2-PAZIENZA NELL’ATTESA
« II Signore diriga i vostri cuori
Nell’amore di Dio
e nella pazienza di Cristo » (2 Ts 3,5).
Costanza, pazienza, perseveranza: parole sempre più rare del nostro vocabolario e della
nostra cultura. Persuasori occulti, a velocità impressionante, creano bisogni ed esigenze che
vengono soddisfatti in tempi brevissimi. Si impone una parola d’ordine: tutto e subito! L’attesa
ha spazi sempre più corti. Si vorrebbero bruciare le tappe. Con l’avvento poi dell’informazione
automatica tempi intermedi, ritmi di crescita, pazienza sembrano diventati inutili fastidi. Ciò
che conta è la rapidità del risultato.
Come farà l’ultima generazione a cogliere il valore della pazienza e della gioia che nasce dal
travaglio operoso dell’attesa? O avrà ragione lo scetticismo e l’amara ironia di Qoelet:
« Che guadagno ha
chi si dà da fare con fatica? » (Qo 3,9).
La pazienza è un crogiolo che matura e produce sapienza di vita.
C’è un linguaggio, una legge e un ritmo della natura, ben conosciuto da chi lavora la terra e
richiamato dalla Scrittura:
« Guardate l’agricoltore:
egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra,
finché abbia ricevuto le piogge d’autunno
e le piogge di primavera.
Siate pazienti anche voi,
rinfrancate i vostri cuori,
perché la venuta del Signore è vicina »
(Gc 5,7-8: III Dom. A).
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Avvento: educazione all'attesa paziente e operosa
La prima generazione cristiana, dopo l’evento della risurrezione di Cristo, culmine del piano di
Dio, attendeva con crescente impazienza il ritorno glorioso del Signore, ritenuto imminente. I
cieli nuovi e la terra nuova sembravano essere all’orizzonte. Paolo deve intervenire (2 Ts
2,1-12) richiamando che tra la prima e l’ultima venuta del Signore c’è un tempo abbastanza
lungo e che esso va vissuto non nell’inerzia, ma nell’impegno perseverante. Il tempo dell’attesa
è costellato di prove e difficoltà che mettono in pericolo la fedeltà e la pazienza. Questo tempo
va vissuto nella consapevolezza che l’incontro con Dio si prepara nel travaglio di ogni giorno,
nel segmento di storia di cui siamo responsabili. Diceva D. Bonhòffer, il pastore evangelico
martirizzato a Flossenburg per la sua intrepida resistenza al nazismo:
« Se il Signore venisse domani,
domani smetteremo di lavorare, non oggi! ».
Il credente sa che il Signore è vicino (Fil 4,5: III Dom. C), ossia è presente, ma sa anche che il
suo Regno non si impone in modo miracolistico. Esso si fa largo lentamente, nelle difficili
condizioni della storia. L’operosità perseverante e faticosa fa parte dell’attesa cristiana. Dentro
il banale quotidiano e nel vivere sociale, piccolo o grande che sia, occorre lavorare al progetto
di rinnovamento di sé e del mondo senza stanchezza o rassegnazione di fronte al potere del
male (ingiustizie, discriminazioni, miserie fisiche e morali...), sapendo che Dio ha già vinto.
Essere pazienti nell’attesa significa adeguarsi allo stile di Dio nei nostri confronti:
« Egli usa pazienza verso di voi,
non volendo che alcuno perisca » (2 Pt 3,9: II Dom. B).
Il tempo presente è un dono della pazienza di Dio perché ciascuno lentamente giunga a
maturità (cf Ef 4,13).
La pazienza è figlia della speranza e si rinvigorisce nell’ascolto della parola di Dio:
« In virtù della perseveranza (= pazienza) e della consolazione che ci vengono dalle
Scritture teniamo viva la nostra speranza » (Rm 15,4: II Dom. A).
Consapevole che la pazienza-perseveranza è una virtù difficile e che non è solo conquista
nostra, la Chiesa si affida al Signore e alla benevolenza della sua paternità:
« Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore
il nostro cammino incontro a colui che viene
e fa’ che, perseverando nella pazienza,
maturiamo in noi il frutto della fede » (Colletta: III Dom. A).
« Il tuo aiuto ci renda perseveranti nel bene
in attesa del Cristo tuo Figlio... » (Colletta: lun. I sett.).
Contro il pericolo della stanchezza, dell’inerzia, della rassegnazione, frutti della strutturale
debolezza umana (cf colletta: merc. II sett.), la comunità cristiana invoca forza morale che « ci
sostenga nelle fatiche di ogni giorno » (colletta: merc. IlI sett.), soccorso nelle prove della vita
(colletta: mart. I sett.) perché non si allenti la tensione verso il compimento delle promesse di
Dio:
« Avete bisogno di costanza perché,
dopo aver fatto la volontà di Dio,
possiate raggiungere la promessa.
Ancora un poco, infatti, un poco appena
e colui che deve venire, verrà e non tarderà » (Eb 10,36-37).
PER RIFLETTERE
La pratica dell’attesa
HENRI J.M. NOUWEN, Il sentiero dell’attesa.
…In che modo attendiamo? Aspettiamo insieme, con la parola di Dio in mezzo a noi.
Aspettare è prima di tutto un aspettare insieme.
Uno dei passi più belli della Scrittura è Lc 1,39-56, che ci narra della visita di Maria ad
Elisabetta. Cosa accadde quando Maria ricevette le parole della promessa? Andò da Elisabetta.
Qualcosa stava accadendo ad Elisabetta così come a Maria. Ma come poterono viverlo fino alla
fine?
Trovo l’incontro di queste due donne molto toccante, perché Elisabetta e Maria si incontrarono
e favorirono l’una l’attesa dell’altra. La visita di Maria rese Elisabetta consapevole di ciò che
stava aspettando. Il bambino sussultò di gioia in lei. Maria confermò l’attesa di Elisabetta. E
allora Elisabetta disse a Maria: “Beata colei che ha creduto alle parole del Signore” (Lc 1,45). E
Maria rispose: “ L’anima mia magnifica il Signore” (Lc 1,46) Ella trabocca esaltante di gioia.
Queste due donne si sono create reciprocamente lo spazio per aspettare. Hanno confermato
l’una per l’altra che stava accadendo qualcosa che valeva la pena attendere.
Qui vediamo un modello per la comunità cristiana.
E’ una comunità di sostegno, celebrazione e proclamazione che noi possiamo far crescere ciò
che è già iniziato in noi. La visita di Elisabetta e Maria è nella Bibbia una delle espressioni più
belle di ciò che significa formare comunità, essere insieme, riuniti attorno ad una promessa,
proclamando ciò che sta accadendo tra noi.
E’ questo che la preghiera esprime. E’ radunarsi insieme attorno alla promessa. In questo
consiste la celebrazione. E’ far crescere ciò che c’è già. In questo consiste l’Eucaristia. E’ dire
“Grazie” per il seme che è stato piantato. E dire “Stiamo aspettando il Signore, che è già
venuto”.
Tutto il significato della comunità cristiana sta nell’offrire l’uno all’altro uno spazio in cui
aspettiamo ciò che abbiamo già visto. La comunità cristiana è il luogo in cui manteniamo viva
la fiamma tra noi e la prendiamo seriamente, così che possa crescere e diventare più robusta in
noi. In questo modo possiamo vivere con coraggio, con la fiducia che c’è una forza spirituale in
noi che ci permette di vivere in questo mondo senza venire continuamente fuorviati dalla
disperazione. Questo è il modo in cui osiamo dire che Dio è un Dio d’amore anche quando
vediamo odio tutt’intorno a noi. Questo è il motivo per cui possiamo annunciare che Dio è un
Dio di vita anche quando vediamo morte e distruzione e angoscia tutt’intorno a noi. Noi lo
diciamo insieme. Lo confermiamo l’uno nell’altro. Aspettare insieme, alimentare ciò che è già
cominciato, attendere il suo compimento: questo è il significato del matrimonio, dell’amicizia,
della comunità e della vita cristiana.
In secondo luogo, il nostro attendere è sempre plasmato dalla nostra attenzione alla parola.
E’ attendere nella consapevolezza che qualcuno vuole parlarci. La domanda è: siamo presenti?
Siamo in casa, pronti a rispondere al campanello della porta? Abbiamo bisogno di aspettare
insieme per tenerci spiritualmente in casa l’un l’altro, così che quando la parola entrerà possa
diventare carne in noi. Questo è il motivo per cui il Libro di Dio è sempre in mezzo a coloro che
si radunano. Leggiamo la parola così che la parola possa diventare carne ed avere una nuova
vita in noi.
Simone Weil, una scrittrice ebrea, ha detto: “Aspettare pazientemente nella speranza è il
fondamento della vita spirituale”. Quando Gesù parla della fine dei tempi, parla precisamente
dell’importanza dell’attesa. Dice che nazioni combatteranno contro nazioni e che ci saranno
guerre e terremoti e sofferenza grande. Gli uomini saranno molto angosciati e diranno: “Il
Cristo e la! No, e qui!”. Molti resteranno sconcertati, e molti saranno ingannati. Ma Gesù dice:
dovete stare pronti, rimanere svegli, restare in sintonia con la parola di Dio, così che possiate
sopravvivere a tutto quello che sta per accadere ed essere capaci di stare fiduciosamente
(cum-fide, con fiducia) alla presenza di Dio insieme nella comunità (cfr. Mt 24). Questo è
l’gatteggiamento dell’attesa che ci permette di essere il popolo che può vivere in un mondo
molto caotico e sopravvivere spiritualmente…
Nella passione e risurrezione di Gesù vediamo Dio come un Dio in attesa…
PREGHIAMO
SALMO 119 , 1-6
Da questo salmo prendiamo alcuni insegnamenti sull’attesa paziente. I comportamenti di chi
attende e tende verso il Signore sono fondamentalmente la fedeltà, poi ci sono tre azioni:
- camminare
- osservare
- custodire
Camminare per le sue vie; Osservare i tuoi precetti; Custodire i tuoi decreti.
E la ricompensa di questa attesa sarà che non dovremo arrossire quando finalmente lo vedremo
e dovremo sostenere il suo sguardo. Camminiamo per le vie del Signore, quelle che Lui ha
tracciato per noi. Osserviamo i suoi comandamenti, Egli è il Dio dell’Amore, e custodiamo la
sua Parola, di salvezza, rimanendo fedeli lungo tutto il cammino della nostra vita, sull’esempio
di Maria di Nazareth, fino a quando questa vita si incontrerà faccia a faccia con il Signore Gesù.
Beato chi è integro nella sua via,
e cammina nella legge del Signore,
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
Non commette certo ingiustizie
e cammina per le sue vie.
Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti.
Allora non dovrò allora vergognarmi,
se avrò considerato tutti i tuoi comandi.
Invito all’attesa
Dimentica te stessa,
dimentica tutto,
getta i tuoi sguardi sull’infinito,
attendi, attendi sempre…
Tendere e attendere
Attendi e ama
Attendo il Signore e aspettandolo, attenderò
se non compare, aspetterò ancora.
L’aspettare è la gioia del mio cuore.
Ti attendo, Signore,
e aspettandoti attenderò.
Aspettarti sarà la consolazione della mia attesa:
e sarà eterna gioia di averti aspettato
poiché un giorno Tu sarai venuto (Da una mistica francese del 1800)