EPIFANIA - Suggerimenti per celebrare 2014

6 gennaio 2014
EPIFANIA DEL SIGNORE
Per celebrare
Avere cura del linguaggio rituale
* Secondo le omelie di Leone Magno (440-461) l’adorazione dei magi è l’unico tema della
celebrazione di oggi. Ugualmente nelle orazioni degli antichi sacramentari (GeV 61-68; GrH 87-91) la
tematica è univoca: apparitio – adorazione dei Magi – stella – illuminazione dei pagani. Dalle orazioni di
GrH (n. 87) proviene la colletta assegnata alla solennità odierna: «O Dio, che in questo giorno, con la
guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo unico Figlio, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo
conosciuto per la fede, a contemplare la grandezza della tua gloria».
Intorno all’VIII secolo nella liturgia romano – franca entra anche la commemorazione orientale
dei Tria miracula, delle tre epifanie: Magi – Battesimo – Cana, conservata alle Lodi e ai Secondi vespri.
* Salmo caratterizzante l’Epifania, sia all’Eucaristia sia alla Liturgia delle Ore è il salmo 71(72)
(Dio affida al re il tuo giudizio). Lo ritroviamo nel Graduale Romanum come salmo all’ingresso, al salmo
responsoriale (vedi l’esegesi appena sopra) e come antifona d’offertorio (Reges Tharsis) e ancora come
salmo alla comunione. Oggi cortei di esotici sapienti offrono doni regali, ma solo la fede - la luce della
stella - può comprendere che il bambino in braccio a Maria è colui al quale Dio darà il suo giudizio (Sal
71,1). Il suo destino è ancora tutto da dipanare, ma ce lo annuncia il salmo: «Perché egli libererà il misero
che invoca e il povero che non trova aiuto. Abbia pietà del debole e del misero e salvi la vita dei miseri.
Li riscatti dalla violenza e dal sopruso, sia prezioso ai suoi occhi il loro sangue» (Sal 71, 12-14). Chi
adorano i re? Il liberatore, il consolatore, il salvatore, colui che redime ‘ricompra’ gli schiavi della
violenza e dell’oppressione.
* La solennità di oggi ha la venerabilità e l’antichità del Natale. Ornamenti, vesti fiori e luci non
debbono essere da meno del 25 dicembre.
* La scelta dei canti dovrebbe essere oculata, evitando – se possibile – il riciclo dei canti natalizi
tradizionali. Il tema della luce - manifestazione, insieme a quello della chiamata universale alla salvezza
sono preminenti.
Attenzioni da avere
* L’annuncio della data della Pasqua 2014. Oggi, dopo la lettura del Vangelo, il diacono o un
cantore può dare l’annuncio della Pasqua (MR pp. 1047 e 1106). È il Messale italiano che ha allargato a
tutte le chiese il rito dell’annuncio della Pasqua, riservato alle cattedrali. È il residuo dell’uso delle lettere
festali con le quali si comunicava il computo della Pasqua. L’uso nacque dopo Nicea, quando il concilio
affidò alla sede patriarcale di Alessandria il compito di computare la Pasqua. È un annuncio suggestivo,
ma nemmeno da enfatizzare. Oggi, che non ha più uno scopo pratico, poiché tutti hanno il calendario a
casa. Mantiene il suo significato simbolico: come il tempo ha il suo cardine Cristo risorto, così l’anno
liturgico e tutta la vita della comunità credente sono incentrate sulla Domenica della risurrezione.
* La Giornata dell’infanzia missionaria. «Storicamente, il 6 gennaio, oltre ad essere il giorno
dell'Epifania, è anche la Giornata Missionaria dei Ragazzi, ma le chiese locali, per esigenze diverse,
possono anche festeggiarla in un’altra data vicina». Così recita il sito http://www.missioitalia.it/
espressione di un organismo della CEI. Il tema assegnato alla Giornata è riassunto dallo slogan:
«Destinazione mondo». Materiale utilizzabile, secondo le Precisazioni CEI per le giornate particolari, per
iniziative precedenti o seguenti l’Epifania è scaricabile dal sito indicato. Alla voce Animazione chi ha
l’abitudine di sacre rappresentazioni nel pomeriggio dell’Epifania può trovare rappresentazioni teatrali
per ragazzi che legano insieme il tema dell’arrivo dei magi e la giornata missionaria dei ragazzi.
* I cortei dei Magi. Il folklore popolare riempie la giornata di oggi di rievocazioni di cortei di
Magi. Sono sempre occasioni festose, soprattutto per i più piccoli. L’attenzione da avere è di rimanere
aderenti al brano evangelico e di non ridurre tutto a tre esotici cammelli, ma di portare al cuore del
messaggio cristologico che Matteo ha voluto comunicare. Non è impossibile con dialoghi, scene e canti
farlo risaltare, anche in un linguaggio popolare e avvincente.
Per l’omelia
I temi emergenti
L’Epifania (manifestazione), canta l’evidenza di un Dio che nella storia si riprende il suo ruolo
sovrano e non lascia ad altri il suo “nome”, le sue prerogative regali: liberare il misero e provvedere ai
poveri (Sal 71,2.12-13; .
Ora si compie la promessa fatta ad Abramo, e in lui sono benedette tutte le nazioni della terra (Gn
12,1-3). Ora persino i pagani – che non hanno Abramo per padre – in Cristo Gesù possono dirsi figli di
Abramo, avere diritto alla stessa eredità, perché possono far parte del medesimo corpo, il corpo di Cristo
(seconda lettura, Ef 3,6).
Oggi la liturgia si fa audace e apre gli orizzonti della storia anche a noi, prima di tutto perché, a
pensarci bene, neppure noi siamo discendenza di Abramo, ma solo per grazia siamo stati chiamati alla
fede; e in secondo luogo perché mentre le nostre assemblee rischiano di rinchiudersi e svuotarsi, mentre
sembra che l’evangelo non trovi più ascolto nella nostra cultura, non abbia più visibilità e risonanza, ci
viene detto che mai si spegne la rivelazione di Dio agli uomini, e sempre una stella guida il cammino
degli uomini a vedere nella piccolezza di un Bambino la manifestazione di un Dio, troppo a lungo
cercato, se non addirittura bestemmiato o dichiarato straniero ed estraneo. Così il corpo centrale del
Prefazio proprio ben riassume i temi principali della solennità odierna:
Oggi in Cristo luce del mondo tu hai rivelato ai popoli il mistero della salvezza,
e in lui apparso nella nostra carne mortale ci hai rinnovati con la gloria dell’immortalità divina.
Una pista omiletica possibile
* Annunciare la buona notizia. «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del
Signore brilla sopra di te» (Is 60,1). I popoli della terra, tutti, senza esclusione, possono rallegrarsi. Una
stella ha disegnato nel cielo le promesse e le strade di un Dio che vuole davvero allargare a tutti gli
uomini la benedizione promessa ad Abramo e alla sua discendenza (Gen 12,1-3). Le primizie dei popoli
sono rappresentate dai Magi che si sono messi in cammino; alla fine del viaggio hanno trovato il
Bambino. I doni che gli offrono rivelano che egli è per ciascuno e re e Dio e fratello nella fragilità
dell’umano, fino alla morte.
* Insegnare. a) L’agire di Dio non è più un mistero (seconda lettura), una strada nascosta riservata
a pochi per poter entrare nei ritmi di morte/resurrezione delle divinità egiziane, greche o romane; non è
neppure l’agire di un Dio biblico tremendo, terrificante, trascendente e lontano (Is 45,15: Veramente tu
sei un Dio nascosto, Dio d’Israele salvatore). Il Dio di Israele, creatore che non si confonde con le
creature, è però un Dio che parla, che si rivela, che si manifesta.
b) Il mistero per eccellenza è il disegno di Dio di salvare, di chiamare alla unione con sé tutti gli
uomini (cf. LG 1, 1). Dopo averlo messo in opera attraverso e dentro la creazione e la storia che scorre da
Abramo fino al momento stabilito, ora la persona e la vita di Gesù, Parola fatta carne, sono l’evento
principale attraverso il quale il Padre rende evidente se stesso. Gesù è il cuore e il vertice della epifania di
Dio e della sua tenerezza verso gli uomini.
* Esortare alla riconoscenza e all’annuncio. a) L’Epifania è il mistero della salvezza di Dio
presente e manifestato a tutti gli uomini, disegno universale di Dio che non esclude nessuno, perciò è
invito a passare dalla conoscenza alla riconoscenza, dalla paura alla speranza, dal buio alla luce.
b) Inoltre, anche noi come Paolo non possiamo tacere la buona notizia e come città posta in alto e
luce accesa nella casa non possiamo e non dobbiamo passare inosservati o nascondere la luce sotto il
moggio (Mt 5,14-15).
* Proseguire nel ritmo della celebrazione. Ora torniamo a celebrare. a) Entriamo allora nel
rendimento di grazie, perché ciò che hanno annunciato i profeti, ora si avvera. Oggi alla mensa del Dio
che si rivela in Cristo sono invitati tutti i popoli. L’antica visione di Isaia che vede carovane di nazioni
arrivare sul monte di Sion a prendere parte al banchetto che Dio ha preparato, si sta realizzando. Noi,
chiamati tra i pagani, rendiamo grazie per la gratuità del cuore di Dio che si rivela in Cristo, gratuità e
che siamo chiamati a rivelare a tutti i popoli. « Beati gli invitati alla cena dell’Agnello…» e il Padre
accolga l’offerta della Chiesa, che gli offre non oro, incenso e mirra, ma colui che nei santi doni è
significato, immolato e ricevuto: Cristo nostro Signore (Sulle offerte).
b) Facciamo eucaristia, rendiamo grazie al Padre raccontando, proclamando, cantando le grandi
cose che ha fatto per noi. Facciamo davvero assemblea! Una comunità di uomini e di donne, diversi per
cultura, razza, livello sociale, ma amati dall’unico Dio e credenti nell’unico Cristo. Continuiamo a
costruire questo corpo nutrendoci del Corpo e del Sangue del Signore immolato e risorto. Noi, piccolo e
fragile segno di una umanità dispersa che gratuitamente Dio convoca in questa parte della terra,
continuiamo a fare luce, attingendo alla luce del mistero pasquale di cui questa celebrazione è costante
memoria. Mistero della Pasqua che pienamente rivelerà i progetti di vita di un Dio che salva tutti gli
uomini.
Daniele Piazzi