IL BAMBINO IN VIAGGIO Attualmente sono circa 1.9 milioni i bambini che ogni anno intraprendono un viaggio. Il pediatra è, quindi, chiamato a possedere una preparazione specifica per affrontare adeguatamente i problemi inerenti la salute del pic- colo viaggiatore. La pianificazione del viaggio va effettuata in anticipo e deve essere previsto un incontro con la famiglia 4-6 settimane prima della partenza per valutare attentamente la storia clinica del bambino, per raccogliere informazioni dettagliate sul viaggio e identificare eventuali controindicazioni, per valutare il suo stato d’immunizzazione e la necessità di somministrare vaccini o intraprendere chemioprofilassi specifiche. Un counseling particolarmente accurato deve essere fornito alle famiglie di bambini con patologie croniche per i quali deve essere prevista un’adeguata quantità di farmaci, di presidi medicochirurgici o di prodotti alimentari. Mezzi di trasporto e condizioni ambientali Secondo le più recenti linee guida dei Centers for disease control and prevention (CDC) di Atlanta, tutti i bambini nati a termine e sani possono viaggiare in aereo e il parere di uno specialista va richiesto solo per bambini affetti da malattie polmonari croniche. Durante il viaggio aereo i sintomi da barotrauma, caratterizzati da otalgia e acufeni, possono essere minimizzati con la deglutizione, con gli atti masticatori o con manovre di decompressione. I sintomi da cinetosi quali nausea, vomito, pallore, atassia possono essere alleviati scegliendo posti a sedere in prossimità della ali dell’aeromobile, dirigendo aria fresca al volto, concentrando lo sguardo verso l’orizzonte oppure prevenuti con la somministrazione di antiemetici almeno 30- 60 minuti prima della partenza. Il farmaco più frequentemente utilizzato è il dimenidrinato (Xamamina, Travelgum), la cui somministrazione deve essere comunque attentamente valutata soprattutto nei bambini più piccoli, per il potenziale effetto sedativo (controindicato nei bambini di età inferiore ai 2 anni). Normalmente i bambini sono meno sensibili al cambio di fuso orario rispetto agli adulti, tuttavia per ridurre gli eventuali effetti del jet lag è importante regolare le ore del sonno e dei pasti del paese di destinazione subito dopo l’arrivo e, se possibile, già nei due giorni che precedono la partenza. L’uso della melatonina è sconsigliato in età pediatrica per la potenziale interferenza sulla maturazione sessuale. Gli incidenti automobilistici costituiscono la prima causa di morte durante i viaggi; il bambino deve essere sempre assicurato all’apposito seggiolino o adattatore e se l’autovettura viene noleggiata è necessario controllare l’efficienza di tali dispositivi. In ogni caso è fondamentale una stretta supervisione del piccolo durante il viaggio. La cinetosi si manifesta con nausea, vomito, pallore, sudorazione e atassia, nella maggior parte dei casi prevenibili somministrando una dieta leggera prima del viaggio e mantenendo un’adeguata aerazione del veicolo. Anche in questo caso sono comunque disponibili rimedi farmacologici: difenidramina e dimenidrinato sono le molecole più frequentemente utilizzate nei bambini sotto i 12 anni. La scopolamina, farmaco frequentemente utilizzato nel paziente adulto, non deve essere somministrato sotto i 12 anni di età. Farmaci antidopaminergici sono sempre da evitare in età pediatrica per la scarsa efficacia e per i potenziali effetti collaterali. I bambini sono particolarmente suscettibili alle patologie da calore ed umidità per diversi motivi: aumentato rapporto superficie/massa corporea, minore capacità del sistema cardiovascolare di convogliare calore verso la periferia, inefficiente termoregolazione. Per minimizzare tale rischio bisogna far indossare ai bambini vestiti leggeri di colore chiaro e copricapo, limitare l’attività fisica, evitare l’esposizione alla luce solare nelle ore più calde della giornata ed aumentare l’apporto di liquidi. Anche il soggiorno in alta quota può caratterizzarsi per la comparsa di problematiche clinicamente rilevanti nel bambino. In particolare, sono patologie legate al raggiungimento di quote elevate il mal di montagna acuto, l’edema polmonare da alta quota e l’edema cerebrale da alta quota. Il mal di montagna acuto rappresenta la patologia da alta quota più frequentemente osservata in età pediatrica. Nei bambini più piccoli, però, viene spesso misconosciuto data l’aspecificità dei sintomi (condizioni generali abbattute, irritabilità, anoressia, nausea, vomito, disturbi del sonno). È associato al raggiungimento in breve tempo di quote superiori ai 2500 metri. È possibile prevenire la comparsa dei sintomi raggiungendo lentamente e gradualmente quote particolarmente elevate. La profilassi farmacologica di routine non è consigliata. Alla comparsa di sintomi lievi non sono generalmente consigliati farmaci diversi dai comuni analgesici. Se la sintomatologia peggiora, il rimedio più efficace rimane sempre quello di iniziare una graduale discesa verso quote inferiori, eventualmente associato alla somministrazione di farmaci come l’acetazolamide (Diamox). L’edema polmonare da alta quota, caratterizzato da tosse, dispnea e cianosi periferica, viene osservato meno frequentemente. Anche in questo caso il trattamento di scelta è rappresentato dalla discesa a quote più basse associata ad eventuale supplementazione di ossigeno. L’edema cerebrale da alta quota, osservato ancora più raramente, è caratterizzato dalla comparsa di importante astenia, vomito, cefalea non responsiva ai tradizionali anal- gesici e compromissione dello stato di coscienza fino ad un vero e proprio stato di coma. Trattamento di scelta è ancora una volta la discesa con supplementazione di ossigeno; tuttavia è spesso richiesto anche un trattamento farmacologico a base di desametasone. Le attività in acqua possono in primo luogo causare l’annegamento, seconda causa di morte nei bambini che viaggiano. I bambini devono sempre indossa- re idonei dispositivi di sicurezza e devono essere supervisionati con attenzione, in particolare in presenza di onde e correnti. Le acque dolci possono veicolare numerose infezioni ed infestazioni parassitarie (leptospirosi, legionellosi, shigellosi, criptosporidiosi, ciclosporiasi, amebiasi) e andrebbero perciò evitate. Anche in ambiente marino, soprattutto nei paesi tropicali, possono essere presenti microrganismi potenzialmente pericolosi. VACCINAZIONI È compito del pediatra verificare che il bambino abbia eseguito le vaccinazioni obbligatorie e consigliate in base all’età. Il calendario vaccinale per l’età pediatrica attualmente in uso in Italia prevede la somministrazione della prima dose antidifterite-tetano-pertosse acellulare (DTPa), antiepatite B, antipoliomielite tipo Salk (IPV) e antiHaemophilus influenza b (Hib) a partire dal compimento del 2° mese di vita, con seconda e terza dose rispettivamente nel 5° mese e 11°-12° mese. A partire dal 12° mese può essere effettuata la vaccinazione antimorbillo-parotite-rosolia (MPR), a 5-6 anni di vita è prevista la quarta dose della vaccinazione antipoliomielite e il richiamo di DTPa e MPR. Il successivo richiamo della vaccinazione antidifterite-tetano viene effettuata a 1415 anni con preparato per adulti (dT). Le vaccinazioni contro lo pneumococco e il meningococco C con vaccino coniugato, sicure ed efficaci già nelle prime epoche di vita, si possono somministrare a partire dai 2 mesi con 3 dosi a distanza di quattro set- timane. Una 4a dose è raccomandata nel secondo anno di vita contro lo pneumococco. La vaccinazione contro la varicella può essere eseguita a partire dai 12 mesi di vita. L’opportunità di eseguire vaccinazioni specifiche va valutata in base alla destinazione di viaggio, tenendo presenti fattori quali l’età del bambino, la stagione, la durata e la tipologia del viaggio. Per l’ingresso in alcuni paesi viene richiesta un’immunizzazione contro specifi- che malattie indipendentemente dal paese di origine. La vaccinazione contro l’epatite A deve essere proposta a tutti i bambini le cui destinazioni sono zone ad alta o a media endemia e può essere effettuata a partire dai 6 mesi di vita. Lo schema vaccinale prevede 2 dosi a distanza di sei mesi, la vaccinazione andrebbe effettuata almeno 4 settimane prima di intraprendere il viaggio. Il vaccino per il tifo è raccomandato per bambini che viaggiano in aree endemiche che non soggiornano in strutture turistiche. Il vaccino vivo attenuato (ceppo Ty21a) è somministrato per via orale in 3 dosi a due giorni di intervallo e l’immunità compare dopo sette giorni dall’ultima dose; può essere somministrato dopo i 3 mesi di vita. La meflochina, utilizzata nella profilassi della malaria, e alcuni antibiotici possono interferire con la crescita del vaccino vivo attenuato da somministrare, pertanto, 24 ore prima di questi farmaci. Il vaccino parenterale è costituito dall’antigene polisaccaridico Vi (ViPSC): secondo il preparato in commercio può essere somministrato dai 2 anni e dai 5 anni. La febbre gialla è riportata in Sudamerica e nell’Africa sub-sahariana. La vaccinazione non va effettuata in bambini d’età inferiore ai 4 mesi e, se possibile, è consigliabile somministrarla non prima dei 9 mesi per minimizzare i rischi di encefalite postvaccinica. Deve essere eseguita almeno 10 giorni prima di intraprendere un viaggio e ha una validità di 10 anni. Alcuni paesi richiedono il certificato di vaccinazione contro la febbre gialla indipendentemente dal paese di origine. L’encefalite da morso di zecca (TBE) è presente in alcuni paesi dell’Europa centro-settentrionale (Austria, Repubblica Ceca, Stati Baltici) e nella Federazione russa nella stagione estiva in aree rurali e forestali fino a 1000 metri di altitudine. La vaccinazione con virus inattivato deve essere proposta per viaggi di lunga durata (almeno 3 settimane) se è previsto un soggiorno in aree a rischio. La schedula vaccinale, da utilizzare in soggetti di età superiore ai 12 anni, è di tre dosi, la prima al tempo 0, la seconda 1-3 mesi dopo e la terza 9-12 mesi dopo la seconda dose. Un’immunizzazione rapida può comunque essere effettuata con schedula ai tempi 0-7-21 giorni, con una dose di richiamo a distanza. L’encefalite giapponese è presente nell’Asia sudorientale, in Cina, Russia e nel subcontinente indiano. La vaccinazione è indicata per i soggetti che si recano per almeno 3-4 settimane in zone endemiche durante la stagione delle piogge e per tutti coloro che si recano in aree epidemiche indipendentemente dalla durata del viaggio. Non esistono studi di efficacia e sicurezza del vaccino sotto i 12 mesi di vita. La schedula vaccinale con vaccino inattivato comporta tre dosi ai tempi 0-7-30 giorni e l’ultima dose va effettuata almeno 10 giorni prima di recarsi in un’area a rischio. Una schedula veloce può essere praticata ai tempi 0-7-14 giorni. La vaccinazione contro la rabbia è raccomandata in soggetti che si recano per periodi superiori al mese in aree rurali di paesi in via di sviluppo, dove l’infezione si trasmette principalmente attraverso il morso di cani e gatti infetti. La vaccinazione è particolarmente utile per viaggi in paesi dove la profilassi postesposizione può essere ritardata e specialmente per le aree dove le immunoglobuline non sono disponibili. Il vaccino può essere somministrato a partire dall’anno di vita e sono previste tre dosi ai tempi 0-7- 21 o 28 giorni. In caso di morso di animale sospetto, anche nel bambino vaccinato è necessaria un’accurata igiene della ferita e il richiamo della vaccinazione, non è invece necessaria la somministrazione di immunoglobuline specifiche. Epidemie di meningite meningococcica sono frequenti nei paesi dell’Africa sub-sahariana, in particolare nella stagione secca, ma anche in India e Nepal e la vaccinazione è obbligatoria per l’ingresso in Arabia saudita per i pellegrini diretti alla Mecca. La vaccinazione quadrivalente contro i sierotipi A, C,Y e W-135 è poco immunogena nei bambini d’età inferiore ai 2 anni di vita. Tuttavia, considerato che la maggior parte delle epidemie nei paesi in via di sviluppo è sostenuta dal sierotipo A, per viaggi con tale destinazione può essere indicata anche nelle prime epoche di vita. Vista la scarsa risposta immune, nei bambini di età inferiore ai 4 anni che soggiornano per lunghi periodi in aree a rischio la vaccinazione deve essere richiamata annualmente. Problema, questo, che potrà quanto prima essere superato dalla commercializzazione del nuovo vaccino quadrivalente coniugato. La vaccinazione antinfluenzale deve essere proposta per viaggi in aree dove è in corso l’epidemia stagionale, soprattutto per bambini con patologie croniche, ricordando che nell’emisfero australe l’epidemia si verifica nel periodo estivo e che la composizione del vaccino può variare rispetto a quello utilizzato in Italia per possibile diversità dei ceppi epidemici. Per quanto riguarda la tubercolosi, la vaccinazione non viene routinariamente consigliata. Può essere presa in considerazione per soggiorni per periodi protratti in aree ad alta endemia. Nei bambini che hanno soggiornato per periodi prolungati in aree a rischio è comunque indicata l’esecuzione della prova tubercolinica a distanza di 4-8 settimane dal viaggio. MALARIA Ogni anno più di 10.000 casi di malaria vengono importati in aree non endemiche: oltre metà dei decessi interessano casi che non hanno eseguito alcuna profilassi o casi in cui sia stata eseguita in maniera inadeguata. La malattia mostra un decorso particolarmente severo in età pediatrica. Il rischio di contrarre la malaria è variabile da paese a paese e, nell’ambito della stessa area geografica, esistono differenze sostanziali in base alla stagione, all’altitudine o al fatto che si risieda in aree urbane o ancora rurali. Le misure generali che riducono il rischio di esposizione dell’Anopheles, la zanzara che trasmette l’infezione, sono particolarmente importanti nei bambini piccoli, in questa fascia d’età infatti non è sempre possibile eseguire un’adeguata chemioprofilassi sia per gli effetti collaterali sia per la difficoltà di assumere i farmaci. Bisogna in primo luogo evitare di uscire all’aperto tra l’alba e il tramonto, indossare abiti di colore chiaro che coprano braccia e gambe. Sono preferibili ambienti chiusi provvisti di aria condizionata, alle finestre e intorno al letto vanno di- sposte zanzariere impregnate di insetticidi (permetrina, deltametrina e altri piretroidi). Tra i repellenti insettifughi, il più sicuro ed efficace è la dietiltoluamide alla concentrazione del 35% per gli adulti. È importante, però, non applicarlo in prossimità degli occhi, delle labbra e sulle parti delle mani che possono avere contatto con le labbra. La profilassi farmacologica deve tener presente le specie parassitarie prevalenti nell’area e il livello di resistenza ai farmaci antimalarici; le molecole utilizzate, salvo restrizioni correlate all’età del bambino, sono quelle indicate nell’adulto. La clorochina rimane il farmaco di prima scelta per bambini di tutte le età per viaggi in aree Plasmodium falciparum clorochino-sensibili ed è ben tollerata. Gli effetti collaterali principali comprendono disturbi gastrointestinali, cefalea, vertigini e visione offuscata. In aree endemiche per Plasmodium falciparum clorochino-resistente la meflochina è il farmaco di prima scelta e può essere somministrato a bambini d’età superiore ai 3 mesi. L’impiego è sconsigliato in bambini con epilessia, disturbi neuropsichiatrici o della conduzione cardiaca. Per le destinazioni dove è segnalata multifamacoresistenza si può utilizzare la doxiciclina in bambini di età superiore agli 8 anni. Una valida alternativa è rappresentata dall’atovaquone-proguanil, somministrabile in bambini di peso superiore ai 5 chilogrammi. Effetti collaterali della doxiciclina comprendono disturbi gastrointestinali, fototossicità cutanea e candidiasi vaginale nelle adolescenti, mentre l’atovaquone-proguanil può causare dolori addominali, nausea, vomito e cefalea. Diarrea del viaggiatore Un problema medico estremamente rilevante nel bambino che viaggia è la diarrea del viaggiatore, che colpisce molto frequentemente i bambini che, provenendo da paesi industrializzati, visitano aree con livello igienico inferiore. Si stima un’incidenza di diarrea acuta nelle prime due settimane di viaggio intorno al 40%, mentre il 30% è invece il dato osservato per viaggi di qualsiasi durata. La diarrea del viaggiatore in età pediatrica mostra un decorso più lungo e più severo rispetto all’età adulta. Il paese di destinazione rappresenta il primo e il più importante fattore di rischio per l’infezione: Africa, Asia (eccetto Giappone e Singapore), America latina e parte del Medioriente rappresentano destinazioni ad alto rischio con tassi d’incidenza variabili tra il 20 e il 90%. Anche il periodo dell’anno in cui ci si reca in tali paesi può essere determinante, essendo generalmente la stagione estiva e il periodo delle piogge ulteriori fattori di rischio. Per quanto riguarda invece i fattori di rischio legati all’ospite, la diarrea del viaggiatore risulta essere un problema sanitario particolarmente importante nei primi due anni di vita e nei ragazzi d’età superiore ai 15 anni. I bambini piccoli contraggono più frequentemente la malattia a causa sia della relativa immaturità del sistema immunitario sia della naturale propensione all’esplorazione dell’ambiente circostante, mentre i ragazzi e gli adolescenti a causa dello stile di vita più avventuroso e dalla minore percezione dei rischi legati al consumo di cibi o di bevande non sicuri. La diarrea del viaggiatore è poi una patologia osservata più frequentemente in pazienti affetti da disordini gastrointestinali di base o cronicamente trattati con farmaci antiacidi, come gli antagonisti dei recettori H2 o gli inibitori di pompa protonica. Per quanto riguarda l’eziologia, le infezioni sono sostenute in primo luogo da agenti batterici e, tra questi, ceppi di Escherichia coli enterotossigeno sono i più frequentemente identificati (40- 70% dei casi). Altri microrganismi responsabili sono rappresentati da Campylobacter jejuni, Salmonella spp, Shigella spp, Aeromonas hydrophila. I virus norwalk e i rotavirus sono responsabili rispettivamente del 10-15% e 5-10% dei casi. Più raramente sono chiamati in causa i protozoi: Giardia lamblia, Entamoeba histolytica, Cryptosporidium parvum, Cyclospora cayetanensis. I sintomi compaiono generalmente nella prima settimana di soggiorno e sono comunemente caratterizzati da diarrea più frequentemente acquosa associata a vomito, dolori addominali crampiformi e febbre, tenesmo, emissione di feci mucose e/o ematiche, con risoluzione spontanea nella maggioranza dei casi nel giro di pochi giorni. Fondamentale è la prevenzione, in primo luogo legata al consumo di acqua sicura. È importante bere solamente acqua contenuta in bottiglie sigillate e, in mancanza di queste, l’acqua deve essere sterilizzata mediante ebollizione o attraverso trattamenti chimici. Il processo di microfiltrazione non è, invece, sicuro poiché alcuni agenti virali (HAV, rotavirus) non vengono eliminati; acqua non contaminata deve essere anche utilizzata anche per la preparazione degli alimenti e per l’igiene personale. I bambini devono evitare di assumere verdura cruda e frutta non sbucciata, carne e pesce crudi, ghiaccio, latte non pastorizzato e prodotti caseari di produzione artigianale, nonché molluschi. È raccomandabile, inoltre, evitare il consumo di cibi preparati da venditori ambulanti. Non è consigliato prevenire l’infezione con l’uso routinario di farmaci antidiarroici. Utile può essere, invece, la somministrazione profilattica di probiotici. Sempre a scopo preventivo, sono in fase di realizzazione due vaccini anti-ETEC: un vaccino orale per la somministrazione a bambini di età superiore a 2 anni e un vaccino transcutaneo, somministrato tramite applicazione cutanea di cerotto. Essendo la disidratazione il principale problema nei bambini con sintomatologia gastrointestinale, alla comparsa dei sintomi è necessario somministrare le soluzioni reidratanti orali, facilmente reperibili anche nei paesi in via di sviluppo. È compito del pediatra, durante l’incontro con la famiglia prima della partenza, insegnare ai genitori a riconoscere prontamente i segni della disidratazione e a somministrare le soluzioni reidratanti orali, nonché ad identificare gradi severi di disidratazione che richiedono invece un’immediata valutazione medica. Per quanto riguarda la terapia farmacologica, farmaci antiperistaltici come la loperamide non devono essere utilizzati in età pediatrica, perché possono causare distensione addominale, ileo paralitico e sintomi neurologici. L’utilizzo della terapia antibiotica per la diarrea del viaggiatore nel bambino è controverso ed i dati ad oggi dispo- nibili sono il risultato di estrapolazioni dalle raccomandazioni per gli adulti. Attualmente l’antibiotico di scelta è rappresentato dall’azitromicina, farmaco sicuro, ben tollerato e di facile somministrazione. Tratto dall’articolo del Prof. Gian Vincenzo Zuccotti (Clinica Pediatrica, Università di Milano)