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Divinamente New York – Festival Internazionale della Spiritualità
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Divinamente New York – Festival Internazionale della Spiritualità
Elena Matteucci (May 01, 2010)
A New York la seconda edizione del Festival internazionale della Spiritualità "Divinamente NY" che ha
portato oltreoceano artisti provenienti da tutto il mondo. Tra gli italiani nomi importanti come Pamela
Villoresi, Teresa De Sio, Valeria Moretti, Marco Carniti, Vanessa Gravina, Evelina Meghnagi.
Quale mistero più arcano del rapporto tra uomo e Dio? L’intera storia dell’uomo è segnata da questa
ricerca spasmodica di un’elevazione spirituale, che metta in contatto la parte più profonda del nostro
spirito con qualcosa che è altro da noi. Siamo carne, ma soprattutto spirito ed è proprio qui che
cerchiamo di contenere a fatica gran parte del nostro essere.
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La ricerca spirituale diventa allora un cammino verso la consapevolezza dell’estrema complessità
della natura umana e dell’urgenza di una catarsi che alleggerisca la pesantezza delle proprie
inquietudini interiori.
Se in solitudine le ombre dei nostri fantasmi si fanno più tenebrose e inquietanti, è nella condivisione
e riconoscimento degli altri che troviamo una risposta alle nostre stesse paure.
“The Fear of God”.E’ stato proprio questo uno dei tanti temi affrontati durante il Festival
Internazionale della Spiritualità che si è tenuto a New York il mese scorso.
Questa città, che rappresenta oggi la capitale mondiale e un perfetto esempio di pacifica convivenza
tra le diverse religioni, ha ospitato per il secondo anno consecutivo il Festival della Spiritualità [2].
A conclusione della rassegna romana, grazie all’audacia delle proprie idee, Pamela Villoresi [3] è
riuscita a portare nella Grande Mela l’atteso evento.
Nel cuore di Manhattan, presso l’Istituto Italiano di Cultura [4], è stata inaugurata la prima serata del
Festival che ha visto alternarsi, tra il 22 e il 26 Aprile, le performance di grandi artisti provenienti da
tutto il mondo.
Grazie al supporto del Ministero per i Beni e le Attività culturali [5]e all’organizzazione di Pamela
Villoresi, il Festival ha avuto la possibilità di sbarcare oltreoceano e portare gli artisti di tutto il
mondo di fronte a un pubblico sempre nuovo e diversificato, come quello americano.
Con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura, che in vista del prossimo cinquantenario della
fondazione si sta facendo promotore di eventi letterari e teatrali, ha avuto luogo l’evento, sotto il leit
motiv del “timor di Dio”. Un sentimento che spesso gli uomini di fede hanno voluto infondere
nell’immaginario degli uomini: un Dio protettivo e confortante, ma anche inflessibile e intransigente.
Su questo tema si è aperta una tavola rotonda, condotta dal Direttore dell’Istituto Riccardo Viale e
Pamela . I due moderatori, insieme a tre rappresentanti delle religioni ebraica, buddista e
protestante, hanno affrontato problematiche inerenti i limiti della razionalità umana di fronte alla
grandezza di Dio.
Sotto la sapiente direzione di un’ affermata artista in costante ricerca spirituale, come Pamela
Villoresi, si è aperta, dunque, una rassegna di eventi musicali, teatrali e artistici, sotto il valore
universale della ricerca di Dio.
Questa iniziativa rientra in un piu’ampio progetto che l’attrice porta avanti già da diversi anni. Alla
base di questa esperienza vi è, infatti l’impegno, sentito quasi come una missione, di portare nei
teatri di tutto il mondo, soprattutto di quei paesi maggiormente afflitti dalla sofferenza della guerra,
una testimonianza di pace.
Al di là delle diverse professioni religiose, è sul palcoscenico, nell’incontro delle diverse arti che la
Villoresi vede la possibilità di un ritorno al dialogo e alla pace.
La prima serata si è aperta con una grande prova artistica dell’attrice italiana, che ha estasiato il
pubblico con le commoventi letture tratte da “L’Arca di Noè” di Michele Martino, da “L’Inferno” di
Dante e da “Le Baccanti” di Euripide.
La Villoresi è, infatti, una grande attrice italiana, nota al grande pubblico per aver recitato in più di
cento spettacoli teatrali; ha una lunga e celebrata carriera nel mondo del teatro, ma anche nel
cinema, e non mancano importanti contributi nel settore televisivo.
A seguire, sulle note di Debussy si è aperto il concerto di due giovani musicisti di origine russa:
Anton Dressler [6] al clarinetto, Uri Brener [7]al pianoforte e alla fisarmonica.
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I due hanno eseguito dei brani tratti da Massenet, Ravel e dai Trovatori, portando nella sala anche le
suggestioni della musica ebraica, del jazz e dell’improvvisazione. Un susseguirsi di note emozionante
che, così come le parole delle letture precedenti, hanno rapito il pubblico e travolto l’anima. La
performance è stata così virtuosa al punto che i due strumenti sembravano dialogare in una gara di
sonorità, in cui la musica era diventato il luogo del confronto tra i due esecutori.
Le stesse musiche, tratte da la “Rapsodia” e la “Meditazione”, il “Kaddish e il “Klezmer”, sono state
eseguite anche nell' edizione romana, ai Musei Capitolini [8], davanti alla grande statua equestre di
MarcoAurelio, un ambiente di grande fascino per le sollecitazioni visive, nel quale i due artisti
alternavano sonorità più o meno concitate.
La serata seguente, invece, si è aperta all’insegna della musica popolare e dei potenti suoni della
pizzica, della taranta e delle tarantelle del Sud Italia.
A portare questa ventata di tradizione italiana a New York, tra ritmi folk e rock, è stata la cantautrice
Teresa De Sio [9], accompagnata da altri sei musicisti. Attilio Costa [10] alla chitarra acustica, Egidio
Marchitelli [11] alla chitarra a dodici corde, acustica e al mandolino, Vittorio Longobardi [12] al
basso, Pasquale Angelini [13]alla batteria, Upapadia [14]alle percussioni, coro e violino Her [15].
Al Symphony Theatre [16] di New York, la performance della De Sio è stata esplosiva e
appassionante. I temi trattati nelle sue canzoni , che oscillano sempre tra sacro e profano,
sottolineano spesso problematiche vicine alla gente comune e alle classi meno abbienti come: la
perdita del lavoro, la distinzione fra classi, la discriminazione. Tra le composizioni più apprezzate,
oltre alla versione rock de “A figlia do Re”, un’originale esecuzione di “Aumm aumm”.
La più nota, “Amen”, ha dato il titolo all’intero concerto. E' una commovente supplica, un vero e
proprio inno a Dio, affinchè possa finalmente risolvere i problemi che attanagliano il mondo d’oggi e
far sì che ogni uomo posso trovare il suo personale angolo di paradiso su questa terra.
Teresa De Sio ha ammaliato il pubblico con la sua voce calda e potente; la sua musica e i suoi ritmi
affrontano in modo profondamente sentito alcuni temi cari ad un altro grande cantautore italiano:
Fabrizio De Andrè [17]. La De Sio ha quindi dedicato una delle sue canzoni più celebri al suo caro
amico scomparso, così come già fece per “La ballata del Miché” nel concerto tributo a De André
“Faber, amico fragile”. Per il pubblico, composto per la maggior parte di italoamericani, è stato un
momento toccante, ascoltare le parole di ”Don Raffaè” reinterpretate dalla forte voce femminile
della cantante.
Ecco, dunque, che la forza della sua musica si concentra nella potenza dei ritmi e delle
sperimentazioni, alle quali la De Sio si è affiancata spesso, passando da folk a influenze rock e pop
negli ultimi anni, per guardare con interesse anche alla musica africana. La sua particolarità sta nel
riuscire a comunicare e mettere in musica le tematiche che rappresentano, poi, quei problemi
universali, comuni a tante culture di ogni tempo e luogo. La fatica del lavoro e il bisogno di libertà,
storie che affrontano problemi forti e reali, ma anche leggende che derivano dalla tradizione e
dall`immaginario popolare, impregnate di una forte spiritualità.
“La musica popolare - spiega - ha sempre avuto una tendenza verso la spiritualità, si parla spesso di
Dio e del Diavolo”. E` con questo richiamo a Dio che si conclude la performance newyorkese della
cantante , che a fine concerto ha regalato spighe di grano porta fortuna e stoffe color arancio,
ricevendo a sua volta dal pubblico caldi applausi.
La terza serata si è tenuta presso il Rubin Museum of Art [18], con un spettacolo intitolato”Stellarum
Opifice”. Qui si sono esibite le due attrici, Valeria Moretti e Federica Bern, che hanno recitato
alternandosi in uno scambio di interventi. Il testo, infatti, è tratto da un carteggio tra Galileo e la
figlia Virginia, che visse in un convento di clausura dai tredici anni fino alla fine della sua vita. Un
emozionante evento, grazie alla sapiente regia di Marco Carniti [19] e alle musiche di David
Barittoni [20]e Giacomo De Caterini.
Durante la quarta sera è stato messo in scena il commovente monologo, intitolato “Francesca, la
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Santa degli Emigranti”. Uno spettacolo diretto da Maurizio Panici e interpretato da Vanessa Gravina,
con il preciso intento di diffondere la figura di Francesca Cabrini e rendere nota la sua opera, che
l’ha portata alla canonizzazione nel 1946 (Santa degli Immigrati).
Il suo impegno iniziò nel 1889, anno in cui la missionaria giunse a New York. Da qui la sua opera si
diffuse in tutto il mondo. La religiosa fondò, infatti, la congregazione delle Missionarie del Sacro
Cuore di Gesù [21], prima congregazione femminile ad occuparsi di opere di bene al pari di quelle
gestite dai missionari uomini del tempo. Nella sua vita la religiosa riuscì a fondare scuole, ospedali,
convitti e orfanatrofi, grazie al coinvolgimento di artisti e pensatori all’interno del suo progetto di
pace e di carità.
L’ultimo evento, ospitato dall’Istituto Italiano di Cultura e conclusivo dell`intera rassegna, è avvenuto
all’insegna del dialogo e della cooperazione fra le diverse culture. E` stato presentato un concerto in
cui le canzoni giudeo- spagnole, si sono alternate alle melodie del Nord Africa per sfociare, infine,
nella tradizione musicale italiana.
Per l’Italia si sono esibiti: Evelina Meghnagi [22] con la sua travolgente voce, Domenico Ascione [23]
alla chiatarra e Arnaldo Vacca [24] alle percussioni.
I diversi artisti hanno dato prova, in questa complessa performance, della capacità di riuscire a
dialogare in un perfetto connubio tra le diverse tradizioni musicali.
Le note si sono fatte parole di un linguaggio universale e nell’espressione artistica le diverse religioni
hanno dimostrato di poter condividere il comune valore della pace e dell’amore per Dio.
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[5] http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/index.html/
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[7] http://www.uribrener.com/
[8] http://www.museicapitolini.org/
[9] http://www.teresadesio.com/
[10] http://www.myspace.com/attiliocosta
[11] http://www.myspace.com/egidiomarchitelli
[12] http://Vittorio Longobardi
[13] http://www.myspace.com/pasqualeangelini
[14] http://www.myspace.com/upapadiaonline
[15] http://www.myspace.com/herwebsite
[16] http://www.symphonyspace.org/
[17] http://www.fondazionedeandre.it/index.html
[18] http://www.rmanyc.org/
[19] http://marcocarniti.altervista.org/marco_carniti_sito_ufficiale/marco_carniti_news.html
[20] http://www.myspace.com/davidbarit
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