Orchestra dei Pomeriggi Musicali Antonio Ballista direttore

STAGIONE 2007-2008
DELIRI
E ARMONIE
Giovedì
22 maggio 2008
ore 20.30
Sala Verdi
del Conservatorio
Orchestra dei
Pomeriggi Musicali
Antonio Ballista direttore
Alessandro Lucchetti
23
pianoforte
Consiglieri di turno
Direttore Artistico
Maria Majno
Carlo Sini
Paolo Arcà
Con il patrocinio
e il contributo di
Con il contributo di
Con il patrocinio
e il contributo di
Con il contributo di
Sponsor istituzionali
Sponsor “Grandi Interpreti”
Sponsor “Settimane Bach”
Con la partecipazione di
È vietato prendere fotografie o fare registrazioni, audio o video, in sala
con qualsiasi apparecchio, anche cellulare.
Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo dopo la fine di ogni composizione,
durante gli applausi.
Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico
il clima più favorevole all’ascolto, si invita a:
• spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici;
• limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse…);
• non lasciare la sala prima del congedo dell’artista.
Orchestra dei Pomeriggi Musicali
Antonio Ballista direttore
Alessandro Lucchetti pianoforte
Made in Italy
La canzone italiana: 1910 – 1950
per pianoforte concertante e orchestra
Scelta, elaborazioni e orchestrazioni di Alessandro Lucchetti
D’ANZI
D’ANZI – Tu musica divina - Bambina innamorata - Ma le gambe
Silenzioso slow - Non dimenticar… (le mie parole) - Ma l’amore no
LAZZI E SBERLEFFI
KRAMER – Pippo non lo sa
CONSIGLIO – Il pinguino innamorato - Maramao perché sei morto
MORBELLI – Ba-ba-baciami
PESTALOZZA – Ciribiribìn
LACRIME
GILL – Come pioveva
MARCHETTI – Non passa più
SIMI – Addio signora
BERTINI – Un’ora sola ti vorrei
DE CURTIS – Non ti scordar di me
MASCHERONI
MASCHERONI – Bombolo - Fiorin fiorello - Lodovico
Tu che mi fai piangere - Tango della gelosia
Intervallo
ILLUSIONI
OLIVIERI – Tornerai
SCIORILLI – Perduto amore (In cerca di te)
FRAGNA – Signora illusione
KRAMER – Non ti fidar (di un bacio a mezzanotte)
ESOTISMI
DI LAZZARO – Le carovane del Tigrai
DI CHIARA – La spagnola
RIPP – Creola
BIXIO
BIXIO – Canzone sospirata - Lucciole vagabonde - Tango delle capinere
Parlami d’amore Mariù - La canzone dell’amore (solo per te Lucia)
L’idea di riunire in un’ampia suite strumentale motivi e ritmi tratti dal ricco
patrimonio della canzone italiana del primo Novecento potrebbe sembrare
eccentrica, regressiva, brillante o astuta, a seconda delle convinzioni e delle
aspettative del pubblico. Ma in ogni caso un progetto di questa natura si lega in
maniera lieve e divertita alle trasformazioni culturali delle società più
sviluppate, connotate da quel che Jean-François Lyotard definiva in un celebre
saggio del 1979 La condition postmoderne. L’era postmoderna ha sancito nel
campo delle arti e della musica la fine dell’incessante processo di superamento
del passato, che ha segnato dalla metà dell’Ottocento in avanti l’epoca dei
movimenti e delle avanguardie. «L’utopia del Novum è scaduta», proclamava in
maniera emblematica il critico d’arte Jean Clair in un testo del 1983. La ricerca
di forme linguistiche sempre nuove e di stili estetici rigorosamente originali
aveva esasperato la frattura tra artisti e pubblico, finendo per degenerare in una
sorta di alienazione totale dell’arte dalla società. Le tendenze centrifughe del
linguaggio musicale avevano cominciato a manifestarsi in maniera conclamata
sin dagli anni Dieci del Novecento, con gli scandali clamorosi che avevano
accompagnato le prime esecuzioni dei lavori di Stravinskij, di Arnold Schönberg
e dei suoi allievi, dei musicisti futuristi in Italia, del giovane Hindemith in
Germania. La parabola di queste nuove forme espressive è salita nel corso dei
decenni successivi, benché in maniera diseguale, fino a culminare nel
radicalismo intellettuale della nuova musica degli anni Cinquanta e Sessanta,
che ha dato il colpo di grazia definitivo a un ulteriore sviluppo delle possibilità
rinnovatrici del linguaggio musicale. Una volta raggiunto il limite del silenzio da
una parte e della complessità semantica dall’altra, il seme della creazione
artistica sembrava cadere ormai in un terreno completamente arido e sterile.
Nella vita quotidiana, tuttavia, lontana dagli angosciosi interrogativi che scuotevano lo spirito dei compositori più sensibili alle inquietudini del loro tempo, le
persone avevano conservato la voglia di ascoltare musica e forse anche il bisogno di trovare in essa una corrispondenza emotiva. Una famosa pagina di Proust
metteva in luce con la consueta lucidità questa incipiente separazione tra musi-
ca colta e musica leggera: «Odiate la cattiva musica, non disprezzatela. Siccome
si canta e si suona molto più appassionatamente della buona, a poco a poco essa
si è riempita del sogno e delle lacrime degli uomini. Per questo vi sia rispettabile. Il suo posto, nullo nella storia dell’arte, è immenso nella storia sentimentale
della società». Forse non sarebbe azzardato immaginare un nesso tra l’espansione delle avanguardie e lo sviluppo della canzone italiana, che nella prima parte
del Novecento raggiunse il picco della popolarità e anche il culmine della qualità
artistica, grazie ad autori come Giovanni D’Anzi, Vittorio Mascheroni, Cesare
Andrea Bixio e molti altri.
Questo patrimonio, concentrato soprattutto negli anni Trenta, ha suggerito ad
Antonio Ballista l’idea di sfruttare il ricco repertorio per costruire un percorso
musicale nella memoria, trasportando la forma della canzone all’interno della
struttura di un’orchestra classica. Alessandro Lucchetti a sua volta ha scelto,
rielaborato e strumentato il materiale originario, conferendo al lavoro le dimensioni e la forma di una suite orchestrale. Il pianoforte costituisce in parte uno
strumento concertante, ma soprattutto la guida spirituale per così dire in questo viaggio a ritroso nel tempo. La dimensione temporale rappresenta per l’appunto il carattere essenziale del lavoro, che sotto le sembianze di un piacevole
divertissement nasconde un progetto estetico e forse etico di maggior spessore.
La coscienza della tradizione costituisce in maniera indiscutibile il cardine della
musica occidentale, che nel corso dei secoli ha costruito il suo linguaggio sulla
riflessione e sul dialogo con il proprio passato. In questo caso Ballista e
Lucchetti si rivolgono in maniera addirittura spudorata alla storia, ma scegliendo una tradizione minore, antiaccademica e virtualmente caduca qual è quella
della canzone commerciale. La moda tuttavia, specie quando si lega alla percezione soggettiva del tempo, è capace persino di avanzare la pretesa grottesca di
essere immortale, come ricordava Leopardi nel magnifico Dialogo della Moda
e della Morte nelle Operette morali. I motivi delle canzoni, canticchiati da “un
esercito di prozie e loro conoscenti”, per riprendere l’espressione spiritosa di
Lucchetti nella prefazione, manifestano la permanenza nel presente di un tempo
diverso dal nostro. La forma canzone si sviluppa a partire dalla melodia, che le
correnti principali della musica del Novecento avevano frantumato, vivisezionato, polverizzato a favore di un puntillismo sonoro sempre più complesso. In
forma diversa e più cordiale, Made in Italy cerca di riallacciarsi a questo tempo
perduto, in maniera simile a una delle più controverse composizioni di Karlheinz
Stockhausen, Mantra (1970). «È come quando canticchiate un’aria, che avete
sentito molto tempo prima – spiegava l’autore – vi ricorda la vostra infanzia.
Tutta la vostra vita è trascorsa e, alla fine, voi ripensate a questa vecchia melodia, semplice, senza storia».
L’ascolto di Made in Italy in fondo suggerisce l’idea della fine della storia, inte-
sa come la rincorsa disperata di un presente immancabilmente imperfetto a un
futuro senz’altro migliore, più moderno, risolto. Lucchetti e Ballista invece rovistano nei bauli della nonna in maniera consapevole della distanza tra il nostro
tempo e quelle forme di espressione, ma privi di supponenza e in maniera
tutt’altro che accondiscendente, come chi si sente collocato in una posizione
superiore. La musica delle vecchie canzoni era bella nella sua forma semplice e
in sé perfetta, quella della melodia e del ritmo di danza, e non c’è motivo di vergogna nel manifestare l’emozione del ricordo, manipolando in maniera nuova
quel materiale ingiallito dal tempo.
Oreste Bossini
MADE IN ITALY di Alessandro Lucchetti
Non mi è nuovo il ruolo di trascrittore–rielaboratore di musiche che non
appartengono alla tradizione euro-colta. Lo testimoniano esperienze come
Movie Charms, concerto sulla magia del cinema attraverso le colonne sonore o
come Rocklied, programma consistente di versioni liederistiche, per voce femminile e pianoforte, di canzoni dei Beatles e altri celebri rappresentanti di quel
variegato ed eterogeneo mondo omnicomprensivamente definito rock.
Avventure intraprese all’insegna del divertimento: divertente è stato, infatti,
scegliere i brani e trascriverli tentando di organizzarli in una forma, così
come eseguirli o assistere gli interpreti di turno. Vere e proprie sfide raccolte
nell’intento di mostrare come una bella musica (espressione di idee, sentimenti, immagini, atmosfere, di alto livello artigianale) possa vivere vite parallele,
valicando le barriere fra i generi: classico, leggero, d’uso etc.) che, per mero bisogno di etichette, presumevano di suddividere l’arte dei suoni in mondi chiusi.
Made in Italy rappresenta l’ultima tessera di un mosaico iniziato a metà degli
anni ‘80, che mostra in primo piano le mie composizioni originali e contribuisce a delineare i contorni della più moderna corrente musicale: il cross-over.
L’idea, di Antonio Ballista, di distillare il meglio di quarant’anni di canzoni
italiane, restituendo il profilo di un’epoca attraverso arrangiamenti per un’ensemble classico (senza voce!) mi riempì di sgomento ed entusiasmo insieme.
Un lungo, a tratti estenuante, periodo di ascolti (la produzione è davvero sconfinata) supportati, per mia fortuna, dall’ausilio spesso “canoro” di un esercito
di prozie e loro conoscenti diede come esito la selezione dei trentatre brani che
compongono il programma. Riuniti in fantasie monografiche (degli autori più
rappresentativi: D’Anzi, Bixio e Mascheroni) o di genere (la canzone sentimentale o umoristica piuttosto che esotica etc.), i motivi non solo si susseguono ma a tratti sembrano perdere il filo del discorso aggrovigliandosi, sovrapponendosi o evocando, attraverso più o meno insistiti ritorni, fantasmi di
forme classiche, prosodie e retoriche forse a loro (i motivi) non del tutto estranee. Così come nelle strumentazioni si va dal semplice calco dell’originale alla
citazione di un secolo e mezzo di colte orchestrazioni: crogiolo di stili, caleidoscopio di generi. L’ultima frontiera della musica nel terzo millennio!
ANTONIO BALLISTA direttore
Pianista, clavicembalista e direttore d’orchestra, Antonio Ballista fin dall’inizio della carriera si è dedicato all’approfondimento delle espressioni
musicali più diverse ed alla composizione di programmi di rara inventiva e originalità. Ha effettuato personalissime escursioni nel campo del
ragtime, della canzone italiana e americana, del rock e della musica da
film, escogitando una sorta di vita parallela tra la musica cosiddetta di
consumo e quella colta. Dalla fine degli anni ‘50 suona in duo pianistico
con Bruno Canino, una formazione di ininterrotta attività la cui presenza è stata fondamentale per la diffusione della “Nuova Musica”. Si è esibito con direttori quali Abbado, Boulez, Chailly, Maderna, Muti, e con le
orchestre della BBC, del Concertgebow di Amsterdam, Filarmonica di
Israele, Filarmonica della Scala, London Symphony, Orchestre de Paris,
Philadelphia, Cleveland e New York Philharmonic. È stato ospite di prestigiosi festival a Parigi, Berlino, Strasburgo, Edimburgo, Varsavia,
Venezia e Firenze. Come direttore ha debuttato al Teatro dell’Opera di
Roma con Gilgamesh di Battiato. Fra i compositori che hanno scritto per
lui ricordiamo Berio, Bussotti, Donatoni, Castaldi, Castiglioni,
Lombardi, Lucchetti, Morricone, Mosca, Picco, Sciarrino, Sollima e
Ugoletti. Ha effettuato tournée con Berio, Dallapiccola e Stockhausen e ha
collaborato con Boulez, Cage e Ligeti in concerti monografici.
È fondatore e direttore dell’ensemble “Novecento ed Oltre”, una formazione stabile fondata nel 1995 per l’esecuzione della musica del novecento storico e contemporanea. Con Federico Mondelci ha costituito nel 2003 il trio
“Fata Morgana”, con il tenore Massimo Crispi forma il duo “Enfants
Terribles”. Appassionato del repertorio liederistico ha collaborato con
numerosi cantanti tra i quali Roberto Abbondanza, Anna Caterina
Antonacci, Cathy Berberian, Luisa Castellani, Luciana Serra e Lucia
Valentini Terrani. Legato da un sodalizio trentennale a Paolo Poli, ha
inoltre lavorato con attori quali Gianni Agus, Arnoldo Foà, Ottavia
Piccolo, Toni Servillo, Franca Valeri, Milena Vukotic e Peter Ustinov.
Ha al suo attivo numerose registrazioni discografiche. Ha insegnato nei
Conservatori di Parma e Milano e all’Accademia Pianistica di Imola
“Incontri col Maestro”. Attualmente è docente presso l’Accademia
Internazionale “Tema” di Milano.
È stato ospite della nostra Società nel 1969, 1974, 2004 e nel dicembre scorso con Gemma Bertagnolli.
ALESSANDRO LUCCHETTI pianoforte
Compositore e pianista bresciano, Alessandro Lucchetti ha iniziato gli
studi musicali nella sua città, diplomandosi presso il Conservatorio
G. Verdi di Milano.
Tra i fondatori della corrente “neoromantica”, è impegnato da anni nella
ricerca sulla fusione dei diversi generi e culture musicali (jazz, rock,
musica orientale, afro americana).
Alcune sue composizioni sono state eseguite in importanti festival e
società concertistiche italiane e straniere tra le quali Biennale di Venezia,
Festival della WDR a Berlino e Colonia, Festival di Bath, Rheinfestival a
Düsseldorf, Opera di Darmstadt, Settimana di musica italiana a New
York, Settimana di musica contemporanea a Varsavia. Ha ricevuto commissioni dalla Radio Svizzera, RAI di Roma, Orchestra di Winterthur e
Biennale di Venezia.
Nel 1999 la sua opera Gradus è stata rappresentata in anteprima al Teatro
Sociale di Rovigo. Sue composizioni sono edite da Ricordi e Sonzogno e
incise su dischi CGD.
Molto eseguite sono le sue rivisitazioni di altri generi musicali in chiave
classica: dal rock (Rocklied, un omaggio ai Beatles e ad altri mostri sacri
inglesi e americani), alla musica da film (Movie Charms, un programma
che racchiude il meglio delle colonne sonore italiane e americane), alla
canzone italiana. Nel 2002 il programma Made in Italy è stato presentato
alla Scala con l’ensemble “Novecento e oltre” e Antonio Ballista. Nel giugno 2005 è stato ripreso in tournée in Sud America.
Nel 2003 ha fondato il gruppo “Crossing Over” con il quale nel 2004 si è
esibito al Teatro Sociale di Brescia nello spettacolo Terra di Confine ideato con E. De Checchi. Dal 1987 al 2001 ha svolto in duo pianistico con
Pinuccia Giarmanà un’intensa attività concertistica e discografica in
Italia, Svizzera, Germania e Belgio. Il duo ha collaborato con il Coro della
Fenice di Venezia (Petite Messe Solennelle di Rossini), Athestis Chorus
(Liebeslieder e Neue Liebeslieder di Brahms) e con I Percussionisti della
Scala (Sonata di Bartók). Ha inoltre inciso opere di Busoni, l’integrale di
Chabrier e musiche di Liszt e l’integrale di Grieg. Per la Radio Svizzera ha
registrato Visions de l’Amen di Messiaen.
Dal 1989 è docente presso il Conservatorio Luca Marenzio di Brescia.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
ORCHESTRA DEI POMERIGGI MUSICALI
L’Orchestra I Pomeriggi Musicali è stata fondata nel dopoguerra dall’impresario teatrale Remigio Paone e il critico musicale Ferdinando Ballo con l’intento
di affiancare al repertorio classico la musica contemporanea e d’avanguardia.
Nel primo concerto, il 27 novembre 1945, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali
accostò Mozart a Stravinskij, Beethoven a Prokof’ev. Oggi il suo repertorio comprende i capolavori barocchi e classici ma anche molta musica moderna e contemporanea con particolare attenzione ai grandi del Novecento. Molti compositori italiani quali Ghedini, Dallapiccola, Casella, Respighi, Pizzetti e Malipiero
non solo presentarono con l’orchestra le loro nuove composizioni, ma ne scrissero anche su commissione dei Pomeriggi. La tradizione continuò con i compositori delle generazioni successive: Berio, Bettinelli, Bussotti, Chailly,
Donatoni, Fedele, Ferrero, Francesconi, Galante, Maderna, Manzoni, Collima
e Tutino. Compositori contemporanei quali Honegger, Hindemith, Pizzetti,
Dallapiccola, Petrassi e Penderecki hanno diretto la loro musica sul podio dei
Pomeriggi, che è stato per tanti giovani artisti (da Leonard Bernstein a Sergiu
Celibidache) un trampolino di lancio. Fin dall’inizio l’orchestra è stata anche
vivaio di eccellenti strumentisti tra i quali ricordiamo i violini di spalla Franco
Gulli e Giulio Franzetti.
Tra gli ospiti dei Pomeriggi troviamo Vittorio Gui, Carlo Maria Giulini,
Leonard Bernstein, Gianandrea Gavazzeni, Claudio Abbado, Pierre Boulez,
Aldo Ceccato, Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Arturo Benedetti Michelangeli,
Nikita Magaloff, Nathan Milstein, Severino Gazzelloni, Salvatore Accardo,
Dino Ciani e Maurizio Pollini. Tra i direttori stabili ricordiamo Nino
Sanzogno (il primo), Gianluigi Gelmetti (ora Direttore Emerito) e i milanesi
Daniele Gatti e Aldo Ceccato. Gianni Tangucci è dal 2005 Consulente Artistico,
Antonello Manacorda è dalla Stagione 2006/07 Direttore Musicale .
L’Orchestra svolge la sua attività principalmente a Milano (dal 2001 al Teatro
Dal Verme) e partecipa a numerose stagioni sinfoniche, festival e rassegne nelle
principali città lombarde; in autunno collabora alle stagioni liriche dei Teatri
di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Mantova, Pavia, e alla stagione di balletto del Teatro alla Scala.
Ospite delle principali stagioni sinfoniche italiane e in molti teatri e sale da
concerto all’estero, l’Orchestra ha recentemente riscosso successi in Spagna,
Portogallo, Tunisia, Francia, Germania, Svizzera, Turchia e Austria.
Nel 1967, I Pomeriggi Musicali sono stati riconosciuti con legge dello stato come
“Istituzione Concertistico Orchestrale”, e annoverati fra le strutture stabili di
produzione musicale. Attualmente sono una Fondazione costituita dalla
Regione Lombardia, dal Comune di Milano, dalla Provincia di Milano e da
enti privati.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
Prossimo concerto:
martedì 7 ottobre 2008, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Murray Perahia pianoforte
La stagione della Società si chiude con il ritorno di uno dei musicisti più cari al
nostro pubblico, Murray Perhaia. L’atteso concerto del pianista americano è stato
spostato in ottobre, per venire incontro ai desideri dell’artista. La carriera di
Perahia, com’è noto, è stata minacciata a un certo punto da un incidente alla
mano, la parte del corpo forse più preziosa per un musicista. La fragilità delle
mani sembra riflettere in maniera emblematica anche il carattere di Perahia come
interprete, che nasconde dietro la maschera di esecuzioni in apparenza
distaccate e di rara eleganza musicale un animo sensibile fino all’eccesso. Il suo
repertorio prediletto comprende Bach e la musica per tastiera del Settecento, i
grandi viennesi del periodo classico, Schubert e Brahms, tutti autori abituati a
pensare alla musica partendo dalla forma. Perahia manifesta nella cura dei
dettagli il suo bisogno d’ordine, con interpretazioni sempre attente a bilanciare le
dinamiche e a costruire in maniera razionale il suono del pianoforte. Tuttavia nella
musica di questi autori Perahia cerca forse le tracce di un’emozione che sembra
sempre sul punto di sfuggire, di perdersi nel tempo, come se la precarietà delle
sue origini sefardite si fosse trasfigurata nell’espressione pensosa delle sue
interpretazioni.
Ricordiamo ai Soci e agli abbonati all’Intera Stagione e alla serie Grandi
Interpreti di conservare la tessera di abbonamento alla stagione 2007/08,
necessaria per assistere martedì 7 ottobre 2008 al concerto di Murray Perahia.
Per motivi Siae, non sarà infatti possibile rilasciare duplicati.
PAROLE IN NOTA
LUCIO DALLA - LUNEDÌ 26 MAGGIO 2008, ORE 18.30, ISTITUTO DEI
CIECHI DI MILANO
L’incontro con Lucio Dalla previsto per mercoledì 21 maggio a conclusione del
secondo ciclo di Parole in nota, realizzato grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, è
stato spostato a lunedì 26 maggio sempre alle ore 18.30 presso l’Istituto dei ciechi
di Milano in via Vivavio 7.
Ad accompagnare la conversazione con Lucio Dalla sulla Canzone e la tradizione
musicale italiana ci saranno, come nei precedenti incontri, il filosofo e nostro
consigliere Carlo Sini e lo scrittore e ideatore della rassegna Andrea Kerbaker.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.
Società del Quartetto di Milano
via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281
www.quartettomilano.it
e-mail: [email protected]