[PASSIONI] C I N E M A DI VENEZIA IN POLTRONA I BELLI, I BUONI, I CATTIVI IL CATTIVO TENENTE-ULTIMA CHIAMATA NEW ORLEANS di Werner Herzog, con Nicolas Cage, Val Kilmer, Eva Mendes Dopo inquieto girovagare, il tedesco volante Herzog si ferma in America, fa amicizia con Lynch e si ritrova nelle mani un classico nero di Abel Ferrara. Senza paura dei confronti, sposta l’azione a New Orleans e racconta da capo la storia del poliziotto sbagliato, che si ritrova su una pessima strada. Mentre i coccodrilli stanno a guardare, la salvezza è un’avara possibilità. Il gioco funziona ancora, ma il duro Keitel di Ferrara era più bello dell’attonito Cage. T poranei, ovvero i disastri di guerra (insieme a Clooney e al dolce Bridges-Lebowski nel beffardo The Men who stare...) e la grande crisi, non solo finanziaria, che stiamo tutti attraversando. Forse c’è un legame fra l’invettiva di Michael Moore sulle truffe delle banche e le pessime abitudini delle multinazionali (Capitalism: a Love Story) e gli zombi sempre ritornanti grazie alla fantasia dell’indomabile Romero (Survival of the Dead). Ancor più evidente è il rapporto fra la rabbia ironica di Moore e The Informant (da domani nelle sale) il complesso thriller da industria e merendina (avvelenata) girato dall’eclettico Steven Soderbergh, uno capace di passare dalla svagata saga di Ocean’s all’e- M U S I CA PHOTOMOVIE DAL FILM DI SODERBERGH A QUELLO DI MICHELE PLACIDO. ECCO COSA ARRIVA IN SALA DELLE PELLICOLE PASSATE ALLA MOSTRA. MA C’È QUALCOSA CHE FORSE NON VEDREMO MAI ornato da Venezia, mi rimane in mente la discreta tenuta del cinema italiano, senza guizzi di genio in vero, ma in genere non privo di costanza e di una certa volontà di uscire dalla malinconia del presente anche in nome del glorioso passato, rievocato da vigorosi ritratti (De Sica, De Santis) e da un’emozionante retrospettiva sui “nostri fantasmi”. Ma specialmente sono impressionato dalla disperata vitalità del cinema americano, che non passa giorni splendidi (né poetici né economici: Hollywood, almeno com’era, rischia di non esserci più). Infatti l’America non ha proposto capolavori assoluti ma ha saputo raccontare, con tonalità diverse, i più caldi temi contem- THE INFORMANT di Steven Soderbergh con Matt Damon, Scott Bakula, Joel McHale pica furente del Che. Qui il tono è da commedia agra. Ingrassato per l’occasione, Matt Damon è un manager che si pente (forse) dei peccati della sua azienda e parla con l’Fbi. Però, se i padroni sono A CURA DI STEFANIA ULIVI E LORENZO VIGANÒ BA-BA-BALLIAMO, MANISCALCHI COSÌ SI CHIAMA (AUTARCHICAMENTE) UNA NUOVA ORCHESTRA SWING CHE RIPROPONE I CLASSICI ANNI 30 E 40 NEGLI ARRANGIAMENTI ORIGINALI D Qui sopra, l’Orchestra Maniscalchi (in primo piano, ospiti, le Sorelle Marinetti). A destra la copertina del loro primo cd 118 | MAGAZINE i fronte a un panorama banale e desolato com’è attualmente quello della musica italiana – stanca e priva di idee – viene naturale, di quando in quando, voltarsi indietro, a riscoprire cose perdute, ingiustamente cadute nell’oblio o archiviate per snobismo. A darci una mano in questo revival, ecco arrivare l’Orchestra Maniscalchi, con la CLAUDIO CARABBA sua (ragionata) riscoperta di musiche e canzoni degli anni Trenta e Quaranta. Di quei “motivetti che piacevano tanto”, diffusi dalle vecchie radio per far ballare, innamorare e fischiettare. Già al fianco, in formazione ridotta, delle Sorelle Marinetti, special guest in questo primo Blem Blem Fiu Fiu Dum Dum, la Maniscalchi, che riproduce fedelmente una cosiddetta “orchestrina” swing, abbina un repertorio jazz a canzoni di Kramer (Due battute a tempo di foxtrot), De Angelis (Addio canzoni americane), Bracchi-D’Anzi (Tu musica divina)... Un tuffo nell’Italia autarchica (Maniscalchi è la libera traduzione del cognome del leader, Schmitz) per scoprire quanto si sapeva sorridere (e fare musica!) anche in periodi difficili. L.V. © RIPRODUZIONE RISERVATA immorali e gli agenti federali un po’ maldestri, lui è un terribile bugiardo. Nessuno è innocente. Per questo il mondo potrebbe morire, come già sogna John Hillcoat in The Road , un incubo cupo che per ora nessuno vuol distribuire in Italia per il suo pessimismo. Dimenticando che magari gli zombi cannibali siamo noi. QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA di Jacques Rivette con Sergio Castellitto, Jane Birkin e André Marcon Nella campagna francese, un italiano senza meta (Castellitto) si ferma per qualche giorno in un piccolo circo, forse conquistato dalla sgualcita ma affascinante padrona (Birkin). Perplessi sotto il tendone, gli acrobati e i clown riflettono con leggerezza sul senso dell’arte e della vita. Il riso di uno spettatore può essere la felicità. Cresciuto con la Nouvelle Vague, Rivette ha uno stile fine e leggero; ma anche passeggiare (sul destino) stanca. IL GRANDE SOGNO di Michele Placido con Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca e Luca Argentero Narrare il ’68, come periodo di speranza e rivoluzione, è sempre difficile, anche se uno l’ha vissuto davvero. Placido, che fu innocente celerino nella battaglia di Valle Giulia e poi si avvicinò al cinema e alla contestazione, ha creduto al progetto e ha tentato di reincarnarsi nel giovane Scamarcio. L’idea è giusta, ma nonostante le lotte (poco continue) e gli intrecciati amori, mancano una storia originale e veri personaggi. © RIPRODUZIONE RISERVATA EFFETTO NOTE DI MARIO LUZZATTO FEGIZ LA MUSICA È NEGLI SPARTITI Hanno rimasterizzato, ringiovanito, filtrato tutti gli album dei Beatles. Ma è una battaglia persa. Fra dieci anni anche questi restauri saranno vecchi. Contrariamente a quanto si crede, la musica e le canzoni non si tramandano con i dischi e con i supporti fonomeccanici, ma attraverso gli spartiti. Se oggi mettete su un disco di Duke Ellington o di Frank Sinatra proverete un certo disagio. Ma lo proverete anche con roba più recente, tipo Abba o gli stessi Pink Floyd. Cambia il gusto, cambia la strumentazione, cambia il senso della fruizione delle timbriche, cambia il diapason. Perché Verdi è ancora attuale? Perché ogni cosa è scritta sullo spartito, ogni battuta, contrappunto, pausa eccetera. E un bravo direttore lo può eseguire oggi meglio di 200 anni fa. Molti dischi di Battisti o De André nascevano in sala. Ma nulla era scritto. Ora con pazienza la fondazione sta trascrivendo quelle intuizioni. Perché altri le possano eseguire nei secoli futuri. © RIPRODUZIONE RISERVATA TRACK LIST ETNICA ANDRES LINETZKY. LIVE AT LA VIRUTA Il suo gruppo, i Vale Tango, che dirige (al piano) trasmette forza e drammaticità soprattutto dal vivo (pure su cd). Qui bandoneon, violini e voci raccontano le sfumature del tango. Non solo da ballare. (L.V.) CLASSICA AA.VV. AMAZING PIANO Davvero “stupefacenti” i brani pianistici per la sola mano sinistra di autori come Skriabin, Saint-Saëns e Godowski; programma raffinato, ideale per le sale da concerto, un po’ meno per un disco. (A.M.) ROCK KASABIAN. WESTRYDERPAUPER LUNATIC ASYLUM Nel manicomio beat pop del quartetto di Leicester c’è spazio per visioni alla Primal Scream (Fast fuse) ed elettronica chic alla Gorillaz (Swarfiga). Album bello ma per niente facile. (S.L.) MAGAZINE | 119