Tecniche • Cantieri • Realizzazioni • Sicurezza

E113
P R O G E T TA R E
& COSTRUIRE
Pasquale Apone
Costruzione
di gallerie
Edilizia
• Tecniche
• Cantieri
• Realizzazioni
• Sicurezza
Se
sistemi editoriali
®
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Professionisti, tecnici e imprese
Gruppo Editoriale Esselibri - Simone
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Prima edizione: ottobre 2006
E113 - Costruzione di gallerie
ISBN 88-513-0392-4
Ristampe
8
7
6
5
4
3
2
1
2006
2007
2008
2009
Questo volume è stato stampato presso:
MultiMedia - V.le Ferrovie dello Stato Zona ASI - Giugliano - (NA)
www.sistemieditoriali.it
Coordinamento redazionale: Alice Berto
Per conoscere le nostre novità editoriali consulta il sito internet: www.sistemieditoriali.it
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3
Prefazione
Questo libro, redatto da un praticone, perché tale mi ritengo, avendo svolto la
mia ultra quarantennale attività di ingegnere più nei cantieri che nelle sedi generali delle Imprese di costruzioni presso le quali ho lavorato, vuole dare un
contributo, un supporto di esperienza acquisita a tutti quei tecnici, manager, impiegati, capi cantiere che operano nel settore delle grandi opere di ingegneria
civile e più specificatamente in quello della costruzione di gallerie. Sicuramente la costruzione di una galleria incute rispetto e timore, perché ci si avventura nel cuore della terra, ove le incognite sono tante e spesso imprevedibili, sebbene la scienza e la tecnologia, oggi, abbiano dato tanti supporti per una preliminare ed accurata analisi di tutte quelle difficoltà di carattere geomeccanico,
idraulico, soprattutto, che possono aversi nel corso dello scavo. Ma, occorre dire, ogni timore di inadeguatezza viene sempre superato quando si affronta la
realtà dei cantieri, e più la si affronta più si acquisisce sicurezza. Più si vive
l’esaltante esperienza di costruire una galleria più si entra nei dettagli della roccia sino a conoscerne i comportamenti, i segnali e le reazioni. La pratica quotidiana del lavoro dà sicurezza e conoscenze nuove, i turni di lavoro in galleria ti permettono di seguire nelle sue fasi di svolgimento ogni lavorazione, dalla perforazione dei fori da mina al brillamento della volata, dallo smarino al
trasporto alle discariche del materiale di risulta. Si apprendono molte cose dai
minatori, dai perforatori, dai fuochini, forse più di quello che si è sentito nelle aule dell’università.
La costruzione di una galleria ha costituito sempre il momento più importante
dei lavori di un cantiere, sia per l’alto valore economico di siffatte opere sia
per la necessità di entrare, sebbene in modo pratico, nella conoscenza di numerose branche quali la geologia, la idrogeologia, la meccanica delle rocce, le
macchine quali pompe, ventilatori, escavatori, elettrocompressori, l’elettrotecnica, la chimica ed infine la tecnica degli esplosivi.
Questo libro, redatto da un ingegnere minerario, come si suol dire un vecchio
lupo di cantiere, ha la modesta pretesa di apportare un contributo di esperienze reali in un settore sempre più al centro dello sviluppo economico e industriale del nostro paese. Basti pensare al ruolo fondamentale che le linee ferroviarie ad alta velocità, le autostrade, i gasdotti avranno nel collegamento dell’Italia al resto dell’Europa ed ai paesi in via di sviluppo dell’Est, attraverso il
superamento della catena montagnosa delle Alpi, per conseguire il fine di accelerare gli interscambi commerciali. Le gallerie avranno, inoltre, sempre più importanza nell’ ammorbidire l’impatto ambientale, riducendo la percentuale delle
infrastrutture a cielo aperto che spesse volte deturpano l’ambiente circostante
sotto tutti i punti di vista. Basti pensare al ruolo fondamentale che hanno avuto ed avranno ancora le metropolitane nel ridurre l’inquinamento atmosferico
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Prefazione
n
Costruzione di gallerie
4
ed il degrado ambientale delle grandi città. Basti riflettere su quanto ancora non
è stato fatto per utilizzare cunicoli sotterranei per lo smaltimento veloce dei rifiuti solidi urbani. In definitiva con questo libro ho voluto dare un quadro abbastanza completo di tutte le problematiche tecniche, economiche e ambientali
che riguardano lo scavo a foro cieco di una galleria, attingendo dalla mia esperienza personale e, soprattutto, dalle teorie di molti valenti esperti nella materia onde permettere ai tecnici, ai funzionari, ai dirigenti di imprese pubbliche e
private, agli studenti di avere un approccio abbastanza semplice verso questo
settore dell’ingegneria, che è stato sempre considerato come una specie di oligarchia del sapere esclusivo e misterioso della “terra”. Ricordo che nei lontani
anni della costruzione del raddoppio ferroviario Battipaglia–Reggio Calabria e
dell’autostrada Salerno–Reggio Calabria, i personaggi più importanti, fra l’altro
i più pagati, erano i rudi capi cantiere provenienti generalmente dal Veneto, dal
Trentino e dall’Abruzzo, privi di qualsiasi titolo di studio ma portatori di una
conoscenza pratica, maturata attraverso il lavoro duro nelle gallerie minerarie e
idrauliche, che conservavano gelosamente e difendevano con estrema autorità
senza trasmetterla ai tecnici laureati o diplomati. Costituivano una oligarchia
chiusa e impenetrabile della scienza delle gallerie. Ma il sistema migliore per
sottrargli questo sapere consisteva nel dedicarsi quotidianamente, anche per turni interi di lavoro, alla galleria, osservare e analizzare tutte le fasi del lavoro,
anche le più elementari, seguire gli operai in tutte le operazioni e le sequenze
di lavorazioni banali ma importanti, andare a vedere come funzionavano gli impianti a servizio della galleria, annotare tutte le variazioni geologiche ed idrauliche che si manifestavano sul fronte di avanzamento, leggere i progetti, le relazioni, ascoltare le parole dei consulenti universitari. Voglio dire, quindi, che
in questo settore ha molta importanza la pratica, l’esperienza del cantiere, ma
è anche importante che questa vada a coniugarsi, in ogni caso, con le conoscenze teoriche. Un vecchio minatore di una volta era capace di sostenere gli
scavi con l’arte del legno, era una specie di artigiano che lentamente affrontava la montagna con la realizzazione di perfette e squadrate armature in tondoni di legno. Ma il lavoro era lento e spesso pericoloso. Oggi la scienza e la tecnologia hanno messo a disposizione dei tecnici delle gallerie attrezzature e sistemi di avanzamento rapidi e sicuri, che richiedono quindi non più il minatore artigiano di una volta ma un tecnico capace di conoscere le nuove tecnologie e desideroso di viverle nella realtà fondamentale del cantiere. Insomma ho
voluto, anche se in modo sintetico, esporre la pratica del buon minatore alla
luce della teoria.
n
1
1.1
Le rocce e gli scavi in galleria
5
Tipologie di gallerie
Fig. 1.1 Sezione trasversale galleria ferroviaria.
1 Le rocce e gli scavi in galleria
Le gallerie naturali vengono realizzate completamente all’interno dell’ammasso
roccioso e possono avere, una volta rivestite con calcestruzzo semplice o armato, una sezione trasversale finita policentrica, mistilinea o perfettamente circolare. Abbiamo essenzialmente gallerie ferroviarie, stradali, idrauliche.
Le gallerie ferroviarie a doppio binario e quelle autostradali a tre corsie di
marcia hanno generalmente una sagoma policentrica con dimensioni di larghezza ed altezza che possono assumere valori elevati e variabili dai 10 ai
15 metri. Le aree di scavo assumono di conseguenza valori di oltre 100 mq,
generando enormi quantità di materiale lapideo da abbattere e da trasportare a discarica o, se idonei, da impiegare per la formazione di rilevati o per
la produzione di inerti per calcestruzzi o per conglomerati bituminosi. Nelle
gallerie idrauliche generalmente i diametri sono modesti e le sezioni spesso
circolari.
Le gallerie artificiali vengono costruite a cielo aperto e poi interrate. Oggi le tecnologie di costruzione per queste gallerie sono molto più veloci per l’uso di paratie in cemento armato costituite da diaframmi a sezione rettangolare o da pali
circolari a grande diametro accostati. Le fasi lavorative consistono in: 1. realiz-
6
Fig. 1.2 Galleria artificiale paramassi.
Costruzione di gallerie
Fig. 1.3 Interramento galleria artificiale.
Fig. 1.4 Sezione di una galleria autostradale a doppia canna.
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1
1
7
4
2
3
Fig. 1.5 Galleria artificiale con paratie di pali.
Fig. 1.6 Galleria metropolitana di Caracas – Seli Spa – D (scavo = 5,88 metri).
1 Le rocce e gli scavi in galleria
zazione della paratia, 2. scavo del nucleo di terra, 3. realizzazione della platea di
fondazione e 4. getto successivo della copertura (Fig. 1.5).
Le gallerie per metropolitane urbane hanno generalmente sezione circolare con
diametri variabili dai 6 agli 8 metri (Fig. 1.6).
8
Calotta
Chiave di volta
Profilo
di intradosso
Profilo
di estradosso
Paramento
Sezione
di calotta
Sezione
di strozzo
Piedritto
Sezione
di arco rovescio
Arco rovescio
Platea
Fig. 1.7 Terminologia.
1.2
Terminologia
La terminologia usata nello scavo di gallerie è quella illustrata nella Fig. 1.7.
Si precisa che nel caso in cui gli ammassi rocciosi siano costituiti da rocce compatte ed integre, l’arco rovescio viene sostituito da una semplice platea. L’arco
rovescio è sempre necessario in presenza di rocce sciolte coerenti e incoerenti
o di rocce spingenti quali le argille e gli scisti argillosi.
Costruzione di gallerie
1.3
Le rocce e i sistemi di scavo
Una buona conoscenza della mineralogia, della geologia e della geotecnica è indispensabile ad ogni tecnico che si interessi di gallerie per capire la fondamentale connessione che esiste fra le caratteristiche geologiche e geotecniche di un
ammasso roccioso che è l’insieme di rocce, acqua e aria, e la costruzione delle
gallerie. La geologia studia la genesi delle rocce, la loro composizione mineralogica, la loro struttura e giacitura o disposizione rispetto al nord, mentre la
geotecnica ne analizza le caratteristiche fisico-meccaniche, quali ad esempio mo-
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dulo di elasticità, resistenza a rottura per compressione, per taglio, pesi specifici, granulometria e vari altri parametri.
Le rocce si dividono in tre grandi gruppi: rocce ignee, metamorfiche e sedimentarie.
Riportiamo nella Tab 1.1 alcune caratteristiche delle più importanti rocce ignee,
metamorfiche e sedimentarie.
9
Tab. 1.1 Tipologie di rocce.
Cause di debolezza
Conseguenze
Salgemma
Elevatissima solubilità
Cavernosità, cedimenti nelle rocce soprastanti
Gesso
Alta solubilità
Carsismo con gallerie e cedimenti nelle rocce soprastanti
Anidrite
Modesta solubilità
Carsismo con gallerie e cedimenti nelle rocce soprastanti
Calcare
Solubile in tempi lunghi per attacco C02 Meno esposto al carsismo dei gessi, ma
e acqua. Inoltre la stratificazione porta in tempi lunghi dà luogo a doline, cavità e corsi d’acqua sotterranei. Pericosuperfici di debolezza
loso in questi casi per strade, gallerie,
edifici
Dolomia
Solubile in tempi lunghi per attacco C02 Meno esposto al carsismo dei gessi, ma
e acqua. Inoltre la stratificazione porta in tempi lunghi dà luogo a doline, cavità e corsi d’acqua sotterranei. Pericosuperfici di debolezza
loso in questi casi per strade, gallerie,
edifici
Calcari marnosi
Hanno caratteri intermedi con le marne e marne calcaree.
Selci
Stratificazione accentuata, che le predispone a rari franamenti.
Arenarie
Se alterate, perdono il cemento calca- Se argillose e calcaree hanno discreta
reo, o argillloso, o siliceo e si trasforma- franosità
no in sabbie
Marne
Soprattutto se alterate, si suddividono Determinano facilmente frane in prein scaglie minute e si polverizzano in senza di acqua
frammenti
Argille e argilliti
Sono pseudocoerenti
Determinano facilmente frane anche di
grandi dimensioni (colamenti)
Siltiti
Hanno coesione molto ridotta
Determinano facilmente frane anche di
grandi dimensioni (colamenti)
1 Le rocce e gli scavi in galleria
Rocce
sedimentarie
10
Rocce
piroclastiche
Tufi
Rocce
magmatiche
intrusive
Cause di debolezza
Conseguenze
Hanno elevata porosità, fatto che li espone al gelo, e bassa resistenza alla compressione
Cause di debolezza
Conseguenze
Graniti, sieniti, Se alterate, danno luogo a suoli super- Pericoli per fondazioni, dighe e gallerie
dioriti
ficiali sabbioso-argillosi
se lo spessore della coltre di alterazione non è previsto
Gabbri
Costruzione di gallerie
Rocce
metamorfiche
Si alterano più facilmente delle altre Pericoli per fondazioni, dighe e gallerocce intrusive
rie se lo spessore della coltre di alterazione non è previsto
Cause di debolezza
Conseguenze
Marmi
Più soggetti al carsismo dei calcari
Idem come i calcari
Ardesie
Molto scistose, fragili, alterabili
Franosità elevata, ma resistono negli
scavi molto meglio delle argilliti
Lavagne
Molto più deboli delle precedenti
Franosità elevata, ma resistono negli
scavi molto meglio delle argilliti
Filladi
Deboli, ma più resistenti delle lavagne, Idem; in scavo sono più resistenti delhanno inclusioni di quarzo
le precedenti
Micascisti
Sono scistosi
Gneiss
Non sono scistosi, ma presentano una Sono predisposti alle frane solo se sono
bancatura
presenti intercalazioni ricche di miche
Serpentinoscisti
Molto scistosi; talora contengono amian- Franosità alta; inquinamento aria e acto
qua da amianto
Eclogiti
Non scistose. Deboli solo se alterate
Rocce di faglia
Frane frequenti, resistenti negli scavi
Cause di debolezza
Conseguenze
Brecce di frizione Possono anche avere punti di debolez- Frane localizzate
za, dove si riduce la cementazione
Miloniti
Deboli se non ricementate da quarzo Producono in alcune occasioni frane
o calcite
Cataclasiti
Debolissime, pulverulente o scistose
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Franose e portatrici di acqua in gallerie
Un sistema semplice per riconoscere in indagini di campagna le rocce è quello di cospargere sul campione prelevato delle gocce di acido cloridrico per
capire se nella composizione della roccia vi sia o meno la presenza di carbonato di calcio. Infatti se la goccia schiuma vuol dire che siamo in presenza di carbonato di calcio e quindi la roccia può appartenere soltanto al gruppo delle sedimentarie o delle metamorfiche. Occorre poi scalfire la superficie
del campione con l’unghia o con un temperino per saggiarne la durezza e
quindi verificare l’esistenza o meno di quarzo che è specifico in linea di massima delle rocce ignee, ed è un minerale che riga o scalfisce un semplice
frammento di vetro.
1.4
11
Rocce ignee o magmatiche
Riportiamo nella Tab. 1.2 la suddivisione delle rocce ignee in funzione della percentuale di silice SiO2 presente.
Le rocce ignee derivano dal consolidarsi, in ambiente sotterraneo o subaereo, di
una massa fluida incandescente denominata magma. Se il consolidamento per
raffreddamento di questo magma avviene in ambiente sotterraneo, hanno origine allora le rocce ignee intrusive che si evidenziano in grandiosi ammassi geologici, costituenti spesso delle vere e proprie catene montagnose. Se il consolidamento avviene rapidamente in ambiente subaereo o aereo, hanno origine le
rocce ignee effusive che costituiscono delle notevoli distese geologiche, abbastanza spesse, le cosiddette colate laviche, quali quelle che si osservano sui versanti di alcuni vulcani italiani come il Vesuvio e l’Etna. Fra le rocce ignee intrusive, costituite essenzialmente da allumosilicati o silicati di alluminio, sodio,
potassio, calcio, magnesio e silice pura, cioè ossido di silicio, che costituisce il
quarzo, uno dei minerali più duri, ricordiamo il granito che è presente in misura notevole nelle catene alpine e in Sardegna, caratterizzato dall’associazione
Tab. 1.2 Rocce magmatiche.
Rocce intrusive
Rocce effusive
Rocce sialiche o acide
SiO2 > 65 %
Graniti
Granodioriti
Lipariti o Rioliti
Porfido quarzifero
Ossidiane
Pomice
Rocce femiche o basiche
SiO2 < 52 %
Gabbri
Basalti
Leucititi
Rocce neutre
SiO2 52 - 65 %
Dioriti
Sieniti
Monzoniti
Andesiti
Trachiti
Rocce ultrabasiche
SiO2 < 45 %
Peridotiti
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1 Le rocce e gli scavi in galleria
Tipo di roccia magmatica
12
di quarzo e ortoclasio (allumosilicato di potassio), la sienite, la diorite, mentre
fra le rocce ignee effusive ricordiamo il porfido quarzifero, il basalto, la leucitite del Vesuvio.
Le rocce ignee, siano esse intrusive che effusive, sono caratterizzate da elevati
moduli di elasticità longitudinale e trasversale, E e G, e da una notevole resistenza alle sollecitazioni di compressione, come si evidenzia dalla seguente Tab.
1.3 ove vengono riportate anche le resistenze a compressione di alcune rocce
metamorfiche, quali scisti cristallini e gneiss, e di rocce sedimentarie quali tufi, arenarie e travertini.
Un cubetto di granito può presentare una resistenza a rottura a compressione
anche di oltre 2000 kg/cmq, un cubetto di sienite circa 1450 kg/cmq, uno di
basalto può raggiungere anche valori di 4000 kg/cmq.
Quindi queste rocce caratterizzate da altissimi valori delle resistenze alle sollecitazioni di compressione e di taglio costituiscono, da un punto di vista statico, il meglio che si possa incontrare nello scavo di una galleria, sempre che
siano sane, omogenee e non siano state interessate da fortissimi movimenti
tettonici. Infatti le rocce ignee sottoposte alle rimarchevoli sollecitazioni meccaniche di movimenti tettonici si frantumano, si spaccano appunto per la loro notevole rigidità, in una tela di fessurazioni, dette litoclasi e diaclasi, nelle quali possono circolare le acque che possono innescare un lentissimo processo di disfacimento chimico fisico. Le acque circolanti nelle fratture di un
ammasso granitico possono, quindi, ingenerare un lento processo di argillificazione degli allumosilicati. Nelle cavità createsi si formano sacche di argille plastiche che alcune volte sono state intercettate durante lo scavo di
gallerie.
Tab. 1.3 Caratteristiche meccaniche di alcune rocce
Roccia
Rottura a Taglio
kg/cmq
Rottura
a compressione
kg/cmq
Modulo
di elasticità
longitudinale
kg/cmq
Rottura a
flessione
kg/cmq
Graniti-sieniti
100/150
1600/2400
500.000/600.000
100/240
Dioriti
130/180
1700/3000
800.000/1.200.000
100/200
Basalti
100/150
2500/4000
1.050.000
150/250
8
30/70
180
Costruzione di gallerie
Tufi vulcanici
Tufi calcarei
75
Scisti cristallini
700
Gneiss
1100
210.000/970.000
400/1300
25/250
Arenarie
Travertini
10/40
450
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Excerpt of the full publication
13
1 Le rocce e gli scavi in galleria
Ma in generale possiamo dire che le rocce ignee intrusive ed effusive garantiscono l’adozione di metodi di scavo a piena sezione di galleria altamente meccanizzati con forti produzioni e con un abbattimento della roccia
a mezzo di esplosivi. Si potrebbero abbattere queste rocce anche con frese
puntiformi o con frese full face cioè a piena sezione di scavo, ma gli elevati costi della macchina, milioni di euro, e gli elevati costi di frequenti sostituzioni degli utensili di taglio, dovuti alla forte abrasività di queste rocce contenenti minerali duri quali il quarzo e i silicati di alluminio, fanno
propendere la scelta verso l’abbattimento a mezzo di esplosivi. In sintesi, il
sistema di lavoro per le grandi gallerie autostradali e ferroviarie in rocce
ignee, si estrinseca nella fase di scavo della galleria a piena sezione mediante l’abbattimento della roccia per mezzo di volate lunghe anche due o tre
metri, i cui fori da mina vengono perforati da carri Jumbo a più bracci di
perforazione.
L’organizzazione del lavoro si sviluppa praticamente su due cantieri distinti e
separati, non interferenti fra loro, posti anche ad un centinaio di metri di distanza: il fronte di scavo ed il fronte di getto. Sul fronte di scavo il carro Jumbo effettua la perforazione dei fori da mina che sono centinaia, subito dopo si
effettua il caricamento dei fori con candelotti di dinamite gelatinosa, per ogni
foro la colonna di candelotti viene interrotta da un candelotto armato con una
capsula di detonatore elettrico a tempo munito di due fili elettrici; tutti questi
fili vengono infine collegati fra loro onde formare un circuito elettrico continuo, i cui due estremi vengono collegati mediante un cavetto bipolare ad un
esploditore elettrico posto a grande distanza. Una volta effettuata la volata,
cioè l’esplosione dei fori da mina, si aspetta che i fumi dell’esplosione vengano eliminati dalla ventilazione, per raggiungere subito dopo il fronte di scavo
per effettuare un disgaggio, cioè una specie di pulizia delle pareti eliminando
eventuali massi pericolanti a mezzo bracci meccanici snodabili portanti alle
estremità palanchini o utensili metallici specifici. Si effettua lo smarino con
grandi pale gommate caricando il materiale su dumper e, dopo aver effettuato lo smarino, si procede alla messa in opera di centine metalliche a doppio
T, intervallate di un metro e collegate fra loro con catene metalliche. Subito
dopo si effettua un prerivestimento a mezzo spritz-beton che consiste nel lancio violento contro le pareti dello scavo di una miscela a base di cemento ed
acqua con additivi chimici atti ad accelerarne la presa. Tale rivestimento viene effettuato con macchine pneumatiche o pompe azionate da motore elettrico o ad aria compressa.
Prima di effettuare lo spritz-beton, alcune volte si pone sulla volta degli scavi
una rete elettrosaldata chiodata alle pareti, oppure si associa alle miscele cementizie una certa quantità di fibre metalliche o sintetiche atte a costituire una
specie di betoncino armato, per scoraggiare eventuali distacchi di materiale non
perfettamente agganciato al corpo dell’ammasso roccioso.
Costruzione di gallerie
14
Effettuate queste operazioni, che richiedono almeno due turni di lavoro, si riprende la perforazione del fronte di scavo con carro Jumbo come prima descritto. Ad alcune centinaia di metri di distanza si procede sul fronte di getto al rivestimento definitivo della galleria con calcestruzzo non armato con resistenza
caratteristica di 300 - 250 kg/cmq e dello spessore generalmente pari a 50 cm,
mediante il posizionamento di casseri metallici assemblati su di un carro porta
casseri munito di pistoni idraulici, atti a contenere il getto. Si armano e gettano tratte di lunghezza pari ad 8 metri.
È chiaro che durante il posizionamento dei casseri il traffico veicolare proveniente dal fronte di scavo viene ridotto, per cui occorre organizzare le fasi in
modo specifico e puntuale. Generalmente prima di effettuare il rivestimento definitivo della galleria, si pone a contatto delle pareti, rivestite con betoncino,
un manto impermeabile atto ad impedire infiltrazioni di acqua nel calcestruzzo, che ne potrebbero rapidamente compromettere le caratteristiche di resistenza meccanica, e che creano fastidiosi gocciolamenti in fase di esercizio sui mezzi transitanti.
In queste tipologie di roccia possiamo avere avanzamenti medi giornalieri di
galleria finita dell’ordine di 5 e anche 6 metri, il che presuppone lo smarino di
centinaia di mc di roccia e di altrettante centinaia di mc di calcestruzzo da porre in opera. Da questi numeri ci si rende conto dei numerosi problemi di carattere tecnico ed organizzativo che devono essere affrontati dai tecnici preposti, quali:
1. centrale di betonaggio ad alta produzione ed estremamente meccanizzata;
2. autobetoniere idonee a svolgere un servizio continuo su percorsi in sotterraneo;
3. officina attrezzata di uomini e mezzi onde poter effettuare una manutenzione periodica di mezzi meccanici impegnati in terreni fortemente abrasivi;
4. centrale di frantumazione delle rocce provenienti dallo scavo per la produzione e selezione degli inerti per il calcestruzzo;
5. centrale di compressione dell’aria progettata per sopperire a tutte le utenze
ubicate lungo il percorso della galleria;
6. centrale elettrica e relative diramazioni atte a fornire l’energia in tutte le zone del cantiere;
7. mezzi meccanici quali dumper, pale meccaniche, escavatori, ruspe, martelli
perforatori e demolitori, carri Jumbo di perforazione, argani, pompe, tubazioni, pompe per il getto dei calcestruzzi, pompe per spritz-beton, perfettamente idonei al metodo di scavo applicato;
8. centrale di ventilazione progettata in modo tale che per tutta la durata del
lavoro vengano eliminate dal sotterraneo tutte le impurità provenienti dai
gas di combustione dei motori a scoppio, dalle polveri, dai fumi dell’esplosione delle volate e da eventuali e, in questo caso, improbabili fughe di gas
immagazzinati nell’ammasso roccioso. La ventilazione deve provvedere inol-
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Fig. 1.8 Galleria scarico di fondo – diga di Pattada.
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15
1 Le rocce e gli scavi in galleria
tre al raffreddamento dell’aria in sotterraneo surriscaldata dall’aumento del
gradiente termico, dal calore sviluppato dalla presa del calcestruzzo, dalla
combustione dei motori termici e da altre fonti di energia;
9. laboratorio prove munito di tutti gli attrezzi necessari a controllare le resistenze caratteristiche dei materiali usati, a monitorare lo stato di tensione
nell’ammasso roccioso, a misurare e controllare il grado di impurità dell’aria
in sotterraneo.
Occorre sottolineare il fatto che lo scavo in queste rocce con elevate caratteristiche meccaniche risulta molto facile, considerato che si può addirittura evitare ogni sostegno provvisorio delle pareti dello scavo. Infatti nello scavo della
galleria dello scarico di fondo della diga di Pattada (SS), che si sviluppava in
un ammasso granitico compatto, si realizzò prima tutto lo scavo della galleria
con abbattimento a mezzo esplosivo, senza apporre alcuna armatura provvisoria, e poi si realizzò il rivestimento definitivo. Soltanto il disgaggio delle pareti doveva essere molto accurato per staccare dei massi o cunei di roccia pericolanti e lesionati dalle vibrazioni dell’esplosione. Cosa che si sarebbe potuto
evitare con un pretaglio o pre-spletting da realizzare con l’esplosione simultanea di fori perimetrali, posti ad interasse di 20 cm e caricati solo con miccia
detonante, che avrebbero isolato dalle rocce retrostanti il nucleo centrale dello
scavo ove realizzare la volata vera e propria.
16
1.5
Rocce ignee fratturate o tettonizzate
Difficoltà notevoli possono nascere allorché le rocce ignee siano state interessate da intensi movimenti tettonici che, oltre a provocare una parziale metamorfizzazione della roccia, provocano al suo interno anche delle fessurazioni o
fratturazioni che vengono evidenziate dalla campagna preliminare di perforazioni con carotaggio continuo e dalle indagini geosismiche, che evidenzieranno un
abbassamento del modulo di elasticità E correlato ad un basso valore dell’Indice di qualità della roccia, Rock Quality Designation (RQD). L’RQD, che viene
espresso in percentuale, misura il grado di fratturazione dell’ammasso roccioso
mediante il rapporto fra la lunghezza delle carote di lunghezza maggiore o pari a 10 cm e la lunghezza totale carotata. Dalla Tab. 1.4 ricaviamo una classificazione della roccia in situ in funzione dell’RQD.
Tab. 1.4 Classificazione roccia in funzione di RQD.
Costruzione di gallerie
RQD %
Descrizione della roccia
0/25
molto scadente
25/50
scadente
50/75
discreta
75/90
buona
90/100
eccellente
Una correlazione fra RQD e modulo di elasticità E si ha dal diagramma della
Fig. 1.9.
Da questo diagramma si evince che con l’aumentare dei valori di RQD, cioè
con il crescere dei carotaggi integri, si ha un aumento nei valori numerici
del modulo elasticità E e quindi in definitiva un aumento nella qualità della roccia.
Nel caso quindi di rocce ignee fratturate occorre procedere con molta cautela
nella elaborazione o progettazione delle volate di esplosivo al fronte di avanzamento. Infatti una volata mal progettata, eccessivamente caricata con esplosivi ad alto potere deflagrante, può scatenare una reazione a catena di sollecitazioni meccaniche che andranno a sgranare tutti questi ammassi fratturati, ossia questi blocchi e macigni mal cementati fra loro se non per mezzo di sacche di argille fluide o plastiche. Questi macigni, una volta messi in movimento, possono gravare con spinte poderose ed asimmetriche sul volto della galleria armata solo con centine metalliche e spritz-beton, provocandone il crollo
anche per lunghezze considerevoli.
Negli anni sessanta un crollo di tale natura si ebbe durante lo scavo della galleria ferroviaria di Vibo Valentia in Calabria, interessante ammassi rocciosi di
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gneiss provenienti dal metamorfismo di graniti silani, subito dopo lo sfumo della volata.
In queste rocce ignee così fratturate e, in generale in tutte le rocce metamorfiche, si deve procedere rispettando i seguenti principi:
• consolidamento preliminare di una vasta tratta di galleria da scavare a mezzo di iniezioni di malte cementizie additivate in modo da ripristinare un alto grado di saldatura dei blocchi o macigni;
• chiodatura delle pareti a mezzo barre di acciaio ancorate alla retrostante roccia integra con la parte terminale cementata con iniezioni di malte cementizie o resine epossidiche o con bulbo ad espansione (vedi Fig. 1.11 pag.19).
Non procedere mai a piena sezione di galleria, onde evitare un aumento delle
sollecitazioni ai bordi, derivanti da macigni scollegati la cui probabilità di maggior spinta è funzione diretta del diametro del cavo aperto. Occorre adottare il
metodo di scavo cosiddetto “metodo belga” che consiste nello scavare e rivestire prima la sezione di calotta, poi effettuare lo scavo dello strozzo, e quindi
procedere allo scavo e getto dei piedritti in sottomurazione ed allo scavo e getto dell’arco rovescio, come illustrato nella Fig. 1.10.
1 Le rocce e gli scavi in galleria
Fig. 1.9 Correlazione fra RQD e modulo di elasticità E.
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Le fasi di lavoro si articolarono nelle seguenti successioni:
fase 1: scavo calotta
fase 2: rivestimento in calcestruzzo della calotta
fase 3: scavo dello strozzo
fase 4: scavo per sottomurazione dei piedritti e loro getto
fase 5. scavo e getto dell’arco rovescio.
Costruzione di gallerie
Fig. 1.10 Metodo di scavo belga.
Per evitare ogni sconnessione alla roccia in posto e per ridurre i fuori sagoma di scavo, indotti dall’esplosione, l’ideale sistema di avanzamento dovrebbe attuarsi con una fresa puntiforme, ma questa operazione sarebbe estremamente onerosa e difficile sia per la presenza di discontinuità, sia anche per
la durezza ed il potere di abrasione della roccia sugli utensili o cutters. Occorre quindi procedere con volate corte, di 1 metro, ben calibrate nei tempi
di sparo e con il sistema del pre-splitting (vedi Fig. 1.12 pag. 20). I parametri da calibrare sono:
• numero dei fori da mina;
• scelta dell’esplosivo idoneo e dei microritardi;
• armatura provvisoria dello scavo.
Prima dell’armatura provvisoria delle pareti va effettuato innanzitutto un preciso disgaggio dei massi pericolanti. Si procederà poi alla posa in opera di centine a doppio T, intervallate di 1 metro, fra loro incatenate, all’eventuale bullonatura o chiodatura delle pareti, alla posa in opera di uno strato di spritz-beton armato con fibre speciali in acciaio, al carbonio o polimeri, o con rete elettrosaldata chiodata.
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Iniezione con malta cementizia
Dado con
sede sferica
Barra in acciaio
Piastra di ripartizione
Barra in acciaio liscio
Nodo semisferico
Ancoraggio ad espansione
Dado
Piastra
Piastra
Barra o tubo
Ancoraggio fondo foro
Tappo
Molla
Fig. 1.11 Chiodature, bulloni, tiranti.
1 Le rocce e gli scavi in galleria
Coni
di bloccaggio
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E113 - Costruzioni di gallerie
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Manuali
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Pasquale Apone, laureato in Ingegneria Mineraria presso l’Università di Roma, ha svolto la sua attività dedicandosi alla
direzione tecnica e all’organizzazione di grandi cantieri di opere pubbliche. Si è interessato, anche, di edilizia industriale,
dirigendo i lavori di costruzione di importanti stabilimenti.
Volumi collegati:
Guida alle tecniche di costruzione
E101/1 - Volume 1 - Fondazioni e strutture
Fondazioni - Sostegni - Murature - Strutture in calcestruzzo
E101/2 - Volume 2 - Strutture e involucro
Strutture in legno e metallo - Facciate - Serramenti - Coperture
E101/3 - Volume 3 - Involucro, finiture e impianti
Coperture - Acustica - Pavimenti e rivestimenti - Idraulica - Gas - Impianti elettrici
E102 - Pratiche di costruzione
E103 - Il cemento armato
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