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Insediamento
Il termine insediamento, inteso nella sua accezione di abitato, indica generalmente il luogo in cui si stabilisce
e risiede una comunità (Abitazione). Quasi sempre elemento di una realtà più ampia, che comprende alloggi,
luoghi di incontro e di lavoro, e punto di convergenza di Vie di comunicazione, l'insediamento dispone di uno o
più territori (superfici utili, terreni agricoli, zone soggette) e, sul piano sociologico, riflette le strutture fam.,
sociali o politiche della collettività.
1 - Preistoria e Protostoria
Fino all'epoca protostorica, le uniche fonti disponibili sono quelle archeologiche; la complessità dei loro diversi
aspetti crea difficoltà interpretative, soprattutto se, oltre allo studio puramente materiale dei ritrovamenti, ci
si occupa anche dei loro aspetti etnologici e sociologici, come fanno alcuni specialisti degli insediamenti
umani.
I gruppi o clan fam. cacciatori-raccoglitori si caratterizzavano per gli accampamenti stagionali (Insediamenti
temporanei), ubicati spec. in grotte (Cavernicoli), sotto rocce aggettanti o a cielo aperto su alture, terrazze
fluviali e rive lacustri (Villaggi lacustri). Se in Europa i primi accampamenti organizzati attorno a un focolare e
con elementi strutturali semplici (pelli, ossa, legname, fogliame) sono attestati già nell'Acheuleano (Paleolitico
inferiore, prima del 100'000 a.C.), in Svizzera gli esempi più antichi risalgono al tardo Musteriano
(60'000-30'000 a.C.): fra di essi figurano stazioni all'aperto (Löwenburg-Neumühlefeld III, nella fascia tra il
Reno e la Birsa), grotte e ripari sotto roccia nel Giura (Cotencher), e stazioni in grotta nelle Alpi (Drachenloch,
Wildkirchli). I siti erano scelti in base a considerazioni difensive e alla prossimità delle risorse (acqua, materie
prime, selvaggina). Le testimonianze abitative diventano molto più numerose nel Paleolitico superiore
(18'000-10'000 a.C.) e nel Mesolitico (dopo il 10'000 a.C.). La stazione di Hauterive-Champréveyres, con i suoi
focolari e i numerosi reperti, è tuttora l'esempio più studiato di accampamento all'aperto perilacustre del
Magdaleniano. L'accampamento di Mesocco e i bivacchi di Pian dei Cavalli (versante it. del passo dello
Spluga) testimoniano l'attraversamento e lo sfruttamento sistematico delle regioni alpine nel primo periodo
postglaciale.
Il passaggio al Neolitico (ca. 5000 a.C.) e alla stanzialità fu all'origine di un cambiamento fondamentale della
struttura degli insediamenti, caratterizzato dalla nascita di comunità di Villaggio dedite soprattutto
all'agricoltura e di abitati litorali sui laghi dell'Altopiano. Le eccellenti condizioni di conservazione dei terreni
umidi hanno permesso di acquisire numerose informazioni sulle dimensioni, le strutture e l'organizzazione dei
villaggi lacustri neolitici e sulle fasce agrarie circostanti (Auvernier, Twann, Arbon-Bleiche, ZurigoMozartstrasse). In simili regioni, ricche di boschi molto fitti, le rive lacustri avevano il vantaggio di offrire
terreni aperti e facilmente accessibili; la distanza fra gli insediamenti coevi, di solito compresa fra 1 e 5 km,
lascia supporre che le comunità utilizzassero terreni ben delimitati. Questi potevano accogliere 50-200
persone, suddivise in 10-25 case di ca. 30 m2 ciascuna; talvolta le unità abitative erano ben più numerose
(Zurigo-Pressehaus, Zurigo-Seefeld). Confronti etnografici suggeriscono che la vita politica e sociale si basava
su legami regionali (reti di matrimoni), locali (comunità di villaggio) e fam. (fuochi).
Al di fuori delle zone umide, le condizioni di conservazione sono meno favorevoli e spesso le testimonianze
abitative si limitano a reperti sparsi o a pochi elementi strutturali. Fanno eccezione siti che sorgevano a mo' di
isole su rilievi nel mezzo delle valli alpine del Reno, del Rodano e del Ticino, abitati fin dal primo Neolitico
(Sion-Tourbillon, Bellinzona-Castel Grande). Le regioni centroalpine furono colonizzate in maniera permanente
solo nel corso del IV millennio a.C. Terrazze naturali, coni di deiezione e dossi morenici offrivano condizioni
adatte a ospitare comunità dedite all'agricoltura e all'allevamento su piccola scala. Le case a fossa di
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dimensioni relativamente ridotte sono tipiche del tardo Neolitico (Wartau-Ochsenberg e Castaneda-Pian del
Remit). Oltre agli abitati, nelle Alpi sono venuti alla luce accampamenti di pastori (Zermatt-Alp Hermettji) e
officine per la lavorazione di materie prime, quali il cristallo di rocca (Hospental-Rossplatten), la serpentinite e
il palco cervino (collina di S. Pietro a Cazis).
Anche nell'età del Bronzo, ai fini insediativi si continuò a prediligere, in contesto alpino, luoghi riparati,
prossimi all'acqua, a terreni fertili e alle vie di comunicazione. Il villaggio sull'altura di Padnal presso Savognin,
con costruzioni a plinti sovrapposti (Blockbau) o a montanti con travi di riempimento, poteva ospitare un
gruppo di 50-100 persone; si ritiene che durante il Bronzo finale la Bassa Engadina fosse abitata da ca. 550
persone, suddivise in cinque insediamenti.
Nella stessa epoca, alcuni villaggi lacustri dell'Altopiano e del Giura raggiungevano una superficie di 15'000
m2 ed erano costruiti secondo un piano edilizio ben preciso che prevedeva la disposizione allineata degli
edifici, come a Cortaillod. Altri insediamenti, più piccoli, seguivano schemi meno rigidi (Greifensee-Böschen).
Una struttura più gerarchizzata rispetto ai periodi precedenti si delineò soprattutto nelle zone interne, dove,
accanto alle fattorie del tipo di Bavois, siti fortificati occuparono posizioni strategiche quali pianori collinari e
speroni rocciosi (Wittnauer Horn). Tale evoluzione fu probabilmente il risultato di una crescita demografica
diffusa e di mutamenti nella struttura sociale e politica dei vari gruppi. Questi cambiamenti non trovano però
un riscontro tangibile negli abitati, privi di edifici che per dimensione o arredo possano essere ricondotti a
un'élite. La presenza di ceti elitari è per contro ben attestata dai reperti funerari del Bronzo finale e spec.
della cultura di Hallstatt. Tuttavia, i rapporti causali fra la comparsa di tumuli con ricchi corredi e la
formazione di abitati d'altura quali centri economici (e forse anche politici), come Châtillon-sur-Glâne, sono
ancora oggetto di controversie. In ogni caso, insediamenti rurali sparsi come quello di Fällanden-Fröschbach
non possono essere classificati semplicemente come dimore di "bassi ceti contadini", come mostra l'esempio
di Hochdorf (Baden-Württemberg): sembrano anzi testimoniare un contrasto tra fasce abitate rurali, dedite
soprattutto alla produzione agricola primaria, e centri di tipo preurbano con funzioni artigianali e commerciali.
Per la cultura di La Tène (ca. 450 a.C.-I sec. a.C.), le fonti scritte (Cesare, De bello gallico I, 5, 2) attestano
l'esistenza di fattorie isolate (aedificia), villaggi (vici) e Oppida a carattere protourbano. In Svizzera le
testimonianze archeologiche di insediamenti rurali sono ancora scarse (Alle-Noir Bois, Glis-Waldmatte). Più
approfondita è per contro la conoscenza degli oppida (Ginevra-Genava, Berna-penisola di Enge, Basileacollina della cattedrale); tuttavia, la mancanza di studi su vasta scala non consente di trarre conclusioni sulla
struttura e sull'organizzazione interna degli insediamenti.
Autrice/Autore: Philippe Della Casa / vfe
2 - Epoca romana
L'occupazione romana (dalla fine del I sec. a.C.) portò al nord delle Alpi strutture abitative mediterranee, che
riprendevano forse elementi dell'età del Ferro (Impero romano). Alla base del sistema vi era una rete ben
strutturata di vie di comunicazione acquatiche e terrestri; lungo di esse sorgevano i centri principali, con
caratteristiche giur. diverse (Colonia, municipium), come ad esempio Aventicum - capoluogo della civitas degli
Elvezi, elevato al rango di colonia attorno al 70 d.C. - o Augusta Raurica, colonia fondata da Cesare e rifondata
sotto Augusto. Posti a distanze regolari dai centri principali, vi erano poi i borghi secondari (Vicus). Nelle
località si concentravano l'amministrazione, i commerci e la produzione artigianale specializzata. Costruite in
base al medesimo schema, prevedevano aree apposite per le diverse attività. Per il loro approvvigionamento,
le città disponevano nelle campagne circostanti di territori coltivati, quasi interamente occupati da Villae, che
assicuravano abbondanti eccedenze (Seeb, Vallon). Nelle regioni meno fertili, spec. in quelle alpine, si
mantennero invece strutture insediative preromane, sotto forma di piccoli villaggi (Gamsen).
In epoca imperiale, accanto agli insediamenti civili apparvero per la prima volta elementi di tipo militare
(abbandonati nel II sec.): campi legionari (Vindonissa), Castra ausiliari lungo il confine e piccole guarnigioni in
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località ubicate lungo le direttrici principali. I disordini del III sec. e della tarda antichità mutarono
radicalmente il contesto insediativo: il regresso della colonizzazione rurale e la diminuzione della produttività
portarono a un calo della pop. urbana. Gli insediamenti civili furono fortificati e nuove installazioni militari
(Kaiseraugst) sorsero per assicurare sia le frontiere (Limes) sia l'entroterra. Le strutture nate in quel periodo
caratterizzarono gli insediamenti per diversi sec.
Autrice/Autore: Eckhard Deschler-Erb / vfe
3 - Dal Medioevo al XVIII secolo
All'inizio del ME prese avvio un processo migratorio (Invasioni barbariche) verso territori fino ad allora
popolati, in misura peraltro modesta, soprattutto da gruppi celtici romanizzati (Galloromani). Nell'odierna
Svizzera ted. le prime tracce di coloni germ. a sud del Reno risalgono al V sec. (ad esempio a Flaach), mentre
nel VI sec. diventano più numerosi i reperti archeologici che testimoniano la presenza di un'élite franca. Gli
Alemanni, attestati nel cant. Sciaffusa e nella Piccola Basilea nel V sec., attraversarono il Reno nel VII sec. e si
stabilirono presto anche su terre non colonizzate dai Romani. Fam. nobili promossero lavori di dissodamento
in altitudine e nelle valli alpine fino al X sec. (Uri, Vallese, Oberland bernese). Nella Svizzera occidentale, che
probabilmente apparteneva alla Sapaudia, la colonizzazione dei Burgundiprese avvio nel 443. L'ininterrotto
sviluppo insediativo verso Ginevra, il Paese di Vaud e Neuchâtel dopo la caduta dell'Impero romano fu opera
di una pop. romanizzata locale. Nell'attuale Ticino si stabilì a partire dalla prima metà del VII sec. un'élite
longobarda proveniente da sud (Longobardi). Gli insediamenti altomedievali, che comprendevano gruppi
sparsi di fattorie in cui semplici edifici in legno e argilla accoglievano uomini e animali, e costruzioni a fossa
con pali ancorati utilizzate come locali di stoccaggio o tessitura (Casa rurale), erano situati a breve distanza
da vie di comunicazione e abitati romani o galloromani. In alcuni casi, come per le villae di Vandœuvres e
Lausen-Bettenach, si può parlare di continuità insediativa fra l'epoca romana e il ME. Numerose Chiese furono
costruite, talvolta in pietra, già nei primi sec. dell'alto ME.
Nel XII e XIV sec. una forte crescita demografica fu all'origine di intense opere di Dissodamento, che
portarono a un'ulteriore espansione della fascia insediativa e a un addensamento degli abitati; numerosi
Toponimi testimoniano queste bonifiche, avvenute con il sostegno di signori laici ed ecclesiastici. L'aumento
delle terre coltivate fu accompagnato dalla fondazione di Città e di conventi (Monachesimo): se all'inizio del
pieno ME le uniche città sull'attuale territorio sviz. erano Basilea, Coira, Zurigo, Sciaffusa, Soletta, Ginevra,
Losanna e Sion, nel 1400 il loro numero era salito a 200. La fondazione di Città nuove da parte di nobili, che
conferirono loro il diritto di mercato e promossero la loro trasformazione in piazzeforti (Urbanistica), raggiunse
il culmine nel XIII sec. Allo stesso tempo, la colonizzazione interna e lo sviluppo del potere signorile portarono
alla nascita di numerose fortezze (Castelli e fortezze), case-torri e Borghi fortificati, poi scomparsi nel basso
ME a seguito del declino dei diversi casati nobiliari. Soprattutto nelle zone cerealicole, in pieno ME i gruppi di
fattorie localizzate attorno a centri signorili (Economia curtense) iniziarono a divenire più numerosi e ad avere
una sede definitiva, trasformandosi così in villaggi; il processo fu accompagnato dalla nascita di comunità di
villaggio quali strutture sociali ed economiche. Lo sviluppo di molti abitati poteva essere accelerata dalla
vicinanza agli assi geografici e commerciali importanti. Nelle zone prealpine per contro, dominate
dall'allevamento (ad esempio nel Toggenburgo), si impose l'Insediamento sparso. Nel Giura e nelle Alpi, nel
XIV e XV sec. vaste superfici vennero bonificate e trasformate in alpeggi. Il limite superiore dei boschi, che in
pieno ME era fissato a 2100 m grazie a un clima particolarmente mite, scese dal XIV sec. di ca. 300 m a
seguito della Piccola era glaciale e dei disboscamenti intrapresi a livello delle creste. La colonizzazione fu
condotta in ampia misura dai Walser, che dalla fine del XII sec. lasciarono l'alto Vallese e, attraverso i passi, si
insediarono in maniera durevole in zone montane ancora poco sfruttate (negli attuali cant. Ticino, Grigioni, Uri
e San Gallo), fondando insediamenti per lo più sparsi. Nel basso ME, la crisi economica e la peste interruppero
un po' ovunque la dinamica di crescita, favorendo lo spopolamento di numerosi villaggi (Villaggi abbandonati).
La progressiva differenziazione delle Zone agrarie portò a una chiara distinzione del paesaggio, caratterizzato
da insediamenti compatti nella fascia cerealicola dell'Altopiano, e da abitati più dispersi (frazioni e fattorie
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isolate) nell'area alpina e prealpina. Lo sviluppo demografico del XVI e XVIII sec. permise di ripopolare almeno
parzialmente le località abbandonate durante il basso ME; la colonizzazione fu particolarmente intensa nelle
Regioni protoindustriali, dove, dapprima a domicilio e poi dal XVIII sec. anche in fabbrica, si svilupparono
settori quali l'orologeria (Vaud, Neuchâtel, Giura) e il tessile (Glarona, campagna basilese, Oberland bernese,
Oberland zurighese).
Autrice/Autore: Markus Stromer / vfe
4 - XIX e XX secolo
L'evoluzione degli insediamenti nel XIX e XX sec. fu caratterizzata inizialmente da una progressiva
Urbanizzazione, prodotta dall'industrializzazione e dal conseguente esodo rurale, cui fece seguito un processo
inverso di ritorno alla campagna ("rurbanizzazione"); dai due fenomeni risultò un notevole aumento delle
superfici edificate, categoria che comprende sia gli edifici sia l'intera rete delle vie di comunicazione. La prima
fase fu contrassegnata da una rapida crescita - in pochi decenni - di centri urbani già esistenti (Baden,
Winterthur, La Chaux-de-Fonds ecc.), che acquisirono nuove funzioni, e dalla nascita di nuove città, legate
principalmente alle attività industriali (Le Locle). Nel XIX sec. sorsero quartieri residenziali che permettevano
agli operai di raggiungere le fabbriche a piedi (Colonia operaia); solo l'introduzione dei mezzi di trasporto
pubblici - tram a cavalli (a Ginevra nel 1862, a Bienne nel 1877) e poi elettrici (a Ginevra e Zurigo nel 1894, a
Basilea nel 1895) - e il diffondersi della bicicletta (dal 1869) consentirono gradualmente di percorrere tragitti
più lunghi. Il carattere fortemente decentralizzato dell'industria sviz., evidente fin dagli inizi, non portò a
particolari concentrazioni di pop., sebbene soprattutto sull'Altopiano si sia registrato un aumento costante
della densità degli insediamenti.
Una tappa importante nella crescita urbanistica del XIX sec. fu l'abbattimento delle mura cittadine, che
rappresentavano una barriera sia da un punto di vista fisico sia mentale; avviati all'inizio del sec. (a San Gallo
già nel 1808), i lavori permisero una rapida espansione. Mentre le fortificazioni di un tempo (mura e fossati)
vennero sostituite da strade e parchi o utilizzate per erigere edifici pubblici (ospedali, Univ.), al di là dei vecchi
confini cittadini sorsero nuovi sobborghi. La quota di pop. sviz. che abitava in città passò dal 10% ca. di inizio
XIX sec. al 17% ca. attorno al 1850 al 31% all'inizio del sec. successivo; ciononostante, la realtà insediativa
restava in gran parte contraddistinta da città e villaggi isolati e da regioni di insediamenti sparsi. Il processo di
agglomerazione, prefigurato dalla fusione di Comuni realizzata a Zurigo nel 1893 e a Basilea nel 1907, favorì
la creazione di una fitta rete di relazioni reciproche fra città e periferia (Agglomerato urbano). Nel XX sec. la
pop. urbana passò da uno a oltre quattro milioni di ab., ossia dal 43% (1950) al 66% (2000) della pop. globale.
Nel XX sec. i principali fattori che favorirono lo sviluppo degli insediamenti furono la crescita demografica ed
economica, l'aumento della mobilità individuale e le mutate abitudini di vita: se da un lato la ricerca di
indipendenza da parte dei giovani stimolava la domanda di alloggi urbani, dall'altro il crescente benessere si
traduceva in un aumento delle superfici degli appartamenti. Nuove abitudini in materia di consumi e di tempo
libero resero necessaria la costruzione di apposite infrastrutture (centri commerciali e ricreativi nel verde) e
delle relative reti di accesso.
Questa evoluzione interessò dapprima soprattutto le città di pianura e i villaggi industrializzati dell'Altopiano.
Nelle regioni di montagna (Giura, Altopiano superiore, Alpi), l'iniziale stasi fu interrotta dall'arrivo del turismo,
che favorì una crescita su vasta scala (primi alberghi a Zermatt nel 1838 e a Sankt Moritz nel 1852, Kursaal a
Interlaken nel 1859). Dopo il 1945 si tentò di migliorare la situazione economica e abitativa delle pop. di
montagna attraverso una politica delle sovvenzioni, ma l'attrattività delle aree economicamente prospere
risultò più forte. Benché il numero delle località di montagna abbandonate sia ridotto (per lo più maggenghi e
alpeggi), a lungo termine numerosi villaggi discosti sono minacciati dall'esodo delle giovani generazioni. La
moda attuale di rivalutare queste realtà non sembra però in grado di frenare durevolmente tale tendenza.
All'inizio del XX sec., e in misura ancora maggiore nella seconda metà del sec., si affermò un movimento di
ritorno alla campagna, promosso dal maggiore benessere, dalla crescente mobilità individuale e dal desiderio
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diffuso di una migliore qualità di vita. Questo processo di rurbanizzazione permise di esportare in campagna
forme abitative e abitudini cittadine e portò a un'espansione e a una rivalutazione degli insediamenti ubicati
al di fuori degli agglomerati, ad esempio attraverso l'ammodernamento di vecchi edifici; rientra in questa
evoluzione anche il ritorno alla montagna avvenuto in alcune regioni in relazione con il turismo (appartamenti
di vacanza, case secondarie).
Nel XX sec. il moltiplicarsi degli insediamenti costrinse ben presto a invocare misure di Pianificazione del
territorio, cui solo l'articolo costituzionale del 1969 diede risposta (decreto fed. urgente del 1972, legge fed.
del 1979). Fondata sul principio della separazione tra luogo di lavoro e di domicilio, la pianificazione
promuove la ripartizione funzionale degli insediamenti in zone specializzate. Dal 1972 la Statistica della
superficie fornisce, in base a definizioni unitarie, dati affidabili sulla superficie abitata della Svizzera; le
statistiche degli anni 1912, 1923 e 1952 collocavano gli abitati fra le superfici improduttive. Negli ultimi tre
decenni del XX sec. la superficie abitata (vie di comunicazione comprese) è aumentata del 56% (4,3%
dell'area totale nel 1972, 5,9% nel 1979/85, 6,7% nel 1992/97), passando da 1778 a 2781 km2, il che
corrisponde alla superficie dell'intero cant. Uri. All'inizio del XXI sec. il dibattito sullo sviluppo degli
insediamenti verteva sulla protezione dell'ecosistema, sull'armonizzazione fra pianificazione urbana e stradale
e sulla qualità di vita nelle città (inquinamento dell'aria e fonico).
Nel XXI sec. la superficie abitata continuava ad ampliarsi, seppur più lentamente. Dati di 16 cant. attestano
una crescita tra il 2004 e il 2009 di ca. 260 km², quasi pari all'estensione di Nidvaldo. Per riuscire a dominare
la dispersione delle costruzioni la Conf. esige una densificazione delle zone edificate già esistenti a livello di
agglomerazioni. Le misure proposte in tal senso contemplano, tra l'altro, un miglior coordinamento delle
esigenze in materia di insediamenti e di traffico e la riconversione di ex quartieri industriali.
Autrice/Autore: Walter Leimgruber (Villars-sur-Glâne) / vfe
Riferimenti bibliografici
Bibliografia
Dalla Preistoria all'epoca romana
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Jahresbericht Gesellschaft Pro Vindonissa, 1999, 67-97
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– R. Windler, Das Gräberfeld von Elgg und die Besiedlung der Nordostschweiz im 5.-7. Jahrhundert,
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– M. Schmaedecke (a cura di), Ländliche Siedlungen zwischen Spätantike und Mittelalter, 1995
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– F. Walter, La Suisse urbaine 1750-1950, 1994
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– Zahlen - Fakten - Analysen : Arealstatistik Schweiz, 2005
– Progetto territoriale Svizzera, 2012
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