Economia Politica HZ Lezione 18 - Digilander

Economia Politica H-Z
Lezione 18
Sergio Vergalli
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Sergio Vergalli - Lezione 4
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Capitolo XX.
Stagnazioni e
Depressioni
Vergalli - Eco Pol II HZ
1. Disinflazione, deflazione, trappola della liquidità
• Depressione – periodo di profonda e
prolungata recessione
• Stagnazione, in inglese slump – periodo di
crescita bassa o nulla, più duratura di una
recessione ma meno profonda di una
depressione
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1. Disinflazione, deflazione, trappola della liquidità
•Supponiamo che la produzione sia inferiore al suo livello
naturale:
• dalla curva di Phillips sappiamo che l’inflazione scenderà;
• un’inflazione più bassa fa aumentare i saldi monetari reali;
• nel tempo maggiori saldi reali fanno aumentare la
produzione.
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1.1. Tasso di interesse nominale, tasso di interesse reale e inflazione
attesa
•Nel guardare all’aggiustamento della produzione bisogna
reintrodurre la distinzione tra tasso di interesse reale e nominale:
•il tasso di interesse reale conta nelle decisioni di investimento
ed entra nella relazione IS
•il tasso di interesse nominale conta nella domanda di moneta
ed entra nella relazione LM
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1.1. Tasso di interesse nominale, tasso di interesse reale e inflazione
attesa
Produzione inferiore al suo livello naturale:
• l’inflazione diminuisce
• i saldi monetari reali aumentano
• la curva LM si sposta verso il basso
Supponiamo che la riduzione dell’inflazione faccia
diminuire l’inflazione attesa:
• il tasso di interesse reale aumenta
• la spesa diminuisce e la IS si sposta verso l’interno
l’effetto sulla produzione è ambiguo
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1.1. Tasso di interesse nominale, tasso di interesse reale e inflazione
attesa
•È possibile che la produzione diminuisca e che
non converga verso il suo livello naturale.
•La recessione iniziale si trasforma in una vera e
propria depressione, con la produzione che
continua a diminuire nel tempo invece di
tornare al suo livello naturale.
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1.2. La trappola della liquidità
•In uno scenario come quello appena descritto, una
banca centrale potrebbe attuare una politica monetaria
espansiva, per evitare un’ulteriore diminuzione della
produzione.
•La banca centrale non può ridurre il tasso di interesse
nominale al di sotto dello zero.
•Se l’inflazione attesa è bassa o addirittura negativa, il
tasso di interesse reale potrebbe non essere abbastanza
basso da far uscire l’economia dalla recessione.
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1.2. La trappola della liquidità
•Una volta che il tasso di interesse nominale è sceso
a zero, un’espansione monetaria diventa
inefficace.
•L’aumento della moneta fa cadere l’economia in
una trappola di liquidità.
•Le persone sono disposte a tenere più moneta (più
liquidità) allo stesso tasso di interesse nominale.
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1.2. La trappola della liquidità
•Riassumendo:
•quando i=0, l’economia cade in una trappola di
liquidità.
•La banca centrale può aumentare la liquidità,
aumentando l’offerta di moneta.
•La maggiore quantità di moneta è tenuta dagli
individui allo stesso tasso di interesse.
•Se a questo tasso di interesse, la domanda di beni è
ancora troppo bassa, allora la politica monetaria
diventa inefficace.
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1.2. La trappola della liquidità
• In presenza di una trappola della liquidità, la curva
LM è come
• quella disegnata nel quadro (b).
• Per valori del reddito maggiori di Y″, la curva è
inclinata positivamente.
• Per valori del reddito minori di Y″, essa è piatta in
corrispondenza di un livello del tasso di interesse i =
0. Il tasso di interesse nominale non può scendere al
di sotto dello zero.
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1.3. Deflazione e trappola della liquidità: un’analisi congiunta
• Un tasso di interesse nominale pari a zero è estremamente
basso. Potrebbe essere sufficiente a stimolare la spesa e a
evitare una recessione?
• No: ciò che conta per le decisioni di spesa/investimento è
il tasso di interesse reale.
• L’economia entra in un circolo vizioso. Il basso livello di
produzione genera sempre più deflazione. Una maggior
deflazione aumenta ancor di più il tasso di interesse reale,
che a sua volta riduce ulteriormente la produzione, e la
politica monetaria non può fare proprio nulla.
• Esempi: la Grande Depressione e Giappone.
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2. La Grande Depressione
• Dal 1929 al 1932, il tasso annuo di crescita fu
pari in media a –8,6% e questo causò un
aumento del tasso di disoccupazione di ben
venti punti percentuali in quattro anni.
• Dal 1933 al 1941 ci fu una disoccupazione
elevata accompagnata da una crescita
altrettanto elevata: il tasso medio di crescita fu
del 7,7%, mentre il tasso di disoccupazione era
al 9,9%.
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2.1. Il crollo iniziale della spesa
• Prima del crollo della borsa era già iniziata una recessione e
nel corso della depressione anche altri fattori ebbero un ruolo
cruciale.
• Tuttavia il crollo della borsa fu un evento rilevante.
• La fonte del crollo fu quasi certamente la fine di una bolla
speculativa. Gli investitori che avevano acquistato azioni a
prezzi elevati anticipando ulteriori aumenti di prezzo ebbero
paura e tentarono di vendere le loro azioni, causando un
crollo dei prezzi ancora più forte.
• Gli effetti furono una riduzione della ricchezza dei
consumatori, un aumento dell’incertezza e una diminuzione
della domanda.
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2.2. La contrazione della moneta nominale
•Il crollo della spesa fu accentuato da un errore
di politica monetaria: una forte riduzione della
moneta nominale, dovuta a una riduzione del
moltiplicatore della moneta.
•Questa riduzione del moltiplicatore fu il
risultato di una serie di fallimenti bancari.
•La riduzione della offerta nominale quasi
proporzionale alla riduzione dei prezzi fece sì
che la LM rimase invariata – non favorendo una
eventuale ripresa con un suo spostamento.
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2.3. Gli effetti negativi della deflazione
•Il risultato di una bassa produzione è stata una
forte deflazione.
•Il tasso di interesse reale era molto alto: a quei
livelli di tasso di interesse, sia la domanda di
consumo sia la domanda di investimento sono
rimaste molto basse e la depressione è
peggiorata.
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2.3. La ripresa
•La ripresa iniziò nel 1933:
- drastico aumento della crescita della moneta nominale,
causata da un incremento della base monetaria
- altri fattori quali i disavanzi di bilancio e il “New Deal” –
l’insieme di programmi realizzati dall’amministrazione
Roosevelt per far uscire l’economia statunitense dalla Grande
Depressione
- la deflazione si arrestò sia grazie a l’insieme di programmi
realizzati, “National Industrial Recovery Act” (Nira), sia perché
la produzione aveva ripreso a crescere nonostante la
disoccupazione elevata
- un altro fattore che contribuì potrebbe essere la percezione
di un “cambiamento di regime” con effetto diretto sulle
aspettative di inflazione
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3. La stagnazione giapponese
• Dalla fine della seconda guerra mondiale fino all’inizio
degli anni Novanta, la performance dell’economia
giapponese è stata spettacolare: dal 1950 al 1973, il tasso
medio di crescita è stato dell’8% all’anno.
• Dal 1992 al 2002, la crescita media annua è stata inferiore
all’1% – molto più bassa di quanto non sia mai stata in
passato. Questo lungo periodo di bassa crescita è
chiamato la recessione giapponese.
• Una situazione di bassa crescita e disoccupazione elevata
ha portato il Giappone a un continuo calo del tasso di
inflazione.
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3.1. L’aumento e il crollo del Nikkei
•In Giappone, gli anni Ottanta sono stati associati a
un boom del mercato azionario.
•L’aumento dell’indice Nikkei è stato causato in gran
parte da una bolla e il successivo crollo non fu altro
che lo scoppio di questa bolla.
•Il rapido crollo dei prezzi azionari ha avuto un forte
impatto sulla spesa e, a sua volta, sulla produzione.
•Non ci sono misteri sulle cause della recessione
giapponese: più difficile è capire le cause della
durata.
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3.2. Il fallimento della politica monetaria e della politica fiscale
•La politica monetaria è stata usata ma in ritardo e
doveva già affrontare problemi come la trappola
della liquidità e la deflazione.
•La politica fiscale è stata usata, aumentando la
spesa pubblica, ma ciò non è stato sufficiente per
aumentare la domanda e la produzione. In assenza
di una maggiore spesa pubblica, la produzione
sarebbe diminuita ancora di più.
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3.3. La ripresa giapponese
•Cambiamento di politica monetaria. La banca
centrale può cercare di agire sulle aspettative di
inflazione, a patto che le persone credano
all’annuncio e non continuino ad aspettarsi
deflazione.
•Un risanamento del sistema bancario. Una forte
ristrutturazione del sistema bancario è necessaria.
In più ci sono altri fattori che aiuterebbero il
Giappone a uscire dalla recessione come un forte
aumento delle esportazioni.
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