A. Corretti, Entella - Edificio Medievale

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ANNALI
DBLLA
SCUOLA NORMALE
SUPERIORE DI PISA
CLASSE DI LETTERE E FILOSOFIA
SERIE III
VOLo XX, 2-3
PISA 1990
SOMMARIO
G. NENCI
o. MUSSO
s.
Una dedica di Creso a Delfi?
p.
367
SU una kylix tarentina e un frammento di Alceo
p.
371
p.
375
Contributo allo studio di Pisa antica: materiali provenienti da recuperi di ambito urbano
STORTI
Metoikismos-metaphora di poleis in Sicilia: il caso dei
Geloi di Phintias e la relativa documentazione epigrafica
G. MANGANARO Due studi di numismatica greca
M. G. CANZANELLA - s. DE VIDO - s. DI NAUTA - P. F. FABBRI - R . GUGLIELMINO C. MICHELINI - D. MORESCHINI - M. C. PARRA Entella. Relazione preliminare della campagna di scavo 1988
P. BAROCCHI - G. GAETA BERTELÀ Danni e furti di Giuseppe Bianchi in
Galleria
V. GIACCHÉ Note sui significati di 'libertà' nei Lineamenti di filosofia
del diritto di Hegel
F. FERGONZI Storia e fonti del Figliuol prodigo di Arturo Martini
B. STASI Ungaretti critico di Leopardi
E . NAPOLI Probabilistic and Dual Aspect Semantics
P. ACQUAVIVA La hmzione sintattica delle marche morfologiche di lenizione e nasalizzazione in antico irlandese
G. MANGANARO
p.
391
p.
409
p.
429
p.
553
p.
569
p.
603
p.
647
p.
675
p.
695
ENTELLA - CAMPAGNA DI SCAVO
1988
439
RELAZIONE PRELIMINARE
DELLA CAMPAGNA DI SCAVO 1988
1_ Edificio medievale (SAS 1-2)
1. La campagna di scavo del 1988-1989 si prefiggeva, come scopo iniziale, una migliore comprensione delle strutture e della cronologia dell'edificio medievale, comunemente
denominato 'casale' (SAS 1)1.
1.1. Stratigrafia. Si sono scavati l'ambiente XI, per almeno due terzi della sua estensione, e l'ambiente XII (tav. XCI).
La situazione stratigrafica è per il momento semplice, e
si correla con quanto noto per l'ambiente IX 2: sotto un livello di crollo di pietre, pertinenti a strutture murarie (US
70/71, 78/94), troviamo negli ambienti XI e XII un consistente strato di tegole in crollo (US 83/85, 101), che però nell'ambiente XI (US 83/85) non copre tutta l'area; scendendo si incontrano livelli pavimentali realizzati, nelle varie strutture,
in tecniche diverse: cocciopesto (US 72) nell'ambiente IX, basolato (US 102) nell'ambiente XII, semplice calpestio in terreno gessoso (US 84) nella parte finora scavata dell'ambiente
XI. Di notevole interesse, per il proseguimento della ricerca,
l'affioramento di strati pertinenti a fasi anteriori del complesso, che confermerebbe precedenti osservazionP. In parl Alla campagna 1988-1989 hanno partecipato le dotto M. Gargini e S.
Storti, apportando un prezioso e competente aiuto in tutte le fasi dello scavo e
della sistemazione dei reperti; i rilievi sul terreno, i disegni del materiale e parte delle fotografie sono opera del geom. C. Cassanelli. A tutti va il mio ringraziamento.
Con la campagna di scavo 1988-1989 i due saggi di scavo (SAS l al 'casale'
e SAS 2 al 'castello') sono stati unificati (SAS l). Per le relazioni preliminari dal
1983 in poi cf. Entella 1986, 1078-1079, 1089-1093, 1096-1099; Entella 1988,
1491-1495.
Il termine 'casale', che normalmente indicherebbe un piccolo centro autonomo, legato ad attività produttive (cf. D'ANGELO 1971, 54-62), viene qui adoperato escl usivamente in riferimento ad un edificio piuttosto complesso, destinato probabilmente ad ospitare più nuclei familiari tra loro imparentati, sul tipo
di quelli descritti da Fentress (1987, 47-68).
2 Cf. Entella 1988, 1494.
3 Entella 1988,1494; cf. Entella 1986, 1089-1093.
440
AUTORI VARI
ticolare nell'ambiente XII il basolato non occupa tutta la superficie ma si interrompe lungo il muro US 57, presentando
una lacuna riempita di terreno bruno, sciolto (US 117), che è
stato asportato, mettendo in luce un sottostante livello di
terreno gessoso, compatto, con coppi di età classica in caduta (US 119). Anche nell'ambiente XI, in una lacuna del livello
pavimentale US 84 (US 86), affiorano materiali di copertura
di epoca classica oltre a frammenti, in connessione, di
un'anfora punica (tav. XCIII, 2), e si nota anche come, nell'ambiente IX, il cocciopesto si appoggi da un lato ad un muro successivamente rasato e tagliato dalla canaletta US 121;
anche il basolato US 102 riutilizza, nel lato NE dell'ambiente XII, il muro US 120 debitamente rasato.
1.2. Le strutture. Dal punto di vista della tecnica edilizia
ben poco possiamo dire, dato che l'alzato dei muri è conservato solo in piccola parte. Si tratta di muri a doppio paramento, in pietre di piccole e medie dimensioni, grezze, con
numerosi frammenti di tegole o pithoi usati come rinzeppature o per creare, in certi punti, uniformi piani di posa. Non
mancano grossi blocchi, generalmente di reimpiego, negli
angoli e nelle giunture dei muri. Attualmente le pietre sono
legate da terreno fortemente gessoso 4 •
Lo spessore dei muri varia, ma si attesta intorno a due
valori più comuni, 60-80 cm e 100-110 cm. ~i può pensare
che i muri più grossi fossero destinati alla recinzione dell'e4 Per le colonne reimpiegate negli angoli cf. Entella 1988, 1943-1944. Sulle
tecniche edilizie di alcuni centri della Sicilia medievale cf. D'ANGELO 1986,
295-317. Confronti puntuali si trovano in FENTRESS 1987, 51 , fig. 2; cf. anche FILANGERI 1984, 119-124, fig. a 123 (è simile oltre alla mura tura, anche la presenza
di muri addossati l'uno all'altro, segno di due fasi successive o di una particolare tecnica costruttiva, che appoggiava il muro di recinzione al muro dell'ambiente). Un rapido esame delle tecniche costruttive dell'abitato di Brucato (Brucato 1984, II, 713-726) permette di riconoscervi una maggiore 'rusticità' rispetto
al 'casale' entelIino, dove appare una maggiore cura nella giuntura delle pietre
e dei muri.
Occorre tuttavia ricordare che probabilmente, all 'interno di consuetudini
nella tecnica edilizia, facenti parte del patrimonio complessivo della cultura
materiale del mondo islarnico, e che quindi giustificano i confronti con insediamenti islamici in aree diverse, un certo spazio di originalità doveva essere necessariamente lasciato in considerazione dei diversi materiali disponibili: Entella, ad es., permetteva di usufruire di abbondanti quantità di blocchi già lavorati, anche di grosse dimensioni, oltre che di tegole antiche per regolarizzare i
filari; anche la pietra gessosa che costituisce la Rocca d'Entella (cf. Entella
1988, 1471-1479) fornisce materiale di facile impiego, oltre alla possibilità di
adoperare il gesso come cemento.
ENTELLA - CAMPAGNA DI SCAVO
1988
441
dificio, o a sostenere un piano superiore s. Tra i pavimenti si
segnala il basolato US 102 nell'ambiente XII (tav. XCV, 1); le
basole, irregolari o rozzamente squadrate, sono giuntate
senza particolare cura e non sembrano poggiare su un livello di 'preparazione': si potrebbe pensare che siano materiali
di reimpiego da una pavimentazione stradale. Gli ambienti
finora messi in luce permettono di confermare quanto già
osservato altrove riguardo a certe tendenze nell'edilizia abitativa islamica 6. Osserviamo infatti che gli ambienti sono
sviluppati longitudinalmente, avendo un'ampiezza media
piuttosto ridotta, tra i 2 e i 3 m (tav. XCI) e hanno l'accesso
preferibilmente verso la metà del lato lungo. È evidente la
preoccupazione di evitare luci troppo ampie per sistemi di
coperture piuttosto semplici7. L'ambiente XI, assai più esteso degli altri (almeno m 7,5 X 12), sarà stato allora un cortile su cui si affacciavano gli ambienti circostanti; non osta a
ciò la presenza di un crollo di tegole lungo il suo lato SE,
dove, ad es., poteva trovarsi una tettoia.
Di notevole interesse il ritrovamento di una canaletta a
sezione rettangolare, con struttura in piccole pietre e into5 Effettivamente, in corrispondenza dei muri più stretti, abbiamo trovato
i crolli di coperture in tegole sul livello pavimentale, segno che non vi era un
piano rialzato. Inoltre, quando constatiamo la presenza di un muro addossato
ad un altro, notiamo anche che lo spessore del più antico si attesta generalmente sui 60-70 cm, che diventano 100-110 con l'aggiunta del secondo muro; sembra
quasi che i costruttori arabi avessero dei valori standard di spessore a seconda
delle diverse necessità costruttive (ad es., a seconda che il muro sostenesse un
tetto a tegole o una volta in muratura, o anche un primo piano). In FENTRESS
1987, 55 fig. 4 (Setif, edificio I) il muro esterno 88 ha effettivamente uno spessore maggiore degli altri. Anche nelle abitazioni medievali messe in luce a Marsala (VALENTE-KENNET-SJORSTROM 1989, 613-636) il muro 15, che delimita il complesso a N, e a cui si appoggiano gli altri muri divisori, è costruito con intenti
di maggior solidità.
A Setif la presenza di un piano rialzato sembra costituire un unicum (FENTRESS 1987, edificio X), e a Brucato una eventuale sopraelevazione viene praticamente esclusa (Brucato 1984, II, 725: «Il est important d'y insister: les maisons de Brucato étaient habitées au niveau du sol et seulement à ce niveau »),
ma si tratta, in quest'ultimo caso, di modelli costruttivi (casa terrana) completamente diversi rispetto a quelli adottati ad Entella.
6 La migliore messa a punto in questo campo è per il momento il lavoro
di E. Fentress (1987), cui si rimanda per considerazioni generali e confronti; si
aggiunga anche la testimonianza dell'abitato di Djebel Seis, in Siria (SAUVAGET
1939,247-251), e, da ultimo, POISSON 1990, 199-205 (sulle case dell'abitato medievale di Calathamet). Anche a Segesta i recenti scavi della Scuola Normale Superiore di Pisa hanno messo in luce case medievali dalle caratteristiche costruttive analoghe a quelle degli edifici entillini qui considerati.
7 Cf. FENTRESS 1987, 54. Anche a Monte Iato e a Marsala (cf. VALENTEKENNET-SJOSTROM 1989, 613-636) le dimensioni dei vari ambienti sono limitate.
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AUTORI VARI
nacatura impermeabilizzante, coperta di mattonelle medievali delle quali una sola in sito (tav. XCV, 2). Il tratto finora
messo in luce ha andamento E-O, e attraversa in diagonale il
cortile XI, dopo aver tagliato un muro più antico.
1.3. I materiali medievali. Documentano le fasi di vita
dell'edificio.
US 100 (crollo di strutture nell'ambiente VIII).
1) Inv. EN 22 (tav. XCII, 1-2). Denaro in mistura.
DI Croce patente, F·IPERATOR +
RI Aquila con ali spiegate, testa a s. e corona imperiale nel giro della legenda, R·EX SICIL.
Diam. mm 17,5; peso gr 0,79.
Cf. CNf 1939, 200 nr. 33, tav. IX, 9 (zecca di Brindisi, 1221);
SPAHR 1976,196 or. 107 (prob. zecca di Messina, 1221).
US 83 (crollo di tegole nell'ambiente XI).
1) Inv. EN 25 (tav. XCII, 3-4). Denaro in mistura.
DI Croce patente, F·IPERATOR +
RI Testa coronata di Federico di fronte, REX IERL' ET·SICIL'.
Diam. mm 18; peso gr 0,70.
Cf. CNf 1939, 201 nr. 44, tav. IX, 14; SPAHR 1976,197 nr. 112
(che però legge REX IERL'M·SICIL') (zecca di Brindisi, 1225).
US 83
contatto US 84 (tra crollo di tegole e livello pavimentale nell'ambiente XI).
1) Inv. E 1496 (tav. XCII, 5). Anfora à cannelures, ricomposta
da più frr. Si conservano parte del collo, della spalla e della pancia
e un'ansa. Due solchi orizzontali tra collo e spalla; ansa a sezione
ovale, tra la base del collo e l'attacco tra spalla e pancia. Cannelures su collo, parte della spalla e pancia; linee di tornio, marcate, su
tutta la superficie interna. Pasta rosata, tendente al violaceo in superficie interna, schiarita, fino al color crema, in superficie esterna, dura.
Alt. cons. 71.
Cf. AA.VV. 1971, fig. 156 (dai materiali del casale di Piazza Armerina, ante 1161); D'ANGELO s.d., figg. 3-5; PURPURA 1985, 132 fig.
10 (scarti di fornace utilizzati nella costruzione della volta della Zisa, seconda metà XII sec.); GABRIEU-SCERRATO 1979, nr. 284 (anforetta da Piazza Armerina, ante 1161); Brucato 1984, I, 266-277 (Amphore 4, XI-XII sec.); Studia fetina II 1984, tav. 30, 2 (da uno strato
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1988
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della fine XII - inizio XIII sec. , con moneta di Enrico VI e Federico
II del 1196); PURPURA 1985,132, fig. lO.
US 102 (basolato nell'ambiente XII)
1) Inv. nr. E 2050 (tav. XCII, 6). Parte di macina in pietra lavica. Presenta un foro passante al centro, e un altro foro passante
nell'appendice semicircolare per la rotazione; una superficie è convessa, l'altra è lievemente concava, con linee radiali incise. La macina era reimpiegata nel basolato US 102; nel corso di ricognizioni
nell'area dell'abitato ne sono stati rinvenuti altri esemplari, integri
o frammentari.
Diam. 44,5-39,5; spesso5,5 .
Cf. Brucato 1984, I, 160, ph. 59 (dall'edificio V, suolo 3/4); 182,
ph. 76 (dall'edificio XXVI, ambiente Ovest, suolo 3/4); per altri frr.
cf. ibid., I, 522, tav. 94; ISLER 1988, 52 e fig. 44 (a Monte Iato, macine riutilizzate nel pavimento medievale della casa a peristilio 2).
Cf. anche PURPURA 1985, 130, 131 foto 7 (la foto della macina, bivalva, non consente tuttavia di stabilire esatti confronti).
1.4. I materiali di epoche anteriori. Documentano precedenti fasi di vita nell 'area.
US 84 (livello pavimentale nell'ambiente XI).
1) Inv. EN 23. Moneta in bronzo. Quattro scheggiature lungo il
bordo; bordo pedinato.
DI Testa di Helios a d.;
RJ Dea assisa con phiale e cornucopia; legenda ENTELLINroN
Diam. mm 22; peso gr 8,16.
Cf. HEAD 1911, 138. Si tratta di una delle emissioni di L. Sempronio Atratino, luogotenente di M. Antonio al tempo della guerra
contro Sesto Pompeo.
US 121 (struttura della canaletta sotto l'ambiente XI).
1) Inv. E 2051 (tav. XCIII, 4-5). Fr. di capitello ionico-siciliano
in calcarenite fossilifera. È conservata una voluta angolare, con
due palmette a 5 foglie nascenti dalla base inferiore della voluta,
parte dell'abaco decorato in basso da kyma ionico, parte del fusto
scanalato con collarino liscio; sul collarino, incisioni verticali in
corrispondenza di alcuni spigoli delle scanalature. Il blocco, spianato su di un lato, è stato reimpiegato nella canaletta medievale e
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AUTORI VARI
rivestito di intonaco. Il capitello è piuttosto rovinato, e gli elementi decorativi non sono più leggibili nel loro modellato; le volute sono a rilievo, e somigliano a girali; non si riesce a individuare la
forma del calice delle palmette, né si notano tracce di stucco o di
policromia.
Il reperto trova confronti numerosi e puntuali nella Sicilia ellenistica, nell'ambito di una classe di materiali architettonici datata tra il III e il II sec. a.c.
Alt. cous. 34.
Cf. DELBRUECK 1912, 155-157; GABRICI 1935, tavv. XL-XLI; ZUNO
1941 a, 97-111; ZIINO 1941 b, 39-60; CULTRERA 1943, 119-124 (con bibliogr. precedente); PICARD 1952, 121-122; FERRON-PICARD 1955,
55-57, nr. 90, tavv. LIV-LV (da Cartagine, museo Lavigérie); ISLER
1981, 69, fig. 31; ISLER 1983, 25 fig. 19; Lilibeo 1984, 157, nrr.
182-183; TusA 1985, 33-48, 41 fig. 4.
US 86 (riempimento della lacuna nel calpestio US 84)
1) Inv. E 1712 (tav. XCIII, 2). Fr. di spalla e parte della pancia
di anfora punica 'a siluro'. Pasta rosata, assai più chiara in superficie esterna, piuttosto dura, porosa. Anse a orecchio impostate al
passaggio tra spalla e pancia. Non essendo conservato l'orlo è difficile una collocazione tipologica precisa; l'esemplare tuttavia rientra nella categoria di anfore puniche di età ellenistica.
Alt. cous. 27.
US 65 (crollo a NE del muro US 54, all'esterno del casale)
1) Inv. E 932 (tav. XCIII, 1). Fr. di mosaico pavimentale in tessere bianche, di 6,2 X 5,5 max.
US 83 (crollo di tegole nell'ambiente XI)
1) Inv. E 933 (tav. XCIII, 3). Accetta in pietra bluastra (probabilmente serpentino). Scheggiatura ad una estremità del taglio. La
parte più vicina al taglio presenta una leviga tura accurata, mentre
il tallone è picchiettato, per garantire una maggiore aderenza al
collante nell'immanicatura. Il reperto è databile all'epoca neolitica.
Lungh. 9; largh. del taglio 5.
US 103 (crollo di pietre nell'ambiente XI = US 70)
1) Inv. E 221 (tav. XCIV, 1). Fr. di testina fittile con polos, a
ENTELLA - CAMPAGNA DI SCAVO
1988
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stampo. I capelli sono divisi da una scriminatura centrale in due
bande inclinate. Volto ovale, bulbi oculari appena accennati; due
orecchini ai lati del volto. Manca parte del polos; la figura è rotta
all'altezza del collo. La superficie è molto rovinata, e non è più leggibile il modellato delle labbra, il movimento delle ciocche, il disegno degli occhi.
Pasta M. 5 YR 6/6, piuttosto tenera, poco porosa, con numerosi piccoli inclusi rossastri, molte piccole lamelle di mica.
Alt. 4,5; largh. 4.
Cf. indicativamente ORSI 1907, 567 fig. 384 (da Predio Ventura,
forse fine V sec. a.C.); MARCONI BovIO 1930, 87 fig. 21 (da Agrigento,
V sec. a.c.); HIGGINS 1954, nr. 1185 (da Licata, inizi IV sec. a.c.); nr.
1275 (da Taranto, fine V sec. a .C.); AOAMEsTEANu-ORLANDINI 1962,
354 fig. lO (da Gela, V sec. a.C.); CAPORUSSO 1975, nr. 75 (da Agrigento, seconda metà V sec. a.c.); nr. 79 (probabilmente siceliota, fine
V sec. a.c.); OCHNER 1983, 80 nr. 31.
US 118 (livello gessoso a NE del muro 120)
l) Inv. E 314 (tav. XCIV, 2). Testina frammentaria di statuetta
fittile femminile (tanagrina). Acconciatura c.d. 'cnidia', con scriminatura centrale e capelli raccolti in due ciocche che dalla fronte
scendono lungo le tempie e si raccolgono dietro la nuca; corona di
globetti applicati sulla capigliatura delicatamente accennata, sopra la fronte. Volto rettangolare, occhi incavati con indicazione
della pupilla; labbra chiuse, mento rigonfio, piega sul collo. La testa è lievemente volta a d . Rovinata parte della chioma sulla nuca
e sulla fronte; la statuetta è rotta all'altezza del collo. Matrice molto fresca; il modellato è ben leggibile. Tracce di colore rosso in vari punti della capigliatura. Pasta M. 7.5 YR 7/4, dura, compatta,
grigia nel nucleo, assai depurata.
Alt. cons. 4; largh. 2,6.
Cf. BESQUEs 1972, 23, D 113 (dalla Beozia, 300 a .c. ca., ma senza corona; uno dei migliori modelli di tanagrina); 29, D 149 (dalla
Beozia, primo quarto del III sec. a .c.), nr. 529 (per la corona di foglie intorno alla testa; si tratta comunque di un motivo decorativo
relativamente raro), nr. 535 (per la trattazione del volto, prassitelica, associata però a melon coiffure, III sec. a .c.); DE JULIISLOiAcoNo 1985, 378 nr. 463 (da Taranto, III sec. a.C.).
1.5. Dai pochi materiali preliminarmente esposti sopra
si vede come l'ultima fase di vita della struttura ben si colloca nella prima metà del XIII sec. (monete di Federico II), in
armonia quindi con quanto sappiamo dalle fonti storiche
circa le campagne di Federico II contro i ribelli arabi nel
1221 -1225 e nel 1243-1246. Nel crollo delle strutture si sono
446
AUTORI VARI
rinvenuti due grossi frammenti di pietre circolari, dure, a
grana molto fine, con foro passante centrale e nette tracce
di levigatura sul bordo esterno, che sono state probabilmente impiegate come mole per metalli; anche ammettendo un
loro reimpiego nei muri, documentano comunque un'attività
artigianale nell'area del 'casale'.
Passando ai materiali più antichi notiamo la presenza
del capitello ionico-siciliano, di piccolo formato e purtroppo
molto rovinato. Come indicato sopra, il reperto si colloca in
una serie di attestazioni che ha il suo centro nella Sicilia ellenistica, dove sembra essere nato il tipo 8. Mancano finora
basi sicure per una cronologia del capitello ionico-siciliano 9 :
il nostro esemplare può comunque rientrare nella copiosa
documentazione materiale di età ellenistica e romana già segnalata sul sito; insieme al frammento di mosaico ci indizia
la presenza di un edificio con caratteristiche di lusso, forse
una villa come quella di Monte Iato (dalla quale proviene peraltro un capitello perfettamente conservato assai simile al
nostro).
Desta curiosità infine il rinvenimento di un'accettina in
pietra levigata tra le tegole del crollo medievale: anche da
un livello d'uso nell'edificio superiore proviene un analogo
reperto, ma frammentato. Un altro esemplare, integro, (inv.
E 606) proviene dai livelli superficiali (US 201). Al di là di
un'intrusione meccanica in livelli non pertinenti si può anche pensare ad un cosciente riutilizzo, probabilmente a scopo apotropaico, di questi materiali in età medievale l0.
2. Si è poi proceduto al collegamento dei due edifici,
8 Cf. l'ancora utile lavoro di V. Ziino (1941 a), che riprende alcuni spunti
di R. Delbrueck (1912, 155-159, 156).
9 Cf. DELBRUECK 1912, 157; ZnNo 1941 a, III n. 57; purtroppo le ricerche
successive non hanno aggiunto molto per una possibile cronologia: cf. ad es.
CULTRERA 1943, 119-124, dove si descrivono materiali analoghi al nostro, facendo una ricca rassegna di reperti editi ed inediti, nessuno dei quali però è databile con sicurezza. Anche gli esemplari, accuratamente eseguiti e perfettamente
conservati, da Monte Iato (cf. ISLER 1981, 69 fig. 31; ISLER 1983, 25 fig. 19), provengono da una casa a peristilio che, nelle pubblicazioni finora comparse, viene
datata generalmente al periodo ellenistico.
IO Preme ricordare i preziosi consigli offertimi dai proff. A.M. Radmilli,
M. Grifoni Cremonesi, G. Cremonesi e dalla dott. G. Radi del Dipartimento di
Scienze Archeologiche dell'Università di Pisa, che qui ringrazio.
Un'indagine sul riutilizzo a scopo magico o apotropaico di manufatti pree protostorici potrebbe aprire insospettate prospettive di ricerca, e rivelerebbe
una diffusione di tali pratiche assai più vasta di quanto finora noto. A volte lo
ENTELLA - CAMPAGNA DI SCAVO
1988
447
praticando un saggio in profondità nel quadrato 7 D, in corrispondenza dello spigolo N dell'edificio superiore, e asportando gli strati di crollo lungo tutto il prospetto esterno del
muraglione US 230, che chiude a NO l'edificio.
2.1. La stratigrafia. Nel saggio in 7 D si sono individuati
vari livelli di crollo, relativi a strutture murarie e perciò
consistenti essenzialmente in pietre (US 78; US 87; US 91),
oppure dovuti al crollo di coperture in tegole, e quindi consistenti in livelli di coppi medievali (US 104; US 127). L'US
91 * è un livello di terreno fortemente gessoso, con gli stessi
componenti del soprastante US 91, dal quale si distingue per
la quota (l'US 91 * si trova infatti al di sotto della sommità
della risega US 110 del muro US 231); tra i due strati è poi
visibile, in sezione, un sottile strato di terreno gessoso, da
interpretare forse come un livello di calpestio. Un livello pavimentale in gesso compattato (US 115), con due lenti di argilla (US 114) e terreno misto a pietre e tegole (US 116) appare in fondo al saggio; un gradino (US 139) lo delimita a NO.
Lungo il muraglione la situazione è relativamente semplice: ad un crollo caratterizzato dalla presenza di pietre e
due accumuli di grossi conci di tufo, in un terreno ancora
bruno, sciolto, ricco di materie organiche (US 1), segue un livello contraddistinto dalla forte presenza di gesso nel terreno (US 87). Asportatolo si mette in luce questa situazione: in
prossimità del muraglione US 230 affiora la roccia di base
scopo apotropaico è immediatamente tangibile, come ad es. quando il manufatto è deposto in una tomba o incastonato come un gioiello, oppure collocato in
posizione particolare in un'abitazione; in altri casi l'oggetto rischia di finire tra
i 'reperti residuali'che semplicemente documentano frequentazioni anteriori.
Da ultimo cf. l'ampia raccolta di Cherici (1989), con bibliogr. precedente.
Per l'uso di ascie di pietra come amuleto contro la caduta del fulmine cf.
CARTAILHAC 1877; in generale cf. BELLUCCI 1898; BELLUCCI 1901,306 (le cuspidi di
freccia «si custodiscono religiosamente nelle abitazioni, allo scopo di difesa
contro scariche ulteriori, si portano addosso in occasione di temporali al medesimo fine, e si attribuiscono ad esse virtù soprannaturali, straordinarie .. . »);
BELLUCCI 1907, 18 (<< si ritiene formalmente che le punte del fulmine, rappresentate da armi ed utensili Iitici dell 'epoca preistorica, preservino da ulteriori scariche elettriche il possessore, la sua casa, le persone e gli animali che vi sono
raccolti ed abbiano un raggio di azione che può estendersi a sette case, poste
all 'intorno di quella su cui il fulmine è caduto »); PANSA 1927, 39; COCCHIARA
1928, 305-312; LAMING EMPERAIRE, 1964, 36-5 l, 209-210 (bibliogr. precedente).
Per la presenza di ascie in pietra levigata in tombe di età romana cf. BELLUCCI 1900, 15, 16,19; PIGORINI 1911, 135, 152; per un'ascia neolitica in una tomba cristiana di Siracusa cf. ORSI 1895, 16; PIGORINI 1896, 72.
448
AUTORI VARI
(trubi: US 135) su cui esso poggia, mentre sul lato opposto
appare un crollo di tegole medievali (US 134). Di un certo interesse la scoperta di una canaletta in blocchetti di tufo (US
131) per lo scarico dall'ambiente B dell'edificio superiore.
2.2. Le strutture. Il muraglione US 231 è stato messo in
luce per il suo intero prospetto, tranne che per un risparmio
lasciato nel quadrato 7 D. Esso si presenta come un'imponente struttura, per le cui fondazioni si è cercato lo strato di
roccia affiorante US 135 = US 111. Nel saggio in 7 D si nota
una risega di fondazione US 110 (tav. XCV, 3) sotto lo spigolo N. Il paramento esterno del muro US 230 presenta caratteristiche analoghe a quelle di altri edifici dell'occidente
musulmano l l : pietre rozzamente squadrate o solo sommariamente spianate su una faccia vengono messe in opera in
filari irregolari, livellati periodicamente da ricorsi di pietre
piane o frammenti di tegole (frequenti i frammenti di embrici antichi) o di pithoi. In alcuni casi viene inserito un blocco
di maggiori dimensioni, probabilmente di reimpiego; questo
avviene regolarmente agli angoli 12.
L'alzato è conservato per un'altezza limitata, ma è assai
probabile che l'edificio avesse almeno un piano superiore, in
cui si aprivano forse due o più aperture con stipiti ed arco
in conci di tufo: questi ultimi sono stati infatti rinvenuti in
due accumuli tra loro distinti e sono stati numerati e conservati dopo lo scavo (tav. XCVI, 1)13.
Un'apertura esisteva, a livello del terreno, dove adesso
c'è la canaletta US 131 (tav. XCVI, 2): per le dimensioni si
può pensare ad un accesso, successivamente otturato (US
238) in occasione della sistemazione a locale riscaldato dell'ambiente B dell'edificio superiore. La canaletta US 131 è
funzionale a questo utilizzo dell'ambiente B, e consiste in
blocchetti di tufo, squadrati, alloggiati in una cavità (US
137) nella roccia di base (US 135).
Cf. supra, n. 4.
Cf. Entella 1986, 1097 per 'un rocchio di colonna reimpiegato nell'angolo SO del muro US 231.
13 È anche possibile, ad es. , che i conci di tufo rinvenuti sopra la canaletta US 131 provengano da una copertura a volta dell'ambiente B o dall'alzato
de i due muretti US 251 e 252, in blocchi di tufo. Effettivamente numerosi blocchi e conci di tufo sono stati rinvenuti anche nel cro llo US 244 nell'ambiente B
dell'edificio superiore.
11
12
ENTELLA - CAMPAGNA DI SCAVO
1988
449
2.3. I materiali medievali.
US 91 * (livello di terreno al di sotto del calpestio corrispondente al muro US 231).
1) Inv. E 2052 (tav. XCIV, 4). Fr. di orlo di bacile emisferico con
orlo a breve tesa. Pasta M. 2.5 YR, 7/2, dura, porosa, con numerosi
piccoli inclusi bianchi e pochi inclusi rossastri. Smalto (?) verde, meno intenso sulla superficie esterna. Decorazione a linee gialle e brune radiali, sfumate, con effetti di colatura.
Alt. cons. 3,5; largh. cons. 10,8; spesso 0,7.
Non si sono trovati confronti precisi, ma il reperto rientra in
un'ampia gamma di prodotti con smalto verde e decorazione in bruno manganese, variamente disposta nel campo: cf. ad es. FERRONPICARD 1955, 42, nr. 37, tav. XIX; FERRON-PICARD 1960-1961 , 82, nr.
185, tav. XIII (da Cartagine).
2) Inv. nr. 1371 (tav. XCIV, 2). Fr. di ciotola con orlo a tesa appena accennata. Pasta M. 5 YR, 6/6, dura, poco porosa. Smalto (?) verde
chiaro in superficie interna, biancastro in superficie esterna. Decorazioni in bruno ad arabeschi nella vasca, e a gruppi di linee radiali
sull'orlo. Tracce di usura sull'orlo interno ed esterno.
Alt. cons. 2,6; largh. cons. 6; spess o 0,5.
La decorazione a gruppi di linee sull'orlo è frequente nei bacini
decorati in bruno su smalto (cf. ad es. BERTI-ToNGIORGI 1981, tav.
CXII nr. 67, tav. CXX, tav. CXXVI nr. 195).
La decorazione a banda di arabeschi delimitata da una sottile linea si trova, preferibilmente, in materiali del XII-prima metà XIII
sec. (BERTI-ToNGIORGI 1981, tav. CXXV, nr. (5), CXXI, nr. 256). Per
materiali da Cartagine cf. FERRON-PICARD 1955,40, nr. 22, tav. XIII.
3) Inv. E 1372. Fr. di fondo e parete di lucerna a vasca aperta,
con carena tra parete e fondo. Pasta M. 5 YR, 5/6, piuttosto dura,
compatta, con diversi piccoli inclusi bianchi. Vetrina assai consumata: ne rimane solo l'iridescenza; tracce di coloritura verde in due
punti sulla parete.
Alt. cons 2,1; spesso parete 0,5.
Esemplari simili provengono dalle fornaci di Agrigento, XIIXIII sec. (GABRIEU-SCERRATO 1979, nr. 278; FIORILLA 1985, 42-47), e dal
crollo della casa medievale nella cella del tempio di Afrodite a Monte
Iato (Studia fetina Il 1984, 135 nr. 89, 92; tav. 44, nrr. 89, 90-92).
US 96 (crollo di tegole in 7 D)
1) Inv. nr. 1298. Fr. di intonaco dipinto. Intonaco in grassello,
chiaro, con decorazioni in rosso mattone, nero, verde e giallo; non
450
AUTORI VARI
si riesce a individuare il motivo decorativo; i colori sono molto rovinati.
7,5 X 5 max.; spesso 1,3.
I pochi materiali qui descritti non permettono certamente di dare datazioni precise alle varie fasi di vita dell'edificio; può essere utile notare che i frammenti di lucerna
dall'US 91 * sono, per la forma, caratterizzata dalla piccola
carena tra fondo e parete, riconducibili agli esemplari pressoché integri rinvenuti nell'US 300, corrispondente all'ultima frequentazione dell'edificio superiore. Ciò parrebbe confermare quanto già proposto precedentemente 14 riguardo alla successione degli interventi edilizi sul sito: il muraglione
US 231, con la sua risega US 110, apparterrebbe ad un periodo relativamente tardo (indicativamente tra la fine del XII e
l'inizio del XIII sec.). La tamponatura (US 238) di un'apertura nel muro US 231, accompagnata dall'apprestamento a locale riscaldato dell'ambiente B, testimonia un'attività edilizia successiva al muro US 231, per cui occorre riconoscere
un certo intervallo di tempo tra la costruzione del muraglione e l'abbandono del sito nel 1246.
ALESSANDRO CORETTI
2. Edificio ellenistico (SAS 3)
Nell'area del saggio 3 si è proceduto inizialmente ad un
ampliamento dello scavo a livello superficiale (US 301-302)
in direzione N, al fine di individuare il perimetro dell'intero
edificio ellenistico. È stato cosÌ identificato il muro portante
di confine settentrionale (US 386), che non trova a S un chiaro elemento corrispondente, riferibile come quello alla fase
originaria: sembra probabile tuttavia che l'edificio si concludesse a meridione con la scala d'accesso US 332, come
già osservato in precedenza, oltre la quale sussistono strut-
14
Cf. Entella 1986, 1097-1098.
TAV.
XCI
CALPESTIO I N TERRA BATTUTA. GESSO . ARGILLA
COCCIOPESTO
ACCIOTTOLATO
~
.
'. . '
~
BASOLATO
Entella (PA). SAS 1. Pianta generale dello scavo. In basso a sinistra l'edificio superiore.
TAV .
2
3
4
5
6
Entella (PA). SAS l. 1·2. Denario di Federico Il dalla US 83. 3-4. Denario di Federico II dalla US
100. 5. Anfora 'a cannelures' dal cortile XI. 6. Macina medievale dal basolato US 102.
XCII
TAV.
XCIII
2
.. - •
3
Il
Entella (PA). SAS I. 1. Frammento di mosaico pavimentale. 2. Frammento di anfora punica dalla US 86. 3.
Accetta neolitica dalla US 83. 4-5. Frammento di capitello ionico-siciliano dalla canaletta US 121.
TAV.
3
4_.
. -_-
XCIV
Entella (PA). SAS I. 1-2. Testine in terracotta dalla US 118. 3-4. Materiali ceramici medievali dalla US 91.
TAV.
XCV
l. Entella (PA). SAS l. 1. Basolato US
102.2.
2. Entella (PA). SAS 1. Canaletta US 121.
3. SAS 1-2. Spigolo nord dell'edificio superiore. Si noti, in basso, la risega di
fondazione.
TAV.
1. Entella (PA). SAS 1-2. Accumuli di blocchi di tufo in crollo all'esterno dell'edificio superiore.
2. Entella (PA). SAS 1-2. Prospetto del muro esterno nord-ovest dell'edificio superiore dopo
la rimozione degli strati di crollo. Verso destra, nella foto , la canaletta di scarico US 131.
XCVI
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