CERRO (Quercus cerris L.) Fam. FAGACEAE Gen. QUERCUS DESCRIZIONE: Albero alto fino a 20-25 m. Tronco dritto e slanciato. Corteccia bruno-grigiastra, profondamente screpolata in placche contornate di colore rossastro. Rami giovani angolosi e pubescenti. Foglie semplici, alterne, a lamina oblunga (4-7x8-12 cm), variamente lobata, scabre al tatto, pubescenti da giovani. Picciolo breve (1-2cm). Fiori monoici: i maschili in amenti penduli (6-8cm); i femminili solitari o a gruppi di 2-3, peduncolati. Le ghiande (2,5 cm) sono poste sui rami dell'anno precedente, di colore bruno rossatro, ricoperte per metà da una cupola legnosa provvista di caratteristiche squame arricciate. FIORITURA: Aprile-Maggio. ECOLOGIA: Pur essendosi adattato molto bene ai suoli compatti, argillosi e subacidi, il cerro non disdegna altri tipi di suolo, anche sciolti e ben drenati, quantunque necessiti di sufficienti quantità d'acqua. Ama stazioni in piena luce. USI: le sue ottime qualità di combustibile, soprattutto per la produzione di carbone, lo hanno fatto apprezzare in ogni epoca. Le fustaie del viterbese erano utilizzate per la produzione di traversine ferroviarie. LE ROCCE VULCANICHE L'origine geologica del Lago di Vico si deve attribuire a manifestazioni vulcaniche con fenomeni esplosivi che hanno originato terreni formati da vari tipi di tufi. L'attività esplosiva ha diffuso anche a grande distanza ceneri e lapilli che, accumulandosi e cementandosi, hanno dato origine alle cosiddette rocce piroclastiche. L'apparato vulcanico del M. Cimino, situato pochi km a nord della Riserva Naturale, ha iniziato per primo, alla fine del Pliocene (circa 4,5 milioni di anni fa), la sua attività eruttiva. I prodotti delle eruzioni cimine si sovrapposero alle argille ed alle sabbie marine della valle del Tevere. A quel tempo l'altezza del cono del Cimino era forse doppia di quella attuale e in questa fase eruttiva si ha la formazione del peperino tipico. Successivamente, nel Pleistocene, inizia l'attività del vulcano di Vico con emissione di lave caratterizzate dalla presenza della leucite, totalmente assente nelle lave del Cimino. Il Vulcano di Vico alterna poi pause a violente esplosioni con la formazione di rocce prevalentemente tufacee, tra cui si distingue il tufo grigio a scorie nere. Dopo il lungo periodo di intensa attività vulcanica si è avuto uno sprofondamento vulcanico-tettonico che ha causato la formazione della caldera di Vico. AGRIFOGLIO (Ilex aquifolium L.) Fam. AQUIFOLIACEE Gen. ILEX DESCRIZIONE: Albero alto fino a 10 metri, anche se alcuni esemplari in Sicilia raggiungono i 18 metri. Ha chioma densa, di colore verde scuro lucido e di forma piramidale. Il tronco è diritto e cilindrico, con corteccia grigia e sottile. Foglie sempreverdi, rigide, spinose e coriacee, lucide, verde scuro nella pagina superiore e chiare sotto; il margine può essere liscio e intero o spinoso e ondulato. I fiori sono unisessuali e si trovano su individui distinti, in piccoli gruppi all'ascella delle foglie. I fiori maschili sono bianchi con margine rosso; quelli femminili sono bianchi con ovario verde scuro. I frutti sono drupe sferiche di 810 mm di diametro e rimangono sull'albero per tutto l'inverno. FIORITURA: maggio-Giugno. ECOLOGIA : Originario dell'Europa atlantica e del Mediterraneo fino al Caucaso. Vegeta dal livello del mare fino a 1.400 metri. In Italia è presente in tutte le regioni. OSSERVAZIONI: Le drupe contengono un glicoside molto velenoso: se ingerite provocano gravi intossicazioni (anche mortali). E’ una specie protetta dalla Legge Regionale n° 61/74 che ne vieta la raccolta. PUNGITOPO (Ruscus aculeatus L.) Fam. LlLIACEAE Gen. RUSCUS DESCRIZIONE: Piccolo arbusto sempreverde, suffruticoso, alto fino a 80cm, molto ramificato, con fusti eretti, rigidi e persistenti, portanti rametti trasformati, detti cladodi, rigidi, con nervature parallele e spina apicale (5-15x1, 0-30mm), simili a foglie. Al centro dei cladodi sono situate le vere foglie, squamiformi, e i fiori, piccolissimi, isolati o accoppiati, di colore verde-violetto, disposti in due verticilli di tre ciascuno. Pianta dioica con fiori maschili a tre stami; fiori femminili con stilo sporgente dall'ovario. Il frutto è una bacca sferica (1cm), di colore rosso vivo e lucida, carnosa, contenente 1 o 2 semi. FIORITURA: Febbraio-Aprile e Settembre-Ottobre. ECOLOGIA: Il pungitopo è specie tipica dei boschi caducifogli termofili, e diffuso particolarmente nel sottobosco delle formazioni a roverella e cerro. Predilige terreni asciutti, neutri, poveri di sostanze nutritive, ma sufficientemente umiferi, a tessitura fine. Ricerca posizioni ombreggiate. Nella Riserva è presente anche all’interno della faggeta depressa di M. Venere. SAMBUCO NERO (Sambucus nigra L.) Fam. CAPRIFOLIACEAE Gen. SAMBUCUS DESCRIZIONE: Arbusto o piccolo albero alto fino a 6-7m. Chioma espansa, densa. Corteccia suberosa, bruno-giallastra, profondamente solcata. Foglie composte (20-30cm), opposte, imparipennate, con 5-7 foglioline a lamina ovata, ellittica acuminate all'apice (3-6x5-11cm), seghettate ai margini. Fiori in densi corimbi ombrelliformi profumati; petali bianchi. Frutto (bacca) nero-violaceo a maturità, lucido (5-6mm). FIORITURA: Aprile-Giugno. ECOLOGIA: Il sambuco nero ama suoli profondi, poveri in roccia, ben aerati, con sufficiente strato umifero, mediamente fertili e freschi e, pertanto, si insedia in luoghi umidi o solo temporaneamente asciutti, in posizione di penombra, quali le scarpate, gli argini, i boschi di ripa. Tuttavia, mal sopporta la copertura totale da parte delle chiome più alte. OSSERVAZIONI: i frutti rappresentano un importante alimento per numerose specie di uccelli. I rami giovani, privati del midollo, hanno fornito a generazioni di bambini economiche cerbottane, nonché sonori fischietti. IL CINGHIALE (Sus scrofa L.) Fam. SUIDI Gen. SUS ABITUDINI: È un animale dal temperamento schivo. Dotato di zanne che lo aiutano oltre che nello scavo anche nei combattimenti. La sua dieta è onnivora e molto adattabile, si ciba di radici, ghiande, e altri vegetali, ma anche di insetti, uova, rettili, e piccoli mammiferi. DESCRIZIONE: Il cinghiale può avere dimensioni e pesi è molto variabili in funzione delle età e delle disponibilità alimentari; il peso dei cosiddetti "neri" (soggetti con mantello scuro, adulti), oscilla tra i 60 ed i 100 kg. L'altezza al garrese è di circa 90cm. La pelliccia è scura e setolosa, il grugno conico e le zampe corte. Conduce una vita solitaria o in piccoli branchi. La sua pelle è molto spessa e poco vascolarizzata, il che lo protegge da ferite e oltre che dai morsi di alcuni animali, come le vipere. DISTRIBUZIONE:in Italia occupa una vasta varietà di habitat, dalle aree intensamente antropizzate, ai rilievi collinari, alle aree montane. La sua distribuzione sembra sia limitata solo dalla presenza di inverni molto rigidi. Le aree preferite sono i boschi decidui a dominanza di quercia. EDERA (Hedera helix L.) FAM. ARALIACEAE Gen. HEDERA DESCRIZIONE:Pianta rampicante, lianosa, sempreverde, con fusti volubili che aderiscono al substrato ospite tramite radici avventizie; può raggiungere i 20m d'altezza ed alcune centinaia d'anni di età. Foglie semplici, alterne, leggermente coriacee, variabili nella forma a seconda che siano portate da fusti sterili o da fusti fertili: le prime lobato-palmate, a 3-5 lobi (3-7x5-9cm), le seconde intere, romboidali fino a cuoriformi; verdi scure e lucide sopra con nervature biancastre ben evidenti. Fiori riuniti in ombrelle subsferiche, nascenti a gruppetti di 3-4 all'apice dei rami; petali giallo-verdicci (3-5mm), riflessi verso il basso. Il frutto è una bacca ovoide (5-9mm), nera a maturità, contenente 3-5 semi. FIORITURA: Giugno-Settembre. ECOLOGIA:L'edera è specie molto rustica, di buona adattabilità al substrato, a condizione che questo sia sufficientemente fresco e umifero. Ama posizioni di penombra, ma solo le parti in grado di ricevere sufficiente luce possono fiorire. L'ambiente elettivo è quello del bosco di latifoglie. OSSERVAZIONI:La densa vegetazione prodotta dall'edera costituisce sovente un insostituibile nascondiglio per moltissimi animali ed un sito di nidificazione per diversi uccelli che, durante l'inverno, trovano nelle sue bacche un'importante fonte di sostentamento. L'edera non è una pianta parassita poiché le radici avventizie di cui sono dotati i fusti svolgono unicamente un'azione di ancoraggio ai supporti cui si appoggia. Il danno arrecato agli alberi che riveste del suo verde manto si rivela preoccupante solo dopo diversi anni, quando questi ne risultano completamente coperti, e comunque può essere considerato abbastanza modesto. NOCCIOLO (Corylus avellana L.) Fam. CORYLACEAE Gen. CORYLUS DESCRIZIONE: Arbusto o piccolo albero alto non più di 5-7m. Chioma densa. Corteccia liscia, lucida, di colore grigio-brunastro o grigio-rossiccio, con lenticelle longitudinali. Foglie semplici, alterne, a lamina subrotonda (5-7x8-10cm), ad apice acuto, margine irregolare e dentato. Nervature ben rilevate. Fiori in amenti: i maschili cilindrici, penduli (6-10cm), sono già presenti in inverno; i femminili simili a gemme, fioriscono prima della fogliazione. Il frutto (nocciola) è un achenio riunito in gruppi di 25, avvolto da un involucro fogliaceo. FIORITURA: Febbraio-Marzo. ECOLOGIA: Molto plastico dal punto di vista dell'adattabilità al substrato, il nocciolo si insedia facilmente tanto su suoli sciolti, freschi e profondi quanto sulle argille compatte. Compare come specie costante nel sottobosco delle formazioni arboree, in prossimità di fiumi e fossi, a prevalenza di quercia. OSSERVAZIONI: La presenza del nocciolo, costituisce sovente una garanzia di sopravvivenza per diversi animali che si nutrono dei suoi frutti. Praticamente scomparsa ogni utilizzazione del legno di questo arbusto, un tempo usato per lavori che ne sfruttavano soprattutto le caratteristiche di elasticità. FAGGIO (Fagus sylvatica L.) FAM. FAGACEE Gen. FAGUS , DESCRIZIONE; albero caducifoglie alto fino a 30-40m molto longevo, può raggiungere i 300 anni di vita. Tronco dritto e cilindrico, ha una chioma prima conica, poi più ampia, più o meno tondeggiante. Foglie, a inserzione alterna, sono di forma ovale con evidenti nervature, di colore verde brillante in primavera e giallo rosso in autunno. I fiori, maschi e femmina sulla stessa pianta, sono raggruppati in amenti globulosi pendenti alla base dei giovani rami, quelli maschili, mentre quelli femminili sono verdastri e si trovano all’estremità dei nuovi rami. I frutti (detti faggiole) sono avvolti, in numero di 2 o 3, da un involucro legnoso ricoperto da aculei non pungenti derivato dalla protezione del fiore femminile che, a maturazione avvenuta, si apre in quattro spicchi. : . FIORITURA aprile - maggio ECOLOGIA: il faggio si trova in montagna tra i 900 ed i 2000 metri, dove forma boschi da solo o insieme ad altre latifoglie come Olmi, Aceri e Carpini. Ama il clima suboceanico, cioè con un notevole tasso di umidità (ma non quella nel terreno) e con una temperatura fresca in tutti i periodi dell’anno. Non è particolarmente esigente per il terreno, purché sia ben aerato e drenato e non troppo acido; soffre per gelate tardive e forte vento. E’ inoltre sciafilo, cioè tollerante dell’ombra almeno nella fase giovanile. Essendo una specie socievole, ha una spiccata tendenza a formare boschi puri. E’ in grado di migliorare il terreno in cui vegeta creando abbondante humus. CARPINO NERO (Ostrya carpinifolia Scop.) FAM. CORYLIACEAE Gen. OSTRYA DESCRIZIONE: albero alto fino a 15 metri, presenta chioma piramidale leggera e verde chiaro, con palchi orizzontali. Tronco diritto, a volte policonico, con corteccia bruna, rugosa e screpolata in piccole placche rettangolari. Foglie decidue, alterne, con lamina ovata, apice acuminato e parte basale arrotondata, doppia seghettatura. Le nervature secondarie sono parallele. Fiori: le infiorescenze maschili (amenti) sono lunghe fino a 10 cm, quelle femminili (spighe) sono più corte. Fiorisce in aprile-maggio. Ogni fiore femminile è avvolto da una brattea che, dopo la fecondazione, si ingrandisce e si rinchiude a sacco su se stessa. Questo sacco leggero facilita il volo del frutto e protegge il seme durante le prime fasi della germinazione. FIORITURA: aprile-maggio ECOLOGIA: Il Carpino nero o Carpinella, pianta originaria dell'Europa sud-orientale, si trova in un vasto areale che va dalla Francia medidionale, all'Italia, Balcani fino al medio Oriente e al Caucaso. Presenta elevata adattabilità ecologica, e in Italia è diffuso nelle zone collinari e montane fino a 1300 metri. USI : In passato, il suo legno veniva impiegato nella produzione della carbonella e di legna da ardere. Di difficile lavorazione per la presenza di molte fibre irregolari. Negli ultimi anni, rivalutato anche come essenza di interesse paesaggistico, anche per le sue limitate esigenze di substrato. BIANCOSPINO (Crataegus monogyna Jacq.) Fam. ROSACEAE Gen. CRATAEGUS DESCRIZIONE: Arbusto o alberello alto sino a 4-5m. Fusto contorto. Corteccia grigio-rossastra, liscia. Foglie semplici, profondamente divise in 3-7 lobi allungati, interi, verdi, lucide di sopra, più chiare di sotto. Fiori a corolla bianca. Frutto rosso vivo, globoso, con un solo seme, a polpa farinosa. FIORITURA: Aprile-Maggio. ECOLOGIA Specie lucivaga, il biancospino occupa di preferenza i margini del bosco o le radure interne a questo. Più frequentemente lo si incontra nelle siepi, nei terreni degradati, nei cespuglieti. I frutti, farinosi e insipidi, costituiscono una preziosa risorsa alimentare per diversi animali e soprattutto per varie specie di uccelli, durante tutto l'autunno. DISTRIBUZIONE: talora può mostrarsi persino abbondante; in situazioni di degrado del bosco il biancospino, unitamente ad altri arbusti come il prugnolo, la rosa selvatica, i rovi, la lantana, rappresenta la risposta naturale all'azione di disturbo intervenuta, partecipando attivamente alla fase di ripresa evolutiva tendente nuovamente al bosco. LO STAGNO Gli stagni temporanei si riempiono con le piogge autunnali di un sottile strato d'acqua, per tornare completamente asciutti in primavera inoltrata o in estate. L'alternanza di periodi umidi e secchi fa sì che questi specchi d'acqua ospitino soltanto fauna e flora in grado di superare, con strategie diverse, la stagione secca. Basta avvicinarsi alle sponde, osservando l'acqua con attenzione, per scorgere piccoli crostacei di varia forma e dimensione: Copepodi calanoidi, crostacei grandi due o tre millimetri con antenne più lunghe del corpo, Anostraci, crostacei lunghi fino a due centimetri che nuotano con la parte dorsale verso il basso. Questi animali si nutrono di fitoplancton filtrando l'acqua, mentre gli Ostracodi, sono detritivori e hanno due piccole valve semichiuse da cui fuoriescono gli arti. La vegetazione acquatica è caratterizzata dal genere Ranunculus, dalla l'Alisma plantago-acquatica, e dalla Potamogeton natans. Tra i molti animali che frequentano questi ambienti ricordiamo i più caratteristici: Rana rossa (Rana dalmatina) È una rana di bosco, tipicamente terricola, che solo nel periodo riproduttivo (fine febbraio - metà marzo) frequenta stagni, pozze, vecchi abbeveratoi, raccolte d’acqua temporanea ove si riproduce. Le uova, circa 4.000, sono deposte in caratteristici ammassi sferici (ovature) nell’acqua bassa. Si nutre di invertebrati. Natrice dal collare o biscia d’acqua (Natrix natrix) La biscia d'acqua è un animale esclusivamente diurno, che si nutre prevalentemente di anfibi anuri. Altre prede consuete sono tritoni, micromammiferi, lucertole, piccoli pesci quali ghiozzi ed alborelle, e le rane verdi adulte. Lunghezza: 80-120cm, fino a 200cm. Femmine più grandi dei maschi Tritone punteggiato (Triturus vulgaris) È una specie terricola che frequenta boschi, giardini, coltivi; solo nel periodo riproduttivo (da aprile a luglio) frequenta raccolte d’acqua ricche di vegetazione. Oviparo, depone le uova avvolgendole alle foglie della vegetazione sommersa. Si nutre di invertebrati, larve, girini di altri anfibi . Rana verde (Rana esculenta) Di abitudini gregarie, specie tipicamente diurna, vive tutta la sua vita nell’acqua. Trascorre molte ore della giornata a termoregolare sulle foglie delle ninfee o lungo le rive degli stagni e dei fossi a cacciare insetti. Provvista di sacche vocali emette un gracidio udibile a distanza. Osservabile da metà aprile a metà novembre. GUFO COMUNE (Asio otus ) FAM. STRIGIDI Gen. Asio DESCRIZIONE: è uno dei rapaci notturni più rappresentativi della nostra Regione. Testa, collo e parti superiori delle ali hanno una colorazione fulvo-marroncino con macchiettature più scure che rendono nel complesso il piumaggio molto mimetico. Le parti inferiori e i fianchi variano da sfumature giallo-ocra al castano chiaro con strie e barre nerastre. Di notte è possibile distinguere un Gufo comune in volo proprio dal candore della parte inferiore delle ali (apertura alare 84 -95 cm). Il battito alare risulta essere morbido, alternato ad agili e silenziose scivolate. Occhi giallo-arancioni. Penna remigante primaria DISTRIBUZIONE:La specie frequenta zone boscose (spesso pinete) intervallate da radure o aree coltivate aperte. Frequenta nelle ore notturne campi coltivati e praterie e passa le ore diurne mimetizzandosi nel fitto della vegetazione arborea. I nidi sono ubicati spesso tra le fronde degli alberi, il Gufo comune può utilizzare anche vecchi nidi di altre specie (es. gazza, cornacchia). TASSO (Meles meles ) FAM. MUSTELIDI Gen. Meles DESCRIZIONE: il tasso è un animale dal corpo massiccio, zampe robuste e coda corta, con un'altezza al garrese di 30 cm. Il peso varia molto con la stagione: 9-20 kg per il maschio e 6.5-14 kg per la femmina. La pelliccia (grigia, fatta di lunghi peli radi) ricopre tutto il corpo. La testa è bianca, con due righe nere evidenti, che partono leggermente sopra il muso inglobando occhi ed orecchie e che rendono questo animale inconfondibile. La punta delle orecchie è bianca. DISTRIBUZIONE: è presente in tutta Europa, tranne che nel nord della Scandinavia, in Islanda e in Corsica. In Italia è diffuso in tutta la penisola ma non in Sicilia e in Sardegna. Abita sia il bosco deciduo che le zone con pascoli aperti, ma è più abbondante dove sono presenti ambedue gli habitat. ABITUDINI: è un animale prevalentemente notturno. Ha uno spettro alimentare ampio; è onnivoro in estate-autunno, diventa carnivoro d'inverno, quando si dedica quasi esclusivamente alla ricerca dei vermi di terra (può mangiarne da 100 a 200 in una sola notte). Si ciba occasionalmente anche di insetti, molluschi, arvicole, talpe, conigli, rane, carogne e vegetali. Costruisce tane composte da estesi sistemi di passaggi sotterranei con parecchie uscite. PICCHIO ROSSO MAGGIORE (Dendrocopus major) FAM. PICIDI Gen. Dendrocopus DISTRIBUZIONE:Vive in tutta l’Europa. Abita i boschi estesi di latifoglie e conifere, i campi alberati ed i parchi e d’inverno compare anche nei giardini. Ha una particolare predilezione per i boschi di pioppi, olmi e salici. DESCRIZIONE: Il picchio rosso maggiore, lungo circa 23 cm, è nero con le parti inferiori, le spalle ed alcune zone del capo bianche. Il vertice è nero negli adulti e rosso nei giovani (che muta a novembre), le copritrici della coda sono rosse, e rossa nel maschio è anche la nuca. i picchi si nutrono principalmente di insetti, che individuano battendo il legno degli alberi con il becco e servendosi poi di quest’ultimo come di una piccozza per afferrarli. Gli ornitologi sanno riconoscere i diversi picchi ascontandoli tamburellare sui tronchi degli alberi. Il picchio rosso maggiore è quello che lo fa più velocemente: dai sei ai dieci colpi al secondo. Nel tronco davanti a voi sono presenti tracce evidenti di picchi alla ricerca di insetti. Gli alberi morti sono un elemento indispensabile per gli insetti e per gli uccelli che se ne nutrono. ISTRICE (Hystrix cristata ) FAM. ISTRICIDI Gen. Hystrix DISTRIBUZIONE:L'Italia è l'unico paese europeo dove esso è presente, introdotto in epoca storica forse dagli antichi romani; è ecologicamente molto adattabile, ma non si spinge oltre i 900 m di altitudine. ABITUDINI:E' un animale notturno e possiede quindi udito e olfatto molto sviluppati; la vista è scarsa. E' un specie prevalentemente erbivora che scava la tana in luoghi tranquilli e riparati, nei quali sia presente una buona copertura vegetale per celare le entrate DESCRIZIONE: il corpo non è interamente rivestito di aculei ma anche da setole nella parte anteriore del corpo; le zampe sono corte e munite di robuste unghie usate per scavare alla ricerca del cibo o per costruire la tana. Gli aculei svolgono prevalentemente una funzione difensiva e hanno forma e dimensioni diverse; sono debolmente inseriti sulla pelle e vengono perduti con molta facilità, tanto da dar vita alla falsa credenza che essi possano esser lanciati contro gli aggressori; vengono invece eretti all'occorrenza e quando attaccato usa quelli della coda per emettere un caratteristico crepitio.