18.10.2012 (1a ora) Mattia Piredda PATOLOGIA GENERALE (Prof.ssa Batetta) Continuiamo la nostra conversazione sull’apoptosi. Abbiamo già segnalato degli aspetti importanti relativi a questo tipo di morte cellulare, in alcuni casi programmata (perché serve all’economia dell’organismo, dall’embriogenesi fino alla morte), che in certe circostanze viene indotta da situazioni di danno a livello cellulare; queste non sono tali da provocare morte da necrosi ma sono tali da suggerire di far sparire quella cellula perché potrebbe essere potenzialmente dannosa. Esistono due modi per innescare l’apoptosi, uno è attraverso il mitocondrio, organulo che se non è integro può avviare l’apoptosi. Questa viene attivata attraverso un’alterazione della membrana mitocondriale esterna, è come se quest’ultima aprisse delle porte per far uscire il citocromo C. La cellula si protegge da qualsiasi variazione, da qualsiasi molecola tossica, per esempio radicali liberi ecc., grazie alla presenza nel mitocondrio e nel citoplasma di una serie notevole di molecole che o attivano l’apoptosi o la limitano. La cellula va in apoptosi quando le molecole proapoptotiche sono di più rispetto a quelle antiapoptotiche. Per consentire un intervento veloce, molte molecole, per esempio le caspasi, sono già presenti nel citoplasma, però allo stato inattivo in condizioni fisiologiche. Abbiamo già detto come funziona la via mitocondriale: nel momento in cui si verifica un’alterazione della permeabilità sia dentro il mitocondrio, producendo per esempio specie reattive dell’ossigeno (es. riperfusione), sia all’esterno del mitocondrio (es. radiolisi), il citocromo C esce, va a far parte di un complesso, l’apoptosoma, contenente a sua volta l’Apaf-1, che attiva la caspasi-9 la quale attiverà la caspasi-3. L’altra via agisce sempre sulla caspasi-3, che attiva tutti gli enzimi che tagliuzzeranno il DNA, tagliuzzeranno i tubuli e i filamenti della cellula dandole quell’aspetto raggrinzito. La possibilità che la cellula si salvi dipende sempre dal rapporto tra questi fattori. Questo è un meccanismo intrinseco, perché dipende dal danno mitocondriale, ma molto spesso gli insulti vengono dall’esterno, anche se ci possono essere delle condizioni cellulari che possono mandare la cellula in apoptosi. Se un soggetto ha una carenza ad esempio di un enzima che scinde un mucopolisaccaride che viene solitamente demolito dentro i lisosomi, questo si accumula e quest’accumulo, per quanto sia endogeno, può portare la cellula in apoptosi. Però la via intrinseca solitamente riconosce fattori esterni. La via estrinseca è puramente immunologica. Il TNF (Tumor Necrosis Factor) alfa è una citochina. Tumor Necrosis Factor, perché fu individuato per la prima volta nel siero di pazienti con tumore, soprattutto pazienti cachettici, ed era correlato col disfacimento, con la cachessia, cioè l’espoliazione dell’ospite, di tutti i costituenti dell’ospite, proteine, zuccheri e lipidi (per esempio trigliceridi in circolo perché non vengono demoliti e messi dentro il tessuto adiposo) e si è visto che questa citochina è responsabile di questo; poi si è visto che anche negli obesi è molto aumentata. Il recettore per il TNF alfa soprattutto il recettore 1 è 1 collegato con dei domini di morte che stanno a livello di membrana. Domini di morte perché in seguito al legame con TNF alfa attivano tutta una serie di meccanismi che portano a morte la cellula. Abbiamo poi il recettore di morte Fas o CD95, presente in tutti i tipi cellulari che viene riconosciuto da un ligando presente in alcuni linfociti, in conseguenza del legame abbiamo l’attivazione della morte cellulare. Il ligando Fas è presente non solo nei linfociti, ma anche in molti tipi cellulari, per esempio in molte cellule di tessuti ghiandolari, per esempio a livello di cellula tiroidea ma anche a livello di beta cellula, tant’è vero che questo tipo di morte cellulare è stato riconosciuto in molte patologie autoimmunitarie. Però in seguito all’attivazione dei domini di morte, abbiamo l’attivazione della procaspasi-8 che attivando la procaspasi-3 avvia l’apoptosi. Però non sempre il legame ligando e Fas induce un’attivazione della procaspasi-8 in caspasi-8 sufficiente ad attivare la 3. Questo è il momento in cui c’è una sorta di collaborazione tra via estrinseca e via intrinseca, perché sarà anche vero che la caspasi-8 non è stata sufficiente quantitativamente ad attivare la caspasi3, però può agire attraverso un altro fattore citoplasmatico, il Bid, che è in grado di alterare la membrana mitocondriale. Quindi se non ce la fa attraverso la via estrinseca ce la farà sempre con l’intermediazione del Bid attraverso l’alterazione a livello mitocondriale. Per cui questo è un caso dove lo scatenamento è immunologico però il danno mitocondriale contribuisce a mandare quella cellula in apoptosi. Questo meccanismo è importante per due motivi: è in grado sia di riconoscere gli antigeni self, permette al linfocita di riconoscere antigeni autoreattivi, sia di riconoscere delle cellule che hanno un’alterazione della membrana cellulare. Nel nostro organismo queste cellule sono le cellule tumorali e le cellule infettate da virus che subiscono una modificazione tale che praticamente le fa riconoscere come estranee. Anche se il legame del Fas sul ligando non è in grado di attivare la caspasi in maniera tale da indurre l’attivazione diretta della caspasi-3 è in grado di farlo attraverso la Bid che agisce a livello di membrana cellulare. Abbiamo parlato anche di p53, essa inizialmente blocca la fase G del ciclo, prima della fase S, perché la cellula non si deve replicare ma deve essere riparata, se non ci riesce si avvia l’apoptosi. La p53 è la prima proteina mutata trovata nei tumori. Le cellule tumorali hanno la caratteristica di saper riparare il loro DNA in maniera molto carente, perché gli stessi enzimi deputati a farlo possono essere mutati, per cui c’è una notevole variabilità che viene fissata e prosegue e questo è responsabile dell’evoluzione del tumore, della sua trasformazione e della sua malignità che può peggiorare. p53 dal punto di vista diagnostico non ci dice niente, è un importante soppressore tumorale ed è un controllore molto importante delle cellule danneggiate o infettate, agisce sia attraverso la via estrinseca che attraverso la via intrinseca con una proteina molto importante che è l’Mdm2. Tutto ciò che provoca danno o lesione è visibile anche a livello 2 sperimentale se vogliamo vedere. Abbiamo addirittura l’induzione del Fas da parte della p53.Abbiamo già parlato dell’induzione del Bax che è una proteina proapoptotica che pare sia attivata dalla p53. Un eccesso di apoptosi può essere accompagnato da un danno a carico dell’organismo. Se c’è una quantità di apoptosi superiore al necessario, ovviamente si avrà una riduzione del numero di cellule in un compartimento, tessuto ecc. Molte patologie di tipo neurodegenerativo vengono attribuite a un eccesso di apoptosi. Però l’apoptosi si ritrova anche in cellule che si trovano intorno a una zona ischemica, intorno a un’ischemia c’è una necrosi però le cellule periferiche a quella necrosi per sofferenze trasmesse possono essere apoptotiche. Se invece c’è un difetto di apoptosi le conseguenze sono sempre tumori e patologie autoimmunitarie. Qui abbiamo anche un elenco di molecole che inducono l’apoptosi. Ci sono alcuni farmaci chemioterapici che possono indurre, oltre che necrosi, apoptosi; l'etanolo può indurre l'apoptosi ma anche il peptide beta-amiloide. Poi naturalmente abbiamo gli inibitori dell'apoptosi (qui ce n'è tutta una serie). Quando abbiamo parlato di morte cellulare vi ho introdotto un altro tipo di morte la piroptosi; questa è determinata oltre che dall'attivazione di una caspasi particolare anche dall'attivazione dell'interleuchina 1-beta. È una morte cellulare che ancora viene trascurata e nonostante la sua importanza è comunque poco considerata; essa è tuttavia importante perché noi fino ad adesso abbiamo sempre visto fattori esterni, mentre, in questo caso l'attivazione è spesso dovuta ad un sensore (se così possiamo chiamarlo) citoplasmatico, il NOD. Abbiamo i recettori che riconoscono il danno (e che vedremo velocemente) e avremo tutte quelle alterazioni che portano ad un aumento dei radicali liberi ma possono anche essere fattori nutrienti ecc. attivanti un complesso (diverso da quello che abbiamo visto sia facendo la necrosi che facendo l'apoptosi) che si chiama NOD-LRP3 costituito da una serie di fattori citoplasmatici in grado di attivare la caspasi-1. Ci sono vari fattori in grado di azionare questo sistema, questo sensore citoplasmatico, che se attivato attiva la caspasi1. Viene attivato da patogeni diversi che sono a volte funghi ma anche alcuni virus e batteri; quindi è una risposta che, per quanto venga mediata da sensori interni al citoplasma, è attivata da batteri e inoltre 3 sempre dai soliti agenti esterni. Tra gli attivatori mettiamo anche il glucosio, infatti un'iper-glicemia è in grado di attivarlo. Inseriamo dunque nell'infiammazione anche molecole metaboliche normalmente presenti nel nostro organismo. Comunque, come potete vedere, la caspasi-1, oltre che agire a livello della membrana, attiva un'interleuchina 1-beta che è una potentissima molecola pro-infiammatoria; quindi ricapitolando vediamo l'attivazione della caspasi-1, la quale ha un'azione litica come quella di altre caspasi (come la caspasi-3), provoca danni a livello del DNA, danni a livello della membrana plasmatica, e attivazione dell'interleuchina 1-beta, con tutto ciò che ne consegue a livello cellulare. Questo meccanismo è stato individuato responsabile di diverse malattie infiammatorie e della gotta, malattia dovuta a un eccesso di acido urico; quando l'acido urico precipita crea delle crisi dolorosissime tipiche appunto della gotta, caratterizzata quindi da un rigonfiamento, da un'infiammazione a livello articolare. Quando viene colpito l'alluce, per esempio, il soggetto “muore” di dolore. Essendo causata la gotta da iperuricemia (data a sua volta da un vasto consumo di carni rosse), un tempo andava a colpire soprattutto le persone ricche visto che erano le uniche a potersi permettere un'alimentazione ricca appunto di carne; andava a colpire anche le persone obese. Adesso questi fattori non sono così correlati forse perché le persone obese vanno incontro a un sacco di altre malattie. Abbiamo anche parlato di autofagia. Autofagia che è molto simile alla fagocitosi messa in atto dai fagociti professionali che introducono delle sostanze estranee attraverso la plasmamemabrana; la plasmamembrana abbraccia la sostanza da inglobare e poi c'è il passaggio, la migrazione attraverso il citoplasma cellulare, la fusione con il lisosoma, la formazione del fagolisosoma, la distruzione ad opera degli enzimi litici presenti nel lisosoma e praticamente la digestione. Stesso sistema viene applicato, anche se sono poco noti i geni e le proteine che sono implicate, anche nell'auto-fagolisosoma; anche qui il tutto avviene attraverso un sistema di pulizia generale. Quindi attraverso l'apparato digestivo cellulare questi organuli vengono digeriti. Su questo meccanismo si basa l'immunità aspecifica, uno dei sistemi più vecchi degli organismi viventi. Il controllo genico e proteico è presente ed è stato identificato in malattie degenerative a carico del sistema nervoso e dell'apparato muscolare. Siamo stati molto drastici nel parlare di danni ed è giusto che sappiate che il danno cellulare può essere determinato anche da altre cose, per esempio da accumuli di materiale fisiologico. Vedete qui abbiamo un epatocita, cosa vi colpisce di queste cellule? Beh sono diverse! A sinistra c’è una cellula sana, a destra una cellula meno sana. Si possono osservare lipidi citoplasmatici conservati in gocciole lipidiche; i lipidi citoplasmatici possono aumentare soprattutto se si tratta di trigliceridi. Una patologia collegata all'aumento dei lipidi epatici è la steatosi. Ma la steatosi può colpire solamente il fegato? Assolutamente no, infatti si arricchisce di lipidi anche il tessuto muscolare di persone obese (per esempio) ma anche il tessuto 4 muscolare di una persona che non fa attività fisica. A meno che non abbiamo un apparato muscolare simile a quello dei cavalli con cellule adipose interposte tra le fibre muscolari. Questo però si ha nel cavallo perché è un animale da lavoro e quindi un animale che ha bisogno di energia (c'è da precisare che in questo caso non si trovano dentro le cellule muscolari ma si trovano dentro cellule adipose che stanno nel tessuto muscolare per rifornirlo). Invece il tessuto muscolare del soggetto che non fa attività fisica, oltre che essere considerato equivalente alla carne bianca, può anche arricchirsi di lipidi. Quindi non è che dobbiamo incontrare un fascio di radiazioni ultraviolette, ionizzanti per essere danneggiati, ma altri danni possono essere determinati da altri fattori che sono dipendenti da noi. La steatosi non colpisce solamente gli obesi ma colpisce anche i soggetti che ingeriscono eccessi di zucchero semplice. Pensate che è stato dimostrato che con l'eliminazione dalla dieta di zuccheri semplici, parlo del saccarosio, si può avere la riduzione, in un soggetto con steatosi epatica, del 30% di contenuto in grasso; questo perché lo zucchero che non viene utilizzato viene trasformato in grasso. Un'altra cosa che può provocare steatosi è l'etanolo (l'alcool etilico), quindi nei bevitori incalliti si può spesso riscontrare una steatosi. Poi ci sono quelli "innocenti" che hanno problemi di metabolismo che hanno la steatosi metabolica. Quindi da un po' di tempo è stato scoperto che un eccessivo accumulo di lipidi a livello epatico o a livello muscolare può essere dovuto a diverse circostanze. Guardate qui. Abbiamo la mutazione delle proteine. Questo fenomeno poteva essere associato a stress nel reticolo ergastoplamastico con conseguente misfolding e dunque alterazione del corretto avvolgimento delle proteine. Nel caso in cui si verifichi quest'alterazione si ha l'eliminazione della proteina attraverso il sistema del proteasoma. Ma se queste proteine sono troppe possono precipitare e indurre danno; abbiamo già fatto un esempio di malattie dovuta a precipitazione dell'amiloide, l'Alzheimer. Però anche il diabete di tipo 2 a volte viene causato dalla precipitazione del livello cellulare di un'amilina. Un'altra situazione è data dalla mancanza di enzimi; pensate per esempio alla mancanza di un enzima che scinde il mucopolissaccaride, si avrebbe un accumulo di quest’ultimo a livello cellulare e l'accumulo provoca danno. Le malattie lisosomiali, malattie genetiche, riconoscono tutto questo meccanismo. Ma abbiamo anche delle glicogenosi cioè malattie implicate nella sintesi e nella demolizione del glicogeno che non essendo ben demolito si accumula e provoca danno. E poi l'ultimo caso è dovuto all'assunzione di molecole indigeribili per esempio la silice. 5