Capitolo sesto SALDATURA E SALDABILITÀ CICLI TERMICI DI SALDATURA Durante la saldatura, le condizioni di regime termico si raggiungono, quando diventa costante il flusso di calore, che attraversa nell’unità di tempo una sezione generica vicino alla sorgente termica. Il raggiungimento di queste condizioni avviene rapidamente, soprattutto nella saldatura ad arco. In queste condizioni con la traslazione della sorgente lungo il giunto, anche il campo termico, definito dalle ellissi isoterme, si sposta solidalmente. 50 x d 100 1500 800 1000 600 Asse del giunto 400 Temperatura °C 300 TERMOLOGIA DELLA SALDATURA Durante la saldatura, una sorgente termica genera un riscaldamento localizzato in una ristretta zona del giunto, dove generalmente trasla, fatta eccezione per i procedimenti di saldatura a resistenza elettrica per punti, a rilievi di testa, per frizione, alla termite e altri meno diffusi. Il completamento del giunto è realizzato in un tempo, che dipende dalla velocità con cui la sorgente termica si sposta, detta velocità di saldatura. Il calore, che la sorgente termica fornisce nel tempo in corrispondenza di una data zona del giunto, è disperso soprattutto nella massa dei pezzi da saldare. La velocità di dissipazione del calore dipende dalle caratteristiche fisiche e geometriche dei pezzi: per esempio dalla conduttività termica, dal calore specifico, dalle dimensioni e forma del giunto. Quindi, in un istante generico, intorno alla sorgente termica si stabilisce una distribuzione della temperatura caratteristica, con isoterme decrescenti all’aumentare della distanza della sorgente. I gradienti termici che ne derivano, generano deformazioni plastiche, i cui effetti sono definiti ritiri dei giunti saldati. Tutte le saldature sono eseguite in condizioni d’autovincolo più o meno accentuate, per cui il ritiro non può mai compiersi liberamente. Per questo motivo si generano le tensioni interne. A complicare ulteriormente la situazione, intervengono trasformazioni metallurgiche dovute al ciclo termico, che ciascun punto del metallo, situato in prossimità del giunto saldato, subisce al variare della temperatura nel tempo. • la dimensione degli assi delle ellissi isoterme aumenta con il diminuire della temperatura; • gli assi minori delle ellissi isoterme sono tanto più spostate all’indietro, rispetto al movimento di traslazione della sorgente termica, quanto più bassa è la temperatura che rappresentano. La distribuzione della temperatura intorno alla sorgente termica rappresenta un’immagine istantanea del campo termico della saldatura. 200 SALDATURA z c P b a y mm -50 Figura 6.02. Influenza del campo termico sulla temperatura di un punto P adiacente al giunto. -40 -30 -20 Temperatura °C 50 100 1500 800 1000 600 400 300 200 -10 x +10 +20 +40 y -100 -80 -60 -40 -20 0 +20 mm mm +30 +50 Figura 6.01. Disposizione delle ellissi isoterme intorno alla sorgente termica. DISTRIBUZIONE DELLA TEMPERATURA Attorno alla sorgente di calore si costituisce un flusso termico verso la massa dei pezzi da saldare, che si riscaldano a temperatura progressivamente decrescente con la distanza dalla sorgente. Collegando i punti d’uguale temperatura, s’ottengono le linee isoterme, che in una saldatura normale sono ben rappresentate da ellissi (figura 6.01). Dall’esame della distribuzione della temperatura, osserviamo che: Consideriamo un punto P a distanza d dall’asse del giunto (figura 6.02). In un certo istante, il campo termico che procede nel senso indicato dalla freccia interagisce con P, al passaggio successivo delle isoterme a, b, c, di temperatura progressivamente crescente. Perciò, la temperatura di P aumenta, raggiunge il massimo al passaggio dell’isoterma z, che possiede il semiasse minore uguale a d, ed infine diminuisce al passaggio delle stesse isoterme di temperatura inferiore. Dunque, nel corso della saldatura, ogni punto situato ad una definita distanza dall’asse del giunto subisce un ciclo termico, che si ripete uguale per tutti i punti situati alla stessa distanza. La figura 6.03 rappresenta l’andamento di un ciclo termico, caratterizzato dalla velocità di riscaldamento abbastanza elevata, dalla massima temperatura raggiunta e dalla velocità di raffreddamento, sensibilmente più blanda rispetto a quella di riscaldamento. La massima temperatura raggiunta e la velocità di raffreddamento dei cicli termici determinano le trasformazioni metallurgiche della zona termicamente alterata. -1- 600 500 400 300 200 100 0 0 10 20 30 40 50 60 Tempo (s) Figura 6.03. Esempio del ciclo termico subito, durante la saldatura, da un punto vicino all’asse del giunto saldato. I fattori, che maggiormente influiscono sulla severità termica di un ciclo termico, sono: • il procedimento di saldatura, che determina l’apporto termico specifico, cioè l’energia fornita dalla sorgente all’unità di lunghezza della saldatura; • lo spessore dei pezzi e la forma del giunto da saldare che determinano la velocità di raffreddamento; • l’eventuale preriscaldo dei lembi del metallo base (100÷300 °C), richiesto in certi casi, per attenuare la velocità di raffreddamento. Infatti, aumentando la temperatura dei pezzi da saldare prima dell’esecuzione della saldatura, diminuisce il gradiente termico rispetto alla zona fusa e perciò rallenta la propagazione del calore, rendendo il ciclo termico più blando, cioè meno severo. Basandosi su queste considerazioni e sui risultati di numerosissime esperienze, Mùller elaborò sei diagrammi che consentono di determinare graficamente la velocità di raffreddamento dei lembi saldati di pezzi d’acciaio al carbonio, nelle immediate vicinanze del cordone di saldatura, noti i tre fattori a, b, c. Supponendo nulle le perdite nel trasferimento del calore dall’arco al giunto, l’apporto termico specifico si calcola convenzionalmente con la formula: Q= 0,1 800 700 600 500 0,2 ore ess Sp 0,3 6m 0,4 0,6 0,8 1,0 900 20 °C 0,1 800 700 600 500 2,0 kWh/m m 400 0,2 ore ess Sp 0,3 8m 0,4 0,6 0,8 100 1,0 150 200 2,0 kWh/m m V R 400 0,1 900 800 700 600 500 0,2 ore ess Sp 0,3 m 10 0,4 0,6 0,8 1,0 700 600 500 kWh/m V X R 0,18 900 800 2,0 m 400 400 1 I*V kWh * 600 v m 0,34 0,7 200°C re Spesso 2 15 mm 1,0 2,0 200°C 20°C 4 5 6 7 8 9 10 20 X R 20°C 3 kWh/m 30 40 V 60 80 100 200 Figura 6.04. Diagrammi di Mùller, per la determinazione delle curve di raffreddamento fra 900 e 400 °C di giunti saldati d’acciaio al carbonio, di diverso spessore. oppure: Q= 900 Temperatura °C 700 Temperatura °C Temperatura (°C) 800 Temperatura °C 900 La scala orizzontale superiore indica l’apporto termico specifico Q (kWh/m), mentre quella inferiore il tempo in secondi. Al variare dell’apporto termico, la retta che rappresenta la velocità di raffreddamento si sposta parallelamente a se stessa, prendendo origine sulla scala superiore dal valore particolare di Q. Nei diagrammi di Mùller, per ciascun tipo di geometria del giunto (nessuno, V e X) è riportata una retta caratteristica. Per giunti di spessore 6 mm è riportata la sola retta R, che rappresenta la velocità di raffreddamento del cordone di riporto, in prima approssimazione equivalente alla saldatura in cianfrino non preparato, dato il piccolo spessore. Per lamiere di spessore 8 e 10 mm è indicata anche la retta V, che rappresenta la velocità di raffreddamento del cordone di riporto in un cianfrino a V. Per gli spessori superiori è indicata anche una retta X, che rappresenta la situazione per un cianfrino a X. Le rette R, che danno le velocità di raffreddamento per i cordoni di riporto, sono applicabili anche per le ultime passate delle saldature in cianfrino. Per le passate intermedie, le velocità di raffreddamento sono intermedie tra le X o V e la R. Temperatura °C In particolare, la velocità di raffreddamento, rappresentata dal ramo destro della curva di figura 6.03, caratterizza la severità termica del ciclo, tanto maggiore quanto più energico è il raffreddamento. I*V J * 60 , v cm dove: • I è l’intensità della corrente di saldatura in ampère (A); • V la tensione in volt; • v la velocità d’avanzamento della sorgente termica in cm/minuto. I diagrammi di figura 6.04, in scala logaritmica, riportano i tempi di raffreddamento di giunti con spessori dei lembi compresi fra 6 e 15 mm, nell’intervallo di temperatura 900 ÷ 400 °C, che contiene i punti di trasformazione Ar3 e Ms degli acciai al carbonio. Si ricorda che Ar3 è la temperatura d’inizio trasformazione dell’austenite in ferrite e Ms (martensite start) la temperatura d’inizio formazione della martensite. Per le saldature d’angolo, si può considerare la retta R rappresentativa della velocità di raffreddamento dello spessore efficace, ottenibile sperimentalmente nei casi di geometria complessa o tramite calcolo per giunti di geometria semplice. Per esempio in un giunto a T, lo spessore efficace è: a + b/2, dove a è lo spessore della piattabanda e b lo spessore dell’anima del T. Preriscaldando le lamiere diminuisce la velocità di raffreddamento e le rette rappresentative ruotano di un certo angolo. Nei diagrammi di Mùller la rotazione conduce a rette con minor pendenza, ciascuna caratterizzata dalla temperatura di preriscaldo. Tramite i diagrammi di Mùller si possono tracciare le curve di raffreddamento fra 900 e 400° C per un buon nu- -2- le maggiori deformazioni a caldo, sono appunto quelle che superano i 600 °C. 500 400 DEFORMAZIONI Se una barretta metallica, inserita tra due vincoli rigidi, in modo che ne sia impedita la dilatazione (figura 6.05), è sottoposta a riscaldamento, si comprime a causa della dilatazione impedita. La sollecitazione di compressione aumenta con l’aumentare della temperatura raggiunta. Finché la temperatura non raggiungerà un valore specifico, la sollecitazione di compressione non supera il limite elastico o la resistenza allo snervamento a caldo del metallo. Perciò, dopo raffreddamento, la barretta tornerà come prima, senza alcuna variazione geometrica. Se la temperatura raggiunta supera questa soglia, la sollecitazione di compressione supera la resistenza allo snervamento, perciò la barretta si deforma plasticamente, scaricando istantaneamente le sollecitazioni. Durante il raffreddamento la sua lunghezza diminuisce ed a temperatura ambiente, sarà minore di quella iniziale, mentre il diametro sarà proporzionalmente maggiore, per la costanza del volume. In entrambi i casi la barretta non conterrà alcuna sollecitazione residua. Ø1 Prima e durante il riscaldamento Ø2 > Ø1 Ø2 Dopo il raffreddamento Figura 6.05. Contrazione di una barretta riscaldata a dilatazione assiale vincolata. Se la barretta fosse vincolata alle estremità in modo che sia impedita anche la contrazione, a raffreddamento ultimato sarà geometricamente uguale, ma conterrà sollecitazioni residue di trazione (tensioni residue), d’intensità proporzionale alla differenza tra le tensioni di compressione generate al riscaldamento in condizioni d’elasticità infinita (assenza di deformazione plastica) e la resistenza allo snervamento del metallo a caldo. Un comportamento simile a quello della barretta vincolata si verifica in tutti i casi di riscaldamento localizzato, come nella saldatura. Infatti, la zona riscaldata si dilata, ma la dilatazione è impedita dalla massa circostante fredda. Se durante il riscaldamento è superata la resistenza allo snervamento del materiale, la parte riscaldata si deforma plasticamente, ricalcandosi. Nel successivo raffreddamento la parte riscaldata sarà in tensione, mentre quelle circostanti, rimaste fredde, saranno compresse, perché la sommatoria delle tensioni interne deve sempre essere nulla. La figura 6.06 rappresenta l’andamento della resistenza allo snervamento e a rottura di un acciaio dolce. Si osserva che, verso i 600 °C, la resistenza allo snervamento è molto bassa. Ciò facilita la deformazione plastica. Durante la saldatura le zone dei normali acciai al carbonio, che subiscono 300 Sollecitazione (N/mm2) mero di casi pratici. Trasferendo queste curve nei diagrammi TTT o CCT, è possibile prevedere con buona approssimazione le strutture metallurgiche della zona termicamente alterata di una saldatura. Resistenza a trazione 200 100 Resistenza allo snervamento 00 100 200 300 400 500 Temperatura °C 600 700 800 Figura 6.06. Variazione delle caratteristiche meccaniche di un acciaio dolce con la temperatura. Qualitativamente, l’andamento delle deformazioni dei giunti saldati, che sono comunemente definite ritiri di saldatura, dipende da due distinte cause: • contrazione propria del cordone di saldatura che dalle dimensioni possedute immediatamente dopo la solidificazione tende a restringersi ed accorciarsi durante il raffreddamento; • riscaldamento a caldo e successivo accorciamento delle zone riscaldate a temperatura superiore a quella corrispondente ad una sollecitazione di compressione uguale alla resistenza allo snervamento del materiale. I ritiri sono trasversali, angolari e longitudinali. I primi due agiscono nel piano perpendicolare all’asse del giunto; l’ultimo parallelamente all’asse stesso. RITIRO TRASVERSALE Consideriamo un giunto di testa AB durante l’esecuzione della saldatura (figura 6.07). La sorgente termica, nell’istante considerato, si trova in V e definisce il campo termico, descritto dalle ellissi isoterme. Quella dei 600° C è stata grassettata perché rappresenta il limite della zona più suscettibile di ricalcarsi a caldo. C t 0 60 A E °C B V t D Figura 6.07. Origine del ritiro trasversale in un giunto di testa. Una striscia sufficientemente sottile, come quella tra le due rette tratteggiate trasversali, subisce un ciclo termico ed i fenomeni descritti per la barretta con estremità appoggiate; infatti è riscaldata nella zona centrale, per cui tenderebbe a dilatarsi, ma la dilatazione è impedita dalla continuità della striscia con la parte precedentemente saldata, che già si trova a più bassa temperatura. La zona della striscia compresa nell’isoterma di 600° C subisce un notevole riscaldamento e ricalcatura, per cui, nel successivo raffreddamento, -3- s’accorcia generando tensioni che tendono ad avvicinare i lembi uniti. Il ritiro trasversale aumenta al diminuire dello spessore dei pezzi da saldare e all’aumentare dalla sezione della saldatura. A parità di spessore, l’aumento della sezione di saldatura comporta l’aumento della larghezza del cordone (figura 6.08), per cui, il ritiro è tanto maggiore quanto più grande è la larghezza media della saldatura. RITIRO LONGITUDINALE Il ricalcamento del materiale oltre i 600 °C si manifesta anche in direzione longitudinale. Infatti, in questa direzione si verifica il ricalcamento di una striscia di materiale parallela all’asse della saldatura, cui segue la contrazione durante il raffreddamento. A saldatura ultimata, un giunto di testa tende ad assumere la configurazione illustrata nelle figure 6.11 e 6.12. Quest’ultima riassume le deformazioni da ritiro trasversale, angolare e longitudinale di un giunto saldato di testa. Figura 6.08. Variazione della sezione di saldatura con la larghezza del cordone. RITIRO ANGOLARE Si evidenzia nei giunti di testa e d’angolo ed è particolarmente importante in questi ultimi. Nei giunti di testa il ritiro angolare dipende dalla variazione di larghezza del cordone lungo lo spessore, per la forma del cianfrino o geometria dei lembi. Figura 6.11. Schema della deformazione da ritiro longitudinale di un giunto saldato. Ritiro trasversale α Figura 6.09. Ritiro angolare di un giunto di testa. In figura 6.09 è rappresentato un giunto di testa con preparazione a V. La larghezza del cordone di saldatura aumenta dal basso verso l’alto, come il ritiro trasversale che, a fine saldatura, genera la deformazione angolare, schematizzata in figura (angolo α). Nei giunti di testa con preparazione a X, il ritiro angolare non si manifesta o è molto contenuto, per ragioni di simmetria. v N B’ B v A’ A C A” C’ P Figura 6.10. Ritiro angolare in un giunto d’angolo. Lo stesso ragionamento si può applicare ai giunti d’angolo (figura 6.10). Suddividendo il cordone di saldatura in strati paralleli alla sua superficie libera, per il progressivo aumento della lunghezza e, quindi, del ritiro trasversale dal vertice alla superficie, si ottiene una deformazione che tende a chiudere l’angolo nel senso indicato dalle frecce ν. In questo caso, opera anche l’effetto di riscaldamento della zona di materiale dei lembi riscaldati in condizioni di vincolo. Essa è collocata nella parte interna dell’angolo, che s’accorcerà a raffreddamento ultimato, rafforzando l’effetto di deformazione angolare. Distorsione angolare Ritiro longitudinale Figura 6.12. Riassunto schematico delle deformazioni da ritiro trasversale, angolare e longitudinale di un giunto saldato di testa. II ritiro longitudinale, che dipende dalla sezione della saldatura e dallo spessore delle parti saldate, aumenta con la sezione della saldatura e diminuisce con lo spessore delle parti da saldare. TENSIONI INTERNE Per le condizioni particolari in cui opera la sorgente termica durante la saldatura, il materiale si riscalda e raffredda disuniformemente e non permette la completa evoluzione dei ritiri. Pertanto, nel giunto saldato si genera uno stato di sollecitazioni, definite sollecitazioni residue di saldatura o sforzi di ritiro o tensioni interne (con quest’ultimo termine si suole erroneamente indicare anche lo stato di compressione). La direzione delle sollecitazioni corrisponde a quella del ritiro impedito, mentre la loro intensità dipende dal contrasto del ritiro, cioè dal grado di vincolo in quella direzione. I risultati dell’analisi delle sollecitazioni residue di saldature di giunti di testa sono desunti da numerose prove sperimentali condotte su talloni (provette appositamente saldate) e/o sui giunti di carpenterie più o meno complesse. -4-