondimeno, diventa
un inestimabile pregio: anziché
allontanare, accerchia lo spettatore,
invitandolo a varcare la soglia che
divide realtà e rappresentazione,
sonno e veglia, vita e morte.
Laura Bevione,
Hystrio anno 2011 n. 3
[…] inizio di una sua rigenerazione
drammatica di cui l’intensa
figurazione di “Sonno” di Vincenzo
Schino ha dato una prova quasi
smagliante, se smagliante fosse un
aggettivo adatto per uno spettacolo
che vuole far incontrare Goya e
Shakespeare. […]
Attilio Scarpellini, I quaderni del
teatro di Roma, Estate 12
Muri
prima e dopo
Basaglia
di Renato Sarti
foto e. boga
venerdì 28 febbraio 2014 • ore 20.45 • Teatro civile
Muri – prima e dopo Basaglia
– è un testo scritto sulla base
di alcune testimonianze di
infermiere, soprattutto quella
di Mariuccia Giacomini. Con
l’arrivo di Basaglia, il dialogo
e il rispetto hanno preso il
posto della violenza, rendendo
labilissima la precaria distinzione
tra la “normalità” di coloro che
dovevano curare e la “follia”
dei ricoverati. Scattava fra loro
una complicità all’insegna della
comprensione e della condivisione
della umana sofferenza.
La protagonista del testo riflette
sulla sua esperienza trentennale di
infermiera e lo fa con la nostalgia
particolare (quela del poeta,
quela che te sa tropo ben che
non pol tornar), ma soprattutto
con la lucidità di chi si rende
conto che la spinta straordinaria
(di mutamento) di quegli anni
si è affievolita e che rischia di
finire inghiottita dall’indifferenza
generale. La legge Basaglia è
uno dei punti più alti della storia
della nostra democrazia. È stata
una delle grandi conquiste di
carattere sociale, umano e civile
del nostro Paese. Dobbiamo
conoscerla, difenderla, perché
bisogna sempre riaffermare con
forza che le lancette della storia
non si possono – non si devono –
riportare indietro.
Renato Sarti
Ci sono stati dei momenti di
assoluta emozione, di grande
tensione emotiva, tutto detto
attraverso la voce di Giulia
Lazzarini. Tutto questo in una
situazione di grandissima tensione
emotiva e sintesi.
Sandro Avanzo, Radio Popolare
con Giulia Lazzarini
regia Renato Sarti
musiche Carlo Boccadoro
produzione Teatro della Cooperativa
Nel 1972 avevo appena incominciato a
fare l’attore in un piccolo gruppo teatrale
a Trieste, e la direzione dell’Ospedale
Psichiatrico Provinciale ci concesse l’uso
del teatrino situato nel comprensorio
manicomiale a condizione che, durante
le prove e gli spettacoli, fosse consentito
l’accesso agli utenti. Durante le prove
nel teatro venivano spesso degli utenti,
fra questi c’era Brunetta, una ragazza
lobotomizzata, che aveva marchiata sul suo
volto tutta la violenza di cui le istituzioni
sono capaci: pochi denti, occhi infossati,
cicatrici sulla testa. Insieme a una parte
del cervello le avevano tolto anche la
capacità di camminare diritta e l’uso della
parola. Ciondolava in avanti, braccia a
penzoloni, e si esprimeva a mugugni, come
una scimmietta. Si sedeva con noi e non
chiedeva altro che quello che per anni
le era stato negato: affetto. Ogni nostro
gesto di affetto lo ricambiava con un
sorriso che, nonostante fosse sdentato,
era meraviglioso. Nel ’74 sono venuto a
Milano a fare teatro. Brunetta non c’è più
da parecchi anni, ma i suoi sguardi e la sua
storia fanno indelebilmente parte della mia.
Camicie di forza, sporcizia, ricorso
massiccio (a volte letale) a docce fredde,
psicofarmaci, pestaggi, elettroshock.
Lobotomia. Questo era il manicomio
prima dell’arrivo di Franco Basaglia:
una sorta di lager in cui sui ricoverati si
perpetrava ogni tipo di coercizione e
violenza.
Exit
di Fausto Paravidino
lunedì 10 marzo 2014 • ore 20.45
con Sara Bertelà, Nicola
Pannelli, Davide Lorino e
Angelica Leo
regia Fausto Paravidino
musiche Giorgio Mirto
luci Lorenzo Carlucci
produzione Teatro Stabile
di Bolzano
A e B sono una coppia, ma c’è qualcosa
che non funziona più. Questione di affari
interni, tra il professore universitario e sua
moglie. Parlano tra loro e con il pubblico,
per capire quali siano i motivi della crisi
che si rivelano molteplici: la politica, i figli, il
non averli, il sesso, la gelosia e persino una
storia di calzini. La loro storia non sembra
avere più sbocchi e vanno alla ricerca di
se stessi fuori casa. Oramai è questione
di affari esteri. Inutile dire che fuori dal
nido si imbatteranno in altri personaggi:
C, una giovane studentessa universitaria
e D, un altro uomo, destinato molto
probabilmente ad essere il trait d’union dei
loro destini.
Exit, è un pièce profonda, delicata e
divertente che vede i protagonisti alla
ricerca di una via di uscita da una fitta
rete di legami, o da una vita che non
calza più alle loro aspettative. Tra azione
e narrazione diretta al pubblico, i loro
percorsi avanzano simultaneamente,
incrociandosi nella maniera più inaspettata,
fino alla resa dei conti.
Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Angelica
Leo e Davide Lorino danno anima e
corpo alle numerose sfaccettature dei
loro personaggi lasciati volutamente
senza nome dall’autore, in una commedia
dal ritmo incalzante in cui le scene si
susseguono in maniera cinematografica, tra
quadri brevi e piani sequenza, che affidano
allo spettatore i momenti di introspezione
dei protagonisti, sulla scia della migliore
tradizione della cinematografia di Woody
Allen.
Tra una battuta e l’altra, i dialoghi fulminanti
modulati da Paravidino disegnano in
controluce l’universo interiore dei
personaggi, riuscendo a intrecciare il
registro comico al drammatico e, viceversa,
a velare l’ironia di accenti malinconici.
foto tommaso lepera
Una
notte
in Tunisia
di Vitaliano Trevisan
giovedì 20 marzo 2014 • ore 20.45
Andrée Shammah ha voluto mettere in
scena il bellissimo testo di Trevisan, fra
gli autori più interessanti del panorama
italiano, come un atto d’amore e di fiducia
verso il teatro. Che alza lo sguardo dalla
cronaca e dalla storia, dalla trama degli
ultimi giorni di vita di Craxi – X è il suo
nome nel testo – e diventa metafora del
potere e della sua caduta.
Applauditissimo dal pubblico e dalla
critica, lo spettacolo ha per protagonista
Alessandro Haber, qui in stato di
grazia, calato in un personaggio degno
di Bernhard. Immerso in un corpo
a corpo con la parola scritta, deve
ossessivamente verificarla con se stesso
e con chi ha intorno. Primo fra tutti il
fedele e indispensabile Cecchin, portiere
d’albergo, che dà ritmo allo spettacolo e
muove con leggerezza la scena e le azioni
degli altri personaggi: il fratello preda di
contraddizioni e paure e la moglie che
cerca inutilmente di convincerlo a partire.
Una notte in Tunisia per la regia
di Andrée Ruth Shammah, è
uno spettacolo dei due o tre più
belli che si siano visti quest’anno.
Ne hanno gran merito la regia
attentissima agli equilibri tra
pieni e vuoti… E soprattutto
Alessandro Haber, accompagnato
da un esilarante Pietro Micci, che
è il cameriere Cecchin. Ma non di
“politica” o di cronaca l’autore ci
parla; bensì di ciò che in essa ci
tocca in sorte, senza speranza di
redenzione.
Franco Cordelli, Corriere della Sera
Un’ importante riflessione sul
nostro passato prossimo. Un
grande Alessandro Haber che
la regista ha guidato lungo le
strade di un’invettiva dal senso
bernhardiano di rito ossessivo,
implacabile e impeccabile…
Uno spettacolo che è tensione
e racconto di un finale di partita
(persa).
Magda Poli, Corriere della Sera
Alessandro Haber, superbo, offre
una delle sue più controllate e
drammatiche prove. La regista
Andrée Ruth Shammah tiene
a freno tutto come un incubo
logorroico di Bernhard sotto una
tenda. Da non perdere.
Rodolfo Di Giammarco, La
Repubblica
con Alessandro Haber
e con Maria Ariis, Pietro Micci
e Roberto Trifirò
regia Andrée Ruth Shammah
con la collaborazione di Barbara
Petrecca per le scene e i costumi,
produzione Teatro Franco Parenti
C’è molto più Thomas Bernhard
che Bettino Craxi nel signor X di
Alessandro Haber… La soluzione
registica trovata da Andrée Ruth
Shammah per domare questa
tragedia shakespeariana molto
contemporanea è quella di fare
un passo indietro lasciando che
la parola sia la vera protagonista.
Lontano dalla cronaca politica più
o meno recente, molto vicino al
cuore livido della follia del potere.
Sara Chiappori, La Repubblica
QUOD
SUPERERAT
di Chiara Condrò ed Elisa Turco Liveri
foto salvatore insana
sabato 22 marzo 2014 • ore 20.45 • Teatro alla Cartiera
ideazione, drammaturgia e regia
Chiara Condrò, Elisa Turco Liveri
con Manuel Cascone,
Chiara Condrò,
Elisa Turco Liveri
disegno del suono Edoardo
Cianfanelli, Manuel Cascone
video Salvatore Insana
costumi Olivia Bellini
luci Giovanna Bellini
supervisione artistica Pippo
Di Marca
Quod supererat riprende il racconto
Le due zittelle di Tommaso Landolfi,
definito da Montale come “uno dei
maggiori incubi psicologici e morali della
moderna letteratura europea”.
Tre figure chiuse dentro una gabbia si
muovono evocando i personaggi del
racconto di Landolfi. Lilla e Nena, le
due “zittelle” prendono sembianze
animalesche, sono loro a somigliare a
delle scimmie, molto più del piccolo
cercopiteco Tombo, che appare invece
come il fanciullo di casa, elegantemente
incatenato.
In questa favola nera, Landolfi ci
regala solide fondamenta su cui
edificare un mondo malato, cupo,
talvolta demenziale, in cui la pretesa
di devozione estrema e l’ostentazione
della putrida castità generano un
linguaggio bestiale, ridicolo, che mescola
presunti latinismi alle più grette volgarità
gergali. Oltre la gabbia, l’esibizione
del circo deforme continua: la santa
messa sarà celebrata dal più abietto
degli animali; le arringhe disturbate
del prete dalla doppia coscienza,
“gemello-siamese-di-se-stesso” saranno
declamate, per giungere infine al
sacrificio estremo.
Sacrificio
di Giacomo Sartori
giovedì 27 marzo 2014 • ore 20.45 • Teatro civile
con Daniela Vaia, Flavio
Torresani, Barbara Facchini,
Pietro Biondi, Valeria
Ciangottini, Valentina
Caresia, Elia Fedrizzi, Paolo
Bertagnolli, Michele Fanti
regia Elena Galvani, Jacopo Laurino
produzione Stradanòva Slow
Theatre snc
Tratto dal romanzo omonimo di Giacomo
Sartori, scrittore trentino che divide la sua
vita tra Parigi e Trento e che si è occupato
personalmente della trasposizione teatrale
dell’opera, tratta le vicende di sette ragazzi
che vivono in una valle secondaria del
Trentino. Una moderna tragedia, che vede
la sua genesi tra le nostre montagne, e che
si ispira a fatti di cronaca nera locale. Una
storia scomoda e dura, quella raccontata
da Sacrificio, ispirata a un delitto avvenuto
pochi anni fa sulle rive di un lago della
nostra regione.
Diego fa il guardiaparco, vorrebbe che
il bracconaggio fosse sgominato e che il
nuovo direttore del Parco s’imponesse
sui potentati degli impianti a fune. Marta,
rimasta orfana e cresciuta in casa degli
zii come un’ombra indesiderata, si batte
per mandare avanti il suo malandato
allevamento di trote, ereditato dal padre
alcolizzato. Ma le notti sono tutte uguali e,
dopo il lavoro, non rimane che ubriacarsi
fino a non stare più in piedi. Soprattutto
in un inverno così diverso dagli altri, un
inverno senza neve. Un inverno di pioggia
e muffe. Un inverno senza Andrea, morto
cercando di attraversare con il suo
scassato fuoristrada un torrente in piena.
Andrea è morto per gioco, e il gioco della
vita si fa sempre più violento. Violenta la
passione di Katia, che si è appena sposata
con Diego, per il bel ragazzo biondo,
bello e tenebroso, che le fa la posta
seduto al bancone del pub. Violenta la
gelosia, violenta l’amicizia, violento il sesso,
violenti anche i sogni struggenti di un
futuro più felice. L’incapacità di affrontare
il dolore per la morte dell’amico, i sensi
di colpa o i tentativi di rimozione creano
dinamiche che mettono a nudo la fragilità
dei personaggi, abbandonati a se stessi
da adulti incapaci di elevarsi nel ruolo
di guida. Il rapporto tra le generazioni è
dilaniato da segreti nascosti, dall’incapacità
di dimostrare affetto, dalla violenza
psicologica. E i ragazzi finiscono irretiti,
imprigionati sotto le macerie da loro stessi
create.
Signore
& Signori
di Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese
foto fabio mattiolo
mercoledì 2 e giovedì 3 aprile 2014 • ore 20.45
dalla sceneggiatura di Pietro Germi
e Luciano Vincenzoni
con Natalino Balasso,
Aristide Genovese
e Anna Zago
e con Paolo Rozzi,
Andrea Pennacchi, Silvia Piovan,
Valerio Mazzucato, Angelo Zampieri,
Anna Farinello, Marta Meneghetti,
Max Fazenda, Piergiorgio Piccoli
regia Piergiorgio Piccoli
musiche Carlo Rustichelli
e Pietro Germi
scenografia Adriano Pernigotti
produzione Theama Teatro
Siamo felici di aver fatto la scelta
di mettere in scena questa storia
straordinaria. Signore e Signori
di Pietro Germi, Palma d’oro
a Cannes nel 1966 e David
Donatello per la miglior regia, è
un capolavoro della commedia
all’italiana, una storia che ha
messo davvero a nudo il popolo
veneto ma non solo, anche gran
parte dei comportamenti degli
italiani in generale. Lo spettacolo
è ambientato nella stessa epoca
della pellicola e il testo è il più
possibile corrispondente alla
sceneggiatura cinematografica,
pur con garbate attualizzazioni,
considerato che l’intreccio è
ancora oggi di un’originalità
e di una comicità che finora
non hanno trovato pari nelle
produzioni cinematografiche
ambientate in questo territorio.
Gran parte del compito di
offrire al pubblico un momento
di divertentissima ed originale
teatralità è affidato agli attori,
tutti veneti, capitanati da Natalino
Balasso, che sapranno incarnare
gli atteggiamenti, le abitudini e le
piccole manie degli indimenticabili
personaggi del film.
Piergiorgio Piccoli
In un’imprecisata cittadina veneta (il film è
girato a Treviso) si svolgono le vicende di
una gaudente compagnia di commercianti
e professionisti della media e alta borghesia,
che dietro un’impeccabile facciata di
perbenismo nasconde una fitta trama di
tradimenti reciproci.
La vicenda si sviluppa quindi attraverso
tre storie di corna in un ambiente
cattolicissimo, dove ognuno pensa ai fatti
degli altri ma lava i panni sporchi fra le
pareti domestiche, dove il sesso è ancora
tabù ma dove i tradimenti sono la regola,
anche se il divorzio non esiste ancora.
Signore e Signori è una satira feroce
sull’ipocrisia della provincia italiana nella
stagione del boom economico che
racconta, dalla prospettiva di una piccola
città, una realtà che riguarda l’intero
paese, costruita come un romanzo corale
articolato in un trittico di storie che
coinvolgono sempre lo stesso gruppo di
bizzarri personaggi.
Lo spettacolo teatrale è oggi un
divertentissimo paradigma, specchio,
preludio di una storia che solo in parte
è “storia di ieri” perché mostra quei
tratti contrastanti di vizio e ingenuità,
di godereccio perbenismo, di naturale
semplicità che abbiamo imparato ad amare
come tratti caratteristici dell’italiano medio.
Ubu
Roi
di Alfred Jarry
foto Simone Cecchetti
martedì 29 aprile 2014 • ore 20.45
Datato 1896, il testo è la definizione di
un processo di teatralizzazione unica: un
gioco scolastico che diventa spettacolo
per marionette e poi occasione scenica
per riflessioni sulla natura dell’arte teatrale.
Attraverso una costante reinterpretazione
del Macbeth di Shakespeare, Alfred Jarry
apre il Novecento alla “patafisica”, la
scienza delle soluzioni immaginarie. Quasi
un errore imprevisto della letteratura
teatrale. Una specie di sbaglio che si è
cercato talvolta di relegare appena fuori
dal teatro, regolamentare dentro una
distanza che potesse essere rassicurante,
una devianza riconosciuta come diversa e
quindi sopportata dentro una differenza.
Il tempo, l’arte intorno all’arte e tutto ciò
che è il teatro degli ultimi cent’anni, hanno
invece reso possibile ricollocare Jarry
tra Pirandello e Beckett, ammettendolo
all’assolutezza che gli compete e quindi,
come rispondendo ad un reclamo, farci i
conti.
Ubu Roi è ormai un classico del teatro
mondiale, come Edipo o Amleto, capace
cioè di superare se stesso e mettersi a
disposizione dell’occasione teatro che ogni
appuntamento scenico rappresenta.
con Roberto Latini, Savino
Paparella, Ciro Masella,
Sebastian Barbalan
e con Marco Jackson Vergani,
Lorenzo Berti, Simone Perinelli,
Fabio Bellitti
regia Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
un progetto realizzato con la
collaborazione Teatro Metastasio
Stabile della Toscana
produzione Fortebraccio teatro
Per me, da Jarry inizia il Teatro
contemporaneo.
Gli Ubu sono un’alterazione e
una capacità insieme. Dalla loro
comparsa sulla scena si può
stabilire un punto di non ritorno.
E quindi anche di ripartenza, o
partenza nuova.
Mentre ci si affannava ad
accompagnare il Teatro alla
vita e a ricomporre tutte le
sfumature dei velluti del Teatro
intanto borghese, Jarry è
riuscito a ricondurci al Teatro, a
riconvocarci, proponendo delle
figure e una modalità di relazione
tra testo e scena assolutamente
contemporanei.
Jarry propone una nuova
convenzione, più che moderna,
dentro l’assolutezza che soltanto i
classici riescono a determinare.
Ubu apre la strada al Teatro del
Novecento.
Sono sempre stato convinto che
quanto proposto dalla scena
difficilmente riesca a stare al
passo con i cambiamenti che
avvengono in platea. Voglio dire
che la velocità di trasformazione,
di evoluzione, del pubblico, i
gradi, come conquista, della
comunicazione e ogni altra
relazione che si stabilisce tra lo
spettacolo e il pubblico, sono più
in avanti di quanto generalmente
lo spettacolo riesca a proporre.
Jarry, insieme a pochi, pochissimi
altri, è riuscito invece a darci un
appuntamento dentro il futuro
prossimo, spostando il luogo
dell’incontro dalla convenzione
stabilita alla relazione possibile.
La patafisica, o scienza delle
soluzioni immaginarie, è una
parola che da sola può essere
sinonimo di Teatro.
Roberto Latini
Trento • Teatro Sociale
Slava’s
Snowshow
creato e messo in scena da Slava
martedì 24 dicembre • ore 16
mercoledì 25 dicembre • ore 16 e ore 20.30
giovedì 26, venerdì 27 e sabato 28 dicembre • ore 20.30
domenica 29 dicembre • ore 16 e ore 20.30
Gli abbonati alla stagione
di Rovereto hanno diritto
ad un prezzo speciale ridotto
di € 18 allo spettacolo
proposto dal Centro Servizi
Culturali Santa Chiara di Trento
Tournée italiana organizzata
da ATER – Associazione Teatrale
Emilia Romagna in collaborazione
con SLAVA e Gwenael Allan
foto v. vial
Biglietti acquistabili
presso il circuito Primi alla Prima
Info
Centro Servizi Santa Chiara
Tel. 0461 213834
Numero verde 800 013952
www.csc.tn.it
www.centrosantachiara.it
[email protected]
Trento come Londra, Mosca o Parigi.
Come Roma e New York. Sarà in
scena al Teatro Sociale nel periodo
natalizio, dal 24 al 29 dicembre
2013, Slava’s Snowshow, l’evento
teatrale che la critica internazionale
ha definito “un capolavoro unico e
imperdibile, espressione di pura magia
e impareggiabile maestria”. Presentato
in tournée nei più prestigiosi teatri del
mondo, è andato in scena dal 1993 ad
oggi in più di trenta Paesi, in oltre cento
città ed è stato applaudito da oltre due
milioni e mezzo di spettatori.
Creatore e principale protagonista
dello spettacolo è Slava Polunin, il
grande mimo russo che, grazie al suo
innato talento e all’influenza di grandi
artisti come Charlie Chaplin, Leonid
Engibarov e Marcel Marceau, ha dato
una nuova valenza al ruolo del clown,
estrapolandolo dal mondo circense e
portandolo nelle strade prima e nei più
grandi teatri poi.
Slava’s Snowshow, che raccoglie le
gag e gli sketch più famosi del suo
repertorio, può essere definito un work
in progress in continua evoluzione
di idee, innovazioni e invenzioni.
Quello di Slava è, infatti, un teatro
in perenne mutamento che si nutre
dell’improvvisazione spontanea, pur nel
rispetto scrupoloso della tradizione.
Una cascata di spontanea energia che fa
volare il pubblico, anche coinvolgendolo
direttamente nell’azione scenica, in
una bolla di puro divertimento. Uno
spettacolo che affascina e meraviglia
i più piccoli e riesce a evocare negli
adulti sogni infantili.
zio vanja
lunedì 18
e martedì 19
novembre 2013
info
abbonamento
10 spettacoli
Classico
Zio Vanja • lunedì 18 novembre 2013
Verdi, narrar cantando • sabato 23 novembre 2013
La leggenda del grande inquisitore •
mercoledì 27 novembre 2013 • Altro Palco
Un bès - Antonio Ligabue • giovedì 5 dicembre 2013
Tres • sabato 11 gennaio 2014
Nuda proprietà • mercoledì 19 febbraio 2014
Exit • lunedì 10 marzo 2014
Una notte in Tunisia • giovedì 20 marzo 2014
Signore & signori • mercoledì 2 aprile 2014
Ubu Roi • martedì 29 aprile 2014
abbonamento
8 spettacoli
repliche del classico + teatro civile + danza a/b
Zio Vanja • martedì 19 novembre 2013
Giorni scontati • mercoledì 18 dicembre 2013 • Teatro civile
Tres • domenica 12 gennaio 2014
Esecuzioni - Duo d’assoli • giovedì 6 febbraio 2014
Vita di Galileo • mercoledì 12 febbraio 2014 • Teatro civile
Muri - Prima e dopo Basaglia • venerdì 28 febbraio 2014 • Teatro civile
Sacrificio • giovedì 27 marzo 2014 • Teatro civile
Signore & signori • giovedì 3 aprile 2014
spettacoli in abbonamento
InteroRidottoRidottoRidottoInteroRidotto
studenti
universitari
studenti possessori Carta possessori Carta
scuole superioriIn CooperazioneIn Cooperazione
abbonamento
€ 131
€ 110
·
·
€ 118
€ 99
abbonamento
€ 74
€ 61
·
·
€ 67
€ 55
biglietti
€ 18
€ 15
€ 8
€ 5 € 16,50 € 13,50
biglietti
€ 10
€ 8
€ 5
€ 5
€ 9
€ 7,50
spettacoli 18/12; 18,29/1; 6,12,26,28/2; 22,27/3
biglietti “last minute”
€ 13·····
(Lo sconto ai possessori della Carta In Cooperazione non si applica
sul biglietto last minute)
Extra
Gli abbonamenti danno diritto anche a:
• parcheggio gratuito presso il parcheggio interrato del Mart presentando
il tagliando d’ingresso
• ingresso a prezzo ridotto agli spettacoli fuori abbonamento
• ingresso a prezzo ridotto a tutti gli spettacoli nelle piazze aderenti
al Coordinamento Teatrale Trentino
• sconto del 50% sull’abbonamento e sui biglietti della sezione a concorso
presso l’Auditorium Melotti del Sipario d’Oro 2014, concorso nazionale
di teatro amatoriale
• ingresso a prezzo ridotto al festival Itinerari Jazz Rovereto
• ingresso a prezzo ridotto a tutti i concerti della Stagione Concertistica
• ingresso ad un prezzo speciale di € 18 allo spettacolo Slava’s Snowshow
proposto dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara
• per gli abbonati del turno B biglietto scontato a € 5
per lo spettacolo del 27/11/2013
ridotto
• Anziani oltre i 65 anni
• Disabili
• Associati a circoli ricreativi aziendali, associazioni culturali
con un minimo di 5 sottoscrizioni
• Abbonati alle Stagioni Teatrali nelle piazze aderenti
al Coordinamento teatrale trentino
• Abbonati alla Stagione Concertistica 2013/2014
dell’Associazione Filarmonica di Rovereto
speciale studenti
Per gli studenti delle scuole dell’obbligo e superiori
sono a disposizione biglietti ridotti a € 5
Per gli studenti universitari e per i giovani fino a 32 anni
sono a disposizione biglietti ridotti a € 8
biglietti “last minute”
Il giorno dello spettacolo (presso gli sportelli delle
Casse Rurali Trentine e presso il botteghino dalle ore 20)
saranno messi in vendita i posti ancora disponibili al prezzo
speciale di € 13
Lo sconto ai possessori della Carta In Cooperazione
non si applica sul biglietto last minute
Carta In Cooperazione
Ai possessori della Carta In Cooperazione verrà applicato uno sconto
del 10% circa sugli abbonamenti e sui biglietti di ingresso
alla Stagione Teatrale 2013/2014
Lo sconto della tessera vale per la singola persona
Abbonamenti
riconferma per gli abbonati alla Stagione 12/13
martedì 29 e mercoledì 30 ottobre
Biglietteria Auditorium Fausto Melotti
corso Bettini 43
ore 8.30-12 14.30-18
vendita per i nuovi abbonati
giovedì 31 ottobre
presso l’Ufficio cultura
corso Bettini 43
ore 8.30-12 14.30-18
da lunedì 4 novembre
Servizio “Primi alla Prima”
presso gli sportelli convenzionati delle Casse Rurali Trentine
Non si accettano prenotazioni telefoniche
Biglietti
Servizio “Primi alla prima”
presso gli sportelli convenzionati delle Casse Rurali Trentine
(a partire da 20 giorni prima della data dello spettacolo)
Biglietteria Auditorium Fausto Melotti
corso Bettini 43
Tel. 0464 452540
il giorno dello spettacolo a partire dalle ore 20
Signore
& Signori
mercoledì 2
e giovedì 3
aprile 2014
Informazioni
portatori di handicap
L’accesso all’Auditorium Fausto Melotti e al Teatro alla Cartiera
mediante carrozzelle non presenta difficoltà.
Per ogni necessità di accompagnamento, assistenza e informazione,
gli interessati si possono rivolgere all’Ufficio Cultura che provvederà
ad avvisare il personale di sala dei teatri.
ufficio cultura e teatro
Palazzo Alberti, corso Bettini 43
38068 Rovereto
Tel. 0464 452253 0464 452256
Fax 0464 452427
[email protected]
www.comune.rovereto.tn.it
Il calendario degli spettacoli è suscettibile di variazioni per cause
di forza maggiore
Si ricorda al gentile pubblico che l’orario d’inizio
degli spettacoli è fissato alle ore 20.45
Si raccomanda la massima puntualità
Il posto in abbonamento verrà garantito
fino alle ore 21.00
Comune di Rovereto
Assessorato alla Contemporaneità
Assessore alla Contemporaneità
Luisa Filippi
Programmazione artistica
a cura dell’Ufficio Cultura
Dirigente Servizio Sviluppo Economico
e Cultura
Simonetta Festa
Responsabile Ufficio Cultura
Lorenzo Oss Eberle
Amministrazione
Antonella Manica
Staff tecnico dei teatri
Guido Girardi
Lorenzo Simoncelli
Guido Eccheli
Informazioni
Rita Illuzzi
Commissione consultiva
in materia di attività culturali
Silvia Bruno
Klaus Broz
Davide Lorenzato
Iris Anna Marchetti
Gianni Muraro
Anna Pisetti
Francesco Romano
Giorgia Sossass
Maurizio Cau
Servizio di sala
New Service, Trento
Progetto grafico
Designfabrik
Stampa
Grafiche Futura, Mattarello
Foto di copertina
Simone Cecchetti