2013-2014 Exit lunedì 10 marzo 2014 Grandi classici del teatro uniti alle contaminazioni del contemporaneo in una stagione che continua a crescere nella qualità e nel riscontro da parte del pubblico. Con grande soddisfazione Rovereto propone anche quest’anno il calendario della Stagione Teatrale, una tradizione ma prima di tutto una sfida che la città ha colto con coraggio e curiosità… e che ha vinto. La grande partecipazione e l’interesse della stagione 20122013 testimoniano un amore per il teatro sempre più radicato a Rovereto. Abbiamo chiesto agli spettatori quali sono state le loro emozioni, quali spettacoli hanno scelto e cosa desiderano conoscere. Tra loro tanti affezionati della stagione, ma anche giovani che per la prima volta sono entrati in contatto con questo linguaggio artistico unico. Da questa richiesta abbiamo ricevuto moltissimo: la conferma che stiamo andando nella direzione giusta e che la stagione teatrale di Rovereto non solo deve confermare la sua qualità ma può ancora crescere. Tanti, tantissimi gli abbonati e ancora maggiore è stato il numero delle persone che hanno partecipato alle singole date, per gran parte sold out. Ottimi i giudizi sulla rassegna. Un successo che è frutto di un lavoro duro per il quale porgo un grazie dal cuore all’Ufficio Cultura del Comune di Rovereto e tutti i suoi collaboratori, che non perdono mai l’entusiasmo e che ogni anno si dedicano alla ricerca di talenti e propongono spettacoli di spessore, dalla tradizione allo sperimentale. Quest’anno la stagione è ancora più ampia con appuntamenti fino alla primavera. Accanto alla stagione principale non mancano le due rassegne “Teatro Civile” e “Altro Palco”, molto apprezzate, che anche in questa edizione sapranno farci riflettere con uno sguardo critico sull’attualità e sapranno farci scoprire le direzioni del teatro contemporaneo. Non mi resta quindi che ringraziare tutti voi che avete contribuito con la fiducia e la partecipazione al successo sempre maggiore della Stagione Teatrale e di invitarvi a teatro con noi. Vi aspettiamo! Luisa Filippi Assessore alla Contemporaneità Comune di Rovereto Auditorium Fausto Melotti corso Bettini 43 teatro alla cartiera via cartiera 15 Zio Vanja lunedì 18 e martedì 19 novembre 2013 • di Anton Cecov con Sergio Rubini, Michele Placido, Piergiorgio Bellocchio, Anna Della Rosa regia Marco Bellocchio produzione GoldenArt Verdi narrar cantando sabato 23 novembre 2013 • domenica 24 novembre 2013 • fuori abbonamento di Marco Paolini e Mario Brunello collaborazione alla drammaturgia e ai testi Gerardo Guccini con Mario Brunello e Marco Paolini regia Marco Paolini e Cesar Brie produzione Antiruggine, Jolefilm, Fondazione Teatro Regio a cura Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento La leggenda del grande inquisitore mercoledì 27 novembre 2013 • • Auditorium Melotti da I Fratelli Karamazov di Fëdor Michajlovic Dostoevskij con Umberto Orsini e Leonardo Capuano drammaturgia Pietro Babina, Leonardo Capuano, Umberto Orsini regia Pietro Babina produzione Compagnia Umberto Orsini srl Un bès Antonio Ligabue giovedì 5 dicembre 2013 • di e con Mario Perrotta regia Paola Roscioli produzione Teatro dell’Argine, Teatro Sociale di Gualtieri, Duel Giorni scontati mercoledì 18 dicembre • • Teatro civile di Antonella Fattori e Daniela Scarlatti con Antonella Fattori, Giusy Frallonardo, Daniela Scarlatti, Paola Michelini regia Luca De Bei produzione Compagnia Molière con il patrocinio del Ministero della Giustizia Tres sabato 11 e domenica 12 gennaio 2014 • di Juan Carlos Rubio con Anna Galiena, Marina Missironi, Amanda Sandrelli, Sergio Muniz regia Chiara Noschese produzione Tiesseteatro srl *pleksabato 18 gennaio 2014 • Teatro alla Cartiera regia e concept Francesca Pennini produzione CollettivO CineticO, Festival Inequilibrio / Armunia Delirious New York mercoledì 29 gennaio 2014 • Teatro alla Cartiera ideazione e regia Filippo Andreatta di e con Filippo Andreatta, Fiora Blasi, Patric Schott, Daniela Vitale drammaturgia Ilaria Mancia e Filippo Andreatta produzione OHT Esecuzioni Duo d’assoli giovedì 6 febbraio 2014 • di e con Michele Abbondanza e Antonella Bertoni regia Michele Abbondanza produzione Compagnia Abbondanza Bertoni Vita di Galileo mercoledì 12 febbraio 2014 • • Teatro civile di Bertolt Brecht con Denis Fontanari, Giuseppe Amato, Riccardo Bellandi, Chiara Benedetti, Giuliano Comin, Christian Renzicchi, Paola Mitri, Andrea Pergolesi regia Riccardo Bellandi produzione Compagnia AriaTeatro Nuda proprietà mercoledì 19 febbraio 2014 • di Lidia Ravera con Lella Costa e Paolo Calabresi regia Emanuela Giordano produzione La Contemporanea Sonno mercoledì 26 febbraio • Teatro alla Cartiera dramaturgia Letizia Buoso con Emiliano Austeri, Marta Bichisao, Riccardo Capozza, Gaetano Liberti, Fabio Venturelli cura della visione e regia Vincenzo Schino produzione Opera Muri prima e dopo Basaglia venerdì 28 febbraio 2014 • • Teatro civile di Renato Sarti con Giulia Lazzarini regia Renato Sarti produzione Teatro della Cooperativa Exit lunedì 10 marzo 2014 • di Fausto Paravidino con Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Davide Lorino e Angelica Leo regia Fausto Paravidino produzione Teatro Stabile di Bolzano Una notte in Tunisia giovedì 20 marzo 2014 • di Vitaliano Trevisan con Alessandro Haber e con Maria Ariis, Pietro Micci e Roberto Trifirò regia Andrée Ruth Shammah produzione Teatro Franco Parenti QUOD SUPERERAT sabato 22 marzo 2014 • Teatro alla Cartiera di Chiara Condrò ed Elisa Turco Liveri con Manuel Cascone, Chiara Condrò, Elisa Turco Liveri ideazione e regia Chiara Condrò, Elisa Turco Liveri Sacrificio giovedì 27 marzo 2014 • • Teatro civile di Giacomo Sartori con Daniela Vaia, Flavio Torresani, Barbara Facchini, Pietro Biondi, Valeria Ciangottini, Valentina Caresia, Elia Fedrizzi, Paolo Bertagnolli, Michele Fanti regia Elena Galvani, Jacopo Laurino produzione Stradà Nova Slow Theatre snc Signore & Signori mercoledì 2 e giovedì 3 aprile 2014 • di Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese dalla sceneggiatura di Pietro Germi e Luciano Vincenzoni con Natalino Balasso, Aristide Genovese e Anna Zago regia Piergiorgio Piccoli produzione Theama Teatro Ubu Roi martedì 29 aprile 2014 • di Alfred Jarry con Roberto Latini, Savino Paparella, Ciro Masella, Sebastian Barbalan regia Roberto Latini produzione Fortebraccio teatro Zio Vanja di Anton Cecov lunedì 18 e martedì 19 novembre 2013 • ore 20.45 con Sergio Rubini, Michele Placido, Piergiorgio Bellocchio, Anna Della Rosa regia Marco Bellocchio scene Giovanni Carluccio musiche originali Carlo Crivelli GoldenArt La trama ha il suo inizio nella casa di campagna ereditata dal professor Serebrjakov, cognato di zio Vanja e padre di Sonia. La prima moglie, sorella di Vanja, è deceduta e il professore si è risposato con Helena. Tra amori e vicissitudini di vario genere, Serebrjakov comunica a Vanja che è intenzionato a vendere il podere e questo fa uscire fuori tutto il temperamento del povero zio, che alla fine tenta di uccidere il professore con dei colpi di pistola, che miseramente non andranno a segno. Alla fine l’agiato ereditiere e Helena torneranno in città, lasciando a Vanja la possibilità di continuare ad amministrare la tenuta. Zio Vanja è uno dei capolavori assoluti del teatro cechoviano, in cui si intrecciano le monotone conversazioni e le banalissime vicende di un gruppetto di personaggi. La ricostruzione minuziosa di atmosfere sospese e vagamente inquietanti, l’indifferenza abulica dei personaggi intorno agli eventi, l’indefinito senso di attesa di una catastrofe incombente rendono questo testo una geniale anticipazione della drammaturgia novecentesca. Marco Bellocchio è uno dei registi più anticonformisti della storia del cinema italiano. Coraggioso, puntuale, deciso, ha saputo portare avanti le sue idee laiche, difendendole con la forza espressiva dell’arte, entrando nella complessità degli argomenti, dalla politica sessantottina alle conseguenze drammatiche degli anni di piombo, dalla follia dei manicomi all’incapacità di amare delle persone comuni. Verdi narrar cantando di Marco Paolini e Mario Brunello sabato 23 novembre 2013 • ore 20.45 domenica 24 novembre 2013 • ore 20.45 foto giulio favotto otium fuori abbonamento Verdi non è solo un musicista, è un uomo di teatro che pensa a un disegno generale e poi ne cura ogni dettaglio per arrivare a un effetto mirato. La storia viene narrata dalle parole e dalla musica, ma niente di superfluo deve essere lasciato, per il solo gusto del bello o per l’esibizione della tecnica. Verdi dunque pensa a uno spettacolo globale ed essenziale; il risultato è straordinario perché egli inventa qualcosa che sembra molto più antico di lui. Le sue opere diventano tradizione da subito (non tutte ovviamente…), la gente lo canta anche se non è andata a teatro, la sua popolarità è pari a quella di Garibaldi. Marco Paolini Lo spettacolo sarà preceduto da una lezione di canto, tenuta da Mario Brunello e Francesca Breschi, che insegneranno al pubblico testi e musiche verdiane. L’esecuzione dei cori, infatti, sarà affidata al pubblico in sala, accompagnato dall’armonium di Francesco Nanni. L’appuntamento per le persone interessate è fissato, sia al sabato che alla domenica, per le ore 17 presso l’Auditorium Melotti. collaborazione alla drammaturgia e ai testi Gerardo Guccini con Mario Brunello e Marco Paolini e con Francesca Breschi e Stefano Nanni regia Marco Paolini e Cesar Brie produzione Antiruggine, Jolefilm, Fondazione Teatro Regio di Torino a cura Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento Da queste suggestioni nasce l’idea di scoprire Verdi non solo dal punto di vista del musicista, ma da quello dell’uomo di teatro, per rivelarne la personalità e l’influenza sulla cultura italiana. A modo loro Marco Paolini e Mario Brunello rendono omaggio a Verdi, raccontando l’uomo attraverso la sua vita e il suo lavoro. Non l’allestimento di un’opera e la sua esecuzione, ma il Verdi librettista, regista, impresario, patriota e politico. Il violoncello di Brunello ci porterà nel mondo dei temi più popolari di Verdi, illustrando arie e parti delle opere entrate a far parte della nostra tradizione culturale. Per sottolineare questo aspetto, l’esecuzione dei cori di alcune opere sarà affidata al pubblico in sala, accompagnato dall’armonium di Stefano Nanni. Lo spettacolo sarà preceduto da una lezione di canto, tenuta da Mario Brunello e Francesca Breschi, per insegnare al pubblico testi e musiche dei cori che verranno poi eseguiti all’interno dello spettacolo. È auspicabile l’intervento di cori amatoriali o professionali della città per affiancare il pubblico che, trasformato in un coro popolare, sarà protagonista di una magnifica interazione con gli artisti sul palcoscenico. Sarà un impianto scenico molto pop e un po’ didattico; conterrà anche un racconto di Paolini su alcune parti significative della vita di Verdi e una straordinaria descrizione giornalistica (un inedito di Filippo Tommaso Marinetti) dei funerali del Maestro a Milano con un bagno di folla degno di un re. Non è solo uno spettacolo pensato per ricordare Verdi, ma per far sentire come egli sia parte di una cultura popolare italiana ancora molto attuale. La leggenda del grande inquisitore da I Fratelli Karamazov di Fëdor Michajlovic Dostoevskij foto tommaso lepera mercoledì 27 novembre 2013 • ore 20.45 • Auditorium Melotti Dostoevskij oggi. I discorsi che hanno reso immortale lo scrittore russo della metà dell’Ottocento nella forma contemporanea del teatro visionario e sperimentale di Pietro Babina che forgia una veste nuova per uno dei capitoli più corrosivi de I fratelli Karamazov. L’inessenziale viene scarnificato per far emergere le emozioni magmatiche e i pensieri vischiosi che logorano l’animo umano” Daniela Olivieri, Teatri On line “Chapeau. A Umberto Orsini. Per il coraggio di rimettersi sempre in gioco. Per quella curiosità d’artista, e di uomo, di sperimentarsi con nuove forme. Per l’affidarsi a mani giovani. Come quelle di Pietro Babina, regista di Teatro Clandestino, innovativo gruppo della scena contemporanea da oltre vent’anni. E sembra perfettamente nelle corde dell’ultrasettantenne attore assumere posture e movimenti, ritmi ed espressioni che spiazzano, che esulano da schemi e linguaggi canonici; a suo agio nel plasmarsi alla grammatica di Babina, che ha fatto della ricerca formale il principio estetico della compagnia bolognese… Giuseppe Distefano, Il sole 24 ore con Umberto Orsini e Leonardo Capuano drammaturgia Pietro Babina, Leonardo Capuano, Umberto Orsini regia Pietro Babina scene Federico Babina, Pietro Babina musiche Alberto Fiori sound design Alessandro Saviozzi video effects Miguel D’Errico scenotecnica Filippo Lezzi costumi Gianluca Sbicca Compagnia Umberto Orsini srl «Vivo da quarant’anni col Grande Inquisitore di Dostoevskij - racconta Orsini - da quando cominciai ad occuparmene in occasione dello sceneggiato che alla fine degli anni sessanta fu realizzato da Sandro Bolchi per la Rai-TV e che fu seguito da più di venti milioni di persone per otto settimane di seguito. Qualcosa di inimmaginabile oggi. […] Interpretavo il fratello Ivan e per anni mi sono sentito dire da generazioni di spettatori che venivano ad incontrarmi nei camerini dei teatri: “Ma quell’Ivan Karamazov! Ma cose così perché non ne fanno più?”, sentendo nella loro voce un rimpianto e soprattutto una memoria sorprendenti». Umberto Orsini oggi, partendo da questa memoria, fa rivivere quel passaggio di Dostoevskij, calandosi nei panni di un immaginario Ivan Karamazov maturo. Si misura, attraverso uno specchio, con il se stesso giovane, quell’ideatore della leggenda che tra nostalgia e sofferenza srotola il suo personale nastro di Krapp. In scena, accanto al doppio personaggio, Leonardo Capuano, un Mefisto di eco faustiana con il quale l’Inquisitore si industria a classificare temi ossessivi quali fede, mistero, autorità, peccato e libertà. Un testo che è soprattutto un manifesto sulla auto prodotta mancanza di libertà degli uomini: l’Inquisitore si rivolge al Cristo affermando che gli uomini non sanno che farsene della libertà, demandano l’arbitrio ad altri e si deresponsabilizzano. Solo in questo modo paradossalmente si sentono liberi. Un climax reso grazie anche alla regia di Pietro Babina, che sceglie di chiudere lo spettacolo con una verifica, usando il contenitore iper democratico della TED conference – le conferenze tenute da personaggi famosi nel mondo dove vengono espresse idee degne di essere diffuse in un tempo massimo di 18 minuti e che trovano il naturale sbocco sul Web – che rafforza l’immagine di un mondo fatto di sottomessi e omologati.” Un bès Antonio Ligabue di e con Mario Perrotta foto luigi burroni giovedì 5 dicembre 2013 • ore 20.45 regia Paola Roscioli produzione Teatro dell’Argine, Teatro Sociale di Gualtieri, Duel Un bès – Antonio Ligabue è il primo dei tre movimenti dedicati all’infinita solitudine e diversità dell’artista. Perrotta con bell’istinto disegna dal vivo e plasma bene tiritere stralunate e terragne che trasmettono la bellezza del disincanto, della felicità perduta. Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica Perrotta con grande bravura è sì l’attore solo che racconta, ma, allo stesso tempo “è” Ligabue, l’artista naïf dalla pennellata violenta e dal mondo immaginario. Solo in palcoscenico, di fronte a tre grandi cavalletti, con rara forza performativa, grazie a un ritmo che prende alla gola, ci restituisce la parlata di Ligabue e disegnando ne insegue il gesto febbrile, in un crescendo creativo che va di pari passo con le parole del suo affascinante racconto. Maria Grazia Gregori, L’unità “Un bès … Dam un bès, uno solo! Che un giorno diventerà tutto splendido. Per me e per voi” Provo a chiudere gli occhi e immagino: io, così come sono, con i miei 40 passati, con la mia vita – quella che so di avere vissuto – ma senza un bacio. Neanche uno. Mai. Senza che le mie labbra ne abbiano incontrate altre, anche solo sfiorate. Senza tutto il resto che è comunione di carne e di spirito, senza neanche una carezza. Mai. E allora mi vedo – io, così come sono – scendere per strada a elemosinarlo quel bacio, da chiunque, purché accada. Ecco, questo m’interessa oggi di Antonio Ligabue: la sua solitudine, il suo stare al margine, anzi, oltre il margine – oltre il confine – là dove un bacio è un sogno, un implorare senza risposte che dura da tutta una vita. Voglio avere a che fare con l’uomo Antonio Ligabue, con il Toni, lo scemo del paese. Mi attrae e mi spiazza la coscienza che aveva di essere un rifiuto dell’umanità e, al contempo, un artista, perché questo doppio sentire gli lacerava l’anima: l’artista sapeva di meritarlo un bacio, ma il pazzo intanto lo elemosinava. Voglio stare anch’io sul confine e guardare gli altri. E, sempre sul confine, chiedermi qual è dentro e qual è fuori. Mario Perrotta Giorni scontati di Antonella Fattori e Daniela Scarlatti mercoledì 18 dicembre 2013 • ore 20.45 • Teatro civile Con questo testo vorremmo smascherare, con levità, il silenzio assordante del carcere. Un confronto con un mondo sommerso che urla, e che in questo periodo storico ha ancora più urgenza di farsi sentire. Questo ci ha portato a pensare e a scrivere Giorni Scontati, un testo al tempo stesso leggero, crudo, poetico, passionale che svela uno spaccato di vita in un carcere attraverso la voce di quattro detenute molto diverse tra loro. È l’universo femminile che riesce, anche in situazioni difficili, a fare gruppo, a vivere e subire la privazione di libertà e la violenza in un modo molto diverso dagli uomini. Il microcosmo oppressivo e claustrofobico del carcere diventa una lente di ingrandimento di sentimenti e situazioni che spesso cerchiamo di negarci e che abbiamo provato a portare alla ribalta senza finzione, mettendoci in gioco, provando a dare senso a vite negate: Il tempo che passa e il variare delle stagioni rivelano la dicotomia tra la realtà coercitiva che le protagoniste sono costrette a vivere e lo spazio libero dei loro pensieri, e proiettano il carcere sulla pelle di ciascuna di loro, come le matricole stampate sul braccio dei deportati, perché una volta entrati in una cella non si esce se non dopo una metamorfosi. Antonella Fattori e Daniela Scarlatti con Antonella Fattori, Giusy Frallonardo, Daniela Scarlatti, Paola Michelini regia Luca De Bei musiche Marco Biscarini produzione Compagnia Molière con il patrocinio del Ministero della Giustizia Nella cella di un carcere femminile scontano la loro pena l’algida Viviana, rinchiusa da tempo immemorabile e Lucia, colpevole di omicidio. In una notte di novembre vengono arrestate altre due donne: Rosa, una ladra ex-tossicodipendente e Mariapia, un’imprenditrice edile. Le quattro detenute devono convivere in una cella di pochi metri quadri con tutti i problemi che la carcerazione comporta. Le personalità e le estrazioni sociali sono assai diverse. Le quattro donne inizialmente si scontrano, poi lentamente troveranno un terreno comune dove la solidarietà sarà possibile. Per uno “strano” tiro del destino Viviana e Rosa si ritroveranno accomunate da una stessa colpa, ma su fronti diversi. Tutte e quattro le donne usciranno dal carcere, chi in un modo, chi in un altro. Alla fine la cella rimarrà vuota, pronta però ad ospitare nuove detenute. Una commedia agrodolce che fa ridere e commuovere. Quasi 70.000 persone vivono negli istituti penitenziari che sorgono nelle nostre città, a volte anche in pieno centro, ma la maggior parte dei cittadini ne ignora qualsiasi aspetto. Negli anni le leggi sono cambiate, ma quel che non è cambiato è lo stato dei detenuti, il sovraffollamento e il degrado delle nostre carceri. Riteniamo che il teatro debba occuparsi del problema e rendere il pubblico partecipe di un dramma che ai più risulta essere sconosciuto. Tres di Juan Carlos Rubio sabato 11 e domenica 12 gennaio 2014 • ore 20.45 con Anna Galiena, Marina Missironi, Amanda Sandrelli, Sergio Muniz regia Chiara Noschese produzione Tiesseteatro srl Tre amiche inseparabili al liceo si ritrovano dopo più di vent’anni, hanno avuto tre vite diverse, con esperienze diverse. Marisa (Anna Galiena) è un’affermata conduttrice televisiva. Carlotta (Marina Massironi) ha divorziato da un marito che la tradiva, ha perso molti chili dal liceo e vive sola con il suo gatto. Angela (Amanda Sandrelli) ha da poco perso il marito e fatica a sbarcare il lunario. Tre donne con un passato completamente diverso che però hanno una cosa in comune, non sono più giovanissime e nessuna di loro ha mai avuto un bambino. Dopo una notte folle tra risse, recriminazioni, risate e alcool giungono ad una conclusione: rimanere incinta insieme e dello stesso uomo. Reclutano così un “prescelto” che, nel loro ricordo, rappresenta e corrisponde all’uomo ideale. Farà quindi ingresso nella vicenda anche un uomo, Adalberto (Sergio Muniz), che però nasconde un segreto… La storia si svilupperà con un finale a sorpresa, paradossale, toccando con levità argomenti come la solitudine, l’infedeltà, la prostituzione, la maternità. Tres è una macchina comica, un intreccio di situazioni esilaranti e irriverenti, nata dalla prolifica penna di Juan Carlos Rubio, che in Spagna ne ha curato anche la regia. Chiara Noschese sabato 18 gennaio 2014 • ore 20.45 • Teatro alla Cartiera foto marco davolio *plek- *Plek- è, più di ogni altra cosa, il (dis)piegarsi del pensiero, l’accartocciarsi della formulazione teorica; una (s)piegazione intorno al corpo, alla danza, al discorso coreografico. […] C’è una consequenzialità matematica, rigida, a tratti gelida nei blocchi di immagini che la compagnia dona allo sguardo dello spettatore; una manciata di teoremi geometrici in cui la razionalità incontra lentamente imprevedibili cime poetiche. Il discorso “didattico” sulla danza si ibrida al precipitare della logica all’interno di pieghe oscure in cui l’indagine teorica di cui si sostanzia il lavoro del gruppo si concretizza, divenendo oggetto tangibile, talvolta incomprensibile alla mente, ma sempre capace di folgorare lo sguardo lasciando emergere un’ironia sottile e disarmante, al contempo lucida e folle. […] Ancora una volta CollettivO CineticO coniuga ironia e concettualismo proponendosi nel panorama della arti performative come una delle compagnie che maggiormente impone non solo un’estetica personalissima ma anche una modalità inedita di concepire la costruzione dell’opera. *Plek- , lungi dal risolversi nel mero atto spettacolare, è allora l’ultimo passo di un progetto più ampio, la dimostrazione di una serie di ipotesi (estetiche) avanzate negli ultimi due anni dalla compagnia, ora riunite in una scrittura coreografica in cui ogni piega diventa immagine poetica e ogni (s)piegazione si avvicina al capolavoro. Matteo Antonaci, www.teatroecritica.net Ulteriore frammento del progetto decennale sulle eterotopie C/o di CollettivO CineticO, *plek- si dedica allo spazio interno a una piega e sposta il tempo in una proiezione verso un futuro prossimo e probabile. Piega che viene aperta e interpretata e può celare o rimandare a un accadimento. Può essere indicazione origamica o residuo dell’accartocciamento e svolgimento di un foglio. È un solco che esplicita il logorio del movimento. È una traccia che può farsi previsione. È l’intervallo in cui si negozia la distanza, la si annulla nell’aderenza e mescola nell’ubiquità discreta del contatto. Piega divaricata nel procedimento violento della spiegazione. regia e concept Francesca Pennini assistenza alla drammaturgia Angelo Pedroni disegno luci Leonardo Bucalossi tecnica Massimiliano Calvetti azione e creazione Floriano D’Auria, Nicola Galli, Angelo Pedroni, Francesca Pennini produzione CollettivO CineticO, Festival Inequilibrio / Armunia Delirious New York idea e regia Filippo Andreatta mercoledì 29 gennaio 2014 • ore 20.45 • Teatro alla Cartiera Ispirato all’omonimo testo di Rem Koolhaas, lo spettacolo mette in scena una serie di episodi urbani simbolo del manhattanismo, una teoria inespressa perché troppo ambiziosa. Delirious New York è un manifesto retroattivo per Manhattan, Koolhaas sostiene che la griglia architettonica della città non vada analizzata studiando i palazzi che la compongono, ma indagando la psicologia di chi li ha costruiti. L’immaginazione è alla base del delirio architettonico di New York, ed è il collante degli episodi urbani messi in scena da OHT. Il pubblico è testimone di un patchwork teatrale d’immagini che irrompono in un libero e personale processo d’associazione affidato alla mente e all’esperienza del singolo spettatore. In scena coesistono quattro persone che pur parlando la stessa lingua o lingue diverse non riescono a comunicare fra loro. Eppure continuano a parlarsi, a raccontarsi e a raccontare cercando di ottenere qualcosa da questa situazione senza preoccuparsi troppo di come. Forse l’alacrità con cui cercano di soprassedere a questa incomunicabilità è una metafora del loro desiderio d’identità? Forse, ma il punto di partenza rimane il testo di architettura contemporanea che come nessun altro è riuscito a introdursi nella genesi di una città mitologica degli Stati Uniti d’America come New York City. Lo spettacolo cela un’indagine sul comportamento umano all’interno della città contemporanea. La scelta originale di trasporre un simile testo per la scena, ha spinto il gruppo OHT a un sottile gioco di straniamento. Una deriva fortemente ironica si impossessa di una proposta che deraglia continuamente su se stessa, in un loop narrativo che procede per stazioni e torna poi sistematicamente a una situazione che si ripete ossessivamente, scandendo l’incedere dello spettacolo. Andrea Porcheddu, www.delteatro.it con Filippo Andreatta, Fiora Blasi, Patric Schott, Daniela Vitale idea e regia Filippo Andreatta drammaturgia Ilaria Mancia e Filippo Andreatta light designer Arnaud Poumarat tecnico luci Jacopo Pace produzione OHT, Fondazione Caritro, Provincia autonoma di Trento co-produzione di Inteatro con il sostegno di Centrale Fies, REACT! Festival Santarcangelo dei Teatri Esecuzioni Duo d’assoli di e con Michele Abbondanza e Antonella Bertoni giovedì 6 febbraio 2014 • ore 20.45 foto F. Pernigo regia Michele Abbondanza collaborazione al progetto Tommaso Monza luci Andrea Gentili produzione Compagnia Abbondanza Bertoni con il sostegno di Ministero per i beni e le attività culturali Dip. spettacolo Provincia autonoma di Trento Servizio attività culturali Comune di Rovereto Assessorato alla contemporaneità Regione autonoma Trentino Alto Adige Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto Doppia esecuzione di partiture coreografiche in parallelo, senza mediazione alla relazione, dalla massima lontananza possibile in 20 metri quadrati fino alla configurazione di finali pietà lontane. Ognuno dei due interpreti segue il suo percorso nello spazio, nel tempo e nelle forme che assume a seconda degli stati d’animo che attraversa e che possono svilupparsi, regredire, ritornare ma anche sovrapporsi stratificandosi, (…). Nell’avvenire di questo duo d’assoli di libere “Esecuzioni”, si percepisce nel suo dipanarsi un crescendo di considerazione reciproca, fino a quando i due sentieri solitari cominciano a incrociarsi, trovando inizialmente rari punti in comune e poi via via incontrandosi sempre più frequentemente; anche aggrappandosi, in questo naufragio comunicativo, l’uno all’altro come due naufraghi al legno della zattera, non per amore del legno ma per amore della propria salvezza e quindi di sé. Oltre che a una “libera” (una parte dell’azione sarà “aperta” e lasciata all’estemporaneità: anche in fase di allestimento, non siamo riusciti a inanellare una prova uguale all’altra), assistiamo a una “doppia” esecuzione, che, anche se composta quasi integralmente da assoli, crediamo possa appartenere alla categoria del “duo”, (…). Qui non c’è nessuno che vuole vincere sull’altro, competere avrebbe implicato comunque l’essere in relazione, ma per questo la lontananza può risultare ancora maggiore passando dall’iniziale, sorda e solitaria indifferenza, attraverso sprazzi e tentativi di imitazione, fino alla reciproca, fragile assistenza nelle composizioni finali di pietà lontane. Esecuzioni quindi anche del quando la vera pena capitale (alla quale il titolo, nemmeno troppo velatamente allude), potrebbe essere il comune destino del continuare “l’inesorabile danza” del vivere. Le caratteristiche, le invenzioni, le forme (quello che si dice con un brutto termine: “la cifra stilistica”) degli autori, essendo qui anche interpreti, può venir meglio isolata e visualizzata senza mediazioni e, quasi come fosse messa sotto una lente di ingrandimento, offerta a un’analisi asettica, quasi autolesionistica e spietata. Auto-costretti al passo (“Quanti dolci pensier, quanto disio/Menò costoro al doloroso passo”, Dante) double, presentiamo qui, condividendo con lo spettatore i rischi di due esecuzioni, sommarie, capitali o semplicemente danzate. Michele Abbondanza Vita di Galileo di Bertolt Brecht mercoledì 12 febbraio 2014 • ore 20.45 • Teatro civile con Denis Fontanari, Giuseppe Amato, Riccardo Bellandi, Chiara Benedetti, Giuliano Comin, Christian Renzicchi, Paola Mitri, Andrea Pergolesi regia Riccardo Bellandi musiche Mattia Balboni produzione Compagnia AriaTeatro Una fra le più importanti opere per capire appieno la cultura del XX secolo. L’opera ripercorre tutta la vita del grande scienziato pisano, dall’invenzione del cannocchiale, alla scoperta dei satelliti di Giove, dal processo istituito dal Sant’Uffizio, fino al suo atto di abiura con gli ultimi anni della vecchiaia. In dissonanza dalla figura di Galileo Galilei tramandataci dagli storici, qui lo studioso assume caratteri più umani, mettendone in evidenza paure, timori e incertezze, delineando un uomo logorato dalla voglia di combattere e cedere di fronte al potere. Al di là delle faccende personali narrate nel dramma, Brecht focalizza la sua attenzione sul rapporto tra la ricerca scientifica e il potere, e, ampliando gli orizzonti, sul rapporto lacerante e tutt’oggi lacerato che si interpone fra la cultura nascente e la cultura del potere. Ciò che fece la sfortuna di Galileo fu la sua mentalità diversa, basata sul metodo scientifico. Fu uno scontro tra due linguaggi diversi: da un lato l’empirismo di Galilei, lo studio del particolare fenomeno dal quale formulare una legge universale, pilastro fondamentale del metodo scientifico, dall’altro, quello convenzionale dell’epoca, basato sui dogmi della Chiesa. L’ottusità dell’Inquisizione appare superiore alla cecità fisica dello scienziato pisano, il quale nonostante la sua fede negli uomini e nella loro ragione, sarà sconfitto dall’auctoritas della Chiesa e dalle teorie tolemaico-aristoteliche; condannato alla pena di morte nel 1633, che verrà poi tramutata in isolamento forzato grazie all’abiura delle sue tesi. foto fabio iovino Nuda proprietà di Lidia Ravera mercoledì 19 febbraio 2014 • ore 20.45 con Lella Costa e Paolo Calabresi regia Emanuela Giordano musiche Antonio di Pofi produzione La Contemporanea Innamorarsi a 60 anni è una sfida, una forma d’arte, un capolavoro. È la vittoria della libertà contro gli stereotipi. Iris contro ogni logica si innamora di Carlo e Carlo di Iris. Lui dopo un po’, ma va bene così. Tutto comincia con una stanza in subaffitto. Iris la offre a Carlo, psicanalista sfrattato del pianoterra. Intanto lei, rimasta senza un soldo, vende in nuda proprietà la casa. Dissipatrice accanita, senza pensione, non ha altra scelta che cedere il suo unico bene al miglior offerente, fingendosi molto più malandata di quello che è. Il miglior offerente è senza scrupoli e una nipotina bella e nullafacente fa irruzione proprio quando Iris e Carlo capiscono che sta succedendo qualcosa di imprevedibile. Mentre Carlo scopre di essere malato Iris si accorge che non può più fare a meno di lui, della sua intelligenza, della sua ironia, della sua capacità di decifrare la vita per quello che è. Carlo è affascinato da questa donna incasinata e vitale, che si espone, si dichiara, senza farsi mortificare dalle convenzioni. Decidono di vivere insieme tutto quello che resta da vivere. In due riescono a guardare in faccia la realtà, a chiamare per nome tutte le loro paure e a riderci sopra. Iris è Lella Costa, che ha scelto dopo anni di teatro in solitaria di regalarsi al pubblico in una commedia intelligente e spiritosa, come intelligente e spiritosa è tutta la sua storia di teatro; Carlo è Paolo Calabresi, che con la sua presenza contribuisce alla creazione di una coppia inedita e sorprendente. Noi rideremo con loro e piangeremo per loro, a scene alterne e anche nella stessa scena. Usciremo da questa commedia più leggeri e agguerriti, con il sorriso sulle labbra, felici di aver celebrato tutti insieme un rito propiziatorio, una festa alla forza e alla fragilità umana. Sonno di Opera foto umberto costamagna mercoledì 26 febbraio 2014 • ore 20.45 • Teatro alla Cartiera con Emiliano Austeri, Marta Bichisao, Riccardo Capozza, Gaetano Liberti, Fabio Venturelli cura della visione e regia Vincenzo Schino aiuto regia Marco Betti dramaturg Letizia Buoso cura del movimento Marta Bichisao scenografia Emiliano Austeri e Vincenzo Schino suono Gennaro Mele fonica Giacomo Agnifili special art effects Leonardo Cruciano workshop produzione Opera, La Lut/Festival Voci di Fonte, Festival delle Colline Torinesi, Linea d’Ombra/Festival Culture Giovani 2010, Kilowatt Festival (in collaborazione con Regione Toscana progetto Filigrane e Centro Il Funaro di Pistoia) progetto vincitore Premio Lia Lapini 2010 progetto vincitore Bando Linea d’Ombra 2010 con il sostegno di Teatro Valdoca, Ass. Demetra, Indisciplinarte, Leonardo Cruciano Workshop, l’Arboreto/Teatro Dimora di Mondaino, Terzo di Danciano, PiM spazio scenico, Stefano Romagnoli, Santarcangelo dei Teatri Sonno nasce dalla frequentazione di due mondi, quello visivo di Francisco Goya e quello visionario del Macbeth di Shakespeare. Il teatro diventa un dispositivo per la visione, luogo di apertura della percezione. Nella ricerca sull’origine della sua funzione è indagato ogni singolo elemento e ogni movimento della materia, del pensiero e della sensazione. La necessità della rappresentazione sin dalle origini dell’uomo nasce nell’assenza di qualcosa o qualcuno: per questo motivo è necessario inciderne un’immagine e conservarla. Il lavoro apre le sue fonti per indagare la consistenza e le soglie del regno dei vivi e dei morti, dell’umano e dell’animale, del soggetto e del suo ritratto, del logico e del sacro. Attraverso il teatro, la domanda sulla rappresentazione è aperta al nostro vivere e immaginarci nel presente e il ritratto diventa un mezzo di conoscenza dell’essere umano. È una ricerca di intimità, di accordo e respiro comune. In questo respiro è incluso lo spettatore. […] uno spettacolo che è un’esplorazione dell’inconscio approfondita e gelida. Una freddezza che qui, nondimeno, diventa un inestimabile pregio: anziché allontanare, accerchia lo spettatore, invitandolo a varcare la soglia che divide realtà e rappresentazione, sonno e veglia, vita e morte. Laura Bevione, Hystrio anno 2011 n. 3 […] inizio di una sua rigenerazione drammatica di cui l’intensa figurazione di “Sonno” di Vincenzo Schino ha dato una prova quasi smagliante, se smagliante fosse un aggettivo adatto per uno spettacolo che vuole far incontrare Goya e Shakespeare. […] Attilio Scarpellini, I quaderni del teatro di Roma, Estate 12 Muri prima e dopo Basaglia di Renato Sarti foto e. boga venerdì 28 febbraio 2014 • ore 20.45 • Teatro civile Muri – prima e dopo Basaglia – è un testo scritto sulla base di alcune testimonianze di infermiere, soprattutto quella di Mariuccia Giacomini. Con l’arrivo di Basaglia, il dialogo e il rispetto hanno preso il posto della violenza, rendendo labilissima la precaria distinzione tra la “normalità” di coloro che dovevano curare e la “follia” dei ricoverati. Scattava fra loro una complicità all’insegna della comprensione e della condivisione della umana sofferenza. La protagonista del testo riflette sulla sua esperienza trentennale di infermiera e lo fa con la nostalgia particolare (quela del poeta, quela che te sa tropo ben che non pol tornar), ma soprattutto con la lucidità di chi si rende conto che la spinta straordinaria (di mutamento) di quegli anni si è affievolita e che rischia di finire inghiottita dall’indifferenza generale. La legge Basaglia è uno dei punti più alti della storia della nostra democrazia. È stata una delle grandi conquiste di carattere sociale, umano e civile del nostro Paese. Dobbiamo conoscerla, difenderla, perché bisogna sempre riaffermare con forza che le lancette della storia non si possono – non si devono – riportare indietro. Renato Sarti Ci sono stati dei momenti di assoluta emozione, di grande tensione emotiva, tutto detto attraverso la voce di Giulia Lazzarini. Tutto questo in una situazione di grandissima tensione emotiva e sintesi. Sandro Avanzo, Radio Popolare con Giulia Lazzarini regia Renato Sarti musiche Carlo Boccadoro produzione Teatro della Cooperativa Nel 1972 avevo appena incominciato a fare l’attore in un piccolo gruppo teatrale a Trieste, e la direzione dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale ci concesse l’uso del teatrino situato nel comprensorio manicomiale a condizione che, durante le prove e gli spettacoli, fosse consentito l’accesso agli utenti. Durante le prove nel teatro venivano spesso degli utenti, fra questi c’era Brunetta, una ragazza lobotomizzata, che aveva marchiata sul suo volto tutta la violenza di cui le istituzioni sono capaci: pochi denti, occhi infossati, cicatrici sulla testa. Insieme a una parte del cervello le avevano tolto anche la capacità di camminare diritta e l’uso della parola. Ciondolava in avanti, braccia a penzoloni, e si esprimeva a mugugni, come una scimmietta. Si sedeva con noi e non chiedeva altro che quello che per anni le era stato negato: affetto. Ogni nostro gesto di affetto lo ricambiava con un sorriso che, nonostante fosse sdentato, era meraviglioso. Nel ’74 sono venuto a Milano a fare teatro. Brunetta non c’è più da parecchi anni, ma i suoi sguardi e la sua storia fanno indelebilmente parte della mia. Camicie di forza, sporcizia, ricorso massiccio (a volte letale) a docce fredde, psicofarmaci, pestaggi, elettroshock. Lobotomia. Questo era il manicomio prima dell’arrivo di Franco Basaglia: una sorta di lager in cui sui ricoverati si perpetrava ogni tipo di coercizione e violenza. Exit di Fausto Paravidino lunedì 10 marzo 2014 • ore 20.45 con Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Davide Lorino e Angelica Leo regia Fausto Paravidino musiche Giorgio Mirto luci Lorenzo Carlucci produzione Teatro Stabile di Bolzano A e B sono una coppia, ma c’è qualcosa che non funziona più. Questione di affari interni, tra il professore universitario e sua moglie. Parlano tra loro e con il pubblico, per capire quali siano i motivi della crisi che si rivelano molteplici: la politica, i figli, il non averli, il sesso, la gelosia e persino una storia di calzini. La loro storia non sembra avere più sbocchi e vanno alla ricerca di se stessi fuori casa. Oramai è questione di affari esteri. Inutile dire che fuori dal nido si imbatteranno in altri personaggi: C, una giovane studentessa universitaria e D, un altro uomo, destinato molto probabilmente ad essere il trait d’union dei loro destini. Exit, è un pièce profonda, delicata e divertente che vede i protagonisti alla ricerca di una via di uscita da una fitta rete di legami, o da una vita che non calza più alle loro aspettative. Tra azione e narrazione diretta al pubblico, i loro percorsi avanzano simultaneamente, incrociandosi nella maniera più inaspettata, fino alla resa dei conti. Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Angelica Leo e Davide Lorino danno anima e corpo alle numerose sfaccettature dei loro personaggi lasciati volutamente senza nome dall’autore, in una commedia dal ritmo incalzante in cui le scene si susseguono in maniera cinematografica, tra quadri brevi e piani sequenza, che affidano allo spettatore i momenti di introspezione dei protagonisti, sulla scia della migliore tradizione della cinematografia di Woody Allen. Tra una battuta e l’altra, i dialoghi fulminanti modulati da Paravidino disegnano in controluce l’universo interiore dei personaggi, riuscendo a intrecciare il registro comico al drammatico e, viceversa, a velare l’ironia di accenti malinconici. foto tommaso lepera Una notte in Tunisia di Vitaliano Trevisan giovedì 20 marzo 2014 • ore 20.45 Andrée Shammah ha voluto mettere in scena il bellissimo testo di Trevisan, fra gli autori più interessanti del panorama italiano, come un atto d’amore e di fiducia verso il teatro. Che alza lo sguardo dalla cronaca e dalla storia, dalla trama degli ultimi giorni di vita di Craxi – X è il suo nome nel testo – e diventa metafora del potere e della sua caduta. Applauditissimo dal pubblico e dalla critica, lo spettacolo ha per protagonista Alessandro Haber, qui in stato di grazia, calato in un personaggio degno di Bernhard. Immerso in un corpo a corpo con la parola scritta, deve ossessivamente verificarla con se stesso e con chi ha intorno. Primo fra tutti il fedele e indispensabile Cecchin, portiere d’albergo, che dà ritmo allo spettacolo e muove con leggerezza la scena e le azioni degli altri personaggi: il fratello preda di contraddizioni e paure e la moglie che cerca inutilmente di convincerlo a partire. Una notte in Tunisia per la regia di Andrée Ruth Shammah, è uno spettacolo dei due o tre più belli che si siano visti quest’anno. Ne hanno gran merito la regia attentissima agli equilibri tra pieni e vuoti… E soprattutto Alessandro Haber, accompagnato da un esilarante Pietro Micci, che è il cameriere Cecchin. Ma non di “politica” o di cronaca l’autore ci parla; bensì di ciò che in essa ci tocca in sorte, senza speranza di redenzione. Franco Cordelli, Corriere della Sera Un’ importante riflessione sul nostro passato prossimo. Un grande Alessandro Haber che la regista ha guidato lungo le strade di un’invettiva dal senso bernhardiano di rito ossessivo, implacabile e impeccabile… Uno spettacolo che è tensione e racconto di un finale di partita (persa). Magda Poli, Corriere della Sera Alessandro Haber, superbo, offre una delle sue più controllate e drammatiche prove. La regista Andrée Ruth Shammah tiene a freno tutto come un incubo logorroico di Bernhard sotto una tenda. Da non perdere. Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica con Alessandro Haber e con Maria Ariis, Pietro Micci e Roberto Trifirò regia Andrée Ruth Shammah con la collaborazione di Barbara Petrecca per le scene e i costumi, produzione Teatro Franco Parenti C’è molto più Thomas Bernhard che Bettino Craxi nel signor X di Alessandro Haber… La soluzione registica trovata da Andrée Ruth Shammah per domare questa tragedia shakespeariana molto contemporanea è quella di fare un passo indietro lasciando che la parola sia la vera protagonista. Lontano dalla cronaca politica più o meno recente, molto vicino al cuore livido della follia del potere. Sara Chiappori, La Repubblica QUOD SUPERERAT di Chiara Condrò ed Elisa Turco Liveri foto salvatore insana sabato 22 marzo 2014 • ore 20.45 • Teatro alla Cartiera ideazione, drammaturgia e regia Chiara Condrò, Elisa Turco Liveri con Manuel Cascone, Chiara Condrò, Elisa Turco Liveri disegno del suono Edoardo Cianfanelli, Manuel Cascone video Salvatore Insana costumi Olivia Bellini luci Giovanna Bellini supervisione artistica Pippo Di Marca Quod supererat riprende il racconto Le due zittelle di Tommaso Landolfi, definito da Montale come “uno dei maggiori incubi psicologici e morali della moderna letteratura europea”. Tre figure chiuse dentro una gabbia si muovono evocando i personaggi del racconto di Landolfi. Lilla e Nena, le due “zittelle” prendono sembianze animalesche, sono loro a somigliare a delle scimmie, molto più del piccolo cercopiteco Tombo, che appare invece come il fanciullo di casa, elegantemente incatenato. In questa favola nera, Landolfi ci regala solide fondamenta su cui edificare un mondo malato, cupo, talvolta demenziale, in cui la pretesa di devozione estrema e l’ostentazione della putrida castità generano un linguaggio bestiale, ridicolo, che mescola presunti latinismi alle più grette volgarità gergali. Oltre la gabbia, l’esibizione del circo deforme continua: la santa messa sarà celebrata dal più abietto degli animali; le arringhe disturbate del prete dalla doppia coscienza, “gemello-siamese-di-se-stesso” saranno declamate, per giungere infine al sacrificio estremo. Sacrificio di Giacomo Sartori giovedì 27 marzo 2014 • ore 20.45 • Teatro civile con Daniela Vaia, Flavio Torresani, Barbara Facchini, Pietro Biondi, Valeria Ciangottini, Valentina Caresia, Elia Fedrizzi, Paolo Bertagnolli, Michele Fanti regia Elena Galvani, Jacopo Laurino produzione Stradanòva Slow Theatre snc Tratto dal romanzo omonimo di Giacomo Sartori, scrittore trentino che divide la sua vita tra Parigi e Trento e che si è occupato personalmente della trasposizione teatrale dell’opera, tratta le vicende di sette ragazzi che vivono in una valle secondaria del Trentino. Una moderna tragedia, che vede la sua genesi tra le nostre montagne, e che si ispira a fatti di cronaca nera locale. Una storia scomoda e dura, quella raccontata da Sacrificio, ispirata a un delitto avvenuto pochi anni fa sulle rive di un lago della nostra regione. Diego fa il guardiaparco, vorrebbe che il bracconaggio fosse sgominato e che il nuovo direttore del Parco s’imponesse sui potentati degli impianti a fune. Marta, rimasta orfana e cresciuta in casa degli zii come un’ombra indesiderata, si batte per mandare avanti il suo malandato allevamento di trote, ereditato dal padre alcolizzato. Ma le notti sono tutte uguali e, dopo il lavoro, non rimane che ubriacarsi fino a non stare più in piedi. Soprattutto in un inverno così diverso dagli altri, un inverno senza neve. Un inverno di pioggia e muffe. Un inverno senza Andrea, morto cercando di attraversare con il suo scassato fuoristrada un torrente in piena. Andrea è morto per gioco, e il gioco della vita si fa sempre più violento. Violenta la passione di Katia, che si è appena sposata con Diego, per il bel ragazzo biondo, bello e tenebroso, che le fa la posta seduto al bancone del pub. Violenta la gelosia, violenta l’amicizia, violento il sesso, violenti anche i sogni struggenti di un futuro più felice. L’incapacità di affrontare il dolore per la morte dell’amico, i sensi di colpa o i tentativi di rimozione creano dinamiche che mettono a nudo la fragilità dei personaggi, abbandonati a se stessi da adulti incapaci di elevarsi nel ruolo di guida. Il rapporto tra le generazioni è dilaniato da segreti nascosti, dall’incapacità di dimostrare affetto, dalla violenza psicologica. E i ragazzi finiscono irretiti, imprigionati sotto le macerie da loro stessi create. Signore & Signori di Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese foto fabio mattiolo mercoledì 2 e giovedì 3 aprile 2014 • ore 20.45 dalla sceneggiatura di Pietro Germi e Luciano Vincenzoni con Natalino Balasso, Aristide Genovese e Anna Zago e con Paolo Rozzi, Andrea Pennacchi, Silvia Piovan, Valerio Mazzucato, Angelo Zampieri, Anna Farinello, Marta Meneghetti, Max Fazenda, Piergiorgio Piccoli regia Piergiorgio Piccoli musiche Carlo Rustichelli e Pietro Germi scenografia Adriano Pernigotti produzione Theama Teatro Siamo felici di aver fatto la scelta di mettere in scena questa storia straordinaria. Signore e Signori di Pietro Germi, Palma d’oro a Cannes nel 1966 e David Donatello per la miglior regia, è un capolavoro della commedia all’italiana, una storia che ha messo davvero a nudo il popolo veneto ma non solo, anche gran parte dei comportamenti degli italiani in generale. Lo spettacolo è ambientato nella stessa epoca della pellicola e il testo è il più possibile corrispondente alla sceneggiatura cinematografica, pur con garbate attualizzazioni, considerato che l’intreccio è ancora oggi di un’originalità e di una comicità che finora non hanno trovato pari nelle produzioni cinematografiche ambientate in questo territorio. Gran parte del compito di offrire al pubblico un momento di divertentissima ed originale teatralità è affidato agli attori, tutti veneti, capitanati da Natalino Balasso, che sapranno incarnare gli atteggiamenti, le abitudini e le piccole manie degli indimenticabili personaggi del film. Piergiorgio Piccoli In un’imprecisata cittadina veneta (il film è girato a Treviso) si svolgono le vicende di una gaudente compagnia di commercianti e professionisti della media e alta borghesia, che dietro un’impeccabile facciata di perbenismo nasconde una fitta trama di tradimenti reciproci. La vicenda si sviluppa quindi attraverso tre storie di corna in un ambiente cattolicissimo, dove ognuno pensa ai fatti degli altri ma lava i panni sporchi fra le pareti domestiche, dove il sesso è ancora tabù ma dove i tradimenti sono la regola, anche se il divorzio non esiste ancora. Signore e Signori è una satira feroce sull’ipocrisia della provincia italiana nella stagione del boom economico che racconta, dalla prospettiva di una piccola città, una realtà che riguarda l’intero paese, costruita come un romanzo corale articolato in un trittico di storie che coinvolgono sempre lo stesso gruppo di bizzarri personaggi. Lo spettacolo teatrale è oggi un divertentissimo paradigma, specchio, preludio di una storia che solo in parte è “storia di ieri” perché mostra quei tratti contrastanti di vizio e ingenuità, di godereccio perbenismo, di naturale semplicità che abbiamo imparato ad amare come tratti caratteristici dell’italiano medio. Ubu Roi di Alfred Jarry foto Simone Cecchetti martedì 29 aprile 2014 • ore 20.45 Datato 1896, il testo è la definizione di un processo di teatralizzazione unica: un gioco scolastico che diventa spettacolo per marionette e poi occasione scenica per riflessioni sulla natura dell’arte teatrale. Attraverso una costante reinterpretazione del Macbeth di Shakespeare, Alfred Jarry apre il Novecento alla “patafisica”, la scienza delle soluzioni immaginarie. Quasi un errore imprevisto della letteratura teatrale. Una specie di sbaglio che si è cercato talvolta di relegare appena fuori dal teatro, regolamentare dentro una distanza che potesse essere rassicurante, una devianza riconosciuta come diversa e quindi sopportata dentro una differenza. Il tempo, l’arte intorno all’arte e tutto ciò che è il teatro degli ultimi cent’anni, hanno invece reso possibile ricollocare Jarry tra Pirandello e Beckett, ammettendolo all’assolutezza che gli compete e quindi, come rispondendo ad un reclamo, farci i conti. Ubu Roi è ormai un classico del teatro mondiale, come Edipo o Amleto, capace cioè di superare se stesso e mettersi a disposizione dell’occasione teatro che ogni appuntamento scenico rappresenta. con Roberto Latini, Savino Paparella, Ciro Masella, Sebastian Barbalan e con Marco Jackson Vergani, Lorenzo Berti, Simone Perinelli, Fabio Bellitti regia Roberto Latini musiche e suoni Gianluca Misiti un progetto realizzato con la collaborazione Teatro Metastasio Stabile della Toscana produzione Fortebraccio teatro Per me, da Jarry inizia il Teatro contemporaneo. Gli Ubu sono un’alterazione e una capacità insieme. Dalla loro comparsa sulla scena si può stabilire un punto di non ritorno. E quindi anche di ripartenza, o partenza nuova. Mentre ci si affannava ad accompagnare il Teatro alla vita e a ricomporre tutte le sfumature dei velluti del Teatro intanto borghese, Jarry è riuscito a ricondurci al Teatro, a riconvocarci, proponendo delle figure e una modalità di relazione tra testo e scena assolutamente contemporanei. Jarry propone una nuova convenzione, più che moderna, dentro l’assolutezza che soltanto i classici riescono a determinare. Ubu apre la strada al Teatro del Novecento. Sono sempre stato convinto che quanto proposto dalla scena difficilmente riesca a stare al passo con i cambiamenti che avvengono in platea. Voglio dire che la velocità di trasformazione, di evoluzione, del pubblico, i gradi, come conquista, della comunicazione e ogni altra relazione che si stabilisce tra lo spettacolo e il pubblico, sono più in avanti di quanto generalmente lo spettacolo riesca a proporre. Jarry, insieme a pochi, pochissimi altri, è riuscito invece a darci un appuntamento dentro il futuro prossimo, spostando il luogo dell’incontro dalla convenzione stabilita alla relazione possibile. La patafisica, o scienza delle soluzioni immaginarie, è una parola che da sola può essere sinonimo di Teatro. Roberto Latini Trento • Teatro Sociale Slava’s Snowshow creato e messo in scena da Slava martedì 24 dicembre • ore 16 mercoledì 25 dicembre • ore 16 e ore 20.30 giovedì 26, venerdì 27 e sabato 28 dicembre • ore 20.30 domenica 29 dicembre • ore 16 e ore 20.30 Gli abbonati alla stagione di Rovereto hanno diritto ad un prezzo speciale ridotto di € 18 allo spettacolo proposto dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento Tournée italiana organizzata da ATER – Associazione Teatrale Emilia Romagna in collaborazione con SLAVA e Gwenael Allan foto v. vial Biglietti acquistabili presso il circuito Primi alla Prima Info Centro Servizi Santa Chiara Tel. 0461 213834 Numero verde 800 013952 www.csc.tn.it www.centrosantachiara.it [email protected] Trento come Londra, Mosca o Parigi. Come Roma e New York. Sarà in scena al Teatro Sociale nel periodo natalizio, dal 24 al 29 dicembre 2013, Slava’s Snowshow, l’evento teatrale che la critica internazionale ha definito “un capolavoro unico e imperdibile, espressione di pura magia e impareggiabile maestria”. Presentato in tournée nei più prestigiosi teatri del mondo, è andato in scena dal 1993 ad oggi in più di trenta Paesi, in oltre cento città ed è stato applaudito da oltre due milioni e mezzo di spettatori. Creatore e principale protagonista dello spettacolo è Slava Polunin, il grande mimo russo che, grazie al suo innato talento e all’influenza di grandi artisti come Charlie Chaplin, Leonid Engibarov e Marcel Marceau, ha dato una nuova valenza al ruolo del clown, estrapolandolo dal mondo circense e portandolo nelle strade prima e nei più grandi teatri poi. Slava’s Snowshow, che raccoglie le gag e gli sketch più famosi del suo repertorio, può essere definito un work in progress in continua evoluzione di idee, innovazioni e invenzioni. Quello di Slava è, infatti, un teatro in perenne mutamento che si nutre dell’improvvisazione spontanea, pur nel rispetto scrupoloso della tradizione. Una cascata di spontanea energia che fa volare il pubblico, anche coinvolgendolo direttamente nell’azione scenica, in una bolla di puro divertimento. Uno spettacolo che affascina e meraviglia i più piccoli e riesce a evocare negli adulti sogni infantili. zio vanja lunedì 18 e martedì 19 novembre 2013 info abbonamento 10 spettacoli Classico Zio Vanja • lunedì 18 novembre 2013 Verdi, narrar cantando • sabato 23 novembre 2013 La leggenda del grande inquisitore • mercoledì 27 novembre 2013 • Altro Palco Un bès - Antonio Ligabue • giovedì 5 dicembre 2013 Tres • sabato 11 gennaio 2014 Nuda proprietà • mercoledì 19 febbraio 2014 Exit • lunedì 10 marzo 2014 Una notte in Tunisia • giovedì 20 marzo 2014 Signore & signori • mercoledì 2 aprile 2014 Ubu Roi • martedì 29 aprile 2014 abbonamento 8 spettacoli repliche del classico + teatro civile + danza a/b Zio Vanja • martedì 19 novembre 2013 Giorni scontati • mercoledì 18 dicembre 2013 • Teatro civile Tres • domenica 12 gennaio 2014 Esecuzioni - Duo d’assoli • giovedì 6 febbraio 2014 Vita di Galileo • mercoledì 12 febbraio 2014 • Teatro civile Muri - Prima e dopo Basaglia • venerdì 28 febbraio 2014 • Teatro civile Sacrificio • giovedì 27 marzo 2014 • Teatro civile Signore & signori • giovedì 3 aprile 2014 spettacoli in abbonamento InteroRidottoRidottoRidottoInteroRidotto studenti universitari studenti possessori Carta possessori Carta scuole superioriIn CooperazioneIn Cooperazione abbonamento € 131 € 110 · · € 118 € 99 abbonamento € 74 € 61 · · € 67 € 55 biglietti € 18 € 15 € 8 € 5 € 16,50 € 13,50 biglietti € 10 € 8 € 5 € 5 € 9 € 7,50 spettacoli 18/12; 18,29/1; 6,12,26,28/2; 22,27/3 biglietti “last minute” € 13····· (Lo sconto ai possessori della Carta In Cooperazione non si applica sul biglietto last minute) Extra Gli abbonamenti danno diritto anche a: • parcheggio gratuito presso il parcheggio interrato del Mart presentando il tagliando d’ingresso • ingresso a prezzo ridotto agli spettacoli fuori abbonamento • ingresso a prezzo ridotto a tutti gli spettacoli nelle piazze aderenti al Coordinamento Teatrale Trentino • sconto del 50% sull’abbonamento e sui biglietti della sezione a concorso presso l’Auditorium Melotti del Sipario d’Oro 2014, concorso nazionale di teatro amatoriale • ingresso a prezzo ridotto al festival Itinerari Jazz Rovereto • ingresso a prezzo ridotto a tutti i concerti della Stagione Concertistica • ingresso ad un prezzo speciale di € 18 allo spettacolo Slava’s Snowshow proposto dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara • per gli abbonati del turno B biglietto scontato a € 5 per lo spettacolo del 27/11/2013 ridotto • Anziani oltre i 65 anni • Disabili • Associati a circoli ricreativi aziendali, associazioni culturali con un minimo di 5 sottoscrizioni • Abbonati alle Stagioni Teatrali nelle piazze aderenti al Coordinamento teatrale trentino • Abbonati alla Stagione Concertistica 2013/2014 dell’Associazione Filarmonica di Rovereto speciale studenti Per gli studenti delle scuole dell’obbligo e superiori sono a disposizione biglietti ridotti a € 5 Per gli studenti universitari e per i giovani fino a 32 anni sono a disposizione biglietti ridotti a € 8 biglietti “last minute” Il giorno dello spettacolo (presso gli sportelli delle Casse Rurali Trentine e presso il botteghino dalle ore 20) saranno messi in vendita i posti ancora disponibili al prezzo speciale di € 13 Lo sconto ai possessori della Carta In Cooperazione non si applica sul biglietto last minute Carta In Cooperazione Ai possessori della Carta In Cooperazione verrà applicato uno sconto del 10% circa sugli abbonamenti e sui biglietti di ingresso alla Stagione Teatrale 2013/2014 Lo sconto della tessera vale per la singola persona Abbonamenti riconferma per gli abbonati alla Stagione 12/13 martedì 29 e mercoledì 30 ottobre Biglietteria Auditorium Fausto Melotti corso Bettini 43 ore 8.30-12 14.30-18 vendita per i nuovi abbonati giovedì 31 ottobre presso l’Ufficio cultura corso Bettini 43 ore 8.30-12 14.30-18 da lunedì 4 novembre Servizio “Primi alla Prima” presso gli sportelli convenzionati delle Casse Rurali Trentine Non si accettano prenotazioni telefoniche Biglietti Servizio “Primi alla prima” presso gli sportelli convenzionati delle Casse Rurali Trentine (a partire da 20 giorni prima della data dello spettacolo) Biglietteria Auditorium Fausto Melotti corso Bettini 43 Tel. 0464 452540 il giorno dello spettacolo a partire dalle ore 20 Signore & Signori mercoledì 2 e giovedì 3 aprile 2014 Informazioni portatori di handicap L’accesso all’Auditorium Fausto Melotti e al Teatro alla Cartiera mediante carrozzelle non presenta difficoltà. Per ogni necessità di accompagnamento, assistenza e informazione, gli interessati si possono rivolgere all’Ufficio Cultura che provvederà ad avvisare il personale di sala dei teatri. ufficio cultura e teatro Palazzo Alberti, corso Bettini 43 38068 Rovereto Tel. 0464 452253 0464 452256 Fax 0464 452427 [email protected] www.comune.rovereto.tn.it Il calendario degli spettacoli è suscettibile di variazioni per cause di forza maggiore Si ricorda al gentile pubblico che l’orario d’inizio degli spettacoli è fissato alle ore 20.45 Si raccomanda la massima puntualità Il posto in abbonamento verrà garantito fino alle ore 21.00 Comune di Rovereto Assessorato alla Contemporaneità Assessore alla Contemporaneità Luisa Filippi Programmazione artistica a cura dell’Ufficio Cultura Dirigente Servizio Sviluppo Economico e Cultura Simonetta Festa Responsabile Ufficio Cultura Lorenzo Oss Eberle Amministrazione Antonella Manica Staff tecnico dei teatri Guido Girardi Lorenzo Simoncelli Guido Eccheli Informazioni Rita Illuzzi Commissione consultiva in materia di attività culturali Silvia Bruno Klaus Broz Davide Lorenzato Iris Anna Marchetti Gianni Muraro Anna Pisetti Francesco Romano Giorgia Sossass Maurizio Cau Servizio di sala New Service, Trento Progetto grafico Designfabrik Stampa Grafiche Futura, Mattarello Foto di copertina Simone Cecchetti