Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Autore e responsabile scientifico Prof.ssa Luciana Indinnimeo Professore aggregato in Pediatria Indice Lo sviluppo dell’apparato respiratorio e i meccanismi immunologici..................................................... 3 Infezioni respiratorie legate all’età............................................ 3 Struttura respiratoria in rapporto all’età.................................. 3 Vie aeree................................................................................. 3 Alveoli e parenchima polmonare............................................. 3 Vasi polmonari......................................................................... 4 Altre strutture.......................................................................... 4 Parete toracica........................................................................ 4 Surfactant................................................................................ 5 Funzione respiratoria in rapporto all’età. ................................ 5 Meccanismi immunologici......................................................... 6 Infiammazione e immunità innata........................................... 6 Meccanismi di riconoscimento dei patogeni.......................... 7 Cellule di “intelligence”........................................................... 7 Attività di sviluppo e coordinamento dell’immunità innata...... 7 Infiammazione e danno polmonare.......................................... 8 Prospettive genetiche............................................................. 9 Il sistema JAK-STAT................................................................ 9 La prematurità: assistenza, rischi, prospettive. ................. 10 Definizione................................................................................. 10 Cause........................................................................................... 10 Epidemiologia.............................................................................. 10 Assistenza al NP....................................................................... 11 Gestione del rischio ................................................................ 12 Fattori di rischio sulla maturazione cerebrale...................... 12 Fattori di rischio microbiologico .......................................... 12 Dopo la dimissione dalla TIN................................................. 13 Diritti........................................................................................... 14 (segue) Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 1 Le infezioni respiratorie nel neonato e nel lattante.......... 17 Polmonite. ................................................................................. 17 Diagnosi............................................................................... 17 Quadro clinico...................................................................... 18 Reperti radiografici............................................................... 18 Terapia.................................................................................. 18 Tubercolosi....................................................................... 18 Pneumocystis Carinii........................................................ 19 Polmoniti virali.................................................................. 19 Infezione da HIV (Human Immunodeficiency Virus)............. 20 Infezioni virali più frequenti................................................... 20 Virus influenzali.................................................................... 20 Virus Respiratorio Sinciziale (VRS)....................................... 21 Virus parainfluenzali............................................................. 21 Adenovirus........................................................................... 21 Coronavirus.......................................................................... 22 Rinovirus.............................................................................. 22 Le infezioni da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) e il neonato prematuro............................................................... 23 Dimensione del problema . .................................................... 23 Clinica ....................................................................................... 23 Diagnosi..................................................................................... 24 Il neonato pretermine.............................................................. 24 Terapia........................................................................................ 25 Broncodilatatori.................................................................... 25 Corticosteroidi...................................................................... 25 Antibiotici............................................................................. 26 Ribavirina............................................................................. 26 Altri....................................................................................... 26 La prevenzione delle infezioni da VRS............................. 28 Misure igieniche................................................................ 28 Immunoglobuline.............................................................. 28 Vaccini.............................................................................. 28 Palivizumab....................................................................... 28 La profilassi delle infezioni gravi da VRS e palivizumab................................................................ 30 Epidemiologia e clinica della malattia da VRS ................. 30 Profilassi delle infezioni da VRS........................................ 33 Efficacia del palivizumab................................................... 35 Suggerimenti pratici.......................................................... 35 Infezione da VRS: sequele a breve e a lungo termine. .. 37 Epidemiologia................................................................... 37 Meccanismi patogenetici.................................................. 38 Bibliografia...................................................................................... 40 2 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Lo sviluppo dell’apparato respiratorio e i meccanismi immunologici Infezioni respiratorieAlcune infezioni respiratorie sono più frequenti in alcune epoche della vita rispetto ad altre. legate all’etàL’infezione da citomegalovirus, a eccezione dei pazienti immunocompromessi, è pressoché esclusiva del periodo perinatale. La clamidia e gli streptococchi di gruppo B sono causa di polmonite nel neonato per esposizione al batterio alla nascita. Il Virus Respiratorio Sinciziale è causa di bronchiolite nel lattante ma generalmente nei bambini in età scolare e negli adulti determina solo affezioni delle alte vie aeree. Il virus parainfluenzale è causa di croup nel bambino di due-tre anni. Il micoplasma raramente è patogeno in età prescolare ma spesso è coinvolto nelle broncopolmoniti dell’età scolare e del giovane adulto. Questa specificità di infezione batterica o virale in base all’età è condizionata dallo sviluppo del sistema immunitario, dalla situazione epidemiologica e dallo sviluppo strutturale e funzionale dell’apparato respiratorio. Struttura respiratoriaL’apparato respiratorio è in continuo sviluppo dalla nascita fino all’età adulta. Di seguito in rapporto all’etàsaranno discussi alcuni aspetti di questa crescita in rapporto alla funzione polmonare e alle affezioni respiratorie infantili. Vie aeree Le vie aeree originano da una estroflessione del solco ventrale embrionale. Inizialmente si formano i rami polmonari prossimali, quindi dalla progressiva diramazione prevalentemente dicotomica di questi si generano altre diramazioni fino alla diciassettesima settimana di gestazione quando raggiungono il numero definitivo. Da questo momento in poi il numero delle vie aeree non aumenterà più, ma vi sarà la crescita progressiva della lunghezza e del diametro delle strutture esistenti, e anche il loro rimodellamento e l’assottigliamento dell’epitelio respiratorio. Le pareti e l’epitelio di rivestimento delle vie aeree subiscono mutamenti durante il periodo fetale e la vita neonatale. Nel periodo fetale, dall’epitelio di rivestimento delle vie aeree più periferiche si formano le ciglia vibratili e si assiste a un progressivo assottigliamento dell’epitelio già dopo la nascita fino all’epitelio colonnare monostratificato dei bronchioli e all’epitelio ciliato colonnare polistratificato delle alte vie aeree. Rispetto all’adulto le vie aeree del neonato contengono un numero maggiore di ghiandole mucose che producono un muco con caratteristiche probabilmente differenti. Anche il movimento delle ciglia vibratili presenta delle differenze in base all’epoca di vita, con una maggiore frequenza dei movimenti vibratili nel giovane adulto rispetto al lattante. Per quanto riguarda le cellule muscolari lisce e quindi la capacità contrattile delle vie aeree non esistono significative differenze tra l’età infantile e l’età adulta. La componente cartilaginea delle vie aeree aumenta durante il primo anno di vita, contribuendo all’irrigidimento delle stesse nei primi mesi dopo la nascita. Dopo il quinto anno di vita le vie aeree più periferiche aumentano di diametro relativo rispetto all’aumento di diametro delle vie aeree centrali. Alveoli e parenchima polmonare Mentre le vie aeree sono già definite all’inizio dell’età gestazionale e il loro sviluppo consiste solo nell’aumento di dimensione, gli alveoli polmonari si sviluppano alla fine della gravidanza e nella Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 3 prima infanzia. Solo successivamente aumenteranno di dimensione. Lo sviluppo degli alveoli è preceduto dalla formazione di sacculi nella porzione terminale delle vie aeree, già in grado di permettere gli scambi gassosi. Dalla ventottesima alla trentaduesima settimana di età gestazionale questi sacculi acquistano progressivamente la forma e l’irrorazione tipica degli alveoli: i prematuri presentano compromissione dello sviluppo polmonare e possono anche nascere senza alveoli. Nel neonato a termine si contano circa 50 milioni di alveoli. Questo numero è molto variabile. Nei primi mesi di vita lo sviluppo alveolare avviene sempre più per aumento di volume che di numero. L’elastina e il collagene rappresentano elementi importanti di formazione alveolare. Nell’ultimo periodo di vita intrauterina nei polmoni esistono poca elastina e collagene, la cui produzione si realizza prevalentemente dopo la nascita. Questo aspetto contribuisce alla rottura degli spazi alveolari che viene osservata nella prematurità. Le variazioni del rapporto tra elastina e collagene durante l’infanzia contribuiscono alle modificazioni del rapporto volume-pressione e alla rigidità strutturale del polmone, che aumenta progressivamente durante l’età infantile. Vasi polmonari Il sistema arterioso polmonare ha una doppia origine. Nel primo periodo di vita intrauterina dalle cellule endoteliali in ambito extrapolmonare si generano vasi arteriosi “convenzionali” che si sviluppano insieme alle vie aeree, mentre nel periodo prenatale dalle cellule endoteliali indovate nel mesenchima polmonare originano le reti capillari distali periacinari. I due sistemi raccordandosi tra loro formano la rete arteriosa polmonare. Dopo la nascita si verifica uno sviluppo contemporaneo degli alveoli e della rete arteriosa perialveolare. Nel bambino e nell’adulto le arterie di uguale dimensione presentano uguale densità di cellule muscolari. Nella prima infanzia le arterie di pari spessore delle arterie dell’età adulta hanno una collocazione più prossimale nell’albero arterioso rispetto all’adulto. Nel feto e nel bambino piccolo la tonaca muscolare arteriosa arriva fino ai bronchioli terminali, nell’infanzia avanzata la muscolatura delle arterie interesserà i dotti alveolari e nell’età adulta anche gli alveoli. Rispetto all’adulto, il polmone infantile appare più sensibile all’ipossia cronica che determina spasmo più serrato delle grosse arterie polmonari, incremento della muscolatura arteriosa e ridotto numero delle arterie più periferiche. Ne deriva nell’acino un diminuito rapporto arterie/alveoli. Altre strutture Nell’adulto gli scambi gassosi tra gli alveoli avvengono attraverso i pori di Kohn e attraverso i canali di Lambert tra i bronchioli terminali e gli alveoli. Queste strutture non sono sufficientemente sviluppate nel bambino e probabilmente la loro scarsità determina l’immagine radiologica a vetro smerigliato dell’atelettasia polmonare infantile. Anche l’atelettasia del lobo medio, frequente nelle affezioni respiratorie infantili, è spiegabile sulla base del tardivo sviluppo in questo segmento delle vie collaterali di scambio gassoso sopramenzionate, con conseguente intasamento degli alveoli da parte dei secreti infiammatori e delle cellule di sfaldamento. Parete toracica La gabbia toracica va incontro a notevoli cambiamenti durante la vita postnatale. Nell’età infantile le costole sono orientate orizzontalmente, in seguito si inclinano progressivamente in direzione 4 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) caudale. A 10 anni di vita presentano la curvatura verso il basso, tipica dell’adulto. L’ossificazione costale dello sterno e delle vertebre inizia in utero e si completa verso il venticinquesimo anno; la calcificazione della cartilagine costale si può prolungare fino a età avanzata. I muscoli respiratori si sviluppano progressivamente durante l’infanzia e l’adolescenza e talvolta anche nell’età adulta. La gabbia toracica è facilmente collassabile, ciò evita la formazione di versamenti pleurici nella vita intrauterina e consente un più agevole passaggio del feto nel canale da parto e una più efficace espulsione dei liquidi dai polmoni prima del vagito iniziale; può essere causa di respirazione paradossa, particolarmente impegnativa dal punto di vista energetico nella fase di sonno REM. Le costole del bambino si “incurvano” durante la respirazione ostruttiva molto di più delle costole dell’adulto nelle stesse condizioni respiratorie. Complessivamente però nel bambino la maggiore elasticità costale e la maggiore collassabilità polmonare creano una sinergia favorevole per mantenere un efficace volume polmonare. Surfactant Il surfactant è una lipoproteina complessa prodotta dalle cellule epiteliali mature di tipo II che riduce la tensione superficiale degli alveoli e quindi diminuisce la pressione richiesta per distendere il polmone, mantenendo stabili, durante l’espirazione, anche gli spazi aerei più piccoli. È composto da almeno quattro proteine (A, B, C e D). La proteina A è un’importante opsonina che riveste i microrganismi e li rende più suscettibili alla fagocitosi. La proteina D ha importanti funzioni immunologiche. In caso di ridotta produzione o distruzione, si verificano profonde alterazioni della funzionalità polmonare: in particolare un’alterazione della diffusione dei gas, del rapporto ventilazione-perfusione e una diminuzione della capacità funzionale polmonare residua. L’immaturità del polmone e soprattutto del sistema interessato alla sintesi del surfactant può determinare la malattia delle membrane ialine polmonari o sindrome da distress respiratorio. Funzione respiratoriaL’apparato respiratorio diviene sempre più anelastico con l’età e questa progressione è in rapporto all’etàparticolarmente sensibile nel bambino di età inferiore a 5 anni. Il rapporto tra elasticità toracica (ET) ed elasticità polmonare (EP) varia nel tempo, con una maggiore elasticità toracica nel bambino piccolo e un rapporto ET/EP tre volte superiore a quello del bambino più grande e dell’adulto. Le dimensioni delle vie aeree e dei polmoni sono molto variabili da individuo a individuo, probabilmente determinate geneticamente. Nel bambino i flussi inspiratori sono più bassi rispetto all’adulto, con conseguente minore capacità di diluire nell’aria inspirata il nebulizzato. Ciò è particolarmente importante nel bambino di 6 mesi-1 anno. Di conseguenza, a seconda del periodo di vita la stessa quantità di farmaco nebulizzato determinerà una consegna inspiratoria nei polmoni proporzionalmente più alta nel bambino più piccolo rispetto a quello più grande. Esistono molti dati in letteratura che documentano la maggiore reattività delle vie aeree in età pediatrica sia alla metacolina che all’istamina. Nel bambino la reattività delle vie aeree è fondamentalmente legata alla ipercontrattilità della muscolatura liscia delle vie aeree e alla maturazione incompleta dei siti recettoriali di queste cellule. Contribuisce anche l’immaturità dei processi di degradazione enzimatica dell’acetilco lina, mediatore della contrazione. Lo spessore delle vie aeree è un altro fattore determinante della reattività respiratoria: nel bambino lo spessore delle pareti delle vie aeree è circa il 30% del parenchima polmonare, nell’adulto invece è circa il 15%. Tutto ciò contribuisce a creare nel polmone del bambino una predisposizione fisiologica alla comparsa di un quadro di tipo asmatico. Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 5 Punti chiave • Il polmone del bambino è meno elastico del polmone dell’adulto e di conseguenza le vie aeree sono più collassabili e più facilmente possono crearsi aree di occlusione respiratoria (atelettasia maculare) durante un processo infiammatorio. • N el bambino le vie aeree sono più spesse rispetto all’adulto. Ciò, insieme alla ridotta elasticità polmonare, determina un restringimento delle vie aeree maggiore rispetto all’adulto a parità di intensità di contrazione della muscolatura liscia respiratoria (iperreattività infantile). • A parità di stimolo, nel bambino gli effetti della contrazione delle vie aeree sono più gravi rispetto all’adulto, con la comparsa precoce di ipoventilazione e ipossiemia. • L a parete toracica del bambino è più elastica della parete toracica dell’adulto. Ciò può essere causa di respirazione paradossa, particolarmente impegnativa dal punto di vista energetico nella fase di sonno REM. • N el polmone del bambino le infezioni respiratorie producono secrezioni che raggiungono facilmente le porzioni più periferiche e, insieme allo sfaldamento cellulare, le ipersecrezioni di citochine, la perdita di epitelio ciliato e l’aumento della permeabilità vascolare, determinano ispessimento ed edema delle vie aeree, con conseguente alterato sviluppo del sistema integrato vie aeree-parenchima polmonare. MeccanismiNel polmone del bambino i meccanismi immunologici sono principalmente dedicati alla immunologicidifesa dalle infezioni respiratorie acute da virus e batteri, per brevità definite IRA (Infezione Respiratoria Acuta). Il quadro clinico di una IRA è in rapporto alla virulenza del microrganismo e alla risposta infiammatoria del polmone. Quando una piccola quantità di agenti patogeni sono inoculati nel polmone, si attivano efficacemente solo i meccanismi dell’immunità innata rappresentati dalle cellule ciliate, dalle proteine battericide del liquido di superficie delle vie aeree e dai macrofagi alveolari. Maggiori quantità di patogeni virulenti provocano una risposta infiammatoria complessa in grado di attivare i sistemi immunitari innati e acquisiti per debellare l’infezione, ma che può anche essere responsabile di danni collaterali e di alterazioni della funzionalità polmonare. Infiammazione e immunità innata I granulociti neutrofili (GN) sono le cellule difensive “per eccellenza” e insieme alle plasmaproteine costituiscono la base dell’immunità innata, protagonista dell’infiammazione polmonare (Figura 1). Nell’infiammazione acuta i GN migrano dai capillari polmonari negli spazi alveolari, fagocitano gli agenti patogeni e li distruggono attivando proteine battericide in grado di modificare la permeabilità delle membrane cellulari. I GN producono anche enzimi ossidoriduttivi, enzimi di degradazione (es. elastasi) ed emettono nello spazio alveolare reti di cromatina contenenti proteine antimicrobiche – neutrophil extracellular trap (NET) – che avviluppano il microrganismo e lo distruggono. Quando i GN sono in azione anche le strutture alveolari possono riportare danni, ma ancora oggi non è chiara l’entità degli effetti arrecati dai GN operativi negli alveoli. Durante una IRA negli spazi interstiziali e negli spazi aerei del polmone si rinvengono numerose plasmaproteine (anticorpi naturali, proteine del complemento, proteina C-reattiva, pentraxina 3) con attività battericida, opsonica e batteriostatica. 6 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Meccanismi di riconoscimento dei patogeni Il processo infiammatorio è attivato quando i recettori chiamati pattern-recognition receptors (PRR) riconoscono il patogeno. I PRR sono localizzati prevalentemente sulle membrane cellulari delle cellule epiteliali polmonari (CEP), dei macrofagi e delle cellule dendritiche concentrate negli alveoli, sono molto eterogenei e si legano ai patogeni per mezzo di molecole simili a quelle del patogeno in causa (Figura 2). Più di un tipo di PRR può essere attivato dallo stesso microrganismo. Dai PRR partono segnali intracellulari di stimolo alla produzione di interferone, molecole di adesione (adesine), chemochine, fattori colonia-stimolanti e citochine. Cellule di “intelligence” I macrofagi alveolari e le cellule dendritiche polmonari sono definibili cellule di “intelligence” in quanto il loro compito principale nella battaglia contro l’invasore non è di tipo distruttivo ma di “intelligence” attraverso i PRR e i segnali di attivazione cooperativa con le CEP e i linfociti. Dai macrofagi alveolari partono segnali in grado sia di attivare i meccanismi infiammatori sia di bloccarli quando non è necessaria la loro azione operativa. L’effetto di blocco dell’attivazione infiammatoria è principalmente dovuto alle proteine A e D del surfactant. Queste proteine nel polmone non infetto sono legate e coprono i recettori di membrana dei macrofagi alveolari, nel polmone con IRA si legano ai microrganismi e scoprono i recettori per l’agente infettivo attivando quindi il meccanismo infiammatorio. Le cellule dendritiche sono diffuse in tutto il tratto respiratorio. Il loro maggior compito è la preparazione dell’antigene per attivare il sistema immunitario adattativo. Nell’immunità innata la loro presenza è fondamentale per la difesa contro i virus in quanto sono dotate di PRR specifici che attivano la produzione di interferone tipo I, essenziale per la neutralizzazione dei virus. La deplezione di cellule dendritiche o la mancata produzione di interferone I rendono i polmoni più vulnerabili alle infezioni virali. Attività di sviluppo e coordinamento dell’immunità innata Nell’infiammazione polmonare i GN sono attirati negli alveoli dalle molecole di adesione (adesine), dalle chemochine e dai fattori colonia-stimolanti prodotti dalle CEP. Le CEP sono attivate dai patogeni invasori e dalle citochine dei T-linfociti (interleuchina-17 in particolare). Dai GN partono segnali proinfiammatori (TNF-α, interleuchina-1, chemochine, chemerina che attiva le cellule dendritiche) e fattori di stimolo e sviluppo dei B-linfociti. I GN producono inoltre interleuchina-12 che attiva le cellule T nei polmoni e amplifica l’azione dell’interferon-ɣ nelle polmoniti virali. Sulla membrana del GN è espresso il recettore pentraxina 3, ritenuto in sede sperimentale essenziale per la difesa dalle infezioni polmonari. Questi dati sottolineano l’importanza delle CEP e dei GN, non solo come cellule “di prima linea”, ma anche come elementi strategici per lo sviluppo e il coordinamento tra immunità innata e immunità adattativa. Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 7 Figura 1. Neutrofili e infezione polmonare. I granulociti neutrofili (GN) sono gli agenti dell’immunità innata e distruggono i patogeni con la fagocitosi e le reti di cromatina extracellulare (NETs). I GN inoltre producono una varietà di mediatori che regolano la risposta immunologica agendo sulle altre cellule dell’immunità innata e sulle cellule dell’immunità adattativa. Durante l’infiammazione i GN producono anche danni tissutali con le proteasi e gli enzimi ossidoriduttivi. TNF: tumor necrosis factor (da Mizgerd JP. N Engl J Med 2008; 358; 716-27). Infiammazione e danno polmonare Le difese immunitarie innate liberano i polmoni dai microrganismi ma possono anche essere causa di danni a volte irreversibili al parenchima polmonare. Per tale ragione esistono nei polmoni meccanismi di regolazione retroattiva a feedback per interrompere il processo infiammatorio quando non è più necessario. Tipico esempio sono i recettori TREM-1 la cui inibizione diminuisce la produzione di TNF-α e di interleuchina-1 durante l’infiammazione. I meccanismi di regolazione del processo infiammatorio sono meno chiari dei meccanismi di attivazione e ampliamento della risposta immunitaria. È importante ricordare che i patogeni invasori sono in grado di preparare contromisure per depistare i sistemi immunitari di riconoscimento e per disturbare con falsi segnali l’organizzazione del processo infiammatorio. Il virus respiratorio sinciziale per esempio può promuovere nel polmone una reazione infiammatoria tipo TH2 in grado di ridurre la tolleranza agli antigeni allergenici. Figura 2. Cellule epiteliali polmonari (CEP) e infezione polmonare. Le CEP riconoscono direttamente alcuni patogeni per mezzo dei pattern-recognition receptors (PRRs). I macrofagi alveolari riconoscono i patogeni e attivano le CEP direttamente e attraverso la mediazione delle cellule T. Le cellule invariant natural killer T (iNKT) riconoscono i patogeni e possono attivare le CEP. Svariate vie di attivazione convergono sui fattori di trascrizione nucleare kB (NF-kB) nelle CEP, inducendo la produzione di p50 responsabile dell’espressione di mediatori proinfiammatori come le chemochine per i GN, i fattori colonia-stimolanti e le molecole di adesione (adesine). TNF: tumor necrosis factor (da Mizgerd JP. N Engl J Med 2008; 358; 716-27). 8 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Prospettive genetiche Le basi genetiche dei meccanismi immunologici descritti sono sempre meglio conosciute. Numerose sono le deficienze e i polimorfismi genici in grado di influire sui meccanismi immunitari e sulla suscettibilità alle infezioni. Si tratta di un tema ancora emergente ma già ritenuto fondamentale in quanto nel prossimo futuro sarà possibile in alcuni casi la preparazione di mappe geniche predittive dell’efficienza dei meccanismi immunitari e della suscettibilità selettiva a determinati patogeni. Il sistema JAK-STAT Venti anni di ricerche sui meccanismi di regolazione dell’interferon hanno permesso di individuare e perfezionare le conoscenze sul sistema recettoriale JAK-STAT: è un tipo di PRR trasduttore di segnali dai recettori di membrana fino al DNA nucleare. Tale sistema di trasmissione di segnali è usato in comune da interferon, molte interleuchine, fattori colonia-stimolanti, eritropoietina, trombopoietina, ormone della crescita, prolattina, leptina. Si tratta di un meccanismo fisiologico importante, le cui mutazioni genetiche rivestono un ruolo sempre meglio individuato in alcuni quadri clinici da immunodeficienza, autoimmunità, suscettibilità ad infezioni, cancro. Alcune deficienze dei trasduttori STAT per esempio sono responsabili di infezioni letali da virus o da micobatteri. Punti chiave • L a difesa dalle infezioni è fondamentalmente legata allo sviluppo dell’immunità innata. • U n deficit di immunità innata è letale per la nostra difesa dalle infezioni, un’eccessiva risposta difensiva di tipo infiammatorio può essere altrettanto dannosa. • D evono essere sempre meglio identificate le categorie di popolazione suscettibili di infezioni respiratorie gravi per le quali dovranno essere studiate idonee strategie di trattamento preventivo e/o terapeutico. • Il sistema recettoriale JAK-STAT è un tipo di PRR trasduttore di segnali dalla membrana cellulare al DNA nucleare che ha permesso di chiarire la patofisiologia di alcune malattie da immunodeficienza e autoimmuni, aprendo nuove prospettive terapeutiche. Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 9 La prematurità: assistenza, rischi, prospettive DefinizioneIl neonato prematuro (NP) è un bambino nato a meno di 37 settimane calcolate a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione. Un NP può anche avere un basso peso in rapporto all’età gestazionale (BPEG), ma un neonato di basso peso alla nascita può non essere un prematuro, ma solo un neonato con ritardo di accrescimento intrauterino. In base al peso (P) alla nascita e all’età gestazionale (EG) in settimane e giorni il NP è classificato: • e stremamente pretermine: EG da 22 sett + 0 gg a 27 sett + 6 gg, P < 1.000 g; • m olto pretermine: EG da 28 sett + 0 gg a 31 sett + 6 gg, P 1.000 - 1.499 g; • lievemente pretermine: EG da 32 sett + 0 gg a 36 sett + 6 gg, P 1.500 - 2.499 g; • q uasi a termine (Late-preterm): EG da 34 sett + 6 gg a 36 sett + 6 gg, P indifferente. A questa classificazione corrisponde una differenza statisticamente significativa nella distribuzione della frequenza e della gravità delle possibili malattie della prematurità. Cause Per i NP con peso appropriato per l’età gestazionale (AEG) la prematurità può essere dovuta a cause: • M ATERNE: malattie acute e croniche, fumo, malnutrizione, età (inferiore a 16 anni o superiore a 35), basso livello socioeconomico, pluriparità, precedenti aborti o nati pretermine; • O STETRICHE: gravidanza multipla, polidramnios, malformazioni uterine, placenta previa, distacco intempestivo di placenta, rottura prematura delle membrane, amniosite, cervicite, cervicovaginite; • F ETALI: sofferenza fetale, eritroblastosi. Per i NP con BPEG la prematurità può essere dovuta a cause: • M ATERNE: riduzione del flusso uteroplacentare (ipertensione, preeclampsia-eclampsia, malattie croniche), malnutrizione, età, droghe (tabacco, alcol, cocaina, eroina), farmaci (fenitoina, warfarin), anamnesi ostetrica positiva (infertilità, aborti, neonati BPEG), fattori costituzionali; • O STETRICHE: distacco di placenta, gravidanza multipla, infarti placentari, trombosi dei vasi ombelicali, malformazioni (inserzione anomala del cordone, emangioma ecc.), tumori; • F ETALI: anomalie cromosomiche (trisomie 13, 18, 21, sindrome di Turner), fattori genetici, infezioni congenite (complesso TORCH: toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus, herpes virus), malformazioni congenite, errori congeniti del metabolismo. Epidemiologia A fronte degli indubbi progressi fatti e dei successi ottenuti nell’assistenza materno-infantile, la prevalenza dei NP non mostra alcuna tendenza alla riduzione nel tempo, anche per l’insorgenza di condizioni materne e gravidiche nuove: la fecondità delle donne in età più avanzata, l’offerta dei percorsi della procreazione medicalmente assistita e i moderni trattamenti di malattie materne un tempo ritenute incompatibili con la gestazione. Attualmente i NP in Italia rappresentano il 6,9% della natalità totale, riferita ai nati vivi. Tra i 10 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 40.000 bambini nati ogni anno prima della 37a settimana di gestazione, 5.600 presentano un peso corporeo alla nascita inferiore a 1.500 g e devono essere assistiti in maniera particolare, per ridurre la mortalità nel primo mese di vita. Si deve inoltre tenere presente che la patologia dei NP contribuisce in misura superiore al 90% al tasso di mortalità infantile, cioè dei soggetti deceduti nel primo anno di vita, ma i suoi effetti negativi hanno ricadute che possono andare ben al di là di questo periodo. Ancora oggi si registrano percentuali di grave disabilità di origine perinatale, oscillante tra lo 0,2 e lo 0,5% dei nati vivi; anche le forme meno gravi comportano un impegno di risorse umane ed economiche di entità rilevante, tanto per la famiglia quanto per la società. Assistenza al NPL’assistenza al NP deve essere attuata nei reparti di Patologia Neonatale e di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) e richiede personale medico e infermieristico specializzato, al fine di ridurre il rischio di malattia e la mortalità. Il NP deve essere assistito in incubatrice a temperatura costante di 36,5-37,0 °C. L’umidità deve essere intorno al 60%, per prevenire la secchezza e l’irritazione delle vie respiratorie, specie se il NP riceve ossigenoterapia o è intubato. Il neonato viene posto fuori dell’incubatrice quando riesce a termoregolare e se il graduale passaggio in lettino non comporta una significativa variazione della temperatura, del colorito e dei segni vitali. Il NP deve essere assistito dal punto di vista respiratorio e cardiocircolatorio. A tale scopo sono indicati i seguenti strumenti di diagnosi e monitoraggio: • c ardiomonitor, per il continuo controllo della frequenza cardiaca e respiratoria; • P O2 transcutaneo, per monitorare la tensione parziale di ossigeno; • s aturimetro, per monitorare per via transcutanea la saturazione di ossigeno dell’emoglobina; • a pparecchio radiografico portatile; • p ossibilità di effettuare in situ esami ematochimici di urgenza (glicemia, calcemia, elettroliti sierici, emogasanalisi ecc.); • p ossibilità di controllare i principali parametri ematochimici con micrometodi; • p ossibilità di dare eventuale assistenza respiratoria con CPAP (assistenza a pressione positiva attraverso cannule nasali) o con ventilazione meccanica, previa intubazione. Il monitoraggio del NP è essenziale in quanto la maggior parte di questi neonati può presentare crisi di apnea, spesso con riduzione della frequenza cardiaca e del tasso di ossigeno nel sangue. La somministrazione di ossigeno deve essere attentamente controllata per evitare la comparsa di un grave danno oculare: la retinopatia del pretermine. È molto importante prevenire le infezioni apportando adeguate misure profilattiche: lavaggio delle mani, sterilizzazione delle incubatrici, uso di materiale monouso. Devono inoltre essere monitorate e rapidamente corrette l’iperbilirubinemia e l’anemia. Per quanto riguarda l’alimentazione è importante assicurare un adeguato apporto idrico e calorico tramite l’alimentazione per via orale o, se necessario, per via parenterale. L’apporto idrico raccomandato nel pretermine è di 70-80 ml/kg il primo giorno, con incrementi giornalieri di 10-20 ml/kg, fino a 180 ml/kg all’8°-10° giorno (in caso di fototerapia aumentare di 20-30 ml). L’apporto calorico raccomandato è di 120-130 kcal/kg/die. Il latte materno è l’alimento più tollerato anche se presenta per i NP una relativa carenza proteica. Per questi bambini è preferibile ricorrere al latte delle madri che hanno partorito prematuramente, perché è più ricco di proteine, oltre che di lipidi, sodio, cloro e IgA rispetto Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 11 al latte di donne che hanno partorito a termine. In mancanza di latte materno si utilizzano formule per prematuri. Per i NP sani può essere praticata l’alimentazione per via orale; per quelli che pesano meno di 1.500 g di solito è effettuata l’alimentazione attraverso un sondino nasogastrico (gavage). Nei NP, specie se di basso peso e con patologie intercorrenti, l’alimentazione deve essere iniziata con prudenza a causa dell’elevata frequenza di enterocolite necrotizzante (NEC). Si inizia con piccole quantità di latte e incrementi limitati, e le modifiche saranno apportate in base alla tolleranza individuale. Prima del gavage si deve controllare il ristagno gastrico e ridurre la quota di latte da somministrare in presenza di ristagno superiore al 30% della quantità di latte somministrata nella poppata precedente. La comparsa di vomito e distensione addominale, eventualmente associati ad altri sintomi, come crisi di apnea o acidosi, impone la sospensione dell’alimentazione orale. Il compito della moderna assistenza perinatale è quello di individuare e, ove possibile, eliminare i fattori prenatali che predispongono al danno neurologico, evitare, contenere e correggere i numerosi e complessi fattori di rischio post-natali. Gestione del rischio Fattori di rischio sulla maturazione cerebrale L’assistenza in TIN deve valutare oltre ai fattori di rischio medico anche i fattori di rischio del normale processo di maturazione delle funzioni cerebrali legati alle stimolazioni visive, uditive, tattili, dolorifiche cui il NP è generalmente sottoposto, sconosciute nella loro qualità e intensità al feto. Ne scaturisce la teorizzazione che l’ambiente al quale il NP è abnormemente esposto vada modificato in funzione delle fasi e delle caratteristiche del livello maturativo raggiunto dal singolo individuo e vada quindi adattato alle esigenze funzionali e contestuali, attraverso una serie di misure, scelte dal personale assistenziale e dai genitori, in base a quanto il NP stesso richiede. Il presupposto è comprendere le specifiche esigenze del neonato, scegliere le misure ritenute più idonee e valutare i risultati ottenuti. Su questi principi si sono basati una serie di interventi (“Minimal handling”, “Clustering care”, “Postural care”) o misure comportamentali (“Kangaroo care”, NIDCAP) tutti con obiettivo di ridurre per il NP le sorgenti di stress e quindi i comportamenti compensatori negativi, oltre alla promozione delle competenze di autoregolazione, per garantire una normale motricità, degli stati comportamentali e delle capacità relazionali. Anche se la maggior parte di questi interventi derivano da studi osservazionali o da trial controllati e randomizzati di piccole dimensioni la loro valenza assistenziale non è inferiore alle più avanzate metodiche di terapia intensiva. È raccomandabile che il personale medico e paramedico li inserisca nel proprio comportamento professionale attraverso continui programmi di formazione. Fattori di rischio microbiologico Il controllo dell’ambiente microbiologico della TIN è tanto difficile quanto oneroso, in termini di risorse sia economiche sia umane. Nessun metodo, da solo, risulta sufficiente allo scopo. È quindi necessario impegno da parte di ogni componente della TIN e collaborazione di tutte le strutture dell’ospedale, per articolare strategie vincenti con il più basso costo. 12 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Gli elementi base per il controllo microbiologico della TIN si possono sintetizzare nei seguenti punti: • c ontrollare il sovraffollamento con un’adeguata distribuzione degli spazi e degli ambienti in relazione al numero dei neonati, regolamentando il numero dei visitatori e promuovendo la scrupolosa attenzione alle norme igieniche del reparto. I genitori possono essere ammessi liberamente e incoraggiati alle visite dei propri neonati; ai nonni è consentito l’ingresso una tantum e non è ammesso l’ingresso ai visitatori con diverso grado di parentela, anche se la letteratura non ha dimostrato la correlazione tra visite di fratelli e sorelle del neonato sano e colonizzazione batterica; • e vitare la colonizzazione da parte di altri neonati con il monitoraggio di routine degli esami colturali del neonato all’ingresso nella TIN. Predisporre per ogni neonato materiali di assistenza personale (fonendoscopi, lacci emostatici, termometri ecc.). Adottare tecniche di isolamento adeguate al livello di infettività della malattia e in presenza di malattie a trasmissione aerea (virus respiratorio sinciziale, adenovirus ecc.). Si deve tenere presente che l’isolamento stretto e in locali separati non consente la sorveglianza intensiva del neonato da parte del personale, inoltre è costosa in termini di risorse umane e di attrezzature, quindi è da evitarsi quando è possibile: • la colonizzazione da parte del personale con il rispetto rigoroso di tutte le norme igieniche (lavaggio delle mani in primo luogo, sia del personale sia dei visitatori), con l’uso di protocolli standardizzati di assistenza, con l’allontanamento del personale portatore di infezione; • o ttimizzare le procedure invasive intravascolari con l’accurata disinfezione della cute, l’adozione delle tecniche in totale asepsi chirurgica, l’impiego di set e linee infusionali monouso; • o ttimizzare la terapia ventilatoria con l’utilizzo di set di ventilazione monouso. Praticare manovre di aspirazione tracheale in asepsi, con una corretta gestione e sostituzione dei set di ventilazione; • s omministrare antibiotici mirati in base all’antibiogramma e utilizzare la profilassi antibiotica solo quando indicato. Altre norme importanti per la difesa dell’ambiente neonatale sono le seguenti: • v alutazione periodica delle condizioni batteriologiche ambientali (superfici, piani di lavoro, arredi, rubinetti e lavabi, reservoir d’acqua nelle attrezzature, aria, incubatrici); • m onitoraggio microbiologico costante del neonato; • m onitoraggio microbiologico periodico e mirato del personale; • m onitoraggio microbiologico esteso a tutti i visitatori (in caso di epidemie); • identificazione precoce e isolamento dei portatori di microrganismi resistenti e dei neonati infetti; • e same colturale sistematico dei presidi invasivi dopo l’uso. Dopo la dimissioneTutti i NP al momento della dimissione devono essere presi in cura ambulatoriale e devono dalla TINessere seguiti almeno fino ai tre anni di vita. Le valutazioni cliniche e strumentali standard in regime ambulatoriale includono: • v isita pediatrica con valutazione antropometrica; • revisione dell’alimentazione, dei supplementi (vitamine, ferro) e delle terapie farmacologiche; • v alutazione di alcuni problemi tipici della prematurità (reflusso gastroesofageo, problemi di alimentazione, anemie, ernie, angiomi ecc.); • v alutazione neurologica e psicomotoria; Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 13 • • • • v isita oculistica; e lettrocardiogramma dopo la dimissione, se non eseguito durante il ricovero; e cografia delle anche (3 mesi età corretta); e cografia encefalo. Altre valutazioni sono definite in base alla storia clinica del paziente. Gli esami ematochimici programmati più frequentemente includono: emocromo, funzionalità epatica e renale, elettroliti con fosforo e magnesio, bilancio del ferro. I pazienti che hanno ricevuto trasfusioni di emoderivati sono sottoposti a controllo sierologico per HIV, epatite B e C sei mesi dopo l’ultima trasfusione, previo consenso informato per l’HIV. Successivamente la frequenza delle valutazioni cliniche e strumentali sono definite dal pediatra dell’ambulatorio e dai consulenti. I pazienti ad alto rischio o i pazienti nei quali sono già state identificate problematiche specifiche sono valutati subito dopo la dimissione e successivamente con visite frequenti. Da queste considerazioni scaturiscono inderogabili le esigenze del NP che deve poter disporre: • d i una rete assistenziale di sorveglianza della gravidanza, per prevenire la comparsa di rischi materno-fetali e per individuare tempestivamente quelli ormai in essere, che vanno affidati alle cure di centri specialistici; • d i Centri di III livello con le caratteristiche di Unità di Medicina Perinatale, nei quali si integrino competenze ostetriche e neonatologiche, per assistere le patologie più gravi della gravidanza e del neonato; • d i un Esperto di rianimazione del neonato pretermine, per ridurre i rischi nei primi minuti di vita; • d i TIN in numero adeguato; • d ella presenza libera dei genitori all’interno delle TIN; • d i centri di follow-up dedicati, collegati alle TIN e ai servizi territoriali e ospedalieri di diagnosi, cura e riabilitazione delle patologie più frequentemente presentate dal NP; • d i programmi di assistenza sociale destinati alla correzione dei fattori socio-demografici legati all’ambiente e allo stile di vita familiare; • d i progetti di didattica finalizzata e di programmi di inserimento sociale. DirittiAllo scopo di sviluppare politiche di sostegno per i NP e le loro famiglie è stato redatto nel 2011, in Italia, il “Manifesto dei Diritti del Bambino Nato Prematuro” a cura della Società Italiana di Neonatologia e della Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia, primo e unico esempio al mondo di percorso codificato al quale potranno ispirarsi tutti gli individui, le organizzazioni nazionali e internazionali e le istituzioni che collaborano all’argomento. È da intendersi che ogni diritto si applicherà, per equipollenza e parità, anche al neonato a termine con patologie richiedenti il ricovero. Il Manifesto è composto da dieci articoli: Art. 1 Il neonato prematuro deve, per diritto positivo, essere considerato una persona. Art. 2 Tutti i bambini hanno diritto di nascere nell’ambito di un sistema assistenziale che garantisca loro sicurezza e benessere, in particolare nelle condizioni che configurino rischio di 14 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) gravidanza/parto/nascita pretermine, di sofferenza feto-neonatale e/o di malformazioni a esordio postnatale. Art. 3 Il neonato prematuro ha diritto a ogni supporto e trattamento congrui al suo stato di salute e alle terapie miranti al sollievo dal dolore. In particolare ha diritto a cure compassionevoli e alla presenza dell’affetto dei propri genitori anche nella fase terminale. Art. 4 Il neonato prematuro ha diritto al contatto immediato e continuo con la propria famiglia, dalla quale deve essere accudito. A tal fine nel percorso assistenziale deve essere sostenuta la presenza attiva del genitore accanto al bambino, evitando ogni dispersione tra i componenti il nucleo familiare. Art. 5 Ogni neonato prematuro ha diritto a usufruire dei benefici del latte materno durante tutta la degenza e, non appena possibile, di essere allattato al seno della propria mamma. Ogni altro nutriente deve essere soggetto a prescrizione individuale quale alimento complementare e sussidiario. Art. 6 Il neonato prematuro ricoverato ha il diritto di avere genitori correttamente informati in modo comprensibile, esaustivo e continuativo sull’evolvere delle sue condizioni e sulle scelte terapeutiche. Art. 7 Il neonato prematuro ricoverato ha il diritto di avere genitori sostenuti nell’acquisizione delle loro particolari e nuove competenze genitoriali. Art. 8 Il neonato prematuro ha diritto alla continuità delle cure post ricovero, perseguita attraverso un piano di assistenza personale esplicitato e condiviso con i genitori, che coinvolga le competenze sul territorio e che, in particolare, preveda, dopo la dimissione, l’attuazione nel tempo di un appropriato follow-up multidisciplinare, coordinato dall’équipe che lo ha accolto e curato alla nascita e/o che lo sta seguendo. Art. 9 In caso di esiti comportanti disabilità di qualsiasi genere e grado, il neonato ha il diritto di ricevere le cure riabilitative che si rendessero necessarie e di usufruire dei dovuti sostegni integrati di tipo sociale, psicologico ed economico. Art. 10 Ogni famiglia di neonato prematuro ha il diritto di vedere soddisfatti i propri speciali bisogni, anche attraverso la collaborazione tra istituzioni ed Enti appartenenti al Terzo Settore. Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 15 Punti chiave • In Italia i neonati prematuri rappresentano il 6,9% della natalità totale, riferita ai nati vivi. Tra i 40.000 bambini nati ogni anno prima della 37a settimana di gestazione 5.600 presentano un peso corporeo alla nascita inferiore a 1.500 g. • L’assistenza al NP deve essere attuata nei reparti di Patologia Neonatale e di Terapia Intensiva Neonatale e richiede personale medico e infermieristico specializzato, al fine di ridurre il rischio di malattia e la mortalità. • L’assistenza in TIN deve valutare oltre ai fattori di rischio medico anche i fattori di rischio del normale processo di maturazione delle funzioni cerebrali. • Il controllo dell’ambiente microbiologico della TIN è fondamentale ed è difficile e oneroso in termini sia di risorse economiche sia umane. È necessario un impegno da parte di ogni componente della TIN e la collaborazione di tutte le strutture dell’ospedale per articolare strategie vincenti con il più basso costo. • Tutti i NP al momento della dimissione devono essere presi in cura ambulatoriale e devono essere seguiti almeno fino ai tre anni di vita. • Allo scopo di sviluppare politiche di sostegno per i NP e le loro famiglie è stato redatto nel 2011, in Italia, il “Manifesto dei Diritti del Bambino Nato Prematuro”. 16 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Le infezioni respiratorie nel neonato e nel lattante PolmoniteLa polmonite è l’infezione respiratoria di una certa gravità più frequente nel neonato prematuro e a termine. La polmonite può essere contratta sia nell’utero sia nel primo periodo neonatale, è causa di morte nel 5,5% dei nati morti e dei decessi perinatali e rappresenta il 90% dei decessi per infezione. Poiché può essere prevenuta o trattata con successo, quando prontamente riconosciuta, è importante per chiunque sia responsabile della cura di un neonato conoscere i fattori predisponenti e le caratteristiche cliniche. I fattori che favoriscono la penetrazione di microrganismi dalla vagina all’interno della cavità uterina, cioè un’infezione ascendente, sono rappresentati dalla rottura prematura delle membrane, dal travaglio prolungato anche con membrane integre e dalle eccessive manovre ostetriche. La presenza di germi patogeni nel tratto genitale e urinario della madre è in rapporto significativo con la polmonite congenita: infatti il microrganismo presente nella coltura del polmone del neonato è spesso lo stesso. Il rischio di morte fetale è aumentato del 25% circa per la rottura prematura delle membrane, il 32% dei decessi è dovuto a infezione contratta prima o durante il parto. Usando come indice di valutazione l’infezione placentare, l’incidenza dell’infezione è dell’1% se le membrane si sono rotte da meno di 35 ore e del 52% se si sono rotte da più di 35 ore. L’ipotesi di infezione ascendente è sostenuta dalla identità fra i germi presenti in vagina e quelli nelle vie respiratorie del neonato, dalla progressione dei segni di infiammazione delle membrane a partire dalle zone più vicine alla vagina e dai reperti ottenuti sulle placente gemellari nelle quali il gemello più vicino all’ostio cervicale era infettato più di frequente. In presenza di infezione materna è anche possibile l’infezione ematogena placento-fetale, come si verifica per la toxoplasmosi, la malattia da inclusioni citomegaliche e le infezioni da Coxsackie e Listeria che si possono associare con la polmonite, benché di solito altri apparati e sistemi siano più gravemente compromessi. In alcune infezioni, come la tubercolosi, la placenta stessa risulta infetta e immette microrganismi nel liquido amniotico, che il feto può aspirare. In alcune infezioni virali, la placenta può apparire normale, il che fa pensare che i virus possano attraversare villi intatti. L’infezione può essere contratta durante il passaggio attraverso il canale da parto, come si verifica per esempio con l’herpes simplex e la varicella-zoster. In una serie di 15 bambini nati da madri con varicella in atto, quattro di essi hanno presentato eruzione varicellosa tra il 9° e il 20° giorno di vita, il che dimostra che alcuni avevano contratto la malattia prima del parto, altri al momento del parto stesso. Il decorso clinico è di solito benigno, benché siano stati descritti casi di exitus. I NP corrono rischi maggiori di quelli a termine sia per quanto riguarda le infezioni ematogene sia per quelle canalicolari, con un’incidenza tre volte maggiore di infezione placentare. Gli stafilococchi, l’E. coli e gli streptococchi sono i germi più frequentemente isolati nelle colture di liquido amniotico o dalle autopsie di neonati deceduti per polmonite. Diagnosi L’infiltrazione leucocitaria del cordone ombelicale, riscontrata all’esame istologico, dimostra la presenza di amniosite, che può essere associata a polmonite fetale. La presenza di amniosite non significa sempre malattia del neonato, né per converso la sua assenza garantisce la mancanza di infezione. Nondimeno la correlazione è abbastanza stretta, tanto che, in qualche caso, può costituire un utile sussidio diagnostico. Anche lo striscio di succo gastrico aspirato può mettere in evidenza leucociti polimorfonucleati che fanno pensare alla amniosite. Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 17 Quadro clinico Il neonato che contrae l’infezione alla nascita o subito dopo può nascere morto o gravemente ammalato. L’inizio della respirazione può essere ritardato, e, quando iniziatasi, può essere difficoltosa e insufficiente, con periodi di apnea superiori a 10 secondi e rientramenti inspiratori. I neonati sono di solito ipotermici per un periodo più lungo del normale, specialmente se prematuri; se sopravvivono per qualche ora possono presentare febbre, che raramente supera i 39,5 °C. La febbre è più comune nei nati a termine che nei prematuri. All’auscultazione del torace si possono apprezzare rantoli; talvolta nella fase terminale si instaura scompenso cardiaco, con epatomegalia ed edema polmonare. Non vi sono variazioni considerevoli nel conteggio dei globuli bianchi, ma sia una diminuzione al di sotto dei 5.000/ mmc sia un aumento al di sopra dei 15.000/mmc sono indicativi per un’infezione. L’ipotermia è di regola nei neonati molto piccoli; a temperatura ambientale costante, un leggero aumento della temperatura corporea, anche a livelli inferiori alla norma, potrà far sospettare l’infezione. Reperti radiografici La radiografia del torace è il mezzo diagnostico più utile. I quadri radiologici più frequenti nei primi giorni di vita sono costituiti da addensamenti sfumati, disomogenei, bilaterali, ma talvolta unilaterali e centrali. Terapia Non appena si ottengano le colture, possibilmente entro un’ora dalla nascita, si devono somministrare antibiotici in presenza di qualunque segno clinico o radiologico di polmonite. Quando non siano presenti sintomi, ma vi è una evidente infiammazione della placenta o una storia di travaglio di durata superiore alle 24 ore, con rottura intempestiva delle membrane, il rischio di polmonite è tale da giustificare il prelievo di colture dal naso, dalla gola e dal sangue del neonato e instaurare una terapia antibiotica. Sempre in assenza di sintomi ma con tempi minori di rottura delle membrane e di travaglio, vi sono differenze di opinioni sulla condotta da eseguire. Poiché la prova dell’infezione è costituita dall’infiammazione del funicolo, documentabile su sezioni al congelatore, si può rinviare il trattamento antibiotico dopo i risultati di questi esami se il neonato appare in buone condizioni. Se vi è una probabilità che il neonato sia stato esposto all’infezione, è sempre indicato eseguire una serie di colture. Non vi è uniformità di opinione sull’antibiotico di scelta nella profilassi della polmonite o della sepsi, in assenza di un germe noto. La probabilità che il neonato sia portatore dello stesso microrganismo presente nella vagina materna è abbastanza elevata da giustificare l’uso di un antibiotico, o di un’associazione di antibiotici, attivo sia sui gram positivi che sui gram negativi. Uno dei problemi principali per la scelta degli antibiotici da usare nei neonati è costituito dagli eventuali effetti collaterali dannosi che possono verificarsi se i sistemi di neutralizzazione e di escrezione non sono completamente sviluppati. TubercolosiSe la madre ha una tbc miliare, il neonato deve essere sottoposto a esami approfonditi, comprendenti striscio e coltura dell’aspirato gastrico e anche del liquido cefalorachidiano, radiografia del torace e analisi dell’urina. Il test alla tubercolina in neonati di questo tipo può restare negativo per tre- 18 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) cinque settimane, e, se il neonato ha una forma grave, può restare anergico. La separazione del neonato dalla madre è ovvia, ed è appropriata una terapia con Isoniazide (10 mg/kg/die) anche in assenza di segni clinici della malattia. Si devono controllare i livelli ematici di Isoniazide perché il neonato metabolizza il farmaco molto lentamente. In caso di malattia manifesta si deve aggiungere un secondo farmaco scelto in relazione alla sensibilità del germe. Nel caso di neonati di madre in cura per tubercolosi è opportuno separare il neonato dalla madre fino a che il suo escreato rimane positivo. Quando la madre risulta negativa, può prendersi cura del bambino, ma si deve tenere presente che il bambino è ancora sottoposto al rischio di infezione e pertanto deve essere controllato accuratamente ogni mese. Nel caso di neonati di madre con pregressa tubercolosi, se la madre ha smesso la terapia da meno di 5 anni è indicata una radiografia del torace post partum e controlli accurati sia del bambino sia della madre. PneumocystisLa polmonite causata dal protozoo Pneumocystis Carinii (PC) è stata notata specialmente Cariniiin associazione con l’ipogammaglobulinemia e tra i prematuri nelle nurseries affollate. Le modalità di trasmissione del microrganismo sono sconosciute. Le epidemie nelle nurseries di prematuri in Europa fanno pensare che il PC possa essere trasmesso da uomo a uomo benché non sia chiaro se esistano portatori adulti sani. Dalla letteratura si ricavano anche dati suggestivi per una modalità di trasmissione transplacentare. In genere la malattia è diagnosticabile tra la nona e la sedicesima settimana. Il quadro clinico è contrassegnato da tachipnea, cianosi periorale o periorbitale, tosse e rientramenti inspiratori. All’ascoltazione del polmone il reperto può essere normale oppure possono essere presenti rantoli crepitanti e/o respiro bronchiale. Il conteggio del globuli bianchi è di solito normale, con leggera o marcata eosinofilia. Può essere presente febbre di modico grado. L’immagine radiografica, benché non sia tipica dell’infezione da PC, può mostrare le seguenti immagini: fini addensamenti granulari nelle regioni ilari e nel parenchima polmonare; air trapping polmonare, enfisema interstiziale e pneumotorace possono complicare la malattia. Talvolta sono presenti aree di addensamento e di atelettasia. In alcuni casi dubbi è di ausilio la ricerca del PC nel liquido di lavaggio broncoalveolare. La malattia dura di solito quattro-sei settimane e si conclude con l’exitus nel 20-50% dei casi. Polmoniti viraliOltre il 90% delle infezioni respiratorie del lattante è di origine virale. La diagnosi di laboratorio di una infezione virale può essere eseguita con due approcci differenti: • l’approccio DIRETTO si avvale di tecniche atte a identificare il virus direttamente nel campione clinico: 3 isolamento virale (coltura); 3 ricerca di particelle virali (microscopia); 3 ricerca di antigeni virus-specifici (immunoenzimatica, immunofluorescenza); 3 ricerca di acidi nucleici virali (biologia molecolare). • l’approccio INDIRETTO si avvale di tecniche in grado di rilevare nel siero dei pazienti la presenza di anticorpi contro specifici antigeni virali. Il gold standard delle metodiche di diagnosi virologica è rappresentato dalle colture virali tissutali che però nella routine ospedaliera presentano inconvenienti di tipo operativo, richiedono lunghi tempi di esecuzione e sono costosi. La ricerca e l’identificazione del virus direttamente nel campione clinico prevedono l’utilizzo di metodiche rapide, in grado di fornire una risposta al quesito diagnostico in poche ore oppure, al Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 19 più, in giornata: permettono di identificare gli antigeni virali nel tampone faringeo e nei liquidi di lavaggio nasale e rappresentano il sistema più pratico e più spesso usato. Le tecniche più utilizzate sono l’immunofluorescenza (IF), l’immunoperossidasi (IP) e l’immunoenzimatica (ELISA, EIA), utili per la diagnosi di infezioni da virus respiratorio sinciziale (VRS), virus parainfluenzali e virus influenzali, coronavirus, più frequentemente coinvolti nelle infezioni respiratorie del lattante. Attualmente per molte diagnosi virologiche si impiega la tecnica della ricerca di acidi nucleici che permette la rilevazione di quantità infinitesimali di acidi nucleici virali. Rapida e altamente sensibile è la tecnica RT-PCR (Reverse Transcriptase-Polymerase Chain Reaction), variante della tecnica PCR che consente di amplificare una molecola di DNA partendo da un insieme di RNA totali estratti da un tipo cellulare. La RT-PCR è largamente impiegata per la diagnosi delle infezioni influenzali, parainfluenzali, da VRS, da adenovirus e da coronavirus. L’importanza di una corretta e rapida diagnosi di infezione virale ha fondamentalmente lo scopo di evitare terapie antibiotiche inutili, e quindi potenzialmente dannose, e di impostare idonee misure igienico-ambientali ed eventuali trattamenti profilattici. La diagnosi sierologica di ricerca degli anticorpi antivirali si basa essenzialmente sulla ricerca di IgM (indice di infezione in atto o recente). I test sierologici hanno scarso valore clinico-diagnostico in quanto la positivizzazione del test è tardiva rispetto all’evoluzione della malattia. Un’eccezione importante è rappresentata dalle infezioni da citomegalovirus (CMV) del periodo neonatale che possono causare polmoniti subdole a lento decorso; in questi casi la ricerca delle IgM anti-CMV può avere un valore clinico-diagnostico. Infezione da HIV (Human Immunodeficiency Virus) La diagnosi di infezione da HIV in soggetti di età superiore a 18 mesi si basa sulla ricerca di anticorpi con test ELISA, IF e per maggiore sicurezza il Western Blot, che permette l’identificazione di Abs diretti verso singole e specifiche proteine virali. Nei figli di madre sieropositiva, prima dei 18 mesi, le indagini sierologiche possono essere falsate da anticorpi materni trasmessi, che possono persistere anche fino a 24 mesi. Per tale motivo la diagnosi si può effettuare attraverso la ricerca del DNA virale con la tecnica PCR: il soggetto viene ritenuto non infetto se i test virologici risultano negativi almeno 3 volte. Infezioni virali più frequenti Oltre duecento tipi di virus possono infettare l’apparato respiratorio, la maggioranza di essi è associata a manifestazioni respiratorie assai variabili e multiformi, dalla sintomatologia della rinite fino al quadro della polmonite. Molto importante è l’associazione del quadro clinico con i dati della stagionalità epidemica. In alcuni casi l’associazione di questi due elementi clinici consente di arrivare a una diagnosi eziologica con un accettabile grado di affidabilità. I gruppi virali più spesso responsabili di infezioni respiratorie del lattante sono i virus influenzali, il virus respiratorio sinciziale (VRS), gli adenovirus, i coronavirus e i rinovirus. Virus influenzali I virus influenzali rappresentano un’importante causa di infezione respiratoria acuta. Si distinguono tre sierotipi di virus influenzale: A, B e C. Per i sierotipi A e B le manifestazioni cliniche possono essere anche gravi e richiedere l’ospedalizzazione. 20 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Tre sottotipi del tipo A sono responsabili delle infezioni umane. I sottotipi sono classificati in base a due antigeni di superficie: emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N). Oltre i tre sottotipi che interessano l’uomo altri undici sottotipi sono responsabili di influenza aviaria. I serbatoi animali rappresentano le origini delle influenze pandemiche, come la Hong Kong del 1968-69. Tra i sottotipi A e B si distinguono numerose varianti antigeniche, responsabili della mancata immunità acquisita dopo l’infezione influenzale. I metodi di laboratorio impiegati per la diagnosi rapida dei virus A e B sono la RT-PCR, l’immunofluorescenza e il metodo ELISA. L’influenza C interessa prevalentemente l’apparato respiratorio superiore e non presenta complicazioni di rilievo. Entro il quinto anno di vita la maggioranza dei bambini ha contratto l’influenza C. Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Il VRS è il patogeno respiratorio che più frequentemente infetta i bambini nei primi tre anni di vita. Il 10-40% di queste infezioni interessa le basse vie aeree (bronchiolite-polmonite) specialmente nei bambini di età compresa tra 1 e 6 mesi, e nei prematuri. Altri virus (influenza, adenovirus, virus parainfluenzali) possono causare quadri clinici sovrapponibili. La maggiore frequenza di ospedalizzazione per VRS avviene nei primi sei mesi di vita. Il VRS è un virus RNA caratterizzato da tre glicoproteine di superficie non emoagglutinanti: G, F e SH. La proteina G favorisce l’adesione del virus alla cellula, le proteine F e SH determinano la penetrazione del virus nel citoplasma cellulare e la fusione tra le cellule infettate formando ampi sincizi. La proteina capsulare M rappresenta l’elemento antigenico più importante per lo sviluppo di vaccini. Si distinguono due sottotipi di VRS: A e B, entrambi causa di malattia, il tipo B responsabile delle forme cliniche più aggressive. Il VRS si trasmette attraverso le gocce di secrezione infetta. La trasmissione aerea è meno importante della trasmissione per contatto. Gli occhi e il naso sono le parti del corpo più contagianti. Il VRS sopravvive sulle superfici (dei giocattoli per esempio) per parecchie ore. Può sopravvivere su uno stetoscopio per 6 ore, su una superficie non porosa per 12 ore e sulle mani per oltre 30 minuti. Il periodo di incubazione dell’infezione è 3-5 giorni e la diffusione del virus si prolunga per un periodo di 3-8 giorni, ma anche fino a 3 settimane nei bambini più piccoli e negli immunodepressi. Il periodo di diffusione nelle infezioni dell’adulto è 1-6 giorni. La diagnosi rapida si esegue sull’aspirato nasofaringeo con la tecnica della PCR, con l’ELISA o con l’immunofluorescenza. Virus parainfluenzali I virus parainfluenzali appartengono alla famiglia delle Paramixoviridae insieme al virus della parotite. Dopo il VRS i virus parainfluenzali rappresentano la causa più frequente di infezioni respiratorie delle basse vie nell’infanzia. I virus parainfluenzali presentano una sola glicoproteina di superficie ad attività emoagglutinante. Adenovirus Gli adenovirus sono virus a singolo filamento di DNA in grado di causare in qualsiasi periodo dell’anno quadri clinici che variano da affezioni respiratorie anche gravi, come polmoniti o bronchioliti obliteranti, fino a forme di congiuntivite acuta. Le infezioni con i tipi 1, 2, 5 e 6 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 21 colpiscono più spesso bambini di età inferiore ai due anni. Una faringite essudativa in un bambino di età inferiore ai 2 anni è probabilmente da adenovirus. Le otiti medie rappresentano una complicanza frequente delle infezioni da adenovirus in questa fascia di età. Raramente questi virus determinano nel bambino una polmonite acuta necrotizzante. Si tratta di una polmonite spesso fatale, che può lasciare come danno permanente una bronchiolite obliterante. Coronavirus Si tratta di una famiglia di virus di difficile diagnosi virologica, che non crescono negli abituali mezzi di coltura e che vengono soprattutto identificati con il metodo ELISA e la RT-PCR nelle secrezioni respiratorie o con il dosaggio degli anticorpi specifici nel siero. I coronavirus causano infezioni delle alte vie aeree, sono anche riportati casi di infezioni da coronavirus scatenanti episodi di wheezing (respiro sibilante). Rinovirus Sono stati descritti oltre 100 sierotipi di rinovirus. Nel periodo infantile questi virus sono causa frequente di affezioni respiratorie acute delle vie aeree superiori anche se sempre più spesso sono responsabili di affezioni respiratorie delle basse vie aeree scatenanti riacutizzazioni di respiro sibilante. L’identificazione dei rinovirus con RT-PCR non ha valore clinico-diagnostico ma esclusivamente epidemiologico. Punti chiave • L a polmonite è l’infezione respiratoria di una certa gravità più frequente nel neonato prematuro e a termine. La polmonite può essere contratta sia nell’utero sia nel primo periodo neonatale, è causa di morte nel 5,5% dei nati morti e dei decessi perinatali e rappresenta il 90% dei decessi per infezione. • O ltre il 90% delle infezioni respiratorie del lattante è di origine virale. • L a RT-PCR è il test di laboratorio più rapido per la diagnosi virologica. • Il VRS è il virus respiratorio che più frequentemente infetta i bambini nei primi 3 anni di vita. Il 10-40% di queste infezioni interessa le basse vie aeree (bronchiolite-polmonite) specialmente nei bambini di età compresa tra 1 e 6 mesi e nei prematuri. 22 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Le infezioni da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) e il neonato prematuro DimensioneL’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) fu descritta per la prima volta nel 1901 come del problema“bronchite acuta catarrale”. Il VRS fu isolato nel 1956 e attualmente è responsabile del 4590% dei casi di bronchiolite, del 15-35% delle polmoniti, del 6-8% delle laringotracheiti, ed è anche causa di apnea e di otite media. Il VRS è la causa più diffusa di infezione virale dell’apparato respiratorio nell’infanzia. Il 60% dei nati contrae l’infezione durante la prima stagione epidemica della propria vita, la quasi totalità (82%) presenta anticorpi specifici dopo la seconda stagione. Al compimento del quinto anno di vita virtualmente la totalità dei bambini è stata infettata da VRS. Nel 2000, negli USA, il VRS era responsabile di 1,7 milioni di visite mediche ambulatoriali, 402.000 prestazioni di pronto soccorso, 236.000 visite negli ambulatori ospedalieri e 86.000 ricoveri ospedalieri di bambini di età inferiore ai cinque anni. Dal punto di vista dell’economia sanitaria emerge da uno studio americano durato quattro anni che le visite di emergenza per il VRS sono costate circa 202 milioni di dollari e i costi ospedalieri legati al VRS come prima diagnosi ammontano a oltre 2,6 miliardi di dollari. Circa 3 bambini su 100 con infezione da VRS sono ospedalizzati, età media dei casi ricoverati: 2-6 mesi. Il 5% dei pazienti riceve assistenza ventilatoria meccanica durante la fase acuta dell’infezione. Da uno studio del 1999 sulla mortalità infantile è emerso che 390 morti erano associate al VRS. La mortalità da VRS nella popolazione normale è in genere bassa (<1%), ma il rischio di mortalità sale al 3-5% tra i pazienti cardiopatici, i casi respiratori cronici e i casi di immunodepressione. Anche tra i bambini con affezioni polmonari croniche o cardiopatici il rischio di mortalità per VRS è aumentato. L’infezione da VRS interessa anche l’età adulta, con una incidenza annuale simile a quella dell’influenza A. Ogni anno il VRS è responsabile del 3-7% delle infezioni respiratorie degli anziani e del 4-10% degli adulti ad alto rischio. Ogni anno il VRS è responsabile nella fascia di popolazione adulta > 65 anni di circa 170.000 ospedalizzazioni e 10.000 decessi. In Europa, in Italia in particolare, la dimensione del problema VRS è come negli USA in quanto non esistono sostanziali differenze climatiche e sociosanitarie tra le due aree geografiche e le stagioni epidemiche per il VRS sono uguali. Clinica Il lattante pretermine con VRS può presentare inappetenza, apnea, irritabilità o letargia. L’apnea è associata al 20% delle ospedalizzazioni per VRS, prevalentemente prematuri o lattanti nei primi mesi di vita. Nei lattanti è presente modico rialzo febbrile, rinorrea limpida, starnuti, faringite, tosse, respiro corto, respiro sibilante (wheezing), o dispnea (distress respiratorio). La tosse e il wheezing sono presenti nel 50% dei bambini con infezione da VRS. Nei bambini più grandi e negli adulti l’infezione è contrassegnata dai sintomi tipici del raffreddore, cioè congestione nasale, tosse, febbre. La malattia da VRS si definisce grave in base al quadro clinico di iponutrizione, distress respiratorio con tachipnea, alitamento delle pinne nasali, ipossiemia. Il wheezing e la rinorrea sono frequenti anche nelle infezioni da VRS dell’adulto. Il picco sintomatologico dell’infezione si verifica al quinto giorno di malattia e il quadro clinico si risolve in genere al settimo-decimo giorno. La tosse può prolungarsi fino a quattro settimane per la lenta rigenerazione delle cellule ciliate. Nel 50% dei casi persiste il wheezing dopo l’infezione acuta. Non è comunque chiaro se questa sequela è dovuta all’infezione da VRS o a una precedente ipersensibilità respiratoria reattiva: un incremento delle IgE durante l’infezione sembra essere Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 23 correlato alla maggiore frequenza e gravità del wheezing dopo la fase acuta. Fino all’età di 6 anni il rischio di wheezing è correlato significativamente alle infezioni da VRS delle basse vie aeree. Dopo i 6 anni la correlazione è meno forte, fino a scomparire del tutto dopo i 13 anni di vita. Nei bambini che non superano la fase acuta nei tempi attesi è opportuno considerare la presenza di patologie associate di tipo malformativo, metabolico, cardiologico. Negli adulti dopo la fase acuta segue una condizione di iperreattività respiratoria per quattro settimane e una completa restitutio ad integrum dopo 4 mesi. DiagnosiLa diagnosi di malattia da VRS è fondamentalmente clinica. È molto importante eseguire anamnesi dettagliata circa la presenza dei seguenti fattori di rischio per malattia da VRS: basso peso alla nascita (< 2.500 g), conviventi in età scolastica o in ambiente familiare affollato, frequenza in asilo nido, presenza di fratelli e/o sorelle, fumo passivo o altri inquinanti, storia familiare di asma, affezioni neuromuscolari, anomalie congenite delle vie aeree, basso livello socioeconomico. I fattori di rischio che aumentano la probabilità di una malattia grave da VRS sono i seguenti: prematurità, affezioni polmonari croniche, cardiopatie congenite, sesso maschile, massa corporea < 5 kg, immunodeficienza. I test diagnostici possono essere utili ma raramente modificano la strategia terapeutica. Il lavaggio nasofaringeo o le secrezioni tracheali sono fonte di campioni più affidabili rispetto allo striscio nasale; anche se quest’ultimo è più spesso praticato per la sua facilità di esecuzione. La RT-PCR e l’immunoassay enzimatico (EIA) sono i test rapidi (30’) più usati. I metodi basati sull’immunofluorescenza diretta o indiretta sono affidabili ma richiedono più ore e personale esperto. Le colture per il VRS richiedono dai 4 giorni alle 6 settimane per la risposta, necessitano di campioni prelevati con liquido di lavaggio o aspirati, richiedono tempo, sono costose e di difficile standardizzazione. L’esame radiologico del torace non è diagnostico ma può mettere in evidenza iperinflazione, ispessimento peribronchiale o atelettasia. Il neonatoTutti i neonati pretermine presentano un elevato rischio di contrarre infezioni respiratorie. pretermineIl problema è legato alla prematurità in sé, perché questi neonati sono stati privati di una quota fondamentale di anticorpi materni che passano dal sistema immunitario della madre al feto durante l’ultimo periodo della gravidanza. In più hanno un sistema immunitario ancora incompleto che li rende particolarmente vulnerabili alle infezioni in genere, anche gravi, e lo sviluppo dell’apparato respiratorio è rallentato rispetto al neonato a termine. Questo si verifica anche nella categoria dei cosiddetti “late-preterm”, cioè neonati con età gestazionale (EG) 34-36 settimane, che spesso hanno un peso corporeo che li potrebbe far considerare normali ma in realtà hanno un’età gestazionale che è ancora a rischio, in quanto a 34-36 settimane molti apparati e molte funzioni sono incompleti, compreso il sistema immunitario. Si tratta di neonati particolarmente vulnerabili che possono manifestare patologie respiratorie gravi da trattare in terapia intensiva. Sono suscettibili a infezioni batteriche e virali. Tra le infezioni virali il VRS può causare bronchioliti particolarmente impegnative per il neonato pretermine soprattutto nel periodo epidemico stagionale, che in Italia inizia in novembre e si conclude entro marzo. L’aumento delle nascite “late-preterm” è in significativo rialzo per molti fattori, tra i quali l’aumento delle gravidanze gemellari e la maggiore protezione delle gravidanze pretermine. Questi neonati sono a rischio di infezioni gravi da VRS, ciò aumenta il numero di ospedalizzazioni e assistenza intensiva o semi-intensiva. Il VRS è un virus che può influenzare negativamente alcuni parametri e modalità di sviluppo dell’albero respiratorio. Un neonato che nel 24 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) primo anno di vita contrae un’infezione da VRS rimane più vulnerabile del normale, con una tendenza a manifestazioni infiammatorie ricorrenti. La maturazione di alcune funzioni viene in qualche modo rallentata. Il VRS, insieme ad altri fattori quali per esempio il fumo passivo e l’inquinamento ambientale, è una delle cause di broncopatie ostruttive ricorrenti che soprattutto nel periodo invernale e primaverile si manifestano con wheezing (sibilo respiratorio) e tosse. Tale condizione nei late-preterm sembra essere più intensa e prolungata: è come se l’immaturità della funzione respiratoria condizionasse in soggetti predisposti manifestazioni broncostruttive più intense e prolungate nel tempo. Il VRS quindi non è solo responsabile della malattia acuta ma anche della predisposizione allo sviluppo di condizioni infiammatorie ricorrenti-croniche durante i primi anni di vita. TerapiaSecondo le linee guida nazionali e internazionali sul trattamento della bronchiolite da VRS, la terapia è fondamentalmente di supporto. La maggioranza dei casi può essere assistita a domicilio, ma il ricovero è necessario in presenza di disidratazione, defedamento, iponutrizione, sofferenza respiratoria o necessità di ossigenoterapia. Il periodo medio di ospedalizzazione è di 3-7 giorni. La terapia di supporto comprende l’idratazione orale o endovenosa, la disostruzione nasale con soluzioni saline di lavaggio e aspirazione nasale profonda, l’apporto nutrizionale preferibilmente orale. Se la saturazione di ossigeno è < 92% è necessaria l’ossigenoterapia, che comunque deve essere presa in considerazione se c’è difficoltà a mantenere la saturazione di ossigeno > 92%. In caso di insufficienza respiratoria o di apnea si deve ricorrere alla ventilazione meccanica assistita. La terapia intensiva interessa il 5% dei bambini con infezione grave da VRS e senza altre patologie, e il 20% dei bambini con infezione grave da VRS e con affezioni polmonari croniche o cardiopatie congenite o immunodepressi. Per ridurre la trasmissione del contagio devono essere adottate precauzioni per quanto riguarda il contatto con oggetti come i giocattoli o altro da parte dei bambini con VRS. Broncodilatatori Nella malattia da VRS non è chiaro il valore terapeutico dei broncodilatatori inalatori come il salbutamolo o l’adrenalina. Ampi studi clinici controllati, metanalisi e rassegne sistematiche non convalidano l’impiego routinario dei broncodilatatori nei bambini con VRS. Anche valutazioni a lungo termine non mettono in evidenza vantaggi rispetto al placebo. Tuttavia è ragionevole somministrare un beta-2 agonista con il salbutamolo (0,15 mg/kg/dose) e continuare il trattamento solo in presenza di una risposta clinica favorevole ben valutabile. Da un’analisi ricavata da studi clinici controllati è emerso un certo vantaggio rispetto al placebo per l’adrenalina relativamente ai seguenti parametri terapeutici: ossigenoterapia, score clinico di gravità, frequenza e durata dei ricoveri. I broncodilatatori sono meno efficaci nei prematuri e nei bambini più piccoli a causa della scarsa penetrazione del farmaco nelle regioni polmonari più periferiche. Corticosteroidi I corticosteroidi in tutte le somministrazioni (orale, inalatoria, endovena, intramuscolare) non sono raccomandati di routine nella terapia della malattia da VRS. È consigliabile la somministrazione orale di un corticosteroide se si sospetta una bronchite asmatica o una Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 25 componente respiratoria di tipo reattivo e la somministrazione dei broncodilatatori ha già dato esito favorevole. Antibiotici Gli antibiotici non sono indicati nell’infezione da VRS in quanto di natura virale. Le infezioni batteriche secondarie a infezione da VRS sono rare (< 1%) e richiedono terapia antibiotica mirata. Ribavirina La ribavirina inibisce la replicazione dei virus a DNA e a RNA. La ribavirina non è raccomandata di routine nei bambini con bronchiolite da VRS. Secondo la AAP (American Academy of Pediatrics) tuttavia potrebbe essere presa in considerazione in casi altamente selezionati, o con infezione grave o ad alto rischio, come gli immunodepressi, i casi di cardiopatia congenita emodinamicamente instabile o i trapiantati. La ribavirina è un farmaco molto costoso, teratogeno nel ratto, controindicato in gravidanza. Nel personale di assistenza sono spesso riportati effetti collaterali come cefalea e nausea anche se sono state adottate le dovute precauzioni. In rari casi l’aerosol di ribavirina determina broncospasmo. Altri In recenti sperimentazioni cliniche randomizzate nella bronchiolite da VRS, l’utilizzo per via inalatoria della soluzione salina ipertonica al 3% è stato associato al miglioramento del quadro clinico e alla riduzione della durata del ricovero. Le immunoglobuline anti-VRS sono state impiegate nella terapia dell’infezione da VRS senza risultati soddisfacenti. Anche il palivizumab (anticorpi monoclonali umanizzati ricombinanti anti-VRS) è stato impiegato in associazione alla ribavirina nella terapia di casi gravi di infezione da VRS in pazienti immunocompromessi. I risultati incoraggianti per la sopravvivenza nei trattati e l’assenza di effetti collaterali induce a ulteriori studi su questa associazione in caso di infezione grave da VRS in paziente immunocompromesso. La terapia con miscele di elio e ossigeno e la ventilazione a pressione positiva continua sono state testate in piccole sperimentazioni cliniche controllate con pazienti con infezioni gravi. Anche l’ossido nitrico per inalazione è stato valutato in 12 bambini con bronchiolite da VRS senza particolare successo. È riportato un caso di un lattante di 7 mesi con infezione grave da VRS e assistito da ventilazione meccanica ad alta frequenza che ha tratto beneficio dall’inalazione di ossido nitrico. L’ossigenazione extracorporea attraverso membrane è stata impiegata nella terapia dell’infezione grave da VRS. Con questa terapia sono stati ottenuti successi in casi di neonati prematuri ventilati alla nascita o con displasia broncopolmonare. Comunque per tutti questi agenti terapeutici sono necessari ulteriori studi clinici controllati prima dell’inserimento nella pratica clinica della terapia dell’infezione da VRS. Seguendo l’ipotesi che nella bronchiolite da VRS si verifica la riduzione del surfactant, sono state condotte alcune sperimentazioni cliniche con il surfactant in pazienti in ventilazione assistita. I risultati hanno dimostrato una riduzione dell’assistenza ventilatoria e della durata 26 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) del trattamento intensivo. Sono però necessari altri studi per definire meglio l’argomento. La DNasi ricombinante nebulizzata (2,5 mg) non è risultata superiore al placebo per la durata dell’ospedalizzazione o dei giorni di ossigenoterapia in un gruppo di 225 bambini con infezione da VRS trattati con ossigeno. Punti chiave • Il VRS infetta ogni anno milioni di bambini, con un notevole impatto socioeconomico. • L a terapia fondamentale del VRS è di supporto ed è basata sull’idratazione, la nutrizione, il lavaggio delle secrezioni nasali, l’ossigenoterapia se necessaria. • Il VRS può causare bronchioliti particolarmente impegnative per il neonato pretermine soprattutto nel periodo epidemico stagionale, che in Italia inizia in novembre e si conclude ad aprile. • A nche i neonati “late-preterm” sono a rischio di infezioni gravi da VRS con aumento del numero dei ricoveri ospedalieri e in UTI. Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 27 La prevenzione delle infezioni da VRS Misure igienichePer la prevenzione dell’infezione da VRS è importante il frequente lavaggio delle mani e la pulizia con acqua e sapone o un disinfettante delle superfici di contatto intorno ai bambini con infezione da VRS (giocattoli ecc.). Il paziente con VRS non deve condividere con nessuno posate o bicchieri. È bene che chi presenta i sintomi di un raffreddore non stia vicino a bambini ad alto rischio di infezione grave da VRS. Se ciò non è possibile, è raccomandabile coprirsi la bocca e il naso prima di tossire o starnutire, lavarsi le mani prima di toccare il bambino ed evitare di baciarlo. Durante la stagione epidemica per il VRS i bambini ad alto rischio devono restare il meno possibile negli asili nido o altri ambienti potenzialmente contagiosi. In termini farmacoeconomici grande è il valore della divulgazione e dell’adozione universale di queste semplici misure che possono ridurre significativamente la diffusione del VRS tra i soggetti a minor rischio, contribuendo indirettamente anche a ridurre il contagio per i bambini ad alto rischio di infezioni gravi, producendo grandi benefici umani e sociali. ImmunoglobulineLe immunoglobuline anti-VRS (VRS-IGIV) sono ricavate da donatori con alti titoli di anticorpi anti-VRS. Si somministrano per via endovenosa in una infusione della durata di 4 ore una volta al mese per tutti i mesi della stagionalità epidemica del VRS, iniziando un mese prima di tale periodo. Il dosaggio è 750 mg/kg/mese. Da due ampie sperimentazioni controllate in gruppi di bambini ad alto rischio di infezione grave da VRS è emersa l’efficacia delle VRS-IGIV nel diminuire la frequenza e la durata dell’ospedalizzazione, con anche una riduzione del trattamento intensivo e dell’assistenza ventilatoria. Gli effetti collaterali riportati sono stati una moderata riduzione della saturazione di ossigeno, febbre, lieve sovraccarico emodinamico. È stato documentato un incremento della mortalità tra i bambini con cardiopatia congenita trattati, per tale motivo attualmente si sconsiglia la profilassi con VRS-IGIV ai bambini con cardiopatia congenita emodinamicamente significativa. Dopo l’ultima infusione di immunoglobuline anti-VRS si devono attendere almeno nove mesi prima di iniziare vaccinazioni con vaccini vivi come varicella, morbillo, parotite, rosolia. VacciniAttualmente non sono disponibili vaccini anti-VRS. Nel 1966-1967 l’impiego di un vaccino inattivato con formaldeide fu causa di problemi clinici gravi, con decessi per infezione da VRS tra i bambini vaccinati. Un vaccino vivo endovena non ha dato risultati soddisfacenti come pure una sperimentazione con vaccino vivo attenuato. È oggi in fase di sperimentazione un vaccino vivo adattato al freddo e un vaccino ricombinante a base di adenovirus con proteina G del VRS. Appare sempre più evidente che l’aumento della risposta infiammatoria al VRS dopo vaccinazione avviene in larga parte per la deplezione delle cellule T regolatorie determinata dal vaccino. Nel ratto la chemoattrazione selettiva delle cellute T regolatorie nei polmoni dopo il vaccino è in grado di modulare la risposta infiammatoria al VRS, rendendola meno dannosa per l’ospite. Si aprono quindi interessanti prospettive per un vaccino efficace e sicuro. PalivizumabLa difficoltà per ottenere un vaccino efficace ha favorito la ricerca sulla profilassi passiva contro il VRS. Dal 1998 è in commercio il palivizumab, un anticorpo monoclonale umanizzato che si attacca alla proteina F del VRS e blocca la fusione delle cellule epiteliali da parte del virus. 28 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Punti chiave • Il lavaggio delle mani e l’igiene delle superfici di contatto sono la prevenzione oggi più importante contro il contagio da VRS. • L a prevenzione con palivizumab è raccomandata nei soggetti a rischio di infezione grave da VRS, tra cui i prematuri. Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 29 La profilassi delle infezioni gravi da VRS e Palivizumab Già nel 2000 la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha affrontato il problema delle raccomandazioni per la prevenzione della malattia da VRS, nel tentativo di dare uno strumento per la gestione del bambino nato pretermine o con particolari caratteristiche cliniche che lo classificano con prognosi ad alto rischio in caso di infezione da VRS. I criteri che hanno orientato la Società Italiana di Neonatologia nel predisporre le nuove raccomandazioni del 2004 sono stati: 1) l’analisi epidemiologica dei dati riguardanti le coorti di neonati e bambini della prima infanzia a rischio di infezione particolarmente elevato; 2) la valutazione prospettica dei costi relativi alle strategie di profilassi proposte con riferimento ai benefici attesi; 3) la valutazione delle linee guida già pubblicate sull’argomento in ambito internazionale. Epidemiologia Il VRS è la causa più comune di infezioni delle basse vie respiratorie nei bambini di tutto il e clinica dellamondo, e colpisce quasi tutti i bambini entro i 2 anni di età in occasione di epidemie annuali malattia da VRS invernali. La prima infezione non conferisce immunoprotezione e reinfezioni si verificano frequentemente in occasioni di stagioni successive e per tutta la vita, sebbene di gravità decrescente in rapporto al crescere dell’età a partire dai 2 anni. La più tipica manifestazione clinica dell’infezione da VRS nei bambini è la bronchiolite. Circa l’1-2% dei bambini colpiti da bronchiolite viene ricoverato perché necessita di ossigenoterapia, reidratazione endovenosa, o altra terapia di supporto. Negli ultimi 20 anni si è osservato un incremento dell’incidenza di ospedalizzazione legata all’infezione da VRS in bambini di età inferiore ai 4 anni. Tra i bambini di età inferiore ai 2 anni, quelli a maggior rischio di gravi infezioni delle basse vie respiratorie sono quelli sotto le 6 settimane di vita precedentemente sani, i bambini nati pretermine, i bambini con patologie cardiache o polmonari e gli immunodepressi. Studi prospettici internazionali condotti in bambini ospedalizzati per infezione da VRS mostrano come questi bambini abbiano maggiori probabilità di essere ricoverati in unità di terapia intensiva, con relativa ventilazione meccanica. Circa l’1% dei bambini ricoverati per bronchiolite da VRS muore, ma la mortalità sale al 3% nei bambini con preesistente malattia cardiaca o polmonare. Bambini con broncopneumodisplasia (BPD) o malattia polmonare cronica conseguente a trattamento della malattia respiratoria associata alla nascita pretermine hanno una frequenza elevata di nuovo ricovero ospedaliero per infezione acquisita delle basse vie respiratorie. Sino al 50% dei bambini con infezione virale, in particolare se da VRS, sono a rischio ricovero per il deterioramento della funzionalità polmonare. Lo studio PICNIC, condotto nel corso di più epidemie annuali, ha dimostrato che bambini con malattia polmonare cronica contribuiscono al 13% di tutti i ricoveri ospedalieri, e hanno più probabilità di degenza lunga in ospedale o in unità di terapia intensiva. La prematurità risulta un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di grave infezione delle basse vie respiratorie da VRS. Anche i bambini con altre malattie polmonari non associate a prematurità (es. polmonite ricorrente da aspirazione, fibrosi cistica, malformazione polmonare o della gabbia toracica), e in particolar modo quelli in ossigenoterapia domiciliare, sono ad alto rischio di gravi infezioni delle basse vie respiratorie da VRS. I bambini con cardiopatia congenita emodinamicamente significativa rappresentano un gruppo a rischio di infezione grave delle basse vie respiratorie da VRS in quanto presentano una ridotta gittata cardiaca e una scarsa ossigenazione tissutale. In studi recenti la mortalità ospedaliera di questi piccoli pazienti è risultata del 3%, la frequenza di ricovero in unità di terapia intensiva del 33% e la frequenza di ventilazione meccanica del 18% circa. 30 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) In seguito alla grave epidemia da VRS sviluppatasi a Napoli nel 1979 furono realizzate varie indagini sugli aspetti epidemiologici dell’infezione da VRS in età pediatrica tra cui uno studio condotto tra il 1979 e il 1983 che ha coinvolto 267 bambini ricoverati per bronchiolite presso la Clinica Pediatrica dell’Università “La Sapienza” di Roma. La percentuale di bambini positivi al VRS è stata del 72% nei mesi di maggior epidemia; la familiarità per atopia è risultata significativamente maggiore nei bambini con bronchiolite rispetto a un gruppo di controllo di uguale sesso ed età (52% vs 19%; p < 0,001). I fattori di rischio valutati in questo studio comprendevano l’esposizione al fumo passivo, risultato significativamente maggiore nei bambini con bronchiolite rispetto ai controlli (55% contro 42%; p < 0,05) e la frequenza dell’allattamento materno, significativamente inferiore nei malati rispetto ai controlli. Nel 1999 è stato effettuato un sondaggio nazionale che ha coinvolto 344 pediatri in 270 centri italiani per valutare la prevalenza dell’infezione da VRS e il suo impatto clinico sui bambini. Il 66% degli intervistati aveva ricoverato bambini per malattie respiratorie da VRS. Tra i più frequenti fattori di rischio: bassa età gestazionale (< 35 settimane), presenza di broncopneumodisplasia (BPD), immunodeficienza, cardiopatia congenita. Lo studio RADAR (Ricerca sulle Ammissioni ospedaliere DA virus Respiratorio sinciziale) è stato condotto per studiare l’eziologia, i quadri clinici e i fattori di rischio di bambini ricoverati in ospedale per infezioni delle basse vie respiratorie. Nello studio sono stati arruolati 1.232 bambini ricoverati in 32 centri italiani, dal 1° novembre 1999 al 30 aprile 2000. Il 41% di questi bambini è risultato positivo al VRS. Il picco epidemico dell’infezione da VRS si è verificato in febbraio, mentre la più bassa prevalenza della positività al VRS è stata a novembre (p < 0,05). Diagnosi clinica al ricovero: bronchiolite nel 67% dei casi, bronchite sibilante nel 18% dei casi, polmonite nel 15%. Nel gruppo affetto da bronchiolite la percentuale di pazienti positivi al VRS è stata maggiore nei bambini con età gestazionale ≤ 33 settimane (60%) rispetto a quelli con età gestazionale ≥ 36 settimane (47%; p < 0,05). Oltre alla prematurità, gli altri fattori di rischio per bronchiolite grave da VRS comprendevano l’esposizione al fumo passivo, risultata più elevata nei soggetti con bronchiolite rispetto a quelli con bronchite sibilante (p < 0,04), e l’ordine di genitura in quanto la presenza del VRS era maggiore tra i bambini nati dopo 3 o 4 fratelli (61%) rispetto ai primogeniti (48%; p < 0.05). Per descrivere la storia naturale della patologia respiratoria è stato disegnato lo studio FREE (Flogosi Respiratorie nell’Età Evolutiva), di tipo osservazionale, prospettico, che ha arruolato 187 bambini ospedalizzati nei primi 2 anni di vita per infezioni delle basse vie respiratorie, che avevano precedentemente partecipato allo studio RADAR. A un anno dalla dimissione si riscontrò un’elevata frequenza di sintomi respiratori: 152 bambini (81%) con infezioni respiratorie senza ricovero, 21 soggetti (11%) nuovamente ricoverati per infezioni delle basse vie respiratorie, 68 bambini (36%) con bronchite asmatica e 17 (9%) con asma. Lo studio epidemiologico italiano denominato “Osservatorio VRS” è stato condotto su bambini di età = 4 anni visitati al Pronto Soccorso di 14 centri pediatrici italiani per sospetta infezione delle basse vie aeree, in tre stagioni epidemiche consecutive (ottobre 2000-aprile 2001, ottobre 2001-aprile 2002, ottobre 2002-aprile 2003). In questo periodo sono stati visitati complessivamente 29.681 bambini, di cui il 5% sottoposto a test immunoenzimatico di campioni di secrezioni nasali o faringee per la ricerca del VRS. Il 22% dei bambini testati risultò positivo al test (31% il primo anno dello studio, 19% il secondo e 22% il terzo), ma la percentuale di positivi era maggiore nei bambini ospedalizzati. Il picco dell’infezione si è verificato in febbraio per le stagioni 2000-2001 e 2002-2003 e in marzo per la stagione 2001-2002, mentre l’incidenza più bassa è stata documentata nel mese di ottobre. La comparsa dell’infezione è stata più precoce nelle regioni del Nord e Centro Italia rispetto Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 31 al Sud Italia. Tra i fattori di rischio più importanti per lo sviluppo di infezione delle basse vie respiratorie da VRS vi erano la giovane età (< 1 anno di vita) da sola o associata al sesso (maschile), alla bassa età gestazionale (< 35 settimane), al basso (< 2,5 kg) o molto basso (< 1,5 kg) peso alla nascita, alla presenza di fratelli più grandi, alla concomitanza di BPD o malattia polmonare cronica, alla presenza di genitori con allergie, a particolari condizioni socio-economiche. Complessivamente il 49% dei bambini con infezione da VRS è stato ricoverato in ospedale. La bronchiolite è stato il quadro clinico più frequente di infezione delle basse vie respiratorie da VRS. Nella Tabella 1 sono riportati i principali fattori di rischio per malattia da VRS ricavati dallo studio RADAR e dalle tre stagioni dello studio “Osservatorio VRS”. RADAR (n = 411 soggetti VRS+) % soggetti VRS+ Osservatorio VRS (ospedalizzati) Osservatorio VRS (tutti) (n = 172 soggetti VRS+) % soggetti VRS+ (n = 355 soggetti VRS+) % soggetti VRS+ 11 3 2 BPD 5 8 9 Età gestazionale = 32 sett. = 33-35 sett. 5 5 6 4 4 3 Peso alla nascita < 1,5 kg 1,5 - < 2,5 kg 3 12 4 13 2 11 Età < 3 mesi 3 - < 6 mesi 3 - < 12 mesi 37 24 26 33 23 24 22 20 22 Sesso maschile 61 58 56 Esposizione al fumo passivo 35 49 51 Assenza di allattamento materno 41 32 27 Familiarità per atopia 52 45 41 Alto ordine di genitura (= 3) 20 16 17 Elevato numero di fratelli (= 3) 9 7 11 Frequentazione di comunità scolastiche 6 10 16 Cardiopatia congenita Tabella 1. Fattori di rischio associati a malattia da VRS nello studio RADAR e negli studi “Osservatorio VRS”. I dati sono mostrati come percentuale su tutti i bambini positivi al test VRS (VRS+) (Modificata da: Raccomandazioni della Società Italiana di Neonatologia per la prevenzione delle malattie da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS). Aggiornamento 2004. Acta Neonatologica: 2004; 1: 1-11). 32 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) ProfilassiLa profilassi passiva risulta essere attualmente l’unico strumento per prevenire l’infezione da delle infezioniVRS. da Il solo anticorpo monoclonale anti-VRS approvato in Italia è il palivizumab. VRSIl palivizumab è un’immunoglobulina umanizzata G-1 (Ig G-1) anti glicoproteina F, una proteina situata sulla superficie del VRS che è frequentemente riscontrabile in campioni isolati di VRS. Nel 2000 il Ministero della Salute ha autorizzato la commercializzazione del palivizumab per la profilassi passiva delle infezioni da VRS indicandone l’uso per: 1) b ambini nati con età gestazionale uguale o inferiore alle 35 settimane e con un’età inferiore ai 6 mesi al momento dell’inizio dell’epidemia stagionale da VRS; 2) b ambini di età inferiore ai 2 anni che sono stati trattati per BPD negli ultimi 6 mesi. Già nel 2000 la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ha affrontato il problema delle raccomandazioni per la prevenzione della malattia da VRS, nel tentativo di dare uno strumento per la gestione del bambino nato pretermine o con particolari caratteristiche cliniche che lo classificano con prognosi ad alto rischio in caso di infezione da VRS. I criteri che hanno orientato la Società Italiana di Neonatologia nel predisporre le nuove raccomandazioni del 2004 sono stati: 1) l’analisi epidemiologica dei dati riguardanti le coorti di neonati e bambini della prima infanzia a rischio di infezione particolarmente elevato; 2) la valutazione prospettica dei costi relativi alle strategie di profilassi proposte con riferimento ai benefici attesi; 3) la valutazione delle linee guida già pubblicate sull’argomento in ambito internazionale. Considerando i risultati degli studi pubblicati, allo scopo di fornire al piccolo paziente una concentrazione anticorpale nel siero protettiva contro il VRS, la SIN ha proposto che la somministrazione mensile di palivizumab sia iniziata in settembre, cioè un mese prima della stagione epidemica, e poi sia continuata fino ad aprile-maggio, per un massimo di 5-6 dosi, con le seguenti modalità (Tabella 2): 1) b ambini con età gestazionale < 32 settimane ed età < 1 anno all’inizio della stagione epidemica: profilassi altamente raccomandata; 2) b ambini con DBP o malattia polmonare cronica (che abbia richiesto ossigenoterapia e/o terapia medica nei 6 mesi precedenti) ed età < 2 anni all’inizio della stagione epidemica: profilassi altamente raccomandata; 3) b ambini affetti da cardiopatia congenita (emodinamicamente significativa a giudizio del medico o in trattamento farmacologico associata a ipertensione polmonare di grado moderato o a cianosi) ed età < 2 anni all’inizio della stagione epidemica (sono esclusi i bambini con difetti cardiaci congeniti che non richiedano una terapia farmacologica o sottoposti in precedenza a correzione chirurgica radicale e che non necessitano di farmaci): profilassi altamente raccomandata; 4) b ambini con età gestazionale compresa tra 33 e 35 settimane ed età < 1 anno all’inizio della stagione epidemica, nel caso coesistano, oltre la prematurità, almeno due fattori di rischio, come: 3 d imissione dall’ospedale dopo la nascita durante il periodo epidemico; 3 b asso peso alla nascita (< 2,5 kg o < 10° percentile); 3 e sposizione a fumo passivo; 3 a ssenza di allattamento al seno; 3 familiarità per atopia; 3 e sposizione a fonti di elevato inquinamento atmosferico; 3 n ato da gravidanza multipla (parto gemellare); 3 p resenza di fratelli più grandi in famiglia; Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 33 3 frequentazione di comunità scolastiche; 3 p atologie concomitanti gravi (fibrosi cistica, malformazioni della gabbia toracica,malattie neuromuscolari, immunodeficienze, malattie ematologiche, neoplasie); 3 residenza in località remota dove l’accessibilità alle strutture sanitarie è difficoltosa. Le raccomandazioni della SIN sono in accordo con le altre prese di posizione internazionali e con i risultati degli studi di efficacia effettuati con palivizumab nelle popolazioni a rischio. INDICAZIONE DURATA DELLA PROFILASSI LIVELLO DI EVIDENZA (*) GRADO DI RACCOMANDAZIONE Età gestazionale < 32 settimane ed età < 1 anno all’inizio della stagione epidemica 12 mesi I Altamente raccomandato Bambini con BPD o malattia polmonare cronica ed età < 2 anni all’inizio della stagione epidemica 24 mesi I Altamente raccomandato Bambini con cardiopatia congenita emodinamicamente significativa ed età < 2 anni all’inizio della stagione epidemica 24 mesi I Altamente raccomandato Età gestazionale 33-35 settimane ed età < 1 anno all’inizio della stagione epidemica, in presenza di altri 2 fattori di rischio 12 mesi III In presenza di 2 fattori di rischio (**) (*) I = evidenza da studi controllati randomizzati; II-1 = evidenza da studi controllati non randomizzati; II-2 = evidenza da studi analitici di coorte o caso-controllo, preferibilmente effettuati da più di un centro o da più gruppi di ricerca; II-3 = evidenza da confronti tra tempi e luoghi con o senza intervento (risultati eclatanti da studi non controllati possono essere inclusi in questa categoria); III = opinioni di autorità basate sull’esperienza clinica; studi descrittivi o rapporti di gruppi esperti. (**) Fattori di rischio: dimissione dall’ospedale dopo la nascita durante il periodo epidemico; basso peso alla nascita (< 2,5 kg o < 10° percentile); esposizione al fumo passivo; assenza di allattamento al seno; familiarità per atopia; esposizione a fonti di elevato inquinamento atmosferico; nato da gravidanza multipla (parto gemellare); presenza di fratelli più grandi in famiglia; frequenza di comunità scolastiche; patologie concomitanti gravi (fibrosi cistica, malformazioni della gabbia toracica, malattie neuromuscolari, immunodeficienze, malattie ematologiche, neoplasie); residenza in località remota dove l’accessibilità alle strutture sanitarie è difficoltosa. 34 Tabella 2 - Raccomandazioni per la somministrazione di palivizumab (Modificata da: Raccomandazioni della Società Italiana di Neonatologia per la prevenzione delle malattie da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS). Aggiornamento 2004. Acta Neonatologica: 2004; 1: 1-11). Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) EfficaciaDue studi controllati randomizzati hanno valutato l’efficacia del palivizumab nel ridurre la del palivizumabfrequenza di ricovero per infezioni da VRS in due gruppi di bambini: un primo gruppo di prematuri con o senza malattia polmonare cronica e un secondo gruppo con malattia cardiaca emodinamicamente significativa. Nel primo studio sono stati reclutati 1.502 bambini con un’età gestazionale inferiore o uguale a 35 settimane e un’età inferiore o uguale a 6 mesi, o inferiore o uguale a 24 mesi con una diagnosi clinica di DBP che richiedeva terapia medica (es. ossigenoterapia, steroidi, broncodilatatori o diuretici nei 6 mesi precedenti). Ai bambini è stato somministrato palivizumab (15 mg/kg di peso corporeo) o placebo a cadenza mensile per 5 mesi. L’incidenza di ricoveri ospedalieri per malattia da VRS è risultata dell’11% nel gruppo placebo e del 5% nel gruppo trattato con palivizumab, con una riduzione del 55% del rischio relativo per questa variabile primaria dello studio. Sono state osservate riduzioni anche per i parametri secondari dello studio: durata del ricovero (62 vs 30 giorni ogni 100 bambini) e durata dell’ossigenoterapia (51 vs 30 giorni ogni 100 bambini). Inoltre nel sottogruppo di bambini di età gestazionale compresa tra 32 e 35 settimane trattati con palivizumab si è osservata, rispetto a quelli trattati con placebo, una riduzione dell’80% dei ricoveri ospedalieri per malattia da VRS. Un interessante studio multicentrico ha coinvolto 1.287 bambini di età inferiore ai 24 mesi con cardiopatia congenita emodinamicamente significativa, non corretta chirurgicamente o parzialmente corretta, randomizzati a placebo o palivizumab, somministrati per 5 mesi durante la stagione epidemica. In questo studio la profilassi mensile con palivizumab si è associata a una riduzione del 45% dei ricoveri per infezione da VRS e della gravità della malattia. Tra luglio 2002 e maggio 2003 la SIN ha condotto lo studio “Previeni”, coinvolgendo 148 centri pediatrici distribuiti su tutto il territorio nazionale. Sono stati arruolati 4.859 bambini che rispondevano ai criteri della SIN per l’immunoprofilassi passiva con palivizumab. Il 20% dei bambini arruolati aveva DBP o un’età gestazionale < 28 settimane, mentre il 42% aveva un peso molto basso alla nascita. Il 42% dei soggetti arruolati è stato dimesso con la prescrizione all’immunoprofilassi, ma solo il 36% degli arruolati veniva effettivamente sottoposto a immunoprofilassi passiva con palivizumab. La data di inizio della profilassi era in linea con le raccomandazioni delle linee guida e cioè era concentrata nel 90% dei casi tra ottobre e novembre. A ogni bambino sono state somministrate in media 3 dosi di palivizumab contro le 5-6 previste dalle linee guida. La compliance al trattamento risultava del 100% per la prima dose e scendeva al 53% per la terza dose. Circa il 3% dei bambini sottoposti a profilassi fu successivamente ricoverato per infezione da VRS. SuggerimentiIl palivizumab viene abitualmente somministrato a cadenza mensile, a una dose di 15 mg/kg praticidi peso corporeo durante il periodo nel quale il soggetto è ad alto rischio di esposizione al VRS. L’infezione da VRS non conferisce immunità contro successive infezioni, è quindi raccomandabile che i bambini infettati dal VRS continuino a ricevere dosi di palivizumab per tutta la stagione epidemica. Il palivizumab è efficace nel ridurre i ricoveri per infezione da VRS anche in bambini prematuri con 33-35 settimane di età gestazionale. Poiché questi bambini rappresentano il 5% dei nati in Italia, il costo attuale dell’estensione a tutta questa popolazione della profilassi può essere proibitivo se l’età gestazionale rappresenta l’unico fattore di rischio per il bambino. Il palivizumab è stato registrato in Italia e classificato in classe H al fine di limitarne l’utilizzo attraverso la prescrizione mediante un piano terapeutico individualizzato. Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 35 Punti chiave • Il VRS è la causa più comune di infezioni delle basse vie respiratorie nei bambini di tutto il mondo e colpisce quasi tutti i bambini entro i 2 anni di età nel corso di epidemie annuali invernali. • C irca l’1-2% dei bambini colpiti da bronchiolite da VRS viene ricoverato perché necessita di ossigenoterapia, reidratazione endovenosa, o altra terapia di supporto. • I bambini sotto le 6 settimane di vita precedentemente sani, i nati pretermine, i bambini con patologie cardiache o polmonari e gli immunodepressi sono a maggior rischio di gravi infezioni delle basse vie respiratorie da VRS. • La profilassi passiva risulta essere attualmente l’unico strumento per prevenire l’infezione da VRS. Il solo anticorpo monoclonale anti-VRS approvato in Italia è il palivizumab. • L’infezione da VRS non conferisce immunità contro successive infezioni, è quindi raccomandabile che i bambini infettati dal VRS continuino a ricevere dosi di palivizumab per tutta la stagione epidemica. 36 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) Infezione da VRS: sequele a breve e a lungo termine Numerose evidenze dimostrano che dopo la fase acuta l’infezione da VRS ha conseguenze sulla salute dei bambini anche negli anni successivi. Infatti i bambini colpiti da VRS presentano un rischio maggiore di infiammazione delle basse vie respiratorie, di visite mediche e di ospedalizzazione. Un numero crescente di dati epidemiologici mette in relazione l’infezione da VRS in età infantile alla morbilità respiratoria cronica (sibili ricorrenti, sindrome reattiva delle vie aeree e asma) che si prolunga fino all’adolescenza e ai primi anni dell’età adulta. Le infezioni gravi da VRS durante i primi anni di vita si associano a sequele “precoci” nell’età prescolare quali tosse cronica di tipo produttivo, infezioni ricorrenti delle basse vie respiratorie e otiti medie. Nel nostro Paese le dimensioni di questo problema sono state evidenziate da uno studio osservazionale prospettico effettuato in nove ospedali pediatrici italiani. Raccogliendo i dati attraverso interviste telefoniche ai genitori di bambini ospedalizzati per bronchiolite da VRS nel periodo novembre 1999-aprile 2000 è stato rilevato che nei 12 mesi successivi al ricovero l’81,3% dei bambini aveva presentato infezioni respiratorie, e tra queste l’11,2% in condizioni cliniche di tale gravità da richiedere un nuovo ricovero ospedaliero. EpidemiologiaDa numerosi studi retrospettivi e prospettici che mettono in relazione VRS e morbilità respiratoria cronica emerge che la bronchiolite da VRS nell’infanzia è seguita da sibili ricorrenti (wheezing) dopo l’episodio acuto in una percentuale variabile dal 42% al 71%. In Svezia Sigurs N e collaboratori hanno seguito prospetticamente una coorte di 47 bambini ospedalizzati nel primo anno di vita per bronchiolite da VRS, confrontandoli con un gruppo di controllo di 93 bambini. È stata valutata la frequenza di sibili ricorrenti/asma all’età di 3, 7 e 13 anni. All’età di 13 anni la prevalenza cumulativa di asma nel gruppo VRS è risultata del 37% rispetto al 5,4% nel gruppo di controllo (p < 0,001). Analogamente, la prevalenza cumulativa di sibili ricorrenti era del 30% nel gruppo VRS rispetto al 16,3% nel gruppo di controllo (p = 0,093) [Figura 1]. Figura 1. Prevalenza cumulativa di asma e sibili ricorrenti nei bambini con infezione da VRS e nei controlli (Modificata da: Indinnimeo L. Infezione da virus respiratorio sinciziale. Sequele a breve e lungo termine. Area pediatrica supplemento 2008; 10: 3-16). Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) 37 Questi risultati suggeriscono che la bronchiolite da VRS può contribuire all’insorgenza tardiva di un quadro ostruttivo tipo asma o wheezing. Alla stessa conclusione è giunto uno studio finlandese che ha seguito fino ai 18-21 anni una coorte di 127 bambini ospedalizzati prima del compimento dei 2 anni di età per bronchiolite o polmonite, paragonandoli a un gruppo di controllo della stessa età. All’età di 18-21 anni l’asma era presente nel 30-41% dei soggetti nel gruppo con bronchiolite, nel 15-24% nel gruppo con polmonite e nell’11% nel gruppo di controllo. All’analisi multivariata la bronchiolite infantile risultava un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di asma. Nel complesso, i dati disponibili fino a oggi in letteratura evidenziano un maggior rischio di wheezing nei bambini con precedenti episodi di bronchiolite da VRS, rischio limitato all’infanzia secondo alcuni o esteso fino all’adolescenza e all’età adulta secondo altri. Indicazioni suggestive di una correlazione patogenetica tra infezione da VRS e asma sono riportate da diverse fonti, ma sono necessari ulteriori studi per confermare un rapporto di causa-effetto tra le due condizioni patologiche. In particolare, rimane da stabilire se una grave infezione da VRS durante l’infanzia possa essere responsabile di alterazioni della funzionalità polmonare che predispongono alla comparsa di malattia asmatica o se piuttosto ci siano alla base anomalie congenite o acquisite che predispongono i bambini allo sviluppo di gravi infezioni delle basse vie aeree e contemporaneamente alla comparsa di iperreattività bronchiale. Tuttavia numerose evidenze sperimentali accumulatesi negli ultimi anni dimostrano la capacità del VRS di influire in modo significativo e, forse, strutturale sulla funzionalità immunologica e neurologica dell’apparato respiratorio. MeccanismiPer spiegare la relazione fra infezione da VRS e sviluppo di asma bronchiale o di quadri patogeneticiclinici riferibili a uno stato di iperreattività bronchiale nel corso dell’età evolutiva, è stato ipotizzato che il VRS possa indurre alterazioni nelle modalità di risposta del sistema immunitario (ipotesi immunogenica) attivando direttamente mastociti e basofili, modificando il pattern di differenziazione e sviluppo delle cellule immunologiche presenti nell’albero bronchiale in termini sia recettoriali sia di sintesi di citochine infiammatorie. Tuttavia va sottolineato che le evidenze disponibili possono anche essere lette in senso diverso, cioè una predisposizione individuale alla risposta immunitaria di tipo allergico potrebbe determinare le manifestazioni ricorrenti di iperreattività bronchiale nei mesi e negli anni successivi all’infezione da VRS. L’infezione precoce da VRS può determinare un danno al polmone immaturo per l’intenso processo infiammatorio che, soprattutto nelle forme più gravi di malattia, faciliterebbe la sensibilizzazione ad altri allergeni o provocherebbe l’esposizione di recettori irritativi e conseguente broncospasmo ricorrente. Alterando in questo modo permanente la reattività immunitaria del polmone immaturo, il virus potrebbe predisporre alla comparsa di una patologia respiratoria cronica in età giovanile e adulta. È stato anche ipotizzato che l’infezione da VRS possa causare iperreattività bronchiale alterando la modulazione nervosa delle vie aeree, agendo sulle fibre nervose presenti nelle vie respiratorie del bambino (ipotesi neurogenica). Queste fibre sono di tre tipi: adrenergiche (con azione broncodilatatrice), colinergiche (che causano broncocostrizione) e di tipo non adrenergico e non colinergico (NANC). La porzione eccitatoria delle fibre NANC causa broncostruzione mediante la liberazione della sostanza P, metabolita proinfiammatorio. La sostanza P viene rilasciata anche a distanza di tempo dall’infezione da VRS in seguito a stimoli differenti, quali per esempio altri virus o allergeni respiratori. Questo grazie al fatto che il virus amplifica significativamente l’espressione a livello dell’epitelio e dell’endotelio polmonare del recettore NK-1 della sostanza P. 38 Prematurità e gestione dell’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) L’up-regulation dei recettori NK-1 potrebbe spiegare l’esagerata risposta infiammatoria e l’iperreattività che possono persistere a lungo, anche dopo l’eliminazione del virus, nei bambini reduci da bronchioliti da VRS. Alcuni dati dimostrano un impatto positivo sulle sequele a breve e lungo termine dell’immunoprofilassi passiva con palivizumab, l’unico agente approvato per la prevenzione dell’infezione da VRS. Un recente studio internazionale multicentrico che ha arruolato 191 bambini prematuri ha studiato il rapporto tra le infezioni delle basse vie aeree da VRS nella primissima infanzia e la frequenza di sibili dopo l’episodio acuto, per cercare di capire se la profilassi con palivizumab può diminuire la frequenza dei sibili in età successiva. L’incidenza di sibili ricorrenti e dei sibili ricorrenti documentati dal medico è risultata significativamente più bassa fra i soggetti trattati con palivizumab (rispettivamente 13% e 8%) rispetto a tutti i bambini che non avevano ricevuto profilassi (rispettivamente 26%, p = 0,001 e 16%, p = 0,011) e al sottogruppo che non aveva ricevuto palivizumab e non era stato ricoverato (rispettivamente 23%, p = 0,022 e 16%, p = 0,027). Questi risultati suggeriscono che la prevenzione dell’infezione da VRS con palivizumab può ridurre i sibili ricorrenti in età successiva nei bambini prematuri. Studi eseguiti su modelli animali hanno dimostrato come il trattamento con palivizumab, bloccando il recettore che consente al virus di infettare le cellule epiteliali polmonari (CEP), possa essere efficace nel ridurre il danno alle strutture broncopolmonari. Nei ratti, la profilassi con palivizumab è stata infatti in grado di prevenire l’infiammazione neurogenica acuta che segue l’inoculazione di VRS. Non solo, ma l’osservazione che l’anticorpo è in grado di svolgere la sua azione protettiva anche se somministrato 72 ore dopo l’inoculazione di VRS ha indotto gli autori a ipotizzare che la somministrazione di palivizumab ai lattanti nella fase iniziale dell’infezione potrebbe limitare la gravità dell’infiammazione delle vie aeree e proteggere da affezioni respiratorie successive. Punti chiave • I bambini al di sotto del dodicesimo mese di vita infettati dal VRS sono esposti al rischio di sequele acute (infezioni gravi, mortalità, necessità di trattamenti intensivi, morbilità e ospedalizzazioni nel periodo immediatamente conseguente all’infezione da VRS) e croniche (sibili ricorrenti, asma). • E videnze epidemiologiche dimostrano che uno stato di iperreattività bronchiale a seguito dell’infezione da VRS può protrarsi fino all’età scolare e all’adolescenza. • L a gravità dell’infezione da VRS nel primo anno di vita deve essere valutata non solo in base al quadro bronchiolitico acuto, ma anche per le conseguenze che potrebbe avere per le età successive. • L’immunoprofilassi passiva con palivizumab sembra rappresentare un approccio efficace nel ridurre le sequele dell’infezione da VRS a breve e lungo termine. • P er l’applicazione della profilassi con palivizumab si raccomandano le linee guida nazionali della Società Italiana di Neonatologia. 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