Commercio estero Economia mondiale

Anno 2 - numero 14
Aggiornamento al 15 aprile 2011
Commercio estero
(febbraio 2011)
(15 aprile)
A febbraio 2011, rispetto a gennaio, esportazioni e importazioni italiane nei confronti del resto
del mondo sono diminuite rispettivamente dell’1,4 e dello 0,4% , soprattutto a causa della
contrazione dei flussi da e verso i paesi Extra Ue. Nel confronto con febbraio 2010, l’aumento dei
flussi è stato sostenuto (18,5% l’export e 19,4% l’import). Nei primi due mesi del 2011 il
disavanzo dell’Italia si è ampliato nel confronto con lo stesso periodo del 2010, raggiungendo i
10 miliardi di euro1.
Link: Comunicato stampa ISTAT
Fonte Istat
Economia mondiale
World Economic Outlook, April 2011
(7 aprile)
Il FMI stima che la crescita del PIL mondiale sarà pari al 4,4% nel 2011 e al 4,5% nel 2012; la
ripresa, dunque, si è consolidata ma con modalità diverse tra economie avanzate, dove il PIL
crescerà del 2,4% nel 2011 e 2,6% nel 2012, e paesi emergenti e in via di sviluppo, dove nel
biennio 2011-2012 la crescita è stimata al 6,5%. L’andamento futuro dell’economia globale
rimane condizionato dal permanere di alcuni elementi di debolezza tra cui
l’elevata
disoccupazione, la difficile gestione dei debiti sovrani, soprattutto nell’area euro, e l’aumento dei
prezzi di materie prime alimentari e energetiche. Sui prezzi delle commodities energetiche ha
inciso la crescita - rapida e superiore alle aspettative - della domanda nei paesi emergenti mentre
il fattore meteorologico ha condizionato i prezzi dei beni alimentari. Nonostante le previsioni di
una crescita della domanda di materie prime più bilanciata nei prossimi anni, le prospettive
restano incerte, soprattutto per il petrolio. Le recenti tensioni politiche in Africa settentrionale e
1
Nel Flash della settimana prossima verrà svolta un’analisi più di dettaglio sui dati di commercio estero relativi al
mese di febbraio per aree e principali settori.
Medio Oriente e le conseguenze del terremoto in Giappone contribuiscono a rendere instabile il
quadro si previsione.
La produzione industriale ha ritrovato slancio beneficiando, nelle economie avanzate, di tassi di
interesse contenuti e di condizioni finanziarie favorevoli. Anche i consumi di queste economie si
stanno consolidando mentre i tassi di risparmio cresceranno poco nei prossimi anni. La
disoccupazione resta elevata e si aggira intorno al 9% negli Stati Uniti e al 10% nell’Area Euro. La
ripresa dei consumi e degli investimenti in macchinari e attrezzature, tuttavia, potrebbe spingere
al rialzo le stime elaborate dal FMI per questi paesi.
In America Latina, Asia e in alcuni paesi dell’Africa Sub-Sahariana, la ripresa è generalizzata e
alcune economie si stanno muovendo su un terreno di espansione. Questo risultato è stato
raggiunto grazie a politiche macroeconomiche accomodanti, alla ripresa dei flussi di capitali in
entrata e alla crescita dell’export. Il rischio maggiore per le economie emergenti e in via di
sviluppo è costituito dall’inflazione, prevista al 6,9% nel 2011 (a fronte di un 2,2% nelle economie
avanzate). Ciò riflette l’aumento dei prezzi delle commodities ma soprattutto la forte incidenza
dei beni alimentari e energetici sull’indice dei prezzi al consumo di questi paesi.
Gli squilibri delle bilance commerciali si stanno attenuando ma questo cambiamento dipende più
dal declino della domanda delle economie deficitarie che da un aumento di quella delle economie
in avanzo. L’accumulazione di riserve ufficiali da parte dei paesi emergenti in avanzo rappresenta
uno dei maggiori ostacoli al riequilibrio della domanda globale e richiederebbe un intervento sui
tassi di cambio. Se infatti, i tassi di cambio tra le economie avanzate si sono riallineati rispetto ai
livelli pre-crisi, questo non è avvenuto tra le economie emergenti con ampi surplus di bilancia,
che rimangono restie ad agire sui cambi apprezzando le proprie valute.
La ripresa in Europa è ancora modesta e il PIL crescerà meno della media delle economie avanzate
(1,6% nel 2011 e 1,8% nel 2012 nell’area dell’euro). La gestione della crisi dei debiti sovrani ha
permesso di limitare i danni alle economie direttamente coinvolte ma sussistono numerosi fattori
di rischio legati alla stabilità finanziaria, all’aumento dei prezzi delle materie prime, alla
debolezza dei sistemi bancari e alla necessità di rivedere il quadro politico dell’Unione per creare
un’Europa più integrata.
In Italia la ripresa rimarrà debole anche nel prossimo biennio: il PIL crescerà dell’1,1% nel 2011 e
del 1,3% nel 2012. I noti problemi di competitività continuano a limitare la crescita dell’export e la
politica di consolidamento fiscale penalizza la domanda privata.
Link: WEO April 2011
Fonte FMI
WTO Press Releases – World Trade 2010, Prospects for 2011
(7 aprile)
Dopo un calo del 12% nel 2009, nel 2010 il commercio mondiale di merci è cresciuto, a prezzi
costanti, del 14,5%. Si tratta della variazione annuale più elevata registrata dal 1950 ma bisogna
tenere conto dei numerosi elementi di incertezza che continuano a condizionare l’andamento
dell’export mondiale. Per il 2011 l’OMC prevede un incremento delle esportazioni in volume più
moderato, pari al 6,5%. I fattori che incidono sulle prospettive di crescita del commercio e del PIL
mondiale sono la disoccupazione nei paesi avanzati e il taglio degli stimoli fiscali adottati durante
la crisi; vanno inoltre considerate le conseguenze del terremoto in Giappone e l’aumento dei
prezzi delle commodities, anche alla luce delle crisi politiche in alcuni paesi arabi. Sebbene non si
possano ancora valutare gli effetti di queste vicende sull’andamento dell’economia globale, gli
analisti sono d’accordo nell’attribuire all’aumento dei prezzi delle materie prime l’impatto
potenzialmente più negativo. A fronte del cospicuo aumento dei prezzi delle commodities, i
prezzi dei manufatti hanno mostrato una certa stabilità nel 2010. Per la maggior parte dei settori,
il 2010 ha segnato il ritorno dell’export a livelli pre-crisi ad eccezione di alcuni comparti come
l’Automotive. La crescita delle esportazioni sarà più sostenuta nelle economie in via di sviluppo e
nei paesi CIS (16,7%) che in quelle avanzate (12,9%).
La variazione delle esportazioni a prezzi correnti ha risentito sia dell’aumento dei prezzi delle
commodities che del deprezzamento del dollaro ed è stata pari al 22% per le merci e all’8% per i
servizi. Nel 2010 gli squilibri delle bilance commerciali si sono attenuati rispetto ai livelli del 2009
ad eccezione del Giappone, dove il deficit commerciale si è ulteriormente ampliato. Cina, Stati
Uniti e Germania si confermano i principali esportatori e importatori mondiali anche per il 20102.
La crescita del PIL, pari al 3,6% nel 2010 è stata maggiore in Asia (6,3%) mentre l’Europa ha
riportato l’incremento più contenuto (1,9%). Le previsioni di crescita del PIL mondiale per il 2011
sono pari al 3,1%.
Link: WTO press releases
Fonte OMC
Produzione industriale
(febbraio 2011)
(11 aprile)
A febbraio, l’indice della produzione industriale è aumentato dell’1,4% rispetto a gennaio e del
2,3% rispetto a febbraio 2010. Beni strumentali e beni intermedi hanno contribuito maggiormente
alla crescita tendenziale dell’indice. Per i beni di consumo, l’indice ha riportato una variazione
positiva solo in termini congiunturali mentre per l’energia la variazione è stata negativa sia
rispetto a gennaio che nel confronto con febbraio 2010.
Link: Produzione Industriale
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Fonte Istat
Nell’ordine: Cina, Stati Uniti e Germania tra gli esportatori e Stati Uniti, Cina e Germania tra gli importatori.