LICEO SCIENTIFICO STATALE “ENRICO FERMI” c.f. 80047970100 Via Ulanowski, 56 - 16151 Genova - Tel. 010.6459928 E-mail: [email protected] - Pec: [email protected] OLIMPIADI DI FILOSOFIA – XXV EDIZIONE A.S. 2015-2016 SELEZIONE D’ISTITUTO Candidato: Simone Traverso Traccia 2 La guerra appartiene a tutti gli organismi viventi: si esprime come lotta per la sopravvivenza, quasi inconsapevole, negli organismi minori (piante, batteri...) e come lotta per il comando (che è comunque funzionale alla sopravvivenza) in organismi superiori, come ad esempio all'interno di branchi di lupi o leoni. L'uomo però, come sottolinea de Montaigne, possiede qualcosa di più sviluppato della semplice tendenza alla guerra: l'umanità infatti, nel corso della storia, ha sviluppato una vera e propria "scienza della guerra". In origine, come sottolineano alcuni recenti studi di antropologia pubblicati su Le Scienze e non solo, fra i fattori che permisero a Homo Sapiens di lasciare l'Africa e partire alla conquista del pianeta, uno dei più rilevanti fu lo sviluppo delle armi da lancio: si vede già da questo dettaglio come l'umanità debba il suo "successo" sul pianeta allo sviluppo di tecnologie volte all'annientamento del prossimo. Questa "scienza della guerra" si è poi fortemente sviluppata con l'avvento delle grandi civiltà, in Mesopotamia, Egitto, Grecia e ovviamente in Italia, dove la città di Roma, grazie all'implementazione della strategia e della tecnologia militare ha potuto conquistare praticamente tutto il mondo; l'apice di questa scienza, se la intendiamo come scienza dell'annientamento, si ha avuto di certo nel '900, quando si è stati in grado, semplicemente premendo un bottone, di sterminare milioni di persone. I motivi che spingono alla guerra sono molteplici, ma possono essere racchiusi in due grandi categorie: vi sono i motivi che definirei esteriori, ovvero motivi di natura economica, territoriale, politica e ideologica (dove con ideologia mi riferisco a un'ideologia esterna, come potrebbe essere una religione positiva, non interiore); motivi che definirei invece interiori, e che spingono ad una guerra intesa come mezzo per prevalere e quindi determinarsi e realizzarsi nella società e nel mondo (una guerra quindi che come concetto si identifica abbastanza bene con lo scontro fra autocoscienze descritto da Hegel nella "Fenomenologia dello spirito"). Queste ultime cagioni sono motore di scontri individuali, ma è possibile allargare tale interpretazione della guerra anche alla società, alla massa degli individui, a patto di rifarsi alla "Psicologia delle folle" di Le Bon e dunque di assumere che le anime degli individui riuniti in massa, si vadano a fondere e amalgamare in un'unica anima condivisa, universale. Da questo punto di vista, quei motivi che prima definivo esteriori rispetto all'individuo, possono essere considerati come interiori rispetto alla società: lo scontro fra le diverse nazioni diventa in quest'ottica una lotta per la realizzazione, per l'autodeterminazione. Conseguenza logica di ciò sembrerebbe essere (e purtroppo le attuali condizioni ambientali e politiche del pianeta vanno a rafforzare questa tesi) che la piena realizzazione dell'umanità, risieda nel suo autoannientamento.