30 Novembre 2015 L08 Raccontare la storia Gruppo 19_ Irida Korsita, Heitor Ferreira Paffer, Stefania Ficarra L’identità dei “palazzi alti” In una situazione parallela a quella europeo, l’America, negli ultimi anni dell’Ottocento, si ritrova ad affrontare due grandi problematiche: la crisi del 1875 ed un processo di industrializzazione in rapida ascesa che da li a poco, avrebbe influenzato non solo socialmente ed economicamente le città in crescita ma soprattutto il carattere architettonico. Il contesto di riferimento è la scuola di Chicago, con i suoi numerosi esponenti: Henry Rubson Richardson, William Le Baron Jenney, John Wellborn Roth, Daniel Burnham e Louis Sullivan, quest’ultimo, insieme a Dankmar Adler, saranno i protagonisti di questa breve trattazione. Fin da principio, Sullivan, pone la questione su come integrare la condizione sociale alla morfologia della nascita di un nuovo tipo di edificio per uffici. Un volume, che in uno spazio limitato riuscisse a contenere le attività commerciali ai piani inferiori e gli uffici nei livelli superiori, rispondendo non solo alle esigenze pratiche ma architettoniche del gusto dell’epoca. L’industrializzazione crescente e l’avvento delle nuove tecnologie, quali le strutture in calcestruzzo armato permisero di elevare gli edifici ad altezze prima impensabili; l’ordinamento tipico combinava una gabbia funzionale con una griglia di supporto alla pianta, il problema si poneva tuttavia sulle controversie di come sarebbe dovuto apparire l’edificio esteriormente. Sarebbe dovuto rimanere scarno, come suggerito dai canoni ingegneristici? Avrebbe dovuto essere rivestito o decorato con qualche stile storico? L’identità del grattacielo era incerta nonostante il problema risultasse al centro di un dibattito sulla modernità dell’architettura. Richardson fu il primo a realizzare un edificio con una struttura portante, rivestendolo i muratura, tanto che Sullivan lo descrive come “quadrato e marrone…da un punto di vista artistico si erge come l’orazione di chi sa bene come scegliere le sue parole, di chi ha qualcosa da dire e la dice…” elogiandone il carattere, come tantissimi altri edifici degi architetti citati in partenza. Al di là di questo quello, vogliamo dimostrare che l’opera di Sullivan meglio riuscita, che sintetizzasse perfettamente tutte le caratteristiche della scuola di Chicago, sia tecnologicamente che decorativamente sia il Guaranty Prudential Building, edificio “alto” ad uso commerciale e lavorativo costruito tra il 1895 e il 1996. Il noto storico dell’arte William Curtis definisce il Prudential come edificio alto inteso come organismo vivente, in cui peso, pressione, tensione e resistenza potevano essere percepiti in modo diretto. Anche il romanziere Paul Bourget in un suo saggio, lo descrive come una nuova forma d’arte democratica, fatta per le masse e dalle masse, dove le certezze delle leggi naturali lo elevano pur nella semplicità della sua forma geometrica. Questo ci mostra come, se pur nel volume semplice, il palazzo acquisisce carattere. Il Guaranty apparteneva ad una linea di ricerca parallela, ma leggermente diversa da quella del Wainwright Bulding. Il telaio viene percepito come idea per sottolineare l’impulso fondamentale di una forma che aspirava alla verticalità. I materiali in terracotta e l’ornamento, vennero impiegati per evidenziare le tensioni formali dello schema sotteso. L’Exploit di questa teoria arriva con il Guaranty, quando l’architetto stesso lo descrive come edificio dalle forme aggraziate, elevate alla sensibilità e alla cultura. Non esiste una razione tra la struttura che è puramente funzionale per arrivare allo scopo dell’architetto di elevarsi il più possibile verso l’alto, e l’apparato decorativo. Sullivan va alla ricerca del bello e del vero, andando contro alle tradizioni dell’edilizia, aderisce alle leggi cosmiche della natura con coronamenti floreali, che sopravvivono nella loro vitale organicità; gli spigoli altissimi addolciti dallo sporto concavo del coronamento arricchito dal trompe l’oeil del fregio. Nel saggio che gli darà più notorietà, “The Tall Office Building Artistically Considered”, risolve la questione sia sul ruolo dell’architetto sia sulla forma che deve avere “lo sterile mucchio” dell’edificio alto. L’architetto trova il suo ruolo nella creazione della forma che deve seguire la funzione riscattandosi nell’eleganza perseguita al meglio. Il Grattacielo si rivela come “la più stupenda occasione che il Dio della natura, nella sua benevolenza, abbia mai offerto all’orgoglioso spirito dell’uomo”. Si tratta di dare carattere alla progettazione quindi non solo conferendo l’altezza ma raggiungere un simbolismo formale: il carattere classico delle colonne con i capitelli, la tripartizione botanica che richiama l’alberi (radici, fusto, chioma),…e altri riferimenti rinascimentali. Per concludere, ed avvalorare la nostra tesi, riportiamo alcune considerazioni che Sullivan fa in Ornament in Architecture dove “…l’ornamento è mentalmente un lusso, non una necessità, poiché avremo compreso sia le limitazioni che il grande valore dei volumi disadorno. Il romanticismo è dentro di noi, e ardiamo dal desiderio di esprimerlo. Sentiamo intuitivamente che le nostre forme potenti, atletiche e semplici porteranno con facilità naturale l’abbigliamento che sogniamo, e che i nostri edifici così ammantati di immaginazione poetica, per metà celati come se indossassero scelti prodotti del telaio e della miniera, eserciteranno un doppio fascino, come una melodia sonora raddoppiata da voci armoniose.”. Bibliografia Hans Frei “Sullivan Louis Henry” Mario Manieri Elia “Louis Henry Sullivan”, 1865-1924 Kennet Frsmpton Storia dell’architettura moderna Louis Sullivan “The Tall Office Building Artistically Considered, 1896 “A system of architectural ornament according with a philosophy of man’s power” “Ornament in Architectur“, 1892 “The Autobiografy of an Idea“ 1926 Paul Bourget Outre Mer, 1895 William J. R. Curtis “L’architettura moderna dal 1900”